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DBS: la stimolazione cerebrale profonda nelle parole della stampa e ...

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è stato quando mi hanno bucato... che ho sento il trapano... ma non per il buco,<br />

perché ho deo, cavoli... ho pensato subito: il trapano, un trapano magari lo usano per<br />

<strong>la</strong> macchina, con <strong>la</strong> punta fanno... ho pensato: come faranno? Invece hanno [??] con<br />

il trapano [??] e poi basta ...[??] è stato normale, basta.<br />

Dopo l’operazione – Poi quando sono uscito, che non so, credo sia stato quesone di<br />

ore, per me è stato un amo... cioè, sono uscito e non volevo più svegliarmi perché mi<br />

ricordo che c’era questo ragazzo che mi chiamava, diceva «G., G.!» e a me sembrava di<br />

essere morto... dicevo: ma chi sei tu? «Tonino» diceva questo qua. «Dammi <strong>la</strong> mano»<br />

dicevo e prendendo <strong>la</strong> mano sua, che senvo che era fredda e umana, ho deo: Sono<br />

vivo. Però ci ho messo tre ore a svegliarmi. Ero sveglio, però non volevo svegliarmi. Non<br />

lo so, è stata una sensazione... non lo so, indescrivibile, una sensazione indescrivibile<br />

proprio. Infa, questo ragazzo qui ha deo: «Ti svegliavi e non volevi svegliar,<br />

svegliavi e non volevi». E io dicevo: «Dammi, dammi... allora sono vivo?» «Sì, sì»<br />

Perché io avevo paura di essere morto, no?, entrando in questo tunnel. È stata una<br />

sensazione bellissima, bellissima... e brussima nello stesso momento. Dopo, dico<br />

che, dopo l’operazione io correvo, eh... La cosa più bel<strong>la</strong> era non senre quel peso,<br />

quell’oppressione del casco. E dopo mi hanno portato su e io correvo, cioè sono andato<br />

giù dal leo, non mi sembrava nemmeno che mi avessero fao l’operazione.<br />

Pasglie non ne avevo... ero pulito, pulito, pulito... E non so spiegarmelo nemmeno io.<br />

Pensavo: se è così, <strong>la</strong> mia vita cambia da così a così. Cioè sono un’altra persona, mi<br />

senvo un’altra persona: nessun dolore, nessun... camminavo, sono andato al bagno...<br />

una cosa che, porca miseria, mi sembra impossibile, mi sembrava impossibile. E invece<br />

un po’ al<strong>la</strong> volta... Erano dicioo anni che non ridevo, che non piangevo e senre di<br />

poter ridere e piangere... Anche il doore, mi ricordo, <strong>la</strong> dooressa mi ha deo: B.<br />

[G.], cosa è successo? Cosa hanno fao? Talmente non ero capace di dirgli: Son<br />

contento... niente, piangevo e ridevo, piangevo e ridevo, è una cosa indescrivibile. Ti<br />

sen un’altra persona, no? Ho avuto questo picco e poi un po’ al<strong>la</strong> volta sono andato<br />

giù, che sono tornato pracamente normale nel senso che devo abbinare pasglie e<br />

strumento, ma però un’altra vita. Di là vorrei ripassare un’altra volta: una sensazione<br />

meravigliosa, sen proprio come in un’altra vita. Come un resuscitato dal<strong>la</strong> morte. E<br />

allora capisco tante persone che sono amma<strong>la</strong>te, che sono in coma... Perché io avevo<br />

un cognato, fratello di mia moglie, che ha avuto un incedente in biciclea, che ha<br />

perso conoscenza e il cuore si è fermato, non mandava più ossigeno al cervello e gli<br />

ha danneggiato qualcosa nel cervello... perché hanno insisto per farlo rinvenire. Lui<br />

è rinvenuto però ha avuto qualche lesione e non è più quello di prima e allora l’hanno<br />

messo in coma, è andato in coma vegetavo. Sai che io sono andato là, sono andato<br />

a trovarlo una volta, due volte sono andato a trovarlo e lui non conosceva nessuno,<br />

sua moglie non riconosceva... sai che sono andato io... mi vengono i brividi... gli ho<br />

par<strong>la</strong>to, gli ho deo: «Nino! Io capisco te». Come ho deo capisco, mi ha streo<br />

<strong>la</strong> mano e me l’ha strea forte forte... c’è stato un passaggio che è stato enorme per<br />

me. E per lui lo stesso, ho capito. E infa ho deo: io vengo ancora a trovar, poi<br />

non sono più stato, perché non ce <strong>la</strong> facevo, sapevo che pracamente aveva le stesse<br />

lesioni mie, che lui lo curavano in una maniera che magari non poteva reagire. Ma<br />

lui aveva le stesse lesioni mie e io potevo gesrle e lui non le poteva... è diventato...<br />

non riusciva a esprimersi, è diventato rosso come quel<strong>la</strong> cosa lì, perché... e mi ha<br />

streo <strong>la</strong> mano e piangeva. E lo stesso qui, a Trieste, quando sono stato operato c’era<br />

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