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la <strong>Riviera</strong><br />

Biblioteca meridionalista<br />

Il paese dei gigli<br />

FERNANDO SAGADO<br />

“L’ispettore Manti solo poteva muoversi in<br />

quel marasma, era nato a Zefira, figlio di<br />

poliziotto, oltre che poliziotto; conosceva ogni<br />

abitante della città, le storie personali erano <strong>il</strong><br />

suo pane quotidiano. Manti infierì, entrò nell’archivio<br />

del commissariato e ne uscì con un<br />

foglio datt<strong>il</strong>oscritto, era una denuncia per<br />

guida senza patente appioppata al figlio del<br />

boss Scorsello, sorpreso a condurre un’auto<br />

in compagnia di Dante Zedi, nipote del sindaco.<br />

Mostrò alcune vecchie foto nelle quali<br />

un adolescente Tito Manti era abbracciato<br />

ad altri due ragazzi che altri non erano se non<br />

i boss Totò Scorsello e Natale Alatti, compagni<br />

di liceo del poliziotto. Manti regalò una<br />

foto al commissario Rustici, nella quale lo<br />

stesso commissario accendeva la sigaretta ad<br />

uno sconosciuto. “Probab<strong>il</strong>mente mi ha chiesto<br />

da accendere” disse <strong>il</strong> commissario. “E’<br />

una tua teoria commissario, le foto non parlano,<br />

ti mostrano in atteggiamento confidenziale<br />

con Pasquale Caravita, <strong>il</strong> mafioso assassinato<br />

ieri”, ribadì Manti in atteggiamento<br />

sbirresco; “sai quante persone si trovano a<br />

dover dar conto di questi indizi davanti a un<br />

pubblico ministero?”. Erano degli evidenti<br />

paradossi quelli significati dall’ispettore<br />

Manti, un giudice da quelle parti non dava<br />

Il figlio di un poliziotto era<br />

nel bene in virtù di quella<br />

condizione di nascita;<br />

<strong>il</strong> discendente di un<br />

malandrino aveva l’onere<br />

della prova in ordine alla<br />

propria moralità...<br />

alcun valore ad elementi di quel tipo. “Ma se<br />

un inquirente di M<strong>il</strong>ano vedesse …. diciamo<br />

dieci foto che ti ritraggono in atteggiamento<br />

equivoco con noti pregiudicati, cosa direbbe?”<br />

chiosò Tito Manti. “Che sono un colluso!”<br />

fu l’ovvia risposta del superiore. Manti<br />

adagiò davanti al collega le foto delle quali<br />

stava parlando. Rustici le guardò allibito,<br />

riconoscendo quasi tutti i suoi compagni di<br />

posa. “Sei proprio uno sbirro!” gli gridò prendendo<br />

l’uscita. Manti lo rincorse, lavorava da<br />

vent’anni in quella città, e a questi si aggiungeva<br />

l’esperienza dei quarant’anni dati alla<br />

polizia dal padre. Era certo che i buoni superassero<br />

di gran lunga i cattivi a Zefira; la sua<br />

tesi dimostrava però quanto arduo fosse per<br />

un uomo onesto dimostrare di essere tale. Il<br />

figlio di un poliziotto era nel bene in virtù di<br />

quella condizione di nascita; <strong>il</strong> discendente di<br />

un malandrino aveva l’onere della prova, in<br />

ordine alla propria moralità, ed era condannato<br />

per tutta la vita a fare professione di<br />

bene”. Questo è un brano tratto da un libro<br />

pubblicato qualche anno fa, ambientato in<br />

un’immaginaria città, posta in un qualsiasi<br />

punto della Calabria. Zefira, una città che<br />

oggi, drammaticamente, potrebbe essere<br />

identificata con Reggio, domani con Locri<br />

e poi con Catanzaro e a salire con Napoli e<br />

a scendere con Palermo. Zefira è la<br />

metafora della città meridionale, di una<br />

società promiscua in cui muovendosi con<br />

una logica m<strong>il</strong>anese non si salverebbe nessuno.<br />

Una logica basata più su giudizi, o<br />

pregiudizi, morali che su regole di diritto.<br />

Una logica che se applicata integralisticamente<br />

escluderebbe da ogni forma di partecipazione<br />

civ<strong>il</strong>e gran parte della popolazione<br />

meridionale. Immaginate una persona<br />

integerrima nata ad Africo, potrebbe<br />

mai fare <strong>il</strong> poliziotto, <strong>il</strong> giudice, <strong>il</strong> politico?<br />

Se qualcuno volesse gli tirerebbe fuori un<br />

parente birichino in un baleno. Una foto, la<br />

partecipazione a un matrimonio, a un funerale,<br />

la bevuta al bar. L’amore per un uomo<br />

o una donna nati in contesti diffic<strong>il</strong>i.<br />

Basterebbe una banale relazione di servizio,<br />

redatta dall’ultimo dei piantoni, per<br />

stroncare sul nascere la carriera di chiunque.<br />

Pensateci, voi che ipocritamente osannate<br />

la Boccassini. Siete sicuri di non avere<br />

un parente, un amico, un amore birba?<br />

Anche voi che fate i giudici, i poliziotti, i<br />

preti, i giornalisti. Anche voi che avete fedine<br />

penali immacolate. Tutti voi candidi<br />

gigli. Se un uomo si ammettesse o si esclu-<br />

... una persona<br />

nata ad Africo, potrebbe<br />

mai fare <strong>il</strong> poliziotto,<br />

<strong>il</strong> giudice, <strong>il</strong> politico? Se<br />

qualcuno volesse, gli tirerebbero<br />

fuori un parente<br />

birichino in un baleno.<br />

desse dalle professioni, dai ruoli, in base<br />

alle colpe altrui, quanti di voi sarebbero<br />

giudici, poliziotti, giornalisti.. Fatevi i conti,<br />

e fatelo seriamente. Prendete la vicenda<br />

del giudice Giglio. Sapremo se è colpevole<br />

solo fra parecchi anni, o forse mai. E quelli<br />

che ha giudicato lui? Avremo mai la certezza<br />

se fossero colpevoli o innocenti, o fossero<br />

solo avversari? E Dio non voglia,<br />

ponete <strong>il</strong> caso che un giorno si scoprissero<br />

strane cose sulla Boccassini, che in fondo<br />

pur agendo per logiche m<strong>il</strong>anesi ha nelle<br />

vene sangue meridionale. Giglio, i condannati<br />

di Giglio? Beh, le cose non sono fac<strong>il</strong>i.<br />

Siamo una società complessa, che gira a<br />

vuoto basandosi sui rapporti di forza più<br />

che su quelli di onestà. E non è che la si<br />

voglia buttare in caciara o far finire tutto<br />

nel buio dove tutte le vacche sono nere. Ma<br />

non possiamo tutti inventarci candidi gigli e<br />

spalare <strong>il</strong> letame solo nelle stalle altrui. Ah,<br />

sapete che io un giglio non lo sono con<br />

documenti di supporto, ma sapete anche<br />

che <strong>il</strong> caffè con me, o con quelli come me,<br />

l’avete preso in migliaia. Occhio alle pose..<br />

e alle rosse.<br />

SABATO 24 DICEMBRE 2011 LA RIVIERA 27

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