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GUASTALLA CITTA' DELLE CHIESE - Aicod

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quest’ultima verso via Piave il livello stradale decresce rapidamente testimoniando un lavoro di spianamento<br />

dell’antico argine che comunque doveva arrivare fino all’inizio dell’odierna via Cisa Ligure. Proprio in<br />

questo punto possiamo pensare fosse la più probabile collocazione di S. Bartolomeo.<br />

L’ospedale attiguo all’oratorio era riservato, come prassi comune in quei tempi, alla cura dei viandanti. Era<br />

attivo anche durante la costruzione di quello dedicato a S. Lazzaro, al lato opposto della città.<br />

Una non meglio individuata suor Elisabetta, dopo essere uscita dal monastero delle Agostiniane di Reggio,<br />

trovò abitazione assieme ad alcune consorelle nel guastallese, correndo l’anno1473, in località Roncaglio.<br />

Nella ricerca di questa collocazione furono probabilmente aiutate dalla contessa Maddalena, moglie di<br />

Pietroguido Torelli, la quale ambiva ad avere almeno un monastero nel suo territorio, fino a quel momento<br />

del tutto sprovvisto.<br />

Passarono alcuni anni e uno dei successori al dominio di Guastalla, Achille Torelli, volle aiutarle<br />

assegnando loro un’abitazione meno provvisoria nell’ospizio di S. Bartolomeo (1514) che, come detto,<br />

aveva annesso un oratorio in cui le religiose avrebbero potuto meglio svolgere il loro esercizio. A questo<br />

spirito solidaristico non fu estranea la volontà del conte Torelli di modificare con questo atto benevolo la<br />

propria immagine pubblica di uomo violento che era stato capace di assoldare un sicario per assassinare<br />

l’arciprete della Pieve.<br />

La condizione delle religiose divenne più stabile quando il Papa Leone X nel 1518 sancì ufficialmente<br />

l’esistenza di quella che era diventata una sede monastica a tutti gli effetti, il primo monastero femminile di<br />

Guastalla.<br />

Questo convento accolse le spoglie di Padre Battista da Crema, confessore personale della contessa<br />

Lodovica Torelli, segno questo inequivocabile dell’importanza assunta in quel tempo da questo piccolo<br />

centro religioso oltre che dell’affezione della nobildonna per l’ordine di S. Agostino di cui le monache<br />

facevano parte.<br />

Ragioni militari decretarono la scomparsa del monastero. Infatti nel 1557, nell’ambito di profonde<br />

trasformazioni della periferia cittadina, rese urgenti dagli incombenti pericoli di guerra portati dal Duca di<br />

Ferrara, si optò necessariamente per l’abbattimento del complesso. Concentrando le difese in un’ampia<br />

trincea appositamente scavata attorno alla città, ogni casa o edificio che potesse essere schermo utilizzabile<br />

per eventuali attacchi nemici venne raso al suolo. Questa fu la sorte del monastero e dell’oratorio di S.<br />

Bartolomeo di cui non rimase più traccia perché tutto il materiale risultante dalla demolizione fu utilizzato<br />

per innalzare le difese assieme al legname ottenuto dal taglio di tutti gli alberi e le siepi della zona.<br />

Per le suore sfrattate si trovò dimora in un’abitazione posta in quel sito cittadino che in seguito avrebbe visto<br />

la nascita della chiesa di S. Francesco e relativo convento dei frati Minori. La scelta dell’edificio, forzata<br />

dalle circostanze, non risultò minimamente appropriata alle esigenze delle monache le quali, in questi<br />

precari ambienti, non potevano osservare nemmeno le più elementari regole di clausura imposte dalla regola.<br />

Ben conoscendo questi disagi la vedova di Ferrante ebbe a ricordarsene nel testamento che vide un lascito di<br />

ben 500 ducati a favore delle monache perché potessero finalmente portare a compimento un ambiente di<br />

clausura.<br />

Ma il destino voleva che la storia guastallese di queste religiose si sarebbe presto conclusa. Alla loro sorte<br />

non furono probabilmente estranei i rapporti probabilmente non ottimali col Signore di Guastalla Cesare<br />

Gonzaga. Infatti questi avallò ufficialmente l’opinione secondo la quale, avendo le religiose contatti normali<br />

col popolo, avrebbero inevitabilmente finito per perdere i principi ispiratori e conduttori della loro vita<br />

monastica per cadere quindi in “raffreddamento e poca edificazione in altrui”. Si decise quindi di collocare<br />

le cinque monache qui operanti in altra struttura nella diocesi reggiana. Obiettivo raggiunto con fatica se è<br />

vero che occorsero ben tre anni per reperire un istituto che le volesse accogliere, naturalmente dopo aver<br />

promesso un congruo versamento annuo di trecento scudi d’oro e la fornitura di mobilio e generi vari per il<br />

loro sostentamento.<br />

Il primo monastero femminile di Guastalla terminò in questo modo la sua esistenza a circa un secolo dalla<br />

nascita. Don Cesare I Gonzaga le aveva destinate al convento di Castelnuovo Sotto. Le monache vennero<br />

avviate alla nuova collocazione nel 1571 quando le alte personalità religiose locali ordinarono la chiusura<br />

del monastero. Al loro posto, la residenza venne occupata dai Padri di S. Francesco dell’Osservanza, che di<br />

lì a poco costruirono il loro complesso monastico (vedi cap.13).<br />

30) ORATORIO DI S. ELISABETTA<br />

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