madreterra numero 12 - dicembre 2010 - Madreterranews.it
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Anno 1 Nr. <strong>12</strong> Dicembre <strong>2010</strong><br />
Palmi&Dintorni<br />
MadreTerra<br />
22<br />
il rACConto del mese<br />
UN TRISTE NATALE<br />
Eduardo Della Rovere<br />
www.<strong>madreterra</strong>news.<strong>it</strong><br />
Neppure il fuoco nel camino riusciva a donare, con il suo allegro crep<strong>it</strong>io, una parvenza<br />
di seren<strong>it</strong>à al volto del corpulento signore vest<strong>it</strong>o di rosso.<br />
Immobile nella sua immensa poltrona, il barbuto personaggio guardava fuori dalla finestra.<br />
Lontano, oltre le distese innevate. Verso il sud. E scuoteva la testa, e con essa la folta barba<br />
bianca.<br />
Le renne che si godevano il calduccio della ba<strong>it</strong>a lo guardavano perplesso. Un Babbo Natale<br />
così nervoso ed amareggiato non l’avevano mai visto, loro.<br />
“Certo che sono nervoso!” sbottò d’un tratto Nicola (gli amici intimi, ma solo quelli davvero intimi, lo chiamavano così). Sembrava quasi<br />
aver letto il pensiero delle renne le quali, avendo cap<strong>it</strong>o che minacciava tempesta, distolsero lo sguardo continuando a masticare beatamente<br />
muschi e licheni.<br />
“Dopo migliaia di anni, sentirmi dire che non sono capace di esaudire un desiderio! Lo cap<strong>it</strong>e o no che affronto? Dare dell’incapace a me!<br />
A Babbo Natale!”.<br />
Le renne capirono che stava per raccontare ancora una volta la storia di quel posto della Calabria. E capirono, allo stesso tempo, che conveniva<br />
fingere di aver ancora voglia di sentir raccontare dell’unico, vero, grande fallimento professionale del loro principale.<br />
“Eppure me l’avevano detto che non dovevo andarci, da quelle parti. Che era meglio che mandassi un delegato, o che mi lim<strong>it</strong>assi a ricevere<br />
desideri via email oppure a mezzo fax. Invece no, testardo, ci sono andato eccome, in Calabria! Come si chiamava quel posto? Ah si, la Piana”.<br />
Le renne si disposero in cerchio intorno alla poltrona, rassegnate a quella nuova lamentazione.<br />
“E ci sono andato anche contento. Una terra bellissima, baciata dal caldo sole anche d’inverno, con dei colori meravigliosi, intensi, vivi<br />
come non ne avevo visti mai. Ed ero pure convinto che sarebbe stato anche facile accontentarli, visto che tutti i paesi di quella zona mi avevano<br />
chiesto la stessa cosa. Un nuovo ospedale”.<br />
A Babbo Natale scappò un sospiro profondo. La fer<strong>it</strong>a infl<strong>it</strong>ta al suo orgoglio non si era ancora rimarginata.<br />
“E che ci vuole? avevo detto io. Ingenuo. Appena realizzato il primo progetto – bellissimo, eh? non avevo dimenticato nulla: moderno, multifunzionale,<br />
con eliporto e persino piscina termale – incominciò l’inferno”.<br />
“tutti i paesi di quella piana erano d’accordo sul fatto che l’ospedale dovesse sorgere nel centro geografico dell’area. Solo che ognuno<br />
faceva coincidere quel centro, guarda caso, con la piazza del proprio paese. C’era gente che aveva presentato cartine del ‘600 taroccate<br />
a mat<strong>it</strong>a, solo per dimostrare che il centro storico della Piana ce l’avevano loro, dentro casa. Altri avevano presentato documenti pubblici<br />
falsificati dai quali emergeva che in realtà l’intera piana era un unico grande Comune: guarda caso, il loro. Altri ancora, con maggior fantasia,<br />
avevano minacciato di costruire un grande scivolo sotto l’ospedale una volta costru<strong>it</strong>o al di fuori del loro paese, in modo che la pendenza finisse<br />
inev<strong>it</strong>abilmente per riportarlo nei propri confini terr<strong>it</strong>oriali. Altri si appellarono ai custodi della memoria storica della propria c<strong>it</strong>tà (ogni<br />
centro di quella Piana ne ha almeno uno, di questi arcigni sacerdoti, od in alternativa due che si combattono ferocemente ed invariabilmente<br />
l’un l’altro) perché testimoniassero che nel 1327 quel tale erem<strong>it</strong>a di quel tale posto aveva già intravisto in sogno – dopo chissà quanti chili<br />
di peperonata, aggiungo io – il futuro ospedale proprio in quei luoghi. Qualcuno tentò addir<strong>it</strong>tura di corrompere voi, le mie fidate renne, con<br />
cesti d’erba regalo per farvi “mettere una buona parola” con me!”.<br />
La voce di Babbo Natale tremava. Di rabbia, forse.<br />
“E non serviva a niente aggiungere reparti su reparti, macchinari su macchinari. Persino il bowling ed un cinema da duemila posti avevo<br />
previsto, nel progetto. Niente. A nessuno, ma davvero a nessuno interessava avere un ospedale nuovo e perfettamente funzionante. L’unica<br />
cosa che contava era che la struttura restasse nel loro terr<strong>it</strong>orio”.<br />
Babbo Natale era davvero indignato. Non riusciva ad accettare tanta miopia, tanto stupido campanilismo.<br />
“A quel punto le ho provate tutte, davvero tutte. Ho proposto l’ospedale liofilizzato, così che ogni singolo paese potesse averne un pezzettino e<br />
farlo rinvenire con l’acqua quando serviva. Niente. Allora ho proposto l’ospedale-puzzle (cioè dividere la struttura in cinquecento milioni di pezzi<br />
ed assegnarne un tot ad ogni Comune). Niente. Alla fine mi sono arreso, ed eccomi qui, a casa. Infelice e sconf<strong>it</strong>to. E tra poco è Natale…”<br />
Fu a quel punto che una delle renne – la più intelligente - ebbe una meravigliosa idea, e cominciò a scalciare con lo zoccolo in senso circolare.<br />
“Cosa vuoi dirmi, cara?” chiese il buon Nicola, incurios<strong>it</strong>o.<br />
La renna continuava a disegnare cerchi nell’aria, ma Babbo Natale non capiva. Alla fine l’animale perse la pazienza e chiese con voce stentorea:<br />
“vabbè và, dammi una penna ed un foglio che ti faccio un disegno”. Perché scusate, non ve l’avevo detto: le renne di Babbo Natale<br />
sono magiche, e sanno leggere e scrivere alla perfezione…<br />
La renna a quel punto disegnò un cerchio perfetto, con una sorta di asticella sul bordo superiore. poi un altro, ed un altro ancora. Alla fine,<br />
quattro cerchi. E quando la renna-ingegnere unì con una linea retta le quattro asticelle, Babbo Natale capì, battè le mani e saltò su.<br />
“Tutti a bordo, sub<strong>it</strong>o!”, urlò preparando la sl<strong>it</strong>ta.<br />
mancavano poche ore a Natale. E sarebbe stato finalmente in grado di accontentare quei petulanti pianigiani!<br />
*****<br />
Fu così che la Piana conobbe il primo ed unico ospedale su rotelle dell’intero universo. Già, su rotelle. Proprio rotelle, come quelle dei<br />
vecchi pattini.<br />
La struttura, immensa, si poggiava infatti su di una base in cemento armato con sotto due milioni di rotelle, che le permettevano di spostarsi<br />
con (relativa) facil<strong>it</strong>à.<br />
In questo modo, quindi, era l’ospedale a girare per la Piana e non gli ab<strong>it</strong>anti a doverlo raggiungere. Come il circo (e qualche altra cosa…),<br />
infatti, si fermava per quindici giorni in un paese e poi ripartiva.<br />
Fu creato addir<strong>it</strong>tura uno speciale corpo di volontari per il relativo trasporto (in uno dei centri della Piana si propose di chiamarlo “’Mbuttaturi<br />
dell’Ordine Ospedaliero” ma, manco a dirlo, non si trovò l’accordo con gli altri paesi e la cosa finì li).<br />
E fu così, ancora, che Babbo Natale riuscì ad ev<strong>it</strong>are il primo fallimento professionale della sua lunga carriera.<br />
Vi vedo scettici, miei cari lettori.<br />
Eppure posso provare che tutto quello che vi ho raccontato è vero.<br />
Ecco qui, infatti, l’originale dello schizzo disegnato dalla renna. Il vero progetto dell’ospedale della Piana.<br />
Come faccio ad averlo? Semplice. La renna in questione, modestamente, sono io.<br />
Buon Natale a tutti.<br />
OSPEDALE<br />
www.<strong>madreterra</strong>news.<strong>it</strong> 23<br />
di Rocco Liberti<br />
Dagli atti della vis<strong>it</strong>a pastorale<br />
dispiegata da mons.<br />
Enrico Capece Minutolo ai luoghi<br />
ecclesiastici della sua vasta circoscrizione<br />
nel 1794, in effetti<br />
la prima attuata dopo il terribile<br />
rivolgimento causato dal sisma<br />
del 3 febbraio 1783, emergono<br />
vari dettagli in mer<strong>it</strong>o alla ricostruzione<br />
dei templi distrutti da<br />
quella inconsulta furia. Detti si<br />
rilevano soprattutto da scr<strong>it</strong>ture<br />
annesse inviate dai parroci od<br />
anche dai tecnici incaricati delle<br />
perizie.<br />
Il 10 maggio riferiva al vicario<br />
generale della diocesi, abate<br />
d. Gerardo Mele, che spesso<br />
accompagnava il vescovo quale<br />
convis<strong>it</strong>atore, a riguardo della<br />
condizione nella quale per allora<br />
si trovavano i templi della c<strong>it</strong>tà<br />
di Palme, il canonico Francesco<br />
Antonio De Agostino. In tale luogo<br />
si era ovviato alla riedificazione<br />
di tre chiese parrocchiali<br />
e due economali. La primaria<br />
chiesa parrocchiale si qualificava<br />
naturalmente la matrice, che<br />
aveva anche t<strong>it</strong>olo di collegiata e<br />
come patrono S. Nicola. Questo<br />
lo stato della stessa all’epoca:<br />
“trovasi terminata di fabriche<br />
rustiche sino al Presb<strong>it</strong>erio, e<br />
bastantemente avanzate quelle<br />
del Sancta Sanctorum con le fabriche<br />
del coro sino al livello del<br />
terreno è fin<strong>it</strong>a la prospettiva e<br />
tutte le fabriche sudette furono<br />
formate con disegno magnifico,<br />
essendo stata migliorata molto<br />
di gran lunga la perizia formata<br />
dall’Ingegnere del Ripartimento,<br />
CulturA e FolKlore<br />
e nella medesima perché trovasi<br />
coperta solamente di tegole<br />
si sta celebrando e si eserc<strong>it</strong>ano<br />
tutti li Divini Uffizi”. A sua volta,<br />
la seconda chiesa parrocchiale<br />
era quella del S.mo Rosario,<br />
che risultava “anche formata<br />
con disegno specioso fino al<br />
Presb<strong>it</strong>erio, è terminato il Campanile<br />
colla Prospettiva, e per<br />
essere anche coperta di tegole<br />
si eserc<strong>it</strong>ano tutte le funzioni<br />
chiesastiche”. Terza ed ultima<br />
parrocchia recava int<strong>it</strong>olazione<br />
del Soccorso, ma naturalmente<br />
Maria SS.ma del Soccorso. Tale<br />
“è fin<strong>it</strong>a totalmente di fabriche<br />
rustiche, manca la Prospettiva<br />
della Chiesa, e si deve finire il<br />
Campanile, e questa fu anche<br />
migliorata alla perizia”. Tutte le<br />
tre chiese risultavano però prive<br />
di sacrestia, in quanto la relativa<br />
edificazione non era stata prevista<br />
“nel calcolo delle perizie”.<br />
Di segu<strong>it</strong>o lo stato delle chiese<br />
economali. Quella di S. Rocco<br />
“costru<strong>it</strong>a con disegno, che<br />
decora questa C<strong>it</strong>tà è terminata<br />
totalmente di fabriche rustiche<br />
Anno 1 Nr. <strong>12</strong> Dicembre <strong>2010</strong><br />
Palmi&Dintorni<br />
MadreTerra<br />
le CHiese di PAlmi doPo il “grAnde FlAgello”<br />
And<br />
restAurAnt<br />
PALMI, VIA PROVINCIALe TONNARA TeL. 0966 479753<br />
www.caposperone.net - info@caposperone.net<br />
sino al presb<strong>it</strong>erio, per cui si sta<br />
attualmente fabricando, e manca<br />
totalmente la copertura. Si celebra<br />
interinamente nella Baracca<br />
s<strong>it</strong>a dentro il vacuo delle mura<br />
della stessa Chiesa”. L’altra, t<strong>it</strong>olata<br />
della Pietà, “trovasi dello<br />
intutto terminata a norma della<br />
perizia, e nulla manca a riserva<br />
della Sagristia, e Campanile” 1 .<br />
(Endnotes)<br />
1 ArCHIVIO VESCOVILE mILEtO<br />
Acta Pastoralis Vis<strong>it</strong>ationis, vol.<br />
<strong>12</strong>, ff. 29-30 (nuova numerazione).