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Le inziative di CCS Italia per le aziende A Natale, fai un regalo responsabile Si parla tanto ultimamente di CSR (Corporate Social Responsibility) o RSI (Responsabilità Sociale d’Impresa). In realtà tante aziende realizzano buone pratiche senza però “sfruttarle” in termini di comunicazione. La CSR rappresenta un elemento distintivo per le imprese. È sempre più guardata con maggiore attenzione dai consumatori che si interessano al comportamento delle 22 UN NATALE SPECIALE aziende e che lo ritengono fondamentale nella risoluzione dei problemi sociali. Oggi ci sono vari modi che il board può scegliere affinché la propria azienda emerga rispetto alle altre: il rapporto con i propri dipendenti, con i fornitori, con la rete sociale sul territorio dove si trova l’azienda e gli interventi diretti. Una ricerca condotta da Gfk Eurisko1 evidenzia che il 54% degli intervistati ha dichiarato PERCHÉ SCEGLIERE I BIGLIETTI DI CCS ITALIA ONLUS • Qualificazione dell’immagine aziendale sul mercato attraverso campagna promozionale e possibilità di comunicare l’iniziativa realizzata con CCS sui propri mezzi e strumenti di comunicazione. • Nuovi strumenti di pubbliche relazioni. • Nuove opportunità per attirare l’attenzione dei media. • Nuove opportunità per il coinvolgimento dei dipendenti attraverso altre iniziative che possono partire dalla strenna natalizia: coinvolgimento dei dipendenti nel sostegno a distanza di un bambino. • Presenza del brand e link al proprio sito, nell’area dedicata del sito CCS. • La rivista trimestrale di CCS ricevuta in azienda e inviata a 17.000 sostenitori. • Newsletter elettronica mensile inviata a 6000 iscritti. Sostituisci i gadget natalizi destinati a dipendenti, clienti e fornitori con delle “quote” di progetti solidarietà. Se hai un’azienda quest’anno con CCS potrai regalare ore di formazione, sementi o il sostegno a distanza di un bambino. Se fai parte di un’azienda proponi ai “vertici” di scegliere la solidarietà. Riceverai i biglietti e le lettere di auguri per i clienti, dipendenti e fornitori in cui CCS spiega il valore della scelta dell’azienda e il progetto (o i progetti) che la donazione sostiene e che la nostra organizzazione, grazie anche a te, aiuta ogni giorno. Oppure fai semplicemente gli auguri di Natale con i biglietti di CCS. Accetta la sfida. di essere disposto a pagare un extra del 10% per un articolo prodotto rispettando gli standard sociali e ambientali. Anche il Natale può essere un momento distintivo scegliendo dei regali speciali: una scuola nel Sud del mondo, un pozzo, il sostegno a un progetto. Un modo molto semplice per rafforzare l’impatto sociale dell’azienda per incontrare la stima e l’approvazione dei propri clienti, fornitori, dipendenti e Istituzioni. Vantaggi fiscali Le aziende possono beneficiare dei vantaggi fiscali previsti dalla legge scegliendo di: • dedurre le erogazioni liberali in denaro per un importo non superiore a 2.065,83 euro o al 2% del reddito d'impresa dichiarato a favore delle ONLUS (art. 100 co. 2 lett. H, DPR 917/86). • dedurre gli importi delle donazioni nel limite del 10% del reddito complessivo dichiarato e nella misura massima di 70.000 euro annui (art. 14 Legge 80/05 "+ Dai - Versi"). Per informazioni puoi contattare Fosca a questo indirizzo: scotto@ccsit.org
In un libro l'Italia vista dai bambini immigrati Il mondo è di tutti Daniela Fiori Il motivo principale per cui ho amato questo libro è tutto racchiuso nel piacere di una riscoperta: quella della voce dei bambini, del loro punto di vista sulle cose, della loro capacità di descrivere il mondo senza troppe sovrastrutture. Una sensazione simile a quella che si prova prendendo in mano il quaderno di un qualsiasi alunno delle elementari e ci si trova conquistati dalla semplicità e dalla verità di certe frasi o pensieri, non importa quanto sgrammaticati. “Italiani, per esempio” è la raccolta che Giuseppe Caliceti, da 25 anni insegnante di scuola primaria, ha voluto dedicare alle riflessioni e ai racconti dei propri alunni di origine straniera. Un modo inconsueto ma particolarmente efficace, almeno secondo chi scrive, di affrontare un tema complesso come quello dell'immigrazione. Ai bambini è estraneo il gioco delle parti che caratterizza il mondo degli adulti, dove le responsabilità della politica si riducono spesso a prese di posizione ideologiche e interessi particolari e strumentalizzazioni si sostituiscono alla capacità di guardare al futuro con equilibrio e un pizzico di fantasia. Lo sguardo dei bambini sul mondo è più libero del nostro ed è innegabile che -ascoltandolianche il nostro sguardo su di loro riesca a liberarsi di molti ostacoli e preconcetti. Com'è quindi questa “Italia vista dai bambini immigrati”? Gli spunti offerti dal libro sono infiniti, quanto le possiblità d'incrociare e confrontare le centinaia di definizioni (presentate quali voci di un originale “dizionario”) di cui sono autori bambini di diverse età e diverse provenienze geografiche. Alcuni percorsi di lettura hanno particolarmente stimolato la mia riflessione e cercherò di condividerli con voi utilizzando proprio le parole dei piccoli alunni. Il primo percorso riguarda la specifica Questi bambini, insieme ai nostri bambini, affrontano ogni giorno tra i banchi di scuola questioni di grande complessità e lo fanno in modo maturo. condizione del bambino straniero, diversa da quella del genitore, che in quanto adulto ha scelto di abbondonare il proprio Paese d'origine e riesce con una certa facilità a rimanere consapevole della propria identità culturale. Scrive Isham, 8 anni, marocchino: “Se io potevo, non partivo”. Gli fa eco Sheela, 9 anni, dello Sri Lanka: “I bambini non sono migrati, sono portati, perchè li portano i loro genitori”. E quando finalmente questi alunni riescono a mettere radici restano comunque confusi, non capiscono quanto possa essere lecito per loro sentirsi “italiani”. Lo spiega bene, tra gli altri, Vera, 11 anni: “Io sono nata in Italia, a Montecchio, però mia mamma e mio papà sono albanesi e anche io allora sono albanese. Io ho fatto l'asilo qui, la scuola qui. Io vorrei chiedere al maestro due cose. La prima cosa è questa: io sono ita- liana o albanese o tutte e due? La seconda: ma io sono immigrata o no?”. Più che in qualsiasi dibattito da talk show, in queste parole si trova tutta la serietà della sfida posta dalle “seconde generazioni”, nate, cresciute ed educate in Italia, senza veder garantiti i propri diritti di cittadinanza. Il mondo degli adulti, invischiato nelle proprie polemiche, non sa rispondere a domande come quella di Vera. Questi bambini, insieme ai nostri bambini, s'interrogano ogni giorno tra i banchi di scuola su questioni di grande complessità e lo fanno in modo sorprendentemente maturo. Ci osservano, confrontano le nostre abitudini, i nostri simboli culturali e religiosi, li mettono a confronto con quelli dei propri genitori. Nel libro tro- TERZAPAGINA viamo riflessioni sul battesimo, sui matrimoni misti, sul modo di educare i figli, per poi concludere, come fa saggiamente Yue, 8 anni, originaria della Cina, che “il mondo è di tutti”. Mentre Tong, altro piccolo cinese, si stupisce delle notizie secondo cui i suoi connazionali servono gatto al ristorante; mentre Jaffar, marocchino, non capisce perchè “se uno in Italia ha rubato, italiani dicono che è stato uno straniero”, mentre Saverio, 8 anni, albanese, quasi si stupisce di sé stesso perchè “io finora non mi sento cattivo. Io finora non ho mai rubato e ucciso nessuno”... Tamu, 11 anni, del Burkina Faso, spiega loro e a tutti noi una cosa importante: “Ho capito che inventare un pregiudizio è facilissimo: tu prendi una cosa che ti è capitata e dopo fai che vale per tutti”. Caliceti Giuseppe, Italiani per esempio, Feltrinelli, Milano, febbraio 2010, pp.237 23
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