Il trattamento emissioni nella cogenerazione Cristiano Vergani cristiano.vergani@impianticlima.com 20 <strong>Impianti</strong> <strong>Clima</strong> - Giugno 2012 - N. 6
T Il rialzo dei combustibili fossili innalza artificiosamente anche i costi di alcuni combustibili rinnovabili, portandoli fuori mercato. Oltre all’aumento dei costi, la diminuzione degli incentivi e il forte calo della domanda di energia elettrica, hanno necessariamente portato alla sperimentazione di nuovi combustibili meno costosi, ma decisamente problematici sul fronte delle emissioni. ra le varie tecnologie utilizzate nelle piccole centrali di cogenerazione, la più diffusa e conveniente, almeno fino a potenzialità intorno a qualche decina di MWe, è rappresentata dall’utilizzo di motori a combustione interna (MCI), a ciclo Otto o Diesel, abbinati a sistemi di recupero di energia termica a bassa temperatura (50 - 95 °C) per acqua sanitaria o riscaldamento ambientale (scambiatori installati su intercooler, circuito di lubrificazione e raffreddamento) ed a temperatura più elevata (400° - 500°°C) per la generazione di vapore a media pressione per usi industriali. In molti casi, il calore recuperato si utilizza per generare ulteriore energia elettrica per mezzo di turbine a ciclo Rankine alimentate da fluidi organici (ORC). La tecnologia utilizzata in questi impianti è relativamente matura ed affidabile, mentre i valori di disponibilità di energia elettrica e termica a bassa e media temperatura sono ideali per l’utilizzo in una moltitudine di casi. Per questi motivi, solo pochi anni fa si prefigurava un futuro radioso per questa tipologia di centrali, soprattutto confidando nella disponibilità abbondante di combustibili rinnovabili di buona qualità e prezzo contenuto (oli vegetali, in particolare di palma) e nel riconoscimento di incentivi sufficienti a garantire una buona remunerazione dell’energia prodotta: oggi, il quadro generale è molto diverso. Al momento, il mercato elettrico è depresso per scarsità di domanda e, come se non bastas- <strong>Impianti</strong> <strong>Clima</strong> - Giugno 2012 - N. 6 se, il costo dei combustibili rinnovabili normalmente utilizzati è più che raddoppiato, mentre l’entità degli incentivi, è ormai deciso, subirà un taglio progressivo molto più accentuato di quanto inizialmente previsto. Di conseguenza, la gestione in attivo degli impianti è diventata un complicato esercizio di equilibrismo che, per ora, sembra funzionare solo per le centrali di taglia medio-grande e per i forti auto-consumatori di energia, a patto di utilizzare combustibili rinnovabili meno costosi (oli vegetali grezzi, di recupero o miscele di varia composizione comprendenti anche grassi di origine animale), mentre risultano fortemente penalizzati gli impianti di piccola taglia (intorno al MWe) che funzionano prevalentemente con oli raffinati (persino quelli alimentati con oli tracciati di filiera nazionale, che pur godono di un’incentivazione maggiorata), eserciti solo in funzione della vendita di energia sul mercato e non per l’autoconsumo. Quindi, i combustibili rinnovabili che oggi trovano impiego nei motori a combustione interna destinati alla cogenerazione sono qualitativamente molto meno pregiati dei loro predecessori ma, soprattutto, sono caratterizzati da un contenuto di contaminanti molto più elevato, un aspetto che si riflette negativamente sulla qualità della combustione, sul tasso di emissione degli inquinanti e sulla resa degli impianti di abbattimento necessari a contenere le emissioni entro i limiti di legge. 1. AndAmento del prezzo dell’olio di pAlmA, molto utilizzAto nelle piccole centrAli di cogenerAzione: in soli tre Anni è più che rAddoppiAto seguendo le quotAzioni del petrolio greggio (clAl.it). 21