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DBS: la stimolazione cerebrale profonda nelle parole della stampa e ...

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di Jung: gli esseri umani danno molta importanza ai rappor affevi, ma i rappor<br />

affevi sono vizia da desideri in cui tu non vedi <strong>la</strong> persona com’è ma vedi <strong>la</strong> persona<br />

che vorres vedere. [...] Il conceo è che si vuole dall’altro qualcosa che priva l’altro<br />

del<strong>la</strong> sua libertà, queste sono le testuali <strong>parole</strong>. Ecco dice: <strong>la</strong> conoscenza obieva al di<br />

là del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione affeva, si vuole dall’altro qualche cosa che priva sempre l’altro del<strong>la</strong><br />

sua libertà.<br />

Cioè questa cosa mi ha spinto a dare il meglio di me, non il peggio. Invece di maledire...<br />

io ho un buon caraere, proprio sono nata con un buon caraere, penso. Poi ho avuto<br />

dei genitori parco<strong>la</strong>rissimi, non tanto buoni, però molto reavi. Mia madre, quando<br />

cadevo da picco<strong>la</strong>, non mi rava mica su. Aspeava che mi rialzassi. Già questo denota<br />

che era un po’ stranina, però all’anima che lezione! Il Parkinson? Meglio del cancro. Poi<br />

ho avuto anche quello, ma non fa niente. Piangersi addosso... c’è gente che ama essere<br />

compata. Mia madre, figura, farsi compare lei. Io ho respirato <strong>la</strong> stessa aria. Non<br />

me ne frega niente di essere compata, che uno dica poverina.<br />

Il <strong>la</strong>voro – [Quando mi sono amma<strong>la</strong>ta] avevo smesso di <strong>la</strong>vorare già da anni, di bal<strong>la</strong>re.<br />

E studiavo, perché mi sono <strong>la</strong>ureata nel periodo che ero già passata al<strong>la</strong> levodopa. Una<br />

parte dell’università l’ho faa che per uscire e andare in Statale era una roba «Oddio<br />

come faccio’, guidare era diventato davvero complicato in cià.<br />

Mi sono <strong>la</strong>ureata in filosofia a quarantadue anni, cosa di cui sono molto fiera ma di cui<br />

mi rendo conto che al<strong>la</strong> gente non gliene frega niente. Erano tu molto più colpi da<br />

quando facevo <strong>la</strong> ballerina... Il mio era uno studio completamente sfizioso, quindi tanto<br />

vale che lo facessi per me.<br />

Il figlio – [Riguardo al<strong>la</strong> mia ma<strong>la</strong>a] a mio figlio ho deo: Guarda, <strong>la</strong> mamma ha<br />

una ma<strong>la</strong>a dal<strong>la</strong> quale non si guarisce ma neanche si muore. Lui si è messo subito<br />

tranquillo. I bambini vogliono sapere queste cose. L’avevo rassicurato, non gliel’ho<br />

mai menata, non ho mai fao <strong>la</strong> povera mamma, assolutamente. Anzi l’ho viziato<br />

tanssimo proprio per non fargli pesare che ero ma<strong>la</strong>ta. E l’unico problema era se c’era<br />

un momento off non potevo far da mangiare e lui aveva fame. Allora avevo fao <strong>la</strong><br />

scorta di pizze surge<strong>la</strong>te e lui sapeva che o si faceva una pizza o aspeava. E se non gli<br />

bastava si faceva anche una tazza di cereali Kellogs. E quindi così, l’ho rato su a pizze<br />

surge<strong>la</strong>te.<br />

Era piccolo, per cui <strong>la</strong> mamma è quello che è. A quaro anni ho avuto i primi sintomi,<br />

<strong>la</strong> diagnosi a see. Non mi ha mai deo: Ma perché muovi strana? No. Anche perché<br />

non ero tanto impedita e poi pracamente non ha memoria di me sana. Per lui è<br />

normale che io sia così. Però io non ho mai fao <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ta, è una cosa che odio. E infa<br />

<strong>la</strong> casa era sempre piena di bambini, di scherzi, di casini, risate, di macelli per cui lui è<br />

cresciuto sano, allegro, contento. Io mi prendevo le mie pillole e se c’era un problema<br />

c’era un problema, ma finiva lì, non c’era Ah! <strong>la</strong> drammazzazione.<br />

[Mio figlio non era assolutamente in ansia nei momen off]. Un giorno gli spiegai:<br />

Guarda che se <strong>la</strong> mamma si mee sul leo e non può fare <strong>la</strong> cena, non è che sa<br />

male io, sono le medicine che devono fare il loro effeo. Questo l’ha tranquillizzato<br />

molssimo, ha capito che non era un momento di peggioramento mio, era <strong>la</strong> dinamica<br />

del<strong>la</strong> terapia. Poteva avere tra i nove e gli undici anni a questo punto così.<br />

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