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GUASTALLA CITTA' DELLE CHIESE - Aicod

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Benamati (p.86) “... Ferrando hebbe sempre nell’animo di richiamare, per pij, e christiani rispetti in<br />

Guastalla le Monache Agostiniane, applicossi l’anno avvenire (1618 N.d.A.) all’edificatione d’un<br />

nobilissimo Monastero, e nello spacio di pochi anni, fù ridotto à compimento, con la Chiesa sotto la<br />

padronanza di S.Carlo, ascendendo la spesa più di cento milla scudi; dottandolo in oltre d’altri settecento<br />

annui, essendo fino à questo tempo à somma considerabile accresciute le rendite d’esso Monastero, in cui<br />

vivono al numero di cinquanta, con molto credito loro, & edificatione della Città, essendo le prime<br />

Monache state levate dal convento di S. Huomobuono di Bologna.”<br />

Ferrante II, desideroso di tenere vicino a sé due figlie che erano destinate alla vita religiosa, decise di<br />

avviare formali richieste per l’apertura di un nuovo monastero. La stessa cosa, e per raggiungere il<br />

medesimo obiettivo per i figli maschi, aveva fatto per quello dei Teatini (cap.26).<br />

La costruzione della sezione conventuale fu terminata nel 1626 e dedicata, come la stessa chiesa, a S. Carlo<br />

quale conferma della mai sopita devozione per il Santo zio materno del Principe Gonzaga.<br />

Le monache seguivano le regole dettate da S. Agostino e quindi furono conosciute in loco come Agostiniane<br />

di S. Carlo. La richiesta che questo luogo di preghiera ospitasse proprio tale specifico ordine religioso venne<br />

direttamente da Roma adducendo quale motivo il fatto che le prime monache presenti sul territorio furono<br />

proprio le Agostiniane molti anni prima (vedi cap.29).<br />

Dal monastero di S. Omobono di Bologna partirono alla volta di Guastalla quattro suore con l’incarico di<br />

fondare il convento ed organizzarne la vita monacale ricevendo le prime candidate. Furono accolte molto<br />

bene dalla cittadinanza che tributò loro un caloroso benvenuto.<br />

Nella massima crescita del plesso conventuale fu raggiunto il numero di cinquanta religiose (nel 1674) qui<br />

ospitate, parte delle quali provenienti dalle famiglie nobili locali.<br />

La giurisdizione sulle monache spettava all’Abate di Guastalla, mentre Ferrante II si riservava il<br />

giuspatronato potendo nominare il cappellano dell’annessa chiesa di S. Carlo. Altri speciali diritti concessi<br />

ai Gonzaga erano: la possibilità per il Principe di accedere al monastero in caso di malattia delle figlie e per<br />

la Duchessa consorte il permesso di visita, una volta al mese, valido un’intera giornata.<br />

La chiesa fu eretta in anni successivi e finita nel 1654. Ben poco è possibile dire sull’interno a causa delle<br />

radicali trasformazioni avvenute soprattutto nel 1898 da parte della Congregazione della Carità che fece<br />

demolire coro e abside.<br />

Il decreto napoleonico del 1810 decretò la fine del monastero.<br />

17) BEATA VERGINE DELLA CONCEZIONE<br />

Dove si trova: in Piazza Garibaldi, tra le Vie Volturno e Verdi<br />

Informazioni: visitabile solo per appuntamento. Parrocchia del Duomo tel. 0522 824515<br />

Benamati (p.22): ”...assai prima fosse edificata, come anco quella della Concettione, che nuovamente<br />

l’anno 1620 fù dà i fondamenti, per dissegno di Antonio Filippi con otto faccie rinovata.”<br />

Lo slancio religioso della pia donna Camilla Borromeo, moglie di Cesare Gonzaga, ebbe a rinvigorirsi dopo<br />

la morte del consorte tanto che con il suo beneplacito poterono in quegli anni essere fondate due<br />

confraternite tra le più seguite in città: quella del Santissimo Sacramento e quella di Maria Vergine<br />

Immacolata. Quest’ultima recuperò rapidamente i fondi necessari per l’edificazione di un conveniente<br />

tempio e nel 1579 la chiesa della Concezione era in grado di ospitare i religiosi offici della confraternita.<br />

Le funzioni religiose erano espletate dai frati Francescani.<br />

Fu ricostruita su disegno dell’architetto Antonio Filippi, visto all’opera anche alla Santissima Annunziata<br />

(chiesa dei Servi, vedi cap. 15), nel 1620.<br />

Nel 1924 subì un intervento strutturale perché fu abbattuto il coro al fine di ampliare l’attigua casa del<br />

cappellano.<br />

E’ un’originale chiesa su pianta ottagonale completata da una cupola non decorata. Il portale è essenziale,<br />

così come la facciata principale che è soltanto intonacata. Le altre sono in mattoni a vista. E’ dotata di tre<br />

altari decorati da eleganti paliotti.<br />

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