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PROGETTO<br />
Uno sguardo<br />
all’Alta<br />
Valle Trompia<br />
Col patrocinio di<br />
PROVINCIA DI BRESCIA<br />
Assessorato all’Agricoltura
ERSAF (Ente Regionale Servizi Agricoli<br />
e Forestali)<br />
<strong>Mario</strong> <strong>Braga</strong><br />
2
1) Premessa<br />
INDICE<br />
2) Una pagina di storia di Ottorino Milesi<br />
3) Lo studio “Uno sguardo all’Alta Valle Trompia – un<br />
percorso lastricato d’obiettivi<br />
4) Inquadramento territoriale – Alcuni dati<br />
5) Il metodo – un approccio nuovo alle politiche sovraordinate<br />
6) Gli strumenti – politiche concertate e partecipate<br />
7) Le Schede<br />
8) Bibliografia<br />
9) Schede obiettivi guida<br />
10) Le politiche regionali di aiuto alle imprese<br />
Analisi preliminare dal 2000 al 2004<br />
3
PREMESSA <br />
Volgendo lo sguardo al domani<br />
le nostre azioni<br />
incidono sull’oggi<br />
5
Premessa<br />
Se nel nostro Dna non fossero impressi i caratteri delle genti<br />
della montagna forse non potremmo amarla così profondamente.<br />
Premessa questa che scaturisce dalla convinzione che la<br />
montagna può essere conosciuta solamente da chi le si<br />
avvicina con un sentimento di grande affetto.<br />
Non basta percorrerla, frequentarla, studiarla o goderla per<br />
brevi periodi. La montagna va vissuta in tutte le sue più vere e<br />
profonde caratteristiche.<br />
Va perciò avvicinata partendo dai suoi sentimenti, che<br />
sgorgano da una storia scolpita in ogni traccia sulla roccia e nella<br />
natura affermata fra le avversità.<br />
Caratteristiche, quelle della montagna, che sono uniche,<br />
ripiene di sapori straordinari, non sempre dolci, che anche nel<br />
recente passato hanno portato le forze migliori ad andarsene a<br />
cercare la possibilità di una diversa e migliore dignità umana.<br />
Quanto esodo! Quanti emigranti partiti con una valigia di<br />
speranza ed un treno di granitica volontà.<br />
Forse è proprio alle nostre genti di montagna che le italiche<br />
virtù della famiglia, del lavoro e della patria hanno permeato altre<br />
civiltà, altre nazioni.<br />
Ma la Valle Trompia, forse unica nel suo genere, ha saputo<br />
cavare dalle sue miniere prima, e dalle sue fabbriche poi una<br />
speranza di un lavoro sicuro e qualificato.<br />
Non casualmente, nel recente passato, le attenzioni<br />
internazionali si sono concentrate proprio “intorno” al distretto<br />
industriale valtrumplino, risultato di una storia che nasce lontano e<br />
che continua nell’oggi.<br />
Quanto orgoglio abbiamo speso come bresciani guardando al<br />
modello industriale delle armi e di tutti i prodotti derivati dalla<br />
lavorazione del ferro?<br />
Oggi assistiamo al generarsi di una nuova economia che si va<br />
espandendo nei settori della finanza e dell’intermediazione<br />
finanziaria, ma che ancora mantiene un proprio radicamento al<br />
settore produttivo industriale.<br />
I processi di sviluppo non sono mai statici, continuano nel loro<br />
percorso inarrestabile di trasformazione.<br />
6
Ciò che appariva, nel passato, come l’orizzonte da raggiungere, un<br />
lavoro sicuro, in particolare nella media e bassa valle, oggi sembra<br />
annebbiarsi dentro quel quadro di trasformazione dei processi<br />
produttivi che per sopravvivere ha costretto le fabbriche ad<br />
affrontare processi di riconversione, trasformazione e<br />
delocalizzazione in Paesi in via di sviluppo.<br />
Non meno rilevante nel determinare le attuali condizioni<br />
economico sociali, soprattutto per l’Alta Valle, è stato il settore del<br />
Turismo.<br />
La Valle Trompia, si sa, è stata ed è la porta aperta sulla Città.<br />
I residenti dell’area metropolitana mantengono ancora<br />
profondi rapporti con la Valle.<br />
Un turismo certamente che ha profonde radici generazionali<br />
dovute al flusso migratorio dei periodi precedenti, ma, anche e<br />
soprattutto un turismo “breve”, da fine settimana, legato alla<br />
presenza di realtà ricettive limitate ed ad un turismo della “radice<br />
familiare” – doppia casa – abitazione dei parenti.<br />
Anche il settore agrituristico e turistico ambientale e didattico<br />
ha sofferto delle condizioni generali che hanno interessato il turismo<br />
tradizionale.<br />
Qualche impresa agrituristica oggi si sta affacciando nello<br />
scenario di una domanda che sembra non subire le contrazioni dei<br />
turismi tradizionali, ma si ritiene che l’offerta della Valle Trompia,<br />
se comparata con quella di altre aree omogenee della provincia di<br />
Brescia, sia ancora insufficiente.<br />
Le aree che costituiscono i Comuni d’alta quota sono<br />
considerati per loro stessa natura “deboli”.<br />
E’ da questa considerazione diffusamente condivisa, anche se<br />
apparentemente scontata, che si dovrà partire per affrontare i<br />
numerosi problemi che caratterizzano i Comuni d’Alta Valle..<br />
Le nuove condizioni sociali stanno impegnando tutti i soggetti,<br />
gli attori pubblici e privati a ricercare nuovi modelli di comunità e di<br />
economia che riscoprano i valori radicati nella cultura valligiana,<br />
anche quelli ambientali.<br />
Affermazioni, queste, che soffrono ancora delle loro<br />
condizioni embrionali, ma che nel tempo attuale, sospinte anche<br />
da protocolli/accordi internazionali, incominciano a trovare nuova<br />
cittadinanza nelle aule delle decisioni.<br />
La Montagna ritrova così, proprio nei suoi aspetti<br />
caratterizzanti, le ragioni di un riscatto che le compete.<br />
Ed allora insieme intendiamo intraprendere questa riflessione,<br />
scritta a più voci e perciò a più mani e che ancora manifesta<br />
7
tutto il proprio limite di fronte alla dimensione di ogni singolo<br />
contributo, sia esso personale, sia esso associato o pubblico.<br />
Gli studi, ogni studio, corrono il rischio di rappresentare un<br />
limite che può essere superato alla sola condizione che quanto è<br />
stato steso e scritto rappresenti un contributo aperto ad ogni<br />
disponibilità concreta che emerga dal territorio.<br />
In premessa non possiamo esimerci da alcune considerazioni<br />
fondamentali e fondanti lo “Sguardo all’alta Valle Trompia”.<br />
Dobbiamo innanzi tutto evidenziare che la riflessione è<br />
agevolata dal fatto che l’area oggetto di studio presenta<br />
caratteristiche territoriali omogenee che sono state interessate da<br />
un limitato processo antropico, anche se, alcune situazioni e<br />
condizioni contraddittorie impegnano il decisore ad avere un<br />
approccio non semplicistico o semplificatorio.<br />
Affrontare il problema di una porzione d’area montana, non<br />
deve discostarci dal considerare che la maggioranza del territorio<br />
mondiale, italiano e bresciano è montano.<br />
Poco meno dei tre quarti del territorio bresciano è montano,<br />
considerando le sole superfici delimitate dalle Comunità Montane.<br />
Ne consegue che alcune considerazioni non potranno che<br />
essere di ordine generale.<br />
Il rapporto si modifica sostanzialmente se si considera il<br />
numero di abitanti.<br />
In montagna risiede circa un quinto della popolazione<br />
complessiva provinciale.<br />
Ed ancora, non possiamo ripetere quei luoghi comuni che sono<br />
l’essenza dei principi fondanti la funzione della montagna.<br />
Acqua, aria, territorio, sono elementi che in montagna<br />
trovano il loro punto più alto di eco-regolatori.<br />
L’idrografia è alimentata in montagna, dalle sue sorgenti,<br />
nevai, ghiacciai (in veloce dissoluzione), laghi alpini, torrenti e<br />
fiumi.<br />
E’ di questi anni il recupero di alcune riflessioni in merito ad<br />
una diversa e più attenta gestione delle acque e quindi di nuove<br />
politiche idrauliche.<br />
Nel documento programmatico regionale si legge che per<br />
l’acqua lo sforzo che il Governo Regionale dovrà continuare a<br />
perseguire è quello di attuare una visione integrata delle politiche in<br />
materia di risorse idriche, in modo da superare la frammentazione<br />
dell’azione di governo tra molteplici settori….dando così attuazione<br />
al Piano di gestione del bacino idrografico e all’estensione dei<br />
8
“Contratti di fiume” a tutte le aree di particolare criticità<br />
ambientale.”<br />
I boschi, che rappresentano più dei quattro quinti dell’intera<br />
superficie forestale provinciale, sono argini all’erosione naturale, e<br />
riequilibratori ambientali dell’aria, del suolo e delle acque (funzione<br />
fitodepurazione).<br />
Purtroppo nei documenti fondamentali le politiche regionali<br />
hanno orientato le proprie risorse e le proprie attenzioni, in larga<br />
parte, alle sole aree protette e tutelate, anche se occorre rilevare<br />
che la percentuale di tali aree in Lombardia è diffusa e la politica<br />
regionale tende ad incrementarle ulteriormente (circa il 22%<br />
dell’intera superficie).<br />
Ma come abbiamo premesso le contraddizioni emergono<br />
quando si valutano altri parametri ed in particolare quello delle<br />
dinamiche demografiche.<br />
Il Prof. Staluppi (ordinario di geografia economica –<br />
Università degli Studi di Brescia) ha più volte evidenziato come le<br />
aree montane debbano essere suddivise in tre fasce principali:<br />
quelle “vicine” al capoluogo, della montagna “intermedia” e<br />
quella “lontana”.<br />
Montagna, quest’ultima, (lontana) che è caratterizzata da<br />
altitudini più elevate, distanza elevata dal capoluogo, aggravata dal<br />
dislivello, dalla tortuosità dei percorsi, dal rigore dei climi invernali.<br />
Queste aree sono quelle che hanno risentito maggiormente<br />
della marginalità.<br />
“ Qui la generale asprezza morfologica, spesso esaltata<br />
dall’altitudine, l’immutabile e rigido schema altimetrico delle<br />
condizioni climatiche, la carenza di spazio e la schiavitù delle<br />
pendenze, la ristrettezza e la povertà dei suoli utilizzati hanno<br />
indubbiamente influenzato le manifestazioni dell’uomo che, sin dai<br />
tempi più remoti, ha estesamente e capillarmente penetrato e<br />
popolato questa area montana”.<br />
Unitamente alle infrastrutture, ai collegamenti, alle<br />
comunicazioni la montagna soffre della difficoltà d’offerta dei servizi<br />
sociali.<br />
Per le fasce giovanili sono: la scuola e lo svago le componenti<br />
che più di altre determinano processi di trasferimento e, quindi,<br />
d’allontanamento.<br />
Quante iniziative hanno intrapreso i Comuni e la Comunità<br />
Montana per rallentare, frenare o conservare i servizi essenziali in<br />
Alta Valle?<br />
Davvero molte.<br />
9
Così come numerose iniziative legislative e politico istituzionali<br />
a favore delle aree “Svantaggiate” sono rimaste purtroppo lettera<br />
morta: defiscalizzazione, contribuzione, sostegno economico,<br />
multifunzionalità ecc.<br />
Qualcosa sembra muoversi in questa direzione in Regione<br />
Lombardia che nel “Documento politico programmatico della VIII<br />
legislatura (programma regionale di sviluppo della VIII legislatura)<br />
punta a “Promuovere in modo equilibrato la rete distributiva, con<br />
particolare attenzione alle zone carenti o difficilmente accessibili,<br />
come le zone montane…”<br />
Ed ancora: “Lo sviluppo rurale nel suo insieme “assume<br />
particolare rilievo nelle aree montane… nelle quali mantenere le<br />
attività agricole e forestali è anche un investimento preventivo in<br />
termini di sicurezza del territorio e delle popolazioni… Le azioni<br />
diffuse di sostegno alle attività agroforestali devono integrarsi in<br />
grandi progetti d’area da costruire con la partecipazione delle<br />
comunità locali ed il coinvolgimento delle aziende agricole.”…<br />
In questa fascia territoriale (lontana) a differenza delle altre<br />
due, il fenomeno demografico è stato caratterizzato nell’ultimo<br />
secolo da una sostanziale diminuzione di abitanti.<br />
L’alta Valle Trompia ha contenuto questo fenomeno grazie alle<br />
attività turistiche, ciò non ha però determinato l’attenuarsi del<br />
fenomeno dell’invecchiamento.<br />
Molti comparti produttivi legati alla tutela, conservazione e<br />
valorizzazione ambientale hanno sofferto anch’essi di forte<br />
invecchiamento.<br />
Il nostro occhio è volto al contesto generale, ben consapevoli<br />
che siamo chiamati a circoscrivere la nostra riflessione sul comparto<br />
agricolo ambientale.<br />
E’ proprio l’agricoltura che esprime, più di altri settori, il tenore<br />
di sofferenza della montagna.<br />
Non si può disgiungere coloro che ancora si ostinano a restare<br />
a lavorare in montagna da fenomeni/fattori che ne rendono difficile<br />
la stessa permanenza.<br />
Non vi è dubbio che l’isolamento è forse uno degli aspetti che<br />
nel tempo ha reso difficile promuovere e costruire modelli<br />
produttivi, economici agricoli ambientali fondati su principi di<br />
cooperazione, coordinamento, collaborazione.<br />
L’agricoltura più di altri settori, però, pur con grande fatica, ha<br />
saputo tutelare e conservare le proprie tradizioni, lasciando la porta<br />
aperta ad una prospettiva di ragionevole speranza per il<br />
prossimo futuro.<br />
10
“La valorizzazione integrata delle risorse del territorio rurale, a<br />
partire dalle risorse agroforestali, dalle produzioni alimentari tipiche<br />
e dal patrimonio degli edifici ed infrastrutture rurali, da fattore di<br />
sviluppo locale deve diventare fattore di attrattività e sviluppo<br />
dell’intera regione con azioni promozionali integrate.” (PRS della<br />
VIII Leg.)<br />
Non possiamo, perciò, rincorrere il pessimismo di<br />
maniera e nemmeno il superficiale ottimismo.<br />
Sono le vocazioni e le tradizioni che dovrebbero trovare nella<br />
fertilità delle azioni concertate e partecipate un nuova<br />
modalità per affrontare le difficoltà e la marginalità nelle quali sono<br />
stati collocati coloro che si ostinano a presidiare l’Alta Valle, con la<br />
loro concretezza e la loro perseveranza.<br />
La montagna “esprime”, perciò, tutta la propria<br />
vulnerabilità e cercarne soluzioni o ricette è certamente possibile<br />
alla sola condizione che la montagna venga “guardata” con una<br />
nuova ottica.<br />
Da tempo il legislatore girovaga intorno alle problematiche<br />
specifiche di queste vaste aree italiane e non possiamo nascondere<br />
che nuove e più attente sensibilità affiorano.<br />
Non manca, insomma, il pensiero filosofico legislativo<br />
della montagna italiana. Meno coerenti sono le risorse e le<br />
politiche che sono messe a disposizione per affrontare<br />
problematiche complesse e di difficile soluzione.<br />
I principi si enunciano e si sottoscrivono con facilità, le<br />
politiche, invece si attuano con difficoltà.<br />
Fra i principi più significativi e rilevanti vi è quello del<br />
riconoscimento economico del valore ambientale.<br />
Il trattato di Kyoto e Agenda 21 (Rio de Janeiro) prevedono<br />
che il governo del territorio montano debba acquisire una<br />
nuova valenza economica.<br />
“La crescita quantitativa delle foreste è strategica per il<br />
rispetto degli impegni di Kyoto…”<br />
Protocollo, quello di Kyoto, che certamente lascia aperte<br />
molte considerazioni di insufficienza, inadeguatezza e di<br />
strumentalità utilizzate proprio dai Paesi più sviluppati e in via di<br />
sviluppo (USA, India e Cina), ma che rappresenta, comunque, una<br />
genesi ad un diverso approccio sociale ed economico al nostro<br />
ambiente.<br />
Ciò non significa solamente finalizzare azioni per una corretta<br />
applicazione del regime di condizionalità ai sensi del<br />
11
egolamento CE 1782/2003 (nuova PAC) in rapporto alle attività<br />
agricole esercitate nei Siti Natura 2000.<br />
Oppure approntare iniziative sperimentali orientate alla<br />
valorizzazione, sotto il profilo economico e sociale e della fruizione<br />
sostenibile del patrimonio naturale, delle aree protette con la<br />
diffusione degli strumenti di sostenibilità diretti alle imprese e agli<br />
enti locali (certificazioni EMAS e ISO 14000, processi agende 21<br />
locali e applicazione di specifici marchi per i prodotti agroalimentari).<br />
Così come appaiono, se pur importanti, ancora insufficienti e<br />
inadeguatamente finanziate le norme in materia di tutela e<br />
valorizzazione delle superfici, del paesaggio e dell’economia<br />
montana (l.r. 125 del 19 ottobre 2004) o la della legge in materia<br />
d’incendi boschivi (l. 353/2000). Azioni che mantengono tutta la<br />
loro valenza positiva in quanto qualificano un intero processo.<br />
Occorre fare un vero salto di qualità, trasmettendo a tutti i<br />
cittadini il ruolo e la funzione della montagna e alle istituzioni la<br />
centralità della risorsa montana, quale patrimonio<br />
insostituibile e irripetibile dell’intera società.<br />
Superare, quindi, il principio di aree protette, per affermare<br />
quello di area a protezione integrale. Non oasi isolate di<br />
tutela ma territori da valorizzare nel loro insieme.<br />
S’innesta su questa considerazione, consequenzialmente, il<br />
ruolo delle Comunità Montane.<br />
Non vi possono essere politiche se non vi sono “luoghi”<br />
deputati a gestirle e coordinarle.<br />
Le Comunità Montane “sopravvissute”, almeno<br />
temporaneamente, alla discussione riformatrice del sistema<br />
Stato, vista la loro particolare articolazione nazionale, faticano a<br />
ritagliarsi un ruolo e una funzione centrale nella gestione delle<br />
politiche di area omogenea sovra-ordinata.<br />
Viene mantenuta ancora una loro funzione marginale sia sotto<br />
il profilo della programmazione e della pianificazione, sia per quanto<br />
attiene alla gestione e al coordinamento delle politiche territoriali.<br />
E’ lo stesso CNEL a evidenziare che … “in questi anni.. e in<br />
diverse sedi ha fatto rilevare che al processo di deistituzionalizzazione<br />
delle Comunità Montane (equiparate a “unioni<br />
volontarie”) non corrisponde un adeguato e rinnovato disegno<br />
istituzionale e una chiara attribuzione delle funzioni<br />
precedentemente da loro svolte. Queste, infatti, vengono, di volta<br />
in volta, avocate dalle Regioni o affidate alle Province o demandate,<br />
appunto, alle unioni volontarie o al singolo Comune, quando ne è in<br />
12
grado. Sarebbe utile, invece, che premessa una più stringente<br />
definizione dei criteri per l’adesione dei comuni alle comunità<br />
montane, si realizzasse una loro integrazione nei processi di<br />
programmazione e pianificazione.”<br />
Anche nel documento programmatico regionale della VIII<br />
legislatura le Comunità Montane vengono innestate, quasi<br />
mimetizzate, nel più ampio principio di “comunità locali”, senza<br />
mai trovare cittadinanza in nessun punto delle politiche<br />
“concertate”, o di programmazione negoziata.<br />
La proposta di taglio di fondi alle Comunità Montane previsto<br />
dalla finanziaria è un ulteriore motivo di preoccupazione in quanto<br />
risponde a determinazioni e scelte che ne vogliono minare il ruolo e<br />
le funzioni.<br />
Queste riflessioni di premessa non sono avulse o estranee al<br />
contesto generale in quanto è proprio partendo dalle considerazioni<br />
in merito ai ruoli e alle funzioni dei soggetti pubblici e privati che si<br />
potrà intraprendere un “tentativo” di politiche partecipate.<br />
Se ogni livello istituzionale non si rendesse disponibile a<br />
concentrare le scarse risorse disponili su processi e visioni unitarie<br />
d’interventi qualificanti, d’affrontare con gradualità in un quadro di<br />
priorità, si tornerebbe a visioni limitate e frammentarie.<br />
Il richiamare con frequenza eccessiva i principi di<br />
sussidiarietà e solidarietà, sanciti dalla Costituzione Italiana,<br />
se non ne conseguono azioni e politiche coerenti, diventa esercizio<br />
sterile.<br />
Vi è consapevolezza che l’applicazione di questi principi<br />
costituzionali è difficile, in quanto ancora confusa e non ultimata è<br />
la riforma del modello istituzionale dello Stato, ma esperienze<br />
positive di azioni territoriali partecipate esistono.<br />
Alcune di queste iniziative sono state attuate in settori<br />
produttivi industriali.<br />
Basti ricordare i distretti industriali, mai decollati nella nostra<br />
Provincia, ma che proprio in Valle Trompia hanno vissuto uno dei<br />
momenti di maggiore strutturazione, oggi ancora operante.<br />
Partendo dalle esperienze acquisite nulla vieta di valutare<br />
l’opportunità di tentarne una specifica applicazione anche in<br />
agricoltura e nella gestione ambientale.<br />
Nella nostra provincia esistono anche le esperienze e le<br />
professionalità adeguate ad attuare un laboratorio di politica<br />
negoziata e partecipata. (Un patto territoriale per lo sviluppo<br />
agricolo ambientale)<br />
13
E’ quanto mai necessario intraprendere concretamente la<br />
strada per attuare la sussidiarietà orizzontale assegnandole un<br />
significato, coerente, di ridefinizione dei livelli di “responsabilità”<br />
del Governo Territoriale, in un contesto di visione integrata e<br />
partecipata delle politiche.<br />
Le Comunità Montane, purtroppo, faticano a scrollarsi di<br />
dosso l’insufficiente attenzione che le istituzioni “superiori”:<br />
Provincia, Regione, Stato le assegnano.<br />
Uno degli impegni prioritari dovrà essere quindi quello<br />
di coinvolgere le istituzioni “di livello superiore” affinché<br />
riconoscano il ruolo essenziale delle Comunità Montane nelle<br />
politiche di sviluppo ambientale e rurale.<br />
Un’ultima considerazione in premessa riguarda la rilevazione<br />
e l’elaborazione/lettura dei dati.<br />
Ogni riflessione, approfondimento delle dinamiche culturali,<br />
sociali, economiche necessita di una rilevazione puntuale e<br />
completa dei dati caratterizzanti.<br />
I fenomeni assumono così i contorni chiari e definiti,<br />
permettendo a tutti i soggetti pubblici e privati di conoscerli,<br />
analizzarli ed elaborarli in funzioni delle scelte future.<br />
Va comunque evidenziato che quest’aspetto negativo della<br />
mancanza di dati costantemente aggiornati, viene contenuto in Alta<br />
Valle proprio dalla dimensione dei Comuni, e quindi dalla<br />
conoscenza diretta dei problemi da parte degli<br />
amministratori, dei soggetti d’impresa e dei lavori e dal ruolo<br />
svolto dalla Comunità Montana che è chiamata a pianificare,<br />
programmare e mediare fra i legittimi interessi locali.<br />
Così come rilevanti sono i contributi degli Enti Pubblici e Privati<br />
che operano sul territorio in funzioni permanenti e/o per attuare<br />
progetti specifici.<br />
Rimane l’esigenza di collocare le politiche di aree parziali in un<br />
contesto di politiche generali di Comunità Montana e delle Comunità<br />
Montane.<br />
L’Osservatorio della Montagna Bresciana potrebbe essere<br />
istituito con il pieno sostegno della Provincia, della Regione e della<br />
Camera di Commercio. Oppure si potrebbe rivitalizzare il Centro<br />
Studi sulla Montagna che ancora fatica ad avviare la propria<br />
operatività.<br />
Riaffiora l’amara constatazione che le buone idee che<br />
potrebbero concorrere ad affrontare e risolvere alcuni problemi<br />
della montagna , pur condivise e richiamate in molte sedi non<br />
vengano affrontate con la necessaria determinazione e convinzione.<br />
14
Questa nostra riflessione non si avvale di molti numeri e di<br />
dati di comparazione fra il presente e il passato.<br />
Abbiamo preferito intraprendere una strada diversa.<br />
Un percorso che, partendo dalle diffuse e condivise<br />
considerazioni in merito ai fenomeni e alle caratteristiche<br />
dell’ambiente montano, ci portasse ad incontrare quanti nel<br />
quotidiano, operano in montagna.<br />
Le schede di progetto avranno perciò la caratteristica di calarsi<br />
in processi avviati o “d’immettersi, di confluire” in obiettivi<br />
condivisi.<br />
Solo così ci auguriamo che le parole possano nel tempo,<br />
concretamente e gradualmente diventare azioni, farsi, cioè,<br />
politica territoriale.<br />
Rilevare sistematicamente i fenomeni attraverso<br />
l’istituzione di un organismo apposito (Osservatorio), o il<br />
rilancio del Centro Studi sulla Montagna, aiuterebbe i<br />
decisori ad affrontare le politiche locali in una visione di<br />
sistema.<br />
15
UNA PAGINA<br />
DI STORIA<br />
DI<br />
OTTORINO<br />
MILESI<br />
16
La memoria<br />
ci accompagna fra le impervie<br />
del nostro cammino<br />
17
Prima d’addentrarci nello studio abbiamo<br />
ritenuto di recuperare un’interessante pagina di<br />
storia dell’agricoltura Valtrumplina, scritta dal Dott.<br />
Ottorino Milesi e allegata al primo Piano di Sviluppo<br />
Agricolo Attuativo dell’Alta Valle (1989).<br />
Il piano che era nato dalla sensibilità della Comunità Montana<br />
di Valle Trompia, in quanto non ancora in essere il processo di<br />
riforma istituzionale che le assegnava precise competenze in<br />
materia agricola e ambientale.<br />
Se pur ancora inadeguate le competenze della Comunità<br />
Montana nel contesto delle politiche di pianificazione e<br />
programmazione territoriale assumono un carattere particolarmente<br />
significativo in quanto legittimato e riconosciuta dalle<br />
Amministrazioni locali.<br />
Ripercorrere pertanto quelle pagine di storia assume un doppio<br />
significato:<br />
• Recuperare e rivitalizzare la memoria del passato;<br />
• Collocare lo studio “Uno sguardo all’Alta Valle Trompia” nel<br />
contesto della continuità dell’impegno e delle attenzioni sempre<br />
prestate all’agricoltura valligiana da parte della Comunità<br />
Montana.<br />
18
APPUNTI SULLA STORIA<br />
DELL’AGRICOLTURA<br />
VALTRUMPLINA<br />
Per meglio interpretare le condizioni attuali dell’agricoltura<br />
Valtrumplina, si è ritenuto opportuno ricostruirne brevemente la<br />
storia, attingendo dai documenti che descrivono le complesse<br />
vicende che nei tempi hanno interessato la Valle.<br />
Purtroppo pochi sono i riferimenti storici, in particolare per<br />
quanto riguarda la prime fasi di avvio dell’attività agricola e scarse<br />
sono le fonti letterarie che documentano le origini delle genti<br />
Valtrumpline.<br />
Nonostante le carenti notizie è possibile ricostruire un’ipotesi<br />
storica dalla quale si desumono riferimenti riguardanti la origini,<br />
l’importanza e lo sviluppo dell’agricoltura nel contesto degli<br />
avvenimenti e dell’economia della Valle.<br />
------- 0 -------<br />
A scavare a ritroso nella memoria dei tempi per ricercare le<br />
radici di insediamenti e di attività agricole in Valle Trompia si<br />
approda alle ipotesi della presenza di antiche tribù Liguri, Reto<br />
Euganee e Galliche che spesso vi cercavano rifugio durante le<br />
ricorrenti scorribande conflittuali.<br />
I reperti neolitici e i successivi dell’età di bronzo, numerosi e<br />
sparsi se pur non massicci, spaziano dall’inizio alla sommità della<br />
Valle da Concesio ai laghi di Ravenole, da S. Maria del Giogo a<br />
Lumezzane, asce di taglio arcuato, selci scheggiate, picchi di<br />
calcare bianco o di arenaria scura, attrezzi primitivi di popolazioni<br />
dedite in forma elementare all’utilizzazione del suolo, dei boschi e<br />
degli armenti.<br />
Dalla loro graduale fusione si venne a formare lentamente quel<br />
ceppo etnico costitutore del nucleo Triumplino di cui si hanno<br />
19
notizie certe negli scritti di autori classici quali Plinio e Livio nonché<br />
da numerose epigrafi litiche rinvenute nella zona. La loro economia<br />
rurale dapprima uniformata alle esigenze del sostentamento e del<br />
consumo, grazie alla disponibilità e all’uso dei minerali presenti in<br />
forma intrusiva in più parti del massiccio montano a corona della<br />
Valle, trovò la possibilità di espandersi sviluppando quegli scambi<br />
fiorenti che si svolgevano nell’antichissimo mercato della Foppa, tra<br />
il Colle di S. Zeno e i Corni del Diavolo, servito dalla primigenia<br />
strada di collegamento con la Valle Camonica.<br />
Popolazione fiera e ribelle, gelosa della propria autonomia ma<br />
non abbastanza forte da riuscire a difenderla contro lo strapotere<br />
delle milizie romane che, tra il 16 e il 14 a.c., e al comando di<br />
Druso, riuscirono a sottometterla riducendola in condizione di<br />
schiavitù e obbligandola a lavori agricoli (venalis cum agris suis<br />
populus) e a fornire soldati con la coscrizione obbligatoria<br />
nell’ambito della podestà della tribù Fabia e sotto il diretto controllo<br />
del “princeps”.<br />
Scarse sono le notizie e le documentazioni storiche che<br />
intercorrono dalla caduta dell’impero romano sino alla costituzione<br />
delle prime Pievi del VI secolo dell’era cristiana e alla successiva<br />
formazione di piccole comunità agro silvo pastorali che cominciano<br />
a darsi forma regolarmente dell’uso dei beni territoriali attraverso la<br />
codificazione delle consuetudini e il consolidamento delle vicine.<br />
Il potere temporale della Chiesa resta in quel periodo<br />
l’elemento predominante di governo pur con gli aneliti primordiali<br />
dei primi elementi di autonomia comunale.<br />
Nel periodo delle lotte fra papato e impero la Valtrompia si<br />
trova a sostenere la parte guelfa. Curiosa la notizia storica della<br />
fondazione di una comunità agricola pastorale femminile insediata<br />
verso la metà del XII secolo in quel di Conche, e poi assorbita nel<br />
1236 dalla Comunità dei frati umiliati che si dedicano in quel di<br />
Lumezzane alla lavorazione della lana. Nel 1318 viene redatto in<br />
lingua latina il primo e il più antico statuto di Pezzaze poi tradotto il<br />
lingua volgare nel 1529 dal parroco di Lavone Giovanni Grotti. Si<br />
tratta di una codificazione esemplare del diritto dell’epoca in buona<br />
parte dedicata alla normativa delle attività agro silvo pastorali e<br />
zootecnica. Nel 1355 Gian Galeazzo Visconti diventa signore di<br />
Milano, e Brescia stipula con lui i “capitoli di sudditanza” nei quali si<br />
conferisce alla provincia una divisione amministrativa fondata sulle<br />
quadre tra cui ben delimitata e descritta quella Valtrumplina con le<br />
attestazioni delle proprietà singole e dei redditi allora<br />
prevalentemente agricoli.<br />
20
Dopo l’intervallo di Governo di Pandolfo Malatesta signore di<br />
Rimini dal 1404 al 1421 e la breve rioccupazione viscontea sino al<br />
1426, viene stabilito nel trattato di pace di Ferrara il passaggio di<br />
Brescia alla Repubblica Veneta.<br />
Nello stesso anno inizia quindi in Valle Trompia la dominazione<br />
veneta, che durerà sino al 1797.<br />
E’ in questo periodo che, imposto dalla Serenissima, viene<br />
steso lo Statuto di Valle Trompia del quale si conoscono due testi. Il<br />
primo, manoscritto, venne redatto nel 1736, il secondo, edito a<br />
caratteri di stampa, porta la data del 1576 e presenta limitate<br />
variazioni rispetto al precedente.<br />
Il testo dello Statuto “descrive” una società retta da un<br />
complesso ordine giuridico e istituzionale, che comprova come i<br />
Valtrumplini abbiano in quel periodo già composto ed affermato una<br />
propria identità, costruita sulla realtà economica locale, su fatti,<br />
problemi, valori che hanno accompagnato e sostenuto l’autonomo<br />
sviluppo.<br />
Già nello statuto, oltre a tutti gli altri settori sociali, vengono<br />
dettate norme ben precise riguardanti l’agricoltura. In particolare<br />
vengono indicate norme igienico-sanitarie per gli allevamenti,<br />
regolamentati i mercati e le compravendite di prodotti agricoli e<br />
bestiame, le unità di misura e di peso, alcune delle quali ancora in<br />
uso presso gli agricoltori della Valle come ad esempio la “gerla” e il<br />
“carro” utilizzate per la pesatura del fieno.<br />
Importanti sono la norme che regolano l’affittanza e gli<br />
obblighi dell’affittuale, la custodia del bestiame e di colui che lo<br />
deve custodire.<br />
La rilevanza data dagli articoli dello statuto permette di<br />
valutare quanto attivo e importante, sia dal punto di vista<br />
economico che sociale, fosse il settore agricolo in tale periodo.<br />
Nel 1797 la Repubblica Veneta viene cancellata dagli Stati<br />
d’Europa. I successivi repentini eventi storici portano diverse forme<br />
di governo e sino al 1836 non ci sono notizie sull’agricoltura<br />
valtrumplina.<br />
Quasi un secolo e mezzo è passato dal lontano 1836! L’anno<br />
prima a Vienna si era spento l’Imperatore Francesco I e nell’impero<br />
austroungarico erano stati decretati e imposti tre giorni di lutto con<br />
riti e suppliche in tutte le Chiese. I parroci lombardi che, con<br />
pretestuosità speciose non ritenute sufficientemente giustificate<br />
dall’autorità del governo regio-imperiale non si erano prestati alle<br />
celebrazioni asservite e imposte con la forza, venivano denunciati ai<br />
21
tribunali di sua maestà e iscritti nelle liste nere di prescrizione dei<br />
sorveglianti speciali dai sovrintendenti di polizia.<br />
A quel tempo il Viceré Ranieri doveva “riferire” al nuovo<br />
imperatore Ferdinando I d’Austria redigendo un dettagliato rapporto<br />
sulle condizioni delle province lombarde, turbolente e irrequiete<br />
come molte altre, in quei territori del “dominio” dove la popolazione<br />
si dimostrava sempre più insofferente della presenza straniera.<br />
Allora da Milano a Vienna, passando per Brescia, Venezia e<br />
Trieste si viaggiava coi “velociferi”. Si trattava di speciali diligenze<br />
che impiegavano cinque notti e quattro giorni per il tragitto di circa<br />
Km 900. Il viaggio costava 153,90 Lire austriache per passeggero<br />
con bagaglio.<br />
In quell’anno i tribunali di Sua Maestà s’ affrettarono a<br />
pubblicare le sentenze definitive contro i sudditi infedeli rei di<br />
tradimento per avere partecipato ai moti di ribellione del 1833 e<br />
Ferdinando I rilasciava troppo guidare la mano dal principe di<br />
Metternich governando dispoticamente, fino a che i moti del 1848-<br />
49 lo costrinsero e ritirarsi ad Olmütz e ad abdicare in favore del<br />
nipote Francesco Giuseppe.<br />
Alcuni dei “velociferi” che varcavano le Alpi, si dirigevano con il<br />
loro carico di patrioti lombardi al carcere duro verso gli spalti tetri<br />
della fortezza dello Spielberg, dove fu condotto anche il cospiratore<br />
Piardi di Pezzaze.<br />
Le condizioni della popolazione, ed in particolare del contado<br />
erano decisamente di sottosviluppo. Serpeggiavano diverse<br />
malattie e nel 1836 scoppiò una grave epidemia di colera con la<br />
conseguenza di decine di migliaia di morti.<br />
In questo quadro, nelle province lombarde venne indetta<br />
un’inchiesta sull’agricoltura al fine di accertare, Distretto per<br />
Distretto, le reali condizioni socio-economiche del ceto rurale riferite<br />
all’ambiente di operatività specifica. La rilevazione delle necessarie<br />
notizie venne effettuata mediante la distribuzione di una serie di<br />
questionari contenenti 52 quesiti ai quali si doveva dare adeguata<br />
risposta.<br />
22
QUESITI SULL’AGRICOLTURA DELLE<br />
PROVINCIE LOMBARDE<br />
1. Qual è l’estensione (pertiche censuarie?) di ciascun Comune,<br />
indicando separatamente la terra coltivata, quella a bosco e<br />
l’incolta?<br />
2. se ve ne ha d’incolta potrebbe essa rendersi fruttifera ed in<br />
quale maniera? Le spese di dissodamento o di bonificazione<br />
sarebbero esse proporzionate al ricavo successivo?<br />
3. In che proporzione sta la terra arabile o coltivabile a grano e a<br />
sementi con quella che si lascia a pascolo?<br />
4. Quali sono in generale le principali qualità del suolo, qual’è la<br />
rispettiva estensione?<br />
5. Quali grani sono coltivati, in che proporzione e qual’è il ricavo<br />
medio in confronto della quantità seminata su di un<br />
determinato spazio di terreno?<br />
6. Qual è la rotazione delle diverse semenze?<br />
7. Se è quale proporzione del territorio è irrigata, di che natura e<br />
provenienza sono le acque, quale metodo in generale si opera<br />
per la loro distribuzione?<br />
8. Si coltiva riso e di che qualità?<br />
9. Qual è stato il valore con le bestie e con le quali, ovvero è<br />
lavorato con le braccia?<br />
10. Il terreno è lavorato con le bestie e con le quali, ovvero è<br />
lavorato con braccia?<br />
11. Quale sorta di bestiame si mantiene e con quali mezzi?<br />
12. Quali foraggi si coltivano?<br />
13. Il bestiame si trae da altri paesi e da quali?<br />
14. Si fanno allievi dei bestiami e in che quantità?<br />
15. Si fabbricano oggetti di latte (butirro, formaggi,<br />
stracchini) si consumano in luogo o si vendono altrove?<br />
16. Le viti sono poste in mezzo a terreni coltivati ovvero sono<br />
collocate in luoghi separati ed esistono ambedue i generi di<br />
coltivazione qual’è la parte destinata all’uno e all’altro?<br />
17. Qual è stato il prezzo medio del vino nei passati dieci<br />
anni?<br />
23
18. Il vino basta al consumo del paese o se ne importa da<br />
altri luoghi?<br />
19. La frutta degli alberi formano un prodotto rilevante?<br />
20. Si coltivano piante oleifere quale e quanto ne è il<br />
prodotto?<br />
21. Si coltivano piante tigliose (lino, canapa) e quale ne è la<br />
quantità e la qualità?<br />
22. Il territorio è coltivato a gelsi? Di che natura è la loro<br />
coltivazione? Quale a quanto è il prodotto della foglia?<br />
23. La foglia di gelso che si raccoglie, si consuma in un luogo<br />
per allevare bachi da seta? Viene altrove trasportata o invece<br />
se ne trasporta da altro luogo?<br />
24. Quale proporzione sussiste tra un dato peso di foglia<br />
consumata per allevare bachi, e quella da bozzoli che<br />
produssero?<br />
25. la semente dei bachi da seta si fa in sito o si trae da altri<br />
luoghi?<br />
26. I bozzoli si filano in sito o si mandano altrove a ciò siano<br />
filati?<br />
27. Per la filatura dei bozzoli si adoperano persone del paese<br />
o se ne chiamano da altri luoghi?<br />
28. Di quale titolo (finezza) è la seta che si ricava dalla<br />
filatura?<br />
29. Esistono boschi e di che specie? Quali sono le regole del<br />
loro taglio?<br />
30. Di quale genere di combustibile si fa uso principalmente,<br />
donde si trae e quale ne è il costo?<br />
31. Quale sistema è adottato per la coltivazione? I fondi<br />
vengono affiliati o si lavorano per conto dei proprietari?<br />
32. Qual è la grandezza ordinaria dei poderi che sono affittati<br />
e che si lavorano dai proprietari?<br />
33. Come viene pagato l’affitto, in derrate, in prestazioni<br />
d’opera, ecc..?<br />
34. Gli affittuari sogliono subaffittare i fondi?<br />
35. I conduttori sono in condizioni piuttosto agiata?<br />
36. Qual è la pigione comune di ciascuna qualità di terra<br />
ragguagliata a denaro?<br />
37. Quali deduzioni sono a farsi solitamente al fitto per<br />
determinare il ricavo netto?<br />
38. I lavori agricoli sono tutti eseguiti da persone abitanti in<br />
sito? Nel caso negativo da quali luoghi vengono le persone che<br />
lo aiutano?<br />
24
39. Quanti lavoratori si esigono per lavorare una data<br />
estensione di terreno e di quante persone si possono valutare<br />
le loro famiglie?<br />
40. Lavorano le donne sul terreno o se hanno altre<br />
occupazioni qual è la maniera in cui sono occupate, oltre alle<br />
faccende domestiche?<br />
41. Quale salario ricevono i lavoratori ne diversi tempi<br />
dell’anno e come si pagano?<br />
42. Come sono pagate e trattate le persone che attendono ai<br />
diversi rami d’agricoltura e vivono presso i padroni o i<br />
conduttori?<br />
43. I contadini si occupano anche in altri lavori oltre che in<br />
agricoltura?<br />
44. Qual è il cibo abituale di contadini e quale la bevanda?<br />
45. Quale qualità e quantità di carne consumano i contadini in<br />
un anno?<br />
46. Quali sono le stoffe di cui si vestono gli uomini e le donne<br />
delle famiglia agricole e quale ne è il costo?<br />
47. Se e a quali tasse sono soggetti i proprietari oltre alle<br />
imposte regie e comunali?<br />
48. Se e a quali tasse sono soggetti i conduttori oltre alla<br />
tassa personale?<br />
49. Se e quale quantità di fondi è soggetta a decime ed a<br />
primizia; in che proporzione viene questa riscossa, si paga ai<br />
parroci ed altri ecclesiastici, od a secolari?<br />
50. Il Comune sostiene spese per oggetti di culto?<br />
51. Vi sono poveri mendicanti, in che qualità e come vivono?<br />
52. Il Comune sostiene spese per oggetti di beneficenza p.e.<br />
soccorsi ai cronici ecc.. ecc..?<br />
Rileggerli oggi a conclusione del censimento generale<br />
dell’agricoltura 2000 può essere interessante ed utile.<br />
A porre ordinatamente queste domande fu un solerte funzionario<br />
dell’Imperial Regio Governo a Milano, tale Karl Czoernig, classe<br />
1804, dedicò all’inchiesta gli anni compresi tra il 1835 ed il 1839 fra<br />
formulazione, rivelazione, raccolta, elaborazione e trascrizione. Il<br />
materiale dell’inchiesta, con eccezione delle province di Como e di<br />
Bergamo e di buona parte di quella di Sondrio, finì negli archivi<br />
dell’I.R. Società Agraria di Gorizia e successivamente nell’archivio<br />
storico provinciale della stessa città.<br />
25
L’indagine, assai minuziosa ed interessante riferita alla provincia<br />
di Brescia, fu articolata nei 17 distretti in cui allora era suddivisa.<br />
Quelli di Gardone e Bovegno produssero la documentazione di<br />
seguito riportata:<br />
Per la corretta ed equivalente interpretazione della unità di<br />
misura esposte, con le attuali, si rammenda che:<br />
1 piò di 100 tavole = mq 3.255,393<br />
1 carro di fieno = mc 10,748<br />
1 soma di 12 quarti = 1 145,920<br />
1 carro di 12 zerle = 1 596,916<br />
1 pinta di 2 boccali = 1 1,381<br />
1 carro di 100 pesi = Kg 802,030<br />
1 libbra di 12 once = Kg 0,320<br />
1 cavezzo di pertica quadra = mq 8,138<br />
1 meda per legna = mc 7,739<br />
1 quarta di 4 coppi = 1 12,160<br />
1 zerla di 4 secchie = 1 49,742<br />
1 boccale = 1 0,690<br />
1 peso di 25 libbre = Kg 8,020<br />
1 oncia = Kg 0,026<br />
26
RISPOSTE AI QUESITI SULL’AGRICOLTURA<br />
DEI DISTRETTI VI DI GARDONE<br />
E VII DI BOVEGNO<br />
1. La risposta a questo quesito è il qui annesso prospetto primo.<br />
2. Nel distretto di Gardone non v’ha la più piccola porzione di<br />
terreno incolto, che sia suscettibile ad essere migliorata; in<br />
quello di Bovegno alcune tenui pezze di monti pascolavi<br />
potrebbero ridursi a prato, ma con grave spesa pel<br />
dissodamento e per la quantità di concime, somme che si<br />
renderebbe necessaria per l’ingrasso, la quale non sarebbe<br />
compensata dalla scarsa copia di fieno che si otterrebbe.<br />
3. 3.nal distretto di Gardone la terra arabile sta al fondo<br />
pascolivo, come 7 ad 1, in quello di Bovegno all’opposto come<br />
1 a 4.<br />
4. Nel distretto di Gardone V.T. ed in quello di Bovegno sono al<br />
ponte di Predonto la parte predominante del terreno è la<br />
calcarea, di là partendo sino al fine della Valle, che è il dorso<br />
del Maniva, gli strati superiori a sinistra del Mella sono<br />
parimenti calcarei ed a destra silicei. Questi sono coperti dal<br />
terreno vegetabile, che forma lo strato superficiale, di tutto il<br />
nostro suolo e lo rende più o meno fertile secondo la diversità<br />
dei luoghi, dove più abbonda o scarseggia. L’estensione di<br />
esso è esposta nel predetto suaccennato.<br />
5. In ambo i distretti si seminano frumento e sorgo-turco, per<br />
ordinario due terzi di questo ad uno del primo. Non vengono<br />
dimenticati l’orzo, il panico, il miglio, la melica; ma è talmente<br />
modica la quantità di questi, che non meritano essere collocati<br />
fra i prodotti nostri. Il ricavo medio del frumento è il seguente;<br />
in cento tavole il terreno aratorio se si semina a frumento, si<br />
raccolgono quattro quarte di semente, e produce dalle tre alle<br />
quattro some di grano, e se a sorgo-turco, bastano due quarte<br />
e se ne raccolgono sette od otto some. Nelle comuni di<br />
Bovegno e Collio si coltivano da pochi anni anche le patate,<br />
che danno un reddito di qualche entità, e suppliscono<br />
specialmente in Collio in gran parte ai cereali, che ivi mancano<br />
del tutto.<br />
27
6. La rotazione delle diverse sementi si fa in questo modo: si<br />
seminano i campi per tre anni, un anno a frumento ed uno a<br />
sorgo-turco alternativamente, ed il quarto anno a trifoglio.<br />
7. Sì nell’uno che nell’altro dei distretti non si adacquano che i<br />
prati, e quasi tutti, pioché l’acqua è quivi abbondante. Hannovi<br />
dunque torrenti, ruscelli e fontane, che la somministrano per<br />
tutti gli angli, ed ogni possessore di terreno prativo ne può<br />
usare a piacere, né in tale articolo avvi regola alcuna di<br />
ripartizione.<br />
8. Qui non si coltiva riso di sorta alcuna.<br />
9. Il valore medio del frumento negli ultimi dieci anni fu di lire 32<br />
per soma e 15 quello del sorgo.<br />
10. Nel distretto inferiore il terreno si lavora per la maggior<br />
parte coi buoi e poco colle braccia, nel superiore all’opposto<br />
per la massima parte colle bracci.<br />
11. Nel distretto di Gardone o inferiore si mantiene poco<br />
bestiame, cioè i buoi necessari per arare la terra e pochissimi<br />
altri capi, e si alimentano con fieno, stoppie, sterpi verdi ed<br />
erba dei pascoli. Nel superiore all’opposto vi sono pochissimi<br />
buoi ed invece numerose mandrie di vacche e di pecore, che<br />
pascolano nell’estate per monti e nell’inverno discendono a<br />
mangiare i fieni della pianura per ritornare precocemente nella<br />
primavera a consumare quelli dei nostri prati.<br />
12. Qui non si coltivano altri foraggi, che l’ordinario fieno.<br />
13. Sai i buoi che le vacche si traggono per consueto dalla<br />
Svizzera<br />
14. Pochissimi allievi si fanno di pecore e giovenchi, mentre<br />
molti sono quelli dei suini presso i mandriani del distretto<br />
superiore, il numero dei quali ascende a cinque o sei cento<br />
all’anno, che si vendono sui vari mercati della provincia.<br />
15. Nelle comuni dello stesso superiore distretto si fabbricano<br />
copiosamente butirro, formaggio, stracchini ed altri prodotti di<br />
latte che si smerciano quasi per intero in Brescia, eccetto<br />
piccola porzione che si consuma in luogo. Nel distretto<br />
inferiore non se ne fabbrica punto.<br />
16. Le viti, che nel distretto superiore non si coltivano se non<br />
nelle comuni di Brozzo e di Lodrino in piccola quantità, si<br />
coltivano in tutti i paesi del distretto inferiore e quelle che<br />
giacciono nel piano sono tutte piante in mezzo ai terreni<br />
aratori. Quelle all’opposto che vennero collocate sulle colline<br />
godono esclusivamente dell’intero terreno che sta loro<br />
d’intorno e dentro il quale vengono conficcate le loro radici.<br />
28
17. Il prezzo medio del vino di Val Trompia nel passato<br />
decennio fu di lire sei per gerla (misura bresciana)<br />
18. Nel distretto inferiore il vino che si trae dall’uva raccolta<br />
in luogo potrebbe bastare per otto mesi dell’anno, se se ne<br />
facesse uso moderato; ma siccome dal basso popolo dedito<br />
straordinariamente all’ubriachezza se ne inghiotta largamente,<br />
così se ne acquista più che la metà di quello che si consuma<br />
altrove. Nel distretto di Bovegno poi, dove non se ne raccoglie<br />
che scarsissima porzione, tutto quello che si beve si compera<br />
fuori.<br />
19. Di poco rilievo ed utilità è la frutta, che in tenue quantità<br />
si raccoglie dagli alberi di ambo i distretti.<br />
20. Qui non si coltivano gli olivi perché non vi prosperano.<br />
21. Scarsissimo e di nessuna importanza è parimenti il<br />
canape e il lino, che da taluni si semina in qualche angolo di<br />
terreno più per diporto che per utile oggetto.<br />
22. In ambo i distretti si coltivano i gelsi, benché in poca<br />
quantità in quello di Bovegno. In modo di coltivare è da albero<br />
ed a siepe. Si spogliano dalla foglia due anni consecutivi e si<br />
lasciano riposare il terzo. Si ha cura di potarli a suo tempo, di<br />
troncare i rami morti ed i germogli secchi, come pure di<br />
concimare quelli che si trovano nei terreni magri. Nelle comuni<br />
del distretto inferiore danno un prodotto complessivo di<br />
venticinque a trentamila pesi di foglia, ed in quelle del<br />
distretto superiore da sei a settemila pesi all’anno.<br />
23. la foglia di gelso, che si raccoglie tra noi, si consuma tutta<br />
in un luogo per allevare i filugelli ed ordinariamente non è<br />
sufficiente per condurli tutti al bosco. Conviene perciò<br />
acquistare anche fuori di luogo.<br />
24. Qui si calcola abbisognare cento pesi di foglia per ogni<br />
oncia di semente, da cui si ottengono cinque pesi di bozzoli.<br />
25. La semente de filugelli si fa in sito.<br />
26. Nel distretto superiore non vi sono filatoi di bozzoli, ma<br />
bensì nell’inferiore, a Gardone, a Villa, a Lumezzane.<br />
27. I bozzoli si fanno filare da donne del paese; salvo qualche<br />
raro caso contrario.<br />
28. La finezza della seta, che si ottiene dalla filatura, è<br />
l’ordinaria di quella degli altri luoghi della provincia.<br />
29. I boschi occupano gran parte del territorio d’ambo i<br />
distretti.<br />
30. Come si può vedere dal prospetto sossegnato. In essi<br />
abbonda la quercia, il tiglio, il faggio, il castagno, il carpino, il<br />
29
nocciolo, il frassino, l’ontano, il salice, il pioppo, non che altre<br />
specie, le quali tutte si mantengono a ceduo e si tagliano ogni<br />
dodici anni quelle che si sogliono ridurre in carbone ed ogni<br />
sette od otto anni quelle che servono ad uso focolare. Dopo<br />
tagliata la legna, i tronchi e rami grossi ridotti tutti alla<br />
larghezza d’un metro si dispongono in lunghe cataste<br />
dell’altezza parimenti d’un metro, e si misurano, come qui<br />
costume, a sacco, ognuno dei quali consta di un metro di<br />
legna in altezza, larghezza e lunghezza e vale lire cinque o sei<br />
al più. Le cimaglie o legna minuta poi si legano in fascine, che<br />
si pagano otto o nove lire per cento, e queste servono per<br />
ordinario combustibile, avvegnacchè il carbone si consuma nei<br />
forni per fondere il ferro o nelle fucine per lavorarlo. Nel<br />
distretto superiore avvi inoltre selve di abeti e di larici di<br />
grande estensione, che si lasciano crescere ed ingrossare sino<br />
ad una età avanzata e si riservano per legno da travi, da assi<br />
e, come di dice, da opera per le fabbriche.<br />
31. In tutta la valle i fondi aratori si coltivano da proprietari e<br />
dai mezzajuoli, coi quali si dividono le entrate per metà.<br />
Rarissimi sono quelli che si danno in affitto e qualora ciò<br />
avvenga, l’affitto si paga in denaro. I prati si fanno lavorare<br />
dai proprietari per proprio conto e si paga ai lavoratori la<br />
convenuta mercede o in denaro o in generi commestibili.<br />
32.<br />
33.<br />
34. Siccome questi quesiti riguardano i fondi affittati, che tra<br />
noi come si è detto non ve ne sono, così ci crediamo<br />
dispensati dall’occupazione.<br />
35.<br />
36.<br />
37.<br />
38. I lavori del campo sono tutti eseguiti de coloni del luogo.<br />
39. A lavorare a braccia un terreno dell’estensione (ex.gr.) di<br />
cento tavole, sei lavoratori impiegano in estate tre giorni circa,<br />
e nell’inverno quattro o cinque. Le famiglie degli agricoltori si<br />
possono valutare in complesso si cinque a sei individui l’una.<br />
40. Anche le donne tra noi lavorano alla campagna e si<br />
occupano inoltre della filatura del canape e del lino, coi quali<br />
prodotti molte di esse fabbricano di propria mano la tela, ed in<br />
alcuni comuni del distretto superiore come a Collio, e Pezzate<br />
sulle proprie spalle portano fuori dalle viscere della terra il<br />
minerale greggio scavato da minatori.<br />
30
41. I lavoratori dei campi tra noi in ciascuna stagione<br />
dell’anno si pagano a ore, e la loro mercede è di nove<br />
centesimi per ciascuna ora di lavoro.<br />
42. Alle persone, che da alcuni proprietari si tengono in casa<br />
per valersi della loro opera nei vari rami di lavoro, e che si<br />
dicono servi o famigli, oltre il vitto quotidiano e l’alloggio di<br />
pagano ordinariamente dieci o dodici lire per ciascun mese.<br />
43. I contadini si occupano oltre i lavori campestri anche di<br />
tutti quelli per cui posseggono qualche abilità.<br />
44. Il cibo consueto dei contadini è la polenta, e la bevanda<br />
l’acqua o il vinello; ma nei giorni festivi molti bevono sino<br />
all’ubriachezza.<br />
45. La poca carne che mangiano i contadini fra di noi è il<br />
vitello, di montone, o di pollo, che si può valutare in massa ad<br />
un peso per ciascheduno all’anno. Nelle comuni del distretto<br />
superiore si mangiano inoltre salsicce e carni salate ed<br />
affumicate di vacca.<br />
46. Le stoffe ordinarie di cui si vestono i contadini sono si<br />
fustagno tinto di verde d’olivo, che costa dai cinquanta agli<br />
ottanta centesimi per braccio, ed il panno grossolano del<br />
valore di quattro a cinque lire parimenti al braccio; e le donne<br />
indossano abiti di tela di canape o di lino tinta a vari colori del<br />
prezzo dai settanta centesimi alla lira per braccio.<br />
47. In nessuno dei due distretti sono soggetti i proprietari a<br />
tasse oltre le solite imposte regie e comunali.<br />
48. Lo stesso dicasi dei conduttori dei fondi ove ve ne siano.<br />
49. Nessun fondo è qui soggetto a pagamento di decima,<br />
primizia di sorta, qualora non si facciano entrare in questa<br />
categoria alcune tenui somme, che in qualche comune da certi<br />
privati si pagano a titolo di livello o di enfiteusi al parroco del<br />
luogo o di altri, e che sono garantite sopra qualche porzione di<br />
terreno ad esso loro appartenente.<br />
50. La risposta a questo quesito riguarda anche quello<br />
numero 52 e sarà il secondo prospetto, nel quale si sono<br />
omesse le somme eventuali ed incerte, che pagano tutte le<br />
comuni all’ospitale di Brescia per gli ammalati cronici e per le<br />
sifilitici che si inviano tratto costì onde esservi curati, e che<br />
non possono in anticipazione determinarsi.<br />
51. Qui non v’ha mendicità. Chi può lavorare trova modo in<br />
ogni stagione dell’anno di procacciarsi la sicurezza. Gli invalidi<br />
sono soccorsi dagli istituti elemosinieri e dalle offerte di piè<br />
persone.<br />
31
Distretti<br />
Distretto<br />
VII di<br />
Bovegno<br />
Distretto<br />
VI di<br />
Gardone<br />
PROSPETTO I° DELL’ESTENSIONE SUPERFICIALE DEI<br />
TERRENI NEI DUE DISTRETTI DI BOVEGNO E DI GARDONE<br />
Comuni<br />
BOVEGNO<br />
BROZZO<br />
CIMMO<br />
COLLIO<br />
IRMA<br />
LODRINO<br />
MARMENTINO<br />
PEZZAZE<br />
PEZZORO<br />
CARCINA<br />
GARDONE<br />
V.T.<br />
INZINO<br />
LUMEZZANE<br />
PIEVE<br />
LUMEZZANE<br />
S.APPOLL.<br />
MAGNO<br />
MARCHENO<br />
SAREZZO<br />
VILLA DI<br />
COGOZZO<br />
POLAVENO<br />
Campi<br />
Aratori<br />
ed orti<br />
Pertiche<br />
censuarie<br />
768,00<br />
161,00<br />
295,00<br />
378,00<br />
81,00<br />
403,00<br />
664,00<br />
531,00<br />
65,00<br />
404,00<br />
937,00<br />
326,00<br />
599,00<br />
58,00<br />
379,00<br />
1.093,00<br />
1.948,00<br />
1.334,00<br />
1.098,00<br />
Vigne<br />
Pertiche<br />
censuarie<br />
245,00<br />
15,00<br />
46,00<br />
1.294,00<br />
1.637,00<br />
340,00<br />
553,00<br />
110,00<br />
Prati<br />
Pertiche<br />
censuarie<br />
6.164,00<br />
1.560,00<br />
1.979,00<br />
6.790,00<br />
866,00<br />
1.312,00<br />
2.508,00<br />
3.475,00<br />
1.132,00<br />
62,00<br />
552,00<br />
317,00<br />
670,00<br />
2.624,00<br />
612,00<br />
60,00<br />
1.220,00<br />
323,00<br />
952,00<br />
Pascoli<br />
Pertiche<br />
censuarie<br />
21.955,00<br />
1.311,00<br />
2.201,00<br />
32.183,00<br />
1.728,00<br />
5.471,00<br />
4.180,00<br />
3.525,00<br />
421,00<br />
40,00<br />
45,00<br />
38,00<br />
320,00<br />
290,00<br />
530,00<br />
80,00<br />
220,00<br />
35,00<br />
110,00<br />
(Tav.1)<br />
Boschi<br />
Pertiche<br />
censuarie<br />
18.022,00<br />
9.724,00<br />
9.182,00<br />
11.896,00<br />
2.290,00<br />
9.228,00<br />
10.669,00<br />
13.629,00<br />
3.989,00<br />
3.391,00<br />
11.228,00<br />
5.201,00<br />
8.630,00<br />
14.080,00<br />
5.895,00<br />
7.414,00<br />
13.225,00<br />
7.355,00<br />
Totale<br />
46.909,00<br />
12.756,00<br />
13.657,00<br />
51.247,00<br />
4.965,00<br />
16.414,00<br />
18.021,00<br />
21.160,00<br />
5.607,00<br />
4.151,00<br />
12.777,00<br />
5.928,00<br />
11.513,00<br />
18.689,00<br />
7.416,00<br />
8.647,00<br />
16.953,00<br />
9.600,00<br />
9.121,00<br />
Totali 11.522,00 4.249,00 33.178,00 74.683,00<br />
6.851,00<br />
171.899,00 295.531,00<br />
*Pertica = 1/5 Piò bresciano<br />
32
PROSPETTO II° DELLE SOMME CHE I COMUNI DEI DUE<br />
DISTRETTI DI BOVEGNO E DI GARDONE PAGANO<br />
ANNUALMENTE PER OGGETTI DI BENEFICIENZA, DI<br />
CULTO E D’ISTRUZIONE PUBBLICA.<br />
(Tav.2.)<br />
Distretti<br />
Distretto<br />
VII di<br />
Bovegno<br />
Distretto<br />
VI di<br />
Gardone<br />
Comuni<br />
BOVEGNO<br />
BROZZO<br />
CIMMO<br />
COLLIO<br />
IRMA<br />
LODRINO<br />
MARMENTINO<br />
PEZZAZE<br />
PEZZORO<br />
Titolo<br />
Canoni e salari annui<br />
Lire<br />
come sopra<br />
come sopra<br />
come sopra<br />
come sopra<br />
come sopra<br />
come sopra<br />
come sopra<br />
come sopra<br />
Per oggetto<br />
di pubblica<br />
beneficenza<br />
862,87<br />
80,46<br />
0,00<br />
1.550,37<br />
0,00<br />
0,00<br />
0,00<br />
591,18<br />
0,00<br />
Somme che si pagano<br />
annualmente<br />
Per<br />
oggetto<br />
di culto<br />
647,34<br />
68,96<br />
218,39<br />
482,76<br />
364,36<br />
253,85<br />
149,42<br />
95,44<br />
458,56<br />
Per<br />
istruzione<br />
pubblica<br />
2.376,14<br />
1.084,49<br />
966,66<br />
1.947,09<br />
447,26<br />
667,10<br />
1.519,55<br />
1.356,71<br />
404,29<br />
Totale lire… 3.084,88 2.739,08 10.769,29<br />
CARCINA<br />
GARDONE V.T.<br />
INZINO<br />
LUMEZZANE<br />
PIEVE<br />
LUMEZZANE<br />
S. APPOLL.<br />
MAGNO<br />
MARCHENO<br />
SAREZZO<br />
VILLA DI<br />
COGOZZO<br />
POLAVENO<br />
Canoni e salari annui<br />
lire<br />
come sopra<br />
come sopra<br />
come sopra<br />
come sopra<br />
come sopra<br />
come sopra<br />
come sopra<br />
come sopra<br />
come sopra<br />
68,96<br />
172,41<br />
684,63<br />
25,04<br />
172,41<br />
319,54<br />
732,19<br />
49,31<br />
1.292,87<br />
379,02<br />
194,25<br />
Totale lire… 68.96 4.021,67 0,00<br />
33
Prospetto territoriale<br />
(Tav. 3)<br />
Distretti<br />
Distretto<br />
VII di<br />
Bovegno<br />
Comuni<br />
BOVEGNO<br />
BROZZO<br />
CIMMO<br />
COLLIO<br />
IRMA<br />
LODRINO<br />
MARMENTI.<br />
PEZZAZE<br />
PEZZORO<br />
Pop.<br />
secon<br />
il<br />
censo<br />
1835<br />
1.650<br />
384<br />
481<br />
2.231<br />
258<br />
586<br />
667<br />
1.604<br />
207<br />
N.dei<br />
Poss.<br />
428<br />
153<br />
156<br />
423<br />
79<br />
165<br />
199<br />
349<br />
67<br />
PERTICATO DELLE TERRE ESTIMO<br />
Incolta boscata coltivata Totale privati comuni totale<br />
pertiche<br />
62,00<br />
1.162,00<br />
0,00<br />
101,00<br />
109,00<br />
0,00<br />
14,00<br />
462,00<br />
17,00<br />
pertiche<br />
17.822,00<br />
3.916,00<br />
3.959,00<br />
16.256,00<br />
2.436,00<br />
5.705,00<br />
9.984,00<br />
12.836,00<br />
2.693,00<br />
pertiche<br />
29.023,97<br />
8.064,48<br />
9.684,74<br />
34.940,21<br />
2.416,14<br />
10.706,24<br />
7.947,32<br />
7.914,30<br />
2.879,92<br />
pertiche<br />
46.907,97<br />
13.142,48<br />
13.643,74<br />
51.297,21<br />
4.961,14<br />
16.411,24<br />
17.945,32<br />
21.212,30<br />
5.589,92<br />
13.106,5<br />
7.293,3<br />
12.789,3<br />
11.453,0<br />
3.032,1<br />
4.554,3<br />
2.391,0<br />
13.900,4<br />
2.894,2<br />
13.319,2<br />
1.010,4<br />
2.446,2<br />
8.843,2<br />
951,1<br />
1.115,2<br />
9.455,1<br />
9.143,3<br />
1.882,4<br />
26.425,7<br />
8.303,7<br />
15.235,5<br />
20.296,2<br />
3.983,2<br />
5.669,5<br />
11.846,1<br />
23.043,7<br />
4.776,6<br />
Totali<br />
1.927,00 75.607,00 113.577,32 191.111,32 71.414.1 48.166,1 119.580,2<br />
8.068 2.019<br />
La superf. delle acque e strade è<br />
2.173,20 Aggiungesi il pertic. 1.801,20<br />
pertiche<br />
Quelle dei fabbricati è pertiche<br />
628,00 contr.o<br />
Totali pertiche 2.801,20 Totale pertiche 193.912,52<br />
Distretti<br />
Distretto<br />
VI di<br />
Gardone<br />
Comuni<br />
CARCINA<br />
GARDONE<br />
INZINO<br />
LUMEZZAN<br />
E<br />
PIEVE<br />
LUMEZZAN<br />
E<br />
S.APPOLL.<br />
MAGNO<br />
MARCHENO<br />
SAREZZO<br />
VILLA DI<br />
COGOZZO<br />
POLAVENO<br />
Pop.<br />
Secon.<br />
il<br />
censo<br />
1835<br />
463<br />
1.606<br />
487<br />
1.441<br />
1.955<br />
196<br />
449<br />
889<br />
1.439<br />
873<br />
N.<br />
dei<br />
poss.<br />
144<br />
269<br />
121<br />
436<br />
409<br />
62<br />
130<br />
310<br />
313<br />
218<br />
PERTICATO DELLE TERRE ESTIMO<br />
Incolta Boscata Coltivata Totale Privati Comuni Totale<br />
pertiche<br />
0,00<br />
97,00<br />
359,00<br />
183,00<br />
624,00<br />
812,00<br />
0,00<br />
20,00<br />
9,00<br />
2,00<br />
pertiche<br />
3.609,00<br />
9.780,00<br />
4.447,00<br />
6.407,00<br />
9.206,00<br />
4.256,00<br />
4.261,00<br />
5.827,00<br />
11.771,00<br />
5.839,00<br />
pertiche<br />
817,70<br />
3.111,47<br />
1.125,21<br />
4.940,00<br />
8.872,82<br />
2.315,37<br />
5.080,85<br />
3.276,44<br />
5.201,27<br />
3.879,92<br />
pertiche<br />
4.426,70<br />
12.988,47<br />
5.931,21<br />
11.530,16<br />
18.702,82<br />
7.383,37<br />
9.341,85<br />
9.123,44<br />
16.981,27<br />
9.720,92<br />
pertiche<br />
8.409,1<br />
26.511,1<br />
6.569,0<br />
23.910,4<br />
10.169,2<br />
4.354,3<br />
5.800,2<br />
20.815,1<br />
43.599,0<br />
32.649,5<br />
Totali 9.798 2.412 2.106,00 65.403,00 38.621,21 106.130,21 182.786,<br />
9<br />
La superf. delle acque e strade è<br />
1.788,55 Aggiungesi il pertic. 2.303,55<br />
pertiche<br />
Quella dei fabbricati è pertiche<br />
515,00 contr.o<br />
Totale pertiche 2.303,55 Totale pertiche 108.433,76<br />
pertiche<br />
776,4<br />
2.593,4<br />
1.370,0<br />
418,4<br />
3.718,4<br />
1.101,2<br />
42,4<br />
10.630,0<br />
2.877,1<br />
3.143,3<br />
pertiche<br />
9.185,5<br />
29.104,5<br />
7.939,0<br />
24.328,8<br />
13.887,6<br />
5.455,5<br />
5.842,6<br />
31.445,1<br />
46.476,1<br />
35.792,8<br />
26.670,6 209.457,5<br />
34
Nel 1859 la Valle Trompia viene incorporata nel nuovo Regno<br />
d’Italia. Interessanti notizie sull’agricoltura di questo periodo si<br />
traggono da una relazione commissionata da Senatore Jacini,<br />
presidente della Giunta per l’inchiesta agraria, a Bortolo Benedini<br />
(1881).<br />
Descrivendo la fisionomia dell’agricoltura della zona montana,<br />
si legge: “discendendo dalle vette dei monti ove sono i pascoli, si<br />
passa ai boschi ed ai castagneti e qui si vedono coltivate a<br />
frumento, granoturco, a patate in piccoli campielli, le parti meno<br />
ripide e più esposte al sole; e dove il terreno si riconobbe adatto si<br />
fecero prati. Nell’ultimo tratto inferiore comincia la vite; e di qui si<br />
passa nella zona pedemontana ove la vite ed il gelso danno<br />
carattere essenziale all’agricoltura”.<br />
In un successivo paragrafo l’autore precisa: “nella zona<br />
montana prevalgono per grado di importanza i boschi, i castagneti,<br />
ai quali tien dietro il bestiame da latte”.<br />
In questi brevi concetti, l’autore descrive sinteticamente la<br />
strutturazione dell’agricoltura Valtrumplina di quel periodo, dando<br />
chiara visione globale dell’intero territorio.<br />
Interessanti sono anche alcune analisi fatte sulle colture della zona<br />
e sugli allevamenti zootecnici.<br />
Per quanto riguarda le produzioni agrarie si evidenzia come fra<br />
il censimento del 1852 e il momento in cui viene stesa la relazione<br />
(1881) la superficie boscata abbia subito una contrazione a favore<br />
delle superfici a coltura agraria per la progressiva importanza che la<br />
pastorizia va acquisendo rispetto alla selvicoltura, sia del<br />
castagneto da frutto per l’interessante tornaconto che la coltura<br />
offre in tale periodo.<br />
Un particolare elogio merita la coltivazione della patata di cui “<br />
se ne fa abbondante coltivazione nella Valle Trompia e godono fama<br />
di ottime quelle di Collio” ed anche delle pesche di Collebeato.<br />
Lavorazioni industriali di particolare importanza derivanti da<br />
produzioni agrarie locali sono limitate a due settori:<br />
- Forestale, con produzione di carbone e di alcuni attrezzi agricoli;<br />
35
- Viticolo, con produzione si vino nella zona di fondovalle ove<br />
l’autore cita: “fra i vini che godono maggiore fama di serbevolezza<br />
vanno notati quelli di S. Vigilio…”.<br />
Per quanto riguarda le produzioni zootecniche l’autore fa<br />
un’importante descrizione degli allevamenti più importanti sia dal<br />
punto di vista economico che sociale di quel periodo, prendendo in<br />
esame in particolare l’allevamento bovino, ovo-caprino, suino oltre<br />
ad altre produzioni zootecniche minori.<br />
a) Bovini – L’autore ne descrive la presenza nel Bresciano di<br />
quattro principali razze bovine: la Tirolese, la Indigena, la Svizzera<br />
e la Valtellinese.<br />
In particolare i mandriani della Valle Trompia allevano<br />
un’indigena a pelo castano o marrone scuro che si mantiene per<br />
selezione e continua consanguineità con particolare attitudine alla<br />
produzione di latte. Nella bassa Valle e precisamente nei Comuni di<br />
Bovezzo, Brione, Caino e Nave viene descritta la presenza di<br />
un’altra razza indigena con pelo di colore più chiaro qualche volta<br />
formentino. Dalla lettura del testo in esame appare chiaro quanto<br />
diffuso fosse il movimento di buona parte del bestiame sia<br />
all’interno della Valle per raggiungere durante il periodo estivo i<br />
maggenghi e gli alpeggi d’alta montagna, sia verso la pianura<br />
durante il periodo invernale (novembre-giugno) ove i mandriani<br />
“nomadi” scendevano col bestiame a consumare il fieno nelle stalle<br />
di molte aziende della bassa bresciana.<br />
“Le stalle per il bestiame bovino sono generalmente in uno<br />
stato deplorevole specialmente nella Valli e nei paesi di Collina”…<br />
“In generale sono basse, le finestre troppo piccole, senza vetri,<br />
sono nell’inverno otturate con concime. Ordinariamente abita<br />
queste stalle un numero sproporzionato di animali che vi stanno a<br />
disagio”.<br />
Il latte prodotto viene lavorato e trasformato presso ogni<br />
singolo allevamento principalmente in burro e formaggio. Secondo<br />
l’autore però “i formaggi della Valle Trompia non reggono al<br />
confronto di quelli delle altre Valli Bresciane: la Sabbia e la<br />
Camonica. Si smagriscono, levando al latte tutta la panna che può<br />
dare, per convertirla in burro, affine di ricavarne tosto denaro;<br />
lacchè non può avvenire per i formaggi”. Altri latticini hanno poca<br />
importanza e sono limitati alla produzione di “stracchini” prodotti<br />
generalmente da quei mandriani che non hanno latte sufficiente per<br />
36
fare formaggio e da “pione” ottenute dalla stagionatura della ricotta<br />
affumicata.<br />
b) Ovini – Viene descritta la presenza in Valle Trompia di una sola<br />
razza o “sotto razza” che deriva dalla Bergamasca descritta come<br />
molto feconda e particolarmente adatta alla produzione di lana<br />
(mediante 3 chilogrammi per capo). Diversamente dalle abitudini di<br />
altre zone, gli armenti dei Valtrumplini non trasmigrano in pianura.<br />
L’allevamento viene eseguito sui pascoli locali utilizzando in<br />
particolare le zone di difficile accesso al bestiame bovino<br />
c) I Caprini sono invece allevati per la produzione di latte dalle<br />
famiglia più povere ed in numero molto limitato in quanto osteggiati<br />
dai proprietari di fondi “sui quali vanno con permesso o senza, a<br />
pascolare”.<br />
d) Suini – l’allevamento dei suini viene effettuato da tutti i contadini<br />
e in particolare dai mandriani della Valle che riutilizzano come base<br />
alimentare, i residui della lavorazione casearia. La razza suina<br />
allevata in Valle Trompia è definita “nostrana” e viene descritta con<br />
pelo nero, di media grossezza e di carni saporite.<br />
E’ difficile riassumere in poche frasi gli argomenti trattati da<br />
questa relazione sull’agricoltura bresciana. E’ interessante rilevare<br />
come buona parte delle descrizioni o critiche che l’autore rivolge nei<br />
confronti di alcune situazioni come la polverizzazione aziendale, la<br />
difficile viabilità, le fatiscenti strutture agricole, i metodi di<br />
trasformazione del latte ecc.. siano argomenti che coincidono con<br />
realtà tuttora presenti nell’agricoltura valtrumplina.<br />
Sull’agricoltura locale, troviamo altre informazioni<br />
cinquant’anni dopo in un documento allegato ai commentari<br />
dell’Ateneo di Brescia (anno 1933) dal titolo “Vita in un Comune<br />
bresciano” redatto dal professore Domenico Brentana docente di<br />
zootecnia all’università di Parma.<br />
La relazione affronta in modo dettagliato le condizioni<br />
economiche e sociali del comune di Bovegno fornendo interessanti<br />
dati relativi all’agricoltura locale. Pur essendo informazioni limitate<br />
ad un solo comune, tuttavia sono da ritenere indicative e coerenti<br />
con l’andamento dell’agricoltura della Valle Trompia.<br />
Per quanto riguarda la descrizione dell’uso del suolo, il<br />
documento riporta elementi che permettono il confronto dei dati<br />
37
catastali del 1886 con quelli relativi al periodo di stesura della<br />
relazione e su tale argomento l’autore scrive: “il confronto fra i dati<br />
catastali del 1886 e gli attuali mettono in chiara evidenza la<br />
sensibile diminuzione dei seminativi, a cui segue quella dei boschi a<br />
vantaggio del prato, diminuzione che si è verificata in modo<br />
speciale in quest’ultimo cinquantennio, accentuandosi, almeno a<br />
Bovegno è fenomeno pressappoco comune a tutta la nostra<br />
montagna..”<br />
Qualità della - 1886 - - 1933 -<br />
coltura Sup. Ha Sup. Ha<br />
Seminativi 39 6<br />
Prati stabili 775 823<br />
Pascoli 2.058 2.058<br />
Boschi 1.841 1.826<br />
Incolto produttivo 7 7<br />
(Tav. 4)<br />
Per quanto riguarda il patrimonio zootecnico l’autore fornisce<br />
una serie di dati interessanti dal punto di vista statistico perché<br />
confrontabili con quelli dei nostri giorni. Pertanto, si ritiene utile<br />
riportarli di seguito completati dei successivi censimenti disponibili.<br />
L’analisi del patrimonio zootecnico evidenzia nel periodo in<br />
esame, la predominanza dell’allevamento Bovino e la razza più<br />
diffusa è rappresentata, secondo l’autore, della “Bruna Alpina”. Egli<br />
specifica inoltre: “Per quanto in questi ultimi anni si sia realizzato<br />
qualche miglioramento, ancora oggi purtroppo la popolazione<br />
bovina di Bovegno, come in genere quella della Valle Trompia, non<br />
si presenta nel suo complesso molto uniforme e pregevole”. Si<br />
specifica inoltre come sia ancora possibile dividere gli animali in due<br />
grossi raggruppamenti, uno noto col nome di “Nostrano” che<br />
rappresenta il vecchio tipo indigeno, mentre al secondo gruppo<br />
denominato “Svizzero” si ricollegano animali ai quali almeno nella<br />
gran maggioranza, derivano dai nostrani migliorati con l’uso di tori<br />
di razza Bruna.<br />
La tav. 5 di seguito riportata espone i dati relativi al<br />
patrimonio zootecnico del comune di Bovegno evidenziando i capi<br />
che “svernano” in pianura e quelli che risiedono permanentemente<br />
in territorio montano<br />
38
CONSISTENZA DEL BESTIAME BOVINO<br />
NEL COMUNE DI BOVEGNO<br />
(Dati Brentana dal 1902 al 1931 – Dati ISTAT dal 1970 al 1982 –<br />
dati C.A.T.A. dal 1983 al 1988)<br />
(Tav. 5)<br />
RESIDENTI NOMADI TOTALI<br />
Anno Bovini Equini Capre Pecore Bovini Eq. Capre Pecor Bovini Equi Capre Pecore<br />
1902<br />
1.009 53 84 497<br />
1921<br />
1922<br />
1923<br />
1924<br />
1925<br />
1926<br />
1927<br />
1928<br />
1929<br />
1930<br />
1931<br />
1970<br />
1982<br />
1983<br />
1984<br />
1985<br />
1986<br />
1987<br />
1988<br />
987<br />
1.024<br />
601<br />
879<br />
801<br />
1.121<br />
1.001<br />
854<br />
853<br />
1.109<br />
1.098<br />
1.115<br />
1.168<br />
1.022<br />
1.069<br />
957<br />
943<br />
80<br />
55<br />
49<br />
56<br />
62<br />
67<br />
62<br />
56<br />
48<br />
31<br />
45<br />
209<br />
235<br />
286<br />
226<br />
230<br />
239<br />
183<br />
85<br />
98<br />
77<br />
64<br />
243<br />
147<br />
147<br />
137<br />
295<br />
265<br />
183<br />
85<br />
98<br />
77<br />
64<br />
743<br />
919<br />
962<br />
841<br />
798<br />
958<br />
868<br />
715<br />
584<br />
571<br />
836<br />
915<br />
1.107<br />
956<br />
992<br />
980<br />
21<br />
26<br />
26<br />
24<br />
23<br />
21<br />
24<br />
20<br />
19<br />
17<br />
10<br />
12<br />
36<br />
55<br />
36<br />
20<br />
16<br />
41<br />
13<br />
5<br />
4<br />
3<br />
9<br />
316<br />
26<br />
133<br />
336<br />
291<br />
250<br />
416<br />
330<br />
583<br />
246<br />
1.730<br />
1.943<br />
1.563<br />
1.720<br />
1.599<br />
1.859<br />
1.959<br />
1.722<br />
1.568<br />
1.693<br />
1.669<br />
2.370<br />
1.821<br />
1.951<br />
2.083<br />
2.129<br />
2.025<br />
1.949<br />
1.923<br />
101<br />
81<br />
75<br />
80<br />
85<br />
88<br />
86<br />
76<br />
67<br />
48<br />
55<br />
8<br />
5<br />
221<br />
271<br />
341<br />
262<br />
250<br />
255<br />
224<br />
98<br />
103<br />
81<br />
67<br />
109<br />
86<br />
252<br />
463<br />
173<br />
270<br />
631<br />
556<br />
438<br />
607<br />
509<br />
739<br />
380<br />
60<br />
131<br />
39
L’autore descrive nella sua relazione come il bestiame che<br />
sverna in pianura sia circa la metà del totale dei capi censiti e come<br />
questo passaggio di bestiame dalla montagna alla pianura e<br />
viceversa, dovuto ad inconvenienti di varia natura, sia in uso da<br />
diversi secoli in tutta la montagna bresciana.<br />
Chiarisce inoltre che, al di la di antiche consuetudini, “questo<br />
passaggio deriva essenzialmente dalla sproporzione che sussiste<br />
nella montagna fra le disponibilità dell’alimentazione estiva, offerta<br />
soprattutto della alpi pascolive e quella invernale proveniente dai<br />
prati stabili”.<br />
A tale proposito specifica che a Bovegno la produzione dei<br />
pascoli e dei boschi ridotta a fieno normale è pari a circa 17.500<br />
quintali ed è sufficiente a sopperire alle esigenze di circa 6.000<br />
quintali di peso vivo per i cento giorni della monticazione, mentre la<br />
produzione dei prati, pari circa a 30.000 quintali, può soddisfare le<br />
esigenze di soli 3.700 quintali di peso vivo per la restante parte<br />
dell’anno. L’autore riferisce inoltre che l’alimentazione è<br />
essenzialmente costituita dall’erba utilizzata al pascolo e dal fieno<br />
dei prati.<br />
Molto scarso è l’uso di concentrati limitati generalmente all’uso<br />
di piccole dosi di pannello di lino.<br />
Per quanto riguarda la produzione del latte, pur considerando<br />
la presenza di alcuni capi con produzioni che possono raggiungere i<br />
30 quintali per lattazione, l’autore specifica “io non riterrei che la<br />
produzione unitaria delle mungane, abbia segnato, in confronto del<br />
passato prossimo, un apprezzabile aumento, e ancora oggi come<br />
qualche anno fa, opinerei per una produzione media sui 18 quintali<br />
all’anno per lattifera”.<br />
Dall’inizio del secolo sorsero e sparirono a Bovegno 3 o 4<br />
caseifici che raccoglievano latte dei piccolo produttori arrivando a<br />
una lavorazione media giornaliera di 3 – 4 quintali di latte al giorno.<br />
Il latte veniva lavorato per ottenere burro, formaggio e pasta<br />
cotta in forme di circa 20 Kg, formaggi e pasta molle grassi o<br />
semigrassi (formagelle) e magri (stracchetti).<br />
La caseificazione “funziona in un modo abbastanza primitivo<br />
ed affidato come ad iniziative troppo personali e a capacità<br />
generalmente limitate da una produzione poco uniforme e non<br />
molto pregiata”.<br />
“Chi possiede latte sufficiente procede per il proprio conto alla<br />
fabbricazione del formaggio se no interviene la prestanza, in uso da<br />
tempo, specialmente durante l’alpeggio.<br />
40
Quando non si arrivi a disporre del latte necessario per il<br />
formaggio, si fanno formagelle o stracchetti”.<br />
Rispetto al bestiame bovino, le altre specie animali assumono<br />
un’importanza secondaria.<br />
Per quanto riguarda gli ovini sono rappresentati dalla razza<br />
“Bergamasca” con soggetti omogenei e discretamente pregevoli.<br />
Essi “rappresentano spesso il bestiame a disposizione dei più<br />
modesti rurali”.<br />
La scarsa produzione lattifera viene consumata direttamente,<br />
specie quando l’allevamento è a carattere famigliare od utilizzata<br />
nella fabbricazione delle “formagelle”.<br />
Più ancora degli ovini hanno subito una sensibile contrazione i<br />
caprini. L’autore spiega che nonostante qualcuno cerchi di<br />
minimizzare, è doveroso riconoscere che la capra è una particolare<br />
nemica del bosco.<br />
Ma bisogna pur riconoscere i vantaggi che questo animale<br />
apporta “ben a ragione chiamato Vacca del Povero. E’ nota la sua<br />
produzione in latte, che anche a Bovegno può computarsi in media<br />
dai 400 ai 500 litri l’anno”.<br />
41
LO STUDIO -<br />
UN PERCORSO<br />
LASTRICATO<br />
D’OBIETTIVI<br />
42
I sentieri s’inerpicano<br />
su crinali di rocce eterne<br />
per spalancarci<br />
l’orizzonte di vette<br />
di cielo avvolte<br />
44
LO STUDIO<br />
UNO SGUARDO<br />
ALL’ALTA VALLE TROMPIA<br />
Un percorso lastricato d’obiettivi<br />
Quando abbiamo iniziato il percorso di una prima valutazione<br />
dei contenuti dello Studio, ci siamo interrogati sugli obiettivi,<br />
partendo da una prospettiva che comprendesse gli aspetti positivi<br />
di prospettiva, senza nascondere elementi ed aspetti di criticità.<br />
Abbiamo ritenuto cioè di rilevare le reali difficoltà che un<br />
documento di riflessione istituzionale potesse correre e questo al<br />
fine di mitigarne, attenuarne ed eventualmente eliminarne gli<br />
aspetti più critici.<br />
Innanzitutto non volevamo che lo studio fosse un<br />
semplice elenco di iniziative, politiche locali.<br />
Ogni Comune autonomamente da sempre opera sul proprio<br />
territorio e per il proprio territorio e se oggi possiamo osservare<br />
comunità che offrono qualità sociali rilevanti, non possiamo evocare<br />
semplici casualità o incidenti storici ma, bensì, costanti e concreti<br />
impegni di uomini e donne che hanno operato nella sfera pubblica e<br />
in quella privata.<br />
Altrettanto non volevamo che lo studio fosse un elenco di<br />
interventi parziali, cioè la somma di alcune esclusive priorità.<br />
Non intende essere uno sguardo breve, ancorato alle<br />
immediate urgenze e necessità. La pianificazione esige una visione<br />
di medio periodo nel quale collocare il calendario delle priorità, delle<br />
necessità e delle domande.<br />
Lo studio non vuole essere un semplice documento<br />
burocratico un elenco, cioè, di fondi messi a disposizione in<br />
particolare dalla Regione Lombardia, dalla Provincia di Brescia e/o<br />
da altri enti pubblici e privati..<br />
Proprio per questo lo studio non si cala nell’agone della<br />
competitività istituzionale con altri documenti della<br />
pianificazione sovraordinata.<br />
45
A maggior ragione non è un documento nel quale si<br />
compongono competizioni fra esigenze particolari.<br />
E sempre per rimanere nell’ambito delle negazioni non è un<br />
documento che provoca conflitti e competizioni fra settori<br />
economico produttivi diversi.<br />
Partendo da queste negazioni il nostro percorso diviene<br />
pertanto vincolato ad affermazioni positive nelle quali inserire tutti i<br />
contributi propositivi che ci sono stati offerti.<br />
Lo studio, con qualche presunzione, vuole spingere la propria<br />
valutazione in un tempo medio.<br />
Avere un respiro meno affannoso significa distaccarsi, almeno<br />
un momento, dai vincoli della quotidianità ed impegnarsi così a<br />
pensare a quel domani che appare lontano eppure è già per molti<br />
aspetti fra di noi.<br />
Affrontare le “politiche” non immediate ci aiuta certamente ad<br />
avere un approccio con i problemi dello sviluppo dell’Alta Valle<br />
Trompia meno sfrangiato.<br />
Ci aiuta cioè a recuperare una lettura dei problemi e dei<br />
progetti più razionale, omogenea, condivisa e di sistema.<br />
Uno sguardo d’insieme che diviene strumento che favorisce<br />
un diverso e più profondo coinvolgimento dei soggetti pubblici e<br />
privati.<br />
I piani, i programmi, i progetti e le iniziative pubbliche<br />
richiamano con frequenza l’esigenza di indirizzare scelte politiche e,<br />
quindi, fondi verso un riorientamento degli indirizzi e delle modalità<br />
produttive partendo da processi e strumenti innovativi e<br />
sperimentali.<br />
Affermazioni che certamente potranno trovare<br />
nell’applicazione della nuova PAC alcuni riferimenti concreti ma che,<br />
ancora una volta, corrono il rischio di un’inadeguatezza dovuta alla<br />
mancanza di tavoli permanenti di concertazione per l’elaborazione<br />
delle linee applicative della stessa.<br />
Non meno importante sarebbe l’istituzione di un analogo<br />
strumento (tavolo) per la gestione/applicazione della PAC<br />
nelle aree montane.<br />
Ancora una volta torniamo, quindi, al soggetto istituzionale<br />
che più di altri oggi ha la funzione di gestione delle politiche<br />
agricolo ambientali: la Provincia.<br />
La Regione “al fine di svolgere ancora più efficacemente il<br />
proprio ruolo di governo e nel contempo valorizzare e<br />
responsabilizzare il territorio, … completerà il trasferimento delle<br />
46
competenze gestionali al territorio e … promuoverà una maggiore<br />
integrazione programmatica con le Province”.<br />
La Regione pertanto si appresta nella VIII legislatura a<br />
completare il processo di riforma e di riordino amministrativo<br />
iniziato nel 2000.<br />
In questo processo, essenziale, soprattutto per le aree<br />
montane è ridefinire ruolo e funzioni delle Comunità Montane nel<br />
quadro di politiche solidali e sussidiarie.<br />
Lo studio partendo dalla necessità di uno stretto rapporto con<br />
la Provincia ritiene che almeno gli aspetti più significativi<br />
dovrebbero essere parte integrante del Piano Agricolo<br />
Provinciale e dei documenti di pianificazione provinciale.<br />
Le politiche di società evolute e complesse richiedono sempre<br />
più l’utilizzo di strumenti di programmazione negoziata e di politiche<br />
partecipate.<br />
Pur essendo rilevante ridefinire i ruoli e le funzioni dei diversi<br />
livelli dello Stato, altrettanto importante è collocare le fasi della<br />
programmazione e gestione delle “azioni” in un quadro di<br />
collaborazioni istituzionali strutturate e, quindi, permanenti.<br />
La costituzione di un Tavolo Agricolo Ambientale della<br />
montagna coordinato dalla Provincia, in stretta collaborazione con<br />
l’ACB, al quale far partecipare paritariamente le Comunità Montane<br />
potrebbe agevolare e favorire l’attuarsi di politiche concrete per la<br />
montagna.<br />
In particolare potrebbe favorire la cooperazione<br />
interistituzionale ottimizzando e raccordando le modalità di spesa<br />
e d’investimento delle risorse disponibili. Risorse che prossimo<br />
futuro potrebbero subire contrazioni significative.<br />
La collaborazione, cooperazione fra i diversi livelli<br />
istituzionali, al fine di rendere maggiormente efficace,<br />
efficiente ed economica la propria azione per la promozione<br />
dello sviluppo, dovrebbe prevedere il diretto e permanente<br />
coinvolgimento delle categorie delle rappresentanza economico<br />
professionale.<br />
Condividere le scelte con le Organizzazioni Professionali<br />
presenti sul territorio favorisce il coinvolgimento diffuso e diretto<br />
dei soggetti territoriali ed aiuta ad affrontare politiche di filiera e di<br />
sistema.<br />
Le categorie ancora rappresentano una cinghia di trasmissione<br />
fra gli interessi e le esigenze delle imprese, le istituzioni e la<br />
società.<br />
47
Anche alcuni compiti di sensibilizzazione sarebbero<br />
certamente favoriti da un permanente rapporto raccordo con le<br />
categorie agricole.<br />
L’agricoltura e la ruralità, oggi più che mai, sono vincolate ai<br />
processi di filiera, in un contesto di competitività, che richiedono<br />
logiche di modello, di sistema per favorire e garantire tutti i livelli<br />
che la compongono.<br />
Occorre muoversi non in una logica competitiva fra comparti<br />
della filiera ma nel contesto di un paritetico coinvolgimento dei<br />
diversi settori della filiera di prodotto.<br />
A maggior ragione questo principio andrebbe applicato ai<br />
sistemi produttivi a filiera corta (produzione, trasformazione e<br />
distribuzione anche diretta).<br />
Il raccordo fra i comparti della filiera produzione,<br />
trasformazione, lavorazioni varie, commercio, turismi<br />
potrebbe portare alla valorizzazione di una tipicità che può e deve<br />
diventare valore aggiunto della montagna.<br />
Lo studio ha cercato, inoltre, di rilevare i progetti “nel<br />
cassetto” dei singoli Comuni per inserirli in un contesto di<br />
pianificazione di area omogenea sovracomunale.<br />
Un impegno che è stato agevolato dalla disponibilità e<br />
collaborazione di tutte le amministrazioni locali.<br />
Ed infine la questione di merito che riguarda tutte le imprese<br />
agricole a titolo principale o a tempo parziale è quella delle<br />
condizioni di lavoro e del reddito.<br />
Tutti concordano nell’esigenza - urgenza di modificare la rotta<br />
del fenomeno dello spopolamento delle montagne ma poche<br />
sembrano essere le ricette che hanno dato risultati significativi.<br />
Ciò non deve scoraggiare o attenuare gli sforzi, ogni sforzo<br />
possibile per attenuare il fenomeno e forse per invertirne la<br />
direzione.<br />
La parola che sembra assumere un significato nuovo è quello<br />
della multifunzionalità.<br />
La diversificazione dell’economia montana verso attività non<br />
agricole ha già trovato applicazione in alcune forme sperimentali<br />
interessanti in Italia e a Brescia.<br />
Affrontare una valutazione territoriale con sguardo al settore<br />
agricolo ambientale potrebbe trovare alcune risposte proprio nel<br />
coinvolgimento degli occupati in agricoltura per la gestione di<br />
imprese di attività extragricole del tempo libero, della qualità della<br />
vita e della valorizzazione del patrimonio naturale rurale.<br />
48
Lo studio sarà orientato su due livelli:<br />
1. quello propriamente politico istituzionale<br />
2. quello delle politiche di pianificazione, programmazione e<br />
della loro gestione.<br />
La funzione “politica” sarà orientata a valutazioni e<br />
proposte che nel quadro delle collaborazioni interistituzionali<br />
potrebbero portare a nuove modalità di gestione degli aspetti<br />
caratterizzanti il territorio. Metodi, strumenti e organismi che<br />
potrebbero portare alcuni soggetti a forme di gestione, di alcuni<br />
servizi e/o patrimoni in forma associata e/o collaborativa.<br />
Il secondo aspetto non meno rilevante è quello delle politiche<br />
di sviluppo (azioni concrete) che sono parte integrante di<br />
processi di medio respiro da affrontare in modo graduale.<br />
Valorizzare il capitale umano attraverso politiche di<br />
miglioramento della qualità del lavoro e della vita garantirà il<br />
consequenziale miglioramento della qualità dei prodotti e ne<br />
garantirà la sicurezza alimentare.<br />
49
INQUADRAM<br />
ENTO<br />
TERRITORIAL<br />
E<br />
50
Altro non scorgo<br />
che solide radici<br />
su impervi declivi<br />
51
INQUADRAMENTO TERRITORIALE<br />
Non vi è dubbio che quando ci s’immette in Valle Trompia si<br />
viene avvolti da quell’atmosfera che la caratterizza, intrisa di<br />
lavoro… e lavoro… e ancora lavoro.<br />
Nessuno a Brescia, in Italia e all’estero si sognerebbe mai di<br />
non riconoscere alla Valle Trompia il suo “valore” più diffuso: il<br />
lavoro.<br />
Quel solchi tracciati dal Mella e dai suoi affluenti sembrano<br />
essersi saldati, senza sorta di discontinuità, alle migliaia di imprese<br />
che hanno addomesticato il ferro per produrne, rubinetti, armi,<br />
posate, valvole.<br />
Il tutto, ambiente ed imprese, raccordati come neuroni nervosi<br />
fra loro.<br />
Ma quando si supera Gardone VT e ci si avvicina a Marcheno,<br />
lo scenario sembra ammantarsi in nuovi orizzonti.<br />
L’occhio incomincia ad inseguire quelle faglie scavate nei<br />
millenni dall’impeto dei corsi d’acqua.<br />
Pierfranco Blesio nel libro”La Montagna” ovviamente quella<br />
bresciana, descrive con semplicità e completezza l’origine della<br />
Valle Trompia: “Contrariamente a quanto avvenuto per la valle<br />
dell’Oglio, la valle del Mella non ha subito alcuna trasformazione o<br />
rimodellamento di tipo glaciale, infatti la glaciazioni quaternarie non<br />
hanno interessato il suo territorio, se non per l’eventuale presenza<br />
di piccoli localizzati ghiacciai sospesi, posti alla base delle cime più<br />
elevate dell’immediato spartiacque, quali i monti Colombine,<br />
Dasdana, Dosso Alto e Corna Blacca, dove pare vi siano tracce di<br />
esarazione e che, in particolari condizioni climatiche, potevano forse<br />
anche far confluire a valle, verso l’area di San Colombano<br />
soprattutto, i loro modesti apparati glaciali; sta di fatto comunque ,<br />
che dal Goletto del Maniva, unica via per un eventuale<br />
collegamento valtrumplina con i ghiacciai vallivi alpini, non<br />
debordava alcuna lingua glaciale, anche perché la Val di Caffaro<br />
non aveva verosimilmente un suo vero ghiacciaio.<br />
52
…. In premessa è stato fatto cenno alla Linea della Val<br />
Trompia, una profonda faglia, un sistema di fratture della crosta<br />
terrestre che dal Giogo del Maniva attraversa l’alta Valle per<br />
dirigersi verso la dorsale calcareo-dolomitica esiniana del Monte<br />
Guglielmo.”<br />
Lo “spettacolo” naturale manipolato, più di altre valli, dallo<br />
scorrere dell’acqua, nell’Alta Valle ancora si offre in tutta la<br />
propria originaria bellezza.<br />
Pareti che obbligano lo sguardo ad elevarsi per cercarne la<br />
cornice, e d’improvviso una curva e la valle si riapre.<br />
Da un orizzonte che declina a sud, curva dopo curva salendo<br />
la strada ci si accorge che la valle volge ad est.<br />
Su questa “curva” l’Alta Valle Trompia incomincia.<br />
Pochi Comuni, solo sei e nemmeno un grande numero di<br />
abitanti si attraversano nel loro cuore.<br />
La strada li attraversa regalando scorci di architetture<br />
urbane e rurali di pregio. Si sente respirando l’atmosfera di<br />
questo tratto di valle che ogni persona ha radici profonde. Le<br />
famiglie e le persone si conoscono e conoscono le loro reciproche<br />
storie, alcune amare, altre gioiose ma tutte straordinariamente<br />
umane.<br />
Percorsi di vita comunitaria che entrano nelle case e nel<br />
discorrere nei borghi e che ne permeano quell’antica “anima”<br />
immersa in forti radicamenti di fede ed anche se alcune volte questi<br />
interessamenti possono apparire un poco pettegoli recuperano nella<br />
solidarietà concreta e nella capacità d’accoglienza il loro vero<br />
valore.<br />
Storie che le comunità sanno conservare e tramandare,<br />
che qualche volta resistono alle accelerazioni tecnologiche, ma che<br />
sanno difendere un patrimonio culturale unico.<br />
Irma più di altri Comuni personifica quell’idea di appartenenza<br />
al proprio territorio. Pochi abitanti, oggi solo 155, ma tutti con la<br />
stessa ferma volontà a rimanere Comune, comunità. Riconquistata<br />
l’autonomia amministrativa nel 1955 dopo un periodo di<br />
aggregazione a Bovegno e con un territorio di poche centinaia di<br />
ettari dimostra tutto l’orgoglio Valtrumplino.<br />
E’ in questi paesi dell’Alta Valle che miniere di fluorite, nel<br />
passato, turismi con un importante demanio sciistico; presenze<br />
religiose significative e un’agricoltura presente e diffusa con<br />
caratteristiche anche familiari hanno favorito una crescita che ha<br />
determinato il mantenimento di caratteristiche paesistico ambientali<br />
di pregio.<br />
53
Non possiamo non riconoscere che percorrendo i 24 km<br />
dal Maniva a Tavernole che gli scorci di una montagna che<br />
ancora conserva tutte le proprie naturali caratteristiche<br />
ingentilite dall’opera dell’uomo ci coinvolgono e ci<br />
attraggono.<br />
La vegetazione risente dello sviluppo altitudinale della valle.<br />
Dai quasi cinquecento metri di Tavernole si arriva ai circa<br />
2.000 delle cime.<br />
Dal Piano basale caratterizzato dalla presenza di latifoglie<br />
elio<strong>file</strong>, passiamo nel piano montano con presenze di latifoglie<br />
scia<strong>file</strong> e delle aghifoglie per giungere ai vasti orizzonti subalpini e<br />
alpini di arbusti e pascoli.<br />
La particolare conoscenza delle essenze montane e delle<br />
caratteristiche territoriali, ha permesso ai Comuni e alla Comunità<br />
Montana di attuare politiche di recupero e conservazione di ampie<br />
porzioni dello stesso.<br />
Ed è proprio facendoci attrarre da queste naturali<br />
caratteristiche, dall’orgoglio dei suoi abitanti, ancorati ad una storia<br />
e a tradizioni particolari, difesi da una cornice montagnosa, che<br />
dovremo cercare di affrontare alcuni temi, non certamente nuovi,<br />
per individuare percorsi e forme di possibili e condivise soluzioni.<br />
L’agricoltura più di altri settori sa di età avanzata. Uomini che<br />
da sempre hanno ancorato le loro vite a quel legame simbiotico con<br />
l’ambiente.<br />
Qualche volta gelosi della loro autonomia e per questo restii ad<br />
aprirsi alle novità, al tempo stesso hanno dimostrato una vera e<br />
forte resistenza di fronte a qualsiasi tentazione dell’abbandono.<br />
Il delicato equilibrio costituito e costruito nei secoli fra<br />
la presenza dell’uomo e il territorio, pur di fronte all’acuirsi<br />
di fenomeni di invecchiamento e di degrado, in queste zone,<br />
conserva inalterato il proprio orizzonte di speranza.<br />
Quella speranza che tutti i soggetti pubblici e privati si<br />
ostinano a ricercare e perseguire.<br />
54
ALCUNI DATI<br />
Recuperare alcuni dati ci aiuterà certamente a leggere e<br />
valutare la realtà che ci circonda con oggettività.<br />
Per la ricerca di dati ci siamo rivolti principalmente ai soggetti<br />
che da sempre rappresentano il territorio (i Comuni) e gli Enti che<br />
operano nel settore agrario (ASL - Ufficio Veterinario), le<br />
Organizzazioni di Categoria, il Centro Miglioramento Qualitativo del<br />
Latte e della Carne Bovina e la Provincia di Brescia che ci ha<br />
supportato nella lettura del Censimento e nella Bozza di Piano<br />
Agricolo Provinciale.<br />
Particolarmente utili sono stati i dati forniti dalla<br />
Comunità Montana. Dati che da sempre dimostrano lo stretto<br />
rapporto che la Comunità mantiene con le popolazioni e il proprio<br />
territorio.<br />
Non abbiamo ritenuto di partire dalla lettura dei soli dati<br />
statistici del censimento in quanto le diverse modalità di<br />
rilevazione, (censimenti 1990 – 2000) e il modificarsi dei contesti<br />
avrebbero reso difficile una valutazione oggettiva rispondente ai<br />
reali bisogni dei settori che caratterizzano la filiera agricolo<br />
ambientale.<br />
Il CNEL nella X° Relazione sullo stato della montagna<br />
affermava che: “Purtroppo, se i dati censuari offrono uno spaccato<br />
complessivo dei fenomeni, non hanno il pregio dell’aggiornamento e<br />
questo lascia l’operatore e/o il decisore politico con una lacuna<br />
relativa agli ultimi anni, che certamente sono stati anni difficili per<br />
tutta l’economia nazionale e anche di profondi mutamenti sociali,<br />
economici e istituzionali di governo del territorio.”<br />
Abbiamo ritenuto di privilegiare, pertanto, i contributi<br />
che i vari attori territoriali hanno offerto, così da attenuare il<br />
deficit di indicatori aggiornati.<br />
55
Abbiamo ritenuto, inoltre, non prioritario comparare dati di<br />
cicli del passato con quelli odierni, in quanto crediamo che la stessa<br />
Comunità Montana abbia assegnato all’archivio della propria<br />
mission approfondite riflessioni, studi in merito ai fenomeni di<br />
trasformazione del comparto agricolo e alle cause che lo hanno<br />
generato.<br />
I dati che riportiamo sono perciò semplici ed essenziali per<br />
affrontare qualche riflessione intorno a possibili e concrete soluzioni<br />
ai numerosi problemi dell’agricoltura di montagna.<br />
La rilevazione e l’analisi dei dati che caratterizzano le<br />
dinamiche economico sociali del territorio rimangono<br />
comunque aperte alla riflessione e ai contributi di quanti nel<br />
quotidiano sono chiamati a viverne gli aspetti peculiari.<br />
56
Comune Residenti<br />
stranieri<br />
RESIDENTI<br />
Residenti<br />
italiani<br />
Totale<br />
residenti<br />
dati luglio<br />
2005<br />
Totale<br />
residenti dati<br />
1995<br />
TAVERNOLE 178 1.243 1.421 1.305<br />
PEZZAZE 93 1.519 1.612 1.510<br />
MARMENTINO 25 684 709 717<br />
IRMA 1 154 155 161<br />
BOVEGNO 142 2.215 2.357 2.259<br />
COLLIO 335 2.208 2.543 2.289<br />
Totali 774 8.023 8.797 8.241<br />
L’aumento dei residenti in circa dieci anni è stato di 556<br />
persone, pari al 6,33% dell’intera popolazione dei sei<br />
Comuni dell’Alta Valle Trompia.<br />
La presenza degli stranieri rilevati dagli uffici anagrafe sono<br />
pari a 774 persone corrispondenti ad una percentuale del<br />
8,79 %.<br />
Non avendo i dati di presenza degli stranieri del 1995, ma<br />
consapevoli che le norme riguardanti la legalizzazione delle<br />
loro presenze sono state approvate e attuate proprio in<br />
questo ultimo decennio, possiamo affermare che la limitata<br />
diminuzione dei residenti dei valtrumplini dell’ultimo<br />
decennio non solo è stata compensata dalla presenza dei<br />
cittadini stranieri, ma questi hanno determinato anche<br />
un’inversione di tendenza allo spopolamento dei paesi d’alta<br />
montagna, eccezion fatta per il Comune di Irma.<br />
57
Comuni<br />
Collio<br />
Bovegno<br />
Irma<br />
Pezzaze<br />
Marmentino<br />
Tavernole<br />
Comuni negli anni<br />
i residenti<br />
Totale<br />
residenti<br />
1961<br />
3.074<br />
3.297<br />
266<br />
1.837<br />
1.022<br />
1.561<br />
Totale<br />
residenti<br />
1971<br />
2.690<br />
2.737<br />
222<br />
1.573<br />
841<br />
1.363<br />
Totale<br />
residenti<br />
1981<br />
2.411<br />
2.474<br />
173<br />
1.595<br />
728<br />
1.341<br />
Totale<br />
residenti<br />
1995<br />
2.289<br />
2.259<br />
161<br />
1.510<br />
717<br />
1.305<br />
Totale<br />
residenti<br />
2005<br />
2.543<br />
2.357<br />
155<br />
1.612<br />
709<br />
1.421<br />
TOTALE 11.057 9.426 8.722 8.241 8.797<br />
Dal 1961 al 1995 la diminuzione dei residenti è stata<br />
di 2.816 unità, pari al 25,47% dell’intera popolazione<br />
dell’Alta Valle. Il fenomeno si inverte nel decennio<br />
successivo<br />
58
L’analisi dei dati dei residenti dal 1961 ad oggi rappresenta in<br />
modo esplicito la dinamica dei flussi sociali dell’Alta Valle.<br />
La consistente diminuzione di residenti nei Comuni dell’alta<br />
Valle Trompia, soprattutto nei decenni dal 1960 al 1981,<br />
corrispondono al forte sviluppo industriale di Lumezzane, Gardone,<br />
Sarezzo, dei Comuni dell’hinterland bresciano e della Città.<br />
La diminuzione dei residenti è continuata anche nel decennio<br />
successivo, invertendosi solamente nell’ultimo periodo (1995 –<br />
2005).<br />
Un dato che non è in nostro possesso, ma che potrebbe dare<br />
qualche elemento di valutazione sociale in più, è quello riguardante<br />
le dinamiche delle diverse fasce d’età nel periodo 1970 -<br />
2005.<br />
Capire se oltre al fenomeno del modificarsi dei numeri dei<br />
residenti vi è anche un cambiamento di consistenza di fasce d’età a<br />
favore delle persone anziane.<br />
Comprendere, cioè, se il fenomeno dell’invecchiamento è<br />
dovuto al modificarsi dei nuclei familiari, quindi alle esclusive<br />
dinamiche demografiche o se i flussi dovuti agli esodi per lavoro<br />
l’abbia acuito.<br />
Il fenomeno dell’invecchiamento è talmente evidente in<br />
agricoltura, anche in quella di pianura, che una delle linee<br />
prioritarie delle normative e dei sostegni comunitari e nazionali è<br />
finalizzata a contenerne gli effetti negativi favorendo la<br />
permanenza e il reinserimento dei giovani.<br />
L’esodo del trentennio 1960 , 1980 è stato solo “rallentato”<br />
dalla vocazione agricola e turistica della valle ed in particolare<br />
dell’Alta Valle.<br />
Lo spostamento di molti residenti dall’Alta Valle alla Media e<br />
alla Bassa Valle, non ha determinato però l’abbandono della stessa<br />
in quanto forte è rimasto il legame sociale ed economico che questi<br />
emigranti hanno mantenuto con le loro comunità.<br />
59
Fenomeno che si è verificato in molte aree montane bresciane<br />
d’alta quota.<br />
Quel legame ancor oggi si manifesta in ritorni/presenze per<br />
periodi brevi, medi e lunghi pur essendo residenti in altri comuni.<br />
La valutazione dei flussi dei residenti ha attinenza con<br />
l’agricoltura non solo per le relazioni sociali ed economiche<br />
che la caratterizzano , ma anche per i riflessi culturali e<br />
ambientali che ne conseguono, in modo particolare per le<br />
tradizioni religiose e popolari.<br />
Il modificarsi degli equilibri fra classi e categorie sociali<br />
determina fenomeni di trasformazione della società.<br />
L’attenta lettura dei fenomeni permette di riflettere sulle<br />
politiche da intraprendere per non disperdere patrimoni umani,<br />
sociali, culturali ed economici di rilevante importanza.<br />
Di seguito riportiamo alcune schede rilevate dai dati del<br />
Censimento ISTAT 2000 in quanto ci permettono un primo<br />
generale approccio al settore agricolo nei sei Comuni<br />
dell’Alta Valle Trompia.<br />
60
Comune BOVEGNO<br />
Aziende Agrarie<br />
Con solo<br />
manodopera<br />
familiare<br />
Aziende per forma di conduzione<br />
Con manodopera<br />
familiare prevalente<br />
Con manodopera<br />
extrafamiliare<br />
prevalente, cond.<br />
Con salariati<br />
Totale Aziende<br />
Agrarie Censim.<br />
2000<br />
129 0 1 130<br />
Persone per categoria di manodopera agricola<br />
(Nel dato parenti sono inclusi gli impiegati)<br />
Conduttore Coniuge Altri familiari Parenti e<br />
impiegati<br />
Totale<br />
129 70 120 2 321<br />
Giornate di lavoro aziendale per categoria di<br />
manodopera agricola (nel dato parenti sono inclusi<br />
gli impiegati)<br />
Conduttore Coniuge Altri familiari Parenti e<br />
impiegati<br />
Totale<br />
27.045 7.790 9.537 60 44.433<br />
Aziende con allevamenti bovini, bufalini e suini<br />
Bovini suini Totale<br />
aziende<br />
Aziende N. capi Di cui vacche Aziende N. capi<br />
94 1.663 1.010 32 54 117<br />
Aziende con ovini, caprini, equini e avicoli<br />
Ovini Caprini Equini Avicoli<br />
Aziende N. capi Aziende N. capi Aziende N. capi Aziende N. capi<br />
4 40 5 77 14 27 77 2.047<br />
61
Superficie Agricola utilizzata (SAU) per forma di<br />
conduzione<br />
Con sola<br />
manodopera<br />
familiare<br />
Con manodopera<br />
familiare prevalente<br />
Con manodopera<br />
extrafamiliare<br />
prevalente – e -<br />
Conduz con salariati<br />
Totale<br />
Superficie<br />
SAU<br />
1.2037.24 0 1.300,58 2.537,82<br />
Proprietà<br />
Aziende per titolo di possesso dei terreni<br />
Affitto<br />
Uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
prop. e<br />
parte in<br />
affitto<br />
Parte in<br />
prop. e<br />
parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
affitto e<br />
parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in:<br />
proprietà,<br />
affitto,<br />
uso<br />
gratuito<br />
Totale<br />
Aziende<br />
77 9 1 19 20 2 2 130<br />
Superficie totale per titolo di possesso dei terreni<br />
Proprietà Affitto Uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
proprietà<br />
e parte in<br />
affitto<br />
Parte in<br />
proprietà<br />
e parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
affitto e<br />
parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
proprietà,<br />
parte in<br />
affitto e<br />
uso<br />
gratuito<br />
Totale<br />
superfici<br />
1.604,22 66,36 3,29 645,09 107,66 13,80 97,40 2.537,82<br />
SAU Superficie agricola utilizzata per titolo di<br />
possesso dei terreni<br />
Proprietà Affitto Uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
proprietà<br />
e parte in<br />
affitto<br />
Parte in<br />
proprietà<br />
e parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
affitto e<br />
parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
proprietà,<br />
parte in<br />
affitto e<br />
uso<br />
gratuito<br />
Totale<br />
superfici<br />
187,65 58,37 1,44 519,90 83,38 3,00 44,06 897,80<br />
62
Comune COLLIO<br />
Aziende Agrarie<br />
Con solo<br />
manodopera<br />
familiare<br />
Aziende per forma di conduzione<br />
Con manodopera<br />
familiare prevalente<br />
Con manodopera<br />
extrafamiliare<br />
prevalente, cond.<br />
Con salariati<br />
Totale Aziende<br />
Agrarie Censim.<br />
2000<br />
57 0 1 58<br />
Persone per categoria di manodopera agricola<br />
(nel dato parenti sono inclusi gli impiegati)<br />
Conduttore Coniuge Altri familiari Parenti e<br />
impiegati<br />
Totale<br />
57 18 45 1 121<br />
Giornate di lavoro aziendale per categoria di<br />
manodopera agricola (nel dato parenti sono inclusi<br />
gli impiegati)<br />
Conduttore Coniuge Altri familiari Parenti e<br />
impiegati<br />
Totale<br />
19.745 3.030 8.260 1 Temp ind 31.036<br />
Aziende con allevamenti bovini, bufalini e suini<br />
Bovini suini Totale<br />
aziende<br />
Aziende N. capi Di cui vacche Aziende N. capi<br />
57 619 434 2 5 57<br />
Aziende con ovini, caprini, equini e avicoli<br />
Ovini Caprini Equini Avicoli<br />
Aziende N. capi Aziende N. capi Aziende N. capi Aziende N. capi<br />
1 3 1 36 0 0 51 660<br />
63
Superficie Agricola utilizzata (SAU) per forma di<br />
conduzione<br />
Con sola<br />
manodopera<br />
familiare<br />
Proprietà<br />
Con manodopera<br />
familiare prevalente<br />
Con manodopera<br />
extrafamiliare<br />
prevalente – e -<br />
Conduz con salariati<br />
Totale<br />
Superficie<br />
SAU<br />
476,74 0 3.414,56 3.891,30<br />
Aziende per titolo di possesso dei terreni<br />
Affitto<br />
Uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
prop. e<br />
parte in<br />
affitto<br />
Parte in<br />
prop. e<br />
parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
affitto e<br />
parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in:<br />
proprietà,<br />
affitto,<br />
uso<br />
gratuito<br />
Totale<br />
Aziende<br />
51 0 0 5 2 0 0 58<br />
Superficie totale per titolo di possesso dei terreni<br />
Proprietà Affitto Uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
proprietà<br />
e parte in<br />
affitto<br />
Parte in<br />
proprietà<br />
e parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
affitto e<br />
parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
proprietà,<br />
parte in<br />
affitto e<br />
uso<br />
gratuito<br />
Totale<br />
superfici<br />
3.706,87 0 0 146,03 38,40 0 0 3.891,30<br />
SAU Superficie agricola utilizzata per titolo di<br />
possesso dei terreni<br />
Proprietà Affitto Uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
proprietà<br />
e parte in<br />
affitto<br />
Parte in<br />
proprietà<br />
e parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
affitto e<br />
parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
proprietà,<br />
parte in<br />
affitto e<br />
uso<br />
gratuito<br />
Totale<br />
superfici<br />
2.555,37 0 1,80 141,40 35,65 0 0 2.734,22<br />
64
Comune IRMA<br />
Aziende Agrarie<br />
Con solo<br />
manodopera<br />
familiare<br />
Aziende per forma di conduzione<br />
Con manodopera<br />
familiare prevalente<br />
Con manodopera<br />
extrafamiliare<br />
prevalente, cond.<br />
Con salariati<br />
Totale Aziende<br />
Agrarie Censim.<br />
2000<br />
4 0 1 5<br />
Persone per categoria di manodopera agricola<br />
(nel dato parenti sono inclusi gli impiegati)<br />
Conduttore Coniuge Altri familiari Parenti e<br />
impiegati<br />
Totale<br />
4 2 7 1 14<br />
Giornate di lavoro aziendale per categoria di<br />
manodopera agricola (nel dato parenti sono inclusi<br />
gli impiegati)<br />
Conduttore Coniuge Altri familiari Parenti e<br />
impiegati<br />
355 141 65 1 Temp<br />
indeter<br />
Totale<br />
562<br />
Aziende con allevamenti bovini, bufalini e suini<br />
Bovini suini Totale<br />
aziende<br />
Aziende N. capi Di cui vacche Aziende N. capi<br />
1 10 8 1 2 4<br />
Aziende con ovini, caprini, equini e avicoli<br />
Ovini Caprini Equini Avicoli<br />
Aziende N. capi Aziende N. capi Aziende N. capi Aziende N. capi<br />
0 0 0 0 0 0 4 85<br />
65
Superficie Agricola utilizzata (SAU) per forma di<br />
conduzione<br />
Con sola<br />
manodopera<br />
familiare<br />
Proprietà<br />
Con manodopera<br />
familiare prevalente<br />
Con manodopera<br />
extrafamiliare<br />
prevalente – e -<br />
Conduz con salariati<br />
Totale<br />
Superficie<br />
SAU<br />
23,76 0 431,08 454,84<br />
Aziende per titolo di possesso dei terreni<br />
Affitto<br />
Uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
prop. e<br />
parte in<br />
affitto<br />
Parte in<br />
prop. e<br />
parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
affitto e<br />
parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in:<br />
proprietà,<br />
affitto,<br />
uso<br />
gratuito<br />
Totale<br />
Aziende<br />
3 0 0 2 0 0 0 5<br />
Superficie totale per titolo di possesso dei terreni<br />
Proprietà Affitto Uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
proprietà<br />
e parte in<br />
affitto<br />
Parte in<br />
proprietà<br />
e parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
affitto e<br />
parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
proprietà,<br />
parte in<br />
affitto e<br />
uso<br />
gratuito<br />
Totale<br />
superfici<br />
439,03 0 0 15,81 0 0 0 454,84<br />
SAU Superficie agricola utilizzata per titolo di<br />
possesso dei terreni<br />
Proprietà Affitto Uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
proprietà<br />
e parte in<br />
affitto<br />
Parte in<br />
proprietà<br />
e parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
affitto e<br />
parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
proprietà,<br />
parte in<br />
affitto e<br />
uso<br />
gratuito<br />
Totale<br />
superfici<br />
129,24 0 0 14,43 0 0 0 143,67<br />
66
Comune MARMENTINO<br />
Aziende Agrarie<br />
Con solo<br />
manodopera<br />
familiare<br />
Aziende per forma di conduzione<br />
Con manodopera<br />
familiare prevalente<br />
Con manodopera<br />
extrafamiliare<br />
prevalente, cond.<br />
Con salariati<br />
Totale Aziende<br />
Agrarie Censim.<br />
2000<br />
22 0 1 23<br />
Persone per categoria di manodopera agricola<br />
(nel dato parenti sono inclusi gli impiegati)<br />
Conduttore Coniuge Altri familiari Parenti e<br />
impiegati<br />
Totale<br />
22 12 26 6 66<br />
Giornate di lavoro aziendale per categoria di<br />
manodopera agricola (nel dato parenti sono inclusi<br />
gli impiegati)<br />
Conduttore Coniuge Altri familiari Parenti e<br />
impiegati<br />
Totale<br />
7465 3300 2480 1321 14566<br />
Aziende con allevamenti bovini, bufalini e suini<br />
Bovini suini Totale<br />
aziende<br />
Aziende N. capi Di cui vacche Aziende N. capi<br />
21 242 146 11 28 22<br />
Aziende con ovini, caprini, equini e avicoli<br />
Ovini Caprini Equini Avicoli<br />
Aziende N. capi Aziende N. capi Aziende N. capi Aziende N. capi<br />
2 5 1 3 3 15 19 459<br />
67
Superficie Agricola utilizzata (SAU) per forma di<br />
conduzione<br />
I dati della SAU con manodopera extrafamiliare prevalente e conduzione con salariati nel<br />
Censimento 2000 è errato, si è ritenuto pertanto di utilizzare il dato fornito dalla Comunità<br />
Montana<br />
Con sola<br />
manodopera<br />
familiare<br />
Proprietà<br />
Con manodopera<br />
familiare prevalente<br />
Con manodopera<br />
extrafamiliare<br />
prevalente – e -<br />
Conduz con salariati<br />
Totale<br />
Superficie<br />
SAU<br />
= = 0 = = = =<br />
Aziende per titolo di possesso dei terreni<br />
Affitto<br />
Uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
prop. e<br />
parte in<br />
affitto<br />
Parte in<br />
prop. e<br />
parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
affitto e<br />
parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in:<br />
proprietà,<br />
affitto,<br />
uso<br />
gratuito<br />
Totale<br />
Aziende<br />
14 0 0 4 4 0 1 23<br />
Superficie totale per titolo di possesso dei terreni<br />
Proprietà Affitto Uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
proprietà<br />
e parte in<br />
affitto<br />
Parte in<br />
proprietà<br />
e parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
affitto e<br />
parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
proprietà,<br />
parte in<br />
affitto e<br />
uso<br />
gratuito<br />
Totale<br />
superfici<br />
= = 0 0 216,94 23,38 0 24,72 1771,65<br />
SAU Superficie agricola utilizzata per titolo di<br />
possesso dei terreni<br />
Proprietà Affitto Uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
proprietà<br />
e parte in<br />
affitto<br />
Parte in<br />
proprietà<br />
e parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
affitto e<br />
parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
proprietà,<br />
parte in<br />
affitto e<br />
uso<br />
gratuito<br />
Totale<br />
superfici<br />
95,03 0 0 158,59 13,76 0 0 267,38<br />
68
Comune PEZZAZE<br />
Aziende Agrarie<br />
Con solo<br />
manodopera<br />
familiare<br />
Aziende per forma di conduzione<br />
Con manodopera<br />
familiare prevalente<br />
Con manodopera<br />
extrafamiliare<br />
prevalente, cond.<br />
Con salariati<br />
Totale Aziende<br />
Agrarie Censim.<br />
2000<br />
27 0 2 30<br />
Persone per categoria di manodopera agricola<br />
(nel dato parenti sono inclusi gli impiegati)<br />
Conduttore Coniuge Altri familiari Parenti e<br />
impiegati<br />
Totale<br />
27 12 10 5 54<br />
Giornate di lavoro aziendale per categoria di<br />
manodopera agricola (nel dato parenti sono inclusi<br />
gli impiegati)<br />
Conduttore Coniuge Altri familiari Parenti e<br />
impiegati<br />
Totale<br />
8.360 1.610 930 173 11.073<br />
Aziende con allevamenti bovini, bufalini e suini<br />
Bovini suini Totale<br />
aziende<br />
Aziende N. capi Di cui vacche Aziende N. capi<br />
21 311 182 13 19 21<br />
Aziende con ovini, caprini, equini e avicoli<br />
Ovini Caprini Equini Avicoli<br />
Aziende N. capi Aziende N. capi Aziende N. capi Aziende N. capi<br />
1 5 1 1 2 5 10 120<br />
69
Superficie Agricola utilizzata (SAU) per forma di<br />
conduzione<br />
Con sola<br />
manodopera<br />
familiare<br />
Proprietà<br />
Con manodopera<br />
familiare prevalente<br />
Con manodopera<br />
extrafamiliare<br />
prevalente – e -<br />
Conduz con salariati<br />
Totale<br />
Superficie<br />
SAU<br />
244,91 0 520,51 770,12<br />
Aziende per titolo di possesso dei terreni<br />
Affitto<br />
Uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
prop. e<br />
parte in<br />
affitto<br />
Parte in<br />
prop. e<br />
parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
affitto e<br />
parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in:<br />
proprietà,<br />
affitto,<br />
uso<br />
gratuito<br />
Totale<br />
Aziende<br />
10 8 1 7 2 1 1 30<br />
Superficie totale per titolo di possesso dei terreni<br />
Proprietà Affitto Uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
proprietà<br />
e parte in<br />
affitto<br />
Parte in<br />
proprietà<br />
e parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
affitto e<br />
parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
proprietà,<br />
parte in<br />
affitto e<br />
uso<br />
gratuito<br />
Totale<br />
superfici<br />
556,22 76,88 11,41 80,20 7,43 13,03 24,95 770,12<br />
SAU Superficie agricola utilizzata per titolo di<br />
possesso dei terreni<br />
Proprietà Affitto Uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
proprietà<br />
e parte in<br />
affitto<br />
Parte in<br />
proprietà<br />
e parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
affitto e<br />
parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
proprietà,<br />
parte in<br />
affitto e<br />
uso<br />
gratuito<br />
Totale<br />
superfici<br />
267,49 49,88 5,87 34,08 5,31 7,27 23,05 392,95<br />
70
Comune TAVERNOLE SUL MELLA<br />
Aziende Agrarie<br />
Con solo<br />
manodopera<br />
familiare<br />
Aziende per forma di conduzione<br />
Con manodopera<br />
familiare prevalente<br />
Con manodopera<br />
extrafamiliare<br />
prevalente, cond.<br />
Con salariati<br />
Totale Aziende<br />
Agrarie Censim.<br />
2000<br />
21 0 1 22<br />
Persone per categoria di manodopera agricola<br />
(nel dato parenti sono inclusi gli impiegati)<br />
Conduttore Coniuge Altri familiari Parenti e<br />
impiegati<br />
Totale<br />
21 9 26 18 74<br />
Giornate di lavoro aziendale per categoria di<br />
manodopera agricola (nel dato parenti sono inclusi<br />
gli impiegati)<br />
Conduttore Coniuge Altri familiari Parenti e<br />
impiegati<br />
Totale<br />
6.640 1.783 1.359 2.511 12.293<br />
Aziende con allevamenti bovini, bufalini e suini<br />
Bovini suini Totale<br />
aziende<br />
Aziende N. capi Di cui vacche Aziende N. capi<br />
16 319 209 8 28 20<br />
Aziende con ovini, caprini, equini e avicoli<br />
Ovini Caprini Equini Avicoli<br />
Aziende N. capi Aziende N. capi Aziende N. capi Aziende N. capi<br />
5 64 4 145 5 16 18 253<br />
71
Superficie Agricola utilizzata (SAU) per forma di<br />
conduzione<br />
Con sola<br />
manodopera<br />
familiare<br />
Proprietà<br />
Con manodopera<br />
familiare prevalente<br />
Con manodopera<br />
extrafamiliare<br />
prevalente – e -<br />
Conduz con salariati<br />
Totale<br />
Superficie<br />
SAU<br />
902,87 0 943,18 1.846,05<br />
Aziende per titolo di possesso dei terreni<br />
Affitto<br />
Uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
prop. e<br />
parte in<br />
affitto<br />
Parte in<br />
prop. e<br />
parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
affitto e<br />
parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in:<br />
proprietà,<br />
affitto,<br />
uso<br />
gratuito<br />
Totale<br />
Aziende<br />
8 3 0 4 3 1 3 22<br />
Superficie totale per titolo di possesso dei terreni<br />
Proprietà Affitto Uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
proprietà<br />
e parte in<br />
affitto<br />
Parte in<br />
proprietà<br />
e parte<br />
in uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
affitto e<br />
parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
proprietà,<br />
parte in<br />
affitto e<br />
uso<br />
gratuito<br />
Totale<br />
superfici<br />
1.000,44 46,88 0 491,76 15,96 5,38 285,63 1.846,05<br />
SAU Superficie agricola utilizzata per titolo di<br />
possesso dei terreni<br />
Proprietà Affitto Uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
proprietà<br />
e parte in<br />
affitto<br />
Parte in<br />
proprietà<br />
e parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
affitto e<br />
parte in<br />
uso<br />
gratuito<br />
Parte in<br />
proprietà,<br />
parte in<br />
affitto e<br />
uso<br />
gratuito<br />
Totale<br />
superfici<br />
413,62 37,39 3,24 483,37 11,25 5,32 42,16 996,35<br />
72
Comuni<br />
Tavernole<br />
Pezzaze<br />
Irma<br />
Marmentino<br />
Bovegno<br />
Collio<br />
Addetti in agricoltura<br />
Censimento 2000<br />
Condut.<br />
21<br />
27<br />
4<br />
22<br />
129<br />
57<br />
Coniuge<br />
9<br />
12<br />
2<br />
12<br />
70<br />
18<br />
Altri<br />
famigl.<br />
26<br />
10<br />
Parenti<br />
impieg.<br />
18<br />
Totale<br />
74<br />
TOTALE 260 123 234 33 650<br />
7<br />
26<br />
120<br />
45<br />
5<br />
1<br />
6<br />
2<br />
1<br />
54<br />
14<br />
66<br />
321<br />
121<br />
73
Il numero di addetti rilevato dal Censimento ISTAT del<br />
2000 non è stato comparato con i dati dei censimenti<br />
precedenti, in quanto le condizioni che caratterizzavano la<br />
relazione fra addetti, effettiva prestazione d’opera nell’azienda<br />
agraria è stata subordinata alle riforme che hanno coinvolto il<br />
settore agricolo ed in particolare: la riforma del sistema<br />
previdenziale, la riforma dell’iscrizione dell’albo degli imprenditori<br />
agricoli ed il trasferimento di funzioni alle Province, la riforma della<br />
PAC, il sistema delle gabbie produttive, previste dalla PAC.<br />
Ci siamo limitati pertanto a rilevare alcuni dati che ci<br />
aiuteranno a valutare se in Alta Valle Trompia esiste la<br />
possibilità di trattenere, inserire, reinserire professionalità<br />
agricole qualificate e a sostenerne la presenza razionale sul<br />
territorio.<br />
Dobbiamo innanzi tutto rilevare come il numero dei<br />
conduttori di aziende agrarie, pari a 260, sia elevato.<br />
Altrettanto numerosi sono i familiari ed i parenti coinvolti<br />
nelle imprese agricole (650).<br />
Il totale degli addetti rilevati dal censimento rapportati<br />
al numero totale di residenti rappresenta una percentuale<br />
particolarmente elevata, circa il 7,50%, contro una<br />
percentuale regionale che si avvicina al 2%.<br />
Se l’analisi sugli addetti effettivi che vivono sul territorio e di<br />
agricoltura andrà ulteriormente approfondita, possiamo comunque<br />
rilevare che il rapporto fra addetti, anche di carattere hobbistico e il<br />
territorio è significativo.<br />
Anche questo dato dimostra il profondo legame che esiste fra<br />
le persone ed il loro territorio.<br />
Non abbiamo potuto comparare il numero dei conduttori<br />
rilevati dal censimento 2000 e gli iscritti all’albo degli Imprenditori<br />
Agricoli, in quanto, pur avendo ottenuto piena disponibilità<br />
dell’Assessorato all’Agricoltura e dell’Ufficio competente provinciale,<br />
dopo il trasferimento di competenze dalla Camera di Commercio<br />
alla Provincia, è da poco iniziato il lavoro di inserimento di tutti gli<br />
imprenditori agricoli nell’unico albo provinciale.<br />
L’albo camerale, visto il trasferimento di competenze alla<br />
Provincia, non è stato aggiornato.<br />
74
Comuni<br />
Tavernole<br />
Pezzaze<br />
Irma<br />
Marmentino<br />
Bovegno<br />
Collio<br />
Agriturismi<br />
Totale<br />
=<br />
2<br />
=<br />
2<br />
1<br />
1<br />
Apertura<br />
stagionale<br />
Apertura<br />
tutto l’anno<br />
TOTALE 6 1 5<br />
=<br />
1<br />
=<br />
=<br />
=<br />
=<br />
=<br />
1<br />
=<br />
2<br />
1<br />
1<br />
75
L’agriturismo, allo stato attuale, non svolge un ruolo di<br />
primaria importanza nel comparto agricolo.<br />
E’ settore giovane, in quanto di “recente apertura”, che<br />
ancora non rispecchia le reali potenzialità della zona.<br />
La quasi totalità degli agriturismi garantisce una apertura<br />
annuale e uno solo l’apertura stagionale.<br />
Le imprese agrituristiche offrono esclusivamente un<br />
prodotto enogastronomico e nessuna opportunità di<br />
soggiorno.<br />
L’Alta Valle Trompia ha effettive potenzialità di crescita<br />
e sviluppo del settore agrituristico sia per le caratteristiche<br />
territoriali che per la presenza di imprese agricole con annesso<br />
allevamento.<br />
Anche il numero rilevante di cascine e malghe è una delle<br />
condizioni positive che potrebbero favorire lo sviluppo del settore.<br />
Occorre rilevare che gli agriturismi presenti, sono sorti per<br />
l’iniziativa dei singoli. Solo in parte hanno potuto usufruire dei<br />
contributi pubblici.<br />
Ancora insufficiente è la relazione fra agriturismi e imprese<br />
agricole della Valle Trompia per lo scambio di prodotti tipici.<br />
Prodotti che in larga parte già esistono e che in parte<br />
potrebbero essere promossi attraverso azioni mirate di<br />
collaborazione fra i produttori di valle.<br />
Prodotti che proprio per il luogo in cui sono coltivati o allevati<br />
dovrebbero essere di qualità riconosciuta e con caratteristiche<br />
effettivamente biologiche.<br />
Ancora inadeguate e insufficienti sono le iniziative e le azioni<br />
permanenti volte al promuovere un turismo agricolo ambientale per<br />
i ragazzi (turismo didattico) che per i turisti tradizionali anche di<br />
zone diverse (città).<br />
La mancanza d’integrazione fra settori diversi e zone diverse<br />
penalizza fortemente il settore.<br />
Riflessioni che interessano la promozione dei pacchetti turistico<br />
ambientali sono già in programma. La difficoltà maggiore per<br />
un’azione di sistema forte è dovuta alla condizione di marginalità<br />
turistica che da troppo tempo caratterizza la Valle Trompia.<br />
Marginalità che lentamente e costantemente va attenuandosi<br />
grazie ai pacchetti di proposte, museali, circuiti di turismi<br />
ambientali, turismo tradizionale sciistico, parco minerario<br />
ecc. che vengono proposti.<br />
76
Comuni<br />
Tavernole<br />
Pezzaze<br />
Irma<br />
Marmentino<br />
Bovegno<br />
Collio<br />
Superfici<br />
Censimento 2000<br />
Totale superfici<br />
1.846,05<br />
770,12<br />
454,84<br />
1.771,65<br />
2.537,82<br />
3.891,30<br />
SAU<br />
996,35<br />
392,95<br />
143,67<br />
267,38<br />
897,80<br />
2.734,22<br />
TOTALE 11.271,78 5432,37<br />
77
La valutazione delle superfici è sempre complessa, soprattutto<br />
quando si analizzano i dati dei censimenti.<br />
Il territorio dell’Alta Valle Trompia più volte analizzata è<br />
caratterizzato da superfici boscate di pregio limitato. Così come vi<br />
sono aree che sono difficilmente raggiungibili e quindi lavorabili.<br />
I dati riportati nella tabella precedente assumono pertanto<br />
carattere indicativo.<br />
Il decisore partendo dall’analisi delle caratteristiche territoriali<br />
avrà il compito di valutare politiche ed iniziative che tendano alla<br />
conservazione e al recupero del territorio in una visione di<br />
area vasta.<br />
Ogni singolo Comune conosce il proprio territorio, ma a<br />
tutt’oggi le politiche di valorizzazione territoriale sono derivate dalla<br />
conseguenza di presenze di attività umane sullo stesso: cascine o<br />
abitazioni.<br />
In alta Valle Trompia non esiste un organismo che si<br />
occupi di forestazione e di gestione forestale.<br />
Le infrastrutture in particolare la viabilità, l’elettrificazione e la<br />
fornitura d’acqua, pur con contributi anche di altre istituzioni è stato<br />
proposto e promosso dalle realtà comunali.<br />
La relazione fra SAU e superfici totali dei Comuni rileva come<br />
la presenza circoscritta dell’impresa agricola possa e debba essere<br />
coinvolta nella gestione globale del territorio.<br />
Relazione non certamente esclusiva ma aperta a<br />
collaborazioni con Associazioni, Enti, Comitati che operano per<br />
la tutela, la salvaguardia ed il recupero ambientale.<br />
La montagna è per propria natura area a rischio idrogeologico<br />
e questo, da sempre, ha costretto le comunità locali a predisporre<br />
piani ed interventi permanenti per prevenire ed affrontare fenomeni<br />
calamitosi.<br />
La realizzazione delle opere di difesa del suolo, di<br />
regimentazione e gestione delle acque assume una funzione<br />
multisettoriale che favorisce presenze e attività agricole<br />
ambientali.<br />
Iniziative che potrebbero essere affrontate e attuate se<br />
le normative esistenti (l. 97/94 e l.r. 7/2000 artt. 24- 25)<br />
fossero adeguatamente finanziate.<br />
78
Comuni<br />
Tavernole<br />
Pezzaze<br />
Irma<br />
Marmentino<br />
Bovegno<br />
Collio<br />
Dati ASL N. capi allevati<br />
28 Aprile 2005<br />
Bovini<br />
269<br />
343<br />
24<br />
211<br />
906<br />
640<br />
Ovi caprini<br />
409<br />
101<br />
31<br />
45<br />
262<br />
349<br />
Equini<br />
10<br />
TOTALE 2.393 1.242 72<br />
7<br />
2<br />
18<br />
18<br />
17<br />
79
Comuni<br />
Tavernole<br />
Pezzaze<br />
Irma<br />
Marmentino<br />
Bovegno<br />
Collio<br />
Dati Censimento 2000<br />
Aziende Agricole Capi allevati<br />
N°<br />
aziende<br />
agricole<br />
con all.<br />
22<br />
30<br />
5<br />
23<br />
130<br />
58<br />
N° aziende<br />
con<br />
allevamenti<br />
20<br />
21<br />
4<br />
22<br />
117<br />
57<br />
Numero<br />
capi<br />
bovini<br />
319<br />
311<br />
Numero<br />
capi<br />
suini<br />
Numero<br />
capi<br />
Ovi<br />
caprini<br />
TOTALE 268 241 3.164 131 258<br />
10<br />
242<br />
1.663<br />
619<br />
28<br />
19<br />
2<br />
28<br />
54<br />
= =<br />
145<br />
= =<br />
= =<br />
= =<br />
77<br />
36<br />
80
Comuni<br />
DATI NUMERO DI CAPI BOVINI E<br />
OVICAPRINI<br />
ASL 2005<br />
CENSIMENTO 2000<br />
C.A.T.A. VT 1985<br />
Bovini<br />
ASL 2005<br />
Bovini<br />
Cens.<br />
2000<br />
Bovini<br />
CATA<br />
1985<br />
OVI<br />
CAPRINI<br />
ASL<br />
2005<br />
OVI<br />
CAPRINI<br />
Cens.<br />
2000<br />
Tavernole 269 319 500 409 145<br />
Pezzaze 343 311 466 101 0<br />
Irma 24 10 81 31 0<br />
Marmentino 211 242 401 45 0<br />
Bovegno 906 1.663 2.129 262 77<br />
Collio 640 619 1.708 349 36<br />
Totale 2.393 3.164 5.285 1.242 258<br />
Differenza numero capi bovini ASL 2005 e<br />
censimento 2000<br />
Differenza numero capi bovini CATA 1985 e<br />
censimento 2000<br />
Differenza numero capi CATA 1985 e ASL<br />
2005<br />
771<br />
2.121<br />
2.892<br />
81
In premessa dobbiamo evidenziare che anziché comparare i<br />
dati del numero di capi allevati dei decenni precedenti, abbiamo<br />
preferito rappresentare i dati dell’ASL e del censimento che ci<br />
aiutano a comprendere la reale consistenza e dinamica<br />
d’allevamento che caratterizza l’Alta Valle Trompia.<br />
L’unico dato di riferimento che abbiamo mantenuto del<br />
passato è quello del 1985, anno precedente alle normative<br />
applicative delle quote latte. (abbattimento capi bovini da latte,<br />
abbandono produzione di latte).<br />
Anno, il 1985, nel quale ancora non era stata ancora attuata la<br />
legge 51 per l’ammodernamento delle strutture aziendali.<br />
Anno, quindi, pre riforma del settore lattiero caseario italiano.<br />
Nello stesso periodo si registrava una inadeguata<br />
organizzazione e offerta d’assistenza tecnica, ed in particolare<br />
quella rivolta agli allevamenti bovini.<br />
Anche i tentativi pubblici, in particolare della Provincia,<br />
d’istituire nuovi organismi d’assistenza tecnica (CATA) si sono<br />
scontrate con condizioni complesse e difficili, limitandone di fatto la<br />
possibilità operativa.<br />
La difficoltà maggiore per strutturare l’offerta d’assistenza<br />
tecnica, scaturirà proprio dalla debolezza delle istituzioni regionale<br />
e provinciale a costituire strumenti di coordinamento e<br />
collaborazione fra i diversi Enti e Organismi che operavano sul<br />
territorio nel comparto dell’assistenza tecnica, della<br />
sperimentazione, della ricerca applicata e della divulgazione.<br />
Per una completa lettura dei dati che riguardano gli<br />
allevamenti zootecnici, ed in particolare i bovini da latte, si deve<br />
considerare che da più di vent’anni in Italia stiamo<br />
rincorrendo la corretta applicazione delle quote latte.<br />
Quote latte che nelle zone montane hanno determinato<br />
condizioni di particolare difficoltà per l’ammodernamento delle<br />
imprese. I piccoli allevamenti hanno incontrato notevoli difficoltà,<br />
visti gli alti costi, ad acquistare quote e a reperirle sul mercato.<br />
82
Anche se dobbiamo riconoscerlo la materia è controversa e<br />
ciò è riconducibile principalmente, per un lungo periodo, all’assenza<br />
di linee chiare, ed oggi alla difficoltà della gestione di un<br />
meccanismo complesso.<br />
Altro fattore che ha influito sul numero di capi bovini allevati è<br />
stato il costante miglioramento genetico delle razze montane,<br />
ed in particolare della bruna alpina.<br />
I progetti di miglioramento genetico, in Alta Valle<br />
Trompia, non sono stati attuati diffusamente.<br />
Solo le realtà cooperative e qualche allevatore hanno seguito<br />
progetti di miglioramento genetico. Questo ha determinato un<br />
ritardo effettivo nel processo di miglioramento dei capi ed una<br />
ulteriore difficoltà ad affrontare e promuovere progetti di<br />
miglioramento delle produzioni lattiero casearie.<br />
Non vogliamo rincorrere le ragioni di questo ritardo in quanto<br />
al decisore spetta rimuovere gli ostacoli che possono impedire nel<br />
futuro d’accelerare questo indispensabile progetto.<br />
Il processo di miglioramento genetico della bruna alpina è<br />
arrivato in ritardo sulla frisona per numerosi fattori.<br />
Il miglioramento della frisona fu accelerato grazie a numerosi<br />
progetti pubblici, alla particolare qualità degli Enti d’assistenza<br />
tecnica: APA, Centro Miglioramento Qualitativo del Latte, Istituto<br />
Zooprofilattico, alle numerose iniziative divulgative e formative<br />
organizzate dalle Organizzazioni Agricole, Associazione Frisona<br />
Italiana, ma sopra tutto alla consistente introduzione di capi<br />
provenienti da paesi esteri: Olanda, Stati Uniti, Canada che<br />
avevano già raggiunto livelli qualitativi molto elevati ed ai progetti<br />
di miglioramento delle tecniche d’allevamento.<br />
Tutti questi fattori hanno incontrato difficoltà nell’applicazione<br />
di progetti in montagna.<br />
Anche le tecniche di mungitura e i problemi igienico sanitari,<br />
oggetto di importanti progetti in essere, hanno influito sui processi<br />
di miglioramento quanti-qualitativo del latte di montagna.<br />
83
Ricordare l’impegno e la passione di un uomo: il Dott.<br />
Giuseppe Santus, che per anni dedicò la sua professionalità e la<br />
sua vita alla “Bruna”, guidandone con intelligenza l’associazione,<br />
significa ripercorrere quel lungo cammino compiuto per<br />
riconoscere le qualità genetiche di una razza con vocazione<br />
montana.<br />
Una razza che tutt’oggi ha ampi margini per migliorarne<br />
le caratteristiche di produzione di latte e di carne.<br />
Aumento delle produzioni, tetto di produzione (quote latte),<br />
fenomeni di abbandono delle produzioni da parte di alcune imprese,<br />
hanno certamente influito sulla diminuzione del numero dei capi<br />
allevati.<br />
Lo ribadiamo, sarebbe interessante anche per il prossimo<br />
futuro avere il dato complessivo di produzione lattiera e della<br />
sua lavorazione per comprendere appieno le dinamiche che<br />
caratterizzano gli allevamenti.<br />
Se anche dovessimo rilevare che la quantità del latte prodotto<br />
non è diminuita in percentuale analoga alla diminuzione dei capi<br />
allevati, non possiamo non rilevare come il rapporto territorio<br />
bestiame allevato si va gradualmente attenuando.<br />
Tale rapporto è stato nel passato e lo è tutt’oggi indispensabile<br />
per mantenere una qualità di gestione delle aree vocate al pascolo,<br />
oltre alla conservazione valorizzazione delle malghe.<br />
84
Comuni<br />
ALLEVAMENTI BOVINI E<br />
ALLEVAMENTI TOTALI<br />
DATI ASL 2005<br />
CENSIMENTO 2000<br />
C.A.T.A. VT 1985<br />
Num.<br />
Allev.<br />
Bovini<br />
2005<br />
Dati ASL<br />
Num. Allev.<br />
Bovini 2000<br />
Dati<br />
Censimento<br />
Num. Allev.<br />
Bovini 1985<br />
Dati<br />
C.A.T.A. VT<br />
Num.<br />
Allev.<br />
Totale<br />
2005<br />
Dati ASL<br />
Num. Allev.<br />
Totali 2000<br />
Dati<br />
Censimento<br />
Tavernole 22 16 34 52 20<br />
Pezzaze 26 21 56 44 21<br />
Irma 3 1 4 4 4<br />
Marmentino 21 21 37 29 22<br />
Bovegno 84 94 129 115 117<br />
Collio 85 57 128 129 57<br />
Totale<br />
241 189 388 373 241<br />
85
Un ulteriore riflessione va riservata al numero di aziende<br />
agrarie con annesso allevamento bovini e al numero di<br />
aziende totali partendo dai dati forniti dall’ASL Ufficio Veterinario<br />
(anno 2005), dal censimento 2000 e dai dati del C.A.T.A. del 1985.<br />
Come possiamo rilevare il dato ASL di 241 aziende è superiore<br />
a quello del censimento 2000, pari a 189. La differenza può essere<br />
imputata agli allevamenti familiari non registrati in censimento.<br />
Analoga differenza di numero di aziende si rileva anche nel<br />
numero di allevamenti totali dati ASL 2005 e dati censimento 2000.<br />
Ciò che invece emerge con chiarezza è la differenza del<br />
numero di aziende con annesso allevamento bovino rilevato<br />
dal C.A.T.A. nel 1985 e quelli dell’ASL e del censimento 2000.<br />
Differenza numero di aziende con allevamento<br />
bovino dati CATA 1985 e dati ASL 2005<br />
Differenza numero di aziende con allevamento<br />
bovino dati CATA 1985 e censimento 2000<br />
- 137<br />
- 199<br />
Si ritiene che il dato più attendibile di comparazione sia il<br />
secondo, e cioè quello fra i dati CATA 1985 e censimento 2000<br />
perché aventi modalità di rilevazione simili, anche non chiara è la<br />
rilevazione degli allevamenti che praticano il nomadismo.<br />
Il numero di allevamenti si è quindi dimezzato in circa<br />
vent’anni ed il trend negativo è ancora presente.<br />
Anche l’età dei titolari d’impresa, dato non disponibile, sarebbe<br />
di notevole rilevanza per approntare iniziative che promuovano il<br />
rilancio dell’attività agricola montana. Una parziale ma significativa<br />
informazione sull’età degli addetti la si può rilevare dai dati riportati<br />
nel Piano Alpeggi.<br />
L’età avanzata dei titolari delle aziende garantisce la sola<br />
politica conservativa e di fatto rinvia le soluzioni di prospettiva.<br />
I giovani presenti pur essendo in numero limitato lasciano<br />
aperta la porta della speranza nel futuro del settore.<br />
86
Dati forniti<br />
dai pubblici amministratori<br />
aziende agricole a titolo esclusivo<br />
con annesso allevamento<br />
che possono avere i requisiti per mantenere e<br />
sviluppare nel breve e medio periodo la propria<br />
attività<br />
Comuni<br />
Tavernole<br />
Pezzaze<br />
Irma<br />
Marmentino<br />
Bovegno<br />
Collio<br />
Bovino<br />
6<br />
6<br />
= =<br />
5<br />
20<br />
15<br />
Ovi caprino<br />
Equini<br />
TOTALE 52 6 1<br />
1<br />
= =<br />
= =<br />
= =<br />
1<br />
4<br />
= =<br />
= =<br />
= =<br />
1<br />
= =<br />
= =<br />
87
Comuni<br />
Tavernole<br />
Pezzaze<br />
Irma<br />
Marmentino<br />
Bovegno<br />
Collio<br />
Malghe - Alpeggi<br />
Totale<br />
7<br />
3<br />
1<br />
3<br />
18<br />
23<br />
Proprietà<br />
comunale<br />
Altro<br />
TOTALE 55 51 4<br />
7<br />
3<br />
1<br />
3<br />
15<br />
22<br />
= =<br />
= =<br />
= =<br />
= =<br />
3 ERSAF<br />
1 Privata<br />
88
Affrontare la valutazione delle malghe è compito agevolato dai<br />
documenti di rilevazione e di pianificazione esistenti (Piano<br />
Alpeggi).<br />
Dobbiamo evidenziare che i numeri riportati nelle tabelle<br />
(informazioni degli amministratori locali) non corrispondono a quelli<br />
dei dati rilevati dalla Comunità Montana per la Regione Lombardia.<br />
Il numero complessivo delle malghe/alpeggi (dati<br />
censimento regione Lombardia) è di 43 di cui solamente una di<br />
proprietà privata.<br />
Il numero delle malghe deve essere integrato con quello<br />
delle stazioni (86) e del totale fabbricati (137).<br />
I documenti e i dati del Piano Alpeggi elaborato nel<br />
2000, sono e saranno un riferimento indispensabile per<br />
affrontare una qualsiasi riflessione.<br />
Il Piano malghe/Alpeggi è considerato pertanto parte<br />
integrante dello studio.<br />
Si deve comunque rilevare come l’impegno della Regione al<br />
finanziamento del progetto di permanente aggiornamento sia<br />
attualmente sospeso.<br />
Per le valutazioni dello studio noi partiremo quindi dai dati<br />
forniti dagli amministratori locali, ritenendo che il problema<br />
connesso al miglioramento strutturale funzionale delle malghe e<br />
degli alpeggi sia ben conosciuto.<br />
Le due tabelle che riportano i dati delle malghe presenti nei sei<br />
Comuni dell’Alta Valle Trompia e delle aziende agrarie, che grazie<br />
all’annesso allevamento, possono vivere effettivamente del reddito<br />
aziendale forniscono ulteriori elementi di riflessione.<br />
Le malghe sono cinquantacinque (i dati sono stati forniti<br />
dai rappresentanti delle amministrazioni comunali) e di queste 51<br />
sono di proprietà dei Comuni, tre sono di proprietà<br />
dell’ERSAF (Regione Lombardia) e solo una è privata (l’Ufficio<br />
Agricoltura della Comunità Montana ritiene che le malghe private<br />
siano due)<br />
E’ evidente che la proprietà quasi esclusivamente pubblica ha<br />
determinato una relazione positiva fra gli allevatori della zona ed i<br />
Comuni.<br />
In particolare è stata prestata attenzione alle strutture:<br />
locali per i mandriani, stalle e strutture per la mungitura, caseifici<br />
familiari e ai servizi: viabilità, fornitura acqua, energia elettrica.<br />
Molte, però rimangono le necessità per ammodernare e<br />
recuperare ulteriormente le malghe e le cascine, ma l’attenzione<br />
89
principale sembra essere quella di ricercare nuove forme e<br />
modelli di relazione con gli allevatori che diano garanzie di<br />
continuità di presenza qualitativa nelle stesse.<br />
Certamente il dato del numero di allevamenti a titolo<br />
esclusivo, corrispondente al numero di malghe - alpeggi presenti<br />
impone una riflessione che non si esaurisca nel breve periodo ma<br />
che interroga sul medio e lungo periodo.<br />
Ed ancora una volta emerge la necessità di affrontare una<br />
severa riflessione sul regime delle quote latte in montagna.<br />
Riflessione che avendo caratteristica istituzionale dovrà essere<br />
posta nelle sedi provinciale, regionale per essere poi trasferita alle<br />
sedi del governo nazionale.<br />
La permanenza dell’opera dell’uomo e del bestiame nelle<br />
malghe è una delle condizioni indispensabili per garantire una<br />
coerente e corretta gestione territoriale – ambientale.<br />
I due aggettivi: corretta e coerente, sono stati utilizzanti in<br />
quanto derivanti dai principi sanciti dalle normative europee,<br />
nazionali e regionali in materia di agricoltura, multifunzionalità<br />
e ruralità.<br />
Rimane inalterato il principio che le malghe sono strutture di<br />
presidio territoriale e ambientale e che pertanto devono, oggi più di<br />
ieri, assumere carattere prioritario nelle politiche istituzionali.<br />
Nel piano agricolo attuativo del 1989 viene riportato il risultato<br />
di un’indagine conoscitiva svolta dal CATA nel 1978 sui pascoli<br />
di proprietà dei Comuni e della Regione in Valle Trompia.<br />
Lo studio effettuato dal Prof. Milesi rivelò che le superfici<br />
produttive e improduttive e le condizioni strutturali delle<br />
cascine/malghe (n. 49) potevano ospitare un numero di paghe<br />
bovine pari a 3.368. Di queste ben 3.163 erano situate nell’Alta<br />
Valle Trompia.<br />
L’indagine solo apparentemente può apparire datata in quanto<br />
le superfici degli alpeggi, il numero delle malghe e il numero<br />
delle paghe non hanno subito rilevanti variazioni.<br />
Indagine più accurata andrebbe riservata alla valutazione dello<br />
stato conservativo degli alpeggi e delle strutture d’allevamento,<br />
all’aggiornamento cioè del Piano Alpeggi del 2000.<br />
Rilevazione semplice in quanto ogni Comune ha già a<br />
disposizioni dettagliate informazioni circa lo stato<br />
conservativo delle malghe d proprietà e la Comunità<br />
Montana ha professionalità, strumenti e conoscenze del<br />
territorio che ne agevola la possibilità operativa.<br />
90
CAPI MONTICATI<br />
NELLE MALGHE DELL’ALTA VAL TROMPIA<br />
Malga gg bovini bovini<br />
nom.<br />
Ovini<br />
caprini<br />
Ovini<br />
Caprini<br />
nomadi<br />
equini suini<br />
Cascicoli 80 40<br />
Cigoleto 90 100 30<br />
Pian della Pietra 80 20 25<br />
Canali 100 61<br />
Casantighe e Marmor 45 139 117 3<br />
Muffetto e Redicampo<br />
Vestone<br />
80 179 6 5<br />
Pofferatte, Botticini,<br />
Valgradello e Pezzeda<br />
Sera<br />
90 3975 10<br />
Corti Campomolle<br />
Poffe Stab. Fiorito<br />
90 24 152 2<br />
Zerle 60 8<br />
Poffe e Pile 110 39 14 1<br />
Stabile Fiorito e Sarle 100 1550 20<br />
Clodona e Craparro 100 1230 57<br />
Gandina e Valle Faggi 90 34 38 1230 11<br />
Colonno e Lividino 90 28 2 4<br />
Pontogna Bovidori<br />
Dosso Mattone<br />
90 22 123 73 38 2<br />
Stalletti 90 64 37 5<br />
Corti Cinesso 20 35<br />
Pradalonga 90 24 5<br />
Prato Nuovo 50 38<br />
Costarica 45 111<br />
Bozzoline e Vesgheno 90 120<br />
Ma e Croce 90 50<br />
Croce Marmentino 90 60<br />
Pian del Bene 90 50<br />
Pezzeda Mattina 90 30<br />
Piazze 90 20 60<br />
90 140<br />
Ravenola Vaga e<br />
Soliva<br />
Confine<br />
Vesgheno<br />
90 120<br />
Totale 2310 727 1022 395 8104 112 21<br />
91
Una valutazione a parte merita la pratica di monticazione.<br />
Malghe e alpeggi, sono sempre stati e ancor oggi rimangono<br />
simboli d’eccellenza delle produzione lattiero casearie.<br />
Una pratica, quella della monticazione, che nel passato era<br />
strettamente legata all’allevamento di valle. Il percorso era<br />
segnato dal battito delle stagioni. In estate in alpeggio, nelle mezze<br />
stagioni nelle stalle di valle e in inverno a mangiar fieno della<br />
bassa.<br />
Guardando ai dati della tabella precedente scopriamo con<br />
qualche sorpresa che i bovini allevati in malga sono<br />
complessivamente 1.749 e di questi ben 1.022 sono nomadi,<br />
cioè, provengono da zone “lontane”.<br />
Così come colpisce il dato degli ovi-caprini pari a 8.499 di<br />
cui ben 8.104 sono nomadi.<br />
Una prima considerazione: “gli ovi caprini hanno sostituito<br />
l’allevamento esclusivo dei bovini nelle malghe”.<br />
Un altro dato conforta di fronte alla eventuale prospettiva di<br />
una collaborazione fra i diversi Comuni per la gestione delle malghe<br />
e degli alpeggi. Tutte le stazioni sono ancor oggi utilizzate, anche se<br />
alcune solo per periodi brevi. Numero di giornate inferiori alla<br />
media rilevata nella tabella.<br />
Altre sono utilizzate da più allevatori e con specie allevata<br />
diversa: prima i bovini e successivamente gli ovini e/o caprini.<br />
Il nomadismo ha certamente determinato, comunque, la<br />
tenuta delle malghe, anche se effetti positivi e negativi sono di<br />
difficile tracciatura.<br />
Rimane l’interrogativo se specie allevate diverse bovini, ovini<br />
non possano determinare condizioni di utilizzo diverso delle malghe<br />
e degli alpeggi e se le due specie, proprio per le loro<br />
caratteristiche, non richiedano modalità gestionali diverse.<br />
Avere un approccio d’assegnazione delle malghe<br />
esclusivamente economico (gara contratto d’affitto) può<br />
determinare effetti negativi sulla gestione delle malghe.<br />
Una diversa tipologia d’allevamento: bovino o ovicaprino,<br />
determina scelte profondamente diverse per la gestione<br />
strutturale: messa a norma, rispetto delle norme in materia di<br />
benessere animale, manutenzioni straordinarie e ordinarie,<br />
adeguamenti delle strutture per la lavorazione dei prodotti lattiero<br />
caseari, depositi materie per l’alimentazione, strutture che<br />
garantiscano una qualità di vivibilità buona.. ecc.<br />
92
Progettare nel futuro investimenti d’ammodernamento<br />
delle strutture d’alpeggio senza avere fatto una preventiva<br />
considerazione a chi verranno riservate, cioè a quale<br />
tipologia di capi allevati, può provocare un dispendio di<br />
risorse elevato.<br />
Va rilevato inoltre che in Valle Trompia gli allevamenti<br />
ovicaprini sono di piccole dimensioni, pertanto le mandrie che sono<br />
interessate alla monticazione provengono da territori<br />
extravallivi.<br />
Al contrario la maggioranza delle mandrie bovine sono<br />
dislocate nel fondovalle, salvo alcune eccezioni che mantengono<br />
comunque in Valle una delle loro sedi aziendali. Il legame con il<br />
territorio degli allevamenti bovini e quindi molto radicato.<br />
Inoltre e non meno rilevante è il problema che attiene alla<br />
salubrità delle mandrie. La convivenza fra allevamenti bovini e<br />
ovicaprini è inopportuna.<br />
La fotografia dell’esistente ci fa ritenere, ancora una volta, che<br />
la gestione degli alpeggi e delle malghe debba essere<br />
riportata in una visione di gestione unica.<br />
Ma ancor di più, con la valorizzazione della tipicità del<br />
Nostrano di Valtrompia, occorrerà riconsiderare gli alpeggi<br />
quale aree vocate all’allevamento dei bovini da latte di<br />
qualità.<br />
Una affermazione facile da enunciare difficile da applicare, ma<br />
crediamo che non esistano alternative a questo indirizzo se si<br />
intende perseguire il progetto di massima valorizzazione dei<br />
prodotti tipici d’Alta Valle.<br />
Riservare cioè, gli alpeggi a coloro che si sono<br />
impegnati a perseguire l’obiettivo di produzioni di qualità<br />
certificata, o comunque, a garantire a questi allevatori, nelle<br />
gare d’assegnazione degli alpeggi punteggi più elevati.<br />
Molti altri approfondimenti potrebbero essere fatti<br />
considerando la vocazione delle Malghe e degli Alpeggi.<br />
Considerazioni in merito alle strutture, ai servizi, alle modalità<br />
d’allevamento e di trasformazione del latte, alla valorizzazione della<br />
qualità della carne ecc..<br />
Una malga che viene utilizzata da un allevatore di bovini<br />
richiede: alcuni servizi per la lavorazione del latte, la stagionatura,<br />
il ricovero degli animali, una strumentazione idonea a garantire la<br />
salute degli animali e la salubrità/qualità del prodotto, servizi che<br />
siano rispondenti alle esigenze di trasferimento dei capi e della loro<br />
93
alimentazione. Gli ovini richiedono, invece, altre strutture, servizi,<br />
strumenti.<br />
Non vorremmo, comunque, correre il rischio dell’ennesima<br />
elencazione di opere da realizzare a completamento di pianificazioni<br />
effettuate dai Comuni e dalle Comunità Montane anche in periodi<br />
remoti.<br />
Ci limitiamo a rilevare che alcune contraddizioni nella<br />
gestione delle malghe e degli alpeggi, costrette, vincolate dalle<br />
condizioni del comparto zootecnico, non sono di facile soluzione e<br />
richiedono valutazione pacate, equilibrate, ma al tempo stesso<br />
proiettate verso forme gestionale diverse.<br />
Forme che promuovano un nuovo e più radicato<br />
rapporto fra gli allevatori locali di bovini, e solo in dimensioni<br />
inferiori di ovi-caprini e l’alpeggio.<br />
Forme che valorizzino l’impresa locale e il loro prodotto di<br />
qualità.<br />
Gestire nel miglior modo possibile le malghe e aprirle a<br />
consumatori e turisti agro ambientali richiede che queste siano<br />
gestite in un contesto di sistema intersettoriale e, quindi, con il<br />
massimo coinvolgimento dei soggetti pubblici e privati che credono<br />
in questo antico e straordinario modello d’allevamento.<br />
Certo il nomadismo viene svolto da alcuni allevatori che hanno<br />
origini Valtrumpline, altri no, in particolare quelli che allevano ovi<br />
caprini. Un capitolo delicato quello del nomadismo, ma che per la<br />
sua funzionalità a l’intero comparto zootecnico e agroalimentare<br />
richiede forme e momenti di particolare approfondimento.<br />
Pur essendo tema strettamente legato alle problematiche<br />
locali, si ritiene che altri soggetti istituzionali potrebbero concorrere<br />
a sostenere un progetto di razionalizzazione delle malghe/alpeggi,<br />
anche attraverso un diverso e finalizzato orientamento delle<br />
risorse pubbliche.<br />
94
IL METODO<br />
UN APPROCCIO<br />
NUOVO ALLE<br />
POLITICHE SOVRA-<br />
ORDINATE<br />
95
Se più istituzioni guardano al futuro<br />
se più uomini pensano e operano insieme<br />
se tutti insieme s’incontrano in un<br />
comune impegno<br />
allora la nostra terrà continuerà a<br />
rifiorire<br />
97
IL METODO PER LA STESURA<br />
RIFLESSIONE SCRITTA A PIU’ MANI<br />
La stesura di studi, piani e riflessioni, nella maggioranza dei<br />
casi, segue un “itinerario” consueto. Gruppi di esperti, ciascuno per<br />
il proprio settore, conoscitori delle dinamiche generali e delle<br />
problematiche particolari, con un lavoro d’equipe elaborano i<br />
pensieri delle politiche dello sviluppo possibile.<br />
Certamente una modalità che offre qualità, prestigio e<br />
contenuti rilevanti, ma che alcune volte corrono il rischio di<br />
rimanere un esercizio didattico impregnato di linee fondamentali di<br />
principio.<br />
Lo schema:<br />
• dati e analisi delle dinamiche locali nel contesto di fattori globali;<br />
• comparazione fra i dati odierni e quelli del passato per<br />
comprenderne le caratterizzazioni ed i risvolti sociali, culturali ed<br />
economici;<br />
• la stesura di schede progettuali che presentino eventuali richiami<br />
alle risorse disponili e agli obiettivi preposti;<br />
• ed infine le considerazioni conclusive contenenti alcune<br />
considerazioni di politica locale e generale;<br />
può aiutare il decisore, però, solo se quel documento diventa<br />
inderogabilmente il riferimento di ogni azione e politica<br />
futura.<br />
Nel caso contrario il documento impregnato di spunti di qualità<br />
indiscussa rimarrà uno dei documenti didattici da richiamare nelle<br />
sedi di dibattito.<br />
Lo sforzo per attraversare il guado della didattica politica<br />
per giungere alla sponda della concretezza dei progetti nel contesto<br />
della gradualità d’interventi può essere recuperato se sul piano<br />
operativo s’intendono recuperare le disponibilità di quanti<br />
operano e vivono sul e per il territorio.<br />
Analogo principio caratterizza, quindi, non solo la fase<br />
applicativa attuativa degli studi/piani ma, anche la stessa stesura.<br />
E’ per questo che la Comunità Montana ha chiesto e ottenuto<br />
due patrocini:<br />
• La Provincia di Brescia – Assessorato all’Agricoltura;<br />
• l’ERSAF (Ente Regionale Servizi Agricoli e Forestali).<br />
98
Patrocini che hanno il duplice significato di coinvolgimento di<br />
soggetti che hanno competenze tecniche e politiche, e che possono<br />
e devono interagire con le funzioni e le politiche della Comunità<br />
Montana.<br />
Ma ancor più significativa è stata l’adesione e la collaborazione<br />
dimostrata dai sei Comuni dell’Alta Valle Trompia (Tavernole<br />
S/M, Pezzaze, Irma, Marmentino, Bovegno e Collio) che in più<br />
incontri hanno dato il loro convinto sostegno e la loro qualificata<br />
collaborazione.<br />
Per favorire una riflessione diffusa non potevamo trascurare di<br />
coinvolgere altri soggetti che offrono la loro azione alle dinamiche<br />
del territorio, protagonisti del governo delle comunità. Soggetti che<br />
direttamente operano a contato con i segmenti della società<br />
dell’Alta Valle Trompia.<br />
In particolare abbiamo incontrato e collaborato con: le<br />
Organizzazioni Agricole, con le quali abbiamo avuto alcuni<br />
momenti di approfondimento e scambio di valutazioni; le<br />
Cooperative lattiero casearie di Bovegno e di Pezzaze; gli<br />
stagionatori di formaggi; il Centro Miglioramento Qualitativo<br />
del Latte e della Carne Bovina di Brescia (il Centro ha in atto in<br />
collaborazione con le Comunità Montane, la Camera di Commercio,<br />
l’Ente Iniziative Zootecniche e Zooprofilattiche, l’Istituto<br />
Zooprofilattico e le l’Associazione Provinciale Produttori Latte, i<br />
Parchi, l’Associazione Provinciale Allevatori e la Provincia di Brescia<br />
un progetto d’assistenza alle aziende di montagna); l’Ente del<br />
Turismo della Valle Trompia.<br />
Non meno rilevante è stato il contributo offerto dai<br />
Reverendi Parroci che da un osservatorio di sicuro interesse e<br />
responsabili diretti dell’organizzazione di numerose iniziative<br />
religioso, culturali hanno contribuito a fornire proposte che sono<br />
diventate parte integrante dello studio.<br />
Se menzione di priorità va espressa certamente questa va<br />
riservata al Presidente e all’Assessore della Comunità<br />
Montana, Fabio Ferraglio e Rudi Gatta e agli uffici della<br />
stessa in particolare a Temponi Giampietro, Mondinelli<br />
Roberto e a Stival Ocildo.<br />
Nel metodo perciò, possiamo affermare che lo studio è stato<br />
scritto a più mani.<br />
Il nostro augurio/auspicio è che le stesse mani diventino<br />
protagoniste della realizzazione di alcune delle priorità<br />
indicate da questa riflessione.<br />
99
GLI STRUMENTI<br />
POLITICHE<br />
CONCERTATE E<br />
PARTECIPATE<br />
100
101
concrete<br />
Molte piccole azioni<br />
compiute da mille soggetti<br />
aiutano a costruire l’eredità dei nostri<br />
figli<br />
102
METODO E STRUMENTI<br />
DI PROMOZIONE DELLO STUDIO<br />
Tutti gli economisti ed i sociologi indicano un inversione di<br />
marcia nel metodo di approccio alla realizzazione delle politiche di<br />
sviluppo contenute nei progetti di pianificazione.<br />
Da concetti vincolati allo sviluppo si è giunti all’approdo,<br />
anch’esso temporaneo, delle scelte di piano.<br />
Lo abbiamo ribadito in più riprese, la concettualità dello<br />
sviluppo, vincolata e condizionata da fattori internazionali e dalle<br />
condizioni locali, pur essendo importante, rischia di rimanere<br />
esercizio didattico.<br />
E questo mentre il dibattito ed, anche, lo scontro in atto nelle<br />
istituzioni internazionali, si trovano a dover rincorrere modelli di<br />
scelte operative complicate e con una sempre minore<br />
disponibilità di risorse.<br />
La “pioggia” principio e metodo spesso utilizzato dalle<br />
istituzioni per irrorare la sterilità dei lavori non può più essere<br />
applicato proprio in virtù del venir meno di consistenti risorse<br />
economiche.<br />
L’attenzione a politiche che partano dal radicamento al<br />
territorio, dal dinamismo sociale ed economico e che pertanto<br />
sappiano inserirsi nelle condizioni determinate dal duplice vincolo ai<br />
processi globali e locali, possono trovare e ritrovare, espressioni di<br />
rinnovata vitalità.<br />
Superare le omologazioni e gli appiattimenti è possibile<br />
alla sola condizione (ed è un’affermazione senza frangiature) che il<br />
locale rigeneri la creatività e lo spirito d’iniziativa partendo<br />
proprio dalle radici storico, culturali ed economiche.<br />
Ed il locale, pur in un contesto di macro condizioni globali, ha<br />
bisogno di ritrovare e rivitalizzare le proprie identità, mai assopite,<br />
in territori di dimensioni omogenee e quindi non<br />
eccessivamente vaste e neppure troppo limitate.<br />
L’appartenenza determina un legame che può diventare<br />
propulsore del rilancio dello sviluppo.<br />
L’Alta Valle Trompia identificata nei sei Comuni oggetto di<br />
valutazione, forse con qualche apertura ai Comuni che hanno con<br />
loro legami storici (Marcheno, Lodrino), ha queste caratteristiche.<br />
103
Le politiche locali, proprio per le loro caratteristiche<br />
abbisognano di sostegni esterni, ma si concretizzano solamente in<br />
condizioni che sono “endogene” cioè del territorio.<br />
Ciò vale ancor di più per le politiche agricolo ambientali che<br />
devono partire dal forte radicamento di quanti si “ostinano” a<br />
presidiare un territorio non facile da governare.<br />
Le politiche locali che interessano l’agricoltura hanno<br />
dimostrato, anche nel recente passato, come la specificità settoriale<br />
non debba arroccarsi in isolamento.<br />
Oggi più di ieri l’attuazione del principio di multifunzionalità<br />
esige la collaborazione, cooperazione, scambio fra settori diversi.<br />
L’integrazione intersettoriale può e deve portare a visioni<br />
unitarie e politiche armoniche ma, soprattutto, deve determinare<br />
condizioni di nuovo sinergismo volto alla creazione di nuove attività.<br />
Nei principi generali di tutte le normative che si occupano di<br />
ambiente sono inseriti i termini compatibilità, sostenibilità.<br />
L’attenzione alla relazione fra attività e le risorse permanenti<br />
sta lentamente riscoprendo che l’economicità di breve respiro<br />
non è più sufficiente e che l’attenzione allo sfruttamento<br />
razionale ed equilibrato delle risorse naturali è di per se<br />
un’economia.<br />
Il trattato di Kyoto ha introdotto alcuni principi che purtroppo<br />
ancora faticano ad essere riconosciuti come fondanti i nuovi modelli<br />
economici di sviluppo.<br />
La sostenibilità diventa pertanto fattore di valorizzazione<br />
della qualità della vita e, quindi, in proiezione una nuova scelta<br />
economica.<br />
Per il settore agricolo non basta più ribadire il ruolo del<br />
presidio come esclusivo, ma occorre attraversare la forra di una<br />
riconoscibilità sociale complessiva.<br />
Anche in queste riflessioni siamo tentati di ripetere che i<br />
fenomeni devono essere rivitalizzanti partendo dal basso, cioè,<br />
dagli operatori.<br />
Ma è nella condizione intrinseca di chi lavora in agricoltura che<br />
abbiamo constatato anche nei dati delle tabelle riportate, che<br />
possiamo meglio comprendere e delimitare le difficoltà a processi<br />
che sono alimentati da “propulsori sociali” unici.<br />
Lo sviluppo agricolo ambientale non può essere frutto<br />
dell’esclusiva sollecitazione dal “basso” ma deve trovare nelle<br />
rappresentanze di categoria, nella intersettorialità e nella sensibilità<br />
104
e professionalità delle istituzioni locali una condizione di fertile<br />
simbiosi progettuale.<br />
Rapporti che nel partenariato, e quindi nelle politiche<br />
concertate e partecipate attuano il principio costituzionale di<br />
sussidiarietà.<br />
Principio che emerge in ogni documento programmatico ma<br />
che ancor fatica ad essere applicato concretamente, in quanto il<br />
confine fra competenze pubbliche e funzioni e compiti privati trova<br />
una corretta composizione/forma solamente sui tavoli della<br />
concertazione e della collaborazione.<br />
In questa riflessione i coinvolgimenti delle istituzioni pubbliche<br />
e private avevano, ed hanno, la finalità di attuare pienamente<br />
questo principio.<br />
La difficoltà ad affrontare politiche per il riconoscimento dei<br />
ruoli e delle funzioni degli uomini che lavorano il territorio in<br />
montagna è evidente soprattutto alla luce di terminologie – parole<br />
d’ordine – principi che inseguono la competitività, redditività,<br />
valorizzazione ambientale ecc.<br />
Questi contenuti se non calati nella particolarità delle<br />
condizioni montane che devono avere riconosciuta la loro funzione<br />
generale, rischiano di disperdere il valore economico e sociale delle<br />
presenze umane in montagna.<br />
Siamo consapevoli che lo sforzo per “persuadere” la politica<br />
e la società del ruolo che le imprese agricole svolgono in<br />
montagna ed in alta montagna è particolarmente gravoso, ma<br />
misconoscerlo significa assentare un processo di rischio declino a<br />
cui non possiamo rassegnarci.<br />
Le proposte di una diversa attenzione istituzionale alla<br />
montagna e alle politiche agricolo ambientali deve affermarsi<br />
quali priorità nel contesto delle politiche sovraordinate.<br />
In particolare, alla vigilia dell’approvazione del Piano Agricolo<br />
Provinciale, l’auspicio è che alcune idee progetto dello studio<br />
diventino parte integrante dello stesso.<br />
Anche la Regione Lombardia dovrà essere coinvolta per<br />
verificare la disponibilità a sostenere alcuni progetti innovativi e<br />
qualificanti per l’intera Valle.<br />
Un approccio locale alle politiche di sviluppo in aree<br />
svantaggiate richiede anche una diversa attenzione alla<br />
modulazione degli investimenti.<br />
105
Alcune località, più di altre, vivono in condizioni di marginalità<br />
territoriale, è quindi più evidente l’isolamento e la carenza di<br />
servizi.<br />
Una lettura di area sovra ordinata omogenea aiuta a superare,<br />
almeno in parte, questa ulteriore difficoltà, così come favorisce un<br />
approccio ai servizi più razionale.<br />
Il luogo e/o i luoghi deputati al coordinamento delle politiche<br />
di sviluppo agricolo ambientale non possono che essere ricondotti<br />
nelle linee legittimanti il ruolo e la funzione della Comunità<br />
Montana.<br />
Il metodo di promozione attuazione dello studio e dei progetti<br />
in esso contenuti seguirà due direttrici fondamentali:<br />
• le azioni della politica<br />
• i progetti<br />
Per questo anche le schede verranno suddivise nei due<br />
settori:<br />
Politico<br />
Progettuale.<br />
106
LE SCHEDE<br />
La storia degli uomini<br />
107
la scrivono gli uomini<br />
che vivono e camminano sulla terra<br />
loro affidata<br />
108
PREMESSA<br />
LE SCHEDE<br />
SCHEDA 1 IL TAVOLO VERDE<br />
SCHEDA 2 CORSORZIO FORESTALE<br />
SCHEDA 3 ENTE FIERISTICO VALLE TROMPIA<br />
SCHEDA 4 ENTE PER LA GESTIONE DELLE MALGHE<br />
SCHEDA 1//B CENSIIMENTO – OSSERVATORIIO<br />
PERMANENTE AGRIICOLO AMBIIENTALE<br />
DELLA MONTAGNA<br />
SCHEDA 2//B SCUOLA E FORMAZIIONE PROFESSIIONALE<br />
SCHEDA 3//B ALLEVAMENTII<br />
SCHEDA 4//B QUALIITÁ E TIIPIICIITÁ DEII PRODOTTII<br />
SCHEDA 5//B TURIISMII – VALLIITURIISMII<br />
SCHEDA 6//B MULTIIFUNZIIONALIITÁ<br />
SCHEDA 7//B TUTELA E VALORIIZZAZIIONE<br />
DELL’’AGROAMBIIENTE<br />
SCHEDA 8//B FORESTAZIIONE<br />
109
PREMESSA<br />
Nella presentazione delle schede verranno presentate alcune<br />
proposte operative, ed in particolare la costituzione di alcuni<br />
organismi, strumenti atti ad affrontare la specificità di alcune<br />
problematiche che attengono al settore agricolo ambientale dAlta<br />
Valle e non solo.<br />
Il rischio evidente di darne una lettura schematica e<br />
frammentaria è consequenziale al metodo proposto<br />
nell’elaborazione.<br />
Tanti organismi quanti sono i problemi incontrati.<br />
In questa breve premessa vorremmo invitare i soggetti<br />
decisori a darne una lettura unitaria che, pur considerando i diversi<br />
aspetti delle politiche agricole e ambientali suddivisi per comparti,<br />
possa affondarne alcuni o tutti unitariamente e in tempi da definirsi,<br />
certamente graduali o di medio respiro.<br />
Pertanto si propone nella scheda 1 il tavolo verde unico<br />
organismo d’interlocuzione sociale con i soggetti della<br />
rappresentanza che operano sul territorio.<br />
Per quanto attiene alla costituzione degli altri organismi si può<br />
facilmente prevedere la costituzione di un unico Ente che svolga le<br />
diverse funzioni assegnatele.<br />
Così si può prevedere che un nuovo Ente possa svolgere<br />
funzioni quali:<br />
la gestione unitaria delle malghe;<br />
la gestione degli incolti;<br />
la gestione delle manutenzioni dei boschi;<br />
la gestione dei contratti di coltivazione dei foraggi;<br />
la gestione del corridoio dei sapori di Valle Trompia;<br />
la promozione della carta della montagna di valle Trompia;<br />
la promozione del marchio di Valle;<br />
tutte quelle iniziative che possono concorrere a valorizzare quanto<br />
di qualitativamente apprezzabile offre la valle Trompia.<br />
L’eventuale costituzione dell’Ente Fieristico di Valle, dovendo<br />
coinvolgere tutte le iniziative fieristiche e sagre esistenti e di nuova<br />
proposizione richiede una valutazione a se stante.<br />
Gli organismi preposti devono comunque trovare una loro<br />
stretta collaborazione proprio nell’ambito delle competenze e<br />
funzioni della Comunità Montana.<br />
110
SCHEDA 1<br />
IL TAVOLO VERDE<br />
La proposta della costituzione di un Tavolo Verde nasce<br />
dalla necessità di dare attuazione alle politiche partecipate e<br />
negoziate.<br />
Il Tavolo verde è pertanto il tavolo delle relazioni politiche<br />
sulle problematiche agricole e ambientali di Valle.<br />
La scelta di costituire un tavolo di comune valutazione<br />
dei problemi agricolo ambientali di Valle è e rimane,<br />
comunque, prerogativa di scelta istituzionale.<br />
La diminuzione delle risorse disponibili, le competenze<br />
spalmate su più livelli istituzionali, nonché il ruolo delle<br />
rappresentanze economico produttive chiamate a fornire servizi<br />
delegati pubblici, richiede momenti di relazione e collaborazione<br />
permanenti per affrontare i complessi problemi che la modernità<br />
delle società impongono.<br />
Coinvolgere tutti i soggetti che operano sul territorio per<br />
attuare i progetti è pertanto una necessità che agevola l’attuazione<br />
delle politiche e delle azioni.<br />
Il Tavolo Verde dovrebbe pertanto essere costituito e<br />
istituzionalizzato, divenendo funzionale alla migliore e più efficace<br />
attuazione delle politiche del territorio.<br />
Un organismo consuntivo che accompagni la Comunità<br />
Montana sul percorso della definizione di politiche di pianificazione e<br />
programmazione concertata e solidale, oltre al sostenere<br />
l’attuazione di azioni, progetti e iniziative.<br />
Numerose normative Europee, Nazionali e regionali richiamano<br />
la necessità di una stretta relazione, concertazione fra istituzioni e<br />
territorio. Una intersecazione fra sussidiarietà orizzontale e verticale<br />
che, non solo semplifica procedure e iter, ma concorre a rendere<br />
più penetrante ogni azioni politica.<br />
Nella ricerca, nell’individuazione e nel coinvolgimento dei<br />
soggetti che dovrebbero comporre l’Organismo consultivo (Tavolo<br />
Verde) la Comunità Montana dovrebbe considerare il concreto e<br />
reale radicamento che questi attori hanno sul territorio,<br />
Soggetti che potrebbero essere chiamati a costituire il<br />
Tavolo Verde:<br />
111
Il Presidente o suo delegato della Comunità Montana –<br />
Presidente del Tavolo Verde<br />
Provincia di Brescia – Assessorato all’Agricoltura;<br />
Ente del Turismo di Valle (Valtrompia Turismo);<br />
ERSAF (Ente Regionale Servizi Agricoli e Forestali)<br />
Organizzazioni Agricole presenti sul territorio - Uffici<br />
Zona;<br />
Rappresentanti delle Cooperative Lattiero Casearie e<br />
altri organismi di produttori presenti sul territorio;<br />
Rappresentante stagionatori formaggi e negozi che<br />
vendono prodotti tipici locali;<br />
Presidenti e/o responsabili gestione centrali biomasse<br />
(Collio e Marmentino);<br />
Un rappresentante delle realtà di Protezione Civile<br />
presenti sul territorio;<br />
Eventuali rappresentanti delle scuole secondarie che<br />
operano nel settore della formazione agricola;<br />
Rappresentante dell’Ambito di caccia;<br />
La segreteria dovrebbe essere svolta dall’Ufficio<br />
Agricoltura della Comunità Montana.<br />
Alle sedute potrebbero essere invitati i rappresentanti degli<br />
organismi tecnici che attuano progetti finalizzati quali APA, Centro<br />
Miglioramento Qualitativo del Latte e della Carne Bovina ecc. o<br />
esperti di settori/comparti/ progetti che la Comunità Montana<br />
intende attuare.<br />
Il compito del Tavolo Verde, lo ribadiamo, dovrebbe essere<br />
comunque consultivo e propositivo.<br />
112
SCHEDA 2<br />
CONSORZIO FORESTALE<br />
La Valle Trompia non ha mai costituito un organismo con<br />
funzioni di gestione del patrimonio boschivo.<br />
Le caratteristiche del bosco e del territorio dell’Alta Valle ha<br />
determinato un’effettiva difficoltà alla coltivazione, manutenzione<br />
dello stesso.<br />
Le caratteristiche ambientali e territoriali hanno reso<br />
difficile anche la trasformazione dei boschi esistenti.<br />
La crisi del petrolio, che appare di lunga durata, e la<br />
realizzazione di due centrali a biomasse a Collio e a Marmentino<br />
ripropone la necessità di affrontare le politiche di gestione del<br />
bosco.<br />
Un nuovo organismo nel contesto della legislazione attuale, in<br />
Valle Trompia, dovrebbe corrispondere alle funzioni della<br />
Comunità Montana e questo per ottimizzare le forme gestionali<br />
dell’intero comparto, al di la della effettiva delimitazione adesione<br />
territoriale.<br />
Le professionalità presenti in Comunità Montana che da<br />
tempo si occupano dei problemi ambientali e della gestione<br />
territoriale, la necessità di una visione intersettoriale, politiche<br />
agricole e ambientali di manutenzione e sistemazione idrogeologico,<br />
della viabilità agro silvo pastorale e di conservazione del paesaggio,<br />
garantirebbero una gestione di sistema con una visione<br />
intersettoriale.<br />
Più complessa appare la delimitazione della zona, dell’area in<br />
quanto boschi e foreste caratterizzano l’Alta Valle Trompia e parte<br />
della Media. La delimitazione sarebbe comunque vincolata<br />
all’adesione dei Comuni.<br />
Vi sono inoltre alcuni problemi legati all’attuale gestione degli<br />
appalti per il taglio della legna che garantiscono a piccoli Comuni<br />
necessari introiti economici. Taglio della legna che interessa limitate<br />
porzioni di territorio e quindi problema, quest’ultimo, risolvibile con<br />
la definizione di strumenti che garantiscano a quei Comuni le<br />
medesime entrate.<br />
Il Consorzio Forestale potrebbe sottoscrivere con le centrali<br />
a biomasse di Collio e Marmentino apposite convenzioni di<br />
fornitura di prodotto (cippato).<br />
113
La valutazione della filiera legno energia è comunque<br />
condizione indispensabile per predisporre un piano che favorisca la<br />
costituzione ed il funzionamento del Consorzio Forestale.<br />
L’approfondimento del ruolo e della funzione del Consorzio<br />
Forestale dovrebbe essere effettuato anche attraverso incontri con<br />
altre realtà che operano da tempo, anche in regioni diverse.<br />
Le difficoltà gestionali che contraddistinguono molti Consorzi<br />
Forestali di Brescia sembrano essere riconducibili a tre fattori<br />
principali:<br />
1. Consiglio d’Amministrazione eccessivamente onerosi;<br />
2. rapporto fra servizi dirigenziali, amministrativi e operativi<br />
squilibrati;<br />
3. Aree limitate sulle quali operare.<br />
Far coincidere le funzioni del Consorzio con quelle della<br />
Comunità Montana potrebbe attenuare e/o risolvere queste criticità<br />
gestionali.<br />
I contributi previsti dalla legislazione regionale per la<br />
costituzione ed il funzionamento dei Consorzi Forestali, nei primi<br />
anni di funzionamento, debbono essere considerati solamente<br />
incentivi per l’avvio e non la necessaria somma di ripianamento<br />
permanente dei deficit di bilancio.<br />
114
SCHEDA 3<br />
ENTE FIERISTICO VALLE TROMPIA<br />
Le sagre e le fiere che si svolgono in ogni paese e<br />
parrocchia, sono manifestazioni che si sono generate nei secoli<br />
dalla fede popolare e dalla cultura locale.<br />
Queste manifestazioni hanno ampliato i loro significati<br />
divenendo momenti di valorizzazione del tempo libero.<br />
In occasione di queste importanti manifestazioni si è andato<br />
sviluppando il legame fra le tradizioni locali, i mestieri, il<br />
territorio ed i turismi.<br />
I circuiti fieristici e delle sagre sempre più momenti di legame<br />
fra i territori i suoi abitanti e i “visitatori”.<br />
Sono diventati, così, vere e proprie vetrine dei patrimoni<br />
culturali, sociali ed economici delle comunità locali.<br />
Alcune di queste manifestazioni sono cresciute affermandosi<br />
per la loro originalità e tipicità, contribuendo a promuovere<br />
l’immagine non solo dei luoghi ma di aree più vaste.<br />
Non possiamo non constatare che queste manifestazioni hanno<br />
contribuito a sollevare il velo che offuscava “lavori e tradizioni” che<br />
nel recente passato erano stati in parte dimenticati e marginalizzati.<br />
Progetti di miglioramento delle coltivazioni e degli allevamenti<br />
hanno trovato nelle sagre la vetrina per essere conosciuti,<br />
apprezzati e sostenuti.<br />
La qualità crescente di queste manifestazioni dovrebbero<br />
trovare nuovi e più qualificanti riconoscimenti assumendo il valore<br />
di Fiere.<br />
Fiere da inserire nei calendari previsti dalla normativa<br />
regionale.<br />
Il circuito fieristico di Valle Trompia dovrebbe trovare<br />
compimento nella costituzione di un Ente Fieristico di Valtrompia.<br />
(Fiere Valtrompia).<br />
L’Ente dovrebbe svolgere un ruolo di solo supporto,<br />
coordinamento degli organismi locali preposti alla realizzazione<br />
delle manifestazioni, oltre al promuoverne, eventualmente di<br />
nuove.<br />
Il patrimonio di gelose appartenenze religiose, storiche e<br />
tradizionali non solo devono essere rispettate, ma trovare nel<br />
115
nuovo Ente Fieristico il riferimento istituzionale che valorizzi il loro<br />
lavoro e il loro impegno.<br />
Strutture espositive che qualifichino le manifestazioni della<br />
Valle Trompia;<br />
strumentazioni adeguate per organizzare esposizioni, mostre,<br />
divulgazioni;<br />
il piano dei convegni, meeting, conferenze corrispondenti e<br />
qualificanti i progetti in atto o programmati;<br />
l’istituzione e la valorizzazione di concorsi della qualità e<br />
tipicità dei prodotti agricoli e non solo;<br />
la possibilità d’offrire circuiti culturali;<br />
la ricerca di fondi e contributi pubblici o privati;<br />
potrebbero trovare nell’Ente Fieristico il contenitore<br />
istituzionale più appropriato.<br />
Coordinare e supportare le manifestazioni, favorendo la<br />
costituzione di un circuito del territorio e delle sue<br />
caratteristiche contribuirebbe a valorizzare anche i progetti<br />
agricolo ambientali.<br />
Il supporto potrebbe anche prevedere l’acquisto e l’uso<br />
convenzionato di strutture idonee e caratterizzanti il territorio per<br />
esposizioni e manifestazioni.<br />
L’Ente Fieristico della Valle Trompia dovrebbe essere<br />
costituito:<br />
dal Presidente o suo delegato, che lo presiede;<br />
da un rappresentante di Valtrompia Turismo<br />
da un rappresentante del Parco Minerario<br />
dai rappresentanti del mondo economico produttivo<br />
da un rappresentante dei settori che trasformano,<br />
commercializzano i prodotti agricoli;<br />
da un rappresentante del commercio e commercio<br />
ambulante<br />
da un rappresentante dei parroci<br />
da un rappresentante/Presidente degli Enti che<br />
organizzano le attuali Sagre<br />
116
SCHEDA 4<br />
ENTE PER LA GESTIONE DELLE<br />
MALGHE/ALPEGGI<br />
La gestione delle malghe e delle cascine di proprietà<br />
pubblica è stata, ed è, oggetto di riflessioni periodiche.<br />
Ciò rileva la reale necessità di intraprendere un’iniziativa<br />
di gestione unica dell’intero comparto. L’organismo che<br />
dovrebbe avere quale sede la Comunità Montana è di facile<br />
costituzione, in quanto sono i Comuni interessati ed eventualmente<br />
l’ERSAF che promuovendolo ne sono i legittimi rappresentanti.<br />
Più complessa, invece, è la modalità di ripartizione dei pesi e<br />
delle responsabilità gestionali, in quanto i soli Comuni di Bovegno<br />
e Collio hanno sul loro territorio circa 40 malghe.<br />
La difficoltà potrebbe essere superata con la ripartizione in<br />
quote proporzionali alle malghe e alpeggi posseduti, ed<br />
eventualmente anche alla valutazione del numero di paghe che<br />
gravano sulle stesse.<br />
Al di la della forma che l’Ente si potrebbe dare: Spa, Unione<br />
dei Comuni, Consorzio o altro, rimane l’esigenza di affrontare il<br />
problema della gestione degli alpeggi in una visione univoca,<br />
affinché anche questo strumento possa concorrere alla promozione<br />
di nuova impresa agricola e quindi alla conservazione sviluppo delle<br />
attività agro- silvo-pastorali.<br />
Valutare, riflettere sulle prospettive dell’uso razionale<br />
degli alpeggi e delle malghe in relazione alle politiche di<br />
sostegno e valorizzazione degli allevamenti è la condizione<br />
indispensabile per affrontare razionalmente una politica di<br />
miglioramento funzionale delle strutture e dei servizi.<br />
In particolare occorrerà con particolare attenzione valutare i<br />
fenomeni di crescita degli allevamenti ovi caprini e delle dinamiche<br />
che ne caratterizzano il nomadismo.<br />
Allevamenti bovini e allevamenti ovi caprini hanno<br />
esigenze diverse e necessitano di tipologie strutturali e di<br />
servizi diverse.<br />
Meno rilevanti appaiono i vincoli derivanti dalle molteplici forme e<br />
durate dei contratti d’affitto già stipulati con gli allevatori, in quanto<br />
l’armonizzazione delle forme contrattuali potrebbero preveder un<br />
periodo di graduale applicazione.<br />
117
SCHEDA 1B<br />
OSSERVATORIO PERMANENTE<br />
AGRICOLO AMBIENTALE DELLA<br />
MONTAGNA<br />
Ogni organo decisore per poter delimitare i confini di piani,<br />
programmi e scenari futuri, individuando le priorità da affrontare e<br />
risolvere deve potere contare su rilevazioni di dati che fotografino la<br />
realtà e la rappresentino per quella che davvero è.<br />
La disponibilità di “numeri” sociali ed economici<br />
permette anche di elaborare proiezioni di scenari futuri.<br />
Le rilevazioni devono però rispondere a due requisiti principali:<br />
Essere condivisi dai livelli istituzionali coinvolti sia nei<br />
contenuti che nel metodo di rilevazione;<br />
Non avere carattere sporadico o parziale.<br />
Ma quante volte abbiamo potuto constatare come questi<br />
elaborati siano rimasti lettera inevasa?<br />
Il motivo di tali fallimenti sono riconducibili essenzialmente ad<br />
un metodo operativo che si affidava, nel passato, a pensieri<br />
didattici, distanti dai soggetti che caratterizzano le realtà territoriali.<br />
Una premessa questa che ancora corre il rischio di ripetersi e<br />
di permeare anche la nostra riflessione.<br />
Non vi è nulla di scandaloso riconoscere le difficoltà esistenti<br />
ed evidenti.<br />
Anche noi, nel rilevare, ricercare i dati caratterizzanti le<br />
dinamiche sociali ed economiche dell’Alta Valle, abbiamo constatato<br />
che gli unici soggetti che hanno dati aggiornati sono quelli<br />
“costretti” dalle normative esistenti.<br />
Nel campo agricolo ambientale è la sola ASL - Dipartimento di<br />
Prevenzione Veterinario - che ha il censimento aggiornato dei capi<br />
allevati, così come i dati inerenti gli alpeggi e le malghe sono<br />
stati dettagliatamente rilevati dalla Comunità Montana.<br />
La difficoltà di valutazione dei dati che dovrebbe partire dal<br />
confronto – comparazione con quelli dei periodi precedenti discende<br />
118
dal continuo modificarsi degli organismi preposti a svolgere queste<br />
funzioni e alle nuove normative che cambiano continuamente.<br />
Con l’introduzione dell’obbligo della tracciabilità o<br />
rintracciabilità dei prodotti e del benessere animale, almeno per il<br />
settore zootecnico questo problema dovrebbe essere il larga parte<br />
risolto, sempre che tali dati vengano forniti periodicamente alle<br />
Comunità Montane.<br />
Particolare attenzione dovrebbe essere riservata al<br />
nomadismo in quanto fenomeno che coinvolge allevamenti con<br />
sede nel fondo valle e allevamenti con sedi in pianura o in altre<br />
valli.<br />
Anche il censimento ISTAT 2000 è stato effettuato con<br />
modalità “diverse” da quello rilevato nel 1990 rendendo difficoltoso<br />
il compararne i dati.<br />
Proprio per questo crediamo sia importante, che nell’ambito<br />
delle competenze in materia di pianificazione territoriale e socio<br />
economica, la Comunità Montana possa avere a disposizione alcuni<br />
dati semplici, essenziali, ma funzionali alla stesura dei Piani di<br />
Sviluppo.<br />
L’istituzione dell’Osservatorio Agricolo Ambientale<br />
garantirebbe la fornitura di dati aggiornati ed elaborati anche ai<br />
livelli istituzionali superiori chiamati a svolgere funzioni di<br />
pianificazione sovraordinata.<br />
L’Osservatorio Agricolo Ambientale, da istituirsi in sede<br />
di Comunità Montana, dopo aver ripartito gli ambiti di<br />
competenza con i Comuni e la Provincia, e le eventuali<br />
collaborazioni/convenzioni con enti che già svolgono questa attività,<br />
dovrebbe definire modalità, periodicità e comparti - settori da<br />
monitorare, “osservare permanentemente”.<br />
La proposta d’istituzione dell’Osservatorio è circoscritta alla<br />
Comunità Montana, consapevoli che questa esigenza è di tutte le<br />
Comunità Montane Bresciane.<br />
La Valle Trompia potrebbe svolgere un ruolo sperimentale che<br />
se corrispondente alle aspettative potrebbe essere divenire lo<br />
strumento funzionale alla rilevazione dei fenomeni e delle<br />
dinamiche socio economiche di tutte le Comunità Montane<br />
Bresciane.<br />
Avendo caratteristiche molto diversificate, le cinque Comunità<br />
Montane di Brescia, in termini di estensione e caratteristiche<br />
territoriali, di tipologia ambientale, di organizzazioni sociale,<br />
culturale ed economica potrebbero rappresentare il<br />
119
campione/riferimento regionale e nazionale delle analisi<br />
sulle funzioni delle politiche sovra ordinate della montagna.<br />
Uno strumento, quindi non limitato alla sola funzione di<br />
supporto alle politiche locali, ma strumento delle politiche della<br />
montagna.<br />
Ancora una volta il coinvolgimento di tutti i soggetti pubblici e<br />
privati del territorio determinerebbero un costo di funzionamento<br />
contenuto.<br />
In particolare, visti gli obiettivi, per la realizzazione del<br />
progetto si ritiene fondamentale il coinvolgimento diretto della<br />
Regione, della Provinciali Brescia e della Camera di<br />
Commercio di Brescia.<br />
L’elaborazione dei dati, e le prime valutazioni sull’analisi<br />
della varianza potrebbero essere affidate alla nostra<br />
Università Bresciana, che avrebbe a disposizione materiale<br />
didattico concreto e tempestivo.<br />
L’Osservatorio potrebbe anche essere investito del compito di<br />
catalogazione del patrimonio rurale montano.<br />
Le funzioni sopraesposte potrebbero essere svolte dal Centro<br />
Studi sulla Montagna (Ente costituito e operativo). Proporre<br />
un ulteriore organismo di rilevazione ed elaborazione dei dati<br />
caratterizzanti il territorio montano può risultare dispersivo e<br />
frammentario. Certamente le valutazioni, gli studi, le proiezioni, le<br />
proposte devono poter calarsi su dati che siano aggiornati e<br />
condivisi nella metodologia. Solo così si potrà sopperire alla<br />
difficoltà, incontrata anche in questo studio di ricerca di dati non<br />
omogenei.<br />
L’Osservatorio Agricolo ambientale della Montagna<br />
potrebbe costituirsi quale funzione proprio nell’ambito del Centro<br />
Studi sulla Montagna coinvolgendo anche l’ACB (Associazione<br />
Comuni Bresciani che ha una propria specifica Commissione<br />
Comunità Montane)<br />
120
SCHEDA 2/B<br />
SCUOLA<br />
E FORMAZIONE PERMANENTE<br />
(Istruzione e Istruzione Formazione Professionale)<br />
Dopo l’approvazione della riforma del sistema scolastico<br />
formativo, ancora difficoltosa appare la sua applicazione.<br />
Ciò è dovuto al fatto che il sistema scolastico (d’istruzione) e<br />
quello della Formazione Professionale (Istruzione e Formazione<br />
Professionale) è caratterizzato dalla presenza di Istituti di Scuola<br />
Media Superiore, Istituti Professionali e un Centro di Formazione<br />
Professionale.<br />
Anche la Valle Trompia è nel pieno del processo di attuazione<br />
della riforma, passando dal modello “Gentile” a quello odierno<br />
“Bertagna”.<br />
La presenza sul territorio di Istituti Tecnici e Commerciali,<br />
d’Istruzione Professionale e Centri di Formazione Professionale che<br />
si vanno trasformando in licei (istruzione percorso statale) e<br />
Istruzione e Formazione Professionale (percorso regionale) impegna<br />
le istituzioni locali, ad una attenzione e relazione permanente.<br />
Questa relazione collaborazione fra la scuola e Formazione<br />
Professionale e le istituzioni locali è essenziale affinché l’offerta di<br />
professionalizzazione sia corrispondente alle reali attese dei giovani,<br />
delle famiglie, delle comunità e delle economie.<br />
Non intendiamo addentrarci nel giudizio della riforma ma solo<br />
rilevare come la scuola e la formazione abbiamo la principale<br />
finalità di concorrere alla crescita umana e professionale<br />
delle nuove generazioni e alla permanente crescita delle<br />
competenze lungo tutto l’arco della vita.<br />
Principi che l’Unione Europea ha sancito come fondamentali<br />
per garantire piena dignità umana e piena cittadinanza ai suoi<br />
cittadini.<br />
Se queste istituzioni non sono raccordate alla società, e quindi<br />
alla famiglia e ai settori della società, che vivono e operano sul<br />
121
territorio, emerge il rischio di una distanza che determina percorsi<br />
illusori.<br />
I disagi giovanili non possono certo essere riconducibili<br />
esclusivamente alla scuola e alla formazione, ma quando<br />
verifichiamo fra le pieghe delle contraddizioni di una piena<br />
occupazione, (in Valle Trompia recentissimo passato), qualche<br />
velata preoccupazione odierna e una qualche inquietudine<br />
per il futuro ci accorgiamo che migliaia d’imprese devono formar<br />
al proprio interno il personale qualificato proprio per un’insufficiente<br />
ed inadeguata programmazione scolastico formativa.<br />
Per il settore agricolo la condizione d’assenza di<br />
percorsi specifici è ancor più evidente.<br />
L’unica opportunità di scolarizzazione rimane la Scuola Agraria<br />
(il Pastori) che ha sede in città a Brescia, oggi trasformato in Liceo<br />
Tecnologico ad Indirizzo Agrario.<br />
E se affrontiamo il problema universitario a Brescia rimane<br />
aperto solamente lo spiraglio del triennio in “Valorizzazione e<br />
Tutela dell’Ambiente e del Territorio Montano” a Edolo.<br />
Sul piano universitario è presente nei nuovi indirizzi della<br />
Cattolica una laurea in Scienze Naturali.<br />
Percorso importante finalizzato alla formazione di<br />
professionalità per Enti pubblici e privati che operano in montagna,<br />
ma che non ha offerto professionalità direttamente vocate<br />
all’allevamento in imprese agricole montane.<br />
Sedi queste che sono difficilmente raggiungibili con mezzi<br />
pubblici. Per l’Alta Valle Trompia ritorna il principio di montagna<br />
lontana.<br />
La riforma che innalza il livello di professionalizzazione<br />
(triennio universitario) di fatto aumenta le difficoltà di quanti<br />
operano e vivono in zone svantaggiate.<br />
Una considerazione che potrebbe anche non essere condivisa<br />
ma che in tutti gli studi ministeriali e del CNEL è emersa con<br />
chiarezza.<br />
Istituti Tecnici, Istituti Professionali e Formazione Professionale<br />
hanno determinato la professionalizzazione di personale qualificato<br />
e di liberi professionisti che a stretto contatto con la società e le<br />
realtà produttive ed economiche hanno favorito lo sviluppo del<br />
nostro Paese.<br />
L’incognita della Formazione Professionale e dell’Istruzione<br />
Professionale, oggi di competenza regionale, ha spinto molti Istituti<br />
Scolastici e Centri di Formazione Professionale a istituire nuovi<br />
122
percorsi liceali e a modificare i percorsi esistenti di formazione in<br />
quelli previsti dalla sperimentazione (istruzione professionale<br />
triennale)<br />
L’innalzamento dell’obbligo scolastico formativo e quindi di<br />
professionalizzazione ha di fatto licealizzato la scuola spostando alla<br />
fine del percorso della secondaria l’inizio dell’apprendimento<br />
professionalizzante.<br />
Nessuno di questi percorsi scolastico formativi è finalizzato alla<br />
professionalizzazione degli addetti in agricoltura di montagna.<br />
Ne consegue che un settore orfano di crescita di<br />
competenze sia destinato ad acuire una distanza fra il futuro<br />
della società (i giovani) e la società stessa.<br />
Una delle priorità di ogni azione, iniziativa, scelta politica è<br />
occuparsi della crescita della persone e la formazione<br />
permanente, anche per quegli operatori cittadini terzomondiali che<br />
rappresentano quasi il 10% in alta Valle Trompia (una percentuale<br />
elevata che interessa solo marginalmente l’agricoltura).<br />
Pensare, in questa fase d’applicazione della riforma del<br />
sistema d’istruzione e d’istruzione professionale, d’istituire<br />
una realtà di formazione professionale permanente per<br />
l’agricoltura montana, che sappia inserirsi nelle dinamiche<br />
socio economiche della categoria è ritenuto necessario<br />
anche se compito complesso.<br />
Ogni piano se vuole avere la speranza d’essere attuato e<br />
d’avere una continuità operativa non può prescindere dal<br />
patrimonio umano. Ogni politica deve partire dall’uomo se<br />
vuole tornare all’uomo.<br />
Il nuovo Ente dovrebbe essere riconosciuto (accreditato)<br />
dalla Regione Lombardia e quindi poter operare nell’ambito della<br />
pianificazione dell’istruzione Professionale e della Formazione<br />
Professionale.<br />
Le inadeguate risorse (la riforma ha di fatto tagliato una parte<br />
degli stanziamenti alla scuola e alla Formazione Professionale)<br />
rendono difficoltosa qualsiasi proposta d’istituzione di una nuova<br />
realtà, anche se nuove sedi sono state realizzate in altre aree<br />
bresciane.<br />
Occorre rimarcare che in Regione Lombardia non esiste<br />
nessuna struttura e/o ente accreditato che operi a favore<br />
della formazione permanente in montagna.<br />
123
Ma fra i fattori positivi che potrebbero favorire la costituzione<br />
di un nuovo organismo di formazione permanente per<br />
l’agricoltura e l’ambiente montano, facente capo alla Comunità<br />
Montana, vi sono:<br />
• Una presenza significativa sul territorio delle Organizzazione<br />
Agricole;<br />
• Una presenza di realtà scolastiche d’Istruzione e di Formazione<br />
Professionale che hanno acquisito nel tempo esperienze e<br />
professionalità progettuali e gestionali;<br />
• Progetti in atto da parte del Centro Miglioramento Qualitativo del<br />
Latte e della Carne Bovina di Brescia<br />
• Le cooperative lattiero casearie di Bovegno, Pezzaze e Coop. Di<br />
Monte Guglielmo<br />
• Il progetto per il riconoscimento DOP del Nostrano Valtrompia e<br />
l’ottenimento del marchio IGT del vino dei Ronchi<br />
• Il consolidarsi della tradizione di coltivazione di frutta nella Bassa<br />
Valle<br />
Fra gli attori che determinano condizioni di positività abbiamo<br />
inserito anche realtà della Media e Bassa Valle in quanto un nuovo<br />
soggetto formativo dovrebbe poter operare per tutto e su tutto il<br />
territorio della Comunità Montana.<br />
Nel metodo operativo si deve considerare la particolare<br />
condizione di chi opera nel settore agricolo in montagna e quindi<br />
della oggettiva difficoltà a coinvolgerli in iniziative di<br />
formazione, d’aggiornamento, d’informazione.<br />
Forse pensare a nuove modalità d’incontro e di coinvolgimento<br />
degli addetti agricoli potrebbe contribuire a migliorare le possibilità<br />
e le opportunità formative.<br />
Corsi stanziali di professionalizzazione, corsi brevi di<br />
perfezionamento e aggiornamento professionale sempre da<br />
svolgersi in sede fissa potrebbero essere integrati con una nuova<br />
iniziativa “aula in viaggio”.<br />
Tale modalità formativa potrebbe essere utilizzata anche per<br />
attuare progetti sperimentali in zone particolari o per migliorare<br />
progetti d’assistenza tecnica.<br />
La stima dei costi e quindi il relativo finanziamento del<br />
progetto non viene in questa scheda analizzato in quanto si ritiene<br />
che un “accordo di programma “ fra soggetti pubblici: Comunità<br />
Montana, Provincia, Comuni, Istituti scolastici e d’Istruzione<br />
124
Professionale e soggetti privati: Organizzazioni Agricole,<br />
Cooperative, Ente di Ricerca, Assistenza Tecnica e<br />
Sperimentazione potrebbero determinare sinergie che portano a<br />
ottimizzare risorse strutturali e organizzative esistenti,<br />
favorendo la ricerca delle ulteriori risorse necessarie per<br />
l’organizzazione del piano formativo e l’eventuale acquisizione di<br />
mezzi e strumenti necessari allo svolgimento dei corsi.<br />
Il progetto di costituzione di un Ente di Formazione<br />
Professionale per il settore agricolo ambientale dovrebbe<br />
essere concordato con la Provincia di Brescia che ha la<br />
competenza d’esprimere un parere vincolante per l’accreditamento<br />
di nuove strutture Enti di Istruzione e Formazione Professionale.<br />
Il nuovo Ente di Formazione potrebbe essere istituito<br />
nell’ambito di un Centro di Formazione Professionale, quale<br />
sede staccata, già accreditato che opera sul territorio<br />
provinciale.<br />
125
SCHEDA 3/B<br />
ALLEVAMENTI<br />
LA ZOOTECNIA – LA MADRE DELL’AMBIENTE MONTANO<br />
Questa scheda potrebbe essere sintetizzata con una domanda<br />
iniziale: “quanti sforzi si sono compiuti in questi anni per<br />
conservare la presenza degli allevamenti zootecnici in alta<br />
valle?”<br />
Crediamo che non esistano programmi istituzionali attuati dai<br />
Comuni, dalle Comunità Montane, dalla Provincia e dalla Regione<br />
che non si siano occupati di tale primaria necessità.<br />
Molto è stato fatto e se ancora possiamo affrontare il problema<br />
con la preoccupazione che le difficoltà sono numerose ma con la<br />
convinzione che uno spiraglio di speranza esiste lo si deve alle due<br />
condizioni che caratterizzano le dinamiche sociali dell’agricoltura:<br />
l’ostinazione degli addetti a voler perpetuare la loro<br />
nobile attività, fortemente ancorata al territorio sul<br />
quale vivono;<br />
la convinzione e la determinazione di molti<br />
amministratori locali che credono nella presenza<br />
indispensabile degli allevatori in montagna.<br />
<br />
Affermazioni che potrebbero assumere il sapore dello “scontato”<br />
se dalla lettura delle dinamiche del settore non emergesse la<br />
volontà di affrontare le nuove condizioni che caratterizzano il<br />
settore, per cercare di affrontarne i punti critici e valorizzarne quelli<br />
qualificanti.<br />
L’allevamento zootecnico: bovino ed ovicaprino, sono parti<br />
integranti della vocazione delle nostre vallate.<br />
Vocazione che ancor oggi conserva tutto il proprio indiscutibile<br />
valore economico e sociale.<br />
Una qualche considerazione in merito alla redditività delle<br />
imprese va affrontata per comprendere se gli allevamenti di<br />
montagna hanno ancora un futuro, o se le trasformazioni del<br />
126
settore zootecnico non determinino fenomeni di accelerazione di<br />
abbandono.<br />
Non avendo altri dati a disposizione ci avvarremo del rapporto<br />
2004 “Il sistema agro-alimentare della Lombardia”.<br />
Per quanto attiene ai dati economici 2002, nonostante il<br />
modesto incremento di premi (+1%) si registra una diminuzione<br />
della Produzione Lorda vendibile (-3,2%) che si ripercuote, a causa<br />
della diversa dinamica dei costi, sul Valore Aggiunto (-3,5%), il<br />
Reddito Netto (-4,7%) e il Reddito da Lavoro Familiare ( -5,9 %)…<br />
In definitiva, l’analisi dei dati economici e strutturali…<br />
evidenzia un calo dei redditi dal 2001 al 2002, sia intermini<br />
assoluti, sia in relazione alla redditività della terra e del lavoro,<br />
arrivando a sfiorare, per entrambi, variazioni prossime al 6 %.<br />
Considerazioni che scaturendo dall’analisi di dati di aziende<br />
distribuite su tutto il territorio Lombardo confermano il periodo di<br />
sofferenza del comparto che ha fronte di un incremento lieve delle<br />
UBA (Unità Bovino Adulto) + 0,6 %, diminuisce la redditività delle<br />
aziende.<br />
Una specifica valutazione delle capacità delle imprese<br />
agricole di montagna di produrre reddito aiuterebbe a<br />
comprendere quale strade occorre intraprendere per affrontare il<br />
problema del presidio umano e zootecnico in Alta valle Trompia.<br />
Strettamente legata all’allevamento vi è la tradizione lattiero<br />
casearia.<br />
Una tradizione indissolubilmente fondata sulla produzione di<br />
latte, sulla sua trasformazione in caseifici familiari, solo<br />
recentemente in piccole realtà cooperative, e sull’allevamento<br />
dei propri vitelli da carne.<br />
La stessa razza presente in modo predominate (la Bruna<br />
Alpina) ha nelle sue caratteristiche di doppia attitudine le ragioni<br />
del vincolo latte/carne.<br />
Oggi, alla luce del pur insufficiente processo di miglioramento<br />
genetico, si propende per collocare la Bruna Alpina fra le razze a<br />
semplice attitudine (produzione latte).<br />
Rimangono comunque inalterati i caratteri di rusticità ed<br />
adattabilità della razza alle condizioni montane.<br />
La trasformazione del latte è quindi la ragione e lo strumento<br />
del forte radicamento della zootecnia in montagna.<br />
Alcuni aspetti critici della permanenza degli allevamenti in alta<br />
montagna sono già stati analizzati nei capitoli precedenti, ve ne uno<br />
che va comunque ripreso: la riflessione sulla monticazione non<br />
127
può essere disgiunta dallo sforzo di mantenere gli allevamenti a<br />
valle.<br />
Inoltre proprio per le caratteristiche dell’allevamento di e in<br />
montagna riteniamo che le stesse debbano essere depurate di<br />
alcuni principi prioritari che caratterizzano gli allevamenti di pianura<br />
quali: la mera produttività e competitività.<br />
Le strade da percorrere per valorizzare l’impresa montana<br />
sono pertanto diverse da quelle messe in atto per valorizzare le<br />
produzioni di pianura.<br />
Misure specifiche di finanziamento per le imprese di<br />
montagna, anche nel nuovo Piano di Sviluppo Rurale, potrebbero<br />
assumere caratteristiche più rispondenti alle reali condizioni<br />
strutturali e gestionali esistenti.<br />
L’allevamento di montagna esige costi superiori sia<br />
gestionali che strutturali.<br />
In altre regioni italiane (Trentino Alto Adige), al di là delle<br />
consuete considerazioni sulla disparità di risorse disponibili, queste<br />
valutazioni sono state aggetto di particolare attenzione e di<br />
orientamento di risorse consistenti.<br />
Costruire una semplice vasca per letami e liquami, o un<br />
ricovero per animali, che devono essere realizzate in zone impervie<br />
e avere caratteristiche rispondenti alle regole dell’impatto<br />
ambientale, richiede costi molto più elevati che non costruire in<br />
zone pianeggianti.<br />
Prevedere percentuali di contributi maggiori per le<br />
strutture di montagna è proposta che potrebbe essere<br />
recuperata in questa fase di elaborazione delle linee applicative del<br />
Nuovo Piano di Sviluppo Rurale.<br />
Oltre ai costi strutturali e gestionali si deve evidenziare che<br />
anche l’aspetto burocratico è in montagna più oneroso.<br />
Domande e autorizzazioni richiedono tempi e costi maggiori<br />
per le implicazioni ambientali che le caratterizzano.<br />
La semplificazione burocratica è, e dovrebbe essere, uno<br />
degli aspetti che la Comunità Montana, unitamente ai Comuni<br />
dovrebbe sottoporre alla Regione<br />
In Valle Trompia, ed in particolare in Alta Valle non esiste<br />
una sagra/fiera zootecnica.<br />
Una manifestazione d’area potrebbe favorire il miglioramento<br />
genetico degli allevamenti.<br />
128
Una manifestazione fieristica zootecnica d’area dovrebbe<br />
essere realizzata con il diretto coinvolgimento di tutti gli allevatori<br />
presenti in valle.<br />
La seconda annotazione che caratterizza l’Alta Valle è quella<br />
che gli allevamenti non sono autonomi per la produzione di<br />
foraggi e mangimi.<br />
Devono quindi approvvigionarsi fuori zona (in pianura) di<br />
fieni e mangimi complementari.<br />
Tale condizione è causata dalle caratteristiche del fondovalle<br />
che per la sue caratteristiche orografiche non ha aree significative<br />
coltivabili.<br />
Questa dipendenza non inficia significativamente la<br />
valutazione controllo dei fattori della produzione per l’applicazione<br />
dei processi produttivi previsti dalle norme in materia di tracciabilità<br />
Forse, la prudenza è d’obbligo, forme d’acquisto collettivo<br />
(cooperativa d’acquisto), anche convenzionate con altre<br />
cooperative potrebbero risolvere anche questo problema.<br />
La dipendenza esterna per l’approvvigionamento di fieni limita<br />
le possibilità d’adesione di alcuni allevatori alla Denominazione di<br />
Origine Protetta del Nostrano (DOP), in quanto il disciplinare<br />
prescrive l’uso esclusivo di fieni di valle.<br />
Forse è prematuro proporre la possibilità<br />
d’approvvigionamento di fieni “garantiti” al fine di produrre<br />
il Nostrano, ma certamente se si fosse la possibilità di controllare<br />
le modalità colturali, le varietà del foraggio coltivato e quindi la<br />
qualità del prodotto questo compito verrebbe agevolato.<br />
Una iniziativa pilota da avviare con una realtà cooperativistica<br />
operante nella pianura potrebbe favorire una qualche<br />
sperimentazione.<br />
Fra le soluzioni possibili per attenuare la dipendenza di fieni<br />
dall’esterno della valle vi è quella di migliorare la coltivazione degli<br />
alpeggi.<br />
Un progetto sperimentale che riclassifichi e descriva la<br />
caratterizzazione completa degli alpeggi, partendo comunque dalle<br />
informazioni/dati del piano esistente, dove vengano presi in<br />
considerazione il clima, il suolo, la vegetazione e le sue potenzialità,<br />
le metodologie manutentive e migliorative, le utilizzazioni<br />
tradizionali o innovative darebbe un forte impulso al<br />
miglioramento quanti qualitativo delle produzioni foraggere<br />
negli alpeggi.” (Prof. Succi)<br />
129
Un ulteriore problema che è stato affrontato radicalmente solo<br />
dalla regione Trentino Alto Adige è quello della lavorazione degli<br />
appezzamenti abbandonati.<br />
Questo fenomeno strettamente legato alla diminuzione delle<br />
imprese agricole con annesso allevamento sta provocando due<br />
fenomeni:<br />
il degrado ambientale<br />
la diminuzione di appezzamenti per la produzione di<br />
foraggio<br />
Pur in presenza di una normativa nazionale che prevedeva la<br />
possibilità, da parte dell’autorità pubblica di sottrarre tali<br />
appezzamenti ai proprietari per affidarli in gestione (affitto) agli<br />
imprenditori agricoli che ne facessero richiesta, nessuno ha mai<br />
attuato tale norma essenzialmente per tre motivi:<br />
1. mancanza di richieste (nessuno imprenditore agricolo di<br />
aree marginali intende sottrarre con la coercizione terreni<br />
ai proprietari)<br />
2. Difficoltà oggettive di gestione da parte<br />
dell’amministrazione pubblica<br />
3. La prudenza adottata dalle categorie agricole ad<br />
affrontare un tema che ha implicazioni delicate di relazioni<br />
anche personali.<br />
Con l’attuazione piena della legge 203/82 (patti agrari) ed in<br />
particolare l’art. 45, crediamo che il problema potrebbe essere<br />
riesaminato e riaffrontato.<br />
Un impegno diretto della Comunità Montana e dei<br />
Comuni interessati potrebbe offrire piena garanzia ai proprietari di<br />
terreni incolti, da coltivare assegnandoli ad altri imprenditori<br />
agricoli, o meglio ad un organismo terzo.<br />
Per attuare in via sperimentale una nuova forma di<br />
coltivazione dei terreni incolti e abbandonati si potrebbe<br />
costituire un organismo apposito a partecipazione pubblica, con il<br />
coinvolgimento delle categorie agricole maggiormente<br />
rappresentative presenti operanti sul territorio. (Società per la<br />
valorizzazione dei terreni incolti).<br />
Tale società potrebbe convenzionarsi con gli allevatori<br />
che intendono rientrare nel riconoscimento del DOP.<br />
Per favorire la migliore coltivazione degli appezzamenti sia<br />
d’alpeggio che di valle sarebbe opportuno che venisse coinvolta la<br />
130
Regione Lombardia affinché, nel nuovo Piano di Sviluppo Rurale o in<br />
uno specifico deliberato, venga riservato una attenzione ai<br />
contributi per l’acquisto di macchine per la fienagione.<br />
L’adeguamento e la modernizzazione del parco<br />
macchine e delle attrezzature per lavori agricoli con<br />
particolare riferimento alle macchine per la fienagione utili a<br />
favorire il maggior e miglior sfalcio di prati possibili, anche ai fini di<br />
un miglioramento dal punto di vista ambientale delle vallate è<br />
azione importante.<br />
Si ritiene che nel nuovo Piano di Sviluppo Rurale sarebbe<br />
molto importante far rientrare anche contributi per l’acquisto di<br />
macchinari di valore inferiore ai 25.000,00 (venticinquemila<br />
euro), oggi non previsti.<br />
Molte delle macchine per la fienagione per la montagna hanno<br />
costi inferiori ai 25.000,00 Euro.<br />
Delle malghe abbiamo già trattato nella scheda 4.<br />
Dobbiamo solo ribadire che il miglioramento delle strutture in<br />
quota deve andare di pari passo con il miglioramento delle strutture<br />
di valle.<br />
Strutture non solo d’allevamento ma anche quelle destinate<br />
alle persone che vivono in alpeggio e quelle destinate alla<br />
trasformazione del latte.<br />
Pensare all’istituzione di un alpeggio didattico, da<br />
costituirsi a fini sperimentali, formativi e divulgativi<br />
potrebbe favorire processi di coinvolgimento di tutti gli<br />
operatori agricoli della valle.<br />
“Alpeggio didattico” e “Malghe aperte” potrebbero<br />
essere progetti integrati per la valorizzazione delle imprese<br />
montane.<br />
Il progetto d’istituzione di un alpeggio didattico, dovrebbe<br />
essere raccordato ai caseifici, agli stagionatori e divenire parte<br />
integrante del progetto del FORMAGGIO NOSTRANO<br />
VALTROMPIA DOP.<br />
La ricerca e la sperimentazione della produzione di latte e dei<br />
suoi derivati potrebbe interessare anche i piccoli ruminanti: capra<br />
da latte e ovini. Queste forme d’allevamento negli ultimi decenni<br />
erano stati quasi totalmente abbandonati, oggi sono in ripresa.<br />
Un allevamento, quello ovi caprino che nella situazione<br />
dell’Alta Valle Trompia dovrebbe svolgere un ruolo complementare<br />
di quello bovini, anche prevedendo la sperimentazione di nuovi<br />
prodotti misti (latte vaccino e caprino).<br />
131
Gli allevamenti ed i prodotti lattiero caseari, nell’ultimo<br />
decennio, hanno vissuto un processo di modernizzazione di<br />
notevole entità.<br />
In particolare ciò è dovuto al ruolo e alla funzione di alcune<br />
iniziative di Assistenza Tecnica che hanno accompagnato la crescita<br />
professionale degli allevatori.<br />
Assistenza tecnica e servizi, coordinati fra loro, con<br />
l’unica eccezione del PSR (difficoltà in parte superata dalle<br />
informazioni fornite dalla Provincia alla Comunità Montana), hanno<br />
permesso di affrontare problemi complessi e difficili<br />
dell’allevamento e della lavorazione del latte.<br />
In particolare ricordiamo i progetti attuati dal Centro<br />
Miglioramento Qualitativo del Latte e della Carne Bovina:<br />
Miglioramento qualitativo del latte negli allevamenti della<br />
montagna bresciana;<br />
Miglioramento qualitativo dei prodotti caseari tipici di<br />
montagna e gestione razionale delle malghe.<br />
Questi progetti hanno interessato, anche, l’intero territorio<br />
della Comunità Montana della Valle Trompia, svolgendo interventi<br />
d’assistenza tecnica per:<br />
il controllo del latte prodotto,<br />
la consulenza per la mungitura,<br />
l’alimentazione,<br />
la caseificazione (bollo CE)<br />
l’autocontrollo nei caseifici aziendali, la certificazione<br />
volontaria di prodotto, la lotta alle mastiti contagiose,<br />
la gestione degli alpeggi.<br />
I risultati ottenuti sono a disposizione sono di grande interesse in<br />
quanto hanno avvicinato i parametri igienico sanitari delle aziende<br />
d’alta montagna a quelli di pianura, oltre a migliorare tutti i<br />
parametri di caseificazione, salute dei bovini, qualità del latte ecc.<br />
Sono proprio questi risultati che c’inducono a riproporre la<br />
necessità di promuovere progetti mirati, diffusi e permanenti<br />
d’assistenza tecnica.<br />
La Comunità Montana di Valle Trompia vanta un numero di<br />
capi bovini ed ovi-caprini e di imprese zootecniche rilevante che<br />
abbisognano di assistenza tecnica continua.<br />
Noi crediamo che il progetto d’assistenza tecnica dovrebbe<br />
avere una durata pluriennale (almeno cinque anni) e dovrebbe<br />
132
prevedere il coinvolgimento di tutte le aziende agrarie<br />
disponili.<br />
Le risorse per un servizio d’Assistenza Tecnica diffuso e<br />
qualificato dovrebbero essere messo a disposizione da Regione<br />
Lombardia, Provincia di Brescia, CCIAA e Comunità Montana.<br />
Oltre al latte, insistendo anche sul miglioramento genetico, un<br />
nuovo progetto, dovrebbe interessare l’allevamento dei bovini<br />
da carne. Allevamento strettamente integrato a quello del latte.<br />
La certificazione della carne bovina di montagna<br />
potrebbe offrire nuove opportunità reddituali al settore.<br />
Le esperienze maturate nel settore della carne bovina in<br />
provincia di Brescia, grazie ai due consorzi di settore (Consorzio<br />
Carni Bovine Scelte e l’AB Carni), hanno dato risultati interessanti.<br />
La Carne di Valle potrebbe ottenere riconoscimenti di un<br />
certo interesse, inseguendo percorsi specifici.<br />
Una considerazione specifica richiede il settore della<br />
trasformazione dei prodotti lattiero caseari.<br />
In Valle esiste un solo caseificio cooperativistico, quello<br />
di Bovegno. E’ in fase di avvio il secondo quello di Pezzaze,<br />
inoltre alcuni produttori si sono riuniti dell’Alpe Monte Guglielmo<br />
e forniscono il latte all’Alpe del Garda di Tremosine.<br />
Tutto il resto del latte viene lavorato da caseifici<br />
aziendali.<br />
Una forma di lavorazione, alcune volte vincolata dalle<br />
condizioni, altra dalla “gelosia” del proprio lavoro prodotto.<br />
Tutti coloro che hanno espresso qualche considerazione in<br />
merito ai caseifici presenti hanno posto l’accento sulla economicità<br />
della dimensione della struttura e dell’organizzazione<br />
produttiva.<br />
Si sente cioè la necessità di avere a disposizione una<br />
struttura che abbia dimensioni più consone alla quantità<br />
qualità del latte prodotto in Alta Valle.<br />
Proporre la realizzazione di un unico caseificio di Alta Valle è,<br />
però, alle condizioni attuali, non facile.<br />
Si ritiene più percorribile la forma di collaborazione fra i<br />
diversi caseifici, anche attraverso il coordinamento di alcuni<br />
progetti congiunti per il miglioramento dei prodotti e dei processi di<br />
filiera dello stesso.<br />
Necessario e urgente sarebbe quindi costituire un tavolo<br />
permanente del settore lattiero caseario d’Alta Valle<br />
coordinato dalla Comunità Montana e riconosciuto dalla Provincia.<br />
133
Le funzioni e le competenze del Tavolo dovrebbero essere<br />
determinate dagli stessi soggetti che vi partecipano, avendo,<br />
comunque, l’obiettivo principale di produrre formaggio d’alta<br />
qualità, che sia riconosciuto dal consumatore.<br />
Se le sensibilità e le attenzioni degli allevatori lo<br />
permetteranno siamo convinti che le condizioni per valutare<br />
l’opportunità della realizzazione di un nuovo caseificio,<br />
in una zona di facile raggiungimento,<br />
che abbia caratteristiche rispondenti alle reali esigenze di<br />
trasformazione dell’Alta Valle Trompia,<br />
che abbia gli strumenti e le professionalità qualificate per<br />
promuovere il marketing di prodotto,<br />
ci sono.<br />
Questo è però un processo che attraverso il coinvolgimento<br />
degli allevatori, delle Categorie di Rappresentanza e delle Istituzioni<br />
avrà bisogno di rigorosi e non affrettati approfondimenti.<br />
Un ulteriore necessità che si avverte e che in tempi brevi<br />
dovrà essere valutata è la costituzione del Consorzio Nostrano di<br />
Valtrompia.<br />
Il Consorzio dovrebbe essere promosso partendo dal<br />
coinvolgimento del Comitato che ha promosso il riconoscimento<br />
DOP al Nostrano, e allargarsi a quanti aderiscono e aderiranno alla<br />
certificazione del prodotto.<br />
Il Consorzio avendo competenze in materia di riconoscimento,<br />
programmazione, promozione del Nostrano di Valtrompia deve<br />
essere costituito dagli allevatori produttori , sostenuti dalla<br />
Comunità Montana, con l’eventuale partecipazione delle cooperative<br />
lattiero casearie, seguendo un programma di “formazione” alla<br />
gestione dei prodotti tipici.<br />
La promozione del Consorzio dovrebbe essere fatta<br />
coinvolgendo direttamente le Categorie Agricole sin dalla fase<br />
preparatoria.<br />
134
SCHEDA 4/B<br />
QUALITÁ E TIPICITÁ DEI PRODOTTI<br />
La qualità e tipicità dei prodotti è uno degli obiettivi<br />
principali delle politiche agricoli alimentari.<br />
La stessa Unione Europea ha fatto della sicurezza<br />
alimentare e del riconoscimento della tipicità dei prodotti una delle<br />
priorità dell’agenda politica.<br />
La garanzia alimentare è diventata politica trasversale che<br />
coinvolge diversi ambiti di competenza: l’ambiente di<br />
produzione, la sanità pubblica, la tutela del consumo e il<br />
riordino del mercato.<br />
La Commissione Europea ha indicato con la pubblicazione del<br />
Libro Verde e del Libro Bianco, il percorso normativo che i Paesi UE<br />
dovranno seguire per attuare i principi inerenti la filiera agro<br />
alimentare.<br />
“Dai campi alla tavola –secondo un approccio globale e<br />
integrato” rappresenta la sintesi dei contenuti del nuovo testo<br />
annunciato dalla Commissione.<br />
Seguendo questa logica la sicurezza alimentare e la tipicità<br />
dei prodotti concernono tutti gli aspetti dell’alimentazione, della<br />
salute degli animali, della protezione e del benessere animale, dei<br />
controlli veterinari, delle misure di polizia veterinaria, dei controlli<br />
fitosanitari, della preparazione e dell’igiene dei prodotti alimentari,<br />
oltre alla necessità d’instaurare un dialogo permanente con i<br />
consumatori ai fini dell’educazione, dell’informazione e dell’ascolto.<br />
Il Regolamento fondatore della nuova legislazione alimentare<br />
ha definito cinque principi fondamentali:<br />
1. il carattere integrato della filiera alimentare;<br />
2. l’analisi del rischio alimentare;<br />
3. la responsabilità degli operatori del settore;<br />
4. la tracciabilità dei prodotti in tutte le fasi della filiera<br />
alimentare;<br />
5. il diritto dei cittadini a un’informazione chiara e precisa.<br />
135
Il Regolamento ha istituito anche l’Autorità Europea per la<br />
sicurezza alimentare (AESE) che ha il compito di fornire pareri<br />
scientifici indipendenti su questioni attinenti la sicurezza alimentare,<br />
raccogliere e analizzare informazioni sui rischi potenziali ed<br />
emergenti e instaurare un dialogo permanente con il pubblico.<br />
L’autorità è stata insediata nel nostro Paese a Parma.<br />
Molti di questi aspetti sono stati trattati in altre Schede, ma ve<br />
ne sono alcuni che abbisognano di una qualche evidenza.<br />
Le norme in materia igienico sanitaria e del benessere animale<br />
rappresentano due punti cardine del progetto copromosso dalla<br />
Comunità Montana e dal Centro Miglioramento Qualitativo del Latte<br />
e della Carne Bovina di Brescia.<br />
Strettamente legata a questi interventi, e sollecitati dal<br />
processo di riconoscimento della DOP per il Nostrano Valtrompia, vi<br />
sono i processi di autocontrollo (HACCP), di tracciabilità e di<br />
etichettatura dei prodotti agricoli.<br />
La vendita diretta del prodotto lattiero caseario di Valle<br />
sembra rimuovere, almeno in parte, la necessità di seguire processi<br />
impegnativi a garanzia del consumatore e a valorizzazione della<br />
qualità e tipicità del prodotto.<br />
Noi siamo convinti che il riconoscimento della DOP<br />
accelererà anche la necessità di costituire diffusi e rigorosi processi<br />
di autocontrollo, di tracciabilità e di etichettatura dei prodotti.<br />
Ritenendoli “impegni” onerosi che potrebbero non dare i<br />
risultati sperati, anche in materia di integrazione reddituali, i<br />
problemi legati alla garanzia alimentare dovranno trovare il<br />
necessario supporto in Enti Pubblici e Privati.<br />
L’istituzione di un “Marchio di Valle” che ne riconosca la<br />
tipicità territoriale e la qualità potrebbe favorire il diffondersi di una<br />
nuova metodologia di produzione dei prodotti agricoli.<br />
Lo stesso Marchio potrebbe diventare il logo di<br />
riconoscimento dei negozi che vendono prodotti tipici di<br />
Valle e/o a manifestazioni fieristiche.<br />
I prodotti di Valle hanno tutte le condizioni per ottenere<br />
riconoscimenti mercatali di grande qualità, di tipicità e di<br />
produzione biologica, seguendo, quindi, parallelamente i percorsi<br />
per ottenere i riconoscimenti previsti dalla normativa dell’Unione<br />
Europea DOP, IGP, DECO.<br />
I prodotti tipici tradizionali devono inseguire il riconoscimento<br />
di tipicità, qualità, legati alle caratteristiche alimentari e nutrizionali<br />
nonché alle tradizioni rurali, ma al tempo stesso sarebbe opportuno<br />
136
icercare nuovi prodotti con nuove caratteristiche e gusti che<br />
catturino l’attenzione e il gradimento dei consumatori.<br />
La sperimentazioni di tali lavorazioni potrebbero essere<br />
inserite nel progetto Polo Lattiero Caseario di Carpaneta (ex<br />
Lattiero Caseario di Mantova) promosso da ERSAF, oggi in<br />
fase avanzata di progettazione e realizzazione, che fra le sue<br />
principali finalità ha:<br />
la produzione standard di formaggi vari secondo la<br />
logica sperimentale (controllo – test)<br />
la mini-caseificazione di formaggio per scopi<br />
sperimentali d’avanguardia, anche sanitari<br />
più linee sperimentali per la produzione di prodotti a<br />
base di latte, innovativi e anche derivati dal siero cotto<br />
di lavorazione<br />
La sperimentazione dovrebbe coinvolgere anche gli Enti<br />
attualmente impegnati a realizzare progetti per la zootecnia<br />
dell’Alta Valle Trompia.<br />
Il prodotto lattiero caseario d’Alta Valle, pur essendo stato per<br />
lungo tempo vincolato ad un mercato caratterizzato da una<br />
predominanza di acquirenti commerciali, oggi in larga parte viene<br />
venduto direttamente o conferito alle tre strutture cooperative<br />
presenti:<br />
Caseificio di Bovegno<br />
Caseificio di Pezzaze (in fase d’avvio)<br />
La Cooperativa Alpe di Monte Guglielmo che fornisce il Latte<br />
alla Coop. Alpe del Garda di Tremosine.<br />
Potremmo affermare che la vendita del latte non è oggi una<br />
delle priorità di un progetto zootecnico, ma come dimostra il<br />
progetto Nostrano Valtrompia DOP (Denominazione<br />
d’Origine Protetta), sostenuto da produttori, trasformatori e<br />
stagionatori, la specificità riconosciuta del prodotto potrà essere in<br />
grado di produrre margini reddituali maggiori, nella piena<br />
applicazione delle norme in materia di sicurezza alimentare e della<br />
rintracciabilità del prodotto.<br />
In atto vi sono alcune valutazioni in merito alle<br />
sperimentazioni da effettuare per la stagionatura dei formaggi<br />
in miniera. Il patrimonio straordinario di miniere ha già offerto<br />
137
molte opportunità in campo turistico, così come ha già dato alcuni<br />
riscontri positivi per la produzione di funghi. Sperimentare la<br />
possibilità di stagionare i formaggi di valle in miniera potrebbe<br />
permettere la verifica delle condizioni ambientali e qualificare<br />
ulteriormente la tipicità del prodotto.<br />
Un problema meno rilevante ed anche complesso, che gli<br />
stagionatori hanno rilevato è la riconoscibilità del formaggio<br />
attraverso la standardizzazione della forma.<br />
“Poche forme, ma nessuna uguale ad un’altra, anche se uscita<br />
dalla stessa caldaia”.<br />
Iniziativa che potrebbe essere favorita, anche se non risolta<br />
viste le quantità di latte lavorato dalle singole aziende, fornendo ai<br />
casari/allevatori e alle cooperative fascere standard.<br />
La certificazione della qualità di prodotto, potrebbe aprire una<br />
riflessione sulla opportunità di individuare, promuovere e<br />
riconoscere negozi a marchio riconosciuto che vendono<br />
prodotti tipici della Valle Trompia.<br />
Le stesse riflessioni avanzate per il Nostrano dovrebbero<br />
essere messe in campo per la valorizzazione delle formagelle,<br />
senza dimenticare quel prodotto, il burro, anch’esso di grande<br />
qualità.<br />
Anche per questi prodotti si potrebbero distribuire stampi<br />
riportanti il marchio di Valle.<br />
Pur non avendo riconoscimenti di tipicità anche questi prodotti<br />
potrebbero essere promossi con un marchio di Valle.<br />
La Regione Lombardia intende presentare una proposta di<br />
legge dedicata alla tutela, vigilanza, promozione dei prodotti<br />
agricoli.<br />
Tale proposta di legge intende costituire uno strumento<br />
efficace nella tutela, promozione e vigilanza sui prodotti DOP e IGP,<br />
biologici e sulle altre produzioni di qualità, anche attraverso lo<br />
strumento della rintracciabilità.<br />
Il Marchio di Valle potrebbe essere considerato un<br />
progetto sperimentale da concordare con la Regione<br />
Lombardia propedeutico alla stesura del progetto di legge,<br />
soprattutto, per i prodotti di qualità della montagna.<br />
La Regione Lombardia per la stesura del pdl intende<br />
avvalersi della collaborazione e del supporto delle Direzioni Generali<br />
138
dell’Agricoltura e della Sanità, delle Province, delle Comunità<br />
Montane, dell’ERSAF e delle Organizzazioni di produttori.<br />
Il percorso di riconoscimento delle qualità, della tutela del<br />
consumatore, della promozione dei prodotti di montagna dovrebbe<br />
prevedere iniziative di riconoscibilità degli stessi.<br />
Gli allevamenti ed i prodotti lattieri caseari nell’ultimo decennio<br />
hanno vissuto un processo di miglioramento complessivo di notevoli<br />
entità.<br />
In particolare emerge in tutta la sua valenza il ruolo<br />
dell’accompagnamento alla crescita professionale degli allevatori.<br />
Senza il necessario coinvolgimento e formazione permanente<br />
ogni progetto rischia di rallentare i suoi effetti positivi.<br />
Progetto analogo di sperimentazione dovrebbe essere attuato<br />
anche per le carni bovine, ovi caprine ed equine.<br />
Uno dei settori che non è mai stato valutato è quello che<br />
riguarda l’allevamento suinicolo e dei cinghiali.<br />
Una sperimentazione di allevamento a stabulazione libera,<br />
finalizzato alle strutture agrituristiche e di ristorazione potrebbe<br />
aprire il ventaglio delle opportunità d’integrazione del reddito.<br />
Una particolare attenzione si dovrà prestare alle iniziative che<br />
alcune categorie della rappresentanza dei produttori agricoli<br />
e dei consumatori stanno attuando per la promozione e la<br />
vendita di prodotti tipici, anche utilizzando nuove forme e<br />
nuovi strumenti (internet).<br />
139
SCHEDA 5/B<br />
Turismi – VALLITURISMI<br />
Vi sono nel lessico dei pensatori dello sviluppo parole magiche<br />
che affiorano soprattutto in quegli ambienti che sterili di altre<br />
proposte si rivolgono al gusto come al senso, al significato<br />
principale che dovrebbe caratterizzare la nostra epoca.<br />
Non abusiamo del termine civiltà lasciando ai posteri la<br />
possibilità di giudicarne la corretta esegesi.<br />
Siamo tutti consapevoli che nei territori dove le distanze e le<br />
morfologie rendono difficoltose le altre attività, proprio in virtù della<br />
ricerca di nuove qualità della vita, ci si orienta alla massima<br />
valorizzazione dei loro valori intrinsechi.<br />
Fra questi le bellezze naturali, pur fra mille difficoltà,<br />
incominciano a riacquisire un valore sociale ed economico di<br />
sicuro interesse.<br />
Boschi e foreste soprattutto delle aree montane della Valle<br />
Sabbia, Valle Trompia e Bassa e Media Valle Camonica sono state<br />
considerate per più d’un secolo marginali.<br />
Marginale è un termine usato per addolcire la difficoltà a<br />
lavorarle in quanto non garantivano un reddito sufficiente a coloro<br />
che vi si dedicavano.<br />
Anche la produzione di carbonella (poiat) era insufficiente a<br />
garantire una coltivazione del bosco e un reddito adeguato.<br />
Il Bosco e la Foresta nelle valli bresciane, possiamo affermare,<br />
hanno svolto, nel passato recente, una funzione complementare<br />
alle altre attività agricole e sociali.<br />
Non è casuale che proprio in queste zone piani verdi, e le<br />
ormai famose leggi Fanfani determinarono il passaggio di ampie<br />
porzioni di territorio montano allo Stato.<br />
Le economie scaricano, cioè socializzano, i segmenti di<br />
sofferenza. Acquisiscono, o meglio, cercano di acquisire invece i<br />
comprati che producono reddito.<br />
Tutto ciò, non ha intaccato le bellezze che edifici, quali dimore,<br />
fienili, stalle, malghe; luoghi di culto e di preghiera: Santuari ed<br />
Edicole hanno offerto e offrono.<br />
140
Scenari d’architettura di varia forma, armoniosamente inseriti<br />
nel contesto naturale.<br />
Sono lì e sembrano esserci sempre stati.<br />
Anche i roccoli oggi, purtroppo a rischio, si sono<br />
impreziositi, grazie alla particolare cura dell’uomo, di vere e proprie<br />
architetture naturali.<br />
I due roccoli quello di Bovegno loc. Canalotti e quello di<br />
Pezzaze località Salasso, rappresentano due splendidi esempi di<br />
cultura dell’ambiente.<br />
Il graduale attenuarsi della funzione di cattura dei presicci<br />
potrebbe favorire lo sviluppo di roccoli quale sintesi più alta<br />
dell’incontro fra l’uomo, la cura della fauna e della flora.<br />
Le condizioni cambiano ad ogni modificarsi delle società e delle<br />
condizioni culturali, economiche e civili.<br />
Ciò che nel passato è stato lasciato oggi viene<br />
riscoperto proprio per le stesse ragioni che avevano indotto i<br />
nostri Padri nel passato ad abbandonarle: isolamento, lontananza,<br />
difficoltà varie.<br />
Ma il turismo, oggi interpretato come sintesi di diverse<br />
branchie delle opportunità e delle offerte turistiche, pur interessato<br />
da tentativi di armonizzazione delle scelte (legge quadro), soffre<br />
ancora di troppi settori che si occupano di essa.<br />
Turismo culturale: musei, pinacoteche, chiese, santuari,<br />
edicole e cappelle, sacrari e luoghi delle guerre;<br />
Turismo religioso: percorsi religiosi, ritiri e periodi di<br />
approfondimento pastorale e religioso;<br />
Turismo ludico sportivo: gare sportive; caccia, pesca;<br />
Turismo ambientale: visite e percorsi ad ambienti e<br />
luoghi di sicuro fascino ambientale;<br />
Turismo enogastronomico: il turismo del mordi e<br />
ritorna;<br />
Turismo rurale: il ravvicinarsi alle tradizioni del mondo<br />
agricolo;<br />
Turismo delle tradizioni: fiere, sagre, manifestazioni<br />
religiose;<br />
Turismo della formazione internazionale: scambi<br />
internazionali e stage professionali, scolastici e<br />
formativi.<br />
141
Ma i turismi sono innumerevoli, sono tanti quanti sono le<br />
possibilità di ogni comunità e di ogni soggetto pubblico e privato di<br />
saper offrire una loro particolare proposta.<br />
Al di la dei termini i tentativi di ricondurre ad un piano<br />
armonico e unico la riflessione nei paraggi dei turismi è certamente<br />
un impegno particolarmente lodevole che anche in Valle Trompia ha<br />
già tracciato alcune significative vie d’orientamento.<br />
Non si parte da blocchi di partenza. I Comuni, la Comunità<br />
Montana e alcuni enti hanno già da tempo avviato una<br />
progettazione di sistema che si è avvalsa, recentemente, della<br />
professionalità di emeriti docenti della Bocconi e nel passato di<br />
molte sensibilità e professionalità pubbliche e private.<br />
Proprio per non correre il rischio di una ripetizione<br />
raccoglieremo alcuni frutti delle riflessioni che questo studio ha già<br />
tracciato.<br />
In particolare il Prof. Viganò e la Prof.ssa Mottironi hanno<br />
individuato quattro segmenti principali quali prodotti turisticamente<br />
attrattivi:<br />
TURISMO DI MONTAGNA<br />
TURISMO AMBIENTALE<br />
TURISMO ATTIVO/SPORTIVO<br />
TURISMO (ENO) GASTRONOMICO<br />
Tutti e quattro i segmenti interessano il mondo agricolo ed il<br />
territorio. Nella nostra riflessione ne richiameremo solamente due<br />
in quanto più “affini” al settore agricolo – rurale - ambientale:<br />
il Turismo ambientale<br />
il Turismo eno gastronomico.<br />
I numeri del turismo dell’alta Valle Trompia sono in<br />
lenta ma costante ripresa e l’impegno profuso con la<br />
realizzazione di un PISL ha dato un ulteriore impulso a processi<br />
e progetti di sviluppo.<br />
Non mancano le difficoltà ma il metodo adottato di<br />
coinvolgimento diretto del partenariato locale è certamente<br />
qualificante.<br />
La frammentazione e l’isolamento delle proposte<br />
agricole, così come uno storico ritardo dell’offerta agrituristica,<br />
hanno certamente rallentato le possibilità di crescita del turismo<br />
ambientale ed enogastronomico.<br />
142
Ritardi che sono comunque recuperabili nel prossimo medio<br />
periodo.<br />
Vi sono segnali positivi, se pur ancora marginali, che andranno<br />
potenziati e valorizzati.<br />
Il processo di riconoscimento dei prodotti della Valle Trompia,<br />
DOP, IGT ha finalmente posto all’attenzione dell’opinione pubblica<br />
la qualità e la specificità di prodotti per troppo tempo rimasti<br />
“isolati” nel proprio ambito territoriale.<br />
Ciò non significa che faticassero ad essere collocati sul<br />
mercato, ma che ancora non hanno ottenuto i dovuti e giusti<br />
riconoscimenti qualitativi.<br />
Ciò è stato determinato anche dalla contenuta quantità di<br />
prodotti immessi sul mercato e quasi totalmente assorbiti dalla<br />
domanda locale.<br />
Oggi la sensibilità alla qualità sta promuovendo la riscoperta di<br />
un Valore Aggiunto che il prodotto tipico di montagna può e deve<br />
aver riconosciuto.<br />
I prodotti e alcune sagre tipiche – Sagra delle Pesche,<br />
Sagra del Formaggio Nostrano, e Sagra del Marrone della<br />
Valle del Garza, hanno coinvolto i produttori, alcune associazioni,<br />
enti e appassionati locali, che s’impegnano per l’organizzazione di<br />
questi appuntamenti ed hanno promosso anche il recupero e la<br />
valorizzazione di alcuni ambienti territoriali (sentieri, ambienti<br />
rurali, luoghi storico culturali).<br />
Tutte queste manifestazioni hanno ormai superato i propri<br />
confini comunali per divenire sagre di vasta area.<br />
Da una prima valutazione emerge che la Valle Trompia ha<br />
la possibilità di offrire un percorso eno gastronomico di<br />
sicuro interesse turistico.<br />
Dobbiamo chiederci: bastano le tre manifestazioni di:<br />
Villa Carcina – Collebeato – Concesio<br />
Pezzaze<br />
Nave – Bovezzo e Caino,<br />
così come oggi sono organizzate, a valorizzare i prodotti di qualità<br />
della Valle Trompia?<br />
Oppure vi è ancora la possibilità di costituire un percorso<br />
della tavola di Valle Trompia che attragga e coinvolga anche<br />
altre zone esterne?<br />
In particolare, pensiamo, un coinvolgimento diretto della<br />
città di Brescia.<br />
143
Vi è un’altra considerazione che se pur già affrontata dal PISL,<br />
andrebbe ulteriormente approfondita.<br />
Le realtà espositive promozionali esistenti sono promosse da<br />
Associazioni, Comitati e Pro Loco con il patrocinio degli Enti<br />
Locali.<br />
Un volontariato che ha contribuito a qualificare questi momenti<br />
delle tradizioni locali e che certamente vanno sostenuti, con spirito<br />
sussidiario, a continuare e migliorare ulteriormente questo<br />
lodevole impegno.<br />
Ma è proprio partendo dalla qualità delle manifestazioni che<br />
affiora una domanda naturale.<br />
Vista la qualità delle manifestazioni non è forse opportuno<br />
ricercare le opportune vie per ottenere il riconoscimento di fiere<br />
locali?<br />
Tutte le manifestazioni hanno mantenuto la “qualifica” di<br />
sagre e se anche di recente indizione hanno conquistato il blasone<br />
di appuntamenti classici.<br />
La quantità di frequentatori e la qualità delle iniziative<br />
impongono una riflessione sul loro definitivo<br />
riconoscimento.<br />
Si ritiene che proprio in virtù dei “riconoscimenti” dei<br />
prodotti anche le sagre potrebbe divenire momenti qualificanti<br />
di un circuito fieristico della Valle Trompia.<br />
Gli enti e le Associazioni, che attualmente promuovono e<br />
gestiscono le sagre (e che dovrebbero mantenere la loro autonomia<br />
gestionale), potrebbero divenire i promotori della costituzione di<br />
un Ente Fieristico della Valle Trompia avente la funzione di<br />
sostenere, supportare e coordinare le manifestazioni esistenti e di<br />
promuoverne altre in altri comuni.<br />
L’enogastronomia ci porterebbe anche ad affrontare il tema<br />
degli agriturismi ma riteniamo che, proprio perché in presenza di<br />
una normativa specifica e di una misura del PSR dedicata, gli<br />
agriturismi andranno valutati soprattutto sotto la lente della<br />
promozione delle risorse umane e, così come già individuato nel<br />
PISL, anche con azioni di divulgazione che coinvolgano territori e<br />
comunità extra valligiane.<br />
Qualche forma di sperimentazione potrebbe essere riservata<br />
alla valorizzazione delle lavorazioni di malga prevedendo<br />
iniziative sperimentali di turismo ambientale e gastronomico<br />
per coloro che vivono momenti turistici tradizionali di durata non<br />
144
eve. (turismo lacustre- Garda e Iseo; o culturale – eventi in<br />
città).<br />
Le positive esperienze sperimentate in Comunità Montane del<br />
Veneto e del Trentino “Malghe aperte” che permettono ai<br />
cittadini/consumatori di visitarle e conoscerne gli aspetti qualificanti<br />
di laboriosità e di qualità prodotti lavorati, potrebbero essere<br />
oggetto di un progetto pilota, proprio in Alta Valle Trompia.<br />
Collegato all’apertura delle malghe e/o cascine sarebbe<br />
opportuno migliorare la segnaletica stradale integrandola con<br />
indicazioni precise per raggiungere cooperative e azienda<br />
agrarie.<br />
Anche l’esperienza delle fattorie didattiche potrebbe essere<br />
valutata con attenzione.<br />
Si ritiene comunque che la potenzialità dell’offerta è, oggi,<br />
limitata in quanto coinvolgendo in modo particolare gli studenti<br />
vedrebbe coincidere il periodo di monticazione con le vacanze<br />
scolastiche. Occorre perciò ampliare l’orizzonte dell’offerta a quelle<br />
fasce sociali che possano diventare ricettive di una proposta<br />
turistica articolata e di qualità.<br />
Del resto l’offerta di turismo agricolo ambientale si può<br />
affermare anche con “numeri” limitati sempre che esprimano<br />
caratteristiche di qualità riconosciuta.<br />
Le realtà agrituristiche presenti si sono orientate a<br />
fornire un’offerta esclusivamente gastronomica, trascurando<br />
la possibilità d’integrarla con la ricettività.<br />
Chi viene in Valle Trompia ha difficoltà a trovare un’offerta<br />
ricettiva sufficiente. Qualche sforzo in più è stato affrontato per<br />
migliorarne la qualità.<br />
Le possibilità promozionali e di crescita del settore rimangono<br />
aperte.<br />
Valutare gli aspetti promozionali di sviluppo dell’agriturismo è<br />
certamente estremamente importante, in quanto strumento che<br />
può favorire la divulgazione dell’offerta del turismo agricolo<br />
ambientale.<br />
Le considerazioni sulla promozione, e quindi sul marketing<br />
promozionale degli agriturismi, potrebbe non bastare se le stesse<br />
realtà non s’impegnassero a ricercare forme e modalità tipiche<br />
dell’offerta territoriale.<br />
Sarebbe dannoso confondere la vocazione agrituristica con<br />
quella della ristorazione.<br />
145
Entrambi i due comparti possono e devono divenire<br />
complementari nel quadro di un sistema di valliturismi.<br />
Troppe volte l’offerta agrituristica si è caratterizzata quale<br />
esclusiva struttura gastronomica dimenticando lo spirito che animò<br />
il legislatore quello dello stretto legame fra azienda agricola,<br />
prodotti aziendali, cittadini, consumatori, gli utenti/clienti.<br />
Purtroppo in Provincia di Brescia sono insufficienti le<br />
iniziative di sensibilizzazione e formazione degli<br />
imprenditori agricoli gestori di agriturismi, anche se alcune<br />
iniziative sono state attuate.<br />
Formazione che come primo aspetto dovrebbe avere quello di<br />
coniugare l’attività d’impresa agricola e la capacità<br />
d’accoglienza della stessa.<br />
Un agriturismo non può, quindi, essere disgiunto da una<br />
visione che dovrebbe aiutare chi lo vive a scoprire o riscoprire<br />
gusti, mestieri, ambiente in uno scenario/laboratorio reale e<br />
naturale.<br />
Una possibile iniziativa per favorire la scoperta della realtà<br />
rurale potrebbe essere quella del coinvolgimento dei momenti di<br />
aggregazione giovanile estivi che nel proprio programma prevedono<br />
frequentemente periodi di vita comune in ambienti a forte<br />
caratterizzazione ambientale.<br />
Coinvolgere i Grest, i Follest ed altre iniziative di gruppo<br />
per eventuali collaborazioni alla scoperta, ripristino e valorizzazione<br />
ambientale potrebbe aprire una nuova opportunità di valorizzazione<br />
delle bellezze dell’Alta Valle Trompia.<br />
Anche un progetto finalizzato alla valutazione delle qualità<br />
organolettiche dei prodotti potrebbe favorire la costituzione di<br />
confraternite o gruppi di appassionati valutatori sensoriali.<br />
Ciò determinerebbe un riflesso miglioramento delle qualità<br />
dei prodotti in quanto calati, innestati nell’ambito di competizioni<br />
per il perseguimento dei massimi risultati qualitativi.<br />
Più complesso, ma non per questo meno rilevante, potrebbe<br />
essere l’istituzione di percorsi delle qualità.<br />
Sulla scorta delle iniziative già attuate anche nella provincia di<br />
Brescia (le vie del vino, dell’olio ecc.), anche in Valle Trompia si<br />
potrebbe realizzare la Strada Montana del Latte e dei suoi<br />
Derivati. (la Via dei Formaggi).<br />
Iniziativa questa che deve trovare partnership sia dei<br />
Comuni che dei produttori, singoli o associati (Cooperative).<br />
146
SCHEDA 6/B<br />
MULTIFUNZIONALITÁ<br />
La legge di orientamento e modernizzazione del settore<br />
agricolo ha ridefinito il riconoscimento d’imprenditore agricolo e ha<br />
introdotto alcune rilevanti novità e opportunità per il settore<br />
agricolo.<br />
Legge che, scritta con il confronto ed il supporto delle<br />
categorie agricole maggiormente rappresentative, ha previsto per la<br />
prima volta la possibilità che gli Enti Locali possano riconoscere la<br />
funzione economico sociale del mondo agricolo.<br />
Funzioni da esercitare attraverso l’opportunità di<br />
sottoscrivere contratti di collaborazione e/o convenzioni per la<br />
promozione delle vocazioni produttive del territorio e la tutela delle<br />
produzioni di qualità e delle tradizioni alimentari.<br />
Inoltre al fine di assicurare un’adeguata informazione ai<br />
consumatori e di consentire la conoscenza della provenienza della<br />
materia prima e della peculiarità delle produzioni… , le pubbliche<br />
amministrazioni…, possono concludere contratti di promozione con<br />
gli imprenditori agricoli che si impegnino nell’esercizio dell’attività di<br />
impresa ad assicurare la tutela delle risorse naturali, della<br />
biodiversità, del patrimonio culturale e del paesaggio agrario e<br />
forestale.<br />
Al fine di favorire lo svolgimento di attività funzionali alla<br />
sistemazione ed alla manutenzione del territorio, alla salvaguardia<br />
del paesaggio agrario e forestale, alla cura ed al mantenimento<br />
dell’assetto idrogeologico e di promuovere prestazioni a favore della<br />
tutela delle vocazioni produttive del territorio, le pubbliche<br />
amministrazioni possono stipulare convenzioni con gli imprenditori<br />
agricoli.<br />
Affermazioni queste che hanno aperto nuove opportunità<br />
gestionali del territorio e dell’ambiente, non solo agricolo.<br />
Non possiamo nascondere che l’applicazione del principio di<br />
multifunzionalità impegna le pubbliche amministrazioni in<br />
modo particolare, riconoscendo che alcune di esse, anche nel<br />
passato, ed in assenza di normativa, già si avvalevano del servizio<br />
degli imprenditori agricoli.<br />
147
La gestione dei problemi forestali, idrici e di pronto intervento<br />
in caso di calamità naturali (compresa la neve) si è già avvalsa nel<br />
passato dell’opera degli imprenditori agricoli.<br />
Forse una più approfondita valutazione delle effettive<br />
opportunità d’utilizzo delle prestazioni d’intervento di coloro che sul<br />
territorio vivono e che possono avvalersi di un proprio parco<br />
macchine potrebbe favorire la stesura e l’applicazione di una<br />
convenzione tipo per attuare alcune progetti prioritari.<br />
La manutenzione delle strade e dei sentieri d’accesso agli<br />
alpeggi, nonché il controllo e la pulizia dei corsi d’acqua e delle<br />
sorgenti;<br />
Il taglio e la pulizia del bosco, anche come azione di<br />
prevenzione incendi;<br />
Lo sgombero della neve su strade anche secondarie;<br />
La manutenzione di aree verdi, anche di pubblica funzione.<br />
Non vi è dubbio che la riflessione intorno a funzioni che già<br />
vengono svolte in parte da altri soggetti (realtà di volontariato e di<br />
protezione civile comprese), debba essere affrontata in un quadro<br />
di pianificazione di area vasta e di servizi pubblici associati,<br />
al fine di armonizzare gli interventi e renderli<br />
economicamente sostenibili.<br />
Va inoltre verificata la disponibilità degli imprenditori<br />
agricoli a svolgere compiti impegnativi in termini di tempo e di<br />
continuità. La multifunzionalità, già applicata in altre zone d’Italia<br />
ha dato alcuni interessanti risultati.<br />
Gestione, manutenzione del territorio e godimento<br />
economico dei frutti dello stesso potrebbero essere inseriti nei<br />
principi ispiratori di un’apposita convenzione.<br />
Sarebbe, comunque, importante che in una eventuale prima<br />
fase sperimentale contratti e convenzioni siano oggetto di<br />
valutazione del Tavolo Verde ed in particolare vengano attuate<br />
con la partecipazione diretta delle Categorie Agricole.<br />
In applicazione al principio di Multifunzionalità, dovrebbero<br />
essere valutate le opportunità di coinvolgere i produttori agricoli<br />
per la promozione dei prodotti nelle sedi fieristico<br />
espositive.<br />
Per valutare gli effetti positivi di un processo di applicazione<br />
del principio di multifunzionalità sarebbe opportuno analizzare,<br />
oltre all’indirizzo e alla forma di conduzione delle aziende<br />
agrarie i loro bilanci ed il reddito netto. La valutazione<br />
potrebbe essere effettuata rilevando i dati a campione.<br />
148
SCHEDA 7/B<br />
TUTELA E VALORIZZAZIONE<br />
DELL’AGRO AMBIENTE<br />
Dalla Conferenza sul clima di Rio de Janeiro, alla Conferenza di<br />
Firenze i Paesi del mondo hanno deciso di intraprendere nuovi<br />
percorsi per attuare il principio di sviluppo sostenibile.<br />
Molte parole sono state spese nei dintorni della sostenibilità,<br />
certo è che molte aree del pianeta sono considerate compromesse.<br />
I rappresentanti dei paesi del globo terreste, pur in difficoltà<br />
sulla determinazione dei confini di parametri d’inquinamento, hanno<br />
concordato su un punto estremamente rilevante; le politiche dello<br />
sviluppo devono essere governate partendo dal locale.<br />
Agenda 21 è uno degli strumenti più importanti che il<br />
decisore locale ha a sua disposizione per affrontare in modo<br />
concertato politiche di sviluppo sostenibile.<br />
Allungando lo sguardo ad un orizzonte lontano non significa<br />
rimuovere i problemi che ci coinvolgono direttamente.<br />
Anche Brescia e la Valle Trompia hanno vissuto una particolare<br />
e diffusa antropizzazione.<br />
Il progetto attuato nella Media e Bassa Valle ha certamente<br />
determinato l’acquisizione di esperienze che possono essere utili<br />
anche ad altre zone.<br />
L’Alta Valle Trompia, più di altre aree, proprio per la qualità<br />
ambientale che la contraddistingue non può essere considerata a<br />
se, ma potrebbe divenire il polmone dell’intera Valle e della<br />
Città.<br />
Affrontando valutazioni che riguardano l’agricoltura e<br />
l’ambiente scopriamo che hanno un ruolo principale in qualsiasi<br />
“piano d’azione” che s’intenda affrontare in materia ambientale.<br />
I maggiori fallimenti nel campo ambientale e della gestione di<br />
zone protette in Italia è derivato da modelli organizzativi che a<br />
camere chiuse, che non consideravano il ruolo di chi opera e vive<br />
direttamente sul territorio.<br />
Agenda 21, o l’attuazione dei principi di condizionalità<br />
(nuova PAC) devono potersi amalgamare nella piena e totale<br />
attuazione del principio di multifunzionalità.<br />
149
L’Alta Valle ha così bisogno di concentrare le proprie attenzioni<br />
istituzionali più sulla qualità ambientale che non sulla<br />
compatibilità, poiché l’affermare il primo principio determina<br />
l’applicazione del secondo.<br />
La programmazione integrata dell’insieme degli interventi è<br />
la condizione fondamentale affinché le autorità locali possano<br />
affrontare le priorità delle scelte.<br />
Nel Documento Politico Programmatico licenziato dal<br />
Consiglio Regionale il 28 Giugno 2005 lo sviluppo sostenibile ne è<br />
uno dei punti qualificanti.<br />
La Giunta Regionale ha approvato il 20 luglio 2005 il<br />
Programma Regionale di Sviluppo e il Documento di<br />
Programmazione Economica e finanziaria regionale (DPEFR).<br />
Per il settore agricolo il DPEFR prevede quattro assi<br />
(Sistema Agroalimentare e Sistema forestale):<br />
3.7.1 Governance del sistema agricolo<br />
3.7.2 Competitività del sistema agroalimentare e<br />
politiche a favore del consumatore<br />
3.7.3. Sostenibilità delle produzioni e contributo dei<br />
sistemi agricoli e forestali alle politiche, territoriali,<br />
ambientali ed energetiche regionali<br />
3.7.4 Politiche agricole per la diversificazione<br />
dell’economia rurale e a favore della montagna, della<br />
collina e del pianalto<br />
Non mancano certo i riferimenti alla montagna e ai suoi<br />
problemi.<br />
Occorre, però, attendere l’emanazione dei documenti, delibere<br />
applicative del percorso di programmazione regionale dell’VIII<br />
legislatura per comprendere quali risorse verranno orientate ai<br />
singoli assi.<br />
In particolare due sono gli aspetti concreti che determinano un<br />
approccio diretto e concreto alle problematiche agricolo ambientali<br />
della montagna:<br />
l’applicazione/utilizzo degli strumenti di<br />
programmazione e gestione negoziata e quindi il ruolo<br />
delle Comunità Montane<br />
la quantificazione delle risorse disponili con una<br />
finalizzazione destinata ai sistemi agricoli forestali<br />
montani<br />
Gli obiettivi di Governo Regionale per dare piena attuazione ad<br />
“Una governance per il sistema agroalimentare e<br />
150
forestale” prevedono il coinvolgimento delle Direzioni della<br />
Presidenza e di altre D.G..<br />
Prevede inoltre un sistema allargato che coinvolge ERSAF,<br />
ARPA, IRER, Lombardia Informatica, IREALP, Fondazione<br />
Minoprio.<br />
Da queste prime indicazioni si rileva che le azioni che la Regione<br />
intende perseguire gli obiettivi di Governo direttamente<br />
rafforzando collaborazioni con Enti e Istituzioni “regionali”.<br />
Meno chiaro emerge il ruolo e la funzione degli Enti Locali<br />
ed in particolare delle Comunità Montane.<br />
Non possiamo nascondere che gli sforzi per tutelare il patrimonio<br />
ambientale e per valorizzarne appieno le caratteristiche passa<br />
attraverso il triplice obiettivo di:<br />
1. promuovere politiche di permanenza delle attività agricole;<br />
2. favorire politiche di fruibilità sensibile dell’ambiente<br />
montano;<br />
3. rilevare il valore economico degli interventi sul territorio.<br />
Affermazioni che trovano conforto in molti progetti del passato<br />
e del presente ma che nello sguardo al futuro potrebbero rafforzarsi<br />
in nuove forme e strumenti operativi.<br />
Dei tre obiettivi sopraccitati quello che appare di difficile<br />
valutazione è quello che attiene alla rilevazione del valore<br />
economico degli interventi sul territorio.<br />
Mentre è facile rilevare il valore economico dell’acqua e del<br />
suo uso, in quanto bene distribuito alla comunità, più complicato è<br />
valutare l’economicità della gestione del suolo e dell’aria.<br />
Il suolo è analizzato nelle sue componenti direttamente<br />
utilizzate dalla comunità: aree fabbricabili, terreni coltivati,<br />
suoli adibiti a servizi pubblici. Lo è meno nelle vaste aree non<br />
utilizzabili e parzialmente utilizzate anche se fruite da forme di<br />
turismo ambientale.<br />
La fruibilità ambientale viene oggi considerata nell’esclusivo<br />
risultato di uso dei pubblici esercizi e dei servizi.<br />
Non lo è ancora per un esame economico dei sistemi verdi in<br />
attuazione del protocollo di Kyoto.<br />
Aprire l’orizzonte ad una valutazione globale di sistema<br />
impegna certamente molto di più ma può anche concorrere a dare<br />
risultati interessanti.<br />
151
Un marginale esempio per tutti. Anche il solo attraversamento<br />
di una zona “poco frequentata” di un elettrodotto altera l’ambiente<br />
e lo sguardo dei residenti e dei turisti che la incontra.<br />
Rende cioè meno gradevole e razionale l’impatto visivo.<br />
Occorre inoltre riconoscere che il territorio, affinché venga<br />
tutelato e sia fruibile, è ambiente “coltivato” e su questo termine<br />
si dovranno definire le sintesi delle diverse sensibilità<br />
ambientali.<br />
Alberi monumentali hanno bisogno di cure, le zone non<br />
frequentate e non utilizzate richiedono maggiori attenzioni di<br />
prevenzione agli incendi, le acque in queste zone devono avere una<br />
regimentazione più accurata per non correre il rischio di<br />
smottamenti franosi ecc.<br />
La coltivazione del territorio è ancor più importante in<br />
montagna in quanto l’opera dell’uomo, da sempre cerca di<br />
contrastare il fenomeno naturale del franare.<br />
La permanenza dei residenti, strettamente legata alle attività<br />
principali dell’agricoltura e dei turismi esige, richiede, interventi<br />
permanenti sulle foreste di ingegneria naturalistica, sulla rete della<br />
mobilità delle persone e delle merci (strade e sentieri) e sulla rete<br />
idrica.<br />
E’ quindi un impegno di fruibilità, di vivibilità che si pone<br />
quale priorità degli interventi da realizzare in montagna per<br />
mantenerne e migliorarne le caratteristiche di bellezza e<br />
gradevolezza naturalistico ambientale.<br />
L’aria è diventata recentemente un parametro sociale<br />
ed economico.<br />
Ad ogni stagione invernale la Città e la Bassa Valle Trompia (e<br />
altre zone della provincia) si trovano investiti da parametri<br />
d’inquinanti sospesi nell’aria pericolosi per la salute dell’uomo.<br />
Se pur insufficiente il parametro qualità della vita connesso<br />
con la salute, avendo valore sociale ed economico, costringe le<br />
istituzioni a ricercare rimedi e soluzioni.<br />
PM 10, PM 12, PM 8 sono solo alcune sigle d’inquinanti<br />
dell’aria che inquietano i cittadini perché comprendono che sono<br />
pericolose per la loro salute.<br />
Fra le politiche possibili anche quelle che riguardano la<br />
realizzazione di progetti di contrasto e attenuazione dei<br />
fenomeni inquinanti deve diventare uno degli obiettivi principali<br />
degli amministratori locali.<br />
152
L’Alta Valle Trompia assume così anche un ulteriore valenza<br />
territoriale che dovrebbe essere riconosciuta, considerata e<br />
sostenuta anche dalle istituzioni Provinciale, Regionale e dalla Città<br />
di Brescia.<br />
Anche la realizzazione delle nuove centrali termiche di<br />
Marmentino e Collio svolgeranno una funzione di attenuazione<br />
degli effetti inquinanti. Aprire un camino controllato e<br />
chiuderne cinquecento non controllati determina effetti positivi<br />
per l’ambiente.<br />
Inoltre l’utilizzo delle biomasse potrebbe determinare una<br />
diversa gestione/manutenzione dei boschi.<br />
Tale gestione dovrebbe essere valutata nel quadro di sistema<br />
della filiera legno energia.<br />
Un progetto sperimentale per la realizzazione di un<br />
primo processo di filiera dovrebbe essere parte integrante<br />
del Piano Agricolo Provinciale. La fruibilità del territorio è<br />
favorita dalle infrastrutture viabilistiche anche minori. Così come<br />
rilevante è la rete sentieristica.<br />
Le strade che conducono alle valli laterali, a cascine, malghe,<br />
alpeggi sono in larga parte di proprietà comunale.<br />
La loro sistemazione, ammodernamento, manutenzione sono<br />
state finanziate da fondi propri (una delle voci di bilancio sempre<br />
presenti nei Comuni), da contributi erogati dalla Comunità Montana<br />
e da altre forme di finanziamento previste da norme regionali in<br />
attuazione di direttive e regolamenti comunitari.<br />
La viabilità è indispensabile per creare le condizioni di<br />
qualità di permanenza delle attività dell’uomo anche in zone<br />
“elevate”.<br />
Rincorrere i fondi che di volta in volta si rendono disponibili è<br />
sempre utile ma rende difficile attuare il piano della viabilità<br />
comunale ed intercomunale.<br />
Non faremo perciò l’elenco di ogni singola tratta che<br />
prioritariamente dovrebbe essere migliorata. Ci limitiamo a fissare<br />
alcuni principi e linee che riteniamo utili per migliorare le condizioni<br />
attuali della mobilità in alta Valle Trompia.<br />
predisporre il piano della mobilità e delle vie forestali e degli<br />
alpeggi. Questo piano è già in parte elaborato in quanto è<br />
parte integrante del piano alpeggi predisposto dalla Comunità<br />
Montana per la Regione Lombardia.<br />
predisporre un piano di manutenzione della rete viaria minore,<br />
per l’intera area anche attraverso l’eventuale<br />
153
convenzionamento con realtà private, mondo agricolo e/o ditte<br />
specializzate;<br />
sottoscrivere una convenzione con le istituzioni Regione e<br />
Provincia per un piano pluriennale di sistemazione della rete<br />
stradale comunale ed intercomunale.<br />
Istituire un fondo per gli interventi straordinari dovuti a<br />
calamità naturali.<br />
Riflessione a parte va riservata al settore della sentieristica.<br />
La Provincia di Brescia ha nel 2003 approvato il Piano<br />
Sentieristico.<br />
Un documento certamente che presenta alcuni limiti di fronte<br />
ad una rete sentieristica imponente, ma che ha avuto la funzione<br />
positiva di fissare alcuni indicatori d’intervento.<br />
Inoltre altro punto qualificante del piano è stato quello di<br />
definire e indicare i percorsi principali.<br />
Occorre chiedersi se quel piano sentieristico, che prevedeva<br />
la costituzione di un Comitato Permanente della Sentieristiva<br />
Provinciale abbia avuto il corso auspicato in fase di approvazione<br />
o se temporaneamente sia stato “sospeso”<br />
Nella fase di elaborazione del Piano Agricolo Provinciale e dei<br />
Piani agricolo/ambientali delle Comunità Montane sarebbe utile<br />
recuperarne almeno gli aspetti più qualificanti.<br />
Il Piano era accompagnato da un fondo finalizzato alla<br />
manutenzione straordinaria e ordinaria dei sentieri, che avrebbe<br />
dovuto fungere da volano delle risorse investite da altri livelli<br />
istituzionali: locali, regionali, comunitari.<br />
Recuperare il Piano Provinciale per qualificarne la parte<br />
che attiene alla sistemazione manutenzione dei sentieri dell’Alta<br />
Valle Trompia è una esigenza rilevante che potrebbe agevolare una<br />
più approfondita riflessione sulle iniziative da intraprendere.<br />
Uno dei settori che da sempre ha ottenuto grande attenzione<br />
nelle politiche locali, anche se per la vastità del problema sono<br />
ancora insufficienti, è quello idraulico.<br />
Sorgenti, torrenti e il fiume Mella rappresentano un<br />
patrimonio che non solo va protetto ma va considerato come<br />
sistema idrogeologico e idraulico.<br />
L’acqua è il bene che più di altri rischia uno sfruttamento<br />
eccessivo e un indiscriminato inquinamento.<br />
Il piano delle acque dovrebbe divenire parte complementare<br />
integrante dello studio agricolo ambientale.<br />
154
Per la parte di competenza agricola, va evidenziato che alcune<br />
opere per favorire l’approvvigionamento idrico per le malghe e le<br />
cascine andrebbero ulteriormente migliorate, utilizzando le risorse<br />
disponili del Piano di Sviluppo Rurale. Questa necessità è emersa in<br />
più incontri con gli amministratori locali.<br />
Viste il ripetersi di crisi idriche, il piano delle acque , anche<br />
per il settore agricolo dovrebbe assumere carattere prioritario,<br />
richiedendo alla Regione Lombardia che nei criteri d’assegnazione<br />
dei contributi, previsti dal Piano di Sviluppo Rurale, si rafforzi il<br />
punteggio per gli interventi sul sistema idraulico e idrico<br />
montano.<br />
La regimazione delle acque dovrebbe favorire anche la<br />
realizzazione di piccoli invasi per uso agricolo, per la lotta agli<br />
incendi e per la biodiversità caratterizzante l’Alta Valle.<br />
Questi piccoli invasi potrebbero essere utilizzati anche per<br />
installare micro centrali idroelettriche.<br />
Il progetto in atto “La Valle Trompia e il Fiume Mella”<br />
Comunità Locali ed Enti Territoriali verso “IL PATTO DI<br />
FIUME” che ha l’ambizione di farsi promotore di un programma<br />
strategico, da realizzarsi mediante la programmazione negoziata,<br />
per migliorare lo stato di salute dell’ asta fluviale, rappresenta un<br />
concreto riferimento per approfondire ulteriormente, nel prossimo<br />
futuro, gli aspetti gestionali legati all’uso dell’acqua per finalità<br />
agricole ambientali.<br />
Ulteriori progetti di miglioramento delle qualità delle acque e<br />
della loro razionale utilizzazione potranno riferirsi agli aspetti<br />
qualificanti del PATTO DI FIUME.<br />
Anche la qualità dell’aria è fattore rilevante per tutelare la<br />
qualità del territorio e della vita dei cittadini.<br />
Poter monitorare la qualità dell’aria potrebbe permettere<br />
anche la rilevazione degli effetti negativi dell’inquinamento sulle<br />
essenze vegetali e sulla fauna.<br />
La Regione Lombardia ha in atto un progetto, cofinanziato<br />
dall’Unione Europea, si ritiene che la Comunità Montana di Valle<br />
Trompia potrebbe avanzare una richiesta d’installazione di alcuni<br />
punti di rilevazione in Alta Valle, manifestando la disponibilità a<br />
collaborazioni per la gestione e la valutazione dei fenomeni<br />
causati dall’inquinamento dell’aria.<br />
Il progetto dovrebbe essere promosso coinvolgendo ASL e<br />
ARPA.<br />
155
SCHEDA 8/B<br />
FORESTAZIONE<br />
“I lontani pendii delle montagne fumavano preparando<br />
carbone, e nello squallore delle valli disboscate era un andare e<br />
venire di gente nera e di mule cariche di pesanti trasporti”<br />
L’immagine, che ci viene proposta dal tremosinese Arturo<br />
Cozzaglio, offre un quadro verosimile ed efficace della situazione<br />
dei monti dell’Alto Garda nel periodo del dominio veneto: “L’intenso<br />
sfruttamento dei boschi era dovuto alla richiesta di combustibile da<br />
parte delle manifatture siderurgiche, dai forni e dalle fucine della<br />
Valle Trompia e della Valle Sabbia , che soffrivano di una cronica<br />
insufficienza di legne e carboni…”<br />
Abbiamo voluto riportare questa frase riportata nel capitolo<br />
“La storia e le culture del bosco: la vicenda dell’Alto Garda”<br />
per due motivi.<br />
Il primo è quello che la storia è intrisa di fatti che dimostrano<br />
come gli scambi hanno caratterizzato le dinamiche sociali ed<br />
economiche del passato.<br />
Il secondo è più attinente al fatto “le economie si modellano<br />
alle condizioni delle realtà nelle quali s’immergono” .<br />
Perché l’Alto Garda forniva legna e carbonella ad una valle che<br />
aveva ed ha foreste estese.<br />
La semplicità della risposta non sempre corrisponde al definirsi<br />
della stessa.<br />
Certo la domanda del prodotto in Valle Trompia era superiore<br />
all’offerta.<br />
Forni, fucine, miniere Valtrumpline richiedevano quantità<br />
di legname e carbone notevole superiore alla possibilità d’offerta<br />
della stessa valle e quindi si rivolgevano alle valli limitrofe.<br />
Ma questo s’innestava su condizioni sociali e storiche che<br />
permetteva l’uso del territorio (boschi e pascoli) da parte dei<br />
residenti gratuitamente.<br />
La proprietà comune, messa più volte in discussione e<br />
oggetto di normative specifiche che tentano di correggerne le<br />
156
storture, “è ritenuta responsabile della carenza di legne… si<br />
verificano disboscamenti finalizzati ad ottenere pascoli più<br />
estesi, si tagliano alberi immaturi e le greggi provocano<br />
danni irreparabili alle piante”.<br />
Un’economia di sussistenza e quindi di sopravvivenza. Senza<br />
questi abusi molti residenti avrebbero dovuto abbandonare il<br />
proprio lavoro e le proprie terre.<br />
Questi fenomeni di sfruttamento, nei dintorni del 1840, furono<br />
affrontati dal governo austriaco con risoluzione prescrivendo che<br />
“tutti i terreni comunali incolti dovranno alienarsi con<br />
sollecitudine”.<br />
Sistemazioni idraulico-forestali e rimboschimenti,<br />
coltivazione di incolti caratterizzeranno questo periodo e i periodi<br />
successivi.<br />
Forse è bene ricordare che tali opere avevano la doppia finalità<br />
sociale e militare.<br />
I boschi e gli alpeggi, sono così rimasti ingabbiati alle vicende<br />
storiche, ma sempre con una valenza rilevante “senza il bosco non<br />
avrebbero sopravvissuto le economie montane”.<br />
Ciò si è perpetuato fino a quando l’altra economia, quella<br />
industriale, ha avuto il netto sopravvento su quella agricolo<br />
ambientale (rurale).<br />
La legna è diventata un prodotto per esclusivo uso familiare<br />
(riscaldamento) e non più un bene finalizzato ad un’economia<br />
sociale.<br />
Anche l’uso della legna da riscaldamento civile è andato<br />
affievolendosi con l’avvento degli idrocarburi e della rete di<br />
metanizzazione.<br />
Pur se non contemporaneamente anche l’attenuarsi e il<br />
modificarsi delle modalità di monticazione, unitamente ad una<br />
diminuzione della coltivazione del bosco ha determinato un<br />
cambiamento dell’equilibrio ambientale.<br />
Trasformazione che ha determinato:<br />
l’avanzata del bosco a discapito dei pascoli, solo<br />
attenuata da una significativa presenza di capi<br />
monticati;<br />
situazioni intermedie non ben classificabili fra<br />
boschi puri e boschi misti, che a causa<br />
dell’abbandono gestionale mettono in difficoltà un<br />
approccio ecologicamente razionale e gestibile;<br />
157
Queste affermazioni non attenuano il valore di aree<br />
naturalizzate o rinaturalizzate che sono di difficile coltivazione.<br />
Queste porzioni di bosco assumono un ruolo di riequilibratore<br />
dell’intero sistema.<br />
Rimangono aperte alcune difficoltà oggettive di conservazione<br />
dei boschi e delle foreste dovute alla complessità di eventuali<br />
interventi per la prevenzione e la lotta agli incendi.<br />
Oggi il bosco e la foresta assumono nuova valenza e per la<br />
prima volta s’incomincia a parlare di sistemi verdi e di crediti<br />
verdi (compensazioni degli interventi impattanti sul territorio).<br />
Questo capitolo richiederebbe già oggi un approfondimento<br />
proprio in virtù della diffusa antropizzazione del territorio<br />
bresciano.<br />
Il tempo nel quale queste sensibilità assumeranno<br />
carattere prioritario ed essenziale non sarà breve, ma gli<br />
eventi naturali straordinari che si manifestano potrebbero<br />
determinare nelle sensibilità politiche e sociali una qualche<br />
accelerazione.<br />
Oggi incominciamo a verificare una accresciuta sensibilità<br />
sociale ai problemi di un patrimonio non rinnovabile, quale è<br />
l’ambiente, e una domanda diffusa di nuova qualità di vita.<br />
Inoltre il timore della sudditanza/dipendenza da fonti<br />
energetiche non rinnovabili ed esauribili c’interroga e ci sprona<br />
a riflettere sulle concrete e reali potenziali risorse che il nostro<br />
territorio offre in materia energetica<br />
Come sempre e come per ogni settore però l’economicità di<br />
un’azione discende da fattori esogeni ed endogeni.<br />
Gli esogeni sono le condizioni economiche internazionali e<br />
intrinseche alle possibilità di offerta del prodotto.<br />
Gli endogeni dalla capacità e possibilità di diffondere l’utilizzo<br />
del bene rinnovabile.<br />
Per il legname siamo consapevoli che la coltivazione ha ancora<br />
costi troppo elevati e, quindi, economicamente non convenienti, ma<br />
una valutazione sociale e di sistema del settore modifica questi<br />
parametri impegnando ogni istituzione pubblica locale,<br />
sovraordinata e legislativa a riconoscerne il valore economico e<br />
sociale.<br />
Sappiamo che è una affermazione di difficile applicazione ma<br />
l’ambiente ed in particolare il bosco e la foresta dovranno essere<br />
158
valutate nel contesto della gestione complessiva del territorio e dei<br />
servizi che lo stesso richiede.<br />
Le risorse destinate alla gestione complessiva del territorio<br />
dovranno essere nel futuro destinate anche alla migliore gestione<br />
del servizio “ambiente”.<br />
Nel frattempo, partendo proprio dalle sensibilità e dalle linee<br />
programmatiche delle istituzioni: Stato, Regione e Provincia<br />
nell’ambito dell’area della Comunità Montana ed in particolare<br />
dell’Alta Valle Trompia,occorre mettere a fuoco un programma<br />
forestale che impegni tutti e ciascuno a svolgere un’azione di<br />
rigenerazione della coltivazione dei boschi.<br />
Ancora una volta richiamiamo la necessità che le azioni<br />
istituzionali si calino in un metodo operativo sussidiario e solidale<br />
ed ancora una volta richiamiamo il ruolo insostituibile del livello<br />
progettuale, programmatico e di coordinamento delle<br />
politiche locali della Comunità Montana.<br />
Alcuni servizi proprio per le loro caratteristiche<br />
richiedono un approccio associato e non isolato.<br />
Per affrontare queste problematiche, che potrebbero anche<br />
offrire migliori opportunità gestionali alle centrali termoelettriche<br />
di Marmentino e di Collio, serve approntare uno strumento<br />
idoneo a rendere efficienti e razionali le azioni di gestione del bosco<br />
e delle foreste.<br />
Così come rilevanti nella promozione della filiera legnoenergia<br />
sono le valutazioni in merito alla lavorazione del legname:<br />
produzione di cippato e/o pellets.<br />
Ancora una volta riteniamo che lo strumento idoneo potrebbe<br />
essere quello della costituzione del Consorzio Forestale, che<br />
proprio per le caratteristiche territoriali dovrebbe corrispondere ai<br />
confini dei Comuni caratterizzati da presenza vasta di aree<br />
boscate (Alta Valle Trompia e Comuni limitrofi: Lodrino,<br />
Marcheno) e con il coinvolgimento diretto per gli aspetti<br />
gestionali delle professionalità della Comunità Montana.<br />
Questa proposta limitante potrebbe essere espansa a tutto il<br />
territorio della Valle, se ritenuto opportuno dalla Comunità<br />
Montana, e dai Comuni che la compongono.<br />
Per quanto attiene alle politiche regionali in materia di<br />
“Sostenibilità delle produzioni e contributo dei sistemi agricolo e<br />
forestali alle politiche territoriali, ambientali ed energetiche<br />
regionali” si ritiene che l’Alta Valle Trompia dovrebbe presentare un<br />
159
progetto finalizzato ad una sperimentazione di vasta area<br />
finalizzata alla produzione di biomasse per fini energetici.<br />
Questo progetto potrebbe innestarsi anche sull’obiettivo<br />
regionale di realizzare 10.000 (diecimila) nuovi ettari di<br />
boschi e sistemi verdi in attuazione della direttiva di Kyoto.<br />
Il termine nuovo dovrebbe essere applicato anche ad aree<br />
oggetto di riforestazione sia che il nuovo impianto preveda la<br />
piantumazione di boschi puri, che di boschi misti.<br />
La riforestazione (limitata), il rimboschimento e la<br />
manutenzione dei boschi permetterebbero anche d’intervenire su<br />
parti di territorio che richiedono consolidamenti e/o opere di<br />
sistemazione idraulica.<br />
Vi è un ulteriore strumento che si ritiene possa aiutare gli enti<br />
pubblici e i cittadini a migliorare la gestione delle foreste: è la<br />
stesura della “Carta della Foresta Valtrumplina”, per<br />
valorizzarne la biodiversità e la cultura.<br />
Un’idea non nuova ma che discende dalle dichiarazioni<br />
della Conferenza Ministeriale sulla Protezione delle Foreste in<br />
Europa, sottoscritte a Strasburgo (1990), Helsinki (1993),<br />
Lisbona (1998) e Vienna (2003), oltre alla Carta delle<br />
Foreste di Lombardia – Per una gestione sostenibile e durevole<br />
delle Foreste e degli alpeggi demaniali regionali.<br />
La novità dovrebbe consistere nel coinvolgere tutte le<br />
realtà scolastiche a scrivere a più mani la Carta, e attraverso<br />
l’impegno dei direttori degli istituti scolastici delle scuole<br />
superiori (secondaria) e dei docenti, inserendola, quindi, nei<br />
programmi scolastici quale materia integrativa.<br />
Alla Carta potrebbe essere allegata anche l’offerta dei<br />
percorsi botanico naturalistici dell’Alta Valle Trompia.<br />
Percorsi che così come è stato realizzato in altre zone<br />
montane bresciane potrebbero essere attrezzate con<br />
apposita segnaletica didattica.<br />
Strumenti e documenti che dovrebbero essere parte integrante<br />
del pacchetto di marketing turistico ambientale della Valle<br />
Trompia da divulgare anche all’estero.<br />
Un progetto di valorizzazione delle foreste è strettamente<br />
legato alla loro fruibilità. Rendere cioè vivibili le nostre foreste.<br />
Già oggi i Comuni e la Comunità Montana sono in grado di<br />
approntare un progetto di fruibilità forestale.<br />
160
“Incontriamo le foreste” e conosciamole per comprenderne<br />
a fondo lo straordinario ruolo che svolgono per garantirci una vita<br />
intrisa di valori e qualità.<br />
Vista la vocazione territoriale dell’Alta Valle si ritiene meno<br />
importante affrontare sperimentazioni di coltivazione di frutta,<br />
salvo la possibilità di realizzare alcune azioni limitate finalizzate<br />
all’uso della stessa nelle strutture turistiche locali, in particolare<br />
agriturismi (uso diretto).<br />
Per queste eventuali piccole sperimentazioni si potrebbero<br />
recuperare cultivar di frutta “locali”.<br />
Il patrimonio genetico presente in Lombardia<br />
favorirebbe un progetto pilota sugli alberi da frutto.<br />
Anche per i piccoli frutti vale la stessa considerazione.<br />
In Alta Valle Trompia vi è un prodotto che è gia stato oggetto<br />
di coltivazione sperimentale - il tartufo, ma i risultati non<br />
adeguatamente rilevati e valutati non ci permettono di avanzare<br />
una nuova proposta di sperimentazione.<br />
Coltivazione quella del tartufo simbiotica con gli alberi che<br />
richiedere d’essere “seguita” con professionalità e costantemente.<br />
161
162
BIBLIOGRAFIA<br />
163
Biiblliiograffiia<br />
Un ringraziamento particolare va riservato per la loro<br />
disponibilità e collaborazione a:<br />
Fabio Ferraglio Presidente Comunità Montana di Valle<br />
Trompia<br />
Rudi Gatta Assessore Agricoltura Ambiente Comunità<br />
Montana di Valle Trompia<br />
Richiedei Sergio Assessore Turismo e Attività Produttive<br />
Comunità Montana di Valle Trompia<br />
Temponi Gian Pietro Responsabile Area Agricoltura Ambiente<br />
Comunità Montana di Valle Trompia<br />
Roberto Mondinelli Funzionario Area Agricoltura Ambiente<br />
Comunità Montana Valle Trompia<br />
Ocildo Stival Funzionario Area Agricoltura Ambiente<br />
Comunità Montana Valle Trompia<br />
Perini Silvano Responsabile Area Amministrativa Comunità<br />
Montana Valle Trompia<br />
Sindaci, Amministratori e funzionari dei Comuni di:<br />
Tavernole S/M.<br />
Pezzaze<br />
Marmentino<br />
Irma<br />
Bovegno<br />
Collio<br />
Zanini Silvio Presidente Comitato Promotore per la<br />
Valorizzazione del Formaggio Nostrano<br />
Valtrompia<br />
Rabaioli Gianluca Presidente Cooperativa lattiero casearia di<br />
Bovegno<br />
Don Zanini<br />
Roberto<br />
Vicario Zona Alta Val Trompia XX – della<br />
Madonna della Misericordia<br />
164
Biiblliiograffiia<br />
Ottorino Milesi Piano agricolo attuativo Valle Trompia 1989<br />
Giuseppe A.<br />
Staluppi<br />
Agostino<br />
Mantovani<br />
Ambiente e Turismo - 2002<br />
Interventi Vari<br />
Giuseppe Santus Una vita per la Bruna Alpina<br />
Paolo Nastasio La Foresta Regionale “Gardesana Occidentale”<br />
2005<br />
Carlo Simoni La storia e le culture del bosco: la vicenda<br />
dell’Alto Garda – 2005<br />
Giovanni Viganò<br />
Cristina Mottironi<br />
Ella Paglierini<br />
Davide Gaeta<br />
Massimo<br />
Lazzaroni<br />
Claudio Peri<br />
IRER<br />
Politecnico di<br />
Milano<br />
Francesco<br />
Mainetti<br />
Oliviero Sisti<br />
Public – Private partnership in ambito turistico<br />
della Valle Trompia – 2004<br />
La gestione dell’autocontrollo igienico in un<br />
caseificio sociale in montagna<br />
Laboratorio 1 – Consolidare la capacità di<br />
progettazione gestione e automonitoraggio dei<br />
partenariati locali<br />
Progetti d’assistenza alle aziende di montagna<br />
presenti nella Provincia di Brescia:<br />
Miglioramento qualitativo del latte negli<br />
allevamenti della montagna bresciana;<br />
Miglioramento qualitativo dei prodotti caseari<br />
tipici di montagna e gestione razionale delle<br />
malghe<br />
Documento integrante lo studio<br />
Pietro Sandali La Riforma Fischler della PAC - 2003<br />
Mauro Belloli Indicazioni e ipotesi di sviluppo della realtà<br />
agricola di montagna in Alta Valle Trompia<br />
165
ERSAF Programma per la valorizzazione del<br />
patrimonio immobiliare – il Polo lattiero<br />
caseario in Carpaneta (MN) – 2004<br />
Verso il Piano Triennale 2006 – 2008 - 2005<br />
Regione<br />
Lombardia<br />
Documento politico progr. VIII legislatura.<br />
Documento di programmazione economico<br />
finanziaria regionale 2006-2008.<br />
Programma Regionale di Sviluppo della VIII<br />
legislatura. - 2006<br />
Blesio Pierfranco La Valle Trompia – 1997<br />
Camilla Abeni Itinerari storico geografico in Valle Trompia -<br />
1997<br />
Francesco Lechi Il futuro della Montagna: crisi o innovazione -<br />
2002<br />
Assemblea<br />
CNEL<br />
Assemblea<br />
CNEL<br />
ERSAF<br />
Regione<br />
Lombardia<br />
Dario Casati<br />
Renato Pieri<br />
Regione<br />
Lombardia<br />
Provincia di<br />
Brescia -<br />
Assessorato<br />
Agricoltura<br />
Flaminia Ventura<br />
Angelo Frascarelli<br />
Comunità<br />
Montana di Valle<br />
Sabbia<br />
La X relazione sullo stato della montagna<br />
italiana – 2004<br />
Innovazione, società della conoscenza e<br />
sviluppo – osservazioni e proposte - 2004<br />
Carta delle Foreste di Lombardia – 2004<br />
Documento integrante lo studio<br />
Il sistema agro-alimentare della Lombardia<br />
Fattorie Didattiche proposte per genitori e<br />
insegnanti<br />
Piano Agricolo Provinciale 2001/2003<br />
Agriturismi Bresciani<br />
Guida pratica alla riforma della PAC<br />
Piano di Sviluppo socio-economico - 2002<br />
166
Fausto Balestrini Irma e le sue acque<br />
ERSAF Linee guida per la perimetrazione a terra delle<br />
superfici percorse da incendio<br />
Comunità<br />
Montana<br />
Valle Trompia<br />
Regione<br />
Lombardia<br />
C. M. Valle<br />
Trompia<br />
ASL – Ufficio<br />
Veterinario<br />
La Valle Trompia e il Fiume Mella – Comunità<br />
locali ed Enti Territoriali verso il “PATTO DI<br />
FIUME”<br />
Documento integrante lo studio<br />
Censimento Malghe e Alpeggi<br />
Documento integrante lo studio<br />
Elenco Allevamenti esistenti sui territori dei<br />
Comuni oggetto di studio – dati alpeggio<br />
nomadismo<br />
Documento integrante lo studio<br />
ISTAT Censimento 1990 – Censimento 2000<br />
Paola Ravelli<br />
Enrico Ferrari<br />
Maurizia Cocucci<br />
Tracciabilità ed etichettatura dei prodotti<br />
agricoli a garanzia della qualità - 2004<br />
Lino Giacomelli Lo scrigno dei ricordi “Un secolo di storia<br />
dell’Alpe regionale Boron”<br />
Comunità<br />
Montana di Valle<br />
Trompia<br />
Antonio Fappani<br />
Ottorino Milesi<br />
Rossana Prestini<br />
Antonio Fappani<br />
Alberto Fumagalli<br />
Attilio Mazza<br />
Sistema turistico “La via del ferro dalla Valle<br />
Trompia a Brescia”.<br />
Documento integrante lo studio<br />
Formaggi Bresciani - 1979<br />
Architettura contadina in Valle Trompia - 1980<br />
Santino Calegari Antichi Roccoli di Lombardia tra passato e<br />
presente<br />
Pinuccia Dantino<br />
Elvira Carola<br />
Analisi ex post – Le politiche regionali di aiuto<br />
alle imprese – analisi preliminare dal 2000 al<br />
2004<br />
167
SCHEDE OBIETTIVO<br />
GUIDA<br />
Il questo allegato sono raccolte le schede relative agli obiettivi<br />
guida che caratterizzano i punti più significativi delle politiche<br />
agricolo ambientali che la Comunità Montana intende perseguire.<br />
Nella parte riguardante gli enti coinvolti non vengono citati i<br />
Comuni in quanto l’attuazione dei principi di politiche concertate<br />
prevede che gli stessi siano prioritariamente e<br />
continuativamente coinvolti nell’attuazione di politiche<br />
sovra-ordinate.<br />
I riferimenti legislativi regionali riguardanti le risorse disponili sono<br />
allegati. A ricognizione ex post dell’attuazione delle normative<br />
regionali di aiuto alle imprese è stata elaborata dal Servizio<br />
Valutazione Processo Legislativo e Politiche regionali Ufficio Analisi<br />
Leggi e Politiche regionali.<br />
Per ragioni di vastità complessiva viene riportata esclusivamente la<br />
ricognizione del settore agricoltura.<br />
168
Contenuti della<br />
programmazione<br />
Scheda 1/B Osservatorio permanente<br />
agricolo ambientale della<br />
montagna<br />
Obiettivi guida Costituzione di un organismo<br />
che rilevi sistematicamente il<br />
sistema rurale montano e ne<br />
analizzi i fenomeni<br />
Responsabilità<br />
diretta della<br />
Comunità Montana<br />
Risultati attesi:<br />
di impatto (I)<br />
di realizzazione (rz)<br />
di risultato (rs)<br />
Il Sistema Riferimento interno<br />
Contribuire all’istituzione<br />
dell’Osservatorio in<br />
collaborazione con la Regione<br />
Lombardia, la Provincia di<br />
Brescia e la Camera di<br />
Commercio di Brescia.<br />
Gestione dell’Osservatorio<br />
Acquisizione dei dati<br />
caratterizzanti i comparti del<br />
sistema rurale della Valle<br />
Trompia (i)<br />
Banca dati sul comparto agricolo<br />
ambientale montano (rz)<br />
Elaborazione proiezioni e scenari<br />
di cambiamento. Aggiornamento<br />
permanente piano alpeggi. (rs)<br />
Struttura area agricoltura e<br />
ambiente (protezione civile)<br />
Altre aree coinvolte Area amministrativa – turismo<br />
Enti Coinvolti Provincia di Brescia, Assessorati<br />
all’Agricoltura, Ambiente,<br />
Protezione Civile, Caccia e<br />
Pesca;<br />
ASL – Ufficio Veterinario<br />
Valtrompia Turismo<br />
Realtà Private Organizzazioni Agricole<br />
Consorzio DOP Nostrano<br />
Valtrompia<br />
Cooperative Lattiero Casearie<br />
169
Modalità di<br />
realizzazione e<br />
partnership<br />
Modalità di<br />
realizzazione e<br />
partnership<br />
Costituzione di un tavolo<br />
istituzionale: Comunità Montana<br />
Valle Trompia, Regione<br />
Lombardia, Provincia di Brescia<br />
e Camera di Commercio di<br />
Brescia<br />
Costituzione tavolo tecnico: Area<br />
Agricolo Ambientale e Protezione<br />
Civile della CM di Valle Trompia,<br />
Organizzazioni Agricole,<br />
Consorzio DOP (Comitato<br />
promotore DOP)<br />
Cooperative lattiero casearie<br />
Altri<br />
Risorse Economiche Capitolo da istituire con fondi<br />
della Comunità Montana, della<br />
Camera di Commercio di Brescia<br />
e della Provincia di Brescia<br />
170
Contenuti della<br />
programmazione<br />
Scheda 2/B Ente Istruzione e Formazione<br />
Professionale per il settore agricolo<br />
ambientale montano<br />
Obiettivi guida Costituzione di un organismo che<br />
svolga attività d’istruzione<br />
formazione professionale per la<br />
montagna. Istruzione e Formazione<br />
Professionale iniziale e<br />
permanente.<br />
Responsabilità<br />
diretta della<br />
Comunità Montana<br />
Risultati attesi:<br />
di impatto (I)<br />
di realizzazione (rz)<br />
di risultato (rs)<br />
Promuovere la costituzione<br />
dell’Ente d’Istruzione e Formazione<br />
Professionale. Coinvolgere l’Ente di<br />
Formazione Professionale di<br />
Lumezzane e gli istituti tecnico<br />
professionali di Sarezzo e Gardone<br />
VT.<br />
Coinvolgere la Provincia di Brescia<br />
e la Camera di Commercio di<br />
Brescia.<br />
Orientamento, istruzione<br />
formazione professionale<br />
permanente dei giovani e degli<br />
addetti in agricoltura e operatori<br />
della tutela e valorizzazione<br />
ambientale della montagna. (i)<br />
Professionalizzazione degli addetti<br />
operatori del comparto agricolo<br />
ambientale della montagna (rz)<br />
Recupero della<br />
professionalizzazione agricolo<br />
ambientale in Valle Trompia (rs)<br />
Il Sistema Riferimento interno Struttura “agricoltura ambiente”<br />
Altre aree coinvolte Area amministrativa<br />
Enti Coinvolti Provincia di Brescia (Regione<br />
Lombardia) – Assessorato alla<br />
Pubblica Istruzione Form. Prof.;<br />
Valtrompia Turismo<br />
Realtà Private Ente F.P. Lumezzane: Istituti<br />
Scolastici secondari di Sarezzo e<br />
Gardone VT; Organizzazione<br />
Agricole; Consorzi prodotti tipici;<br />
171
Modalità di<br />
realizzazione e<br />
partnership<br />
Modalità di<br />
realizzazione e<br />
partnership<br />
Rilevazione fabbisogno<br />
scolastico formativo della Valle<br />
Trompia (Alta) in particolare<br />
delle figure professionali da<br />
inserire nel comparto agricolo,<br />
agroalimentare, ambientale e<br />
turistico ambientale.<br />
Istituzione di un laboratorio<br />
sperimentale con l’Ente di FP di<br />
Lumezzane e con gli Istituti<br />
Tecnici e Professionali di Valle<br />
per la predisposizione di un<br />
progetto d’istruzione e di<br />
formazione professionale per il<br />
comparto agricolo ambientale.<br />
Coinvolgimento della Provincia<br />
di Brescia, Camera di<br />
Commercio di Brescia e enti,<br />
cooperative e organizzazioni<br />
agricole<br />
Risorse economiche Il finanziamento della<br />
costituzione di un nuovo Ente<br />
d’Istruzione di Formazione<br />
Professionale varia in<br />
riferimento alle disponibilità<br />
delle realtà d’Istruzione di FP<br />
presenti sul territorio e della<br />
disponibilità della Provincia a<br />
volerne riconoscere i corsi da<br />
inserire nei piani annuali.<br />
172
Contenuti della<br />
programmazione<br />
Scheda 3/B La zootecnia – la madre<br />
dell’ambiente montano<br />
Obiettivi guida Conservare e incrementare la<br />
presenza qualificata degli<br />
allevamenti zootecnici in Alta<br />
Valle Trompia<br />
Responsabilità<br />
diretta della<br />
Comunità Montana<br />
Risultati attesi:<br />
di impatto (I)<br />
di realizzazione (rz)<br />
di risultato (rs)<br />
Il Sistema Riferimento interno<br />
Altre aree coinvolte<br />
Svolgere una azione di<br />
programmazione, promozione e<br />
coordinamento delle<br />
azioni/politiche di valorizzazione<br />
del patrimonio zootecnico<br />
dell’Alta Valle.<br />
Coinvolgimento degli allevatori<br />
per migliorare il patrimonio<br />
zootecnico, il prodotto lavorato<br />
lattiero caseario, la lavorazione<br />
degli alpeggi (i).<br />
Miglioramento delle condizioni e<br />
delle tecniche d’allevamento.<br />
Visione di sistema del<br />
patrimonio agricolo in Alta valle<br />
e del suo uso. (cz).<br />
Miglioramento della filiera<br />
zootecnica in Alta Valle Trompia.<br />
Promozione prodotti/ambiente<br />
(cs)<br />
Area Agricoltura ambiente<br />
Enti Coinvolti Regione Lombardia – Ass.<br />
Agricoltura; Provincia di Brescia<br />
Ass. Agricoltura; ERSAF;<br />
Camera di Commercio di<br />
Brescia;<br />
Realtà Private Organizzazioni Agricole;<br />
Cooperative lattiero casearie;<br />
centro Miglioramento Qualitativo<br />
del Latte e della Carne Bovina di<br />
Brescia; Università Cattolica di<br />
Brescia dipartimento scienze<br />
ambientali.<br />
173
Modalità di<br />
realizzazione e<br />
partnership<br />
Modalità di<br />
realizzazione e<br />
partnership<br />
Attuazione dei progetti di<br />
miglioramento genetico dei<br />
bovini e degli ovi caprini;<br />
perfezionamento delle tecniche<br />
d’allevamento con particolare<br />
attenzione ai problemi igienico<br />
sanitari e di qualità del latte e<br />
della carne; Promozione di<br />
azioni di miglioramento delle<br />
tecniche di lavorazione degli<br />
appezzamenti in montagna e in<br />
alta montagna; promozione di<br />
un progetto continuativo di<br />
assistenza tecnica agli allevatori<br />
anche convenzionata;<br />
promozione di un tavolo<br />
permanente del settore lattiero<br />
caseario d’Alta Valle.<br />
Protocolli d’intesa con Provincia<br />
di Brescia, Camera di<br />
Commercio di Brescia, Enti di<br />
ricerca, sperimentazione,<br />
assistenza tecnica della<br />
provincia di Brescia.<br />
Risorse economiche Risorse previste dalle normative<br />
regionali e richiesta<br />
partecipazione a Provincia e<br />
Camera di Commercio di<br />
Brescia.<br />
Contributo pluriennale<br />
dell’Assessorati all’Agricoltura e<br />
al Commercio della Regione<br />
Lombardia per realizzazione<br />
fiera zootecnica<br />
174
Contenuti della<br />
programmazione<br />
Scheda 4/B Qualità e tipicità dei prodotti<br />
Obiettivi guida Perseguire la valorizzazione dei<br />
prodotti di qualità e tipici della Valle<br />
Trompia.<br />
Responsabilità<br />
diretta della<br />
Comunità Montana<br />
Risultati attesi:<br />
di impatto (I)<br />
di realizzazione (rz)<br />
di risultato (rs)<br />
Il Sistema Riferimento interno<br />
Promuovere e coordinare le<br />
iniziative di riconoscimento dei<br />
marchi DOP dei prodotti lattiero<br />
caseari e promuovere l’istituzione<br />
del Marchio di Valle.<br />
Valorizzare i prodotti tipici e di<br />
qualità della Valle Trompia nella<br />
piena attuazione della sicurezza<br />
alimentare (i).<br />
Completare il percorso di<br />
riconoscimento della DOP al<br />
Nostrano Valtrompia; Promuovere il<br />
riconoscimento di qualità anche per<br />
gli altri prodotti lattiero caseari,<br />
formagelle, burro. Alle carni e<br />
prodotti di nicchia: miele, tartufi.<br />
Armonizzare e uniformare i prodotti<br />
ai disciplinari di certificazione di<br />
qualità.<br />
Costituzione del Consorzio<br />
Nostrano di Valtrompia. (cz)<br />
Migliorare i prodotti di qualità<br />
dell’Alta Valle, promuoverne la<br />
valorizzazione commerciale,<br />
promuovere la produzione di nuovi<br />
prodotti lattiero caseari. Valorizzare<br />
le produzioni di qualità. (cs)<br />
Area Agricoltura e Ambiente<br />
Altre aree coinvolte Area Amministrativa – Turismo<br />
Enti Coinvolti Provincia di Brescia, Camera di<br />
Commercio di Brescia; ERSAF;<br />
Valtrompia Turismo.<br />
Realtà Private Organizzazioni Agricole e dei<br />
Consumatori, Stagionatori,<br />
Comitato per la promozione del<br />
formaggio Nostrano di Valtrompia;<br />
Cooperative lattiero casearie.<br />
ASCOM, Confesercenti.<br />
175
Modalità di<br />
realizzazione e<br />
partnership<br />
Modalità di<br />
realizzazione e<br />
partnership<br />
Completamento iter<br />
riconoscimento DOP formaggio<br />
Nostrano di Valtrompia.<br />
Progetto armonizzazione qualità<br />
e forma del formaggio DOP.<br />
Sperimentazione stagionatura<br />
dei formaggi nelle miniere.<br />
Istituzione del Marchio Qualità<br />
Valtrompia.<br />
Valutazione qualitativa delle<br />
formagelle e burro ed eventuale<br />
sperimentazione di formaggi<br />
misti vaccino caprini.<br />
Progetto coinvolgimento realtà<br />
di ristorazione della Valle<br />
Trompia e della città di Brescia<br />
per la valorizzazione dei prodotti<br />
tipici.<br />
Convenzione/accordo con<br />
Organizzazioni Agricole per<br />
promozione vendita prodotti di<br />
qualità.<br />
Risorse economiche Normative regionali e risorse<br />
aggiuntive per progetti<br />
sperimentali: Provincia,<br />
176
Contenuti della<br />
programmazione<br />
Scheda 5/B Turismi - Valliturismi<br />
Obiettivi guida Valorizzazione dell’ambiente, del<br />
lavoro e delle tradizioni rurale<br />
ambientali dell’Alta Valle<br />
Trompia<br />
Responsabilità<br />
diretta della<br />
Comunità Montana<br />
Risultati attesi:<br />
di impatto (I)<br />
di realizzazione (rz)<br />
di risultato (rs)<br />
Il Sistema Riferimento interno<br />
Pianificare, programmare e<br />
coordinare politiche di turismi<br />
ambientale e rurale<br />
Valorizzazione del “contesto” in<br />
cui vivono e operano gli<br />
imprenditori agricoli dell’Alta<br />
Valle Trompia (i).<br />
Progettazione e sostegno a<br />
iniziative di promozione degli<br />
agriturismi, con possibilità<br />
ricettiva, progetto Malghe<br />
Aperte; progetto fattorie<br />
didattiche montane, progetto “I<br />
circuiti della montagna” (cz)<br />
Migliorare la qualità e la quantità<br />
d’offerta turistico rurale<br />
ambientale sviluppare una<br />
nuova e diffusa sensibilità<br />
ambientale (cs)<br />
Area agricoltura e ambiente<br />
Altre aree coinvolte Area Amministrativa – Turismo<br />
Enti Coinvolti Provincia di Brescia, Camera di<br />
Commercio, Valtrompia Turismo,<br />
ERSAF<br />
Realtà Private Organizzazione Agricole e<br />
Organizzazioni Agrituristiche;<br />
Associazione degli Stagionatori;<br />
Centro di F.P. ENAC Canossa;<br />
177
Modalità di<br />
realizzazione e<br />
partnership<br />
Modalità di<br />
realizzazione e<br />
partnership<br />
Coinvolgimento dei Comuni e<br />
degli imprenditori agricoli e loro<br />
sostegno alla progettazione di<br />
iniziative qualificanti di didattica<br />
rurale ambientale e di<br />
valorizzazione dei prodotti tipici<br />
valligiani.<br />
Le partnership prevede il<br />
coinvolgimento della Provincia di<br />
Brescia, della Camera di<br />
Commercio di Brescia e delle<br />
Organizzazioni Agricole e<br />
agrituristiche bresciane.<br />
Risorse disponibili Risorse previste dalle normative<br />
regionali. Eventuali risorse<br />
provinciali per attuare un<br />
progetto sperimentale di<br />
fruibilità delle fattorie e malghe<br />
d’alta montagna.<br />
178
Contenuti della<br />
programmazione<br />
Scheda 6/B Multifunzionalità<br />
Obiettivi guida Attuazione principio di<br />
multifunzionalità previsto dalla<br />
legge di orientamento e<br />
modernizzazione del settore<br />
agricolo<br />
Responsabilità<br />
diretta della<br />
Comunità Montana<br />
Risultati attesi:<br />
di impatto (I)<br />
di realizzazione (rz)<br />
di risultato (rs)<br />
Il Sistema Riferimento interno<br />
Attuazione progetti sperimentali<br />
di promozione delle vocazioni<br />
produttive e ambientali del<br />
territorio e la tutela dell’impresa<br />
agricola di montagna<br />
Migliore manutenzione del<br />
territorio e servizi più dinamici;<br />
integrazione del reddito delle<br />
imprese agricole dell’Alta Valle<br />
(i).<br />
Sottoscrizione di contratti di<br />
collaborazione e/o convenzioni<br />
fra i Comuni, la Comunità<br />
Montana e gli imprenditori<br />
agricoli /rz).<br />
Pianificazione dei servizi pubblici<br />
associati. Gestione e<br />
manutenzione del territorio.<br />
Area agricoltura e ambiente<br />
(protezione civile)<br />
Altre aree coinvolte Area Lavori Pubblici – viabilità<br />
Enti Coinvolti Provincia di Brescia –<br />
Assessorato Lavori Pubblici –<br />
manutenzioni e servizi stradali<br />
Realtà Private Organizzazioni Agricole – Singoli<br />
Imprenditori Agricoli<br />
179
Modalità di<br />
realizzazione e<br />
partnership<br />
Modalità di<br />
realizzazione e<br />
partnership<br />
Rilevazione servizi e<br />
manutenzioni della rete viaria,<br />
dei percorsi sentieristici, della<br />
rete idrica, della tenuta dei<br />
boschi.<br />
Coinvolgimento degli<br />
imprenditori agricoli.<br />
Promozione di contratti di<br />
collaborazione e/o convenzioni<br />
con gli imprenditori agricoli.<br />
Risorse Economiche Risorse dei Comuni, della<br />
Comunità Montana e della<br />
Provincia di Brescia<br />
storicamente investite nei servizi<br />
di manutenzione della rete viaria<br />
e della cura dell’ambiente.<br />
Risorse previste dalle normative<br />
regionali specifiche per la<br />
manutenzione dei boschi<br />
180
Contenuti della<br />
programmazione<br />
Scheda 7/B Tutela e valorizzazione dell’agro<br />
ambiente montano<br />
Obiettivi guida Coinvolgimento delle aziende<br />
agricole nella realizzazione di<br />
progetti strategici per il rilancio<br />
dell’economia montana e la<br />
valorizzazione dell’ambiente e del<br />
territorio dell’Alta Valle Trompia<br />
Responsabilità<br />
diretta della<br />
Comunità Montana<br />
Risultati attesi:<br />
di impatto (I)<br />
di realizzazione (rz)<br />
di risultato (rs)<br />
Il Sistema Riferimento interno<br />
Promozione e coordinamento delle<br />
politiche di recupero, tutela e<br />
valorizzazione del patrimonio<br />
agricolo ambientale dell’Alta Valle<br />
Trompia<br />
Incremento del coinvolgimento<br />
delle imprese agricole negli<br />
interventi strategici di recupero,<br />
tutela e valorizzazione del<br />
patrimonio agricolo e ambientale.<br />
(i)<br />
Specializzazione multifunzionale<br />
delle imprese agricole. Programma<br />
lavorazione, cura e manutenzione<br />
territoriale.(rz)<br />
Promozione di politiche di tutela<br />
delle aziende agricole nelle aree<br />
disagiate montane. Promozione di<br />
fruibilità sensibili dell’agro<br />
ambiente montano. Attivazione<br />
linee di filiera ambiente agricoltura<br />
turismi.<br />
Area agricoltura ambiente<br />
Altre aree coinvolte Area Lavori Pubblici<br />
Area Amministrativa – turismo<br />
Enti Coinvolti Regione Lombardia Assessorato<br />
all’Agricoltura e Assessorato<br />
all’Ambiente.<br />
Provincia di Brescia Assessorato<br />
all’Ambiente – Assessorato<br />
all’Agricoltura.<br />
Realtà Private Organizzazioni Agricole. Istituti di<br />
Credito - loro Fondazioni.<br />
Associazioni Ambientaliste<br />
181
Modalità di<br />
realizzazione e<br />
partnership<br />
Modalità di<br />
realizzazione e<br />
partnership<br />
Coinvolgimento delle realtà<br />
pubblico private aventi funzioni<br />
in materia rurale, ambientale,<br />
idraulica e idrica.<br />
Accordi di programma con le<br />
Organizzazioni Agricole e con le<br />
autorità preposte alla gestione<br />
del sistema idrico.<br />
Attuazione progetto “La Valle<br />
Trompia e il fiume Mella”. Il<br />
Patto di Fiume.<br />
Risorse Economiche Risorse previste dalle normative<br />
regionali.<br />
Risorse proprie della C.M.<br />
182
Contenuti della<br />
programmazione<br />
Scheda 8/B Forestazione<br />
Obiettivi guida Valorizzare il patrimonio forestale<br />
dell’Alta Valle – sistemi verdi e<br />
crediti verdi.<br />
Promozione filiera legno energia.<br />
Fruibilità delle foreste.<br />
Responsabilità<br />
diretta della<br />
Comunità Montana<br />
Risultati attesi:<br />
di impatto (I)<br />
di realizzazione (rz)<br />
di risultato (rs)<br />
Il Sistema Riferimento interno<br />
Promozione Consorzio Forestale.<br />
Stesura della Carta della Foresta<br />
della Valle Trompia.<br />
Promozione progetto pilota filiera<br />
legno energia.<br />
Coordinamento politiche di<br />
manutenzione e valorizzazione del<br />
sistema forestale.<br />
Ottimizzare gli interventi di tenuta<br />
e valorizzazione delle foreste.<br />
Migliorare la fruibilità delle foreste<br />
– incontrare le foreste. Gestione<br />
durevole e sostenibile delle foreste<br />
e degli alpeggi.<br />
Attenuare i rischi d’incendio.<br />
Incremento delle quantità di<br />
energia rinnovabile prodotta. (i)<br />
Costituzione del Consorzio<br />
Forestale di Valtrompia. Accordi di<br />
programma con direzione CSA per<br />
la stesura della Carta delle Foreste.<br />
Coinvolgimento Organizzazioni<br />
Agricole, ERSAF, Società di<br />
produzione di energia. (rz)<br />
Miglioramento della fruibilità delle<br />
foreste. (rs)<br />
Area agricoltura e ambiente<br />
Altre aree coinvolte Area Lavori Pubblici<br />
Enti Coinvolti Regione Lombardia Assessorati<br />
all’Agricoltura e alle Foreste e<br />
Assessorato all’Ambiente. Provincia<br />
di Brescia Assessorato<br />
all’Agricoltura. ERSAF.<br />
Realtà Private Organizzazioni Agricole. Direzione<br />
Didattica.<br />
Società di produzione di energia<br />
elettrica. Organismi di protezione<br />
civile e antincendio.<br />
183
Modalità di<br />
realizzazione e<br />
partnership<br />
Modalità di<br />
realizzazione e<br />
partnership<br />
Costituzione di un Comitato<br />
Promotore del Consorzio<br />
Forestale. Istituzione di un<br />
tavolo di valutazione della filiera<br />
legno energia. Promozione di un<br />
progetto “Scriviamo la Carta<br />
delle nostre foreste di<br />
Valtrompia”.<br />
Promuovere il progetto<br />
“Monumenti Verdi di Valtrompia<br />
– le piante ci raccontano”.<br />
Coinvolgimento delle autorità<br />
scolastiche, le Organizzazioni<br />
Agricole e le società che operano<br />
nel settore energetico di Valle<br />
Risorse economiche Risorse previste dalle normative<br />
regionali.<br />
Provincia di Brescia.<br />
Risorse Proprie.<br />
184
Analisi ex post<br />
Le politiche regionali di aiuto alle<br />
imprese<br />
Analisi preliminari del 2000 al<br />
2004<br />
185
186
Milano,<br />
Giugno 2005<br />
187
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