GUASTALLA CITTA' DELLE CHIESE - Aicod
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tremenda peste del 1009 che seguì ad una storica carestia. In realtà la sua nascita risulterebbe troppo lontana<br />
nel tempo per essere credibile. In effetti, l’altro storico Affò ritiene impossibile trattarsi di epoca così antica<br />
e la fa risalire ad un altro episodio di pestilenza nel 1513.<br />
Era localizzato molto vicino all’ospedale di S. Lazzaro (“Ospitale dei pellegrini”), tanto che fu demolito<br />
assieme allo stesso nel 1557 per urgentissimi lavori di difesa della città (vedi anche cap. 29). Non si hanno<br />
altre notizie se non la testimonianza che le strutture edificate in questa area, chiesa e ospedale, soffrirono<br />
dell’annoso problema delle infiltrazioni di acqua dal suolo che minavano la loro stabilità.<br />
38) SAN MARTINO (FINO AL SECOLO XX: 1618-1960)<br />
Dov’era: in Via delle Ville (attuale piazzetta della frazione di S. Martino)<br />
Benamati (p.87) “Fabricavasi anco nel medesimo tempo (1618 N.d.A.) da i fondamenti la Chiesa di<br />
S.Martino, nel sito ove è di presente, con più alta struttura di quello (che per l’avanti era) à spese di<br />
persone pie, essendosi al giorno d’oggi resa di maggior grandezza, & abbellimento, che fu poi consagrata li<br />
18 Ottobre del 1622...”<br />
Lo storico ci afferma che la chiesa era senz’altro di dimensioni maggiori della precedente situata nella zona<br />
di S. Martino Vecchio, oltre ad essere più curata e ricca nell’interno.<br />
Gli abitanti del luogo riuscirono ad innalzare il nuovo edificio, nelle sue strutture essenziali, in soli venti<br />
giorni, a partire dal 28 Ottobre 1618. Il tempo-record richiesto per la realizzazione del “grezzo”<br />
corrispondeva ad una ben motivata fretta dei sammartinesi di utilizzare i mattoni ed il materiale ricavato<br />
dalla demolizione della vecchia chiesa (e asportato in una notte all’insaputa degli abitanti dell’odierna S.<br />
Girolamo) per scongiurare il pericolo di ritorsioni sugli stessi beni (vedi cap. 39).<br />
Naturalmente, dopo questo furore edificatorio iniziale, la chiesa abbisognava di lunghi tempi per le finiture<br />
esterne ed interne e sui tempi di questi lavori si hanno poche notizie.<br />
Nel 1620 fu realizzato l’altare dedicato a S. Ignazio. Il tempio fu benedetto nel 1622 e nello stesso anno<br />
consacrato. Si iniziò anche la costruzione di una piccola casa per il parroco.<br />
Nel 1625 fu eretto l’altare della Beata Vergine del Popolo.<br />
Il campanile fu innalzato dopo il 1630, anno della grande peste, con il contributo economico fondamentale<br />
dei lasciti dei paesani defunti a causa del morbo. Per il contagio anche il parroco morì e venne data sepoltura<br />
alle sue spoglie in un tumulo posto davanti all’altare maggiore; inumazione interna al luogo sacro che venne<br />
riservata in seguito anche ad altri sacerdoti della parrocchia.<br />
Durante la rettoria di Don Bacchi (dopo il 1759) venne ampliata la cantoria. Sempre in quel periodo (1767)<br />
l’artista Giovanni Morini da Viadana lavorò molto per la comunità di S. Martino dipingendo le cappelle<br />
della Beata Vergine, di S. Ignazio e quella del battistero che venne ornata da un dipinto raffigurante il<br />
battesimo di Gesù. Il pittore realizzò vari affreschi all’interno unitamente ad altri sulla facciata e sopra la<br />
porta laterale. Un quadro di S. Antonio e la serie della via Crucis venivano dallo mano dello stesso Morini,<br />
realizzati nel 1776. Sempre suo è un “S. Biagio” del 1785 mentre altri interventi del viadanese sono del<br />
1790 e 1791.<br />
Il carpigiano Lazzaro Prati realizzò in scagliola gli ornamenti dell’altare maggiore oltre all’ancona che<br />
incorniciava il quadro di S. Martino.<br />
E’ importante ricordare che il luogo in cui la chiesa venne fondata non corrisponde a quello su cui è posta<br />
quella attuale. Il sito dov’era coincide con l’attuale piazza della frazione, di fronte all’attuale parrocchiale.<br />
Lo stile architettonico non denotava segni di particolare originalità, né il fronte era di un qualche rilievo<br />
artistico essendo decorato da tre modesti affreschi riproducenti S. Martino, S. Ignazio e S. Carlo Borromeo.<br />
Fu demolita nel 1960.<br />
Le vecchie fotografie riprendono anche un piccolo edificio religioso denominato “Grotta di Lourdes”,<br />
piccola riproduzione del famoso santuario posta a destra della chiesa parrocchiale. Durante il periodo del<br />
suo massimo splendore, di fronte alla “grotta”, quindi all’aperto, si celebravano matrimoni, prime comunioni<br />
e altre feste religiose. Iniziato il suo rapido processo di decadimento strutturale con lo sgretolamento di<br />
alcune parti, venne alla fine demolito assieme all’edificio principale.<br />
Per qualche tempo, fino al 1967, sopravvisse il seicentesco campanile che svolse egregiamente la sua<br />
funzione in mancanza di una torre campanaria adiacente alla nuova chiesa di S. Martino, opera conclusa<br />
solo nel 1971.<br />
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