Aprile 2009

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Incontro di preghiera Nel Segno del Sangue 112 PREGHIERA LITANICA CELEBRANTE: Chiamati ad essere annunciatori della Parola, preghiamo il Padre celeste affinché ci renda degni del suo mandato e ci accompagni nei percorsi della nostra vita. Diciamo: Ascoltaci o Signore! - Perché la Chiesa di Dio, purificata dal sangue di Cristo, annunci sempre la salvezza, dono dell’incarnazione del Verbo, preghiamo: Ascoltaci o Signore! Perché ognuno di noi impari a cogliere il buono e il bello che il Signore ha donato a ogni persona, preghiamo: Ascoltaci o Signore! Perché riconoscendo Cristo come dono del Padre, ci lasciamo illuminare sempre da questa certezza, preghiamo: Ascoltaci o Signore! Ci uniamo ora a tutta la Chiesa per offrire al Padre il dono preziosissimo del sangue di Cristo, nostra gloria, salvezza e risurrezione. Eterno Padre, noi ti offriamo con Maria, Madre del Redentore del genere umano, il sangue che Gesù sparse con amore nella passione e ogni giorno offre in sacrificio nella celebrazione dell’Eucaristia. In unione alla vittima immolata per la salvezza del mondo, ti offriamo le azioni della giornata in espiazione dei nostri peccati, per la conversione dei peccatori, per le anime sante del purgatorio e per i bisogni della santa Chiesa. E in modo particolare: Generale: Perché il Signore benedica il lavoro degli agricoltori con un raccolto abbondante, e renda sensibili i popoli più ricchi al dramma della fame nel mondo. Missionaria: Perché i cristiani, che operano nei territori in cui più tragiche sono le condizioni dei poveri, dei deboli, delle donne e dei bambini, siano segni di speranza, grazie alla loro coraggiosa testimonianza del Vangelo della solidarietà e dell’amore. CELEBRANTE: Signore, rivelazione del Padre, noi ti ringraziamo perché nonostante la nostra pochezza e la nostra fragilità, con il tuo annunzio, la tua morte e la tua risurrezione ci hai elevato ad una condizione che supera quella degli angeli. Concedici di esserne sempre consapevoli per annunciare in modo degno a noi stessi e ai fratelli il dono grande che Tu sei. Tu sei Dio e vivi e regni nei secoli dei secoli, Amen. BENEDIZIONE EUCARISTICA CANTO FINALE
Nel Segno del Sangue Attualità L a nostra società per perseguire il proprio sviluppo richiede una incessante attività lavorativa, che nelle società industrializzate ha portato ad un frenetico quanto alienante modo di vivere, imperniato fondamentalmente su una concezione materialistica ed egoistica della vita, basata sul seguente andamento: lavorare, lavorare, per produrre, arricchirsi e consumare. Questo esasperato modo di procedere ha portato alla cosiddetta “mistica esagerata del lavoro”, costituendo un modello di sviluppo teso alla conquista di una prosperità prettamente materiale, a scapito dell’attività dello spirito. Va detto, tuttavia, che il lavoro dell’uomo è di per sé cosa positiva, anzi esso è il modo fondamentale, universale che l’uomo ha per provvedere al suo sostentamento, per soddisfare le sue necessità. Pertanto l’uomo non può esimersi dal lavorare, giacché è Dio stesso che glielo ha comandato affidandogli la terra, dopo averlo creato, per dominarla e goderla mediante il suo lavoro (cfr Gen 3, 19). 113 Farsi poveri nella povertà di Cristo Quindi è un dovere lavorare, perché con il lavoro l’uomo si rende libero e responsabile di fronte a se stesso e alla comunità in cui vive; lavorando insieme agli altri, egli collabora con gli altri alla edificazione di se stesso e della società. Diversamente, l’uomo tradisce se stesso e svilisce la propria dignità, in quanto non lavorando viene a mettersi fuori dell’ordine della creazione, dove il Signore lo ha posto per potersi realizzare per mezzo della sua libertà, della sua intelligenza, del suo impegno, in una continua crescita al fine di raggiungere la salvezza cui è stato destinato. I doni che Dio ci ha dato non possono essere tenuti nascosti; i talenti ricevuti vanno spesi per fruttificare a vantaggio proprio e degli altri. Lo stesso Gesù Cristo si è fatto lavoratore alla scuola di san Giuseppe, per essere uomo impegnato a realizzare il disegno divino. E a questo proposito occorre ricordare quanto rimarcato da Paolo VI nella Lettera enciclica Populorum progressio, 28: “La fatica degli uomini ha poi per il cristiano un significato ben maggiore, avendo essa anche la mis- di Enisio A. Di Tullio sione di collaborare alla creazione del mondo soprannaturale, che resta incompiuto fino a che non saremo pervenuti tutti insieme a costituire quell’Uomo perfetto di cui parla San Paolo, che realizza la pienezza del Cristo ( Ef 4, 13)”. Il lavoro, perciò, è certamente positivo, perché è benedetto da Dio, ma oggi nella nostra società esso ha assunto un valore che stravolge il suo vero significato, in quanto concepito come strumento finalizzato all’acquisizione di sempre maggiori ricchezze, per poter soddisfare egoisticamente ogni desiderio o acquistare potere di dominio ingiusto ed oppressivo. Ricordava,
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