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GUASTALLA CITTA' DELLE CHIESE - Aicod

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I frati Cappuccini furono invitati a Guastalla da Ferrante II nel 1591 dopo che dello stesso favore avevano<br />

goduto a Sabbioneta, a Bozzolo e a Busseto. Nel giro di pochi anni la loro presenza si radicò anche in altri<br />

numerosi centri a Nord e a Sud del Po.<br />

Il Benamati (p.79) così ci riassume la nascita del monastero: “ (Ferrante II Gonzaga N.d.A.) dimostrandosi<br />

di non essere punto dissimile in valore, & bontà dà costumi del Padre, con atto di singolar pietà fece<br />

errigere in piedi l’anno 1591 un convenevole Monastero, e Chiesa poco discosto dà Guastalla à Padri<br />

Capuccini, ornandolo di tutte quelle comodità, (...) godendo in oltre la vaghezza di un bello Giardino, che<br />

rende non meno diletto à gli occhi de i miranti, di quello spira divotione la sopra nomata Chiesa (illustrata<br />

di molte sante, & insigne Reliquie, e consacrata li 4 Luglio 1604 da Monsignor Frà Francesco Gonzaga<br />

Minor Osservante Vescovo di Mantova) la quale riesce à i Cittadini di molto spiritual diporto.”<br />

Ferrante II si servì delle ottime relazioni dell’Abate Bernardino Baldi intrattenute con le alte cariche di<br />

questa famiglia religiosa quando, durante il loro Capitolo Generale celebrato in Roma, venne portato l’invito<br />

ufficiale a fondare in Guastalla un convento per questi Padri.<br />

Il Gonzaga offrì un terreno di sua proprietà ai religiosi perché vi edificassero dimora e chiesa.<br />

L’appezzamento prescelto era distante poche centinaia di metri dalle mura di Guastalla, in località Ghiare o<br />

Campolieto, ed era zona quantomai depressa in quanto preda di non infrequenti inondazioni del Po. L’area<br />

fu quindi bonificata con l’escavazione di capaci fossi scolatori per prosciugare il terreno. Fu anche spianata<br />

e livellata ed al centro, una volta delimitati gli spazi per chiesa, monastero e chiostro con orto, venne posta<br />

la prima pietra nel 1591 da Ferrante II.<br />

Tra i principali benefattori non vanno dimenticate la consorte del Signore di Guastalla, Margherita d’Este<br />

(ricordiamo che il padre, dopo essere stato a capo del ducato di Modena, decise di entrare nell’ordine<br />

cappuccino) e la sorella di Ferrante, anch’essa di nome Margherita, moglie di Vespasiano a Sabbioneta.<br />

Nel frattempo i frati cappuccini presero temporaneo alloggio negli ambienti annessi alla chiesa di S. Croce<br />

(o della Morte). La costruzione del complesso non fu certamente celere, a causa delle ristrettezze<br />

economiche, se la chiesa poté essere consacrata solo nell’anno 1604 dal Vescovo di Mantova Francesco<br />

Gonzaga. Ma non tutto era stato terminato per quella data perché ulteriori rifiniture o lavori sulla parte<br />

conventuale si protrassero fino al 1610.<br />

La chiesa, dedicata a S. Francesco da Assisi e a S. Bernardino da Siena, accoglieva tre cappelle al lato<br />

sinistro per chi entrava. La prima era rivolta al culto dell’Immacolata, la terza con dedica al santo<br />

cappuccino Felice da Cantalice beatificato nel 1625 (voluta da Ferrante III, dopo esser guarito da una grave<br />

malattia: da qui l’istituzione della fiera di S. Felice) e la seconda a S.Francesco. Proprio davanti a questa,<br />

ornata con un’ancona (cornice architettonica) dorata con il nome della nobildonna scritto a caratteri d’oro, la<br />

Duchessa Margherita Gonzaga fece realizzare un locale sotterraneo adatto a ricevere le proprie spoglie<br />

mortali. Particolarmente devota a questo santo e fortemente grata all’opera di sollievo spirituale offerto dai<br />

padri cappuccini, Margherita soggiornò per anni in un “casino” di campagna posto proprio innanzi al<br />

convento.<br />

A seguito della scelta di inserire il convento tra i luoghi di noviziato, nel 1718 si dovette intervenire sia sulla<br />

capacità ricettiva della parte di aggregazione, sia della chiesa, che subì alcuni interventi con l’allungamento<br />

del coro, l’ampliamento della sacrestia ed il rinnovamento dell’ancona dell’altare maggiore.<br />

L’edificio sacro era comunque semplice nelle forme e nei decori. Un unico portale, unica la navata,<br />

mancanza di abside, pareti intonacate, tinteggiate a colore bianco e prive di elementi decorativi, altare in<br />

legno e così anche le cancellate che servivano a separare il presbiterio dalla navata. Tutti elementi che<br />

depongono per un interno povero se non essenziale.<br />

Grazie alle memorie scritte circa la vita del convento si sa che esistevano due statue lignee policrome<br />

dedicate a S. Michele ed alla Maddalena, poste a decoro dell’altare maggiore. Al centro dello stesso faceva<br />

bella mostra di sé la tela di Francesco Maria Codeluppi dedicata alla Madonna col Bambino venerata da S.<br />

Francesco d’Assisi e S. Bernardino da Siena. Ora quest’opera è conservata presso il Centro Culturale di<br />

Palazzo Frattini assieme alle tele di cui si parla più avanti.<br />

Dall’ingresso, il primo altare laterale era ornato di una statua dell’Immacolata, vestita con abito di stoffa,<br />

mentre gli altri due erano arricchiti di tele “di buon pittore”. In particolare il terzo ospitava un dipinto<br />

raffigurante la Madonna col Bambino, S. Antonio da Padova, S. Felice da Cantalice ed altri santi<br />

cappuccini, opera del mantovano Pietro Fabri che la realizzò nel 1741. Nel secondo venne posto nel 1769 il<br />

quadro raffigurante S. Michele con quattro santi dell’ordine cappuccino, opera del viadanese Giovanni<br />

Morini che andava a sostituire un’immagine di S. Francesco.<br />

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