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Attualità Nel Segno del Sangue<br />
qualche anno fa, Benedetto<br />
XVI in occasione della celebrazione<br />
della festa di San<br />
Giuseppe: “Il lavoro riveste<br />
primaria importanza per la<br />
realizzazione dell’uomo e per<br />
lo sviluppo della società, … al<br />
tempo stesso, è indispensabile<br />
che l’uomo non si lasci asservire<br />
dal lavoro, che non lo idolatri,<br />
pretendendo di trovare in<br />
esso il senso ultimo e definitivo<br />
della vita”.<br />
È vero. Oggi, purtroppo, si<br />
tende ad accumulare beni e<br />
ricchezze, considerandoli l’unico<br />
traguardo da raggiungere,<br />
come se l’uomo non avesse<br />
altri valori per conseguire la<br />
sua affermazione, la sua grandezza.<br />
Ciò è possibile perché<br />
manca un riferimento trascendente;<br />
si cerca infatti in vari<br />
modi di sopire l’anelito a Dio<br />
che è scritto in ogni cuore. Ed<br />
ecco l’affannarsi continuo a<br />
produrre e consumare.<br />
L’uomo ha diritto a vivere,<br />
e a vivere dignitosamente;<br />
perciò egli ha il dovere di utilizzare<br />
i frutti del suo lavoro<br />
114<br />
per soddisfare le sue esigenze,<br />
i bisogni essenziali, ma non<br />
può dare alla sua vita un senso<br />
materialistico e edonistico,<br />
che lo porta ad essere lontano<br />
da Dio e indifferente ai bisogni<br />
degli altri. Egli, invece,<br />
deve rispettare il disegno di<br />
Dio, datore di ogni bene, per<br />
crescere nel suo sviluppo interiore<br />
e realizzare la sua vocazione:<br />
vivere, anzi convivere<br />
nella libertà, abbracciando la<br />
verità per mezzo della carità.<br />
Se questa è la strada da<br />
seguire, allora le ricchezze, se<br />
non adoperate con giudizio e<br />
responsabilità, con spirito di<br />
carità per la giustizia, possono<br />
essere soltanto un ostacolo<br />
alla vera realizzazione dell’uomo,<br />
alla sua salvezza.<br />
Teniamo sempre presente il<br />
monito (o invettiva) di Gesù:<br />
“Guai a voi, ricchi, perché avete<br />
già la vostra consolazione!<br />
Guai a voi che ora siete sazi,<br />
perché avrete fame!”.<br />
Per questo molti santi provenienti<br />
da famiglie possidenti<br />
o nobili o viventi nell’agiatezza,<br />
conquistati dall’amore<br />
di Cristo e compreso di esser<br />
nati per amare, hanno voluto<br />
imitarlo, abbracciando la povertà<br />
per essere fratelli nella<br />
carità, quella carità che racchiude<br />
in sé tutto il Vangelo.<br />
Essi hanno compreso che la<br />
vera ricchezza è Gesù Cristo,<br />
il quale “… da ricco che era, si<br />
è fatto povero per voi, perché<br />
voi diventaste ricchi per mezzo<br />
della sua povertà” (2Cor 8,<br />
9). Lontano da ogni cupidigia<br />
e da ogni piacere mondano,<br />
queste persone hanno inoltre<br />
compreso che per amore di<br />
Gesù Cristo bisogna farsi<br />
come lui: essere poveri, “spogliarsi<br />
giorno dopo giorno per<br />
mettersi al servizio di Dio e<br />
dei fratelli, soprattutto di quelli<br />
più deboli, meno fortunati”.<br />
Occorre, perciò, non essere<br />
egoisti, non guardare sempre a<br />
se stessi, ma aprire il cuore e<br />
la mente e mettersi a disposizione<br />
degli altri, donando non<br />
solo i propri beni materiali.<br />
Insomma, bisogna cambiare<br />
prospettiva, modificare i nostri<br />
atteggiamenti, per vivere una<br />
fratellanza universale vivificata<br />
dall’amore che ci permette<br />
di comprendere i fratelli che<br />
soffrono, che sono nel bisogno,<br />
soccorrendoli, confortandoli,<br />
con cura e benevolenza.<br />
Il cristiano, colui che ha<br />
messo il suo cuore nel cuore di<br />
Cristo, non può che comportarsi<br />
in questo modo. Dice<br />
infatti san Giovanni apostolo:<br />
“Da questo abbiamo conosciuto<br />
l’amore. Egli ha dato