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Controcopertina<br />
Premio Letterario città di Siderno<br />
Odore di muffa: <strong>il</strong> Premio città di Siderno sa di vecchio e di ultima<br />
provincia. Lontano dal territorio, non scopre nuovi talenti, non promuove<br />
la cultura e appende solo medaglie a petti già ampiamente medagliati<br />
Buttate giù la torre<br />
“<br />
CARMELO CARABETTA<br />
No, non <strong>il</strong> fantino di una<br />
delle blasonate contrade<br />
che disputa <strong>il</strong><br />
palio di Siena. Né la<br />
torre degli scacchi, che è un<br />
gioco, anche se degli elementi in<br />
comune con questa pratica nel<br />
nostro gioco ci sono. Si un gioco,<br />
riservato a pochi, a una elite di<br />
cervelloni, che col popolo non ci<br />
azzeccano nulla. E nulla c’entra<br />
con la gente la torre che vorremmo,<br />
metaforicamente, buttare<br />
giù. <strong>La</strong> cultura, è noto, nei secoli<br />
scorsi era un fatto che riguardava<br />
pochi, solo i ricchi leggevano,<br />
e solo loro avevano accesso<br />
alla cultura e all’intellettualità.<br />
Forse è questo che anima <strong>il</strong> pensiero<br />
di chi da otto anni mette in<br />
vetrina <strong>il</strong> premio letterario <strong>La</strong><br />
Torre. E magari, vista l’età, è<br />
probab<strong>il</strong>e che chi lo anima provenga<br />
dai secoli scorsi, e dei<br />
tempi andati conserva antichi<br />
retaggi. Per carità, buone e<br />
brave persone, valide cultural-<br />
mente, come insigne uomo era<br />
colui che al premio ha dato <strong>il</strong><br />
nome. Ma trovarsi in una splendida<br />
cornice, come quella del<br />
grand hotel<br />
President,<br />
ascoltare<br />
soavi melodie<br />
classiche partenopee,sentire<br />
gli affabula<br />
menti del<br />
bravissimo Di<br />
Mare e assistere<br />
alle<br />
performance,<br />
sempre di<br />
ottima qualità,<br />
della<br />
splendida Maria Teresa<br />
D’Agostino. Tutto questo non<br />
serve a nascondere l’odore di<br />
muffa che <strong>il</strong> premio città di<br />
Siderno emana. Si, sa di vecchio,<br />
come l’età media degli spettatori.<br />
Sa di inut<strong>il</strong>e, perché nulla<br />
aggiunge alla fama dei premiati<br />
già famosi di loro. Sa di provincialismo,<br />
che ogni volta cerca <strong>il</strong><br />
Il vice sindaco Pietro Sgarlato con <strong>il</strong> vincitore dell’ottava<br />
edizione Franco Di Mare con "Non chiedere perché" ed. Rizzoli.<br />
Il premio esiste da<br />
8 anni e potrebbe durare<br />
altri 800, ma continuare<br />
così, con questa<br />
impostazione, è solo<br />
accanimento terapeutico<br />
nome altisonante per uno strapuntino<br />
su giornali altisonanti<br />
che mai c’è stato e mai ci sarà.<br />
Una rut<strong>il</strong>ante autovetrina,<br />
come tanti altri<br />
premi letterari di<br />
provincia, calabresi<br />
e non. Che<br />
non promuovono<br />
cultura, che non<br />
scoprono talenti,<br />
che appendono<br />
medaglie a petti<br />
già ampiamente<br />
medagliati. A<br />
cosa serve una<br />
kermesse letteraria<br />
che non coinvolge<br />
<strong>il</strong> suo contesto<br />
territoriale, che non avvicina<br />
la gente alla cultura, che<br />
non contribuisce alla crescita?<br />
Un gioco per pochi, già ampiamente<br />
acculturati. Un fatto di<br />
classe e non di popolo, con<br />
parate di autorità politiche, religiose<br />
e m<strong>il</strong>itari, come se la cultura<br />
avesse bisogno di visti di<br />
conformità. Il premio <strong>La</strong> Torre,<br />
per come è fatto andrebbe buttato<br />
giù, svecchiato, sostituito. E<br />
questo non vuol dire che chi si<br />
danna per portarlo avanti non<br />
abbia valore, tutt’altro. Proprio<br />
per la caratura di chi lo organizza,<br />
di chi lo presiede, dei giurati<br />
che lo formano. Sono loro stessi<br />
a meritarsi qualcosa di<br />
meglio. Loro devono ut<strong>il</strong>izzare<br />
al meglio le capacità che hanno<br />
e uscire dal provincialismo,<br />
dalle nicchie.<br />
Aprirsi al territorio e aprire <strong>il</strong><br />
territorio alla cultura. Alle cose<br />
vecchie bisogna togliere la<br />
muffa, o metterle definitivamente<br />
sotto naftalina.<br />
Dura da otto anni e potrebbe<br />
farlo per altri ottocento, ma<br />
continuare così sarà solo accanimento<br />
terapeutico. Non schifino<br />
<strong>il</strong> popolo, gli autori sconosciuti<br />
ma di valore, calabresi e<br />
no. Siano cultura indipendente<br />
e non coloniale, e se lo merita<br />
alla Chirico diano <strong>il</strong> premio con<br />
la P maiuscola, non <strong>il</strong> contentino<br />
di partecipazione.<br />
SABATO 24 DICEMBRE 2011 LA RIVIERA 03