Patacche Alle origini del Museo della ‘ndrangheta PASQUINO CRUPI Più o meno, si era al principio degli anni ottanta. Mi trovavo a Cosenza: o per <strong>il</strong> Premio S<strong>il</strong>a della cui eccelsa giurìa per stima smisurata di Giacomo Mancini facevo parte, o per un Convegno sulla vita di pensiero e d'azione di Pietro Mancini. C'era anche Gaetano Cingari, la cui memoria va tenuta perpetua per <strong>il</strong> suo alto costume morale e per la sua opera storica alla quale siamo debitori come meridionali e come meridionalisti. Fu Gaetano Cingari a rivelare a noi giovanissimi la grandezza di Giustino Fortunato. C'era Michele Cozza, avvocato, socialista, economista di polso, direttore della storica «<strong>La</strong> parola socialista». C'era, ovviamente, Giacomo Macini, che al di fuori dei circoli della politica, si manifestava conversatore brioso e aperto alla discussione. Alla chiusura dei lavori o del Premio o del Convegno ci ritrovammo, la sera, a cena . Mi pare all'Albergo Imperiale, che adesso ha ceduto <strong>il</strong> posto ad una banca. Si discorreva di Questione meridionale e di Questione calabrese. Giacomo Mancini sembrava non nutrire grandi speranze. Disse: “<strong>La</strong> Calabria è in agonia”. Intervenne Miche Cozza: “Giacomino, però, un modo per farla risorgere c'è. Puntando sul turismo. E sai come?”. Poiché capimmo che si trattava di una domanda apparente, nessuno di noi accennò ad una risposta. “Dobbiamo fare della Calabria una potente leva d'attrazioneriprese Michele Cozza- Ma per questo non dobbiamo puntare né al mare né ai monti. Dovremmo imbalsamare Mommo Piromalli ed esporlo in una bella sala”. Mancini sorrise, come noi tutti, e Michele Cozza, felice della paradossale idea, nella quale non credeva neppure Vorrei sapere se la Provincia per la nob<strong>il</strong>e esistenza del Museo della ndragheta intende continuare a spendere più di 200m<strong>il</strong>a euro l’anno... L’antimafia a un tanto al mese E Salvatore Magarò, spirito bizzarro, addolcisce la ndrangheta con i cioccolatini Si presenta come una scatola di aspirina, ma in realtà è una confezione di cioccolatini con la scritta «anti'ndrina» con tanto di foglietto con le istruzioni per l’uso e descriione del grande male: “<strong>La</strong> malattia si manifesta come un cancro che aggredisce le cellule sane della società civ<strong>il</strong>e. L'origine e la trasmissione della malattia sono protette da una coltre di omertà per questo è necessaria una terapia d'urto». Alla voce principio attivo è possib<strong>il</strong>e leggere: «Antivirale, inibisce la moltiplicazione di molti tipi di virus, tra cui quello della 'ndrangheta, della mafia, della camor- ra, della sacra corona unita». Ed infine sulle dosi consigliate si invita ad assumere una o più pastiglie di cioccolato al giorno. L'idea è del presidente della commissione regionale antimafia, Salvatore Magarò, che le distribuisce da alcuni giorni come gadget natalizio. «Quest'anno mi è venuto in mente di realizzare questa scatola in favore della legalità. Se la Regione riterrà significativa questa mia idea non è escluso che la scatola si potrà distribuire anche in tutte le scuole calabresi». Tanto per non rompere le scatole alla ndrangheta. NELLA FOTO Il Museo della ‘Ndrangheta alla periferia di Reggio Calabria lui, continuava a <strong>il</strong>lustrare i benefici che ne sarebbero venuti. Della singolare proposta di Michele Cozza, che, purtroppo, non è più tra i viventi, mi sono ricordato dopo le dichiarazioni del Procuratore aggiunto di M<strong>il</strong>ano Ilda Boccassini, e cioè che l'Antimafia in Calabria non esiste, che l'Antimafia è stata ut<strong>il</strong>izzata per fare carriera, e per dare qualche posto a chi in vita sua non ha mai lavorato: aggiungo io. Quando la conversazione di cui ho riferito l'essenziale avvenne, l' assessore provinciale Att<strong>il</strong>io Tucci, che non è più né assessore né consigliere provinciale, era un bimbetto ignaro. Divenuto adulto non seppe- è chiaro- della straordinaria conversazione cosentina, rimasta fin qui inedita. Contro ogni incredulità, debbo dire che l'idea d'erigere <strong>il</strong> Museo della'ndrangheta è tutta sua. In fondo, non si tratta che della complicazione dell'idea di Michele Cozza. Quella includeva nel Santuario <strong>il</strong> solo Mommo Piromalli, questa l'intero universo mafioso. Quella non fu applicata e non diede frutti, questa è stata realizzata, ma frutti non se ne vedono davvero, nonostante lo strepito della stampa e i capitali, spesi dalla Provincia. Dove adesso a governare c'è un uomo del quale ci fidiamo, <strong>il</strong> dr. Giuseppe Raffa. E da lui vorrei sapere se la Provincia continuerà a spendere più di 200m<strong>il</strong>a euro l’anno per la nob<strong>il</strong>e esistenza del Museo della ndragheta e, se, considerata la sua inut<strong>il</strong>ità chiacchierona, non ritenga di dover chiudere <strong>il</strong> Santuario. Scrivendo così la pagina storica, pedagogicamente alta, che chi aspira ad uno stipendio, deve guadagnarselo nel campo del lavoro, non trasformando la mafia in merce, volevo dire in mercede. SABATO 24 DICEMBRE 2011 LA RIVIERA 10
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