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Le Porte di Camelot

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Si chiamavano Gerrix e Martha, intrecciavano<br />

canestri e li vendevano. Gerrix aveva perso una gamba<br />

da giovane. A quei tempi lavorava presso un<br />

magistrato romano d'alto rango. Nel corso del primo<br />

inverno che trascorsi in casa loro mi insegnò a leggere<br />

e a scrivere. Aveva una scorta <strong>di</strong> libri che erano il suo<br />

più grande e unico tesoro, e io li lessi tutti più volte.<br />

Gerrix e io ne <strong>di</strong>scutevamo, perché lui non aveva<br />

nessun altro con cui parlare. Mi insegnò tante cose,<br />

anche a parlare, perché a <strong>di</strong>re la verità, prima che lui e<br />

Martha entrassero nella mia vita, non avevo mai<br />

parlato davvero con qualcuno. Il pensiero <strong>di</strong> parlare<br />

con un'altra persona per <strong>di</strong>letto - <strong>di</strong>scutere un tema<br />

ragionando con logica e con passione - non mi aveva<br />

mai sfiorato.»<br />

«È chiaro.» Uther annuì. «Quanto rimanesti con<br />

loro?»<br />

«Quattro anni.» La luce che animava il volto <strong>di</strong><br />

Owain si spense. «Furono uccisi. Nel quarto inverno<br />

che passavo in quella casa, andai a caccia. Non c'era<br />

molta selvaggina quell'anno, e io rimasi fuori per quasi<br />

due giorni. Mentre ero via, dei predoni li scovarono e<br />

li massacrarono. Presero ciò che volevano, e non<br />

poteva essere granché, poi bruciarono la casa... »<br />

Il silenzio che seguì a queste parole fu così lungo che<br />

Uther pensò nuovamente che Owain avesse terminato,<br />

ma mentre stava per pronunciare qualche parola <strong>di</strong><br />

condoglianze, l'altro sospirò e si schiarì la voce.<br />

«Li trovai... gli assassini, intendo. Non fu <strong>di</strong>fficile.

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