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il gazzettino di treviso - Azienda ULSS 8

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LA TRIBUNA DI TREVISO<br />

Crollo in ospedale, reparto chiuso 2 mesi<br />

IL GAZZETTINO DI TREVISO<br />

Devastata dagli insetti: choc in casa <strong>di</strong> riposo<br />

«Sto male solo a parlarne»<br />

RASSEGNA STAMPA<br />

GIOVEDI’ 01 2010<br />

IL CORRIERE DEL VENETO<br />

Via <strong>il</strong> testicolo sbagliato non potrà avere figli Risarcito dall’ospedale<br />

PAGINA<br />

30<br />

6<br />

7<br />

11


LA TRIBUNA DI TREVISO<br />

Crollo in ospedale, reparto chiuso 2 mesi<br />

PAGINA 30 01 APRILE<br />

Restano i rischi: ambulatori cantierati. Trasloco al De Gironcoli per le visite e day surgery<br />

SALIMA BARZANTI<br />

CONEGLIANO. C’è ancora <strong>il</strong> rischio <strong>di</strong> ce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> intonaci dei soffitti del quarto piano dell’ospedale,<br />

come già avvenuto martedì in un ambulatorio. Per questo gli ambulatori <strong>di</strong> chirurgia restano chiusi e cantierato<br />

per due mesi. Le visite sono spostate al De Gironcoli.<br />

Martedì pomeriggio, prima delle 17, si era verificato <strong>il</strong> ce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> intonaco e calcinacci in un ambulatorio<br />

<strong>di</strong> Chirurgia al quarto piano dell’ospedale. Il ce<strong>di</strong>mento si è verificato quando l’attività ambulatoriale era già<br />

conclusa e quin<strong>di</strong>, per fortuna, la stanza in quel momento era vuota. Sono state imme<strong>di</strong>atamente avviate le<br />

verifiche strutturali su tutta l’area a<strong>di</strong>acente la stanza, con carotaggi svolti da personale specializzato. Che non<br />

hanno tolto le preoccupazioni. «Dopo l’evento «sentinella» della caduta <strong>di</strong> intonaci e calcinacci in uno degli<br />

ambulatori, chirurgico e <strong>di</strong> day surgery, situato al quarto piano dell’ala est dell’ospedale <strong>di</strong> Conegliano, le<br />

verifiche tecniche effettuate hanno evidenziato un rischio residuo non misurab<strong>il</strong>e - ha spiegato ieri <strong>il</strong> <strong>di</strong>rettore<br />

generale dell’Usl 7, Angelo Lino Del Favero - non si tratta <strong>di</strong> un problema strutturale, non c’è un pericolo<br />

imme<strong>di</strong>ato, ma neanche rischio zero. Quin<strong>di</strong>, per ragioni <strong>di</strong> massima cautela, interverremo sull’intero quarto<br />

piano, rifacendo le controsoffittature secondo le più moderne tecniche costruttive». Come ha spiegato Del<br />

Favero, <strong>il</strong> ce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> intonaco e calcinacci è avvenuto nell’ala che è stata costruita alla fine degli Anni<br />

Cinquanta. Il corpo centrale della struttura risale invece al biennio 1994/1996. «Negli anni Novanta sono<br />

stati rifatti i soffitti del primo, secondo e terzo piano dell’ala est - ha aggiunto <strong>il</strong> <strong>di</strong>rettore generale - <strong>il</strong> Genio<br />

civ<strong>il</strong>e regionale non aveva invece ritenuto necessario intervenire al quarto piano, in quanto sopra vi è solo <strong>il</strong><br />

tetto e dunque le sollecitazioni sono minori». Ora verrà dunque risistemato l’intero quarto piano. I lavori, che<br />

costeranno circa 200.000 euro, dureranno al massimo due mesi. Sarà così necessario sgomberare l’interno piano.<br />

L’attività <strong>di</strong> day surgery si svolgerà <strong>di</strong> conseguenza nei reparti <strong>di</strong> riferimento, ovvero chirurgia, urologia,<br />

ginecologia e oculistica. Gli ambulatori verranno spostati probab<strong>il</strong>mente al De Gironcoli <strong>di</strong> via Manin. Dopo<br />

un mese verranno ricollocati al quarto piano, mentre proseguiranno i lavori per la zona <strong>di</strong> day surgery. Nel<br />

suo complesso l’area dovrebbe essere nuovamente ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e entro la fine <strong>di</strong> maggio. L’attività sanitaria che<br />

si svolge al quarto piano sarà poi definitivamente trasferita nel nuovo blocco chirurgico, la cui ultimazione,<br />

salvo brutte sorprese, è prevista per fine <strong>di</strong> quest’anno.


IL GAZZETTINO DI TREVISO<br />

Devastata dagli insetti: choc in casa <strong>di</strong> riposo<br />

PAGINA 6 01 APRILE<br />

Quando l’anziana entra in barella nella casa <strong>di</strong> riposo, gli operatori non credono ai propri occhi. Immaginano si tratti <strong>di</strong><br />

un’allucinazione. Solo la puzza tremenda è in grado <strong>di</strong> riportarli alla realtà. La donna che si trovano <strong>di</strong> fronte ha 80 anni,<br />

un groviglio <strong>di</strong> capelli arruffati, pieni <strong>di</strong> insetti e <strong>di</strong> vermi. Le unghie dei pie<strong>di</strong> sono lunghe, ritorte. La pelle rovinata e<br />

su<strong>di</strong>cia, le <strong>di</strong>ta piene <strong>di</strong> pus. Per darle una parvenza umana è necessario sottoporla a un bagno estenuante, che dura quasi<br />

tre ore. Il fatto è accaduto a Treviso, in una struttura dell’Israa, martedì 23 marzo, ma è emerso soltanto oggi perché alcuni<br />

testimoni hanno deciso <strong>di</strong> infrangere <strong>il</strong> muro <strong>di</strong> s<strong>il</strong>enzio, portando alla luce una vicenda che ha dell’incre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e, pur<br />

con i precedenti denunciati qualche tempo fa dal Gazzettino. Nel raccontarlo tuteliamo la privacy della protagonista e dei<br />

testimoni. I dettagli sono documentati da un rapporto contenente la cronistoria degli eventi e le valutazioni me<strong>di</strong>che.<br />

L’anziana viveva in un Comune vicino al capoluogo, da sola, nell’appartamento che fino a tre anni fa con<strong>di</strong>videva<br />

con la figlia, morta per grave malattia. Ed è qui che comincia <strong>il</strong> degrado, provocato da un mix <strong>di</strong> dolore per la per<strong>di</strong>ta,<br />

depressione, principi <strong>di</strong> demenza sen<strong>il</strong>e ma soprattutto da una abissale solitu<strong>di</strong>ne, nonostante avesse un amministratore<br />

<strong>di</strong> sostegno: <strong>il</strong> compagno della figlia. L’anziana si chiude in casa, le sue con<strong>di</strong>zioni peggiorano, si ammala <strong>di</strong> tumore<br />

all’intestino e pare che nessuno riesca ad aiutarla, neppure le assistenti sociali. Finché arriva <strong>il</strong> ricovero in ospedale e <strong>il</strong><br />

successivo trasferimento alla casa <strong>di</strong> riposo.<br />

Ma com’è possib<strong>il</strong>e arrivare a tanto? Può una donna che per 30 anni ha fatto la sarta e ha lavorato in una tabaccheria,<br />

curando sempre <strong>il</strong> proprio aspetto e la <strong>di</strong>gnità, essere abbandonata a tal punto da far inorri<strong>di</strong>re chi se la ritrova <strong>di</strong><br />

fronte?<br />

Nella lettera <strong>di</strong> <strong>di</strong>missioni dall’ospedale (una delle strutture dell’Usl 9) si cita soltanto un generale “deca<strong>di</strong>mento<br />

psico-organico”, oltre al carcinoma. Ben più dettagliate le note della casa <strong>di</strong> riposo in cui si <strong>di</strong>chiara che la donna “da<br />

<strong>di</strong>versi mesi non veniva lavata”. La capigliatura era “un groviglio <strong>di</strong> sporcizia e mollette arrugginite, all’interno del<br />

quale erano presenti insetti <strong>di</strong> varie <strong>di</strong>mensioni”. Il referto del me<strong>di</strong>co parla <strong>di</strong> “cheratosi seborroica al cuoio capelluto<br />

con parassiti”. La povera signora non riusciva più a camminare perché i suoi pie<strong>di</strong>, affetti da “onicomicosi” a causa<br />

delle unghie mostruosamente lunghe e contorte, erano ricoperti <strong>di</strong> funghi e <strong>di</strong> pus. E poi c’è quella dentiera, mai tolta né<br />

lavata, talmente inglobata nella gengiva da richiedere l’intervento chirurgico del dentista. Per chi l’ha vista non esiste<br />

altro aggettivo: raccapricciante.<br />

Dopo tre giorni dall’ingresso in casa <strong>di</strong> riposo l’anziana donna è migliorata già sensib<strong>il</strong>mente, anche nella sfera mentale.<br />

Le sue con<strong>di</strong>zioni sono definite <strong>di</strong> “demenza moderata”. Ciò che ci si domanda <strong>di</strong> fronte a una storia così drammatica<br />

è: chi poteva o doveva intervenire e non l’ha fatto? Può la cosiddetta “libertà in<strong>di</strong>viduale” della persona <strong>di</strong> rifiutare<br />

cure e assistenza degenerare in un tale degrado? Quale strada intraprendere nell’assistenza domic<strong>il</strong>iare e ospedaliera? È<br />

improbab<strong>il</strong>e che una persona sia arrivata all’Israa con i vermi nei capelli dopo un ricovero <strong>di</strong> 8 giorni in ospedale senza<br />

che nessuno se ne sia accorto.<br />

Le piaghe e <strong>il</strong> morso dei topi<br />

triste pedaggio alla solitu<strong>di</strong>ne<br />

(La.Si) I precedenti ci sono. Campanelli d’allarme <strong>di</strong> un situazione che sta degenerando e coinvolge sempre più citta<strong>di</strong>ni<br />

anziani, in città come nelle periferie. La società trevigiana è mutata e se un tempo la famiglia numerosa che viveva nelle<br />

case coloniche conta<strong>di</strong>ne accu<strong>di</strong>va i componenti deboli -bambini, malati, anziani- oggi la solitu<strong>di</strong>ne genera vicende terrib<strong>il</strong>i,<br />

come quella dell’anziana accolta all’Israa in con<strong>di</strong>zioni degradate, al limite dell’immaginab<strong>il</strong>e. È stato proprio<br />

Fausto Favaro a denunciare qualche tempo fa casi analoghi <strong>di</strong> anziani morsicati dai topi e torturati dagli insetti. Sofferenti<br />

per profonde piaghe da decubito causate dall’immob<strong>il</strong>ità nel letto. Le situazioni si sono verificate anche in questo<br />

caso nella provincia <strong>di</strong> Treviso e nel territorio dell’Usl 9. Il primo: un uomo anziano, che viveva da anni da solo, in con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong>sagiate, <strong>di</strong> povertà e trascuratezza, è stato ricoverato con le orecchie mangiucchiate dai topi. Nel secondo caso<br />

invece, la persona, allettata da tempo, presentava in alcuni punti la pelle letteralmente <strong>di</strong>vorata dalle piaghe da decubito,<br />

testicoli compresi.<br />

Impossib<strong>il</strong>e? No, stando ai rapporti st<strong>il</strong>ati da me<strong>di</strong>ci e operatori dell’Israa, che in questi come in altri casi, avevano<br />

corredato i referti con allucinanti fotografie. Gravi sono inoltre molti casi r<strong>il</strong>evati nel territorio da operatori e operatrici<br />

del Sapad, <strong>il</strong> servizio domic<strong>il</strong>iare messo in atto dall’Israa in collaborazione con l’Usl. Alle patologie fisiche si aggiungono<br />

gli effetti del deca<strong>di</strong>mento cognitivo e della demenza sen<strong>il</strong>e che rende <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e la gestione e l’approccio, soprattutto<br />

quando l’anziano rifiuta l’intervento sociale.


IL GAZZETTINO DI TREVISO<br />

LO SFOGO L’in<strong>di</strong>gnazione <strong>di</strong> Favaro, presidente degli istituti <strong>di</strong> ricovero<br />

«Sto male solo a parlarne»<br />

PAGINA 7 01 APRILE<br />

(La.Si) «È una vergogna, una storia pazzesca, sto male solo a parlarne». Fausto Favaro è furibondo. Da presidente<br />

dell’Israa ne ha viste tante, ma questa -come testimonia egli stesso- supera ogni limite. Sembra <strong>il</strong> frutto<br />

<strong>di</strong> qualche f<strong>il</strong>m dell’orrore. Invece è accaduto in un paese del Nordest, in cui nonostante la crisi, la gente<br />

sembra conservare un parvenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>gnità. Eppure anziani abbandonati come questa signora ce ne sono tanti,<br />

troppi. Vivono nascosti nelle loro case, in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> grave <strong>di</strong>sagio fisico e psicologico.<br />

L’ente gestito da Favaro ospita oltre 800 persone. La domanda cresce in modo vertiginoso, così come<br />

le liste <strong>di</strong> attesa. Ogni giorno bussano alla porta persone <strong>di</strong>sperate a chiedere aiuto perché non sanno come<br />

gestire i propri congiunti, spesso malati <strong>di</strong> Alzheimer o <strong>di</strong> altre forme <strong>di</strong> demenza, come la donna “recuperata”<br />

dall’Israa. Favaro punta <strong>il</strong> <strong>di</strong>to contro un’assistenza domic<strong>il</strong>iare che farebbe acqua da tutte le parti. «Noi non<br />

vogliamo essere <strong>il</strong> collettore <strong>di</strong> tutte le <strong>di</strong>sgrazie che <strong>il</strong> territorio non sa gestire» sbotta <strong>il</strong> presidente dell’Istituto<br />

per i servizi <strong>di</strong> ricovero e assistenza anziani del Comune <strong>di</strong> Treviso.<br />

La donna giunta in con<strong>di</strong>zioni pietose sarebbe la punta <strong>di</strong> un iceberg poiché capita spesso che giunti in<br />

ospedale, gli anziani non possano essere rimandati a casa. E allora scattano i ricoveri temporanei, come quello<br />

citato dal Gazzettino, che coinvolge <strong>il</strong> Sapa, nucleo ad alta protezione per i malati <strong>di</strong> Alzheimer. Si tratta però<br />

<strong>di</strong> accoglienze limitate a circa 60 giorni. E dopo?<br />

«So <strong>di</strong> un caso che coinvolge un nostro anziano ospite temporaneo, i cui fam<strong>il</strong>iari hanno chiesto l’intervento<br />

del giu<strong>di</strong>ce per avere una proroga» precisa Fausto Favaro. Ma la situazione è esplosiva. Nel caso della donna<br />

accolta all’Israa i risultati <strong>di</strong> una cura professionale (e amorevole) si vedono: l’anziana ha riacquistato una parvenza<br />

<strong>di</strong>gnitosa, collabora con <strong>il</strong> personale, ha ripreso a dormire nel letto, cosa che non faceva da anni perché<br />

restava 24 ore su 24 in poltrona. Ma è possib<strong>il</strong>e che solo gli operatori Israa siano riusciti a compiere <strong>il</strong> miracolo<br />

risolvendo problemi che prima nessuno era riuscito neppure a vedere, né a casa né in ospedale?<br />

DEMENZA SENILE<br />

Cinquem<strong>il</strong>a casi ma ora ci sono anche gli Alzheimer caffè<br />

Sono oltre 5 m<strong>il</strong>a i malati <strong>di</strong> Alzheimer certificati nel territorio dell’Usl 9; 10 m<strong>il</strong>a se consideriamo l’ambito<br />

provinciale. Molti <strong>di</strong> più i casi che rimangono nell’ombra perché le famiglie, per paura, vergogna, <strong>di</strong>sinformazione<br />

non sanno a chi rivolgersi. Il Comune <strong>di</strong> Treviso ha deciso <strong>di</strong> tendere una mano a chi vive con questo<br />

angosciante problema collaborando con Usl 9, associazione PerdutaMente e Israa, e ha fondato <strong>il</strong> primo Caffè<br />

Alzheimer in ambito <strong>di</strong>strettuale. Per usufruire <strong>di</strong> questo, come <strong>di</strong> altri servizi gratuiti offerti dall’Israa è necessario<br />

contattare i servizi <strong>di</strong>strettuali o <strong>il</strong> proprio me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> base. Anche se, su quest’ultima figura, Fausto<br />

Favaro pone qualche perplessità. «Spesso non hanno le conoscenze necessarie per affrontare correttamente<br />

l’Alzheimer. Nella catena che circonda questi malati esistono due anelli deboli: i me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> base e gli amministratori<br />

pubblici». Così aveva affermato qualche tempo fa, nel suo <strong>di</strong>scorso introduttivo al convegno internazionale<br />

sulla «Rete Alzheimer», al Collegio Pio X. Le parole del presidente Favaro non erano rimaste isolate<br />

perché anche Fanny Meneghini, presidente dell’associazione “Perdutamente” aveva sottolineato la solitu<strong>di</strong>ne<br />

delle famiglie, lo sconcerto al momento della <strong>di</strong>agnosi, spesso comunicata in modo freddo e <strong>di</strong>staccato, lo<br />

spaesamento, <strong>il</strong> dolore.


IL CORRIERE DEL VENETO<br />

Via <strong>il</strong> testicolo sbagliato non potrà avere figli Risarcito dall’ospedale<br />

PAGINA 11 01 APRILE<br />

VERONA - Gli è stato asportato <strong>il</strong> testicolo sano al posto dell’altro, malato, e per questo danno biologico un<br />

uomo ha ottenuto dal Tribunale civ<strong>il</strong>e un risarcimento <strong>di</strong> 180 m<strong>il</strong>a euro, che pagheranno in solido <strong>il</strong> chirurgo<br />

e l’azienda ospedaliera <strong>di</strong> Borgo Roma, a Verona. L’uomo, un trentatreenne originario del Sud ma residente<br />

al Nord, è rimasto ster<strong>il</strong>e dopo l’intervento. Il fatto risale a sei anni fa, quando <strong>il</strong> paziente aveva 27 anni e<br />

un’ecografia aveva accertato la presenza <strong>di</strong> un tumore al testicolo sinistro. Quando <strong>il</strong> giovane fu portato in sala<br />

operatoria, però, per errore <strong>il</strong> chirurgo intervenne su quello sano, <strong>il</strong> destro. Accortasi dello sbaglio, l’equipe<br />

eseguì subito l’intervento <strong>di</strong> asportazione del testicolo malato. Ma le operazioni già effettuate sull’organo sano<br />

avevano già provocato, a detta degli avvocati dell’uomo, danni irreversib<strong>il</strong>i. Il chirurgo avrebbe giustificato<br />

l’errore con lo stress lavorativo accumulato in quella mattinata, che l’aveva visto sul tavolo operatorio per<br />

cinque ore consecutive. Non solo, perché <strong>il</strong> sanitario ha fatto anche riferimento alla presunta inversione del<br />

letto in cui si trovava <strong>il</strong> paziente: motivo per cui, quel giorno, <strong>il</strong> chirurgo avrebbe continuato a intervenire<br />

sulla sua destra quasi in automatico, così come aveva fatto nel corso delle altre operazioni. Il giu<strong>di</strong>ce civ<strong>il</strong>e<br />

che ha <strong>di</strong>sposto <strong>il</strong> risarcimento, invece, ha respinto una richiesta danni <strong>di</strong> un m<strong>il</strong>ione 191m<strong>il</strong>a euro avanzata<br />

nei confronti del primario <strong>di</strong> urologia dell’ospedale. Stando alla ricostruzione dei legali della parte offesa, gli<br />

avvocati Riccardo Barbieri e Lorenzo Manfro, dal giorno dell’operazione <strong>il</strong> ragazzo sarebbe stato preda del<br />

timore per quanto gli sarebbe potuto capitare in futuro: legato a una compagna da una decina d’anni, temeva<br />

<strong>di</strong> perderla non potendo più avere figli. Tra l’altro, quando venne successivamente ricoverato in una struttura<br />

ospedaliera em<strong>il</strong>iana per essere sottoposto una serie <strong>di</strong> accertamenti, gli venne anche riscontrato un basso<br />

tasso <strong>di</strong> testosterone: per le conseguenti terapie che gli vennero praticate, hanno sottolineato i legali della parte<br />

offesa nell’atto <strong>di</strong> citazione, <strong>il</strong> ragazzo ha dovuto sostenere un esborso economico tutt’altro che secondario.<br />

Ora, finalmente, <strong>il</strong> Tribunale gliene ha accordato un primo risarcimento.

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