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Studio su Caporetto<br />

di Pier Luigi Casati<br />

1919<br />

Jama P<strong>la</strong>n<strong>in</strong>a – Polounik - Ternova – Stol<br />

a cura di<br />

Donato Bragatto e Andrea Montesi<br />

coord<strong>in</strong>amento editoriale<br />

Enrico Trevisani<br />

Associazione Ricerche Storiche “<strong>Pico</strong> <strong>Cavalieri</strong>”<br />

Centro di Documentazione Storica, Comune di Ferrara<br />

10 mo Anno


Il manoscritto di Pier Luigi Casati è conservato presso <strong>la</strong> Biblioteca<br />

Comunale Ariostea, nel<strong>la</strong> sezione manoscritti, fondo Casati, collocazione<br />

CL I 781.


PRESENTAZIONE<br />

Nel 1999 si costituiva l’Associazione Culturale di Ricerche Storiche <strong>Pico</strong><br />

<strong>Cavalieri</strong> e da quel momento è <strong>in</strong>iziata una profi cua col<strong>la</strong>borazione con<br />

il Centro di Documentazione Storica che ha permesso <strong>la</strong> realizzazione<br />

di numerose ed <strong>in</strong>teressanti <strong>in</strong>iziative <strong>in</strong>centrate sul<strong>la</strong> Grande Guerra.<br />

Nel<strong>la</strong> ricorrenza del decimo anno del<strong>la</strong> costituzione, <strong>in</strong> occasione<br />

del ciclo di serate di novembre dal titolo “Sulle tracce del<strong>la</strong> Grande<br />

Guerra”, si da al<strong>la</strong> stampa “Studio su Caporetto di Pier Luigi Casati,<br />

1919”, una monografi a <strong>in</strong>edita di un soldato ferrarese che ha vissuto <strong>in</strong><br />

prima persona le vicende legate a Caporetto, scritte sottoforma di diario<br />

- studio; una microstoria che porta senz’altro un contributo effi cace<br />

all’analisi dell’offensiva austro-tedesca che porterà l’Esercito italiano<br />

sul Piave.<br />

Questo documento, attraverso <strong>la</strong> sua immediatezza, che solo <strong>la</strong> forma<br />

diaristica riesce a concedere, trasporta il lettore <strong>in</strong> un’analisi storicosociale<br />

vista da un uffi ciale che, pur manifestando un’entusiasmo<br />

<strong>in</strong>terventista, riesce a comprendere e comunicare le realtà e le diffi coltà<br />

dei soldati italiani <strong>in</strong> guerra, come lui stesso riporta nel suo scritto :<br />

“…depurare <strong>la</strong> realtà dei fatti dalle <strong>in</strong>evitabili esagerazioni, <strong>in</strong>dagare<br />

e conc<strong>la</strong>mare colpe, assolvere o concedere attenuanti, mondare gli<br />

apprezzamenti dei critici da ogni scoria di parzialità e di passione<br />

risulterà diffi cile impresa”.<br />

Sulle vicende di Caporetto molto è stato scritto, dal<strong>la</strong> Re<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong><br />

Commissione d’Inchiesta voluta dal Governo nel 1919, alle opere del<br />

Generale Capello (1921), del Generale Caviglia (1933), del Generale<br />

Cabiati (1934) ed ancora da studiosi quali Monticone, Isnenghi e Fad<strong>in</strong>i,<br />

opere nel<strong>la</strong> loro specifi cità fondamentali e certamente <strong>la</strong> testimonianza<br />

di Casati non vuole sostituirsi a queste opere di ampio respiro ma, nello<br />

spirito che ha da sempre contraddist<strong>in</strong>to <strong>la</strong> presente col<strong>la</strong>na editoriale,<br />

curata dall’Associazione Culturale di Ricerche Storiche <strong>Pico</strong> <strong>Cavalieri</strong><br />

e dal Centro di Documentazione Storica (giunta al nono numero), <strong>la</strong><br />

memorialistica o <strong>la</strong> diaristica ivi proposta consentono di apportare<br />

“dall’<strong>in</strong>terno”, importanti aspetti di vita e comportamentali nel corso<br />

dei confl itti mondiali.<br />

Casuale è stato il ritrovamento di questo documento, dopo <strong>la</strong> sua<br />

morte, avvenuta il 17 gennaio del 1936, a pubbliche esequie solenni<br />

avvenute, una disposizione testamentaria rendeva noto al<strong>la</strong> cittad<strong>in</strong>anza<br />

3


che l’avvocato Pier Luigi Casati aveva <strong>la</strong>sciato al<strong>la</strong> biblioteca Ariostea<br />

un legato di 660 volumi, trattanti, <strong>in</strong> prevalenza, temi storici, con<br />

partico<strong>la</strong>re riguardo al<strong>la</strong> Grande Guerra.<br />

All’<strong>in</strong>terno di questo fondo, <strong>in</strong> un faldone di miscel<strong>la</strong>nea, era compreso<br />

un diario di guerra re<strong>la</strong>tivo alle giornate di Caporetto, così come erano<br />

state da lui vissute, come Capitano d’artiglieria, sul fronte montano del<br />

IV Corpo d’Armata.<br />

E’ probabile che l’autore ne avesse ipotizzato una pubblicazione<br />

(una parte è stata anche dattiloscritta e riveduta); ma, per cause non<br />

riscontrabili, ciò non è potuto accadere. In occasione delle Celebrazioni<br />

del 4 novembre 2009 siamo fi nalmente <strong>in</strong> grado di supplire a questa<br />

mancanza rendendo pubblico il suo diario di guerra.<br />

Mi permetto, al term<strong>in</strong>e di questa premessa, di esprimere un<br />

r<strong>in</strong>graziamento partico<strong>la</strong>re al dott. Gian Paolo Borghi, direttore del Centro<br />

di Documentazione s<strong>in</strong>o al giugno 2009, per aver creduto, sostenuto<br />

e permesso questa esperienza nei dieci anni del<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione tra<br />

l’Associazione ed il Centro.<br />

4<br />

Enrico Trevisani<br />

Centro di Documentazione Storica<br />

Comune di Ferrara


L’AUTORE<br />

Pier Luigi Casati nasce a Civitavecchia il 19 <strong>apri</strong>le 1890. Il padre, Eugenio,<br />

di orig<strong>in</strong>e romagno<strong>la</strong>, è chirurgo primario, Direttore dell’Arcispedale<br />

di Ferrara, dal 1892. Il trasferimento del<strong>la</strong> famiglia nel<strong>la</strong> nostra città fa<br />

di Pier Luigi un protagonista precoce del<strong>la</strong> vita culturale locale: studente<br />

del Liceo C<strong>la</strong>ssico, poi studente universitario <strong>in</strong> Giurisprudenza.<br />

Nel 1909 è membro del comitato universitario e si segna<strong>la</strong> per i propri<br />

ideali risorgimentali e nazionalisti; diciannovenne battagliero, partecipa<br />

a dimostrazioni e tiene comizi che susciteranno sospetti politici e<br />

querelle giudiziarie.<br />

Nel 1911 manifesta entusiasmo per l’impresa coloniale di Libia; nel<br />

1914, <strong>la</strong>ureatosi avvocato, si trova, come tanti giovani <strong>in</strong>tellettuali<br />

ferraresi, a parteggiare per l’<strong>in</strong>tervento <strong>in</strong> guerra dell’Italia contro le<br />

Potenze Centrali. Allo scoppio delle ostilità Pier Luigi è uffi ciale di<br />

artiglieria e, giungendo fi no ai gradi di Capitano, decorato con Croce di<br />

Guerra, dà il proprio apporto ai quattro anni di combattimenti.<br />

Nel dopoguerra, tornato a Ferrara, costituisce il proprio studio legale,<br />

che crescerà cont<strong>in</strong>uamente d’importanza; non r<strong>in</strong>uncia però all’attività<br />

politica: è fra i fondatori dell’Associazione Combattenti e prende posizioni<br />

decisamente nazionaliste.<br />

Nel 1922 aderisce al Fascio di Ferrara e partecipa al<strong>la</strong> Marcia su Roma<br />

assieme all’amico Italo Balbo.<br />

Negli anni seguenti, anteponendo a tutto <strong>la</strong> propria attività forense,<br />

ottiene alcuni <strong>in</strong>carichi importanti dal Partito: Consigliere e Deputato<br />

Prov<strong>in</strong>ciale dell’Amm<strong>in</strong>istrazione; Vicepresidente dell’Istituto Autonomo<br />

delle Case Popo<strong>la</strong>ri; Consigliere d’Amm<strong>in</strong>istrazione dell’Università<br />

e del Consorzio Portuario; Segretario del<strong>la</strong> Commissione Reale<br />

degli Avvocati; membro del Direttorio del S<strong>in</strong>dacato degli Avvocati e<br />

Procuratori, membro del Direttorio del Fascio di Ferrara.<br />

Svolge per quattordici anni <strong>la</strong> propria attività con grande solerzia,<br />

diventando addirittura proverbiale, <strong>in</strong> città, per <strong>la</strong> propria puntualità e<br />

solerzia <strong>la</strong>vorativa.<br />

Sul fi nire del 1935 è colto da un attacco improvviso di fl ebite, che lo<br />

conduce a morte il 17 gennaio 1936.<br />

5


INQUADRAMENTO STORICO GEOGRAFICO<br />

Fronte del IV Corpo d’Armata Italiano (Uffi cio Storico Stato Maggiore dell’Esercito, Roma,<br />

<strong>in</strong> seguito U.S.S.M.E.)<br />

L’ambito geografi co prevalente, all’<strong>in</strong>terno del diario che esam<strong>in</strong>eremo,<br />

porta il nome di Jama P<strong>la</strong>n<strong>in</strong>a. Qui, <strong>in</strong>fatti, era collocata <strong>la</strong> batteria<br />

comandata dal Capitano Pier Luigi Casati.<br />

Il contesto storico-geografi co è piuttosto complesso: siamo sul<strong>la</strong> seconda<br />

l<strong>in</strong>ea “di resistenza ad oltranza” del fronte alto-isont<strong>in</strong>o, quello che<br />

esattamente sarà <strong>in</strong>vestito, all’alba del 24 Ottobre 1917, dall’offensiva<br />

7


austro-tedesca che ributterà l’Esercito di Cadorna sul Piave.<br />

Jama P<strong>la</strong>n<strong>in</strong>a (m. 1400) era un punto strategico importantissimo sul<strong>la</strong><br />

dorsale del Polounik, dom<strong>in</strong>ante da sud, con asse <strong>la</strong>titud<strong>in</strong>ale, <strong>la</strong> conca<br />

di Plezzo e il massiccio dello Javorcek tenuto dalle truppe austro-ungariche.<br />

Il “Settore di Jama P<strong>la</strong>n<strong>in</strong>a” (da q. 1478 al Vallone dei C<strong>apri</strong>oli),<br />

a forma di conca <strong>in</strong>s<strong>in</strong>uata fra cime dom<strong>in</strong>anti, era stato trasformato <strong>in</strong><br />

una grande piazza di artiglieria di medio e piccolo calibro, vigi<strong>la</strong>ta da<br />

due compagnie del Battaglione Alp<strong>in</strong>i Mondovì e da complementi del<strong>la</strong><br />

compagnia del Battaglione Alp<strong>in</strong>i Saluzzo.<br />

L’<strong>in</strong>tero settore era di pert<strong>in</strong>enza al<strong>la</strong> 50° Divisione del Generale<br />

Giovanni Arrighi, a cui era affi data <strong>la</strong> difesa del fronte fra il Monte<br />

Rombon, <strong>la</strong> vasta conca di Plezzo e il Vallone dei C<strong>apri</strong>oli, <strong>la</strong>ddove <strong>la</strong><br />

pert<strong>in</strong>enza passava al<strong>la</strong> 43° Divisione del Generale Angelo Farisoglio<br />

che control<strong>la</strong>va i massicci pr<strong>in</strong>cipali del<strong>la</strong> propagg<strong>in</strong>e montana a nord<br />

di Caporetto (Krasij, Vrsic, Vrata, Monte Nero, Monte Rosso, Kozliak,<br />

Pleca).<br />

Entrambe le divisioni, assieme al<strong>la</strong> 46° Divisione del Generale Giulio<br />

Amadei, <strong>in</strong> faccia a Tolm<strong>in</strong>o e al<strong>la</strong> 34° Divisione del Generale Luigi<br />

Basso <strong>in</strong> riserva, costituivano il mastodontico IV Corpo d’Armata guidato<br />

dal Generale Alberto Cavaciocchi e ammontante ad oltre centomi<strong>la</strong><br />

uom<strong>in</strong>i nel 1917.<br />

Il compito del Corpo d’Armata, vanamente perseguito fi no all’Agosto<br />

del 1917, era di tentare il forzamento delle fronteggianti l<strong>in</strong>ee austroungariche<br />

(dal Rombon allo Javorceck, fi no al Monte Rosso, allo<br />

Sleme, al Mrzli, al Vodil e all’Isonzo proteggendo Tolm<strong>in</strong>o) per tendere<br />

a sboccare idealmente verso Lubiana, ed il cuore dell’Impero.<br />

Non conseguito nessuno di questi obiettivi, il Corpo d’Armata, ad<br />

Ottobre, si trovava per <strong>la</strong> prima volta adibito a un impegno difensivo:<br />

sbarrare <strong>la</strong> strada ad un’eventuale offensiva nemica tendente da vari <strong>la</strong>ti<br />

a Caporetto e, per <strong>la</strong> cresta Jeza-Kolovrat, a Cividale e Ud<strong>in</strong>e.<br />

Il diario di Pier Luigi Casati va collocato <strong>in</strong> questo contesto: dai tentativi<br />

offensivi dell’estate, avvertiti quasi di rifl esso, al diffondersi di voci<br />

vagheggianti attacchi nemici imprecisati; fi no al martel<strong>la</strong>mento delle<br />

artiglierie austro-germaniche e ai primi attacchi dell’alba, che vedono<br />

le truppe austro-tedesche m<strong>in</strong>acciare alcuni settori del<strong>la</strong> l<strong>in</strong>ea italiana<br />

scatenando il panico fi n giù negli alti comandi: non a caso, uno dei motivi<br />

che sp<strong>in</strong>geranno il Generale Giovanni Arrighi ad ord<strong>in</strong>are <strong>la</strong> ritirata<br />

sarà proprio <strong>la</strong> notizia di un possibile sfondamento austro-ungarico sul<br />

8


Monte Krasij, che farebbe cadere per aggiramento Jama P<strong>la</strong>n<strong>in</strong>a e tutta<br />

<strong>la</strong> l<strong>in</strong>ea di resistenza ad oltranza.<br />

In realtà si è trattato di un tragico equivoco: elementi del<strong>la</strong> 55° Divisione<br />

austro-ungarica (costituita da reparti del<strong>la</strong> Bosnia – Erzegov<strong>in</strong>a)<br />

Fronte del<strong>la</strong> 50°Divisione Italiana (U.S.S.M.E.)<br />

arrivarono a conquistare alcune posizioni italiane nel Vallone dei C<strong>apri</strong>oli<br />

(vedasi il diario di Casati, che par<strong>la</strong> di truppe sbandate e <strong>in</strong> fuga),<br />

ma senza mai m<strong>in</strong>acciare seriamente <strong>la</strong> l<strong>in</strong>ea di resistenza pr<strong>in</strong>cipale.<br />

Il comandante del<strong>la</strong> Brigata Genova, a est di Jama P<strong>la</strong>n<strong>in</strong>a, non capì<br />

<strong>in</strong>vece che l’attacco nemico era stato arrestato, e mandò ai comandi le<br />

notizie che determ<strong>in</strong>arono <strong>la</strong> ritirata.<br />

9


Il diario di Casati ci porta qu<strong>in</strong>di a seguire una parte del<strong>la</strong> ritirata, con<br />

le truppe del<strong>la</strong> 50° Divisione che abbandonano Saga e il Polounik per<br />

difendere <strong>la</strong> terza l<strong>in</strong>ea difensiva nell’area del Monte Stol, a sud-ovest<br />

di Caporetto, frenando lì l’avanzata degli austro-tedeschi verso <strong>la</strong> pianura.<br />

Ma sarà un tentativo effi mero: Monte Stol (1673 m.), il 25 ottobre,<br />

vide concentrarsi sulle sue cime i resti di alcuni battaglioni alp<strong>in</strong>i, del<strong>la</strong><br />

Brigata Potenza e di altre unità del<strong>la</strong> 50° e 43° Divisione scampate<br />

all’accerchiamento. Ma erano uom<strong>in</strong>i dotati di poche munizioni, pochi<br />

viveri, per di più malguidati (si not<strong>in</strong>o i duri giudizi di Casati sui comandanti<br />

che non sanno che fare e dove andare).<br />

Alle 21,00 il Generale Giovanni Arrighi, considerando <strong>in</strong>sostenibile <strong>la</strong><br />

situazione, decise il ripiegamento.<br />

Sullo Stol i combattimenti si protrassero s<strong>in</strong>o oltre mezzanotte soprattutto<br />

per le diffi coltà nelle quali si trovarono i difensori per disimpegnarsi<br />

dal contatto con le truppe austro-ungariche.<br />

Veniva così a del<strong>in</strong>earsi quel<strong>la</strong> che passerà al<strong>la</strong> storia come <strong>la</strong> “rotta di<br />

Caporetto”; e qui si <strong>in</strong>terrompe, nel pieno del<strong>la</strong> ritirata, il diario: ora<br />

l’autore cessa di raccontare le proprie vicissitud<strong>in</strong>i per <strong>la</strong>nciarsi <strong>in</strong> considerazioni<br />

storiche, politiche e morali forse eccessivamente veementi,<br />

ai nostri occhi retoriche e roboanti, ma non per questo meno <strong>in</strong>teressanti<br />

<strong>in</strong> quanto documento storico di un’epoca e di una sensibilità.<br />

10


PREMESSA METODOLOGICA<br />

Il testo si presenta <strong>in</strong> forma di <strong>in</strong>cartamento così strutturato:<br />

1 – una parte manoscritta, composta da novanta cartelle autografe datate<br />

1919 ma evidentemente rimaneggiate posteriormente con cancel<strong>la</strong>ture,<br />

aggiunte ed annotazioni;<br />

2 – una parte dattilografata su fogli leggeri, trenta cartelle <strong>in</strong> cui l’autore<br />

si acc<strong>in</strong>se a riord<strong>in</strong>are il materiale autografo senza peraltro pervenire a<br />

completare l’opera (<strong>la</strong> trascrizione si arresta durante il paragrafo “La<br />

battaglia” e non è stata proseguita per motivi diffi cilmente appurabili).<br />

La grafi a risulta piuttosto arzigogo<strong>la</strong>ta e di non facile decifrazione;<br />

parimenti, <strong>la</strong> redazione dattilografa risulta <strong>in</strong>certa, zeppa di errori<br />

e rimaneggiamenti soprattutto a livello di nomi e toponimi, tanto da<br />

<strong>in</strong>durre il sospetto di un <strong>la</strong>voro affi dato dall’autore ad una terza persona,<br />

forse <strong>in</strong> vista di una pubblicazione mai avvenuta.<br />

Nel <strong>la</strong>voro di edizione del testo si è proceduto seguendo alcuni dettami<br />

logici:<br />

Il livello culturale elevato dell’Autore impone di <strong>in</strong>terpretare errori<br />

ortografi ci e grammaticali come evidenti “sviste” da correggere<br />

senza timore di alterare l’impianto orig<strong>in</strong>ale del <strong>la</strong>voro;<br />

Considerando <strong>la</strong> parte dattiloscritta più tardiva e presumibile frutto<br />

di rie<strong>la</strong>borazioni concettuali nel tempo, nell’edizione <strong>la</strong> si è privilegiata<br />

ovunque possibile, att<strong>in</strong>gendo al manoscritto solo là ove<br />

risultasse <strong>in</strong>dispensabile per <strong>la</strong> corretta comprensione del pensiero<br />

dell’Autore;<br />

La narrazione risulta <strong>in</strong> alcune parti affrettata, nervosa, di diffi cile<br />

comprensione: si è proceduto ad un sistematico riord<strong>in</strong>o s<strong>in</strong>tattico<br />

del testo, <strong>in</strong>tervenendo <strong>in</strong> partico<strong>la</strong>re sul<strong>la</strong> punteggiatura per consentire<br />

una più agevole lettura;<br />

Partico<strong>la</strong>rmente impegnativo è risultato il <strong>la</strong>voro di uniformazione<br />

dei toponimi; al riguardo si è proceduto scegliendo <strong>la</strong> grafi a più<br />

attestata e stabilita nel<strong>la</strong> cartografi a coeva.<br />

Alcuni nomi di personaggi citati restano <strong>in</strong>certi, mentre si è proceduto<br />

a correggere gli eventuali errori di trascrizione riguardo ai<br />

protagonisti più noti;<br />

Alcune note risultano apposte <strong>in</strong> calce al testo dallo stesso Autore:<br />

risalteranno qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong> carattere corsivo per dist<strong>in</strong>guerle dalle note<br />

del curatore, <strong>in</strong>serite <strong>la</strong>ddove necessario;<br />

11


Nell’approccio al testo il lettore non dimentichi gli studi forensi<br />

compiuti dall’Autore e comprenda come il lessico non possa non<br />

esserne rimasto <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>secamente impregnato: talora sembra, leggendo,<br />

di ascoltare un’accaldata arr<strong>in</strong>ga che <strong>in</strong>quisisce, confuta,<br />

ironizza e accusa.<br />

Pag<strong>in</strong>a <strong>in</strong>iziale del manoscritto di Pier Luigi Casati, Biblioteca Comunale Ariostea, sezione<br />

manoscritti, fondo Casati, collocazione CL I 781<br />

12


STUDIO SU CAPORETTO<br />

DI<br />

PIER LUIGI CASATI<br />

1919<br />

LA BATTAGLIA DI CAPORETTO IN CONCA DI PLEZZO<br />

Premesse generali<br />

Gli avvenimenti <strong>in</strong>faustissimi del 1917 rappresenteranno sempre un<br />

arduo tema di studio per gli storici futuri i quali, mossi dal solo amore<br />

del vero, non offuscati dal velo delle passioni che l’umanità stessa del<br />

disastro <strong>in</strong>op<strong>in</strong>ato deve necessariamente, si acc<strong>in</strong>geranno a narrare <strong>la</strong><br />

storia. Negar verità agli episodi fantastici e alle leggende pullu<strong>la</strong>te con<br />

parvenza di verità nel limo di onte senza nome e tra il fi orire di eroismi<br />

anonimi ed ignoti (oh bersaglieri del Globocak, oh <strong>in</strong>trepidi difensori<br />

del San Simeone, gloria eterna a voi), depurare <strong>la</strong> realtà dei fatti dalle<br />

<strong>in</strong>evitabili esagerazioni, <strong>in</strong>dagare e conc<strong>la</strong>mare colpe, assolvere o concedere<br />

attenuanti, mondare gli apprezzamenti dei critici da ogni scoria<br />

di parzialità e di passione risulterà diffi cile impresa.<br />

Dovrà lo storico att<strong>in</strong>gere soltanto alle fonti limpide e pure che non<br />

siano <strong>in</strong> nessuna guisa <strong>in</strong>qu<strong>in</strong>ate di partigianeria, sicché sarà suo compito<br />

ponderare sempre e ben vagliare le memorie, le difese, le accuse,<br />

le contro accuse di uom<strong>in</strong>i che <strong>in</strong> un modo o nell’altro, hanno esercitata<br />

una parte direttiva e preponderante nei tragici eventi dell’Ottobre 1917<br />

ed anche le dichiarazioni e i ricordi dei generali ed uom<strong>in</strong>i di Stato nemici<br />

portati a lumeggiare gli avvenimenti secondo i peculiari <strong>in</strong>teressi<br />

di loro medesimi e dei loro paesi, come, ad esempio, il libro del Novak 1<br />

panegirico del Conrad e l’opera del Ludendorff 2 .<br />

Dovrà risalire egli alle remote orig<strong>in</strong>i ed <strong>in</strong>volgere d’esame tutta <strong>la</strong><br />

condotta politica e militare del<strong>la</strong> guerra. Non potrà attribuire decisiva<br />

importanza al responso del<strong>la</strong> Commissione d’Inchiesta perché, come<br />

hanno riconosciuto anche critici svizzeri affatto dis<strong>in</strong>teressati al<strong>la</strong><br />

1 Karl Friedrich Novak, il crollo delle potenze centrali, Bologna, Zanichelli, 1923<br />

(N.d.C.)<br />

2 Erich Ludendorff, i miei ricordi di guerra 1914-1918, Mi<strong>la</strong>no, Garzanti, 1940<br />

(N.d.C.)<br />

13


Il terreno dal Rombon al Polounik - Schieramento del<strong>la</strong> 50° Divisione (IV C.A.) (U.S.S.M.E.)<br />

questione, troppe circostanze permangono oscure, troppi fatti non chiariti,<br />

troppi giudizi non precisi. Non è far torto al<strong>la</strong> competenza ed al<strong>la</strong><br />

generalità dei membri del<strong>la</strong> Commissione, tutti <strong>in</strong>signi ed autorevoli,<br />

l’affermare che <strong>la</strong> loro non può essere l’ultima paro<strong>la</strong> e che il verdetto<br />

defi nitivo spetta al<strong>la</strong> storia perché senza dubbio troppi documenti hanno<br />

dovuto omettere, troppi fatti sottacere per impresc<strong>in</strong>dibili ragioni<br />

diplomatiche e per non avvivare ancor più le ire e gli odii brulicanti nel<br />

seno del<strong>la</strong> nazione vittoriosa.<br />

14


Ha forse il processo contro Persano avanti il Senato <strong>in</strong> Alta Corte di<br />

Giustizia potuto dirimere le controversie circa <strong>la</strong> battaglia di Lissa?<br />

E <strong>la</strong> condanna di Ramor<strong>in</strong>o quelle per <strong>la</strong> battaglia di Novara?<br />

Ancor oggi gli storici danno versioni disparate e discordano nei giudizi,<br />

soprattutto perché gli elementi politici s’<strong>in</strong>tessono così <strong>in</strong>timamente<br />

con quelli d’<strong>in</strong>dole militare, che non è possibile sc<strong>in</strong>derli e <strong>la</strong> politica fa<br />

sempre ombra al cuore e al<strong>la</strong> mente.<br />

Così fu per Novara e Lissa! Così è per Caporetto!<br />

15


Gli uni, gli avversari palesi ed occulti all’<strong>in</strong>tervento, i neutralisti del<strong>la</strong><br />

vigilia, i disfattisti del<strong>la</strong> guerra, i giolittiani bol<strong>la</strong>ti dal<strong>la</strong> condanna del<br />

popolo tumultuante per le piazze “del Maggio i<strong>la</strong>re ai dì” <strong>in</strong>aciditi<br />

dallo ostracismo, i socialisti germanofi li e bolscevizzanti, una parte dei<br />

cattolici per vecchio abito mentale, fi loasburgici, i generali, i colonnelli<br />

silurati sempre vittime del<strong>la</strong> caparbietà del generalissimo e del loro<br />

genio lungimirante ed <strong>in</strong>compreso, tutti coloro cui <strong>la</strong> fi ne vittoriosa del<strong>la</strong><br />

guerra col quasi completo coronamento delle aspirazioni nazionali<br />

impedì di compiere il ruolo di cassandre <strong>in</strong>ascoltate, <strong>la</strong>crimanti sulle<br />

rov<strong>in</strong>e d’ITALIA, tutti costoro, <strong>in</strong> <strong>in</strong>cestuoso amplesso, con polemiche<br />

mesch<strong>in</strong>e e con sfoghi arbitrari, con piccole rive<strong>la</strong>zioni vogliono <strong>in</strong>tentare<br />

il processo al<strong>la</strong> guerra, a chi <strong>la</strong> volle, a chi <strong>la</strong> dichiarò, a chi <strong>la</strong><br />

condusse.<br />

Per costoro soltanto CADORNA, SALANDRA, BOSELLI, SON-<br />

NINO sono i colpevoli, il disastro di Caporetto deve essere imputato<br />

esclusivamente all’imprevidenza ed al<strong>la</strong> <strong>in</strong>ettitud<strong>in</strong>e del Governo,<br />

all’impreparazione ed all’<strong>in</strong>capacità del COMANDO SUPREMO,<br />

accusato <strong>in</strong>oltre di abom<strong>in</strong>evole e vano sperpero di sangue e di energie.<br />

Questa <strong>la</strong> tesi del<strong>la</strong> “STAMPA” e dell’”Avanti” e di tutti gli organi m<strong>in</strong>ori<br />

del Giolittismo e del massimalismo, tesi come ogni altra rispettabile,<br />

se non tradisse evidente lo scopo dei propugnatori di convergere tutta<br />

l’attenzione del pubblico su Caporetto per far dimenticare al popolo che<br />

abbiamo v<strong>in</strong>to, o per lo meno fargli credere che se v<strong>in</strong>cemmo ciò fu non<br />

per merito degli uom<strong>in</strong>i, ma per mera fortuità di circostanze.<br />

Si vuol far servire <strong>la</strong> storia a fi ne di parte e, parodiando <strong>la</strong> frase ripudiata<br />

di Hervé, gettare “le drapeau de <strong>la</strong> victoire sur le fumier” 3 .<br />

Gli altri, entusiasti assertori del<strong>la</strong> guerra per <strong>la</strong> completa redenzione<br />

del<strong>la</strong> PATRIA ed un migliore avvenire dell’Umanità, per affermare<br />

le ragioni idealistiche del<strong>la</strong> lotta quadriennale, tutt’altro che <strong>in</strong>ane<br />

e perduta nonostante gli errori nostri, le diffi denze e le ostilità degli<br />

alleati, devono reagire agli assalti e alle manovre avversarie, che fanno<br />

di Caporetto il fulcro del<strong>la</strong> guerra per adombrare di oscuro silenzio le<br />

glorie del Piave, del Grappa, degli Altipiani, di Vittorio Veneto e, pur<br />

non contestando le defi cienze dei Comandi e del Governo, imputano <strong>la</strong><br />

propaganda disfattista di aver corroso <strong>la</strong> resistenza dei soldati, di averli<br />

persuasi ed <strong>in</strong>dotti a gettare le armi al primo urto, per ottenere subito <strong>la</strong><br />

desideratissima pace.<br />

3 “Gettare <strong>la</strong> bandiera nel letamaio”. Frase di Gustave Hervé (1871-1944), leader<br />

socialista rivoluzionario fi no al<strong>la</strong> guerra, poi trasmigrato all’estrema destra<br />

nazionalista. (N. d. C.)<br />

16


Gli uni negano <strong>apri</strong>oristicamente che defezioni, viltà, passaggio al<br />

nemico siansi verifi cate, che comunque abbiano <strong>in</strong>fl uito sul disastro e<br />

soprattutto che ciò fosse opera dei partiti neutralisti; gli altri asseverano<br />

che <strong>in</strong>teri reparti non combatterono o si difesero debolmente per <strong>la</strong><br />

decisa volontà di por fi ne al<strong>la</strong> guerra, permettendo che <strong>in</strong> un attimo<br />

il nemico ci strappasse ciò che era per noi frutto di diuturne, cruenti,<br />

tormentose lotte, ed <strong>in</strong>vadesse il sacro suolo del<strong>la</strong> Patria.<br />

“Du choc des op<strong>in</strong>ions jaillit <strong>la</strong> verité” 4 ; ma lo spettacolo cui si assiste<br />

oggi, più che un contrasto di op<strong>in</strong>ioni, è un palleggiamento di responsabilità,<br />

è uno scatenarsi di passioni, quasi che gli Italiani d’altro non<br />

siano preoccupati se non di ce<strong>la</strong>re o r<strong>in</strong>facciarsi colpe e siano <strong>in</strong>vasi da<br />

una specie di satiriasi autodemolitrice.<br />

Sbandierare <strong>in</strong> cospetto a noi stessi e agli stranieri i nostri errori e le nostre<br />

vergogne, farne quasi un vessillo nazionale, denigrare tutti e tutto.<br />

Non è più il chirurgo che col bisturi taglia il tumore purulento o seziona<br />

un corpo palpitante, per apprendere i misteri del<strong>la</strong> vita, è il masochista<br />

che sussulta di voluttà nello squarciare e di<strong>la</strong>niare le carni, è il sadista<br />

che freme di piacere sotto <strong>la</strong> sferza!<br />

I repubblicani del<strong>la</strong> convenzione dicevano di Bonaparte: “Va<strong>in</strong>queur<br />

nous l’adorerons, va<strong>in</strong>cu nous l’enterrerons” 5 . Ma <strong>in</strong> Italia sembra che<br />

tutti vogliano sotterrare sotto cumuli di fango v<strong>in</strong>ti e v<strong>in</strong>citori perché al<br />

triste giuoco si prestano anche gli <strong>in</strong>consci e gli <strong>in</strong>genui.<br />

Ma gli umili combattenti che al<strong>la</strong> Patria, sia v<strong>in</strong>citrice sia muti<strong>la</strong>ta,<br />

nei giorni dei trionfi e <strong>in</strong> quelli del disastro, votarono sempre una fede<br />

<strong>in</strong>distruttibile, i modesti gregari che non hanno gradi da guadagnare<br />

o da perdere, partiti da servire, ambizioni da soddisfare, animosità da<br />

p<strong>la</strong>care, devono ribel<strong>la</strong>rsi all’ignobile giuoco e, poiché essi solo lo<br />

possono, far acquisire <strong>la</strong> verità al<strong>la</strong> storia senza tessere panegirici o<br />

<strong>la</strong>nciare anatemi, senza farsi banditori di accusa o pa<strong>la</strong>d<strong>in</strong>i di imputati,<br />

semplicemente, fedelmente, narrando ciò che videro ed udirono.<br />

E ad un solo scopo: che <strong>la</strong> sciagura abbattutasi sul<strong>la</strong> Patria sia monito<br />

ed <strong>in</strong>segnamento, e che dal confronto coll’orrida realtà di quei giorni<br />

appaia <strong>in</strong> più radiosa luce <strong>la</strong> titanica opera del popolo e dell’esercito<br />

italiano che, rimarg<strong>in</strong>ate le sangu<strong>in</strong>ose ferite, seppero dopo un anno<br />

scrivere nel libro del<strong>la</strong> STORIA D’ITALIA <strong>la</strong> fulgida pag<strong>in</strong>a di VITTO-<br />

4 “Dallo scontro delle op<strong>in</strong>ioni scaturisce <strong>la</strong> verità”. Proverbio variamente attribuito,<br />

da Socrate fi no al testo di C.P. Co<strong>la</strong>rdeau, Notti di Young. Presente anche nel<br />

succitato testo di Bulow. (N. d. C.)<br />

5 “V<strong>in</strong>citore, l’adoreremo. Sconfi tto, lo seppelliremo”. In: Honoré De Balzac, La<br />

Comédie Huma<strong>in</strong>e, Scènes De La Vie Politique. Une Ténébreuse Affaire, 1841. (N. d. C.)<br />

17


RIO VENETO e, facendo svento<strong>la</strong>re il tricolore sul Castello del Buon<br />

Consiglio e sul<strong>la</strong> torre di San Giusto, realizzare fi no all’ultimo “rêve<br />

creux” 6 di hubneriana memoria.E ciò che vidi ed udii nel settore e nel<strong>la</strong><br />

Conca di Plezzo dove <strong>la</strong> tragedia divampò fulm<strong>in</strong>ea, ciò che annotai nei<br />

giorni precedenti l’attacco, che osservai pur nell’<strong>in</strong>furiare del<strong>la</strong> lotta<br />

e durante l’angosciosa catastrofe, tutto quanto l’orrore e l’ambascia<br />

Conca di Plezzo ed il monte Rombon (archivio di documentazione storica Comune di Ferrara,<br />

<strong>in</strong> seguito C.D.S.)<br />

impressero <strong>in</strong>delebilmente nel<strong>la</strong> memoria, voglio narrare.<br />

Senza fi ori di retorica, senza orpello di frasi, senza quadri a vivi colori.<br />

F<strong>in</strong>o a tutto il 23 Ottobre avevo segnato negli appunti quasi quotidiani<br />

le impressioni, gli episodi, i documenti, i dubbi, i timori, le speranze<br />

del<strong>la</strong> mia vita di guerra, ma essi andarono distrutti colle cassette bruciate<br />

a Jama P<strong>la</strong>n<strong>in</strong>a, cui fu dato fuoco mentre i pezzi stavano ancora<br />

sparando. La ricostruzione mi è riuscita penosa ma assolutamente veridica,<br />

avendo preferito non far cenno di quanto <strong>la</strong> memoria non fosse<br />

perfettamente sicura, dovendo peraltro r<strong>in</strong>unciare al<strong>la</strong> forma di diario<br />

che forse sarebbe riuscita più effi cace.<br />

6 Letteralmente, castello <strong>in</strong> aria, o sogno a occhi aperti. Non si sa a quale Hubner si<br />

riferisca l’autore. (N. d. C.)<br />

18


LO STATO MORALE DELLE TRUPPE<br />

Uffi ciale di artiglieria, potrebbe presumersi che, nel valutare lo stato<br />

d’animo delle truppe nel periodo precaporettiano, fossi <strong>in</strong>dotto ad un<br />

certo ottimismo, perché senza dubbio il morale degli artiglieri era più<br />

elevato che non quello dei vessatissimi fanti.<br />

Sul<strong>la</strong> via di Caporetto (archivio C.D.S.)<br />

Ma, a parte il fatto che negli ultimi tempi (dal Luglio), per l’appostazione<br />

del<strong>la</strong> batteria, mi trovai <strong>in</strong>sieme ai fanti e agli alp<strong>in</strong>i, nelle ricognizioni,<br />

nei periodi di collegamenti, negli osservatori, nei comandi, nei viaggi<br />

stessi per servizio, avevo cont<strong>in</strong>uo contatto con soldati e colleghi delle<br />

altre armi e mi fu facile comprendere che era universalmente diffuso un<br />

senso di stanchezza e di irritazione, di angoscia, di sfi ducia, senso che<br />

turbava chiunque trepidasse amorosamente del<strong>la</strong> guerra e del<strong>la</strong> Patria.<br />

Tastando, per così dire, il polso dei combattenti, se ne avvertiva il ritmo<br />

febbrile e si traevano auspici non giocondi, perché, pur ammesso per<br />

vero che lo spirito <strong>la</strong>t<strong>in</strong>o è di per sé ipercritico ed irrequieto, le querimonie,<br />

se non le accuse, che formavano quasi il tema obbligato di ogni<br />

conversazione, denotavano <strong>la</strong> mancanza pressoché assoluta di fi ducia<br />

nei capi e, qu<strong>in</strong>di, nell’esito del<strong>la</strong> guerra. Chi porgeva orecchio attento<br />

19


all’eco delle voci mormoranti e sapeva sondare, scrutare e comprendere,<br />

doveva necessariamente percepire l’<strong>in</strong>tima effervescenza delle masse<br />

mal contenute dai rigori del<strong>la</strong> discipl<strong>in</strong>a!<br />

Al Comando Supremo non sfuggiva <strong>la</strong> gravità del<strong>la</strong> crisi morale che<br />

travagliava e m<strong>in</strong>ava <strong>la</strong> compag<strong>in</strong>e dell’Esercito, sicché cont<strong>in</strong>ue erano<br />

le circo<strong>la</strong>ri 7 dirette per via gerarchica fi no ai più umili comandi, <strong>in</strong>vitati<br />

ad <strong>in</strong>tensifi care <strong>la</strong> sorveglianza sugli elementi sospetti, ad eseguire<br />

frequenti ed accurate perquisizioni, a deferire ai Tribunali gli eventuali<br />

colpevoli di eccitamenti sovversivi. Assil<strong>la</strong>to da tali preoccupazioni,<br />

ammonito dai disord<strong>in</strong>i verifi catisi pers<strong>in</strong>o <strong>in</strong> Reggimenti e Brigate<br />

valorosissimi, lo stesso GENERALE CADORNA denunciò (come<br />

risulta dal<strong>la</strong> Commissione d’Inchiesta) con ben tre successivi rapporti<br />

al M<strong>in</strong>istero <strong>la</strong> deleteria <strong>in</strong>fl uenza che <strong>la</strong> propaganda pacifi sta esercitava<br />

sull’animo del soldato ed <strong>in</strong>vocò provvedimenti. Piena ragione aveva<br />

il Comando di richiedere un’opera di saggia epurazione e di ocu<strong>la</strong>ta<br />

vigi<strong>la</strong>nza nell’<strong>in</strong>terno del Paese, ma ebbe torto nel non avvisare se non<br />

mezzi coercitivi nel seno dell’Esercito per opporsi al<strong>la</strong> sua dissoluzione.<br />

Eranvi cause di malcontento assai gravi, che il Comando Supremo<br />

avrebbe avuto mezzo e modo di elim<strong>in</strong>are o ridurre. Non lo fece adeguatamente.<br />

Rancio cattivo o scarso (mendaci e <strong>in</strong>fami quei rapporti<br />

che attestavano che il soldato si rassegnava volentieri, per il bene del<strong>la</strong><br />

Patria, a una riduzione del rancio), licenze rarissime e irrego<strong>la</strong>ri (si noti<br />

che i nostri com<strong>in</strong>ciavano ad aver contatto cogli alleati, da cui apprendevano<br />

che <strong>in</strong> Francia erano concessi dieci giorni di licenza ogni quattro<br />

mesi, con rego<strong>la</strong>rità matematica), turni di riposo brevi e rari <strong>in</strong> località<br />

bersagliate dal nemico, sotto le tende od <strong>in</strong> accantonamenti <strong>in</strong>salubri,<br />

con uno spossante programma di esercizi e di marce, promesse di premi<br />

non mantenute, imboscature <strong>in</strong> Italia e nel<strong>la</strong> stessa zona di operazione.<br />

Sarebbe peraltro puerile ed assurdo affermare che, ponendosi riparo<br />

a tutti questi <strong>in</strong>convenienti, il morale del soldato sarebbe “ipso facto”<br />

divenuto ottimo, perché al<strong>la</strong> depressione dello spirito delle truppe<br />

contribuivano più che tutto: <strong>la</strong> lunghezza del<strong>la</strong> guerra, l’esiguità dei ri-<br />

7 Ricordo che uno o due giorni prima del<strong>la</strong> battaglia ne pervenne una gravissima,<br />

denunciante l’accordo <strong>in</strong>tervenuto fra gli elementi sovversivi per una simultanea<br />

ribellione all’<strong>in</strong>terno del Regno e al fronte, perché il proselitismo fra le truppe aveva<br />

fatto <strong>la</strong>rga breccia ed i soldati non attendevano che un segnale per <strong>in</strong>sorgere. Chi ne<br />

possiede il testo dovrebbe pubblicarlo perché veramente s<strong>in</strong>tomatico. (N. d. A.)<br />

20


sultati, le perdite sofferte <strong>in</strong> ogni azione, i disagi asprissimi del<strong>la</strong> vita di<br />

tr<strong>in</strong>cea, cause queste tutte <strong>in</strong> massima parte irreparabili ed <strong>in</strong>dipendenti<br />

dal nostro Comando Supremo. E se si obiettasse che tali circostanze<br />

permasero dopo Caporetto, sul Piave e sul Grappa, ove pure i soldati<br />

compirono prodigi di valore e di resistenza, sarebbe facile opporre che<br />

essi, oltre sentirsi più compresi e tute<strong>la</strong>ti dal nuovo Comando che aveva<br />

disposto per un nuovo migliore trattamento fi sico e spirituale delle truppe,<br />

sentivano vibrare dietro di sé l’anima tutta del Paese, confi dando nel<br />

loro eroismo per impedire che altre prov<strong>in</strong>ce subissero il martirio delle<br />

terre <strong>in</strong>vase, da cui giungevano voci così dolorose (ma control<strong>la</strong>te vere<br />

dai soldati medesimi, di sofferenze e di angherie <strong>in</strong>audite).<br />

Quando l’Italia gavazzava <strong>in</strong> un <strong>in</strong>differentismo nauseante, il soldato<br />

provava schifo e sdegno, anche perché le ragioni che ci avevano <strong>in</strong>dotto<br />

e costretto al<strong>la</strong> guerra non erano, né potevano essere, comprese dal<strong>la</strong><br />

grande massa ignorante, avulsa, senza una congrua preparazione psicologica<br />

al<strong>la</strong> terra, alle offi c<strong>in</strong>e, al<strong>la</strong> famiglia.<br />

Quando l’Italia, percossa all’<strong>in</strong>izio dell’<strong>in</strong>op<strong>in</strong>ata sventura, parve raccogliersi<br />

<strong>in</strong> se stessa e un senso di <strong>in</strong>tima e fraterna solidarietà avv<strong>in</strong>se<br />

cittad<strong>in</strong>i e soldati, questi compresero perché ci si batteva, perché ci si<br />

doveva battere.<br />

Non è dunque giusto far colpa esclusiva ai metodi del Comando Supremo<br />

dell’allentata combattività e discipl<strong>in</strong>a delle truppe: ciò fu <strong>in</strong>eluttabile,<br />

tanto più che non erano una specialità del nostro fronte “<strong>la</strong> guerra<br />

di logoramento”, “il sistema delle spal<strong>la</strong>te”, “gli attacchi parziali” che<br />

conducevano ovunque a successi immediati, sproporzionati all’entità<br />

delle perdite. Altrettanto e anco più verifi cavasi <strong>in</strong> Francia e nel Belgio;<br />

era il sistema di guerra adottato dagli alleati, i quali, dopo tutto, al<strong>la</strong><br />

fi ne dei conti sono pur riusciti con così diuturna tenace lotta a logorare<br />

o debilitare a tal segno il nemico, da <strong>in</strong>durlo al<strong>la</strong> resa senza condizioni!<br />

Non si può negare che una maggiore energia ed <strong>in</strong>iziativa nei primordi<br />

del<strong>la</strong> guerra, una sp<strong>in</strong>ta più audace dopo <strong>la</strong> presa di Gorizia, un più abile<br />

sfruttamento del<strong>la</strong> vittoria del<strong>la</strong> Ba<strong>in</strong>sizza ci avrebbero condotti verso<br />

obbiettivi <strong>la</strong> cui caduta avrebbe galvanizzato di entusiasmo Popolo ed<br />

Esercito.<br />

Fuochi di paglia, però.<br />

Il nemico non avrebbe comunque ceduto e <strong>la</strong> guerra sarebbe identicamente<br />

stagnata <strong>in</strong> una lotta di posizioni, stabilizzandosi il fronte davanti<br />

a qualche quota o a qualche tr<strong>in</strong>cerone fi no al totale esaurimento<br />

21


dell’esercito e del popolo avversari e germ<strong>in</strong>ando così egualmente un<br />

<strong>in</strong>coercibile malcontento per <strong>la</strong> eccessiva durata del<strong>la</strong> guerra.<br />

Queste considerazioni scaturiscono ovvie e logiche oggi, a cuor pacato<br />

e a vittoria conseguita, ma diffi cilmente potevano venir formu<strong>la</strong>te allora<br />

e trovar consenzienti uom<strong>in</strong>i quasi sempre <strong>in</strong> istato di sovra eccitazione<br />

nervosa, portati a vedere ed esam<strong>in</strong>are qualunque fatto da un punto di<br />

vista prettamente egocentrico, assurgendo le m<strong>in</strong>ime partico<strong>la</strong>rità del<br />

m<strong>in</strong>uscolo ambiente <strong>in</strong> cui vivevano ad importanza generale ed essenziale.<br />

Così è il rancio, il turno di riposo; le <strong>in</strong>giustizie piccole e grandi, gli errori<br />

di qualche superiore erano gli argomenti quasi esclusivi di discussione<br />

<strong>in</strong> ogni crocchio di soldati, <strong>in</strong> ogni raduno di uffi ciali, e ne scaturivano<br />

commenti amari, rifl essioni tristi, conclusioni deprimenti, contro cui i<br />

pochi animati di fervente fede non potevano reagire perché il substrato<br />

germ<strong>in</strong>atore di tanto malessere era <strong>la</strong> mancanza di Vittorie decisive, non<br />

solo <strong>in</strong> Italia, ma su tutti i fronti Alleati; ove anzi sconfi tte gravissime si<br />

alternavano a successi di ben limitata e parziale importanza.<br />

Erano pochi ormai i “sem<strong>in</strong>atori di coraggio e di fede”, che nessun<br />

rovescio, nessun disagio turbava, perché i violenti assalti del primo<br />

anno di guerra, il taglio dei retico<strong>la</strong>ti colle p<strong>in</strong>ze e coi tubi di ge<strong>la</strong>t<strong>in</strong>a<br />

avevano decimato le fi le dei volontari e degli <strong>in</strong>trepidi, e <strong>la</strong> nevrosi, il<br />

gran male del<strong>la</strong> guerra e del<strong>la</strong> tr<strong>in</strong>cea, aveva fatto vacil<strong>la</strong>re <strong>in</strong> molti,<br />

già ardenti suscitatori di energia e di entusiasmo, se non l’amore del<strong>la</strong><br />

Patria, <strong>la</strong> fede nel<strong>la</strong> Vittoria e nei Capi.<br />

Ciò potevasi riscontrare <strong>in</strong> tutti i gradi del<strong>la</strong> gerarchia: uffi ciali, graduati<br />

e soldati.<br />

La percentuale elevatissima di morti e muti<strong>la</strong>ti, resi per sempre <strong>in</strong>abili,<br />

che il corpo degli uffi ciali Italiani, anche di grado superiore, vantava<br />

<strong>in</strong> confronto agli altri Eserciti, se ne testimoniava l’<strong>in</strong>trepidezza e<br />

l’abnegazione (ed anche <strong>la</strong> necessità dell’esempio per trasc<strong>in</strong>are 8 <strong>la</strong><br />

truppa) rendeva <strong>in</strong>dispensabile <strong>la</strong> nom<strong>in</strong>a a getto cont<strong>in</strong>uo di subalterni,<br />

richiesti <strong>in</strong>oltre <strong>in</strong> sempre maggior numero per <strong>la</strong> formazione di nuovi<br />

reparti e specialità. Così sorsero “le fabbriche di aspiranti” <strong>in</strong> zona di<br />

guerra presso ogni Armata e Corpo d’Armata e, <strong>in</strong> zona territoriale, <strong>in</strong><br />

parecchie città, e si videro fregiati del fi letto e delle stellette nere anche<br />

8 Errore di trascrizione dal manoscritto al dattiloscritto. L’Autore scrive nel<strong>la</strong> parte<br />

dattiloscritta “trascurare”. (N. d. C.)<br />

22


<strong>in</strong>dividui non degni di vestire <strong>la</strong> divisa di uffi ciali, perché per <strong>in</strong>curia o<br />

per impossibilità non si era fatta una cernita ed una selezione accurata<br />

e diligente.<br />

Erano fra essi <strong>in</strong>dividui privi del<strong>la</strong> più elementare istruzione, oggetto di<br />

scherno e di malevoli giudizi al cospetto dei soldati stessi, da parte dei<br />

loro colleghi, erano altri animati da sentimenti poco patriottici, se non del<br />

tutto sovversivi. Erano giov<strong>in</strong>etti imberbi privi di qualsiasi ascendente<br />

sul soldato, scaraventati <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea appena usciti dalle scuole, col vivo<br />

ricordo delle tenerezze materne e degli agi famigliari, o troppo timidi,<br />

o troppo audaci per <strong>in</strong>coscienza o spavalderia. Erano uom<strong>in</strong>i maturi,<br />

avviliti dal mesch<strong>in</strong>o grado di aspirante, ossessionati dall’angoscia dei<br />

molti fi gli <strong>la</strong>sciati a casa. Una congerie di persone <strong>in</strong>differenti, fi acche,<br />

irritate, che non par<strong>la</strong>vano e non potevano par<strong>la</strong>re nell’adempimento del<br />

servizio nessuna fi amma di idealità, menefreghisti, d’altro preoccupati<br />

se non di salvare <strong>la</strong> pelle, scampare pericoli e corvées, evitare grane<br />

troppo grosse e che non si peritavano di <strong>la</strong>sciarsi trasc<strong>in</strong>are davanti ai<br />

soldati a commenti malevoli, a previsioni <strong>in</strong>fauste, a <strong>la</strong>mentele violente,<br />

ad <strong>in</strong>vettive, o non <strong>in</strong>tervenivano affatto col consiglio e <strong>la</strong> persuasione<br />

quando udivano espressi propositi riprovevoli, <strong>in</strong>tonate canzoni irriverenti<br />

ed anarchiche 9 , formu<strong>la</strong>te m<strong>in</strong>acce oscure.<br />

E quelli fra tutti coloro che venivano dichiarati <strong>in</strong>idonei al<strong>la</strong> promozione<br />

a sotto tenente o non avevano confermata <strong>la</strong> nom<strong>in</strong>a ad aspirante,<br />

dopo aver vissuto per mesi e mesi come uffi ciali, divenivano necessari<br />

propagandisti del<strong>la</strong> disfatta, fomite di malcontento, non potendosi<br />

pretendere da alcuno che riconosca <strong>la</strong> propria ignoranza o <strong>la</strong> propria<br />

stupidità. Erano tutti vittime di patenti <strong>in</strong>giustizie!<br />

Né <strong>in</strong> migliori condizioni morali e fi siche versava il corpo dei sotto<br />

uffi ciali e il danno ne era grandissimo, perché enorme è l’<strong>in</strong>fl uenza,<br />

benefi ca o malefi ca, che può esercitare un semplice sergente sul suo<br />

plotone, per <strong>la</strong> grande affi nità di <strong>in</strong>telletto e di pensiero.<br />

I vecchi sotto uffi ciali di carriera o permanenti, temprati ad una rigida<br />

discipl<strong>in</strong>a e forgiati al<strong>la</strong> abitud<strong>in</strong>e dell’ubbidienza e del comando, non<br />

esistevano quasi più: caduti al<strong>la</strong> testa dei loro plotoni nel 1915 o rimasti<br />

9 Tutti conoscono gli stornelli contro Cadorna, gli imboscati, l’illusione di<br />

conquistare Trieste, ma meno nota è una canzone sull’aria dell’<strong>in</strong>no dei <strong>la</strong>voratori,<br />

che fi nisce: “Siete schiavi ed assass<strong>in</strong>i pel dom<strong>in</strong>io dei signor, Su soldati al<strong>la</strong> rivolta<br />

Ammazzate questa volta chi vi disse d’ammazzar”. (N. d. A.)<br />

23


nei depositi come scrivani od istruttori di reclute.<br />

Gli altri, nom<strong>in</strong>ati durante <strong>la</strong> guerra, erano scelti quasi tutti nel<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse<br />

dei piccoli borghesi o dei piccoli proprietari di campagna, i quali,<br />

fatalmente, lesi nei loro affari e nei loro patrimoni, erano turbati ed<br />

irritati e, qu<strong>in</strong>di, tolte numerose magnifi che eccezioni, non <strong>in</strong> grado<br />

di funzionare da elevatori del morale delle truppe, di cui dividevano<br />

le sofferenze e le aspirazioni, per assoluta comunità di <strong>in</strong>teressi. Ed<br />

anche per essi, eccettuate le promozioni per merito sul campo per atti<br />

di speciale valore, le nom<strong>in</strong>e venivano effettuate troppo spesso senza<br />

le necessarie cautele; perché dal punto di vista politico le frasi rego<strong>la</strong>mentari<br />

“Tizio gode <strong>la</strong> fi ducia dei superiori”, “esercita <strong>la</strong> necessaria<br />

autorità sugli <strong>in</strong>feriori”, “nutre ottimi sentimenti patriottici”, venivano<br />

scritte nei rapporti <strong>in</strong>formativi senza attribuirvi <strong>la</strong> necessaria importanza,<br />

sol perché il tal reparto era rimasto privo di uffi ciali e le anzianità e<br />

l’organico lo acconsentivano. Ciò vale anche pei telefonisti, scritturali,<br />

<strong>in</strong>tercettatori, ecc. ecc., che erano adibiti a servizi delicatissimi senza le<br />

necessarie <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i sui loro precedenti politici e morali: così circo<strong>la</strong>ri<br />

riservate fi nivano all’ “Avanti” e le macch<strong>in</strong>e dei comandi servivano a<br />

dattilografare foglietti di propaganda antipatriottica. 10<br />

Creatosi così un ambiente psicologico depresso, che <strong>in</strong>taccava tutti<br />

i gradi del<strong>la</strong> gerarchia (perché anche fra gli uffi ciali non mancavano<br />

certo i disfattisti sia pure <strong>in</strong>consci, per stanchezza, per irritazione, per<br />

nevrosi, per tema di siluri, per <strong>in</strong>veterata tedescofi lia), <strong>in</strong> quali condizioni<br />

di spirito era e doveva essere l’umilissimo soldato?<br />

Stanco, sporco, mal sfamato, leggeva le lettere doloranti del<strong>la</strong> sposa<br />

che gli narrava le lotte quotidiane per acquistare il pane ai fi gli cui il<br />

sussidio era <strong>in</strong>suffi ciente, le diffi coltà di coltivare il piccolo fondo,<br />

unico sostentamento del<strong>la</strong> famiglia; apprendeva, dal compagno reduce<br />

dal<strong>la</strong> licenza, che nelle città gli imboscati scia<strong>la</strong>vano gli alti sa<strong>la</strong>ri e<br />

profondevano <strong>in</strong> bagordi i profi tti delle <strong>in</strong>dustrie di guerra, ed era tratto<br />

10 Anche questi, di cui avevo raccolto parecchi esemp<strong>la</strong>ri, andarono bruciati<br />

colle cassette quando dovemmo <strong>in</strong>cendiare le baracche. Così li ricordo solo<br />

sommariamente: uno, a fi rma (apocrifa) dei muti<strong>la</strong>ti, <strong>in</strong>vocava pel loro strazio <strong>la</strong><br />

fi ne del<strong>la</strong> guerra; uno, delle madri, spose e sorelle, con commossi accenti ricordava<br />

le loro angosciose pene; un altro ancora assicurava i soldati che, se si fossero<br />

ribel<strong>la</strong>ti al così detto dovere, vi sarebbero uom<strong>in</strong>i e partiti decisi ad aiutarli e che, se<br />

<strong>la</strong> sc<strong>in</strong>til<strong>la</strong> del<strong>la</strong> rivolta fosse partita dal fronte, l’<strong>in</strong>cendio del<strong>la</strong> rivoluzione avrebbe<br />

divampato <strong>in</strong> tutta Italia. (N. d. A.)<br />

24


a chiedersi: Perché? Per chi?<br />

E si vedeva davanti <strong>la</strong> stessa quota, <strong>la</strong> stessa tr<strong>in</strong>cea, dieci, venti volte<br />

attaccate <strong>in</strong>darno e giungeva fi no a lui il fetore dei cadaveri ancora<br />

<strong>in</strong>sepolti, ed era tratto a domandarsi: F<strong>in</strong>o a quando?<br />

E allorché taluno perfi damente gli <strong>in</strong>s<strong>in</strong>uava: tu soffri e muori, i tuoi fi gli<br />

soffrono e muoiono per volontà di pochi ricchi avidi di arricchirsi ancor<br />

più; gli sussurrava: i tuoi sforzi, i tuoi sacrifi ci saranno vani perché i<br />

tedeschi sono <strong>in</strong>v<strong>in</strong>cibili e Trento e Trieste non diverranno mai Italiane;<br />

gli diceva: ma non t’avvedi che sei so<strong>la</strong>mente carne da macello, che<br />

niuno si cura di alleviare i tuoi patimenti, che <strong>la</strong> riconoscenza del<strong>la</strong> Patria<br />

è una chimera, se nemmeno oggi, <strong>in</strong> cui ti chiede di morire per lei, è<br />

capace di sfamarti; gli additava quelli che aveva di fronte come fratelli<br />

sfruttati essi pure dal<strong>la</strong> <strong>in</strong>gorda borghesia capitalista; gli suggeriva di<br />

buttare le armi fratricide e di <strong>apri</strong>re le braccia all’avversario per avere<br />

<strong>la</strong> pace che i padroni osteggiavano 11 ; come poteva non rimanere scosso<br />

e perplesso?<br />

“Non più un altro <strong>in</strong>verno <strong>in</strong> tr<strong>in</strong>cea”, gli prometteva un Deputato al<strong>la</strong><br />

Camera e vi era chi appel<strong>la</strong>va 12 <strong>in</strong>utile strage, <strong>la</strong> guerra. Altro veleno<br />

<strong>in</strong>ocu<strong>la</strong>to nel suo animo rozzo ed <strong>in</strong>fantile!<br />

Perquisite, sorvegliate!, ord<strong>in</strong>ava allora il Comando Supremo; vi sono<br />

foglietti <strong>in</strong>citanti al<strong>la</strong> diserzione ed al<strong>la</strong> ribellione, a sparare sugli uffi -<br />

ciali additati come borghesi e studenti che avevano voluta <strong>la</strong> guerra, a<br />

seguire l’esempio di Tor<strong>in</strong>o <strong>in</strong>sorta al grido di Vogliamo <strong>la</strong> pace! 13<br />

Perquisite! Frughiamo gli za<strong>in</strong>i, dissuggelliamo le lettere: qualche<br />

foglietto <strong>in</strong>cendiario, qualche frase <strong>in</strong>crim<strong>in</strong>abile, qualche polver<strong>in</strong>a<br />

per auto lesionisti; ahimé, come i gabellieri di He<strong>in</strong>e, si dovrebbero<br />

scoperchiare i crani di tutti i soldati.<br />

Oppure, come contravveleno, di tanto <strong>in</strong> tanto il reggimento e il gruppo<br />

venivano posti <strong>in</strong> quadrato, ed allora le scarpe più sdrucite, le giubbe<br />

più scalc<strong>in</strong>ate, i pantaloni più logori venivano <strong>in</strong> fretta sostituiti.<br />

11 Manifest<strong>in</strong>o <strong>in</strong> data 21 Agosto 1917 a fi rma “i vostri compagni socialisti” e<br />

distribuito alle truppe dagli emissari del partito. (N. d. A.)<br />

12 Errore di trascrizione dal manoscritto al dattiloscritto. L’autore scrive nel<strong>la</strong> parte<br />

dattiloscritta “aspettava”. Il riferimento è al noto appello di Papa Benedetto XV.<br />

(N. d. C.)<br />

13 Sommossa scoppiata a Tor<strong>in</strong>o per <strong>la</strong> mancanza del pane il 22 agosto e conclusasi<br />

il 26 agosto con un bi<strong>la</strong>ncio di circa 50 morti, 200 feriti, ed un migliaio di arresti. (N. d. C.)<br />

25


Arrivava un oratore: un avvocato uffi ciale presso qualche Alto Comando<br />

o un borghese, giornalista, letterato, dall’<strong>in</strong>terno. E chiacchieravano<br />

e gestivano e s’<strong>in</strong>fi ammavano e gettavano al vento “il pistolotto fi nale”<br />

che procurava al dicitore gli app<strong>la</strong>usi a freddo degli <strong>in</strong>vitati e le rego<strong>la</strong>mentari<br />

strette di mano dei Generali e dei Colonnelli.<br />

Ma quelle parole, quel<strong>la</strong> retorica, quegli argomenti a tema obbligato<br />

non scendevano al cuore dei soldati imprecanti entro di sé al<strong>la</strong> corvée,<br />

che li teneva ritti <strong>in</strong> piedi ed all<strong>in</strong>eati per una buona oretta sotto <strong>la</strong><br />

sferza del sole, o magari sotto <strong>la</strong> pioggia, non scuoteva i loro <strong>in</strong>timi<br />

conv<strong>in</strong>cimenti, frutto di rudimentale razioc<strong>in</strong>io, di confronti odiosi,<br />

di sobil<strong>la</strong>zioni pert<strong>in</strong>aci. Vi erano dunque cause <strong>in</strong>sopprimibili di<br />

malcontento, di irritazione, di sfi ducia, ma era purtroppo evidente, ed<br />

angosciava constatarlo, come il Comando non comprendesse affatto<br />

<strong>la</strong> psicologia dell’umile soldato e non ovviasse <strong>in</strong> maniera alcuna agli<br />

<strong>in</strong>convenienti che pure da mille parti erano <strong>la</strong>mentati e segna<strong>la</strong>ti e che<br />

potevano almeno <strong>in</strong> parte elim<strong>in</strong>arsi.<br />

Invece una precipua di chi stava <strong>in</strong> alto pareva l’iso<strong>la</strong>mento del soldato<br />

dal mondo e per i più futili pretesti erano soppresse le licenze (quanti,<br />

da venti, ventic<strong>in</strong>que mesi, non rivedevano <strong>la</strong> famiglia) od <strong>in</strong>terrotto<br />

l’<strong>in</strong>vio dei giornali. Ma il post<strong>in</strong>o, ma quegli che rientrava dal<strong>la</strong> licenza,<br />

portava, <strong>in</strong>gigantendole, le notizie <strong>in</strong>ibite, alterate e deformate e l’impressione<br />

sul<strong>la</strong> massa diveniva più grave e perniciosa. Quante migliaia<br />

di morti si disse avessero coperto le vie di Tor<strong>in</strong>o?<br />

Per <strong>la</strong> scarsità delle licenze aumentava il numero dei disertori; ebbene,<br />

come rimedio contro <strong>la</strong> diserzione si cercava ogni mezzo per limitare<br />

sempre più le licenze.<br />

Quali, non dico città, ma paesi discreti hanno ospitato truppe a riposo<br />

prima di Caporetto?<br />

Ai Comandi quali erano gli uffi ciali addetti, gli scritturali, gli automobilisti?<br />

I fi gli di papà, i parenti, gli amici, i raccomandati del deputato A,<br />

del conte B, del generale C!<br />

Questi fatti, a tutti palesi, non potevano sfuggire all’osservazione dei<br />

soldati che, zotici ed ignoranti <strong>la</strong> più parte, formu<strong>la</strong>vano necessariamente<br />

aspri commenti per giungere, nel loro semplicismo, a conclusioni<br />

catastrofi che determ<strong>in</strong>ando un senso d’<strong>in</strong>soffribile stanchezza e<br />

delusione che da mille segni traspariva.<br />

26


Fu detto dei Granatieri di Napoleone: “Ils grognent mais ils suivent” 14 .<br />

A lungo anche i soldati italiani si limitarono a “grogner”, pur ubbidendo<br />

e seguendo fedelmente i capi, ma poi l’anima loro fu troppo avvelenata<br />

dal dis<strong>in</strong>ganno e dal<strong>la</strong> disperazione.<br />

Allora <strong>la</strong> propaganda idiota e nefanda dei disfattisti permeò lo spirito<br />

dei soldati; gli articoli dei giornali giolittiani e socialisti, i vari foglietti<br />

ed opuscoli che comunque pervenivano fi no alle l<strong>in</strong>ee; le <strong>in</strong>citazioni<br />

verbali degli elementi ribelli, sovversivi, sparsi fra le varie unità, poterono<br />

fare breccia ed <strong>in</strong>durre <strong>in</strong>teri reparti ad ammut<strong>in</strong>arsi, a gettare le<br />

armi, a passare al nemico.<br />

Per stanchezza, per far<strong>la</strong> fi nita con una vita di stenti e di pericoli perenni,<br />

di cui non si vedeva prossimo il term<strong>in</strong>e perché vi erano troppi “pesci<br />

cani” <strong>in</strong>teressati a far cont<strong>in</strong>uare <strong>la</strong> carnefi c<strong>in</strong>a. Contro questa esiziale<br />

propaganda, che trovava un alleato nel disagio fi sico e morale del<strong>la</strong> truppa<br />

e nel fatto storico ed <strong>in</strong>contestabile che lo spirito bellico di un popolo<br />

decresce <strong>in</strong> ragione del maggior numero di uom<strong>in</strong>i chiamati alle armi,<br />

poco o nul<strong>la</strong> poteva l’opera di persuasione e d’<strong>in</strong>citamento di qualche<br />

volonteroso che peraltro non era affatto coadiuvato ed appoggiato dai<br />

superiori Comandi, al<strong>la</strong> lor volta <strong>in</strong>quieti pei pretesi favoritismi ed <strong>in</strong><br />

perpetuo al<strong>la</strong>rme per <strong>la</strong> tema di un fulm<strong>in</strong>eo siluramento. 15<br />

Il quadro tracciato può parere molto fosco, ma chiunque visse <strong>in</strong> mezzo<br />

ai combattenti troverà <strong>in</strong>vece che le t<strong>in</strong>te ne sono tenui, ché quanto<br />

sono venuto esponendo era <strong>la</strong>mentato da tutti, <strong>in</strong> ogni settore del fronte<br />

dall’Adamello al mare: nel<strong>la</strong> giurisdizione del IV Corpo d’Armata, dal<br />

Rombon a Tolm<strong>in</strong>o, <strong>la</strong> situazione morale delle truppe era ancor peggiore,<br />

come dimostrerò più <strong>in</strong>nanzi.<br />

14 “Mugugnano ma seguono”. (N. d. C.)<br />

15 Anche dal libro di Soffi ci “La ritirata del Friuli”, così caldo di fede, così<br />

veritiero e spontaneo, per quanto dedicato ai Generali Cadorna e Capello,<br />

apprendiamo come soltanto ai primi di ottobre l’armata vedesse l’opportunità<br />

o <strong>la</strong> necessità di una propaganda organica e ben condotta a mezzo uom<strong>in</strong>i che<br />

conoscessero realmente l’anima, i bisogni, le angosce del soldato combattente, per<br />

toglierlo dallo stato di abbandono e di solitud<strong>in</strong>e morale <strong>in</strong> cui versava. (N. d. A.)<br />

27


Una delle pag<strong>in</strong>e del manoscritto di Pier Luigi Casati, Biblioteca Comunale Ariostea, sezione<br />

manoscritti, fondo Casati, collocazione CL I 781<br />

28


Nelle vie di Plezzo (archivio C.D.S.)<br />

LA CONCA DI PLEZZO<br />

Quivi si determ<strong>in</strong>ò una delle due falle da cui traboccarono le orde nemiche<br />

per di<strong>la</strong>gare verso <strong>la</strong> pianura friu<strong>la</strong>na, superate per aggiramento<br />

le montagne che ne sbarravano l’accesso. La conca verde, ferace e<br />

pittoresca, percorsa s<strong>in</strong>uosamente dall’Isonzo dal colore sempre smerald<strong>in</strong>o,<br />

è dom<strong>in</strong>ata tutta da montagne eccelse: da una parte il Rombon,<br />

il Prestrelenik, il Can<strong>in</strong>, i Baba, lo Skadernik 16 , collegantisi ai monti<br />

del<strong>la</strong> Carnia; di faccia il Kozii Brag 17 , il Lipsnik 18 , l’Immelberg, lo<br />

Svignak 19 , il Vrsic; dall’altra parte quel<strong>la</strong> catena che, <strong>in</strong>iziandosi col<br />

Polounik per impervie vette (Pirhof 20 , Velik 21 , Krasi Jvr 22 ), giunge fi no<br />

al Monte Nero.<br />

16 Skedeni. (N.d.C.)<br />

17 Kozji Breg. (N.d.C.)<br />

18 Lipnik. (N.d.C.)<br />

19 Sv<strong>in</strong>jak. (N.d.C.)<br />

20 Pirhovec. (N.d.C.)<br />

21 Veliki vrh. (N.d.C.)<br />

22 Krasji vrh. (N.d.C.)<br />

29


Oltre a Plezzo, <strong>la</strong>mbita dall’Isonzo, ricca di hotel, di pa<strong>la</strong>zz<strong>in</strong>e, di<br />

villette, altri ameni vil<strong>la</strong>ggi popo<strong>la</strong>vano <strong>la</strong> val<strong>la</strong>ta: Czsoca 23 , Pluzno 24 ,<br />

Log, Dvor e, <strong>la</strong>ddove le estreme propagg<strong>in</strong>i del Polonik, il Pri Hum<br />

ed il Pod Celom r<strong>in</strong>serrano <strong>in</strong> una angusta stretta il fi ume delle undici<br />

battaglie, Saga o Zaga. La stretta di Saga! La barriera <strong>in</strong>superabile, le<br />

felici TERMOPILI d’ITALIA. Si ammetteva come ipotesi dannata <strong>la</strong><br />

possibilità di perdere <strong>la</strong> conca, ma non mai <strong>la</strong> Stretta di Saga.<br />

Sul<strong>la</strong> via del<strong>la</strong> Stretta di Saga (archivio C.D.S.)<br />

Il 24 Ottobre 1917 il nemico occupava sul ROMBON <strong>la</strong> massima quota<br />

(2208), cosiddetta P<strong>in</strong>i Mughi 25 , qu<strong>in</strong>di, per salienti e rientranti, se-<br />

23 Cezsoča.(N.d.C.)<br />

24 Plužna. Pluzne nel<strong>la</strong> toponomastica militare italiana <strong>in</strong> uso nel 1917 (N.d.C.)<br />

25 L’autore confonde <strong>la</strong> cima del Rombon (quota 2208 o Grosser Rombon) dotata di<br />

modesti apprestamenti difensivi, con il settore dei P<strong>in</strong>i Mughi (Latschen Rücken), <strong>la</strong><br />

zona sottostante l’anticima (quota 1992 o Kle<strong>in</strong>er Rombon). I P<strong>in</strong>i Mughi all’ottobre<br />

1917 costituivano, assieme al ridotto di quota 1583 (Toten Kuppe), <strong>la</strong> l<strong>in</strong>ea<br />

pr<strong>in</strong>cipale austroungarica fronteggiante le posizioni italiane del monte Cük<strong>la</strong> (quota<br />

1776) e difendevano <strong>la</strong> soprastante quota 1753 dove giungevano i rifornimenti del<br />

settore dal<strong>la</strong> base logistica di P<strong>la</strong>n<strong>in</strong>a Rob (quota 1385); per questo motivo era stata<br />

adeguatamente fortifi cata come si può constatare ancora oggi. (N. d. C.)<br />

30


guendo <strong>in</strong> genere un canalone chiamato Internazionale, scendeva colle<br />

sue l<strong>in</strong>ee al<strong>la</strong> valle ove possedeva posizioni ottime come i burroni di<br />

Kal, imbattibili dall’artiglieria, quota 498 ed il Ravelnik, dedalo di ben<br />

presidiate tr<strong>in</strong>cee, nido di imp<strong>la</strong>cabili mitragliatrici, Poljanika 26 , donde<br />

si collegava al munitissimo Javorcek (Piccolo e Grande) fi no a salire<br />

per Golobar P<strong>la</strong>n<strong>in</strong>a al<strong>la</strong> disputata estrema punta del Vrsic.<br />

A nostra volta, sul Rombon eravamo padroni di due quote assai importanti:<br />

il Rombonc<strong>in</strong>o (2100) ed il Kuk<strong>la</strong> 27 , che, dopo aspre, sangu<strong>in</strong>ose,<br />

aspre, vane lotte, avevamo <strong>in</strong>fi ne conquistato di sorpresa, ma <strong>in</strong> genere<br />

le nostre posizioni erano sotto il dom<strong>in</strong>io diretto di quelle nemiche e<br />

qu<strong>in</strong>di di diffi cile accesso ed <strong>in</strong>sidiate da bombarde e da mitragliatrici:<br />

Baracch<strong>in</strong>o del Dottore – Sacro Cuore – Addolorata erano nomi paurosi<br />

di posizioni cruente. Grave fu <strong>la</strong> perdita del Posto Durazzo, strappatoci<br />

con un colpo di mano nel Luglio 1917 e mai più ripreso nonostante<br />

reiterati tentativi, avendolo il nemico, al contrario di noi ben conscio<br />

del<strong>la</strong> sua importanza di m<strong>in</strong>accia, saldamente e febbrilmente munito<br />

di possenti mezzi difensivi appena conquistato. In complesso <strong>la</strong> nostra<br />

situazione sul Rombon, padroni a mezzo, era precaria e, se pure ci consentiva<br />

<strong>la</strong> presenza <strong>in</strong> Conca, <strong>la</strong>sciava al nemico il dom<strong>in</strong>io e l’utilizzazione<br />

di due valli assai importanti, <strong>la</strong> Mozenka 28 verso <strong>la</strong> Carnia e, sopra<br />

tutto, quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Korit<strong>in</strong>ka 29 che, attraverso il Predil, conduce al nodo<br />

ferroviario di Tarvis 30 . Nondimeno, poiché appunto <strong>la</strong> nostra posizione<br />

<strong>in</strong> Conca era subord<strong>in</strong>ata al mantenimento delle posizioni sul Rombon,<br />

queste venivano assiduamente rafforzate per fronteggiare un eventuale<br />

attacco il cui obbiettivo fosse espellerci dal Kuk<strong>la</strong> e ricacciarci verso il<br />

Kan<strong>in</strong> 31 . Non così <strong>in</strong> fondo valle, ove sul<strong>la</strong> destra dell’Isonzo le l<strong>in</strong>ee<br />

antistanti Plezzo erano senza dubbio deboli. Il bollett<strong>in</strong>o Cadorna non<br />

menzionò mai esplicitamente <strong>la</strong> presa di Plezzo 32 , espugnata nell’autun-<br />

26 Poljanica. (N.d.C.)<br />

27 Cuk<strong>la</strong>. (N.d.C.)<br />

28 Možnica. (N.d.C.)<br />

29 Koritnika. (N.d.C.)<br />

30 Tarvisio (N. d. C.)<br />

31 Can<strong>in</strong>. (N.d.C.)<br />

32 I reparti italiani, segnatamente i bersaglieri dell’11° rgt., entrarono a Plezzo<br />

(Bovec, Flitsch) il 23 agosto 1915. Pur dom<strong>in</strong>ata dalle posizioni avversarie <strong>la</strong> l<strong>in</strong>ea<br />

italiana si snodava nel<strong>la</strong> bassura di Plezzo e <strong>in</strong> parte si appoggiava alle rov<strong>in</strong>e<br />

del paese che ce<strong>la</strong>vano nelle cant<strong>in</strong>e collegate tra loro un sistema sotterraneo che<br />

31


no 1915, forse perché <strong>la</strong> si temette precaria: <strong>in</strong>fatti per le vie stesse del<br />

paese si snodavano tr<strong>in</strong>cee e camm<strong>in</strong>amenti dom<strong>in</strong>ati dal Ravni<strong>la</strong>z, dal<br />

Ravelnik, etc., tanto che, se non erro, nessuno osava alloggiarvi.<br />

Sul<strong>la</strong> s<strong>in</strong>istra le nostre posizioni, per loro natura più forti perché ai<br />

fi anchi di esse si ergevano grandi montagne tutte <strong>in</strong> nostro possesso,<br />

erano <strong>in</strong> confronto a quelle di destra più avanzate, sp<strong>in</strong>gendosi verso<br />

Cezsoca fi no allo S<strong>la</strong>tenik, un ruscello <strong>in</strong>cassato quasi sempre asciutto<br />

che, scendendo precipite dal Krasj, si getta nell’Isonzo.<br />

Sul<strong>la</strong> destra di questo torrente una m<strong>in</strong>usco<strong>la</strong> testa di ponte o, per meglio<br />

dire, piccolo saliente a due ord<strong>in</strong>i di tr<strong>in</strong>cee e a tre di retico<strong>la</strong>ti, ma per<br />

giungervi era d’uopo servirsi di una unica passerel<strong>la</strong> non transitabile<br />

di giorno e al<strong>la</strong> notte sempre battuta da mitragliatrici e scrutata dai<br />

rifl ettori posti sul Javorcek che, sconvolto, sorgeva proprio davanti al<br />

saliente. Questo monte, <strong>in</strong>tersecato per ogni dove da camm<strong>in</strong>amenti,<br />

tr<strong>in</strong>cee e tr<strong>in</strong>ceroni, perforato di caverne per armi e bocche da fuoco,<br />

ricco di ricoveri bl<strong>in</strong>datissimi, fasciato di estesi retico<strong>la</strong>ti, era stato da<br />

noi nei primordi del<strong>la</strong> guerra attaccato e conquistato ma non mai tenuto,<br />

per <strong>la</strong> solita mancanza di tempestivi r<strong>in</strong>calzi <strong>in</strong> soccorso di quegli<br />

<strong>in</strong>trepidi che erano pervenuti al<strong>la</strong> cima già estenuati dal<strong>la</strong> ripida salita<br />

e dal<strong>la</strong> sangu<strong>in</strong>osa lotta, e che si trovavano poi fl agel<strong>la</strong>ti dal tiro delle<br />

artiglierie nemiche non controbattute dalle nostre, poche ed antiquate.<br />

Nondimeno, fi no al Maggio 1916 gli Alp<strong>in</strong>i 33 erano rimasti abbarbicati<br />

sulle falde del Grande Javorcek fi n quasi sotto <strong>la</strong> punta centrale e ne<br />

furono ritirati solo durante l’offensiva del Trent<strong>in</strong>o, comprendendosi<br />

forse l’<strong>in</strong>anità di quel<strong>la</strong> posizione che costava viceversa perdite cont<strong>in</strong>ue.<br />

In tutta <strong>la</strong> l<strong>in</strong>ea del<strong>la</strong> piana difettavano soprattutto i ricoveri, per <strong>la</strong><br />

natura stessa del terreno che mal si prestava allo scavo. Solo al Vallone<br />

Goito si erano potute costruire delle solide caverne per r<strong>in</strong>calzi, ma gli<br />

uom<strong>in</strong>i delle tr<strong>in</strong>cee avevano ben pochi mezzi di protezione <strong>in</strong> caso di<br />

violento bombardamento.<br />

Dallo S<strong>la</strong>tenik, pel bosco di Gorni<strong>la</strong> 34 , <strong>la</strong> nostra l<strong>in</strong>ea – non cont<strong>in</strong>ua<br />

perché <strong>in</strong>terrotta qua e là da salti di roccia – si distendeva sotto Jama<br />

ospitava depositi e comandi. La zona circostante non si prestava al<strong>la</strong> costruzione di<br />

solide difese perchè il terreno alluvionale e ghiaioso <strong>la</strong>sciava fi ltrare<br />

l’acqua dell’Isonzo impedendo lo scavo <strong>in</strong> profondità. (N. d. C.)<br />

33 Rectius: Bersaglieri (N. d. C.)<br />

34 Gomi<strong>la</strong>. (N.d.C.)<br />

32


P<strong>la</strong>n<strong>in</strong>a ed il Veliki, per congiungersi attraverso al Vallone dei C<strong>apri</strong>oli<br />

al Krej Vr 35 .<br />

Pareva che <strong>la</strong> natura avesse <strong>in</strong> questo tratto a bel<strong>la</strong> posta accumu<strong>la</strong>ti gli<br />

ostacoli e le barriere ad un <strong>in</strong>vasore; il Polounik, Jama, Veliki, strapiombanti<br />

sul<strong>la</strong> conca con pendio ripidissimo, <strong>in</strong> più punti assolutamente<br />

impervio, signoreggiavano paurosamente.<br />

Dati però i nuovi metodi di <strong>in</strong>fi ltrazione adottati dal nemico, era d’uopo<br />

aiutare artifi cialmente l’opera del<strong>la</strong> natura. Questo non fu fatto, o per lo<br />

meno non fu fatto a suffi cienza, forse perché <strong>la</strong> Conca di Plezzo pareva<br />

aver perduto a poco a poco qualunque importanza bellica, sì da essere<br />

considerata unanimemente un settore morto.<br />

Il settore del<strong>la</strong> pace separata. Nel piano primigenio del<strong>la</strong> campagna, al<strong>la</strong><br />

Conca di Plezzo doveva necessariamente attribuirsi una notevole importanza<br />

nel quadro dell’avanzata generale verso Lubiana e K<strong>la</strong>genfurt;<br />

una delle masse di manovra, sconfi nato dal<strong>la</strong> valle del Natisone, doveva,<br />

per Caporetto, Plezzo, superare il Predil ed occupare Tarvis. Di primo<br />

impeto non poteva, <strong>in</strong>fatti, <strong>la</strong> presa di Caporetto essere fi ne a se stessa<br />

e l’azione stagnare <strong>in</strong> conca, <strong>in</strong> cospetto ai baluardi nemici. Le catene<br />

montane dal Polounik fi no al Krasji, era per così dire pacifi camente, il<br />

monte Nero, il Pleka 36 , il Kozljak 37 cadevano presto, ma le nostre truppe<br />

urtavano poi subito nelle fi ere resistenze del monte Rosso, del Rudeci<br />

Rob, dello Sleme e del Mrzli 38 .<br />

Dal<strong>la</strong> Carnia si prendeva possesso del formidabile massiccio del Kan<strong>in</strong>,<br />

ma si cozzava contro il Rombon. In conca, superata <strong>la</strong> stretta, ci fermavamo<br />

davanti a Plezzo e al Javorcek. L’azione <strong>in</strong> grande stile, <strong>la</strong> marcia<br />

rapida ed aggressiva era frustrata fi n dal pr<strong>in</strong>cipio; com<strong>in</strong>ciava quasi<br />

subito <strong>la</strong> guerra di posizione.<br />

Erano mancati gli uom<strong>in</strong>i, i mezzi di energia! Non v’ha dubbio che<br />

anche <strong>in</strong> sull’<strong>in</strong>izio, quando le forze nemiche erano esigue, sarebbero<br />

comunque occorse molte artiglierie ed una organizzazione logistica<br />

perfetta, prima di potersi con sicurezza <strong>in</strong>golfare fra quei monti e<br />

quelle gole tanto lungi dalle nostre basi di operazione, verso il cuore<br />

35 Probabilmente Krasji Vrh. (N.d.C.)<br />

36 Pleca nel<strong>la</strong> toponomastica militare italiana <strong>in</strong> uso nel 1917 . (N.d.C.)<br />

37 Kozliak nel<strong>la</strong> toponomastica militare italiana <strong>in</strong> uso nel 1917 . (N.d.C.)<br />

38 Errore di trascrizione dal manoscritto al dattiloscritto. L’autore scrive nel<strong>la</strong> parte<br />

dattiloscritta “Kozli”. (N. d. C.)<br />

33


del<strong>la</strong> nazione nemica; e, soprattutto, una energica, rapida, concomitante<br />

avanzata su tutto il fronte Giulio.<br />

Venne piazzato un 305 a TERNOVA, fu distrutto il forte HERMANN<br />

sbarrante <strong>la</strong> valle del<strong>la</strong> Korit<strong>in</strong>ka, ma ormai, fallito il primo impeto,<br />

dovendosi segnare il passo anche davanti il Podgora, PLAVA, il San<br />

Teleferica a Ternova (archivio C.D.S.)<br />

Michele, per un’azione <strong>in</strong> grande sarebbero occorsi troppo numerosi,<br />

agguerriti cont<strong>in</strong>genti, troppe artiglierie, tanto più che il nemico nel<br />

frattempo aveva avuto agio di fortifi care e munire tutti i monti prospicienti<br />

e dom<strong>in</strong>anti <strong>la</strong> conca e <strong>la</strong> Val KORITNICA.<br />

Ma se pure l’azione “<strong>in</strong> grande”, fallita e non tentata all’<strong>in</strong>izio, veniva<br />

defi nitivamente abbandonata, per tutto il 1915 e nel 1916, fi no al<br />

Maggio, si organizzarono azioni parziali per <strong>la</strong> conquista del Ravelnik,<br />

del Javorcek e specie del Rombon, tutte abortite perché, anche quando<br />

si era potuto occupare <strong>la</strong> stessa quota 2209 39 , mancanza di r<strong>in</strong>forzi e<br />

l’<strong>in</strong>suffi cienza delle artiglierie ne avevano reso necessario il pronto<br />

abbandono.<br />

Parve allora il Comando persuadersi del<strong>la</strong> vanità di ogni sforzo offensi-<br />

39 In realtà quota 2208. (N.d.C.)<br />

34


vo anche frammentario e tale decisione fu presto palese per mille segni,<br />

sicché, mentre s<strong>in</strong>o al maggio 1916 gli al<strong>la</strong>rmi erano cont<strong>in</strong>ui, le azioni<br />

di sorpresa e di pattuglia quotidiane, lo stillicidio delle perdite (ben lo<br />

sanno i bersaglieri del 6° e del 12°) anche nei periodi di <strong>in</strong>attività esasperante,<br />

a poco a poco, quasi per <strong>in</strong>erzia, <strong>la</strong> lotta si andava spegnendo<br />

ed il settore, assolutamente immobilizzato, assumeva un carattere di<br />

tranquillità s<strong>in</strong>go<strong>la</strong>re.<br />

Solo sul Rombon l’attività bellica si manteneva discreta per reciproci<br />

colpi di mano, fuoco di bombarde, ricognizioni di pattuglie.<br />

I reggimenti erano mandati <strong>in</strong> Conca di Plezzo dai settori “caldi”, a<br />

titolo di cambio e riposo, come <strong>la</strong> Brigata Friuli (87° – 88°) proveniente<br />

dal Cimone prima e dalle cruente giornate del Vodice poi; e i soldati lo<br />

Vedetta avanzata oltre Plezzo (archivio C.D.S.)<br />

battezzarono subito “il settore del<strong>la</strong> pace separata”. Effettivamente le<br />

perdite erano nulle, i soldati <strong>la</strong>voravano di pieno giorno <strong>in</strong> vista del nemico,<br />

uscivano fuori dai camm<strong>in</strong>amenti, sprezzavano le più elementari<br />

35


cautele 40 nelle stesse tr<strong>in</strong>cee, solo di notte qualche <strong>in</strong>termittente colpo di<br />

fucile sparato dalle sent<strong>in</strong>elle, qualche razzo, qualche cannonata contro<br />

i rifl ettori, ma <strong>in</strong> genere l’attività dell’artiglieria austriaca era pressoché<br />

nul<strong>la</strong> e i duelli fra batterie rarissimi.<br />

Anche i nostri pezzi sparavano con estrema parsimonia. Sovente gli osservatori<br />

segna<strong>la</strong>vano di pieno giorno uom<strong>in</strong>i <strong>in</strong>tenti a tagliare il fi eno,<br />

a coltivare ortaggi, lunghe teorie di muli, gruppi di soldati percorrenti<br />

le strade non frascate, camerieri <strong>in</strong> giubba bianca <strong>in</strong> gran faccende fra<br />

le cuc<strong>in</strong>e e le mense degli uffi ciali. Tutti restavano <strong>in</strong>disturbati. Perché<br />

turbare certi quadretti di agreste tranquillità? Perché dissipare quel<strong>la</strong><br />

dolce atmosfera, provocare rappresaglie, quando veri episodi di fraternizzazione<br />

non avvenivano ma si era semplicemente elim<strong>in</strong>ato per<br />

tacito accordo (perdonate il gergo) lo sfottimento? Nessuna azione,<br />

nemmeno di parziale rettifi ca del<strong>la</strong> prima l<strong>in</strong>ea; scontri di pattuglia,<br />

mai! Diveniva chiaro, per chiunque, che il nostro Comando aveva<br />

r<strong>in</strong>unciato a qualunque idea di progresso <strong>in</strong> quel<strong>la</strong> zona, cui nemmeno<br />

pareva attribuire molto valore.<br />

Critici autorevoli hanno ravvisato l’importanza strategica di tutta <strong>la</strong><br />

Conca ed hanno asserito che, come lo Stato Maggiore Tedesco ne <strong>in</strong>tuì<br />

<strong>la</strong> sfruttabilità per un’azione di grande stile, così avrebbe dovuto e potuto<br />

il nostro Comando vedere quali prospettive superbe si <strong>apri</strong>vano a chi<br />

avesse osato forzare di là le posizioni nemiche, <strong>la</strong>nciare agili Divisioni<br />

verso Tarvis, aggirare il sistema difensivo dell’avversario.<br />

Potrebbe essere il senno del poi. Potrebbero essere mere congetture di<br />

chi, mirando da quei titanici spalti naturali <strong>la</strong> distesa delle montagne<br />

e delle valli sottostanti, si chiedeva – Napoleone <strong>in</strong> quattordicesimo –<br />

perché non si adunavano masse potenti a muover un repent<strong>in</strong>o assalto,<br />

se non altro per impadronirsi di tutta <strong>la</strong> Conca, anziché fi accar le forze<br />

<strong>in</strong> sterili attacchi contro le sempre identiche posizioni. Certo è che, se<br />

pure potevano opporsi ad un’azione offensiva motivi di svariata <strong>in</strong>dole<br />

e poteva il Comando non <strong>in</strong>tuire <strong>la</strong> sfruttabilità del<strong>la</strong> Conca <strong>in</strong> tal senso,<br />

chiunque ne comprendeva <strong>la</strong> suprema importanza difensiva!<br />

LE DIFESE – Furono esse trascurate? Sulle carte, sui progetti di <strong>la</strong>vori<br />

compi<strong>la</strong>ti dal Genio, dall’Artiglieria, dagli Stati Maggiori forse no. In<br />

realtà sì. Chi esam<strong>in</strong>ava le carte topografi che, i lucidi rilievi dove eran<br />

40 Nel testo dattiloscritto manca <strong>la</strong> paro<strong>la</strong>, <strong>in</strong>vece presente nel<strong>la</strong> parte manoscritta.<br />

(N. d. C.)<br />

36


Cavalli di Frisia (archivio C.D.S.)<br />

tracciate e disegnate geometricamente e a varii colori tr<strong>in</strong>cee, camm<strong>in</strong>amenti,<br />

retico<strong>la</strong>ti, postazioni, piazzuole, caverne, ricoveri, poteva trarne<br />

forse un’impressione di serena sicurezza; chi control<strong>la</strong>va sul terreno e<br />

vedeva <strong>la</strong> consistenza e l’effi cienza, o, per meglio dire, l’abbandono e<br />

l’assenza di tante belle opere difensive, riportava un senso di profondo<br />

sconforto! Soprattutto colui che giungeva da altri settori e ricordava<br />

le formidabili difese costruite da P<strong>la</strong>va al mare rimaneva stupefatto e<br />

sbigottito, perché pareva che tutto fosse affi dato al<strong>la</strong> natura, <strong>in</strong> base al<br />

concetto: qui basta un fucile, una mitragliatrice per arrestare un esercito.<br />

Le stesse prime l<strong>in</strong>ee presentavano un carattere di s<strong>in</strong>go<strong>la</strong>re fragilità per<br />

le tr<strong>in</strong>cee scarse, mal protette, i retico<strong>la</strong>ti deboli e radi, i camm<strong>in</strong>amenti<br />

<strong>in</strong> ru<strong>in</strong>a, sicché il Comando del<strong>la</strong> Brigata Friuli, non appena prese<br />

possesso del settore, dispose perché i suoi fanti si muovessero 41 di tutta<br />

lena all’opera di rafforzamento; ma io stesso vidi buoni di prelevamento<br />

per travi, rotoli di fi lo sp<strong>in</strong>oso, etc., ritornar falcidiati dai Superiori<br />

Comandi che se ne stavano a Robic, a Kreda 42 , etc. E se è doveroso che<br />

41 Errore di trascrizione dal manoscritto al dattiloscritto. L’autore scrive nel<strong>la</strong> parte<br />

dattiloscritta “simultassero”. (N. d. C.)<br />

42 Kred. Creda nel<strong>la</strong> toponomastica militare italiana <strong>in</strong> uso nel 1917 . (N.d.C.)<br />

37


saldi e ben organizzati erano 43 i <strong>la</strong>vori difensivi del<strong>la</strong> stretta di Saga e<br />

dello Stol, quelli sul Polonik, Jama e Veliki, che pure costituivano <strong>la</strong><br />

l<strong>in</strong>ea detta di difesa ad oltranza, erano <strong>in</strong>completi, <strong>in</strong> sfacelo, od appena<br />

abbozzati, od <strong>in</strong> corso di lentissima esecuzione.<br />

Sul Polounik, boscosissimo, non esistevano che pochi retico<strong>la</strong>ti ed<br />

elementi di tr<strong>in</strong>cea, e questi corrosi dalle acque e devastati dai sassi<br />

e dai macigni; oltre il Veliki, verso quota 1270, <strong>la</strong> l<strong>in</strong>ea era <strong>in</strong>terrotta<br />

per un buon tratto. Vitale importanza aveva il Vallone dei C<strong>apri</strong>oli, ove<br />

era <strong>la</strong> saldatura fra <strong>la</strong> 50° e <strong>la</strong> 43° Divisione, e dal quale il nemico<br />

poteva prendere a tergo tutte le nostre posizioni, ciò 44 che recentemente<br />

il Comando del IV° Corpo, il quale dette disposizioni per il suo rafforzamento<br />

perfi no nelle ultimissime ore. F<strong>in</strong> dall’Agosto parve che<br />

il Comando si preoccupasse del<strong>la</strong> cosiddetta “prima l<strong>in</strong>ea di Jama” o<br />

di difesa ad oltranza; si predisposero studi, si eseguirono sopralluoghi,<br />

ma nul<strong>la</strong> di concreto e di fattivo fu posto <strong>in</strong> esecuzione. S’<strong>in</strong>caricò il<br />

Comando del 141° Gruppo di studiare una postazione di artiglieria per<br />

proteggere il Vallone dei C<strong>apri</strong>oli battendone gli approcci; <strong>in</strong> Ottobre,<br />

ai primi, salirono a Jama il Generale Albarello del Genio, il Maggiore<br />

Piazzone del<strong>la</strong> 50° Divisione (Generale Arrighi), il Maggiore di Stato<br />

Maggiore Ferrero, da poco succeduto al Ten. Col. Roatta; tutti per verifi<br />

care, studiare, proporre… Ormai neppure i più alti Comandi potevano<br />

ignorare <strong>la</strong> verità: nell’Agosto gli uffi ciali dell’88°, fra cui ricordo il<br />

Magg. Andreani, il cap. Bua del 2° Battaglione, salirono per riconoscere<br />

il terreno dallo S<strong>la</strong>tenik a Jama per il bosco Gomi<strong>la</strong> e per il Polounik;<br />

nelle loro re<strong>la</strong>zioni dovettero senza veli esprimere profonde meraviglie<br />

per lo stato di abbandono e di rov<strong>in</strong>a <strong>in</strong> cui si trovava una l<strong>in</strong>ea di per se<br />

stessa formidabile e pel mancato apprestamento difensivo di posizioni<br />

oltremodo propizie ad una lunga resistenza, nonché esporre, rispondendo<br />

a speciale quesito, le gravissime diffi coltà che si sarebbero opposte<br />

a truppe che dovessero risalire combattendo ed ord<strong>in</strong>atamente verso<br />

il Polounik e Jama quando il nemico avesse potuto sfondare <strong>in</strong> Conca<br />

e rendere impossibile <strong>la</strong> ritirata verso Saga, <strong>in</strong> un terreno tutt’affatto<br />

43 Leggasi: fossero. (N. d. C.)<br />

44 Se non erro, e non trattasi di un omonimo, il Cavaciocchi, proveniente dal Corpo<br />

di Stato Maggiore, fu direttore dell’Archivio dello Stato Maggiore al M<strong>in</strong>istero<br />

del<strong>la</strong> Guerra dopo il Colonnello Barone ed ha pubblicato buoni studi storici sul<strong>la</strong><br />

Campagna del 1866. (N. d. A.)<br />

38


La curva dell’Isonzo a Saga e il monte Polounik (archivio C.D.S.)<br />

battuto e scoperto.<br />

In conclusione, gravi defi cienze e manchevolezze si riscontravano<br />

nell’organizzazione difensiva, come segna<strong>la</strong>va un rapporto del<strong>la</strong> stessa<br />

direzione del Genio 2° Armata riportato dal<strong>la</strong> Commissione d’Inchiesta;<br />

ma questa, non essendosi recata sul posto, non ha potuto dare un<br />

giudizio esatto e sicuro. Uno dei tanti appunti che si possono muovere<br />

fondatamente agli <strong>in</strong>quirenti.<br />

LE TRUPPE ED I COMANDI – Dal Rombon a Tolm<strong>in</strong>o era schierato<br />

il IV° Corpo d’Armata comandato dal Generale Cavaciocchi 45 , che<br />

aveva nome di buon storico militare, che <strong>in</strong> Libia aveva combattuto<br />

senza <strong>in</strong>famia e senza lode, che aveva già avuto un Comando nel<strong>la</strong><br />

zona dell’Adamello di dove, si diceva, era stato allontanato <strong>in</strong> forma<br />

di mezzo siluramento per <strong>la</strong> perdita dei Monticelli. Dal Rombon al<br />

45 In Austria le reclute ed i richiamati di ogni reggimento affl uivano ai Kader,<br />

cioè ai reparti addestrativi situati presso un deposito, <strong>in</strong> cui ricevevano vestiario,<br />

armamento e le prime sommarie istruzioni di guerra. Dal deposito, dove erano<br />

<strong>in</strong>quadrati <strong>in</strong> compagnie Ersatz, dopo una dec<strong>in</strong>a di giorni di istruzione, i futuri<br />

soldati passavano ai battaglioni addestrativi veri e propri, detti Marschbataillone,<br />

battaglioni di marcia pronti all'impiego. (N. d. C.)<br />

39


Vallone dei C<strong>apri</strong>oli presidiava <strong>la</strong> 50° Divisione del Gen. Arrighi, di cui<br />

dicevano “mirabilità”. Del primo era Capo di Stato Maggiore il Colon.<br />

Boccacci, il cui solo nome suscitava terrore per <strong>la</strong> bestiale formalistica<br />

discipl<strong>in</strong>a che imponeva a tutti, odiato da uffi ciali, soldati, imputato di<br />

fervente tedescofi lia di cui era voce non peritavasi di far sfoggio al<strong>la</strong><br />

mensa stessa del Comando; del secondo il Magg. Roatta, giovanissimo.<br />

Lo conoscono bene quelli che furono <strong>in</strong> Francia col<strong>la</strong> Divisione Beuto.<br />

Un episodio lo caratterizza: dopo <strong>la</strong> Ba<strong>in</strong>sizza, per rendere partecipi i<br />

nemici del<strong>la</strong> nostra vittoria e del<strong>la</strong> nostra esultanza, fece radunare nelle<br />

tr<strong>in</strong>cee una banda militare che, ad un dato segnale, doveva far udire le<br />

note del<strong>la</strong> Marcia Reale mentre le truppe, dal Rombon a Jama, gridavano<br />

VIVA L’ITALIA e una specie di araldo, <strong>in</strong> tedesco, dava conto<br />

al nemico delle sue perdite. Esso per fortuna non reagì. Si appagò di<br />

ur<strong>la</strong>re a noi di Jama, dal Javorcek, col megafono: “Porci Italiani”. Gli<br />

rispondemmo conformemente.<br />

La truppa era scarsa e poca l’artiglieria.<br />

La Brigata Friuli (87° - 88°) teneva <strong>la</strong> l<strong>in</strong>ea dal Kuk<strong>la</strong> al Vallone dei<br />

C<strong>apri</strong>oli; due battaglioni Alp<strong>in</strong>i stavano <strong>in</strong> tr<strong>in</strong>cea sul Rombon e uno di<br />

r<strong>in</strong>calzo (Saluzzo – Dronero – Borgo San Dalmazzo). A Serpenizza e<br />

a Kuntri erano accantonati due o tre battaglioni di marcia (bersaglieri).<br />

L’artiglieria comprendeva: batterie del 4° da Campagna, ma nessuna<br />

pesante campale, qualcuna da montagna ma con pezzi da 70, rigidi,<br />

alcune d’assedio, ma quasi tutte, se non tutte, di ghisa.<br />

Durante le nostre grandi offensive <strong>in</strong> conca non fu mai organizzata<br />

un’azione nemmeno dimostrativa, ché davvero tale carattere non si<br />

poteva attribuire a un certo programma che fu ideato con molto sfoggio<br />

di circo<strong>la</strong>ri riservatissime, istruzioni, ricognizioni sul terreno per <strong>la</strong> battaglia<br />

di Agosto; tanto più che anche al nemico doveva essere notorio<br />

come l’unica sezione di mortai da 210 (partico<strong>la</strong>rmente adatti al tiro<br />

distruttivo) era stata tolta da Jama per sostituir<strong>la</strong> con una batteria di<br />

obici da 149 ghisa proveniente da Krn, ove <strong>in</strong>vece si volevano piazzare<br />

batterie di tipo moderno per il prossimo grande attacco allo Sleme e al<br />

Mrzli.<br />

Nelle circo<strong>la</strong>ri e negli ord<strong>in</strong>i si par<strong>la</strong>va, è vero, di azione dimostrativa per<br />

tenere impegnato il nemico, ma io mi rifi uto di credere che il Comando<br />

fosse conv<strong>in</strong>to di poter realmente avv<strong>in</strong>cere l’attenzione dell’avversario<br />

e preoccuparlo, renderlo perplesso sui nostri <strong>in</strong>tenti! Furono bensì <strong>in</strong>viati<br />

per pochissimi giorni alcuni pezzi auto campali da 105, che fecero<br />

40


Sullo Stol: Tra<strong>in</strong>o d’artiglieria (archivio C.D.S.)<br />

bril<strong>la</strong>nti tiri contro le caverne dello Sv<strong>in</strong>iak, ma nei giorni <strong>in</strong> cui <strong>la</strong><br />

battaglia <strong>in</strong>furiava sul<strong>la</strong> Ba<strong>in</strong>sizza e al Monte Santo l’ord<strong>in</strong>e di fuoco<br />

portava, pei medi calibri, un colpo ogni venti m<strong>in</strong>uti sui retico<strong>la</strong>ti e<br />

sulle tr<strong>in</strong>cee. Ciò per <strong>apri</strong>re i varchi da cui avrebbero dovuto irrompere<br />

le fanterie (pattuglie)… e distruggere le difese avversarie… varchi e<br />

difese ben segnati ed <strong>in</strong>dicati a vari colori negli schizzi e negli ord<strong>in</strong>i<br />

di operazione. Gli austriaci non si degnarono nemmeno di rispondere.<br />

E <strong>la</strong> sera <strong>in</strong> cui si doveva eseguire il gran colpo di mano per bruciare<br />

una famosa abbattuta sul Piccolo Javorcek, qualche razzo <strong>in</strong> più e fuoco<br />

di fucileria per dieci m<strong>in</strong>uti… Questa <strong>la</strong> battaglia di agosto <strong>in</strong> Conca di<br />

Plezzo.<br />

41


Cartol<strong>in</strong>a di sottoscrizione al<strong>la</strong> Banca Italiana di Sconto.<br />

42


I PRIMI SINTOMI<br />

Anche il nemico pareva attribuire secondaria importanza a tutta <strong>la</strong> zona<br />

e solo sul Rombon teneva truppe scelte, ma dovunque <strong>la</strong>vorava con lena<br />

<strong>in</strong>defessa a moltiplicare <strong>la</strong> difesa. Noi, nel<strong>la</strong> nostra olimpica serenità,<br />

si pensava che, dopo l’<strong>in</strong>successo del Trent<strong>in</strong>o, mai il nemico avrebbe<br />

ritentato <strong>la</strong> prova, specie mai sarebbe stato così folle da dar di cozzo<br />

contro i nostri baluardi. Tale conv<strong>in</strong>cimento era diffuso non solo fra i<br />

modesti gregari, all’oscuro dei grandi misteri delle strategie, ma formava<br />

un canone <strong>in</strong>discusso ed <strong>in</strong>discutibile pure “<strong>in</strong> alto loco”, ove furono<br />

le de<strong>la</strong>zioni di qualche prigioniero ad <strong>apri</strong>re gli occhi quando già erano<br />

pervenute voci confuse di imm<strong>in</strong>enti offensive e se ne avvertivano i<br />

segni premonitori.<br />

Si assicurava fra l’altro che uffi ciali dello Stato Maggiore Germanico<br />

avevano m<strong>in</strong>uziosamente riconosciuto il Rombon e <strong>la</strong> Conca e si vociferava<br />

di grossi concentramenti nei Kader dell’<strong>in</strong>terno. A metà settembre<br />

l’attività <strong>la</strong>vorativa del nemico era <strong>in</strong>tensifi cata <strong>in</strong> guisa al<strong>la</strong>rmante: ogni<br />

giorno si scoprivano piazzuole, caverne, elementi di tr<strong>in</strong>cee bl<strong>in</strong>date,<br />

bril<strong>la</strong>vano m<strong>in</strong>e ovunque, veniva completata rapidamente <strong>la</strong> frascatura<br />

delle strade che conducevano alle l<strong>in</strong>ee nemiche. Era un complesso di<br />

s<strong>in</strong>tomi che impressionava gli osservatori (quello di Jama P<strong>la</strong>n<strong>in</strong>a, del<strong>la</strong><br />

Osservazione dei tiri dell’artiglieria (archivio C.D.S.)<br />

43


seconda armata, era importantissimo per l’ampia visuale), i quali si<br />

affrettavano a segna<strong>la</strong>rli ai superiori Comandi con tutte le <strong>in</strong>dicazioni, i<br />

grafi ci, i lucidi, le <strong>in</strong>dividuazioni, le carte di prammatica.<br />

Oltre i <strong>la</strong>vori evidentissimi di piazzuole e postazioni <strong>in</strong> luoghi non<br />

defi <strong>la</strong>ti e battibili, che di per sé <strong>in</strong>dicavano uno scopo esclusivamente<br />

offensivo, appariva molto signifi cante, dopo tre anni di guerra, <strong>la</strong> rapida<br />

frascatura delle strade, anche di secondarissima importanza, per le quali<br />

mai il passaggio ed il traffi co erano stati disturbati. Palese ed <strong>in</strong>usitata<br />

era l’attività nemica, ma noi si rimaneva pressoché <strong>in</strong>erti e passivi, tanto<br />

più che dopo <strong>la</strong> battaglia del<strong>la</strong> Ba<strong>in</strong>sizza ord<strong>in</strong>i perentori imponevano<br />

<strong>la</strong> massima economia di munizioni. Valga un esempio per tutti. Nel<br />

Settembre l’osservatorio del Krasj segnalò il tra<strong>in</strong>o di un grosso calibro<br />

sul<strong>la</strong> strada del<strong>la</strong> Chiusa, a tiro, solo per un breve tratto, del<strong>la</strong> 22° Batteria<br />

Assedio (cannoni da 149 G).<br />

Ebbene, l’autorizzazione di operare richiesta gerarchicamente alle più<br />

alte autorità giunse dopo una buona mezza ora. In condizioni di visibilità<br />

diffi cili, e quando il tra<strong>in</strong>o era pressoché fuori portata: del resto<br />

nessuna autonomia godevano i Comandi delle batterie e dei Gruppi,<br />

perché gli ord<strong>in</strong>i di fuoco per i medi calibri dovevano pervenire almeno<br />

dai Raggruppamenti. Ma che si andava avvic<strong>in</strong>ando?<br />

Si sospendeva il nostro nuovo attacco e si <strong>la</strong>sciava prendere l’<strong>in</strong>iziativa<br />

al nemico? Perché? F<strong>in</strong>o quasi agli ultimi di Settembre era radicata e<br />

generale <strong>la</strong> conv<strong>in</strong>zione che noi stessimo organizzando una nuova grande<br />

battaglia: lo testimoniavano mille <strong>in</strong>dizii, fra cui una lunga circo<strong>la</strong>re<br />

Capello, <strong>la</strong> quale, segna<strong>la</strong>ndo gli <strong>in</strong>convenienti <strong>la</strong>mentati e le defi cienze<br />

rive<strong>la</strong>tesi durante <strong>la</strong> battaglia di Agosto, specie nell’impiego dell’artiglieria,<br />

concludeva che le manchevolezze e gli errori non avrebbero<br />

dovuto verifi carsi nel<strong>la</strong> “prossima offensiva”. Obbiettivi Tolm<strong>in</strong>o, col<br />

Vodil, Mrzli, Sleme, Monte Rosso da una parte, <strong>la</strong> testa di ponte di S.<br />

Maria e S. Lucia e i Lom dall’altra. Così tutto l’Isonzo, da Plezzo al mare,<br />

sarebbe stato nostro, il possesso del<strong>la</strong> Ba<strong>in</strong>sizza saldato ai fi anchi,<br />

l’avanzata almeno fi no al Vallone di Chiapovano resa agevole; <strong>la</strong> catena<br />

del Monte Nero avrebbe costituita una <strong>in</strong><strong>in</strong>terrotta, saldissima barriera<br />

protettiva contro ogni velleità di riscossa nemica verso l’Isonzo. Questa,<br />

del resto, era una suprema necessità strategica, dovendosi “tappare”<br />

solidamente quei punti che rappresentavano una fal<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> nostra<br />

cort<strong>in</strong>a difensiva, poiché <strong>la</strong> testa di ponte di Tolm<strong>in</strong>o era una sp<strong>in</strong>a nel<br />

cuore del nostro schieramento, una perpetua immanente m<strong>in</strong>accia. Il<br />

44


Comando Supremo l’aveva compreso, mentre non <strong>in</strong>tuì, non vide che<br />

l’altra fal<strong>la</strong> poteva <strong>apri</strong>rsi a Plezzo.<br />

Per “turare” <strong>la</strong> prima, anche nel<strong>la</strong> battaglia di Agosto, Mrzli, Tolm<strong>in</strong>o,<br />

S. Lucia contarono<br />

fra gli obbiettivi precipui,<br />

a tal segno che<br />

per rendere più agevole<br />

l’azione si tentò di<br />

prosciugare l’Isonzo,<br />

o per lo meno ridurlo<br />

guadabile dim<strong>in</strong>uendo<br />

l’altezza dell’acqua<br />

mercè tre grandi dighe<br />

costruite fra Serpenizza<br />

e Ternova, a monte di<br />

Caporetto.<br />

L’azione non riuscì <strong>in</strong>spiegabilmente<br />

<strong>in</strong> nessun<br />

punto e, poiché si<br />

era sfondato nel<strong>la</strong> zona<br />

del Vodice – Kuk, tutte<br />

le riserve furono <strong>la</strong>nciate<br />

colà. 46<br />

Fu un bene? Oggi abbondano<br />

le critiche sul<br />

modo nel quale fu gui-<br />

data, sullo (…) 47 di <strong>la</strong>sciar<br />

scoperti i fi anchi,<br />

Cordata sul monte Nero (archivio C.D.S.)<br />

ma certo è che allora tutti, anche gli stranieri, osannarono ai generali<br />

che avevano concepita e condotta <strong>la</strong> battaglia; ed è certo pure che<br />

46 L’Autore qui evidentemente commette un <strong>la</strong>psus temporale, scambiando fra loro<br />

l’offensiva di Maggio (X battaglia, con <strong>la</strong> presa del Vodice e Kuk) e quel<strong>la</strong> di Agosto<br />

(XI battaglia, con le dighe sull’Isonzo e il passaggio sul<strong>la</strong> Ba<strong>in</strong>sizza, senza però<br />

conseguire risultati verso Tolm<strong>in</strong>o <strong>in</strong> quanto l’azione portata contro il Mrzli vrh fallì<br />

dopo il primo giorno di combattimenti). (N. d. C.)<br />

47 Frase illeggibile. Probabilmente l’Autore <strong>in</strong>tendeva: sul difetto. O qualcosa di<br />

semanticamente simile. (N. d. C.)<br />

45


il Comando Supremo si prefi ggeva di <strong>in</strong>iziare a brevissima scadenza,<br />

con forze fresche e r<strong>in</strong>sanguate, una seconda poderosa offensiva che ci<br />

portasse a Chiapovano, al S. Gabriele, a Tolm<strong>in</strong>o. Dal<strong>la</strong> commissione<br />

<strong>in</strong>quirente apprendiamo che solo il 18 Settembre il Comando Supremo<br />

abbandonò defi nitivamente ogni idea di ulteriori offensive, <strong>in</strong> contrasto<br />

peraltro col Generale Capello. Noi umilissimi questo ignoravamo e ci<br />

si preparava con lena e con fede al nuovo cimento, tutti. Ma i giorni<br />

scorrevano ed il nemico <strong>in</strong>tensifi cava i suoi <strong>la</strong>vori, i suoi preparativi al<strong>la</strong>rmanti.<br />

A quando <strong>la</strong> sp<strong>in</strong>ta decisiva? Non si avvertiva alcun segno ammonitore.<br />

Tutt’altro. La fi ne di Settembre. Le voci di un attacco nemico<br />

si diffondevano, sempre più prendevano maggior consistenza. Perché?<br />

Oh, gli <strong>in</strong>genui commenti e i semplicisti sussurri! Li <strong>la</strong>sceremo assalire,<br />

li resp<strong>in</strong>geremo, li contrattaccheremo, dovranno domandare grazia. Ma<br />

dove sferreranno l’offensiva? In Conca? Impossibile: a qual pro? Se<br />

pure giungessero fi no a Plezzo, come superare poi <strong>la</strong> Stretta di Saga?<br />

Follia sarebbe, più che eseguire, solo concepire possibile <strong>la</strong> sca<strong>la</strong>ta ai<br />

monti. Forse una dimostrazione, <strong>la</strong> grande battaglia avverrà sul Carso<br />

(anche <strong>in</strong> Maggio gli Austriaci avevano contrattaccato a Flondar), perché<br />

l’Hermada perico<strong>la</strong> ed essi vogliono e devono salvare ad ogni costo<br />

Trieste. A tale <strong>in</strong>tento i tedeschi fornivano agli austriaci qualche aiuto.<br />

Ma poca cosa: <strong>la</strong> Germania non vuol farci <strong>la</strong> guerra sul serio, non ha<br />

<strong>in</strong>teresse.<br />

E poi, forse, al<strong>la</strong> fi n fi ne, anche questa volta attaccheremo noi. Offensiva<br />

loro: voci propa<strong>la</strong>te ad arte per <strong>in</strong>gannare il nemico. Chiacchiere,<br />

queste, previsioni, commenti, congetture fatte a vanvera sulle falsarighe<br />

di certe idee e di certi giudizi che parevano vangelo, tanto erano unanimemente<br />

accettati.<br />

Ma là, nelle alte sfere, dove potevano discutere “cogli elementi sicuri<br />

di giudizio”, con perfetta cognizione di causa, che si pensava? Certi<br />

razioc<strong>in</strong>ii, frutto di <strong>in</strong>veterata abitud<strong>in</strong>e mentale, erano, è sperabile,<br />

banditi e sfatati.<br />

Com<strong>in</strong>cia Ottobre. La battaglia <strong>la</strong>ngue: solo sul contrastato San Gabriele<br />

si combatte e si muore ogni giorno, sul<strong>la</strong> Ba<strong>in</strong>sizza si consolidano e<br />

si rettifi cano le posizioni.<br />

Siamo ormai al<strong>la</strong> seconda decade di Ottobre: dilegua ogni speranza di<br />

una nostra offensiva. Ormai è certo, lo si desume dagli ord<strong>in</strong>i, dalle<br />

istruzioni che com<strong>in</strong>ciano a pervenire, dalle <strong>in</strong>discrezioni “di chi sapeva”,<br />

da un certo nervosismo che trape<strong>la</strong>va da mille segni presso i<br />

46


superiori Comandi.<br />

Gli osservatori, i comandi di l<strong>in</strong>ea erano tempestati di ord<strong>in</strong>i, di raccomandazioni:<br />

i fonogrammi delle “novità” dovevano reiterarsi quasi<br />

ad ogni ora; quanti colpi nemici, quale calibro, quali obbiettivi, quali<br />

danni; <strong>in</strong>dicare quadretto e coord<strong>in</strong>ate delle bocche da fuoco che avevano<br />

sparato, segnali, m<strong>in</strong>imi movimenti…<br />

Dove attaccherà il nemico? In quale punto? Dovunque sia, vi si deve<br />

resistere, non concedere un palmo. Anche <strong>in</strong> Conca il nemico attaccherà<br />

<strong>in</strong> forze, probabilmente per una semplice dimostrazione, ma sarebbe<br />

un irreparabile errore non prepararsi a sostenere un urto poderoso.<br />

Disertori nemici narravano concordi di grandi concentramenti di truppe<br />

e di artiglierie, anche germaniche, <strong>in</strong> punti prossimi al<strong>la</strong> Conca, lo confermavano<br />

i prigionieri catturati nel buon colpo di mano eseguito dagli<br />

arditi sul<strong>la</strong> tr<strong>in</strong>cea di Ravni<strong>la</strong>z .<br />

Baraccamenti sul fronte isont<strong>in</strong>o (archivio C.D.S.)<br />

Nondimeno, si era perplessi ancora, per <strong>in</strong>duzione. Le offensive di<br />

Francia e soprattutto <strong>la</strong> Battaglia di Asiago, che avrebbe potuto essere<br />

gravida di terribili conseguenze, avevano ammonito essere <strong>in</strong>dispen-<br />

47


sabile, per fronteggiare attacchi potenti, lo schieramento <strong>in</strong> profondità.<br />

Invece nessun ord<strong>in</strong>e, nessun accenno che <strong>in</strong>dicasse un tal proposito<br />

del Comando: soprattutto l’artiglieria conservava le sue posizioni prettamente<br />

offensive e non constava che si munissero le posizioni arretrate<br />

con bocche da fuoco. Ma come dubitare più a lungo?<br />

Si segna<strong>la</strong>vano ovunque movimenti <strong>in</strong>tensissimi di uom<strong>in</strong>i, di camions,<br />

di tra<strong>in</strong>i, di quadrupedi per le strade del<strong>la</strong> Kontnika 48 , di Kal, dell’Alto<br />

Isonzo, del<strong>la</strong> Mozenka, sul Rombon.<br />

I fatti precipitarono. Se pure l’attività aerea nemica, almeno <strong>in</strong> Conca,<br />

rimaneva normale e moderata, si andava <strong>in</strong>vece accentuando il fuoco<br />

delle artiglierie nemiche con caratteri di <strong>in</strong>quadramenti ed aggiustamenti,<br />

dal Rombon al Krasij, da parte di nuove batterie che smascheravano<br />

di giorno <strong>in</strong> giorno i loro pezzi. Il 20 il movimento delle retrovie<br />

assunse un carattere impressionante, palese; dietro le frascature del<strong>la</strong><br />

strada si <strong>in</strong>tuiva e si sentiva un passaggio <strong>in</strong><strong>in</strong>terrotto; le artiglierie non<br />

davano più tregua e battevano saltuariamente, tratto per tratto, dalle<br />

prime l<strong>in</strong>ee alle posizioni più arretrate, tutta <strong>la</strong> zona. Da parte nostra,<br />

ord<strong>in</strong>i e contrord<strong>in</strong>i affannosi e cont<strong>in</strong>ui: rafforzare le tr<strong>in</strong>cee, aumentare<br />

i retico<strong>la</strong>ti, raddoppiare le guardie, ammassare munizioni, approntare<br />

viveri di riserva, prendere cautele contro i gas, organizzare mezzi di<br />

trasmissione: eliografi , bandiere a <strong>la</strong>mpo di colore, razzi.<br />

Incertezza, nervosismo generale. Si viveva sotto l’impressione di un<br />

imm<strong>in</strong>ente attacco, coll’<strong>in</strong>cubo impressivo speciale dei giorni che<br />

precedono avvenimenti di grande e misteriosa importanza, si respirava<br />

un’atmosfera satura di elettricità.<br />

48 Koritnika (N.d.C.)<br />

48


ALLA VIGILIA<br />

Un’ora solenne stava per suonare: non era più lecito dubbio veruno; <strong>la</strong><br />

Conca era uno dei punti prescelti dal nemico per sferrare <strong>la</strong> sua seconda<br />

strafe-expedition. Quali obbiettivi: ricacciarci dall’Isonzo? O giungere<br />

fi no alle opime pianure friu<strong>la</strong>ne, doviziose di messi, costel<strong>la</strong>te di depositi<br />

e magazz<strong>in</strong>i ricchi di rifornimenti preziosi <strong>in</strong> viveri e materiale d’ogni<br />

sorta? Come ci apprestavamo a fronteggiare <strong>la</strong> m<strong>in</strong>accia <strong>in</strong>combente?<br />

“Resistere ad ogni costo”.<br />

“L’offensiva nemica deve essere <strong>la</strong> gloria del<strong>la</strong> seconda Armata”.<br />

Così proc<strong>la</strong>mava il Generale Cadorna, e Capello: “Siamo saldi e preparati”.<br />

Posto avanzato (archivio C.D.S.)<br />

“Il sacro suolo del<strong>la</strong> Patria non sarà calpestato dal nemico”, così assicuravano<br />

i Gen. Cadorna e Giard<strong>in</strong>o. Per far fronte vittoriosamente<br />

all’assalto con ogni cura preord<strong>in</strong>ato dall’avversario, <strong>la</strong> preparazione,<br />

l’organizzazione nostra avrebbero dovuto rivestire un doppio carattere:<br />

morale e militare.<br />

Ho già detto <strong>in</strong> tesi generale quanto depresso fosse <strong>in</strong> ogni luogo lo<br />

spirito del soldato e scrittori e giornalisti e gli stessi <strong>in</strong>quirenti del<strong>la</strong><br />

49


Commissione hanno <strong>la</strong>rgamente discusse e prospettate le cause <strong>in</strong>time<br />

e complesse.<br />

Nel<strong>la</strong> zona del IV° Corpo, per un cumulo di fattori diversi ma convergenti<br />

al medesimo effetto deleterio, <strong>la</strong> situazione “morale” era triste e<br />

preoccupante, né dal Comando <strong>in</strong> nessuna maniera si era ovviato.<br />

Il servizio di propaganda non esisteva affatto, o, per lo meno, così imperfetto<br />

e rudimentale che l’effi cacia ne era nul<strong>la</strong>. Ed <strong>in</strong> qual guisa far<br />

comprendere al soldato gli immani pericoli che potevano <strong>in</strong>combere al<br />

Paese e ai cittad<strong>in</strong>i tutti, qualora opponessero nessuna o debole resistenza<br />

come loro si suggeriva di fare abbac<strong>in</strong>andoli col miraggio suadente<br />

del<strong>la</strong> fi ne immediata del<strong>la</strong> guerra?<br />

Forse qualche opuscolo dalle retoriche bolse e dalle frasi stereotipate?<br />

Il nemico, per contro, aveva <strong>in</strong>tensifi cato <strong>la</strong> sua propaganda fraternizzatrice,<br />

non più coi foglietti dall’italiano barbaro e dal contenuto idiota,<br />

ma con citazioni di fatti e di cifre che impressionavano necessariamente<br />

l’anima primitiva del soldato. Ed <strong>in</strong>vece di cercar di dimostrarne <strong>la</strong><br />

falsità e <strong>la</strong> perfi dia, si m<strong>in</strong>acciava e si puniva qualunque raccogliesse o<br />

detenesse simili vo<strong>la</strong>nt<strong>in</strong>i.<br />

Il 23 sera il nemico <strong>la</strong>nciò numerosi palloni colmi di manifesti riproducenti<br />

<strong>la</strong> nota del Papa (era stato vietato l’<strong>in</strong>vio dei giornali che <strong>la</strong><br />

riportavano), notizie sui fatti di Tor<strong>in</strong>o, articoli tolti dall’Avanti!, bollett<strong>in</strong>i<br />

di guerra <strong>in</strong> Francia, gli eventi di Russia, statistiche dei siluramenti<br />

di piroscafi , pretesi tumulti <strong>in</strong> città e paesi d’Italia per fame, fotografi e<br />

di prigionieri italiani <strong>in</strong> Austria ben pasciuti e sorridenti, oltre le solite<br />

lus<strong>in</strong>ghe commiste a m<strong>in</strong>acce, specie riguardo gli effetti terribili di certi<br />

gas. In condizioni normali tutta questa letteratura non avrebbe scalfi te<br />

le resistenze del fante, cui ben nota era <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>fede astuta del nemico;<br />

ma ora esso versava <strong>in</strong> uno stato d’animo così esasperante e sfi duciato<br />

che tutto nuoceva.<br />

Il rigore discipl<strong>in</strong>are formalistico imperante nel IV° Corpo era <strong>in</strong>concepibile,<br />

il vieto spirito di caserma al<strong>la</strong> teutonica portato <strong>in</strong> prima l<strong>in</strong>ea a<br />

vessare uom<strong>in</strong>i che da 3 anni combattevano e soffrivano. Mai, <strong>in</strong> nessun<br />

altro settore avevo riscontrato tanto rigore caporalesco, a defi nire<br />

il quale servirebbe assai bene una paro<strong>la</strong> del gergo di guerra, molto<br />

espressivo ma, ahimé, poco par<strong>la</strong>mentare. Chi ignora che gli uffi ciali,<br />

per ottenere il permesso di recarsi a… Caporetto, dovevano rivolgersi<br />

per via gerarchica al Comando di Corpo d’Armata e che un ukase del<br />

Corpo di S. M. <strong>in</strong>ibiva, anche a quelli <strong>in</strong> transito per servizio, di per-<br />

50


nottarvi? Arresti e prigione fi occavano per un nonnul<strong>la</strong>; sottogo<strong>la</strong> non<br />

abbassati, carretto al trotto, capelli non rasati, saluti non d’ord<strong>in</strong>anza,<br />

cani non permessi, ecc. Se ne traeva <strong>la</strong> prova ascoltando i crocchi di<br />

soldati, afferrando qua e là poche parole, qualche allusione sa<strong>la</strong>ce, qualche<br />

frase scherzosa, qualche imprecazione mentre essi erano <strong>in</strong> marcia<br />

ovvero <strong>in</strong>tenti a <strong>la</strong>vorare oppure riuniti sotto le tende e nelle baracche,<br />

ugualmente assistendo (e peggio ancora) alle discussioni aspre e non<br />

sempre serene che avvenivano nel<strong>la</strong> mensa degli uffi ciali e che tradivano,<br />

tutte, un sentimento universale di sdegno e di irritazione: suonavano<br />

acre accusa sul<strong>la</strong> condotta del<strong>la</strong> guerra, <strong>la</strong>mentele per il trattamento<br />

<strong>in</strong>fl itto agli uffi ciali di reggimento, <strong>in</strong>dignazione contro i favoritismi e<br />

gli imboscamenti, sfi ducia sull’esito fi nale del<strong>la</strong> guerra.<br />

L’abitato di Creda sede del comando del IV C.A. (archivio C.D.S.)<br />

Vi partecipavano uffi ciali di ogni grado e i superiori non erano quasi<br />

mai fra i critici benigni e gli ottimisti, mentre era notorio per mille<br />

esempi che molti fra quelli imprecanti contro gli imboscati e i protetti<br />

brigavano con ogni mezzo più o meno subdolo per trovare anch’essi un<br />

comodo postic<strong>in</strong>o.<br />

Notai soprattutto che fra i soldati e gli uffi ciali gli elementi più depressi<br />

e deprimenti, i critici più accalorati, i “piagnoni” più <strong>la</strong>crimosi erano<br />

51


quelli per un modo o per l’altro “disboscati”, gli uffi ciali coatti dei corsi<br />

obbligatori, giunti al fronte a fi ne Luglio; sicché essi, anche compiendo<br />

rigidamente il loro dovere, non potevano portare alcun soffi o di idealità,<br />

così necessario per reggere al<strong>la</strong> vita di stenti e di pericoli cui si era condannati<br />

e non potevano esercitare sul<strong>la</strong> massa dei soldati stanchi quello<br />

spirito animatore e trasc<strong>in</strong>atore che aveva caratterizzato l’uffi cialità dei<br />

primordi del<strong>la</strong> guerra.<br />

Infi ne, sempre nell’ambito del IV° Corpo, <strong>in</strong> alcune zone come <strong>la</strong> Conca<br />

di Plezzo <strong>la</strong> stagnante <strong>in</strong>azione sfi brava <strong>la</strong> compag<strong>in</strong>e del<strong>la</strong> truppa,<br />

scemandone <strong>la</strong> combattività e lo spirito aggressivo; mentre altrove,<br />

come sul Mrzli, lo stillicidio cont<strong>in</strong>uo delle perdite, il conv<strong>in</strong>cimento<br />

radicatosi, per tanti <strong>in</strong>successi, del<strong>la</strong> <strong>in</strong>espugnabilità delle posizioni<br />

avversarie e del<strong>la</strong> precarietà delle nostre, più basse e più deboli, rendevano<br />

i soldati nervosi e malcerti, specie quando, come accadde al<strong>la</strong><br />

Brigata Caltanissetta, da mesi non riceveva il cambio!<br />

Tutto ciò rientra nel quadro del<strong>la</strong> preparazione “morale”, che può<br />

proc<strong>la</strong>marsi trascurata, specie se contrapposta ai molteplici fattori<br />

dissolventi del<strong>la</strong> coesione dell’esercito, che veniva a trovarsi m<strong>in</strong>ato da<br />

agenti disgregatori che operavano all’esterno e fi no <strong>in</strong> esso medesimo.<br />

Defi ciente era pure <strong>la</strong> preparazione tattica e strategica. Intendiamoci. Se<br />

fosse stato umanamente e materialmente possibile non ripiegare di un<br />

pollice, non perdere nemmeno <strong>la</strong> primissima l<strong>in</strong>ea o tutt’al più rioccupar<strong>la</strong><br />

subito, <strong>la</strong> preparazione (è presumibile) sarebbe stata suffi ciente.<br />

Mancò <strong>in</strong> modo irreparabile lo schieramento <strong>in</strong> profondità, sia per <strong>la</strong><br />

fanteria sia per l’artiglieria; da mille segni, dagli ord<strong>in</strong>i dati ed attuati<br />

appare <strong>la</strong>mpante come il Comando facesse fi danza sull’<strong>in</strong>espugnabilità<br />

delle posizioni montane! Attribuiva forse al nemico il suo medesimo<br />

sistema come l’unico attuabile, l’attacco frontale? Credette che, tenute<br />

saldamente le cime, gli austriaci non avrebbero potuto procedere <strong>in</strong><br />

piano, per le valli, senza <strong>in</strong>tuire così <strong>la</strong> possibilità di una avanzata per<br />

<strong>in</strong>fi ltrazione, come lo stesso Conrad aveva tentato nel Maggio 1916 49<br />

nel Trent<strong>in</strong>o e come Von Hutier 50 aveva con superbo successo effettua-<br />

49 Nel testo, per un evidente <strong>la</strong>psus, è riportato il 1917. (N. d. C.)<br />

50 Oskar Von Hutier, condottiero germanico <strong>la</strong> cui celebrità si ricollega<br />

partico<strong>la</strong>rmente al<strong>la</strong> manovra di <strong>in</strong>fi ltrazione – aggiramento con cui, il 1 Settembre<br />

1917, i Tedeschi pervennero al<strong>la</strong> conquista del<strong>la</strong> città di Riga; <strong>la</strong> battaglia è spesso<br />

ricordata quale anticipazione tattica del<strong>la</strong> manovra poi adottata a Caporetto. (N. d. C.)<br />

52


to a Riga contro i Russi? Pensava, come De Segur quando giustifi ca<br />

Napoleone per l’impresa di Russia, che l’esempio del passato non può<br />

servire, <strong>in</strong> un mondo <strong>in</strong> cui non si trovano mai due uom<strong>in</strong>i, due cose,<br />

due situazioni perfettamente simili?<br />

In realtà Von Below adottò appieno Hutier!<br />

Oggi, dal<strong>la</strong> Re<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> Commissione d’<strong>in</strong>chiesta, si apprende che<br />

al IV° Corpo d’Armata erano state concesse tre Brigate, di cui una su<br />

tre Reggimenti (Foggia, Potenza, Massa Carrara), e il Raggruppamento<br />

Alp<strong>in</strong>i del Colonnello Sapienza, che dovevano essere dislocati ed impiegati<br />

convenientemente per i contrattacchi e per guarnire le seconde<br />

l<strong>in</strong>ee montane, e che <strong>in</strong>vece, per sciagurati gravissimi equivoci, l’impiego<br />

ne risultò tardivo, erroneo, <strong>in</strong>effi cace. Resta nondimeno fermo<br />

che queste truppe, il cui compito era abilmente concepito, giunsero<br />

nel<strong>la</strong> zona di Caporetto e di Bergogna, molto affaticate e del tutto ignare<br />

del<strong>la</strong> località, il 23 – 24, e cioè nell’imm<strong>in</strong>enza del<strong>la</strong> lotta o a battaglia<br />

già <strong>in</strong>gaggiata.<br />

Dovettero dislocare <strong>in</strong> luoghi non troppo battuti, a portata di mano,<br />

mentre i r<strong>in</strong>forzi giunti due o tre giorni prima erano stati concentrati ed<br />

ammassati sul<strong>la</strong> prima l<strong>in</strong>ea montana od immediatamente retro ad essa,<br />

il che tradiva il conv<strong>in</strong>cimento dei Comandi che <strong>la</strong> l<strong>in</strong>ea di resistenza,<br />

per <strong>la</strong> sua confi gurazione naturale, sussidiata dai <strong>la</strong>vori eseguiti, fosse<br />

<strong>in</strong> grado di resistere a qualunque attacco, per quanto deciso, ed uno<br />

sfondamento nel<strong>la</strong> valle, con successivo di<strong>la</strong>gare, impossibile.<br />

Soprattutto, non furono guarnite le seconde l<strong>in</strong>ee di artiglieria; tutte<br />

uguali, anche i r<strong>in</strong>forzi verso le prime.<br />

In merito a ciò <strong>la</strong> Commissione ha riconosciuto che al<strong>la</strong> estrema a<strong>la</strong><br />

s<strong>in</strong>istra del<strong>la</strong> seconda Armata (Plezzo) lo schieramento di artiglieria era<br />

esiguo e per nul<strong>la</strong> profondo, il che, <strong>in</strong> complesso, secondo gli <strong>in</strong>quirenti,<br />

va attribuito ai dissensi sorti fra i Gen. Cadorna e Capello, il quale<br />

voleva, contro il parere del Comandante Supremo, <strong>la</strong>nciare un’offensiva<br />

dal<strong>la</strong> Ba<strong>in</strong>sizza contro il nemico sboccante da Tolm<strong>in</strong>o. È peraltro<br />

erroneo esagerare l’importanza di questo dissenso: vi fu senza dubbio<br />

divario di op<strong>in</strong>ioni fra i due circa <strong>la</strong> tattica da seguirsi.<br />

Il Capello ottemperò gli ord<strong>in</strong>i superiori forse con eccessivo ritardo, ma<br />

attorno a queste discordie fra Cadorna e Capello si va ricamando una<br />

vera leggenda, <strong>in</strong> cui fanno capol<strong>in</strong>o le op<strong>in</strong>ioni religiose e politiche e si<br />

vorrebbe paragonar<strong>la</strong> ai dissensi che così funestamente divisero nel ’66<br />

53


Lamarmora, Ciald<strong>in</strong>i e Del<strong>la</strong> Rocca, Persano, Alb<strong>in</strong>i e Vacca.<br />

In realtà sullo Stol, sullo Starjski, sul Matajur, pur ricchi di difese, non<br />

si trovò né un uomo né un pezzo. Se le truppe si fossero ritirate ord<strong>in</strong>atamente<br />

e combattendo, come il Gen. Arrighi aveva ord<strong>in</strong>ato al<strong>la</strong> 50°<br />

Divisione, avrebbero potuto fermarsi sulle l<strong>in</strong>ee di resistenza di armata,<br />

r<strong>in</strong>saldarsi e far fronte, <strong>in</strong> attesa delle riserve che dovevano accorrere<br />

<strong>in</strong> loro aiuto. 51<br />

Ma <strong>in</strong> effetto le truppe che pure avevano reparti <strong>in</strong> effi cienza si ritirarono<br />

tumultuariamente e senza i necessari contatti coi Comandi, giunsero<br />

nelle nuove posizioni frammischiandosi agli sbandati senza armi, nonché<br />

ai carriaggi <strong>in</strong>gombranti <strong>in</strong> gran copia; e non vi si trovarono né fanterie<br />

fresche a coadiuvarle, né bocche da fuoco a sostenerle. Questo fu<br />

l’errore massimo, precipuo, che disorganizzò completamente <strong>la</strong> difesa<br />

e disanimò del tutto le truppe ancora combattenti, non potendosi presumere<br />

che, senza il presidio morale ed effettivo dell’artiglieria, i fanti<br />

possano da soli ed a lungo resistere, specie se, come <strong>in</strong> realtà successe,<br />

decimati dalle lotte sostenute, stremati dal<strong>la</strong> fatica del<strong>la</strong> ritirata stessa,<br />

disanimati dallo spettacolo di sfacelo che si svolgeva sotto i loro occhi;<br />

ed una parte, anzi, follemente demoralizzata, senz’armi, ed <strong>in</strong> piena<br />

fuga contro il nemico <strong>in</strong>calzante ed imbaldanzito dal primo, facile e<br />

poco cruento successo. Artiglierie sulle seconde l<strong>in</strong>ee non furono piazzate<br />

<strong>in</strong> precedenza al<strong>la</strong> battaglia; non vi si poterono nemmeno portare<br />

quelle campali e da montagna, perché sommerse, <strong>in</strong>goiate (sono le parole<br />

adatte) dalle ondate nemiche avanzantesi con grande celerità, dopo<br />

travolta totalmente e rapidamente <strong>la</strong> serie di difese del<strong>la</strong> prima l<strong>in</strong>ea.<br />

Con questa tutte le bocche da fuoco del settore cadevano <strong>in</strong> possesso del<br />

nemico, anche e nonostante l’ost<strong>in</strong>ata difesa degli artiglieri e, se taluno<br />

se ne stupisce, ricordi che tutte erano <strong>in</strong> posizione avanzata, offensiva,<br />

pers<strong>in</strong>o a pochi metri dalle tr<strong>in</strong>cee di approccio!<br />

Furono, è vero, <strong>in</strong>viate artiglierie verso lo Stol, ma tardivamente,<br />

quando il monte era caduto o stava per cadere, e le strade siffattamente<br />

<strong>in</strong>gombre da renderne impossibile il tra<strong>in</strong>o!<br />

Ho con questo forse anticipato <strong>la</strong> descrizione degli avvenimenti, ma era<br />

51 È stato mosso appunto al Gen. Arrighi di aver ord<strong>in</strong>ato troppo presto <strong>la</strong> ritirata<br />

sullo Stol, perché si doveva dar tempo di organizzarne <strong>la</strong> difesa; ma, a parer mio,<br />

esso doveva essere guarnito di fanterie e di artiglierie prima del 24 e non nel<strong>la</strong> notte<br />

del 25. Era comunque troppo tardi! (N. d. A.)<br />

54


necessario per dimostrare come <strong>la</strong> preparazione militare fu difettosa;<br />

quantunque il Gen. Cadorna all’On. Gasparotto, quando già eravamo<br />

al PIAVE, dicesse che il Comando non era imputabile di alcuna colpa<br />

perché militarmente <strong>la</strong> difesa era completa e l’organizzazione studiata e<br />

portata a compimento fi no ai m<strong>in</strong>imi partico<strong>la</strong>ri. E allora, se il Comando<br />

Supremo aveva predisposto e preveduto, furono il Comando dell’Armata<br />

e quello del Corpo d’Armata che non seppero congruamente<br />

dislocare ed utilizzare i r<strong>in</strong>forzi ricevuti. Se poi questi di per sé non<br />

erano bastanti, ciò fu imputabile soprattutto ad un errore di calcolo circa<br />

<strong>la</strong> capacità di offesa del nemico e <strong>la</strong> capacità di resistenza dei nostri<br />

reparti, che si presumeva accanita mentre <strong>in</strong> fatto ed <strong>in</strong> massima non<br />

lo fu; perché, comunque si voglia sostenere il contrario, se non proprio<br />

uno sciopero militare generalmente voluto, vi fu un cataclisma psichico,<br />

<strong>in</strong> qualche punto una defezione premeditata e, da parte di molti reparti,<br />

debolissima resistenza. La Commissione a tal proposito non è riuscita<br />

a dare spiegazioni esaurienti, limitandosi a constatare il carattere quasi<br />

miracoloso dell’audacia e del trionfo nemico, a par<strong>la</strong>re di cause fortuite<br />

e meramente accidentali che lo favorirono, ma con ciò non si spiega che<br />

il crollo fulm<strong>in</strong>eo delle prime l<strong>in</strong>ee a Plezzo e a Tolm<strong>in</strong>o.<br />

Torniamo ai fatti. Quali furono i r<strong>in</strong>forzi? Premesso che vennero tutti<br />

<strong>in</strong>viati negli ultimissimi giorni, per non dire nelle ultime ore, l’artiglieria<br />

fu aumentata: 3 batterie autocampali a Saga, più una di cannoni<br />

da 149 G (<strong>la</strong> 301) su 9 pezzi, <strong>la</strong> quale, sul settore di P<strong>la</strong>va, ebbe il<br />

18 l’ord<strong>in</strong>e di portarsi a Jama P<strong>la</strong>n<strong>in</strong>a, cioè a 1500 metri sul livello<br />

del mare. Un assurdo. Venne, <strong>in</strong>fatti, <strong>la</strong> batteria; o, per meglio dire, si<br />

pose <strong>in</strong> camm<strong>in</strong>o, ma fu agevole conv<strong>in</strong>cersi come fosse impresa ardua,<br />

se non vana, poiché per il tra<strong>in</strong>o di ogni s<strong>in</strong>golo pezzo da Ternova a<br />

Jama, per <strong>la</strong> strada che altro non era se non una <strong>la</strong>rga mu<strong>la</strong>ttiera al<strong>la</strong><br />

meglio riattata, occorrevano 200 uom<strong>in</strong>i e tre giorni almeno! I soldati<br />

difettavano e s’<strong>in</strong>iziò qu<strong>in</strong>di il tra<strong>in</strong>o di due soli pezzi, con bersaglieri<br />

di una brigata di marcia accantonati a Kuntri (Serpenizza); fi nché, compreso<br />

l’errore, il tra<strong>in</strong>o fu sospeso e un pezzo ricondotto a Ternova per<br />

portarsi cogli altri a Saga, ove giunsero tutti il 23 e dove si piazzarono<br />

<strong>in</strong> un prato scoperto, facendo fuoco fi no a sera, quando giunse l’ord<strong>in</strong>e<br />

di farli saltare; ord<strong>in</strong>e <strong>in</strong>eseguibile perché il prato era tutto <strong>in</strong>vaso dai<br />

fuggiaschi e ne sarebbe derivato un macello. 52<br />

52 A quanto riferisce il Pirazzoli, anche nel<strong>la</strong> zona del Mrzli si <strong>in</strong>sistette nell’<strong>in</strong>viare<br />

55


Sul<strong>la</strong> strada di Jama P<strong>la</strong>n<strong>in</strong>a giaceva <strong>in</strong>tanto <strong>in</strong>operoso il 9° pezzo<br />

abbandonato! Al<strong>la</strong> 219° Batteria (obici da 149 G) pure il 23 sera fu<br />

mandato il suo quarto pezzo, che da tempo trovavasi al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> di<br />

Gemona, ma non poté sparare nemmeno un colpo perché per <strong>la</strong> nebbia<br />

non si poterono eseguire le operazioni di parallelismo.<br />

E nemmeno il primo sparò, perché, spostato all’ultimo momento per<br />

battere il Vrsic, niuno diede ord<strong>in</strong>i <strong>in</strong> merito. Piccole cose, ma che<br />

denotano <strong>la</strong> precipitazione e il disorientamento dei Comandi Superiori.<br />

Per <strong>la</strong> fanteria più numerosi furono i r<strong>in</strong>forzi: giunsero parecchi<br />

battaglioni Alp<strong>in</strong>i del Raggr. Sapienza, fra cui ricordo il Mondovì, il<br />

Serpenizza e il monte Polounik (archivio C.D.S.)<br />

Bicocca, il Ceva, il Val Leogra, il Val Stura per <strong>la</strong> difesa del Rombon,<br />

da scaglionarsi anche sul Kan<strong>in</strong> e sui Baba, nonché sul<strong>la</strong> l<strong>in</strong>ea Polounik<br />

– Krasji, mentre <strong>in</strong>vece, però, i bersaglieri da lungo tempo a Serpenizza<br />

fi no all’ultimo batterie <strong>in</strong> posizioni avanzatissime, poiché ne <strong>in</strong>contrò una da 149<br />

diretta oltre SELISCE! (N. d. A.)<br />

56


furono mandati verso Tolm<strong>in</strong>o. 53<br />

L’88° fanteria fu tutto concentrato <strong>in</strong> Conca, <strong>in</strong>viandosi il 3° Battaglione,<br />

che presidiava <strong>la</strong> cosiddetta prima l<strong>in</strong>ea da Jama al Vallone di Goito,<br />

di r<strong>in</strong>calzo al 2° (S<strong>la</strong>tenik) e cedendo il settore al Battaglione Alp<strong>in</strong>i<br />

Mondovì del Gruppo Pugnani arrivato dal Trent<strong>in</strong>o.<br />

Questi movimenti si effettuavano il 21, 22, 23 Ottobre e portavano come<br />

conseguenza cambi nei Comandi, creazione qu<strong>in</strong>di di nuovi settori, ecc.<br />

Così quello di Jama P<strong>la</strong>n<strong>in</strong>a, fi no ad allora comandato dal Magg. Ruggiero<br />

del 141° Gruppo Assedio, conoscitore profondo ed esperto dei<br />

luoghi e del<strong>la</strong> difesa, passò al Ten. Col. Palumbo degli Alp<strong>in</strong>i, affatto<br />

nuovo dei luoghi e, forse, anche del<strong>la</strong> guerra perché lo dicevano proveniente<br />

dal<strong>la</strong> zona territoriale. Ciò al<strong>la</strong> vigilia del<strong>la</strong> battaglia, quando si<br />

apprendeva da fonte certissima che due uffi ciali austriaci di nazionalità<br />

italiana o boema o rumena 54 , passati a noi, avevano sve<strong>la</strong>to il piano<br />

nemico <strong>in</strong> tutti i suoi dettagli, come portati dall’ord<strong>in</strong>e di operazione,<br />

sicché erano noti giorni, ora, luogo, modalità dell’attacco. Tali <strong>in</strong>formazioni<br />

furono poi provate vere, ma comunque l’attendibilità del<strong>la</strong> voce<br />

era confermata dal fatto che fonogrammi <strong>in</strong>sistenti ed istruzioni partico<strong>la</strong>reggiate<br />

avvertivano che il bombardamento avrebbe avuto <strong>in</strong>izio<br />

alle due antimeridiane del giorno 23, con <strong>la</strong>rgo impiego di gas venefi ci<br />

di ogni sorta e all’uopo s’impartivano norme m<strong>in</strong>uziose di precauzione,<br />

con una pubblicità forse eccessiva perché <strong>in</strong>timoriva, impressionava i<br />

soldati circa <strong>la</strong> terribile effi cacia di tali gas. Era assodato che dei settori<br />

53 Erano preannunciate due o tre brigate di fanteria; <strong>la</strong> notte sul 25 vidi risalire<br />

lo Stol da Bergogna un reggimento di Bersaglieri ed anche un Battaglione del<strong>la</strong><br />

Potenza. Già al matt<strong>in</strong>o del 25 a Bergogna si trovavano dispersi molti fanti del<strong>la</strong><br />

brigata Foggia. Un uffi ciale di questa mi disse che le sue truppe erano state travolte<br />

nel<strong>la</strong> fuga senza poter combattere; un altro, di un battaglione complementare di<br />

Alp<strong>in</strong>i, che, <strong>in</strong>viati verso <strong>la</strong> Val Uccea, l’avevano trovata occupata già dal nemico.<br />

(N. d. A.)<br />

54 L’autore fa riferimento alle notizie assunte dagli <strong>in</strong>terrogatori, rispettivamente,<br />

di un aspirante cadetto dalmata del III/25° Sch. catturato ai primi di ottobre sul<strong>la</strong><br />

Ba<strong>in</strong>sizza (Comando 2ª Armata – servizio <strong>in</strong>formazioni Bollett<strong>in</strong>o n. 2403 dd. 18<br />

ottobre 1917), di due disertori boemi appartenenti al II/18° fanteria che si erano<br />

presentati davanti alle l<strong>in</strong>ee italiane sul Mrzli nei giorni 19 e 20 ottobre e di due<br />

tenenti romeni del IV/37° fanteria che si erano presentati davanti alle l<strong>in</strong>ee del Vodil<br />

<strong>la</strong> matt<strong>in</strong>a del 21 ottobre (Comando 2ª Armata – servizio <strong>in</strong>formazioni Bollett<strong>in</strong>o n.<br />

2418 dd. 21 ottobre 1917). (N. d. C.)<br />

57


più bersagliati sarebbe stato il Vallone dei C<strong>apri</strong>oli, dove il nemico<br />

<strong>in</strong>tendeva fare irruzione. Cognito <strong>in</strong> tal guisa fi no agli ultimi partico<strong>la</strong>ri<br />

il piano nemico, riesce s<strong>in</strong>tomatico ed <strong>in</strong>comprensibile un episodio cui<br />

furono testimoni tutti gli uffi ciali di Jama P<strong>la</strong>n<strong>in</strong>a (artiglieria, alp<strong>in</strong>i,<br />

zappatori del Genio). La sera del 22 il Ten. Col. Palumbo riuniva al<strong>la</strong><br />

mensa del comando tutti gli uffi ciali, per leggere, a scanso di responsabilità<br />

(come egli disse), una circo<strong>la</strong>re <strong>in</strong> cui era detto che essa deve<br />

venir distrutta dopo <strong>la</strong> ricezione e <strong>la</strong> lettura, nel<strong>la</strong> quale si impartivano<br />

gli ord<strong>in</strong>i a dislocare i battaglioni Alp<strong>in</strong>i, si istituivano i nuovi Comandi<br />

di Settore e si dava formale <strong>in</strong>carico al predetto Col. Palumbo di recarsi<br />

al<strong>la</strong> matt<strong>in</strong>a del 24 al Vallone dei C<strong>apri</strong>oli per ivi <strong>in</strong>contrare un uffi ciale<br />

delegato del<strong>la</strong> 43° divisione (al Vallone <strong>la</strong> 43° si saldava col<strong>la</strong> 50°), per<br />

studiare <strong>in</strong>sieme <strong>la</strong> defi cienza nel<strong>la</strong> difesa <strong>in</strong> quel punto delicato, già<br />

defi nito il tallone di Achille del<strong>la</strong> l<strong>in</strong>ea, avvisando i mezzi di sopperirvi<br />

e riferire per <strong>la</strong> matt<strong>in</strong>a del 26 le misure opportune di rafforzamento.<br />

Ricordo con precisione le date perché impressionarono gli astanti; ma<br />

poi, per <strong>la</strong> sicura fede che tutti nutrivano nel successo del<strong>la</strong> lotta che si<br />

stava per <strong>in</strong>gaggiare, ognuno andò sereno al proprio posto.<br />

Tra<strong>in</strong>o di artiglierie <strong>in</strong> montagna, cartol<strong>in</strong>a illustrata di Giulio Aristide Sartorio.<br />

58


Forze contrapposte dal Rombon al mare (U.S.S.M.E.)


Ricoveri sul Monte Cuc<strong>la</strong> (archivio C.D.S.)<br />

60


LA BATTAGLIA<br />

La notte del 23, 55 tutti coi nervi tesi e l’anima vibrante, si era ai pezzi,<br />

pronti ad <strong>in</strong>iziare istantaneamente il fuoco di contro batteria. Scoccarono<br />

le due, ma non un solo colpo si udì: l’attacco era r<strong>in</strong>viato. La<br />

notte di poi, rugiadosa, piovigg<strong>in</strong>osa, di nuovo ai pezzi: allo scoccare<br />

preciso delle due le batterie nemiche <strong>apri</strong>rono il fuoco; fuoco violento,<br />

formidabile, <strong>in</strong><strong>in</strong>terrotto, di piccoli, medi, grossi calibri, cui i nostri<br />

rispondevano con pari vigore.<br />

Frequenti le granate a gas, dei quali a Jama, data l’altitud<strong>in</strong>e, l’effetto<br />

era m<strong>in</strong>imo; sicché, quando verso le 5 e mezzo il tiro nemico andò<br />

rallentando s<strong>in</strong>o quasi a tacere, un senso di sollievo, di sicurezza conquise<br />

tutti noi, rallegrati dalle notizie pervenute, che dovunque i danni<br />

del bombardamento erano stati poco gravi, conv<strong>in</strong>ti di avere ridotto al<br />

silenzio il nemico o, quanto meno, di averlo persuaso dell’<strong>in</strong>anità di<br />

un attacco <strong>in</strong> un settore ove le formidabili difese naturali erano munite<br />

di possenti mezzi e presidiate da uom<strong>in</strong>i saldi nelle decise volontà di<br />

reagire e di v<strong>in</strong>cere!<br />

Ahimé! Erano tutti giudizi avventati, speranze <strong>in</strong>fondate.<br />

Alle sei e mezzo il fuoco era ripreso con maggiore impeto da cent<strong>in</strong>aia<br />

di pezzi di ogni calibro che sparavano senza tregua con copiosissimo<br />

impiego di proiettili tossici. Una nebbia impenetrabile, commista ora<br />

a pioggia ora a nevischio, accecava totalmente gli osservatori e i tiri,<br />

privi di correzione, erano fatti so<strong>la</strong>mente sulle l<strong>in</strong>ee nemiche, sulle vie<br />

di accesso e di approccio, sulle batterie già note, <strong>in</strong> base ai vecchi tiri di<br />

aggiustamento (fatti sempre con grande parsimonia), mentre numerosissime<br />

erano quelle smascheratesi quel giorno e qu<strong>in</strong>di non <strong>in</strong>dividuate<br />

nemmeno approssimativamente. Oltre a ciò, era persuasione generale<br />

anche dei Comandi (il che contrasta col fatto che il piano era noto<br />

ad essi), che il bombardamento sarebbe durato a lungo prima che <strong>la</strong><br />

fanteria si decidesse a scattare, come era uso nelle offensive nostre e<br />

degli Alleati, e perciò era stato ord<strong>in</strong>ato di economizzare le munizioni<br />

durante il tiro distruttivo, perché, mentre nel<strong>la</strong> notte il nostro fuoco era<br />

stato <strong>in</strong>tensissimo, al<strong>la</strong> ripresa del matt<strong>in</strong>o fu prescritto di battere le<br />

posizioni nemiche a cadenza molto lunga. La 22° e <strong>la</strong> 219° Batteria<br />

d’assedio ebbero ord<strong>in</strong>e di sparare un colpo ogni dieci e perfi no ogni<br />

55 L’Autore si riferisce al<strong>la</strong> notte fra il 22 e il 23 Ottobre. (N. d. C.)<br />

61


15 m<strong>in</strong>uti, <strong>la</strong> sezione di 75 rigidi un colpo ogni 22 m<strong>in</strong>uti: fu così che<br />

rimasero al nemico circa 3000 proietti da 75!<br />

Ciò mentre <strong>la</strong> lotta <strong>in</strong>furiava <strong>in</strong> Conca ed il nemico avanzava.<br />

Ma chi impartiva ord<strong>in</strong>i? Ove erano i Comandi diretti? Era venuto<br />

meno qualunque contatto volessimo coi Comandi, nonostante gli sforzi<br />

cont<strong>in</strong>ui ed eroici dei guardafi li. Gli osservatori nul<strong>la</strong> riuscivano a<br />

discernere per <strong>la</strong> nebbia sempre fi ttissima, tanto che alle 12 non si sparava<br />

ancora sulle posizioni nemiche di partenza (Ravni<strong>la</strong>z, Ravelnik,<br />

Kall, etc.), mentre già alle 11 Plezzo era caduta e Dvor e Na Redelje<br />

m<strong>in</strong>acciate! In Conca, sul Rombon, le difese erano state travolte: alle 9<br />

o poco prima il nemico, balzato fuori dalle sue tr<strong>in</strong>cee, aveva occupato<br />

le nostre posizioni di prima l<strong>in</strong>ea.<br />

Nelle vie di Plezzo (archivio C.D.S.)<br />

Come lottarono i difensori non vidi, non posso giudicare. Fu detto che<br />

<strong>la</strong> tempesta delle granate aveva livel<strong>la</strong>te le tr<strong>in</strong>cee e distrutti i ricoveri,<br />

che i gas avvelenarono, uccidevano senza possibilità di proteggersi per<br />

l’<strong>in</strong>suffi cienza delle maschere allora <strong>in</strong> uso.<br />

Onore, qu<strong>in</strong>di, gloria qu<strong>in</strong>di ai bravi dell’88° fanteria che, sotto <strong>la</strong> medesima<br />

tempesta di granate, attossicati dalle medesime onde venefi che,<br />

resistevano magnifi camente perfi no sul<strong>la</strong> destra S<strong>la</strong>tenik, passando al<br />

62


contro attacco e, ritirandosi solo quando <strong>la</strong> caduta di Plezzo scopriva il<br />

fi anco, pur arretrando lentamente e ord<strong>in</strong>atamente, cont<strong>in</strong>uarono a combattere<br />

sul Polounik e<br />

sullo Stol, prodigandosi<br />

con stoico sacrifi cio<br />

fi no al<strong>la</strong> quasi totale<br />

distruzione. 56<br />

Noi tutto questo ignoravamo,<br />

ché, anzi, verso<br />

mezzodì un effi mero<br />

squarcio nel<strong>la</strong> nebbia<br />

<strong>la</strong>sciò scorgere l’Isonzo<br />

e <strong>la</strong> valle, dove si videro<br />

i colpi d’artiglieria<br />

cadere fi ttissimi sulle<br />

vecchie l<strong>in</strong>ee nemiche,<br />

onde era logico dedurre<br />

che <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> era ancora<br />

soltanto al cannone<br />

e che il nemico non<br />

aveva osato passare<br />

all’assalto! Invece!<br />

Fra le 13 e le 13.30 a<br />

me stesso, <strong>in</strong> piazzuo<strong>la</strong>,<br />

si presentarono alcuni<br />

soldati del 97° fanteria,<br />

disarmati e spauriti,<br />

annuncianti che il nemico,<br />

occupato il Vallone dei C<strong>apri</strong>oli, avanzava con mitragliatrici, tutti<br />

uccidendo al suo passaggio senza pietà e puntando verso il Voliki. 57<br />

La cosa appariva assurda; sdegnato, ord<strong>in</strong>ai che fossero condotti al<strong>la</strong><br />

presenza del nostro Maggiore, reputando che fosse qualcuno di quei<br />

vili che sempre nelle battaglie cercano di fuggire! Ma, ben presto, dal<br />

Appostamento di artiglieria (archivio C.D.S.)<br />

56 La <strong>versione</strong> del Pirazzoli, che l’88° Fanteria ricevette alle 8 del matt<strong>in</strong>o l’ord<strong>in</strong>e<br />

di ritirata, è, per quanto mi consta, completamente errata: così non fu catturato<br />

sul<strong>la</strong> strada di Ternova, ma sullo Stol; il collega fu ma<strong>la</strong>mente <strong>in</strong>formato, forse<br />

confuse coll’87° che si trovava a Plezzo. (N. d. A.)<br />

57 Probabilmente si tratta del Veliki vrh. (N.d.C)<br />

63


Voliki 58 comparvero a frotte sbandati del 97° e 98°. 59<br />

Narravano tutti come trasognati che il nemico avanzava, che era vano<br />

resistere, che erano tedeschi, turchi, bulgari. Non uno aveva seco il<br />

fucile e le giberne, due soli vidi che avevano sulle spalle le cassette dei<br />

piccioni viaggiatori. Uffi ciali nessuno, qualche sergente. Interrogati,<br />

davano tutti risposte evasive, <strong>in</strong>concludenti, narravano di resistenza<br />

<strong>in</strong>utile, di sorpresa repent<strong>in</strong>a. Si erano veduti comparire addosso il<br />

nemico senza che fosse sparato un colpo: molti si erano arresi, altri<br />

erano fuggiti.<br />

La nebbia… <strong>la</strong> violenza del bombardamento… i gas. Molti morti?, si<br />

chiedeva. Pochi. Le armi? Buttate via, occorreva far presto… <strong>in</strong> salita.<br />

Gli uffi ciali? Mah. Ad un sergente il Magg. Ruggero, dopo averlo redarguito<br />

perché privo del<strong>la</strong> rivoltel<strong>la</strong>, chiese perché gli uffi ciali e i graduati,<br />

pur abbandonando <strong>la</strong> prima l<strong>in</strong>ea, non avevano almeno impedito che gli<br />

uom<strong>in</strong>i si sbandassero, portandoli su quelle più arretrate, cercando di<br />

utilizzare le rocce e le anfrattuosità del terreno per trattenere il nemico.<br />

Un gesto sconso<strong>la</strong>to, un <strong>la</strong>rgo <strong>apri</strong>r di braccia fu <strong>la</strong> risposta! Per quanti<br />

appunti e colpe si possano muovere al Comando, chiedo a chi vide e<br />

conobbe quei luoghi e quelle posizioni se era prevedibile che avrebbero<br />

opposta così fragile barriera ad una avanzata nemica, e che sarebbero<br />

cadute così di sorpresa e senza colpo ferire?<br />

Fu mandata <strong>la</strong> compagnia di riserva del Battaglione Mondovì verso il<br />

Veliki, per trattenere e resistere. Ma altri fuggiaschi giungevano, salivano<br />

dai burroni strapiombanti sul<strong>la</strong> Conca, per narrare che pure Gomi<strong>la</strong> e<br />

<strong>la</strong> prima l<strong>in</strong>ea di Jama erano caduti e che il nemico si arrampicava (è <strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong> giusta) per l’ertissimo pendio senza urtare <strong>in</strong> resistenti ostacoli.<br />

Le tr<strong>in</strong>cee c’erano, ma appena abbozzate… le postazioni c’erano, ma<br />

difettavano le mitragliatrici.<br />

Larghi tratti sprovvisti di difensori su per le rocce, fra gli sterpi e le<br />

macchie l’<strong>in</strong>fi ltrazione riusciva agevole al nemico.<br />

Tutto crol<strong>la</strong>va! Come un castello di carta. Come per un turb<strong>in</strong>e che<br />

58 Idem (N.d.C)<br />

59 Dal<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> Commissione d’Inchiesta non risulta appurato se fossero<br />

oppur no del<strong>la</strong> Brigata Genova (97° - 98°) le truppe ritirate. Orbene, non più tardi<br />

delle 13 si presentarono a Jama dei fuggitivi del 97° dal Vallone dei C<strong>apri</strong>oli, il che<br />

signifi ca che almeno da un’ora essi avevano abbandonate le tr<strong>in</strong>cee. Garantisco<br />

l’episodio <strong>in</strong> modo assoluto. (N. d. A., autografa)<br />

64


avesse spazzato 60 tutto avanti a sé.<br />

A sua volta, il Maggiore Masotti, dall’osservatorio del Krasij Vrh, col<strong>la</strong><br />

data del mezzogiorno <strong>in</strong>viava un angoscioso biglietto al Magg. Ruggero<br />

implorando l’aiuto del<strong>la</strong> nostra batteria perché il nemico, superate le<br />

difese del Vrsic, puntava sul Krasij per cogliere alle spalle tutto il nostro<br />

sistema difensivo.<br />

Situazione tragica, anche per <strong>la</strong> mancanza assoluta di ord<strong>in</strong>i. Del nostro<br />

Raggruppamento, il 24° del Col. Barone Casana 61 , da qualche ora più<br />

nul<strong>la</strong> si sapeva; di tanto <strong>in</strong> tanto si par<strong>la</strong>va ancora col Comando dell’Artiglieria<br />

Divisionale: fu questo che ord<strong>in</strong>ò fi nalmente, verso le 14, di<br />

sparare a volontà <strong>in</strong> direzione di Dvor, per battere quelle che ormai<br />

erano retrovie nemiche.<br />

Fu questo – credo – che dette ord<strong>in</strong>e, fra le 17 e le 17.30, di far saltare i<br />

Via di Ternova (archivio C.D.S.)<br />

60 Qui term<strong>in</strong>a <strong>la</strong> redazione dattiloscritta dall’Autore; fi no al term<strong>in</strong>e procederemo<br />

faticosamente sul manoscritto. (N. d. C.)<br />

61 Il 24° Raggruppamento era composto dal V, XXIII, CXLI Gruppo, armato con<br />

cannoni, obici e mortai. Le zone di postazione erano: Saga, Na Radelje, Pluzne,<br />

Jama P<strong>la</strong>n<strong>in</strong>a. Nel settore di Jama P<strong>la</strong>n<strong>in</strong>a era schierato il CXLI Gruppo, armato con<br />

cannoni da 149 G/23, obici da 149 G/14 e mortai da 149/G (N.d.C.)<br />

65


pezzi e ritirarsi per Ternova.<br />

Fu dato fuoco a tutte le baracche e a tutti i magazz<strong>in</strong>i, ove proprio tre<br />

giorni prima erano stati trasportati col<strong>la</strong> teleferica gli <strong>in</strong>dumenti <strong>in</strong>vernali<br />

(pellicce, galoscie, etc.), un materiale di gran valore ed <strong>in</strong>gombrante.<br />

Si fecero esplodere i depositi di munizioni, tranne le cataste dei proietti<br />

da 75 rigidi per mancanza di cartucce di ge<strong>la</strong>t<strong>in</strong>a, ed <strong>in</strong>fi ne si fecero<br />

saltare ad uno ad uno i pezzi del<strong>la</strong> batteria. I serventi vollero sparare<br />

fi no all’ultimo istante. Quando il mio quarto pezzo, di<strong>la</strong>niato, proiettò<br />

lungo <strong>la</strong> cu<strong>la</strong>tta, quei bravi che, pur sotto l’<strong>in</strong>furiar delle granate e degli<br />

shrapnels, non avevano cessato il fuoco per un solo istante e si erano<br />

prodigati nel trasporto delle munizioni dalle cavernette alle piazzuole,<br />

per un aspro camm<strong>in</strong>o scoperto, ebbero gli occhi lucidi di <strong>la</strong>crime! La<br />

voce dei nostri cannoni, il nostro amico, contro cui l’artigliere impreca<br />

nei sudati tra<strong>in</strong>i, ma che egli ama come una fi da compagna, taceva per<br />

sempre.<br />

Con noi, affatto disarmati perché, quantunque da tempo richiesti, non<br />

erano state distribuite agli artiglieri né fucili né moschetti né bombe a<br />

mano, si ritirò una Compagnia del Genio che si era schierata a difesa<br />

davanti alle batterie, sul ciglione dell’osservatorio, mentre gli Alp<strong>in</strong>i<br />

ricevettero ord<strong>in</strong>e di ritirarsi verso le 19. S<strong>in</strong>go<strong>la</strong>re, pertanto, e gravissimo<br />

un fatto che deve essere chiarito per appurare <strong>la</strong> realtà storica:<br />

gli Alp<strong>in</strong>i del Mondovì – e per essi lo afferma il Capitano Bert<strong>in</strong>i,<br />

comandante <strong>la</strong> Compagnia di Riserva, un valoroso più volte decorato<br />

e ferito – portatisi, conforme all’ord<strong>in</strong>e ricevuto, verso il Veliki e il<br />

Vallone dei C<strong>apri</strong>oli, che i fuggiaschi del 97° affermavano occupato<br />

dal nemico, non ne trovarono traccia e, fi no al momento <strong>in</strong> cui si ritirarono<br />

per aver ricevuto analogo ord<strong>in</strong>e dal Magg. del Battaglione, non<br />

spararono un colpo! Rebus sic stantibus, dove erano gli austriaci che i<br />

fuggiaschi del Vallone di Gomi<strong>la</strong> affermavano di avere veduto avanzare<br />

irresistibilmente?<br />

Perché erano fuggiti quelli del<strong>la</strong> Genova? E il Gen. Arrighi del<strong>la</strong> 50°<br />

Divisione, che aveva ord<strong>in</strong>ato il ripiegamento dal<strong>la</strong> l<strong>in</strong>ea Jama – Krasij<br />

e il conseguente sgombero del<strong>la</strong> Stretta di Saga, non ebbe forse <strong>in</strong>formazioni<br />

errate? Non so<strong>la</strong>mente noi artiglieri, ma pure gli Alp<strong>in</strong>i reputarono<br />

che <strong>la</strong> l<strong>in</strong>ea fosse perfettamente tenibile almeno fi no al Vallone.<br />

E poiché <strong>la</strong> Stretta, di per sé, era <strong>in</strong> grado di resistere e si è detto che fu<br />

abbandonata perché <strong>la</strong> l<strong>in</strong>ea Jama – Krasij aveva ceduto, non fu forse<br />

una valutazione erronea degli avvenimenti quel<strong>la</strong> che fece precipitare<br />

66


gli ord<strong>in</strong>i del Gen. Arrighi? Vero è che il Magg. Masotti a mezzogiorno<br />

<strong>in</strong>vocava soccorso dal Krasij m<strong>in</strong>acciato di aggiramento; ma se, come<br />

probabile, non certo, trattavasi solo di una colonna esigua di <strong>in</strong>fi ltrazione,<br />

non si poteva attaccar<strong>la</strong> da Jama e riparare al<strong>la</strong> fal<strong>la</strong>? Infi ne, <strong>la</strong><br />

perdita di Caporetto e di Plezzo pregiudicavano a tal segno <strong>la</strong> situazione<br />

che un’ulteriore resistenza al<strong>la</strong> l<strong>in</strong>ea Jama – Krasij avrebbe rappresentato<br />

solo un eroico ma vano sacrifi cio?<br />

Angosciose domande che pongo a me stesso e mi assil<strong>la</strong>no di dubbio,<br />

perché vi è stridente contrasto fra ciò che affermavano da una parte<br />

i fanti del<strong>la</strong> Genova e, dall’altra, gli Alp<strong>in</strong>i del Mondovì; e perché <strong>la</strong><br />

Commissione ha accettato per vero l’asserto del Gen. Arrighi, che non si<br />

prolungò <strong>la</strong> difesa di Saga essendo cedute le l<strong>in</strong>ee montane di s<strong>in</strong>istra 62 .<br />

Per mio conto, non posso rispondere, ma, esponendo solo per esattezza<br />

i fatti di cui fui testimone io stesso, posso <strong>in</strong>vece dirimere alcuni dubbi<br />

affacciati dal<strong>la</strong> Commissione d’Inchiesta, <strong>la</strong> quale ve<strong>la</strong>tamente rimprovera<br />

alle artiglierie del<strong>la</strong> 50° Divisione un <strong>in</strong>tervento scarso e debole<br />

e un tiro <strong>in</strong>effi cace, un’azione fi acca e disorientata <strong>in</strong> tutta <strong>la</strong> zona di<br />

Plezzo, anzi dal Rombon al Koglia Vrh, al Nero 63 .<br />

Resta assodato che durante <strong>la</strong> notte il fuoco di contropreparazione e di<br />

controbatteria fu violentissimo, irraggiandosi su tutte le tr<strong>in</strong>cee, le vie<br />

di approccio e i punti di presunto concentramento delle masse nemiche.<br />

Che al matt<strong>in</strong>o, al<strong>la</strong> ripresa del bombardamento, fu dato ord<strong>in</strong>e di economizzare<br />

le munizioni, nel<strong>la</strong> logica congettura che esso sarebbe durato<br />

a lungo.<br />

Che non furono battute (almeno per quanto riguarda le batterie di<br />

Jama, che pure ne avevano il compito preciso) le fanterie avversarie<br />

uscite all’attacco, perché <strong>la</strong> nebbia impedì di scorgerle e nessun ord<strong>in</strong>e<br />

pervenne dai Comandi, nessuna richiesta dal<strong>la</strong> Brigata Friuli se non a<br />

mezzogiorno passato (quattro ore dopo lo scatto nemico!) per <strong>la</strong> quasi<br />

assoluta rottura dei collegamenti telefonici.<br />

Che dopo le ore 13, fi no a sera, quando pervenne l’ord<strong>in</strong>e di ritirata, si<br />

sparò a volontà, procurando di consumare tutti i proiettili, sopra le trup-<br />

62 Evidentemente nel senso di s<strong>in</strong>istra Isonzo (N. d. C.)<br />

63 Il Pirazzoli accenna a cause e ragioni oscure circa l’assenza dell’artiglieria nelle<br />

giornate di Caporetto. Ignoro ciò che avvenne nel<strong>la</strong> … ( a questo punto il testo del<br />

manoscritto risulta illeggibile) (N. d. A.)<br />

67


pe nemiche marcianti …, 64 mentre al matt<strong>in</strong>o si era effettivamente tirato<br />

solo sugli obiettivi del<strong>la</strong> notte, cioè su punti ormai privi di qualunque<br />

importanza, onde detti tiri, lenti e cadenzati, risultarono del tutto <strong>in</strong>utili.<br />

Che le batterie di Jama P<strong>la</strong>n<strong>in</strong>a batterono sempre e soltanto il fondo<br />

valle, dal ponte del<strong>la</strong> Korit<strong>in</strong>ka a Ravni<strong>la</strong>z, Ravelnik, Kall, Polianika e<br />

Javorcek, e non concorsero affatto a contenere l’attacco del<strong>la</strong> zona del<br />

Krasij; era questo un compito sussidiario, un solo pezzo era puntato<br />

verso il Vrsic, ma non sparò per mancanza di ord<strong>in</strong>i.<br />

Che i pezzi furono fatti saltare solo quando pervenne l’ord<strong>in</strong>e generale,<br />

le difese di tutte le postazioni (dal Pirhof 65 al Veliki) ormai aggirate da<br />

possenti colonne, e soltanto con una sezione del Genio ed una di Alp<strong>in</strong>i,<br />

ed oprando gli artiglieri sprovvisti di fucili e moschetti e bombe a mano.<br />

Circa l’azione degli altri gruppi e raggruppamenti dislocati al Rombon,<br />

<strong>in</strong> Conca e al<strong>la</strong> Stretta, per le notizie raccolte dai colleghi desumetti che<br />

gli ord<strong>in</strong>i furono i medesimi e gli avvenimenti si svolsero all’<strong>in</strong>circa<br />

nel<strong>la</strong> stessa guisa, poiché le batterie poste alle falde del Rombon e del<br />

Kan<strong>in</strong> e quelle del piano dovettero cessare prima di noi il fuoco perché<br />

raggiunte dal nemico. Gli artiglieri di una batteria del<strong>la</strong> 4° Compagnia,<br />

col loro Capitano, di cui duolmi non ricordare il nome, furono uccisi<br />

Strada Saga-Plezzo (archivio C.D.S.)<br />

64 Alcune parole illegibili (N. d. C.)<br />

65 Pirhovec (N. d. C.)<br />

68


sui pezzi.<br />

Gli ultimi a sparare furono quelli postati al<strong>la</strong> Stretta di Saga.<br />

E com<strong>in</strong>ciò l’orrenda Via Crucis. Fu d’uopo precipitarsi per <strong>la</strong> cosiddetta<br />

“va<strong>la</strong>nga”, perché le <strong>in</strong>formazioni davano Magozd già <strong>in</strong> possesso<br />

del nemico, che poteva qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong>tercettare <strong>la</strong> mu<strong>la</strong>ttiera da un momento<br />

all’altro.<br />

Quando, giunti al<strong>la</strong> teleferica, ci affacciammo sul<strong>la</strong> valle dell’Isonzo,<br />

<strong>la</strong> nebbia aveva assunto un violento color purpureo e i bagliori degli<br />

<strong>in</strong>cendi divampanti da tutti i <strong>la</strong>ti dell’orizzonte parevano dissipare le<br />

ombre <strong>in</strong>combenti del<strong>la</strong> notte ed illum<strong>in</strong>are a giorno. Il quadro orrido<br />

dava <strong>la</strong> sensazione sicura del disastro, che l’ultima telefonata pervenuta<br />

Alp<strong>in</strong>i sul monte Stol (archivio C.D.S.)<br />

dall’osservatorio di Armata del Comando di Artiglieria denunciava<br />

immane: Caporetto era già nelle mani del nemico. 66<br />

66 La telefonata, se ben ricordo, annunciava che Caporetto era stata occupata dal<br />

nemico verso le 14. Vi è molta <strong>in</strong>certezza, ed anche <strong>la</strong> Commissione ha riportato <strong>in</strong><br />

merito versioni differenti: parrebbe peraltro assodato che le prime pattuglie entrarono<br />

a Caporetto alle 15. Certo che alle 11 e prima erano sul<strong>la</strong> via giusta. (N. d. A.)<br />

69


Impossibile! L’avevamo creduta una notizia falsa, un’<strong>in</strong>tercettazione<br />

austriaca! Invece… tutti i paesi erano <strong>in</strong> fi amme anche verso Caporetto!<br />

E allora, dove si andrà?<br />

Sullo Stol, sullo Starijski, per Ternova bruciante, ma ancora nostra,<br />

perché Saga resiste e i ponti verso Caporetto sono saltati.<br />

Possiamo ancora sperare: sullo Stol, sullo Starijski, sul Pri Hum stanno<br />

potenti tr<strong>in</strong>cee, retico<strong>la</strong>ti copiosi e robusti, ricoveri sicuri, piazzuole,<br />

caverne, postazioni <strong>in</strong> abbondanza e ben costrutte.<br />

Ivi saranno le riserve.<br />

Ivi ci riuniremo ai fratelli <strong>in</strong> armi.<br />

Dallo Stol non passeranno. È <strong>la</strong> pronta barriera che <strong>la</strong> natura benigna<br />

frappone a chi volesse sboccare <strong>in</strong> piano, ed altre ne troverebbe sul suo<br />

camm<strong>in</strong>o.<br />

Ma basteranno lo Stol e lo Starijski, e pur anche Monte Cucco 67 , Matajur,<br />

che hanno tutti i requisiti per opporre validissima, <strong>in</strong>sormontabile<br />

resistenza. Affranti, <strong>la</strong>ceri, divorati dal<strong>la</strong> sete, arriviamo a Ternova<br />

collo strazio nel cuore ma col<strong>la</strong> fede ancor salda: ahimé, ivi non più un<br />

comando che c’<strong>in</strong>dirizzi e ci impartisca ord<strong>in</strong>i, c’<strong>in</strong>quadri, ci riord<strong>in</strong>i,<br />

ci dia armi e munizioni di cui pure esistevano grossi magazz<strong>in</strong>i. Tutto<br />

è barcol<strong>la</strong>nte.<br />

I depositi saltati, <strong>in</strong>cendiati, frastuono di granate, cadaveri ancora<br />

caldi, ur<strong>la</strong> di feriti, bestemmie, <strong>in</strong>vocazioni di <strong>in</strong>fermi abbandonati<br />

nell’ospedaletto, cavalli <strong>in</strong> fuga precipitosa, … 68 ,carrette <strong>in</strong> pezzi, ronzio<br />

di camions, scoppi di munizioni, sibilo di razzi, un <strong>in</strong>crociarsi, un<br />

<strong>in</strong>terrogarsi affannoso, un ricercarsi. Il caos. Ma, stesi fra due antenne,<br />

striscioni bianchi di te<strong>la</strong> portavano stampato a grossi caratteri: Alt!<br />

Controllo Taglio Capelli! Suprema ironia!<br />

Su, per l’erta salita, su, verso le tr<strong>in</strong>cee. Non più le nebbie, ma le colorazioni<br />

or livide e spettrali or fi ammeggianti degli <strong>in</strong>cendi; non più<br />

nevischio, ma un vento ulu<strong>la</strong>nte senza posa fra i boschi e fl agel<strong>la</strong>nte il<br />

viso, un frastuono <strong>in</strong>dist<strong>in</strong>to ed assordante d’urli e di scoppi… Ecco i<br />

retico<strong>la</strong>ti, ecco le tr<strong>in</strong>cee!<br />

Sono le dieci di sera ed è luce come di giorno, ma non si vedono che<br />

lunghe teorie disord<strong>in</strong>ate di uom<strong>in</strong>i e di quadrupedi arrancanti l’erta.<br />

Dove sono le truppe fresche? I reggimenti di r<strong>in</strong>calzo? Vuote le tr<strong>in</strong>cee,<br />

67 Si tratta di una delle cime del Kolovrat. (N. d. C.)<br />

68 Paro<strong>la</strong> illeggibile. (N. d. C.)<br />

70


vuote le postazioni. Non un uomo, non un fucile, non un cannone. Tutto<br />

è abbandonato.<br />

Non un uffi ciale superiore, non un carab<strong>in</strong>iere per fermare, riorganizzare<br />

i dispersi, procurare di dar armi alle masse che ne erano sprovviste;<br />

molti, come gli artiglieri, senza lor colpa, e che, per quanto affannati<br />

dal lungo combattimento e dal<strong>la</strong> discesa precipitosa fra sassi e sterpaia<br />

e per <strong>la</strong> salita fra rocce e rovi, erano pronti a fare alt per fronteggiare<br />

il nemico. Eravi, è vero, un generale <strong>in</strong> vetta, il cui nome non posso<br />

qui scrivere non essendo sicuro del<strong>la</strong> sua identità, che, seduto su un<br />

sasso sopra quel sentiero che sale allo Starijski subito dietro <strong>la</strong> fontana<br />

di Ternova, che se ne stava col capo fra le mani, circondato da un<br />

numeroso gruppo di uffi ciali silenziosi e contriti, e che, a coloro che<br />

gli chiedevano ord<strong>in</strong>i ed istruzioni, non sapeva che <strong>in</strong>dicare con gesto<br />

abulico e sguardo atono <strong>la</strong> via dello Stol.<br />

Oh Generale Graziani, contro cui oggi s’avventa <strong>la</strong> canea ur<strong>la</strong>nte dei<br />

mestatori di piazza e di tutti i tribuni e i politicanti che vogliono specu<strong>la</strong>re<br />

sul<strong>la</strong> debolezza del cuore umano! Oh Generale Graziani, perché<br />

non eravate <strong>la</strong>ggiù al posto di quel anonimo vostro collega! Avremmo<br />

voluto vederlo, ritto su quel sasso, col revolver <strong>in</strong> pugno, il gesto deciso,<br />

l’occhio sfavil<strong>la</strong>nte, impartire ord<strong>in</strong>i e farli eseguire ad ogni costo.<br />

Macchè generale! Un uomo di energia <strong>in</strong>defettibile e di impulso subitaneo<br />

avrebbe potuto forse operare il miracolo.<br />

Chiunque esso fosse: ove i La Hire 69 esitano, sono le Giovanna d’Arco<br />

che si gettano nelle mischie e salvano!<br />

Voi, Colonnello Boccacci, dove eravate, voi così bravo a fermar soldati<br />

dal<strong>la</strong> tenuta non irreprensibile? Questi, dovreste trattenere col<strong>la</strong> vostra<br />

vantata energia al<strong>la</strong> tedesca! Questi che non son più soldati, ma torme<br />

disord<strong>in</strong>ate, che non hanno né armi né za<strong>in</strong>i, né giberne né tascapani,<br />

che son privi di berretti ed elmetti, che corrono senza guida, senza meta,<br />

senza uffi ciali, al<strong>la</strong> r<strong>in</strong>fusa!<br />

Dovreste fermare queste carrette e questi camions che non portano, no!,<br />

munizioni e provviste, ma mobilio, letti, armadi, coperte! Dove siete?<br />

69 Étienne de Vignolles, detto "La Hire" (1390–1443), guerriero francese nel<strong>la</strong><br />

Guerra dei Cent’anni. Solitamente focoso e irascibile, fallì per <strong>in</strong>decisione l’attacco<br />

a Rouen per salvare dal rogo Giovanna d’Arco. A questo, probabilmente, si riferisce<br />

l’Autore. (N. d. C.)<br />

71


A portar <strong>in</strong> salvo <strong>la</strong> bolognese 70 a Caporetto o il cigno di Kreda 71 . 72<br />

Perché <strong>in</strong>vadono! Han scioperato i soldati! Innegabile!<br />

Ma hanno scioperato forse anche i comandanti? Non son vanti che<br />

<strong>la</strong> battaglia è <strong>in</strong>gaggiata e le unità sono <strong>in</strong> piena dissoluzione. Pochi<br />

i reparti ancora <strong>in</strong>quadrati; frammischiati, fanti, alp<strong>in</strong>i, artiglieri, genio,<br />

sussistenza, croce rossa, tutte le armi e specialità, tutte su verso<br />

il sommo dello Stol: è un’<strong>in</strong>term<strong>in</strong>abile catena prodottasi per i zig zag<br />

del<strong>la</strong> strada di arroccamento, mirabile opera del Genio ora <strong>in</strong>gombra di<br />

<strong>in</strong>numerevoli carriaggi e salmerie. In nome di Dio e del<strong>la</strong> Patria, non<br />

si può ammettere che tutta quel<strong>la</strong> gente abbia combattuto fi nché poteva<br />

combattere, resistito fi nché poteva resistere!<br />

Maledizione! Ma che dunque davvero questa debba essere l’ultima ora<br />

del<strong>la</strong> Patria nostra? Per tre anni avremmo sofferto <strong>in</strong>vano? Assalite le<br />

posizioni nemiche, arrossato di sangue vette immaco<strong>la</strong>te di neve e pietraie<br />

<strong>in</strong>ospiti, ma<strong>la</strong>riche paludi, per giungere ai term<strong>in</strong>i che Dio segnò<br />

all’Italia e per vedere <strong>in</strong>vece gli Atti<strong>la</strong> moderni scendere a fl agel<strong>la</strong>re le<br />

nostre terre? Possibile tanto obbrobrio? Che così nefasto <strong>in</strong>gegno abbia<br />

germ<strong>in</strong>ato nel cervello di Italiani? Aprir le porte del<strong>la</strong> Patria all’Austriaco?<br />

Possibile tanta somma di errori e di <strong>in</strong>competenze? Perdio! Per me<br />

non c’è … 73 maggiore di uccidere una nazione o, peggio, di avvilir<strong>la</strong>,<br />

consegnar<strong>la</strong> all’oltraggio dello Straniero, far<strong>la</strong> vio<strong>la</strong>re e toglierle l’onore!<br />

Colpevoli ed illusi, che avete fatto? Quid multa?<br />

Sono pur grida sediziose ed accenni al<strong>la</strong> pace quelli che già si udivano<br />

nel<strong>la</strong> notte <strong>in</strong>fernale: chiunque, se spassionato, può legittimarlo. E<br />

sul volto di ben pochi soldati si leggeva l’amarezza del<strong>la</strong> sconfi tta, di<br />

70 La tenutaria di una delle case di tolleranza ospitate a Caporetto. (N. d. C.)<br />

71 L’autore si riferisce al cigno accolto <strong>in</strong> una vasca presso il comando del IV CdA<br />

<strong>in</strong> Creda. Il cigno, maschio, era il sopravvissuto del<strong>la</strong> coppia ospitata al giard<strong>in</strong>o<br />

pubblico di Caporetto all’arrivo dei bersaglieri che <strong>in</strong>vece gustarono <strong>la</strong> femm<strong>in</strong>a.<br />

Una volta occupata dai magazz<strong>in</strong>i anche <strong>la</strong> zona del giard<strong>in</strong>o, l’animale venne<br />

traslocato a Creda. Nel primo dopoguerra i detrattori del generale Cavaciocchi,<br />

comandante del IV CdA, elessero il cigno ad emblema dei presunti piaceri che il<br />

generale si sarebbe concesso al comando di Creda. (N.d.C.)<br />

72 Ho voluto riportar qui quelle che erano le impressioni di noi tutti, le <strong>in</strong>vettive<br />

che sgorgavano spontanee <strong>in</strong> quelle ore di angoscia e di ira, quantunque <strong>la</strong> Comm.<br />

Inquirente abbia giustifi cato il contegno del Col. Boccacci e negato peso a molte<br />

accuse. (N. d. A.)<br />

73 Manca una paro<strong>la</strong>. Probabilmente: colpa. (N. d. C.)<br />

72


<strong>la</strong>sciare quelle terre per le quali tanto si era sofferto e combattuto! Chi<br />

non è offuscato da passione di parte deve dirlo: era un esercito che si<br />

sfasciava, si dissolveva dopo poche ore di combattimento.<br />

Chi difendeva il baluardo formidabile dello Stol? Il nemico non passerebbe,<br />

per Dio, se qui fossero truppe fresche, pronte a parare l’urto, o<br />

comunque uom<strong>in</strong>i che, energicamente guidati e trasc<strong>in</strong>ati dall’esempio,<br />

fossero decisi al supremo sacrifi cio per riscattare un istante di debolezza<br />

e salvare <strong>la</strong> Patria; se qui fossero cannoni a sbarrargli il passo.<br />

Sul<strong>la</strong> cima stanno due pezzi da 70 montagna e due o tre 105 autocampali.<br />

Anche le batterie piantonabili avevano preso gli austriaci a Saga,<br />

perché non avevano potuto ritirarsi per l’immediato <strong>in</strong>tasamento delle<br />

strade.<br />

Così tutta <strong>la</strong> 50° Divisione defl uì, senza capi, stanca, scorata, affamata,<br />

<strong>in</strong> parte ribelle, verso Bergogna, dove già al matt<strong>in</strong>o del 25 giungevano<br />

le cannonate nemiche. Si avviò poi affannosamente, sotto l’<strong>in</strong>calzare<br />

delle pattuglie austriache, oltre il vecchio confi ne, verso P<strong>la</strong>tischis e<br />

Nimis, saturando ed <strong>in</strong>gombrando le strade e, quel che è peggio, bloccando<br />

le truppe e le batterie che dovevano portarsi <strong>in</strong> avanti per fermare<br />

le orde già giunte al<strong>la</strong> soglia del sacro suolo del<strong>la</strong> Patria.<br />

A Saga <strong>la</strong> resistenza degli ultimi manipoli, degli ultimi cannoni, era<br />

stata sopraffatta, il nemico già irrompeva per lo Stol, di<strong>la</strong>gava per <strong>la</strong><br />

Valluicca 74 , si affacciava all’antico confi ne! Ma <strong>la</strong> rotta, il disastro non<br />

erano avvenuti soltanto nel nostro settore, sapemmo: il massiccio del<br />

Monte Nero, il Naso di Napoleone, da cui lo sguardo spaziava per ogni<br />

dove, era caduto per aggiramento nonostante l’ost<strong>in</strong>ata difesa del Pleka<br />

e del Za plekam<strong>in</strong> 75 ; così il Mrzli, preso fulm<strong>in</strong>eamente.<br />

A Smast e Kamno brevi combattimenti. Ma che avveniva più a sud? Le<br />

formidabili difese del Monte Cucco di Luico, Monte Piatto, Zagradam,<br />

Kolovrat, Kovacic resistevano?<br />

No! Anch’esse crol<strong>la</strong>te, il nemico era salito fulm<strong>in</strong>eo da Volzana a Jeza,<br />

aveva defi <strong>la</strong>to sotto le nostre l<strong>in</strong>ee dal Kolovrat al Kovacic; d’un balzo<br />

per <strong>la</strong> stretta di Foni era giunto a Idersko, cioè quasi a Caporetto, sul<strong>la</strong><br />

stessa riva dell’Isonzo.<br />

Tutte le artiglierie cadute <strong>in</strong> suo possesso. E a nord? In Carnia?<br />

Chi poteva prender d’assalto, varcare quei paurosi baluardi? Il nemico,<br />

74 Val Uccea. (N. d. C.)<br />

75 Oggi Za Plecam. (N .d. C.)<br />

73


<strong>in</strong>fi ltrandosi per le valli, senza sparare un colpo, li prendeva a rovescio.<br />

E le catene del Monte Maggiore, Monte Mia, Monte Cavallo non formavano<br />

esse una seconda mirabile barriera? E le coll<strong>in</strong>e dell’Judrio? Vi<br />

è ancora di che sperare. Ma <strong>la</strong> mente era turbata per l’<strong>in</strong>comprensibilità<br />

dell’immane disastro, si smarriva <strong>in</strong> mille angosciose ipotesi, si ribel<strong>la</strong>va<br />

e, nel ricordo dello strenuo valore del nostro soldato vittorioso <strong>in</strong><br />

tanti asperrimi combattimenti, nel<strong>la</strong> coscienza del<strong>la</strong> suprema giustezza<br />

del<strong>la</strong> causa nostra, alle ipotesi catastrofi che, al<strong>la</strong> realtà stessa, solo non<br />

poteva opporre che una paro<strong>la</strong>: Impossibile!<br />

Eppure gli occhi nostri vedevano <strong>la</strong> sfi <strong>la</strong>ta <strong>in</strong>term<strong>in</strong>abile dei carriaggi e<br />

dei soldati, tutti senza armi, moltissimi non <strong>in</strong>quadrati, molti già privi<br />

di mostr<strong>in</strong>e alle giubbe e di numeri ai berretti, qualcuno già ubriaco,<br />

che <strong>in</strong>vadevano campi, case e cant<strong>in</strong>e per p<strong>la</strong>care <strong>la</strong> fame assil<strong>la</strong>nte e<br />

<strong>la</strong> sete divorante, <strong>la</strong> stanchezza opprimente; eppure le nostre orecchie<br />

udivano grida, propositi, discorsi da far racc<strong>apri</strong>cciare e disperare del<strong>la</strong><br />

sorte del Paese!<br />

Erano alternative cont<strong>in</strong>ue di speranza e di disillusioni, ondate di ottimismo<br />

e di pessimismo, audaci propositi e <strong>in</strong>differenza fatalistica.<br />

Nondimeno a Zualzo 76 , presso Nimis (ove al matt<strong>in</strong>o, con senso di<br />

<strong>in</strong>esprimibile angoscia, avevano veduto S. M. il Re cupo e mesto fra le<br />

schiere dei dispersi) 77 , osservando le catene dei monti non si scorgevano<br />

<strong>la</strong>mpi di cannonate e scoppi di granate, e non si percepiva rumor di<br />

artiglierie, ma regnava un assoluto silenzio, sperammo ancora.<br />

Pel momento il nemico si è fermato e si appresta al nuovo assalto;<br />

ma anche quei nostri fanti, mitraglieri, artiglieri che abbiamo veduto<br />

marciargli <strong>in</strong>contro, sia pure a rilento causa il maledetto <strong>in</strong>gombro delle<br />

strade, ma <strong>in</strong> piena effi cienza, si r<strong>in</strong>forzano e si preparano sulle nuove<br />

posizioni.<br />

Ahimé! Quel silenzio, che poteva parere di buon auspicio, signifi cava<br />

<strong>in</strong>vece che il nemico non aveva bisogno di cannonate per avanzare e<br />

che i r<strong>in</strong>forzi non erano riusciti a raggiungere <strong>in</strong> tempo le posizioni<br />

assegnate, perché l’<strong>in</strong>gorgo delle strade ad un tal punto si era aggravato<br />

che non era più possibile né avanzare né retrocedere e, per ore e ore,<br />

76 Paro<strong>la</strong> di diffi cile comprensione (N. d. C.)<br />

77 Qui il testo, più volte rivisto e annotato dall’Autore (certamente <strong>in</strong> tempi diversi),<br />

si contorce a livello s<strong>in</strong>tattico: troviamo scritto: “sul far del<strong>la</strong> notte…”, senza<br />

prosecuzione logica. (N. d. C.)<br />

74


eparti <strong>in</strong>teri, organici e moralmente <strong>in</strong>tatti, sostavano perché un camion<br />

si era ribaltato, un cavallo di un carretto era caduto affannato, un carico<br />

di profughi ostruiva le strade!<br />

Al matt<strong>in</strong>o apprendemmo che le prime granate cadevano su Cividale,<br />

che Ud<strong>in</strong>e era irreversibilmente condannata. 78<br />

Post fata resurgo! E fu sul Piave e sul Grappa che l’Italia risorse.<br />

Come <strong>la</strong> fronda, che fl ette le cime nel transito del vento, e poi si leva per<br />

le proprie virtù che <strong>la</strong> sublima.<br />

Passò l’uragano con schianto e rov<strong>in</strong>a, ma le mirabili energie di un<br />

popolo che non voleva morire sbocciarono <strong>in</strong> una fi oritura esuberante<br />

di primavera, ed il motto degli Alp<strong>in</strong>i, “Di qui non si passa”, fu il grido<br />

di tutti, di tutte le armi, e cittad<strong>in</strong>i e soldati formarono un esercito solo.<br />

Oggi dovrebbe l’orgoglio del<strong>la</strong> vittoria bril<strong>la</strong>re <strong>in</strong> ogni vil<strong>la</strong> italiana, ad<br />

ammonire gli stranieri che nelle ore più angosciose <strong>la</strong> Patria nostra sa<br />

trovare adamant<strong>in</strong>e energie, e dal<strong>la</strong> forgia del dolore sa temprare una<br />

<strong>in</strong><strong>in</strong>cr<strong>in</strong>abile volontà.<br />

Invece, mentre francesi ed <strong>in</strong>glesi, nel<strong>la</strong> discipl<strong>in</strong>a di un sano patriottismo,<br />

vagliate le cause che condussero ai terribili disastri di Charleroi, dei<br />

Dardanelli, di Sa<strong>in</strong>t Quent<strong>in</strong>, ve<strong>la</strong>no di silenzio quelle giornate <strong>in</strong>fauste,<br />

ecco da noi rumorosa genia che vuol fare di Caporetto l’unico nome<br />

storico del<strong>la</strong> nostra guerra e porre <strong>in</strong> oblio tutte le purissime glorie del<br />

nostro esercito. Caporetto, per costoro, deve eclissare Vittorio Veneto.<br />

Così non può essere. Al Bollett<strong>in</strong>o di Cadorna contrapponiamo il celeberrimo<br />

comunicato di Diaz!<br />

Serenamente, onestamente, <strong>in</strong>daghiamo le cause: <strong>la</strong> Commissione<br />

d’<strong>in</strong>chiesta ha emesso il suo responso, che non può <strong>in</strong> tutto soddisfare<br />

chi quei giorni vide e visse <strong>in</strong> trepida angoscia, troppo evidente <strong>in</strong> essa<br />

apparendo l’<strong>in</strong>tento di non <strong>in</strong>acerbire le polemiche e le lotte fra partiti,<br />

e di coprire le responsabilità m<strong>in</strong>isteriali e par<strong>la</strong>mentari. Per questo, con<br />

sicura coscienza, ho detto quello che mi constava per certo, e dall’esposto<br />

le deduzioni che si possono trarre <strong>in</strong>eluttabili sono <strong>in</strong> genere:<br />

al Governo va imputata una politica fi acca, <strong>in</strong>certa, tentennante, poiché<br />

78 Si conclude, <strong>in</strong> questo modo, <strong>la</strong> narrazione autobiografi ca del<strong>la</strong> battaglia.<br />

All’Autore <strong>in</strong>teressa, evidentemente, non tanto raccontare <strong>la</strong> propria “picco<strong>la</strong>”<br />

vicenda, quanto assumere paradigmaticamente le cont<strong>in</strong>genze storiche verifi cate sul<br />

campo per trarne le rifl essioni e gli <strong>in</strong>segnamenti che concludono il testo. (N. d. C.).<br />

75


non ebbe mai una visione decisa e sicura degli eventi che si maturavano,<br />

e non seppe imporsi né a Cadorna né ai sovversivi: gouverner c’est<br />

prévoir et choisir 79 .<br />

al Comando, una defi ciente preparazione morale dei soldati, una grave<br />

<strong>in</strong>comprensione del<strong>la</strong> psicologia, un eccessivo sfruttamento di truppe<br />

<strong>in</strong>asprite da un soverchio rigore discipl<strong>in</strong>are e senza alcuna ricompensa;<br />

<strong>in</strong> partico<strong>la</strong>re, ed <strong>in</strong> ispecie per <strong>la</strong> Conca di Plezzo: <strong>in</strong> primo tempo<br />

le truppe abbandonarono <strong>in</strong> molti punti posizioni formidabili senza<br />

che le perdite e i danni subiti lo giustifi cassero: si dettero prigioniere<br />

o fuggirono disord<strong>in</strong>atamente. Anche i comandi <strong>in</strong>feriori si ritirarono<br />

con troppa precipitazione, senza impartire ord<strong>in</strong>i e norme per <strong>la</strong> ritirata<br />

e, soprattutto, senza far opera per fermare le truppe o ricondurle<br />

all’attacco. La nebbia favorì l’assalitore, rese <strong>in</strong>certi i tiri ed agevolò <strong>la</strong><br />

sorpresa. Ma molti reparti combatterono poco e male perché stanchi e<br />

desiderosi di “far<strong>la</strong> fi nita”. Ciò dipendeva dal poco buon trattamento,<br />

ma soprattutto dal<strong>la</strong> propaganda sfrenata dei partiti sovversivi, <strong>in</strong>vitante<br />

a buttare le armi, a fare <strong>la</strong> pace a qualunque costo. Lo testimoniavano i<br />

foglietti sequestrati, le grida sediziose, ammut<strong>in</strong>amenti, le frasi scritte<br />

nelle baracche, nelle <strong>la</strong>tr<strong>in</strong>e, nelle tradotte, nelle garitte, nei posti di<br />

guardia, nelle caserme: entro l’anno <strong>la</strong> pace doveva esser conclusa. Tale<br />

stato d’animo, <strong>in</strong> parte germ<strong>in</strong>ato spontaneo, era soprattutto frutto di<br />

sobil<strong>la</strong>zione.<br />

In un secondo tempo: r<strong>in</strong>calzi <strong>in</strong>suffi cienti e, comunque, <strong>in</strong> località<br />

troppo avanzate anziché nelle seconde l<strong>in</strong>ee.<br />

Schieramento d’artiglieria offensivo.<br />

Immediato <strong>in</strong>gombro delle strade, senza che fossero subito fermati gli<br />

sbandati e rego<strong>la</strong>to il defl usso di chi si ritirava e il camm<strong>in</strong>o di chi<br />

risaliva <strong>in</strong> r<strong>in</strong>forzo. 80<br />

Colpe, qu<strong>in</strong>di, imputabili a molti e non a qualche s<strong>in</strong>golo <strong>in</strong>dividuo.<br />

Certuni – è vero – si sono resi colpevoli di fatti specifi ci penalmente<br />

perseguibili e devono risponderne, ma ricercare c<strong>apri</strong> espiatori solo per<br />

soddisfare ambizioni e vendette personali sarebbe <strong>in</strong>iquo ed <strong>in</strong>degno di<br />

una grande Nazione Vittoriosa.<br />

79 “Governare è prevedere e scegliere”. (N. d. C.)<br />

80 Il Gen. Amadei, del<strong>la</strong> 46° Divisione, parmi già colui che meglio d’ogni altro ha<br />

saputo riassumere e prospettare le cause immediate del disastro (V. Commissione<br />

d’Inchiesta). (N. d. A.)<br />

76


È dei deboli e dei vili, ha osservato il Ruffi ni, il bisogno di rendere<br />

le catastrofi più complesse e da lunga mano preparate ad un semplice<br />

scarto ma<strong>la</strong>ugurato di circostanze e di fattori imprevedibili ed imponderabili<br />

e, quando <strong>in</strong>numerevoli coeffi cienti hanno contribuito, il render<br />

responsabile dell’errore uno solo, si chiami esso Czarnowski, Baza<strong>in</strong>e,<br />

Persano, Baratieri, Stossel 81 , Cervera 82 o Cadorna. 83<br />

Novara, Metz, Lissa, Adua, Port Arthur, Cavite furono sconfi tte non<br />

riparate; Caporetto fu cancel<strong>la</strong>to al Piave e a Vittorio Veneto.<br />

Dopo <strong>la</strong> rotta, che pareva aver travolto <strong>in</strong> un parossismo di panico, nello<br />

sfacelo di qualunque organizzazione, tutto un popolo <strong>in</strong> armi; quando<br />

l’immanità del disastro apparve nel<strong>la</strong> sua <strong>la</strong>rghezza e al grido del Paese<br />

risposero gli imberbi del 99 e i veterani del Carso, ogni viltà fu redenta,<br />

ogni colpa riscattata. Dal più umile fante al più elevato Gerarca. Al<strong>la</strong><br />

ferma volontà di resistere del soldato fu contrapposta tutta una geniale<br />

organizzazione dei Comandi, ed un operato nuovo e moderno riarmò<br />

l’esercito e ne r<strong>in</strong>saldò <strong>la</strong> compag<strong>in</strong>e.<br />

Affermare, peraltro, come taluni, che Caporetto fu una sciagura necessaria,<br />

è una bestemmia <strong>in</strong>fame contro i morti e le popo<strong>la</strong>zioni del<br />

Cadore, del Friuli e del Veneto, e dire che ogni male non venne per<br />

nuocere è un’eresia idiota; ma è lecito proc<strong>la</strong>mare che il popolo italiano,<br />

defi nito da Napoleone “mon superstitieux, pantalon et lâche”, seppe<br />

alle dure prove dei fatti dimostrare, come vuole Larochefoucauld, che<br />

non vi sono avvenimenti cupi, dolorosi e terribili, da cui non si possa<br />

trarre vantaggio. Le disgrazie, che sono un abisso pei fi acchi, sono uno<br />

sgabello pel genio, una risorsa per l’abile. Gli Italiani mostrarono che <strong>la</strong><br />

sentenza di Balzac può applicarsi anche ai popoli.<br />

“La Tradotta”, il bel giornale umoristico di sana e abile propaganda,<br />

uscì un giorno, dopo l’Armistizio, con una vignetta: un maschio soldato<br />

italiano, cancel<strong>la</strong>to col<strong>la</strong> punta del<strong>la</strong> baionetta l’<strong>in</strong>fausto nome “Caporetto”,<br />

scriveva al suo posto “Vittorio Veneto”.<br />

Così faccia ogni buon italiano, obliare dalle sue memorie il ricordo<br />

del<strong>la</strong> “ritirata”, e si vanti sempre, <strong>in</strong> cospetto a chiunque, cittad<strong>in</strong>o o<br />

81 Generale russo che tenne il comando del<strong>la</strong> piazza di Port Arthur nel 1905 fi no al<strong>la</strong><br />

resa ai giapponesi. (N. d. C.)<br />

82 Ammiraglio spagnolo, più volte sconfi tto dal<strong>la</strong> fl otta statunitense nel 1898. (N. d. C.)<br />

83 V. Lumbroso, La Battaglia di Caporetto nel<strong>la</strong> storia e nel<strong>la</strong> leggenda, Roma,<br />

1920. (N. d. A.)<br />

77


straniero, delle glorie del Piave, del Grappa e di Vittorio.<br />

Caporetto deve essere soltanto fonte di studio per gli storici; e gli Italiani<br />

devono ricordare l’<strong>in</strong>segnamento di un dimenticato, vilipeso anch’esso<br />

per le passioni di parte.<br />

O Cesare Cantù, che ammonivi:<br />

“A v<strong>in</strong>cere basta l’impeto, a confermare ed ord<strong>in</strong>ar <strong>la</strong> vittoria si richiedono<br />

senno, concordia, abnegazione, virtù rare <strong>in</strong> ogni tempo, e<br />

perseveranza, il più diffi cile eroismo”.<br />

L’Italia l’avrà.<br />

78<br />

Pier Luigi Casati<br />

1919<br />

La conca di Saga e il Polounik - dallo sbocco di Valle Uccea (U.S.S.M.E.)


CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE<br />

Non resta, a questo punto, molto da aggiungere al testo di Casati, una<br />

testimonianza <strong>in</strong>equivocabilmente chiara, circostanziata, su un momento<br />

e un’area precisa del fronte co<strong>in</strong>volto nel<strong>la</strong> rotta di Caporetto.<br />

In conclusione, riteniamo <strong>in</strong>teressante porci alcune domande re<strong>la</strong>tive<br />

al<strong>la</strong> stesura “stratifi cata” del testo e ad alcune controverse op<strong>in</strong>ioni<br />

espresse dall’Autore.<br />

1 – La stratifi cazione del testo.<br />

È <strong>in</strong>teressante notare come Casati, scrivendo e rie<strong>la</strong>borando il diario,<br />

assuma nel contempo due angoli visuali fra loro dissimili: quello del<br />

cronista “testimone” del fatto e quello dello storico (seppur dilettante)<br />

“a posteriori”. Egli, cioè, sente l’urgenza di ripercorrere ciò che ha vissuto<br />

là, <strong>in</strong> quei giorni: se ne fa storicamente fonte primaria, rivivendo<br />

eventi e sensazioni, r<strong>in</strong>contrando nel<strong>la</strong> memoria persone e luoghi reali.<br />

Si ca<strong>la</strong> nel ruolo di testimone ocu<strong>la</strong>re, di diarista bellico (ruolo tipico a<br />

molti autori che fra il 1918 e il 1938 descrissero le proprie esperienze<br />

giovanili: Comisso, Caccia Dom<strong>in</strong>ioni, Salsa, Frescura, Mucc<strong>in</strong>i, ecc.).<br />

Ma questo a Casati non basta: ha <strong>la</strong> necessità, da storico sui generis, di<br />

<strong>in</strong>terrogarsi sullo svolgimento dei fatti, per <strong>in</strong>dividuarne <strong>la</strong> logica e il<br />

signifi cato, le cause e le conseguenze.<br />

Il testo, così, alterna il ricordo personale e diretto al retrospettivo riesame<br />

del contesto storico; un riesame che tiene conto del<strong>la</strong> non superfi ciale<br />

lettura di molti testi pubblicati nell’immediato dopoguerra, acquistati<br />

dall’Autore e <strong>la</strong>rgamente utilizzati per commentare e corroborare il<br />

proprio bisogno di “capire”. Per <strong>in</strong>ciso, proprio quei testi che Casati,<br />

<strong>in</strong> punto di morte, decide di rendere disponibili a tutta <strong>la</strong> cittad<strong>in</strong>anza<br />

ferrarese che sentisse il bisogno di conoscere e approfondire.<br />

A esemplifi care tale scarto fra il ruolo del testimone e quello dello<br />

storico dovrebbe bastare un’osservazione: Casati ripercorre i giorni di<br />

Caporetto avvertendo gli eventi <strong>in</strong> corso nel proprio arco visuale (Jama<br />

P<strong>la</strong>n<strong>in</strong>a, e <strong>in</strong> genere settore del IV Corpo d’Armata) quali decisivi a<br />

determ<strong>in</strong>are <strong>la</strong> ritirata e <strong>la</strong> svolta del<strong>la</strong> guerra; da qui le ve<strong>la</strong>te critiche a<br />

Cavaciocchi, quelle meno ve<strong>la</strong>te a Boccacci, quelle <strong>in</strong> generale rivolte<br />

79


all’<strong>in</strong>tera rete di comando italiana <strong>in</strong> loco. Successivamente, poi, a guerra<br />

fi nita, si apprende <strong>la</strong> complessità tattico-strategica dell’operazione<br />

austro-tedesca, <strong>in</strong> partico<strong>la</strong>re con lo sfondamento nel settore del XXVII<br />

Corpo d’Armata, sullo Jeza, sul Kolovrat, sul<strong>la</strong> riva destra dell’Isonzo,<br />

che determ<strong>in</strong>arono l’aggiramento del IV Corpo d’Armata e il col<strong>la</strong>sso<br />

dei comandi preposti. Casati riporta <strong>in</strong> accenno queste scoperte tardive<br />

e non può far altro che sovrapporle <strong>in</strong> modo problematico ai fatti di<br />

cui è stato testimone. Non può dire alcunché di defi nitivo: con fare<br />

manzoniano, sembra dirci: ai posteri l’ardua sentenza…<br />

2 – Vexata quaestio: il comportamento del soldato italiano a Caporetto.<br />

Il capro espiatorio di cadorniana memoria, culm<strong>in</strong>e d’una polemica<br />

storiografi ca che s’allunga nel tempo per <strong>la</strong>sciare eco fi no ai giorni<br />

nostri. Sul tema sembra quasi che Casati viva uno sdoppiamento <strong>in</strong>teriore:<br />

forse il proprio patriottismo gli impedisce di unirsi ai detrattori di<br />

Cadorna (personaggio del resto prontamente riabilitato e politicamente<br />

usufruito dal regime fascista a cui l’Autore si sente aderente <strong>in</strong> toto),<br />

ma non può esimersi dal ricordare ciò che ha visto: un reale malgoverno<br />

del<strong>la</strong> truppa, un’approssimazione nel<strong>la</strong> gestione logistica, strategica<br />

e morale del Comando. Da tutto ciò, a nostro parere, deriva un certo<br />

“cerchiobottismo” dell’Autore: <strong>in</strong> parte esprime critiche a Cadorna e al<br />

suo sistema, ma, non potendo sp<strong>in</strong>gerle a fondo, ne sfuma e addolcisce<br />

i contorni assumendo alcune argomentazioni del Generale come reali e<br />

determ<strong>in</strong>anti per il col<strong>la</strong>sso dell’Esercito (<strong>la</strong> solita polemica sui giornali<br />

socialisti c<strong>la</strong>ndest<strong>in</strong>i, ecc.).<br />

3 – Come già ampiamente accennato, il diario di Casati assume un ruolo<br />

di preziosa fonte primaria nel<strong>la</strong> sua parte centrale, <strong>la</strong>ddove descrive, ora<br />

per ora, quanto accadeva a Jama P<strong>la</strong>n<strong>in</strong>a e nel contiguo arco visuale il<br />

24 e 25 Ottobre 1917. Fonte preziosa perché, soprattutto, ci rappresenta<br />

l’equivoco 1 che portò il Generale Arrighi, comandante del<strong>la</strong> 50 a Divisione,<br />

a sgombrare <strong>la</strong> stretta di Saga, <strong>la</strong>sciando campo sgombro verso<br />

1 Vedansi al riguardo: Cavaciocchi Alberto, Un anno al comando del IV Corpo<br />

d’Armata, Ud<strong>in</strong>e, Gaspari, 2006; Gaspari Paolo, Mant<strong>in</strong>i Marco, Pozzato Paolo,<br />

Generali nel<strong>la</strong> nebbia, Ud<strong>in</strong>e, Gaspari, 2007.<br />

80


lo Stol, Cividale e il Tagliamento al Gruppo Krauss: uno dei fattori che<br />

tramutarono, probabilmente, una battaglia perduta, ma circoscritta, <strong>in</strong><br />

una rotta proverbiale.<br />

4 – Nel<strong>la</strong> parte conclusiva del testo, dopo lo sterile tentativo d’imbastire<br />

una l<strong>in</strong>ea di difesa sul Monte Stol, troviamo alcune considerazioni<br />

dell’Autore <strong>in</strong> merito al carattere e all’effi cacia di comando dei Generali<br />

italiani. Qui Casati ci fa imbattere <strong>in</strong> due personaggi che egli assume<br />

come antitetici: al Generale Graziani vengono ascritte le virtù del condottiero<br />

valoroso, deciso, fermo e <strong>in</strong>fl essibile. Gli si oppone <strong>la</strong> fi gura<br />

del Colonnello Boccacci, l’ozioso burocrate, formalista e imbelle.<br />

La realtà del dibattito storiografi co è peraltro piuttosto controversa.<br />

Su Boccacci i testi non <strong>la</strong>scian scampo. Scrive Band<strong>in</strong>i: 2<br />

“Il Colonnello Boccacci, un uomo partico<strong>la</strong>rmente duro: organizzava<br />

appostamenti nelle retrovie per il taglio dei capelli obbligatorio, sia<br />

ad uffi ciali sia a soldati. Precluse l’abitato di Caporetto ai soldati <strong>in</strong><br />

riposo, si dette a sollecitare sempre maggiori durezze, sicché fu assalito<br />

più volte a fuci<strong>la</strong>te, e ricevette dozz<strong>in</strong>e di m<strong>in</strong>acce di morte scritte…”.<br />

Lo stesso Attilio Frescura, nel suo celebre “Diario di un imboscato” 3 si<br />

sofferma <strong>in</strong> vari punti sul<strong>la</strong> fi gura del Colonnello e sulle sue discutibili<br />

pignolerie igieniche tali da <strong>in</strong>fastidire <strong>la</strong> vita del soldato italiano, ma<br />

evidentemente <strong>in</strong>idonee a v<strong>in</strong>cere <strong>la</strong> guerra e ad arrestare l’avanzata del<br />

nemico.<br />

Casati però probabilmente esagera vedendo <strong>in</strong> Boccacci e nei suoi sistemi<br />

da caserma una delle cause del<strong>la</strong> sconfi tta: non è a un Colonnello<br />

di Stato Maggiore che compete il ricompattamento delle truppe <strong>in</strong> fase<br />

di ritirata. Toccava ad altri.<br />

Quanto al giudizio pletoricamente lus<strong>in</strong>ghiero sul Generale Andrea<br />

Graziani (sembra quasi trattarsi di un redivivo Achille al momento<br />

dello sbarco sul lido di Troia…), anche qui è lecito domandarsi quanto<br />

sia corretto. Basti qui ricordare che il personaggio ha appuntato su di<br />

sé tanti elogi sperticati quante critiche feroci. Condottiero <strong>in</strong>fl essibi-<br />

2 Band<strong>in</strong>i Franco, La Grande Guerra. I servizi speciali del<strong>la</strong> Domenica del Corriere,<br />

settimanale del Corriere del<strong>la</strong> Sera, anno 69, 1967.<br />

3 Frescura Attilio, Diario di un imboscato, Mi<strong>la</strong>no, Mursia, 1981.<br />

81


le e tanto coraggioso da esporsi a petto scoperto al fuoco nemico <strong>in</strong><br />

<strong>in</strong>numerevoli circostanze? Oppure spietato assass<strong>in</strong>o, non di austriaci,<br />

ma di fanti italiani che egli <strong>in</strong>seguiva sul<strong>la</strong> l<strong>in</strong>ea di fuoco accusando di<br />

vigliaccheria, arrogandosi il ruolo (istituzionalmente avval<strong>la</strong>to da Cadorna)<br />

di giustiziere? Eroe del grande cimento, precursore del<strong>la</strong> nuova<br />

Italia che il Fascismo realizzerà? Oppure simbolo di un autoritarismo<br />

dom<strong>in</strong>ante, nel suo aspetto più atroce, tanto da morire misteriosamente,<br />

poco dopo il 1918, scagliato giù per mano ignota da un treno <strong>in</strong> corsa?<br />

Il dibattito storico (così come quello re<strong>la</strong>tivo al celeberrimo Generale<br />

Cantore, il conc<strong>la</strong>mato eroe delle Tofane) è <strong>in</strong> atto.<br />

Casati ci espone le proprie propensioni. Purtroppo ci mancano altri<br />

elementi utili a capirle: egli aveva forse, <strong>in</strong> altre aree del fronte, avuto<br />

occasione di conoscere personalmente Graziani? e Boccacci?<br />

Ogni risposta è lecita.<br />

82


FONTI BIBLIOGRAFICHE<br />

LIBRI<br />

CABIATI Aldo, La battaglia dell’ottobre 1917, Mi<strong>la</strong>no, Corbaccio, 1935<br />

CAPELLO Luigi, Caporetto perché?, Tor<strong>in</strong>o, E<strong>in</strong>audi,<br />

CAPELLO Luigi, Note di guerra, Mi<strong>la</strong>no, Treves, 1920<br />

CAVACIOCCHI, Alberto, Un anno al Comando del IV Corpo d’Armata, Ud<strong>in</strong>e, Gaspari, 2006<br />

CAVIGLIA Enrico, La Dodicesima Battaglia - Caporetto, Mi<strong>la</strong>no, Mondatori, 1933<br />

D’AMICO Silvio, La vigilia di Caporetto, Firenze, Giunti, 1996<br />

DELLMENSINGEN Krafft von, 1917 lo sfondamento dell’Isonzo, Mi<strong>la</strong>no, Mursia, 1981<br />

DEL BIANCO Giuseppe, La Guerra e il Friuli, Lavagno, Del Bianco, 2001<br />

DI BRAZZANO Orio, Caporetto, Trieste, L<strong>in</strong>t, 1996<br />

DI BRAZZANO Orio, La Grande Guerra nell’Alto e Medio Isonzo, Novale, Rossano, 1999<br />

DI BRAZZANO Orio, La Grande Guerra sul<strong>la</strong> Fronte Giulia, Trento, Panorama, 2002<br />

FABI Lucio, Gente di Tr<strong>in</strong>cea, Mi<strong>la</strong>no, Mursia, 1994<br />

FANDINI Francesco, Caporetto dal<strong>la</strong> parte del v<strong>in</strong>citore, Mi<strong>la</strong>no, Mursia, 1992<br />

FALDELLA Emilio, La Grande Guerra da Caporetto al Piave 1917-1918, Mi<strong>la</strong>no, Longanesi, 1965<br />

FALDELLA Emilio, Caporetto. Le vere cause di una tragedia, Bologna, Cappelli, 1967<br />

GASPARI Paolo-MANTINI Marco-POZZATO Paolo, Generali nel<strong>la</strong> nebbia, Ud<strong>in</strong>e, Gaspari, 2007<br />

GATTI Angelo, Caporetto, Bologna, il Mul<strong>in</strong>o, 1964<br />

KILLIAN Hans, Attacco a Caporetto, Gorizia, LEG, 2005<br />

KRAUSS Alfred, Il miracolo di Caporetto, Valdagno, Rossato, 2000<br />

MANTINI Marco, Da Tolm<strong>in</strong>o a Caporetto, Ud<strong>in</strong>e, Gaspari, 2006<br />

MINISTERO DELLA DIFESA, Stato Maggiore dell’Esercito, Uffi cio Storico, L’Esercito Italiano nel<strong>la</strong><br />

Grande Guerra (1915-1918), Vol. IV: Le operazioni del 1917, Tomo 3, Roma, 1967<br />

MONTICONE Alberto, La Battaglia di Caporetto, Ud<strong>in</strong>e, Gaspari, 1999<br />

PAVAN Camillo, Caporetto. Storia, testimonianze, it<strong>in</strong>erari, Treviso,1997<br />

PIERI Piero, L’Italia nel<strong>la</strong> Prima Guerra Mondiale (1915-1918), Tor<strong>in</strong>o, E<strong>in</strong>audi, 1965<br />

PIEROPAN Gianni, 1914-1918 Storia del<strong>la</strong> Grande Guerra, Mi<strong>la</strong>no, Mursia, 1988<br />

PIRAZZOLI, Antonio, La battaglia di Caporetto, Mi<strong>la</strong>no, Modernissima, 1919<br />

SCHINDLER John R., Isonzo, Gorizia, LEG, 2001<br />

SEMA Antonio, La Grande Guerra sul fronte dell’Isonzo, Gorizia, Goriziana, 1995<br />

SILVESTRI Mario, Caporetto. Una battaglia e un enigma, Mi<strong>la</strong>no, Mondatori, 1984<br />

Studio su Caporetto, Biblioteca Comunale Ariostea, sezione manoscritti, fondo Casati,<br />

collocazione CL I 781, 1919<br />

TOSTI Amedeo, La guerra italo-austriaca 1915-1918, Mi<strong>la</strong>no, ISPI,1938<br />

VALORI Aldo, La guerra italo-austriaca 1915-1918, Bologna, Zanichelli, 1925<br />

VOLPE Gioacch<strong>in</strong>o, Caporetto, Roma, Cas<strong>in</strong>i, 1966<br />

WEBER Fritz, Dal Monte Nero a Caporetto, Mi<strong>la</strong>no, Mursia, 1967<br />

FOTOGRAFIE<br />

MINISTERO DELLA DIFESA, Stato Maggiore dell’Esercito, Uffi cio Storico, L’Esercito Italiano nel<strong>la</strong><br />

Grande Guerra (1915-1918), Vol. IV: Le operazioni del 1917, Tomo 3, Roma, 1967<br />

LA GUERRA, dalle raccolte del Reparto Fotografi co del Comando Supremo del Regio Esercito, Mi<strong>la</strong>no,<br />

Treves, 1917<br />

STAMPA QUOTIDIANA<br />

La morte dell’avv. Pier Luigi Casati, <strong>in</strong> “Corriere Padano”, 18 gennaio 1936<br />

Unanime plebiscito di dolore attorno al<strong>la</strong> Salma di Pier Luigi Casati, <strong>in</strong> “Corriere Padano”, 19 gennaio 1936<br />

Il legato Pier Luigi Casati al<strong>la</strong> Biblioteca Ariostea, <strong>in</strong> “Corriere Padano”, 7 febbraio 1936<br />

83


Col<strong>la</strong>na pubblicazioni sul<strong>la</strong> Grande Guerra<br />

a cura del Centro di Documentazione Storica del Comune di Ferrara<br />

e dell’Associazione Culturale di Ricerche Storiche <strong>Pico</strong> <strong>Cavalieri</strong>:<br />

Podgora 1915<br />

Dante Tuma<strong>in</strong>i “Un soldato tra tanti”<br />

a cura di Enrico Trevisani<br />

Ferrara 2000<br />

Flondar 1917<br />

Bruno Pisa, 425° Compagnia Mitragliatrici<br />

a cura di Stefano Chierici<br />

Ferrara 2001<br />

San Marco 1917<br />

Mario Poledrelli, 206° Reggimento Fanteria Brigata Lambro<br />

a cura di Donato Bragatto e Andrea Montesi<br />

Ferrara 2002<br />

Monte Zebio 1917<br />

Mario Pazzi, 152° Reggimento Fanteria Brigata Sassari<br />

a cura di Stefano Chierici e Donato Bragatto<br />

Ferrara 2004<br />

Vodice 1917<br />

Enrico Torazzi, 261° Reggimento Fanteria Brigata Elba<br />

a cura di Donato Bragatto e Roberto Massetti<br />

Ferrara 2005<br />

Piave 1918<br />

Edoardo Avell<strong>in</strong>i, 145° Reggimento Fanteria Brigata Catania<br />

a cura di Donato Bragatto e Enrico Trevisani<br />

Ferrara 2006<br />

Caporetto 1917-Piave 1918<br />

Marcello Barbè, 118° Batteria da 65 Montagna<br />

a cura di Stefano Chierici e Donato Bragatto<br />

Ferrara 2007<br />

1915 – 1916 dal Carso all’Altopiano di Asiago<br />

Baronc<strong>in</strong>i Lelio, 17° Reggimento Fanteria Brigata Acqui<br />

a cura di Donato Bragatto e Enrico Trevisani<br />

Ferrara 2008<br />

85


L' Associazione Culturale di<br />

10<br />

Ricerche Storiche "<strong>Pico</strong> <strong>Cavalieri</strong>"<br />

ha sede <strong>in</strong> Ferrara presso<br />

il Tiro a Segno Nazionale, sito<br />

<strong>in</strong> Corso Ercole I° d' Este n° 1. Gli <strong>in</strong>contri aperti a tutti, soci e non, si<br />

tengono il primo mercoledì di ogni mese dalle ore 21,00 alle ore 23,00.<br />

L' Associazione è nata da un <strong>in</strong>contro di appassionati del<strong>la</strong> storia avvenuto<br />

quasi per caso nel marzo del 1999, ed è stata costituita uffi cialmente<br />

l’anno seguente. Da tale data ha <strong>in</strong>iziato una cospicua attività di<br />

ricerca sul territorio, ha <strong>in</strong>oltre aderito a numerose <strong>in</strong>iziative promosse<br />

da Enti locali e non, e col<strong>la</strong>bora assiduamente con il Centro di Documentazione<br />

Storica del Comune di Ferrara. Oltre alle attività culturali,<br />

basate soprattutto sul<strong>la</strong> ricerca storica fi nalizzate al<strong>la</strong> realizzazione all'<br />

allestimento di mostre fotografi co-documentarie, al<strong>la</strong> pubblicazione<br />

di volumi, monografi e, cataloghi, ed al<strong>la</strong> programmazione di <strong>in</strong>contri<br />

e proiezioni, <strong>in</strong> partico<strong>la</strong>re segnaliamo il ciclo di videoconferenze dal<br />

titolo “Serate al Museo” che si sono svolte nei locali del Museo del Risorgimento<br />

e del<strong>la</strong> Resistenza di Ferrara nel mese di novembre dal 2000<br />

al 2008. In occasione dei dieci anni del<strong>la</strong> fondazione dell’Associazione<br />

quest’anno le serate riprenderanno il titolo del<strong>la</strong> prima edizione (1999)<br />

“2009: sulle tracce del<strong>la</strong> Grande Guerra”, ospitate nell’ Au<strong>la</strong> Didattica<br />

del<strong>la</strong> Croce Rossa Italiana di Ferrara. E’ tenuto <strong>in</strong> partico<strong>la</strong>re rilievo il<br />

settore escursionistico, <strong>in</strong>iziato nel settembre del 1999 con <strong>la</strong> prima gita<br />

sui campi di battaglia del Carso, a cui sono seguite molte altre gite <strong>in</strong><br />

tutte le zone <strong>in</strong>teressate dal confl itto.<br />

mo Anno<br />

L’Associazione raccoglie diari, lettere, fotografi e e ogni altro materiale<br />

<strong>in</strong>erente <strong>la</strong> vita dei soldati nelle due guerre mondiali per realizzare<br />

pubblicazioni, mostre e per creare un archivio del<strong>la</strong> memoria senza<br />

scopo di lucro.<br />

Eventuali <strong>in</strong>formazioni si possono ricevere ai seguenti numeri telefonici:<br />

0532-464184 338/9194022 Donato Bragatto (Presidente), ed è<br />

possibile visitarci sul sito www.picocavalieri.org.<br />

87


Si r<strong>in</strong>graziano: Marco Mant<strong>in</strong>i, reggente del Gruppo Ricerche e Studi<br />

sul<strong>la</strong> Grande Guerra del<strong>la</strong> Società Alp<strong>in</strong>a delle Giulie – Sezione<br />

di Trieste del Club Alp<strong>in</strong>o Italiano; Nico<strong>la</strong> Persegati; F<strong>la</strong>vio Rabar;<br />

Marco Vaccari; Giorgio Cavicchi; Lorenzo Cappel<strong>la</strong>ri; Alessandra<br />

Po<strong>la</strong>ti; Giorgio Bragatto; Enzo Zanotti; Fabio Roman<strong>in</strong>i; Gian<br />

Paolo Bertelli; Patrizio Cazzaro; Massimo Contento; Roberto Todero,<br />

Associazione Culturale F. Zenobi Trieste; Riccardo Fortunato,<br />

Associazione Storica Cimeetr<strong>in</strong>cee; Luca Taddia del<strong>la</strong> Biblioteca<br />

Comunale Ariostea di Ferrara.<br />

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