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APRILE 2010 NUMERO 87 - Urban

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new york people<br />

Illustrazione, computer graphic, virtuosismi col basso, regia.<br />

Perché Richard McGuire non ama gli steccati, e soprattutto detesta essere<br />

incasellato<br />

Classe 1957, Richard McGuire from New Jersey ha la mente fresca<br />

come quella di un adolescente, la mano felice e mutevole di un artista ancora<br />

non consumato e l’ironia imbattibile e raffinata di un Englishman in New<br />

York. Con la fortuna di viverci in quel momento meraviglioso e supercreativo<br />

che erano gli anni Ottanta a contatto con Keith Haring e chiunque gli girasse<br />

intorno. Le sue opere e le sue graphic novel sono molto apprezzate, dai giovani<br />

come dai critici più esigenti. Le sue illustrazioni fanno abitualmente capolino<br />

su New Yorker, New York Times, Times. Ha studiato musica e arte alla Rutgers<br />

University nel New Jersey, che è solo a un’ora da New York. “Poi nel 1979 mi<br />

sono trasferito definitivamente a NYC e sono nati i Liquid Liquid (la sua band,<br />

n.d.r.). Mi disegnavo da solo poster e copertine dei dischi. Contemporaneamente<br />

cominciai a lavorare in una galleria d’arte, poi in uno studio di animazione. Una<br />

cosa portava all’altra. Quando mi guardo indietro sembra tutto così logico. Le<br />

tappe che formano la mia carriera, intendo dire”.<br />

Il resto è davvero storia. I dischi dei Liquid sono nell’olimpo del rock (Optimo<br />

è a tutt’oggi un riempipista pazzesco!), i suoi libri sono pubblicati nel mondo e,<br />

nel tempo, ha cominciato a spaziare sempre di più verso altri media (cinema,<br />

animazione, merchandising) disegnando carte da gioco, puzzle di legno, un<br />

orologio per Swatch e un giocattolo a energia solare. Facciamo una chiacchierata<br />

interurbana con lui. Le domande sarebbero ottomila. Per cominciare?<br />

io sono mcguire<br />

TesTo ciro cacciola<br />

COME CONVIVONO L’ESPERIENZA DEI LIQUID LIQUID E QUELLA DI ILLUSTRATORE?<br />

“Tutti questi differenti interessi coesistono ed esprimono lati diversi di<br />

quello che io sono. Non potrei scegliere un unico media per esprimermi<br />

completamente. Per me è come se una cosa desse forza e nutrimento<br />

all’altra. Penso per esempio che l’esercizio matematico di suonare il basso<br />

possa aver rafforzato il mio istinto nel montaggio dei film. Entrambi sono<br />

media basati sul tempo, perciò condividono proprietà molto simili. Le<br />

collaborazioni e l’interazione che sviluppi con la gente mentre fai musica<br />

possono essere molto simili a quelle che ti ritrovi ad avere quando lavori<br />

a un film. Quando creo una singola illustrazione applico diverse regole:<br />

sono concentrato sulle proporzioni, sul bilanciamento, sul colore, sui testi,<br />

proprio perché esistono infinite connessioni fra tutto ciò. Sarebbe una cosa<br />

interessante da studiare. Quando dipingo la sento come la cosa più pura,<br />

più personale, ma il vantaggio degli altri media è che raggiungono audience<br />

molto più grandi. Sono felice di avere un range di possibilità diverse per il<br />

mio lavoro”.<br />

CHE COSA TI ISPIRA DI PIÙ?<br />

“A volte mi sento come in un giardino, passeggio qua e là e lavoro su ciò<br />

che sento di più al momento necessiti della mia attenzione, oppure cambio<br />

direzione se trovo un’ispirazione improvvisa, o una nuova opportunità.<br />

Ho sempre seguito il mio istinto nel lavoro. Anche quando a inizio carriera<br />

dipendevo di più dagli incarichi editoriali, ero certo che sarebbe arrivato<br />

il tempo per le cose che amavo di più. Sono sempre stato determinato a<br />

dare a tutti i progetti che significavano di più per me tutto il tempo che<br />

meritavano”.<br />

COME PENSI SIA CONSIDERATA OGGI L’ILLUSTRAZIONE?<br />

“Penso che le linee che demarcano ogni campo dell’arte siano sempre più<br />

sottili giorno dopo giorno. Ma non è una novità. Tutto si muove in questa<br />

direzione dai tempi di Warhol. E l’illustrazione, come i fumetti, ha raggiunto<br />

un livello di rispetto mai visto prima”.<br />

QUAL È IL PROCESSO CREATIVO DI UN’ILLUSTRAZIONE?<br />

“Nella gran parte dei casi si tratta di reagire a livello personale a un<br />

dato testo. The New Yorker mi manda una lista di argomenti in uscita da<br />

sviluppare in un certo tempo. Così subito faccio uno sketch, poi comincio a<br />

disegnare ma cercando di rispettare lo schizzo originale il più possibile.<br />

A volte cerco materiali sul web, oppure esco a fare fotografie. Dipende.<br />

Posso decidere per un collage o una gouache”.<br />

NEW YORK È SEMPRE IMPORTANTE PER IL TUO LAVORO?<br />

“Ha il peggio e il meglio di qualsiasi cosa. Posso averne una spinta<br />

adrenalinica oppure mettere alla prova i miei nervi. Quando ritorno, dopo<br />

un viaggio, mi fermo a pensare a quanto sia “pazza”. Ma è solo un momento.<br />

Perché subito riprendo il suo ritmo. Non saprei immaginarmi altrove. Negli<br />

anni Ottanta era un posto piuttosto abbordabile, era più facile per gli artisti<br />

viverci, ma la sensazione più forte era quella di stare in un luogo pericoloso.<br />

Time Square era solo hooker e spinelli, oggi è solo turisti. L’East Village<br />

sembrava una zona di guerra. Se guardi il film Downtown 81 puoi avere un’idea<br />

molto realistica di com’era. In definitiva, però, era una città molto creativa,<br />

e mi sento fortunato ad averne fatto parte. Le culture collidevano e si<br />

influenzavano. La scena club era forte, la cultura gay/disco e quella punk rock<br />

si contaminavano. Nasceva l’hip hop e i ragazzi del South Bronx uscivano<br />

con quelli delle scuole d’arte. Keith Haring è stato uno dei fautori di questo<br />

processo perché era sempre in giro nei circuiti più diversi, liberamente. Lui<br />

invitava le persone a interagire. Conoscevo anche Jean Michel Basquiat. Ci<br />

esibivamo insieme negli stessi show. L’ho incontrato ai tempi in cui suonava<br />

nella sua band Gray. Mi sento onorato di avere avuto amici come loro”. •<br />

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