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ENZO DI NATALI<br />

IL DOPO CONCILIO AD AGRIGENTO<br />

E I CATTOLICI DEL DISSENSO<br />

prefazione <strong>di</strong><br />

Francesco Michele Stab<strong>il</strong>e<br />

Centro Culturale E<strong>di</strong>toriale<br />

Pier Paolo Pasolini<br />

Agrigento<br />

1


Copyright © 2004<br />

Centro Culturale E<strong>di</strong>toriale “Pier Paolo Pasolini” - Agrigento.<br />

La pubblicazione è stata realizzata con <strong>il</strong> contributo dell’Assessorato regionale<br />

beni culturali, ambientali e pubblica istruzione.<br />

La pubblicazione è <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>e nel sito www.centropasolini.it<br />

Di Natali, Enzo<br />

Il <strong>dopo</strong> Conc<strong>il</strong>io <strong>ad</strong> Agrigento d<strong>ei</strong> cattolici del <strong>di</strong>ssenso / Enzo Di Natali, – Agrigento:<br />

Centro culturale e<strong>di</strong>toriale Pier Paolo Pasolini, 2003.<br />

1. Chiesa e società - Agrigento - 1970.<br />

ISBN 88-85418-12-0<br />

282 CDD-20<br />

CIP - Biblioteca centrale della Regione sic<strong>il</strong>iana<br />

2


Prefazione<br />

La necessità <strong>di</strong> raccogliere l’esperienza delle <strong>com</strong>unità ecclesiali<br />

locali maturata <strong>dopo</strong> <strong>il</strong> conc<strong>il</strong>io si fa sempre più urgente dal momento<br />

che ancora sono in vita i protagonisti <strong>di</strong> quella stagione.<br />

Tra qualche anno potrebbe <strong>di</strong>ventare <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e raccogliere testimonianze<br />

e documenti. Si tratta infatti <strong>di</strong> frammenti <strong>di</strong> storia locale che fac<strong>il</strong>mente<br />

possono <strong>di</strong>sperdersi se non si ha la volontà e la pazienza <strong>di</strong> ricostruire<br />

<strong>di</strong>ocesi per <strong>di</strong>ocesi gli interventi d<strong>ei</strong> vescovi, la geografia d<strong>ei</strong><br />

gruppi spontan<strong>ei</strong>, i <strong>di</strong>battiti, le varie iniziative che cambiavano la vita<br />

interna della Chiesa e aprivano le <strong>com</strong>unità religiose alla società. È<br />

quin<strong>di</strong> per ogni verso apprezzab<strong>il</strong>e <strong>il</strong> tentativo <strong>di</strong> Enzo Di Natali <strong>di</strong> ricostruire<br />

gli anni del <strong>dopo</strong>conc<strong>il</strong>io nella <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Agrigento.<br />

L’apparente unanimismo della Chiesa <strong>di</strong> papa Pacelli sembrò <strong>di</strong>ssolversi<br />

con <strong>il</strong> conc<strong>il</strong>io, ma soprattutto con l’allargamento <strong>di</strong> orizzonti<br />

ecclesiologici nuovi che coinvolsero le chiese italiane. Il conc<strong>il</strong>io aveva<br />

aperto al mondo cattolico internazionale una visione <strong>di</strong> Chiesa che non<br />

era più dettata dalla Curia romana, ma si ricostruiva con la varietà delle<br />

esperienze delle chiese locali della vecchia Europa e più ancora delle<br />

chiese del Terzo Mondo.<br />

Tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 si <strong>di</strong>versificano in<br />

Italia le str<strong>ad</strong>e all’interno delle <strong>com</strong>unità cattoliche. Una str<strong>ad</strong>a è quella<br />

proposta dalla Conferenza episcopale italiana con i suoi piani pastorali,<br />

l’altra str<strong>ad</strong>a è quella d<strong>ei</strong> gruppi e movimenti spontan<strong>ei</strong> che contestano<br />

in modo ra<strong>di</strong>cale l’assetto istituzionale della Chiesa ed esprimono un <strong>di</strong>ssenso<br />

profondo soprattutto sulle scelte politiche e sociali delle <strong>com</strong>unità<br />

ecclesiali. Questi processi hanno ripercussioni all’interno della <strong>com</strong>unità<br />

ecclesiale <strong>di</strong> Agrigento dove <strong>il</strong> vescovo Giuseppe Petralia, per altro<br />

un intellettuale fine e coraggioso, non riesce a trovare una modalità <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>alogo con i gruppi più avanzati e ra<strong>di</strong>cali della sua <strong>di</strong>ocesi.<br />

3


Che cosa ha influito nelle formazione <strong>di</strong> questi gruppi? Sicuramente<br />

la teologia politica e la teologia critica del Nord Europa trovano<br />

un terreno <strong>ad</strong>atto per le inquietu<strong>di</strong>ni che travagliavano alcune<br />

frange del clero e d<strong>ei</strong> laici cattolici, stretti sempre più nell’abbraccio<br />

asfissiante del partito unico, nella delusione d<strong>ei</strong> problemi sociali non<br />

risolti <strong>com</strong>e l’emigrazione che spopolava i paesi dell’Isola, in una cultura<br />

teologica scolastica che non dava risposte alla sete <strong>di</strong> significato<br />

dell’esistenza, che poneva <strong>il</strong> confronto con <strong>il</strong> pensiero moderno, e al<br />

bisogno <strong>di</strong> democrazia e <strong>di</strong> giustizia in cui era cresciuta una parte del<br />

giovane clero.<br />

La Sic<strong>il</strong>ia non era capace <strong>di</strong> elaborare risposte teologiche per <strong>il</strong><br />

frag<strong>il</strong>e e tra<strong>di</strong>zionale retroterra culturale del suo clero, ma era però<br />

terreno sensib<strong>il</strong>e all’aria del <strong>di</strong>ssenso per le contr<strong>ad</strong><strong>di</strong>zioni sociali e religiose<br />

che in essa persistevano.<br />

La teologia critica e politica <strong>di</strong> J. B. Metz e <strong>di</strong> Moltman sfocia, in<br />

alcuni gruppi, nell’accettazione della teologia della liberazione <strong>di</strong> origine<br />

sudamericana e si apre all’analisi marxista che viene accettata<br />

<strong>com</strong>e analisi appropriata per ricostruire le cause d<strong>ei</strong> mali della società<br />

e anche d<strong>ei</strong> mali della Chiesa. Una lettura materiale della storia,<br />

quin<strong>di</strong>, che spaventava i <strong>di</strong>fensori della vecchia scolastica perché in<br />

qualche caso rischiava <strong>di</strong> dogmatizzare un solo approccio alla realtà<br />

fino alla giustificazione della rivoluzione armata, <strong>com</strong>e aveva fatto <strong>il</strong><br />

prete sudamericano Cam<strong>il</strong>lo Torres che scelse <strong>il</strong> mitra del guerrigliero.<br />

A Giulio Girar<strong>di</strong> che conc<strong>il</strong>iava cristianesimo e marxismo, a dom<br />

Giovanni Franzoni che attaccava l’assetto istituzionale della Chiesa e<br />

gridava che la terra è <strong>di</strong> Dio, al card. Pellegrino e al vescovo Bettazzi<br />

si guardava <strong>com</strong>e a nuovi maestri.<br />

Nel gruppo progressista agrigentino la preoccupazione iniziale<br />

era quella <strong>di</strong> parlare un linguaggio più vicino al mondo operaio con<br />

<strong>il</strong> quale si intendeva aprire un <strong>di</strong>alogo priv<strong>il</strong>egiato. Si teorizzava una<br />

m<strong>il</strong>itanza che fondeva in unità la <strong>di</strong>mensione religiosa e la <strong>di</strong>mensione<br />

politico-sociale.<br />

Per la Chiesa <strong>di</strong> Agrigento e, con qualche particolare <strong>di</strong>versità,<br />

per le altre chiese <strong>di</strong> Sic<strong>il</strong>ia, un primo problema da affrontare è la perio<strong>di</strong>zzazione<br />

della recezione del conc<strong>il</strong>io. Si può parlare <strong>di</strong> un primo<br />

4


momento episcopale, che connota la seconda metà degli anni ’60,<br />

quando i vescovi avviano all’interno delle singole <strong>di</strong>ocesi gli organismi<br />

<strong>di</strong> partecipazione ecclesiale, <strong>com</strong>e i consigli pastorale e presbiterale,<br />

e danno in<strong>di</strong>cazioni per una più intensa vita liturgica secondo i<br />

canoni conc<strong>il</strong>iari e per nuove forme <strong>di</strong> evangelizzazione. Un secondo<br />

momento si <strong>com</strong>incia a delineare agli inizi degli anni ’70 in cui, all’interno<br />

delle <strong>com</strong>unità locali, si fa sentire sempre più la pressione d<strong>ei</strong><br />

gruppi <strong>di</strong> rinnovamento che inseriscono istanze ra<strong>di</strong>cali <strong>di</strong> cambiamento<br />

sul piano religioso e sociale. In un terzo momento, nella metà<br />

degli anni ’70, in alcune <strong>di</strong>ocesi sic<strong>il</strong>iane, e soprattutto <strong>ad</strong> Agrigento,<br />

ma anche a Trapani, si arriva alla rottura all’interno delle <strong>com</strong>unità<br />

<strong>di</strong>ocesane tra vescovi e gruppi del <strong>di</strong>ssenso. Alla fine <strong>di</strong> quel decennio<br />

si <strong>di</strong>ssolve lentamente la carica ra<strong>di</strong>cale del <strong>di</strong>ssenso dentro la Chiesa.<br />

Le avvisaglie del <strong>di</strong>ssenso si manifestano in Sic<strong>il</strong>ia con un certo ritardo<br />

rispetto al movimento che si era manifestato altrove già nel ’68.<br />

Ad Agrigento, ma anche in altre <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Sic<strong>il</strong>ia, le elezioni regionali<br />

del 1971 segnano un primo momento <strong>di</strong> rottura. L’invito da parte del<br />

clero a votare secondo coscienza e a fare una scelta religiosa fa da spia<br />

al rifiuto del collateralismo con la Democrazia Cristiana.<br />

Già allora si <strong>com</strong>inciava a delineare una frangia <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssenso all’interno<br />

della Chiesa locale che si faceva portatrice <strong>di</strong> alcune istanze<br />

del conc<strong>il</strong>io Vaticano II alle quali sembrava i vescovi non fossero sensib<strong>il</strong>i.<br />

Il primo punto era sicuramente <strong>il</strong> nodo ecclesiologico cioè <strong>com</strong>e<br />

concepire la Chiesa. Alcuni partivano dalla politica per contestare <strong>il</strong><br />

sistema istituzionale della Chiesa.<br />

All’inizio si esprimono solo suggestioni e sofferenze, ma poi a poco<br />

a poco si vanno cercando appoggi teoretici nelle nuove teologie per<br />

consolidare in una visione organica istanze ecclesiologiche e istanze<br />

sociali. In riferimento a queste giustificazioni teologiche anche all’interno<br />

d<strong>ei</strong> gruppi del <strong>di</strong>ssenso si notano <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> accentuazioni tra<br />

chi proponeva una critica ra<strong>di</strong>cale del sistema ecclesiastico soprattutto<br />

sul piano sociale con l’ut<strong>il</strong>izzo dell’ideologia e della prassi marxista e<br />

chi partiva dalla necessità <strong>di</strong> rendere cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e l’annunzio del vangelo<br />

per rinnovare la vita interna della Chiesa e per contestare le scelte politiche<br />

che si credeva avessero offuscato la sua cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>ità religiosa.<br />

5


L’ala più ra<strong>di</strong>cale <strong>ad</strong> Agrigento, <strong>com</strong>e altrove, fu certamente rappresentata<br />

dai Cristiani per <strong>il</strong> socialismo.<br />

Diremmo perciò che si delinearono due in<strong>di</strong>rizzi che a me appaiono<br />

speculari rispetto agli anni preconc<strong>il</strong>iari. Come c’erano stati<br />

clero e laicato cattolico negli anni ’50 che credevano che la scelta<br />

politica <strong>di</strong> contrapposizione con le sinistre fosse decisiva per vincere<br />

<strong>il</strong> <strong>com</strong>unismo e salvaguardare la fede del popolo, mentre altri desideravano<br />

una linea più pastorale nella presenza della Chiesa nella<br />

società italiana, così ora si delineava un’ala progressista che faceva<br />

pure una scelta politica, ma <strong>di</strong> sinistra, e riteneva che una ra<strong>di</strong>cale<br />

lotta sociale e politica per <strong>il</strong> cambiamento della società italiana potesse<br />

essere l’inizio <strong>di</strong> un cambiamento anche dentro le strutture ecclesiali<br />

<strong>com</strong>promesse con <strong>il</strong> potere politico, e un’altra ala che scartava<br />

la scelta politica <strong>com</strong>e scelta <strong>di</strong>rettamente orientata alla riforma<br />

della Chiesa e puntava invece sulla necessità <strong>di</strong> una riforma interna<br />

attraverso una più coerente <strong>ad</strong>esione al vangelo. Questo ritorno evangelico<br />

avrebbe avuto anche una ric<strong>ad</strong>uta sul piano politico e sociale,<br />

in quanto la scelta preferenziale d<strong>ei</strong> poveri avrebbe <strong>com</strong>portato un<br />

processo <strong>di</strong> liberazione <strong>di</strong> cui i cristiani non potevano non essere protagonisti.<br />

Si trattava quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> accentuazioni <strong>di</strong>verse che <strong>com</strong>unque<br />

avrebbero portato a esiti <strong>di</strong>versi.<br />

In ogni caso da tutta l’ala conc<strong>il</strong>iare si voleva realizzare concretamente<br />

nelle strutture ecclesiali la nuova ecclesiologia del popolo <strong>di</strong><br />

Dio delineata dal conc<strong>il</strong>io. La centralità della Chiesa non era data più<br />

alla gerarchia, ma al popolo <strong>di</strong> Dio nelle sue varie articolazioni. I<br />

gruppi spontan<strong>ei</strong> non erano considerati un pericolo per la Chiesa, ma<br />

venivano anzi visti <strong>com</strong>e segno <strong>di</strong> vitalità e <strong>di</strong> progresso dell’impegno<br />

d<strong>ei</strong> laici nella Chiesa. Si doveva inoltre passare da una visione che<br />

metteva la Chiesa stessa al centro <strong>di</strong> tutto, a una visione che recuperava<br />

la centralità <strong>di</strong> Gesù Cristo. Una Chiesa quin<strong>di</strong> che non guarda<br />

a sè stessa e alla propria <strong>di</strong>fesa istituzionale, ma si incarna <strong>com</strong>e Cristo<br />

nella storia degli uomini. Ma se era una Chiesa incarnata dentro<br />

la storia, quale doveva essere <strong>il</strong> rapporto tra Chiesa e mondo?<br />

Le conseguenze si notavano anche sul piano pastorale, perché si<br />

denunziava la frattura tra teologia e <strong>di</strong>mensione sociale, l’intimismo<br />

6


senza ric<strong>ad</strong>uta nella vita pubblica, devozioni popolari e ritualismi da<br />

rievangelizzare e da aprire alla liberazione sociale.<br />

All’interno <strong>di</strong> questo qu<strong>ad</strong>ro <strong>di</strong> riferimento la problematica sociale<br />

assumeva un ruolo r<strong>il</strong>evante che portava i gruppi spontan<strong>ei</strong>, e in modo<br />

<strong>di</strong>verso anche gli stessi vescovi, su posizioni <strong>di</strong> denunzia d<strong>ei</strong> mali della<br />

società. Diventava allora fondamentale la rottura esplicita del collateralismo<br />

con la DC chiarendo l’equivoco connubio tra unità <strong>di</strong> fede e unità<br />

politica che si era affermato con la <strong>di</strong>rettiva romana che in caso <strong>di</strong> pericolo<br />

per la fede bisognava stringere i ranghi anche sul piano politico.<br />

N<strong>ei</strong> primi anni ’70 si afferma intanto una nuova figura <strong>di</strong> prete<br />

impegnato nel campo sociale, critico del sistema politico, intriso a<br />

volte <strong>di</strong> linguaggio rivoluzionario, che si rifaceva alla <strong>com</strong>unità <strong>di</strong><br />

base <strong>com</strong>e fonte <strong>di</strong> legittimazione del proprio operato e delle proprie<br />

scelte, più che all’autorità del vescovo. Il progetto <strong>di</strong> riforma della<br />

Chiesa voluto dal vescovo veniva scavalcato e connotato <strong>com</strong>e <strong>di</strong> retrovia.<br />

Le occasioni <strong>di</strong> scontro all’interno della <strong>com</strong>unità ecclesiale<br />

<strong>di</strong> Agrigento furono due avvenimenti d<strong>ei</strong> quali uno sconvolse tutta la<br />

Chiesa italiana.<br />

Lo scontro sul referendum per l’abrogazione della legge sul <strong>di</strong>vorzio<br />

fu devastante per la vita ecclesiale e portò <strong>di</strong>visioni e sofferenze<br />

in tutte le chiese locali. In modo particolare nella Chiesa <strong>di</strong> Agrigento<br />

vittima eccellente <strong>di</strong> questo scontro fu <strong>il</strong> prete Di Giovanna, <strong>di</strong>rettore<br />

del giornale <strong>di</strong>ocesano L’Amico del popolo che assunse una linea apertamente<br />

a favore della legge, mentre <strong>il</strong> vescovo Petralia era impegnato<br />

a salvaguardare la linea dell’episcopato italiano contrario alla legge.<br />

I risultati del referendum sul <strong>di</strong>vorzio preoccuparono <strong>il</strong> vescovo. Il <strong>di</strong>rettore<br />

venne esonerato dalla <strong>di</strong>rezione del giornale, ma l’intervento<br />

repressivo del vescovo spinse tutta le redazione a lasciare <strong>il</strong> giornale.<br />

La frattura <strong>di</strong>venne contrapposizione perché <strong>il</strong> <strong>di</strong>rettore con <strong>il</strong> gruppo<br />

redazionale, appoggiato da altri preti e laici, fondarono un nuovo giornale<br />

Scelta in contrapposizione a quello <strong>di</strong>ocesano e su una linea <strong>di</strong><br />

contestazione istituzionale e sociale.<br />

Il <strong>di</strong>sagio provocato da questo intervento del vescovo fu espresso<br />

da un documento firmato nel 1975 da 60 preti in cui si denunziava <strong>il</strong><br />

<strong>di</strong>stacco della Chiesa e d<strong>ei</strong> suoi organismi dal mondo conta<strong>di</strong>no e ope-<br />

7


aio. Era chiaramente una denunzia d<strong>ei</strong> mali della <strong>di</strong>ocesi e quin<strong>di</strong> una<br />

sconfessione dell’operato del vescovo Petralia.<br />

Mi pare, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> anni, molto sereno <strong>il</strong> giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Enzo Di Natali<br />

sull’operato del vescovo Petralia. Tentare <strong>di</strong> r<strong>il</strong>eggere la sua azione<br />

nella globalità del suo ministero pastorale dà certamente un qu<strong>ad</strong>ro<br />

ricco <strong>di</strong> iniziative importanti per la vita della <strong>di</strong>ocesi.<br />

L’altro avvenimento <strong>di</strong> rottura coinvolse due preti legati a una <strong>com</strong>unità<br />

<strong>di</strong> base <strong>di</strong> Favara, legata ai Cristiani per <strong>il</strong> socialismo. Anche<br />

in questo caso non si capiva bene se la motivazione era preminentemente<br />

politica o dottrinale. Probab<strong>il</strong>mente ciò che preoccupava Petralia<br />

era la svolta a sinistra <strong>di</strong> questi preti e laici, <strong>il</strong> metodo <strong>di</strong> analisi<br />

e la metodologia <strong>di</strong> azione molto lontani dal tra<strong>di</strong>zionale mondo ecclesiastico.<br />

Dopo <strong>il</strong> convengo ecclesiale Evangelizzazione e promozione umana<br />

le spinte ra<strong>di</strong>cali tendono <strong>ad</strong> affievolirsi anche perché nel frattempo una<br />

consistente emorragia svuotava i presbiteri. Circa una ventina <strong>ad</strong> Agrigento<br />

furono i preti che lasciarono ufficialmente <strong>il</strong> ministero. Alcuni rimasero<br />

ancora a lottare, altri emigrarono per cercare una attività lavorativa.<br />

Venivano così meno forze vivaci che si sentivano troppo strette all’interno<br />

delle <strong>com</strong>unità ecclesiali o che venivano epurate dalla controffensiva<br />

episcopale soprattutto in alcune <strong>di</strong>ocesi.<br />

Quando avremo una mappa più cap<strong>il</strong>lare della presenza del <strong>di</strong>ssenso<br />

in Sic<strong>il</strong>ia saremo in gr<strong>ad</strong>o <strong>di</strong> dare un giu<strong>di</strong>zio più sereno sulla<br />

sua efficacia e sui suoi limiti nel cambiamento <strong>di</strong> mentalità o <strong>di</strong> forme<br />

istituzionali.<br />

È <strong>com</strong>unque certo che la recezione del conc<strong>il</strong>io in Sic<strong>il</strong>ia si manifesta<br />

in una geografia articolata non solo tra <strong>di</strong>ocesi e <strong>di</strong>ocesi, ma<br />

anche all’interno <strong>di</strong> una stessa <strong>di</strong>ocesi.<br />

Sarebbe molto ut<strong>il</strong>e quin<strong>di</strong> se si potesse raccogliere tutto <strong>il</strong> materiale<br />

reperib<strong>il</strong>e e costituire fon<strong>di</strong> sia per la storia del movimento cattolico<br />

in Sic<strong>il</strong>ia sia per la recezione del conc<strong>il</strong>io in tutte le sue articolazioni,<br />

<strong>com</strong>presi i materiali del <strong>di</strong>ssenso ecclesiale. Il materiale potrebbe<br />

essere raccolto o presso la Facoltà teologica <strong>di</strong> Sic<strong>il</strong>ia o presso<br />

gli istituti teologici o presso gli archivi <strong>di</strong>ocesani. Penso che sia nell’interesse<br />

<strong>di</strong> tutti salvare la memoria ed evitare che si ripeta in modo<br />

8


incosciente la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> memoria <strong>com</strong>e è avvenuto per <strong>il</strong> periodo modernista.<br />

Si potrebbe lanciare un invito, quasi un censimento, da rivolgere<br />

a tutti i protagonisti <strong>di</strong> quella stagione perché vengano raccolti i<br />

materiali e vengano valorizzati e conservati.<br />

Siamo consapevoli che questa Chiesa si costruisce non solo con<br />

l’apporto ufficiale delle gerarchie ecclesiastiche, ma con le profezie e<br />

con le sofferenze <strong>di</strong> ogni credente che veramente ama la Chiesa, anche<br />

se in alcuni casi condannato a vivere ai margini della vita ecclesiale.<br />

Francesco Michele Stab<strong>il</strong>e<br />

storico<br />

Facoltà teologica <strong>di</strong> Sic<strong>il</strong>ia<br />

9


Introduzione<br />

Il Conc<strong>il</strong>io Vaticano II suscitò un fermento ecclesiale mai prima<br />

conosciuto soprattutto per aver coinvolto tutti i settori della vita ecclesiale:<br />

dalla liturgia alla catechesi, dalla dommatica alla morale, dall’ecclesiologia<br />

alla <strong>com</strong>prensione del mondo. In qualsiasi ambito si<br />

guardava al Conc<strong>il</strong>io con grande interesse e ammirazione, anche dovuto<br />

al fatto che la Chiesa <strong>com</strong>prendeva che ormai un periodo storico<br />

era da tempo terminato e, pertanto, doveva <strong>ad</strong>eguare le proprie strutture<br />

nonché <strong>il</strong> messaggio evangelico alle nuove sfide e ai nuovi impulsi<br />

che venivano dal mondo contemporaneo, se non voleva rimanere legata<br />

<strong>ad</strong> una visione ormai superata.<br />

Man mano che i nuovi documenti venivano approvati dai p<strong>ad</strong>ri conc<strong>il</strong>iari<br />

e promulgati dal pontefice, in ambito ecclesiale nasceva <strong>il</strong> desiderio<br />

<strong>di</strong> una maggiore conoscenza ed approfon<strong>di</strong>mento.<br />

Dibattiti, incontri, convegni si moltiplicarono ovunque. Anche la<br />

stampa laica <strong>di</strong>ede ampio risalto agli avvenimenti della Chiesa.<br />

Tuttavia bisogna evidenziare che <strong>il</strong> <strong>dopo</strong> Conc<strong>il</strong>io segnò una delle<br />

fasi più controverse della vita della Chiesa <strong>di</strong> questo secolo, poiché sia<br />

i conservatori che i progressisti si appellavano allo stesso Conc<strong>il</strong>io per<br />

riba<strong>di</strong>re le proprie posizioni, spesso <strong>di</strong>vergenti, segno che non tutto fu<br />

possib<strong>il</strong>e delineare in modo chiaro durante le sessioni conc<strong>il</strong>iari. Il Conc<strong>il</strong>io<br />

Vaticano II su alcuni argomenti dovette trovare un’intesa tra le due<br />

tendenze che indusse a pubblicare documenti in cui emerge una volta<br />

più marcatamente l’ala conservatrice e giuri<strong>di</strong>ca altre volte l’ala più<br />

progressista e carismatica.<br />

Artefice del rinnovamento conc<strong>il</strong>iare nella <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Agrigento fu<br />

<strong>il</strong> vescovo Giuseppe Petralia, che portò <strong>il</strong> “vento del Conc<strong>il</strong>io”, e si <strong>di</strong>stinse<br />

<strong>com</strong>e vero p<strong>ad</strong>re conc<strong>il</strong>iare con l’applicazione degli stessi documenti.<br />

Divise la <strong>di</strong>ocesi in zone pastorali, formò <strong>il</strong> consiglio presbite-<br />

11


ale, <strong>il</strong> consiglio Pastorale <strong>di</strong>ocesano, e volle che ogni parrocchia avesse<br />

<strong>il</strong> proprio consiglio Pastorale, portò la teologia conc<strong>il</strong>iare n<strong>ei</strong> Comuni<br />

della <strong>di</strong>ocesi con i corsi <strong>di</strong> formazione, rinnovò la catechesi e la vita liturgica,<br />

intraprese la vita missionaria. Queste sono alcune iniziative che<br />

ci fanno <strong>com</strong>prendere l’attività <strong>di</strong> questo vescovo contestato ma che<br />

sarà ricordato tra quelli che incisero maggiormente nella Chiesa agrigentina,<br />

quanto meno dal Conc<strong>il</strong>io <strong>di</strong> Trento ai nostri giorni. Infatti, non<br />

fu un’operazione fac<strong>il</strong>e, malgr<strong>ad</strong>o l’ottimismo <strong>di</strong>ffuso, voltare pagina<br />

ed introdurre le innovazioni conc<strong>il</strong>iari. Egli, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> altri vescovi<br />

che si mostrarono ora <strong>di</strong>ffidenti, ora prudenti ora <strong>di</strong> prudentissima attesa<br />

1, avviò <strong>il</strong> rinnovamento conc<strong>il</strong>iare in <strong>di</strong>ocesi. Usi, costumi e fette<br />

<strong>di</strong> poteri venivano messi da parte. Ma non fu fac<strong>il</strong>e me<strong>di</strong>are tra le <strong>di</strong>verse<br />

anime presenti all’interno della Chiesa agrigentina, e far capire<br />

la portata della novità.<br />

Il fermento ecclesiale del <strong>dopo</strong> Conc<strong>il</strong>io coinvolse anche <strong>il</strong> rapporto<br />

tra Chiesa e politica, dovuto anche alla svolta antropologica presente<br />

nella Gau<strong>di</strong>um et spes. In Italia, a vent’anni dalla vittoria della Democrazia<br />

Cristiana n<strong>ei</strong> confronti del Fronte Popolare, non c’era più la <strong>com</strong>pattezza<br />

del clero nel sostegno al partito d<strong>ei</strong> cattolici, perché parecchi<br />

sacerdoti e laici avevano notato una linea politica non del tutto coerente<br />

con <strong>il</strong> messaggio evangelico e con l’insegnamento della Chiesa. Il correntismo<br />

politico, la conquista del potere, le promesse <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>mente<br />

mantenute, le crisi amministrative frequenti, avevano portato <strong>ad</strong> assumere<br />

un atteggiamento molto più critico. Un’in<strong>ad</strong>eguata politica meri<strong>di</strong>onalistica<br />

d<strong>ei</strong> governi a guida democristiana non <strong>di</strong>edero le dovute risposte<br />

ai delicati problemi del Mezzogiorno, dove i paesi continuavano<br />

a spopolarsi a causa dell’emigrazione verso <strong>il</strong> triangolo produttivo ed<br />

industriale del Nord Italia o all’estero.<br />

Nella <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Agrigento, a partire dal 1972, con <strong>il</strong> contributo <strong>di</strong><br />

alcuni fatti <strong>di</strong> politica internazionale, alcuni sacerdoti, che guidavano <strong>com</strong>unità<br />

parrocchiali, assunsero un atteggiamento aspro fino alla rottura<br />

1) Cfr A. Acerbi, I no<strong>di</strong> delle <strong>di</strong>namiche ecclesiali in Italia negli ultimi venticinque anni, in La<br />

chiesa italiana e l’informazione religiosa, Bologna 1981, 24.<br />

12


con la Democrazia Cristiana e a invocare <strong>il</strong> pluralismo politico.<br />

Lo scontro si fece più intenso a partire dal referendum sul <strong>di</strong>vorzio<br />

del 1974 che indusse <strong>il</strong> vescovo <strong>di</strong> Agrigento, Petralia, a prendere decisioni<br />

gravi <strong>com</strong>e <strong>il</strong> licenziamento del <strong>di</strong>rettore del settimanale <strong>di</strong>ocesano<br />

L’Amico del Popolo.<br />

La nascita del settimanale Scelta segnerà la fase più acuta <strong>di</strong> tale<br />

situazione e registrerà <strong>il</strong> fermento d<strong>ei</strong> Cristiani per <strong>il</strong> socialismo nella<br />

<strong>di</strong>ocesi agrigentina.<br />

Lo scopo <strong>di</strong> questa pubblicazione è evidenziare le cause che stavano<br />

alla base dello scontro tra <strong>il</strong> vescovo Petralia e i cattolici del <strong>di</strong>ssenso,<br />

senza entrare nel merito <strong>di</strong> chi avesse torto o ragione. E tra le<br />

cause che provocarono <strong>il</strong> <strong>di</strong>ssenso in seno alla <strong>com</strong>unità <strong>di</strong>ocesana vogliamo<br />

ricordare soprattutto un nuovo in<strong>di</strong>rizzo teologico più marcatamente<br />

conc<strong>il</strong>iare e <strong>di</strong>verso da quello che era stato <strong>di</strong>ffuso prima del Conc<strong>il</strong>io<br />

Vaticano II. Nella presente pubblicazione sono stati raccolti documenti<br />

e testimonianze che col passare del tempo si sarebbero perduti.<br />

Mi è stato possib<strong>il</strong>e attingere al settimanale Scelta grazie a Luigi Ruoppolo<br />

che ne possiede una raccolta.<br />

La ricerca presenta d<strong>ei</strong> limiti. Uno certamente è dovuto alla vicinanza<br />

d<strong>ei</strong> fatti avvenuti e alla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> attingere a tutte le fonti archivistiche.<br />

Tuttavia nella ricerca faccio ampi riferimenti alle fonti ufficiali<br />

pubblicate, e che sono <strong>il</strong> Bollettino Ecclesiastico della Diocesi <strong>di</strong><br />

Agrigento, <strong>il</strong> settimanale <strong>di</strong>ocesano L’Amico del Popolo e <strong>il</strong> settimanale<br />

Scelta. Altre citazioni riguardano <strong>il</strong> mens<strong>il</strong>e La via e<strong>di</strong>to da don<br />

Gerlando Lentini, che in <strong>di</strong>verse occasioni intervenne con qualificati<br />

articoli, i quoti<strong>di</strong>ani La Sic<strong>il</strong>ia, Il Giornale <strong>di</strong> Sic<strong>il</strong>ia, L’ora e L’Unità,<br />

questi ultimi <strong>di</strong>edero ampio risalto alle vicende qui trattate, soprattutto<br />

quando <strong>il</strong> vescovo Petralia assunse una posizione rigida n<strong>ei</strong> confronti<br />

d<strong>ei</strong> preti del <strong>di</strong>ssenso. Ho avuto modo <strong>di</strong> attingere a carte minute, volantini<br />

e numeri unici, <strong>com</strong>e Dai margini, conservati da Luigi Sferrazza.<br />

Le fonti sono state interamente consultate dal 1963 al 1978. Per<br />

<strong>com</strong>prendere bene <strong>il</strong> periodo storico ho ascoltato sacerdoti e laici che<br />

vissero <strong>di</strong>rettamente quel delicato <strong>di</strong>battito ecclesiale. N<strong>ei</strong> confronti<br />

delle valutazioni espresse, ho sempre assunto un atteggiamento equ<strong>il</strong>ibrato<br />

e <strong>di</strong>staccato, confrontando tutto quanto mi è stato detto con i do-<br />

13


cumenti ufficiali pubblicati. Dunque, non è mia intenzione parteggiare<br />

per una posizione o per un’altra. Come <strong>di</strong>cevo, <strong>il</strong> mio intento è <strong>com</strong>prendere<br />

le teologie che stavano alla base dello scontro, salvaguardare<br />

le pubblicazioni anche minute, r<strong>il</strong>evare la fonte del cammino che segnerà<br />

la Chiesa agrigentina quantomeno negli anni ottanta.<br />

Il clero <strong>di</strong>ocesano non si <strong>di</strong>vise in modo netto tra <strong>di</strong>fensori della<br />

linea Pastorale, ecclesiale e politica <strong>di</strong> Petralia e oppositori, perché c’era<br />

un numero <strong>di</strong> sacerdoti – oggi non fac<strong>il</strong>mente quantificab<strong>il</strong>e – che non<br />

si ritrovava né sulle posizioni <strong>di</strong> Petralia né su quelle del <strong>di</strong>ssenso. Non<br />

mi è dato <strong>di</strong> sapere quale posizione assunse questo clero non schierato.<br />

A quanto sembra non subì passivamente o da semplice spettatore <strong>il</strong> confronto<br />

ma cercò, fin dove fu possib<strong>il</strong>e, una via d’uscita, un’intesa, soprattutto<br />

quando era ancora possib<strong>il</strong>e salvare la <strong>com</strong>unione ecclesiale.<br />

Considerato che <strong>di</strong>versi avvenimenti e circostanze sono state trattate<br />

da <strong>di</strong>versi punti <strong>di</strong> vista non è stato possib<strong>il</strong>e evitare le ripetizioni.<br />

La presente pubblicazione si <strong>di</strong>vide in due parti: la prima <strong>com</strong>prende<br />

<strong>il</strong> periodo dal 1964 al 1971, durante <strong>il</strong> quale maturarono i nuovi<br />

fermenti all’interno della <strong>com</strong>unità agrigentina senza però che si rompesse<br />

la <strong>com</strong>unione ecclesiale; la seconda parte interessa gli anni dal<br />

1972 al 1977, periodo carico <strong>di</strong> tensioni e <strong>di</strong> in<strong>com</strong>prensioni che portò<br />

alla rottura della <strong>com</strong>unione ecclesiale e segnò la fase più dolorosa della<br />

storia della Chiesa agrigentina <strong>di</strong> questo secolo.<br />

Del tentato <strong>di</strong>alogo tra cultura cristiana e cultura marxista, Agrigento<br />

<strong>di</strong>ventò uno d<strong>ei</strong> più significativi laboratori politici dell’Italia degli<br />

anni <strong>di</strong> piombo, della crisi petrolifera, della crisi del centrosinistra e <strong>di</strong><br />

una Chiesa che cercava una nuova collocazione in una società che andava<br />

cambiando.<br />

Leggendo la presente ricerca, è possib<strong>il</strong>e conoscere uno d<strong>ei</strong> perio<strong>di</strong><br />

più intensi e travagliati del Novecento.<br />

14


Un breve sguardo storico alla<br />

situazione italiana<br />

A metà degli anni ’50 l’Italia ebbe uno sv<strong>il</strong>uppo mai prima conosciuto<br />

che incise notevolmente sui costumi, sui rapporti sociali ed economici.<br />

Il cambiamento avvenne principalmente con l’assorbimento<br />

della mano d’opera da parte delle piccole imprese che si erano talmente<br />

moltiplicate, nel giro <strong>di</strong> pochi anni, fino a raggiungere <strong>il</strong> numero considerevole<br />

<strong>di</strong> 2.216.000.<br />

Anche se la piccola impresa fu <strong>il</strong> motore trainante dello sv<strong>il</strong>uppo<br />

economico del Paese, tuttavia era la grande industria che ne traeva <strong>il</strong><br />

merito, dovuto <strong>ad</strong> un doppio motivo: la piccola e la me<strong>di</strong>a impresa,<br />

spesso, lavoravano per conto della grande industria; dalla piccola impresa,<br />

con una cinquantina <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenti, era più <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e fare emergere<br />

l’uomo-simbolo del nuovo in<strong>di</strong>rizzo economico del Paese.<br />

Le piccole imprese, che assorbivano un numero considerevole <strong>di</strong> lavoratori,<br />

erano <strong>di</strong>slocate nel Centro e nel Nord Italia, e prevalentemente<br />

nel triangolo industriale che <strong>com</strong>prende Torino, Venezia e Bologna; al<br />

Sud soltanto una piccola percentuale riuscì a organizzare sim<strong>il</strong>i esperienze.<br />

Tra <strong>il</strong> 1956 e <strong>il</strong> 1963 circa 600 m<strong>il</strong>a sic<strong>il</strong>iani lasciarono l’Isola in<br />

cerca <strong>di</strong> fortuna, creando problemi sociali r<strong>il</strong>evanti. Lo spopolamento<br />

delle campagne e lo sv<strong>il</strong>uppo del settore terziario in Sic<strong>il</strong>ia permisero,<br />

per la prima volta, che <strong>il</strong> prodotto lordo dell’industria superasse <strong>il</strong> prodotto<br />

lordo dell’agricoltura; un fatto non irr<strong>il</strong>evante perché era segno che<br />

la Sic<strong>il</strong>ia stava, pur lentamente, cambiando; anche la linea politica del<br />

programma <strong>di</strong> Governo regionale, per la prima volta nella storia, non<br />

dava priorità alle problematiche agricole ma a quelle industriali.<br />

Lo sv<strong>il</strong>uppo economico e <strong>il</strong> benessere economico <strong>di</strong>ffuso in Italia<br />

incisero anche sui costumi, sulle relazioni sociali e sulla mentalità. Si<br />

<strong>di</strong>ffuse, infatti, una mentalità <strong>di</strong> consumo, che corrisponde <strong>ad</strong> una logica<br />

<strong>di</strong> mercato: più si produce, più si consuma e più si gu<strong>ad</strong>agna per<br />

15


poi produrre <strong>di</strong> più, per consumare <strong>di</strong> più e per gu<strong>ad</strong>agnare <strong>di</strong> più.<br />

Gli anni ’60 vedono anche la nascita del turismo <strong>di</strong> massa. Il desiderio<br />

dell’emigrato <strong>di</strong> trascorrere un breve periodo <strong>di</strong> vacanze nel paese<br />

d’origine importava usi e costumi delle gran<strong>di</strong> città del nord o dell’estero.<br />

E nuovi modelli <strong>di</strong> <strong>com</strong>portamenti venivano anche dai mezzi <strong>di</strong> <strong>com</strong>unicazione<br />

<strong>di</strong> massa <strong>com</strong>e <strong>il</strong> cinema e la televisione. Cambiava anche<br />

<strong>il</strong> modello <strong>di</strong> famiglia con l’introduzione del <strong>di</strong>vorzio nel 1970 confermato<br />

dal referendum del 1974.<br />

La vittoria del fronte <strong>di</strong>vorzista, capeggiato dalla Lega Italiana Divorzio,<br />

indusse i vincitori della tornata referendaria a proporre la depenalizzazione<br />

e l’assistenza pubblica alle donne che abortiscono e a<br />

<strong>di</strong>scutere su un altro grave problema sociale mai prima conosciuto: l’aborto<br />

appunto.<br />

Se in Italia, e in Sic<strong>il</strong>ia, per la prima volta si parlava <strong>di</strong> questi problemi<br />

sociali era segno che <strong>il</strong> modo <strong>di</strong> pensare della società era ormai<br />

cambiato e che sollecitava la Chiesa a prenderne coscienza per <strong>ad</strong>eguare<br />

l’evangelizzazione ai nuovi fermenti. In questo decennio, in Italia si registrò<br />

un fatto mai prima conosciuto dalla società agricola: <strong>il</strong> calo demografico<br />

e l’invecchiamento iniziale, ma progressivo, della popolazione.<br />

Per la prima volta iniziavano a s<strong>com</strong>parire le famiglie numerose<br />

per far posto a quelle nucleari con due figli. La famiglia numerosa, infatti,<br />

in quel lungo decennio, veniva considerata <strong>com</strong>e un fatto sociale<br />

e culturale legata alla mentalità agricola e patriarcale.<br />

Lo sv<strong>il</strong>uppo economico <strong>di</strong>sorganico fece aumentare <strong>il</strong> <strong>di</strong>vario tra <strong>il</strong><br />

Nord e <strong>il</strong> Sud dell’Italia. Anche se <strong>il</strong> Sud e la Sic<strong>il</strong>ia, non erano più quelli<br />

<strong>di</strong> una decina <strong>di</strong> anni prima, la forbice economica tra le due aree si allargava<br />

sempre più. Questo fenomeno suscitò d<strong>ei</strong> gravi <strong>di</strong>sagi che furono<br />

coagulati nella <strong>di</strong>alettica politica tramite i partiti e i sindacati, ma<br />

ci fu un settore della società, pur limitato, che scelse la str<strong>ad</strong>a del terrorismo.<br />

Sul finire degli anni ’60 tale fenomeno interessò l’area più industrializzata<br />

e più ricca del Settentrione.<br />

I terroristi <strong>di</strong> destra e <strong>di</strong> sinistra non erano giovani sprovveduti, ma<br />

studenti e docenti universitari che nella lotta armata avevano trovato la<br />

via per risolvere le contr<strong>ad</strong><strong>di</strong>zioni presenti nell’Italia del miracolo economico<br />

o la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> un’involuzione autoritaria.<br />

16


Le Brigate rosse e altre organizzazioni terroristiche erano assenti<br />

nel Sud e in Sic<strong>il</strong>ia. Si <strong>di</strong>sse, in quel periodo, che le forze criminali operanti<br />

al Sud, <strong>com</strong>e la mafia e la camorra, non permisero tale penetrazione.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista politico, sino alle elezioni del 1971, la Democrazia<br />

Cristiana era riuscita a guidare lo sv<strong>il</strong>uppo economico dell’Italia,<br />

e la formula del centrosinistra aveva acquistato fiducia e simpatia<br />

presso gli elettori, ma la presenza dell’inflazione, dovuta all’aumento<br />

del petrolio, i rischi <strong>di</strong> licenziamento nelle gran<strong>di</strong> fabbriche del Nord,<br />

la concorrenza internazionale, la mancanza <strong>di</strong> una capacità <strong>di</strong> governo,<br />

<strong>il</strong> correntismo tra i vari settori d<strong>ei</strong> partiti della maggioranza, <strong>il</strong> problema<br />

dell’or<strong>di</strong>ne pubblico causarono una flessione elettorale della DC nelle<br />

elezioni politiche del 1972, a favore del Movimento Sociale Italiano.<br />

Era segno eloquente <strong>di</strong> una stanchezza da parte d<strong>ei</strong> citta<strong>di</strong>ni che cercavano<br />

altre formule politiche e sicurezza sociale.<br />

La protesta e <strong>il</strong> malessere sociale furono cavalcati dal Partito Comunista<br />

Italiano, che proprio a partire dal 1972 tenderà a raccogliere<br />

tutto <strong>il</strong> malessere sociale <strong>di</strong>ffuso nel Paese, e raggiungerà l’apice con le<br />

elezioni amministrative del 1975, incamerando buona parte <strong>di</strong> consensi<br />

dell’elettorato moderato, che vedeva in esso la forza <strong>di</strong> cambiamento.<br />

La situazione italiana, ovviamente, si ripercosse anche in Sic<strong>il</strong>ia,<br />

sia n<strong>ei</strong> suoi aspetti positivi che negativi. Ma l’instab<strong>il</strong>ità politica causò<br />

nell’Isola <strong>il</strong> più grave danno sociale, poiché non permise la realizzazione<br />

<strong>di</strong> tante in<strong>di</strong>cazioni che venivano da oltre lo Stretto. Dal 1961 al<br />

1971 in Sic<strong>il</strong>ia ci furono 17 crisi <strong>di</strong> governo regionale e per 17 volte<br />

con tattiche i parlamentari regionali dovettero formare i nuovi governi<br />

stravolgendo programmi e promesse elettorali, allungando i tempi dell’approvazione<br />

delle leggi urgenti, soffocando la vita sociale, rafforzando<br />

la burocrazia e la corruzione. Il <strong>di</strong>sagio sic<strong>il</strong>iano trovò eco in alcuni<br />

uomini <strong>di</strong> cultura. Sono <strong>di</strong> quegli anni: Il giorno della civetta <strong>di</strong><br />

Leonardo Sciascia; Mafia e Politica <strong>di</strong> Michele Pantaleone; Rapporto<br />

sulla mafia <strong>di</strong> Mario Farinella; Carcere e mafia n<strong>ei</strong> canti popolari sic<strong>il</strong>iani<br />

<strong>di</strong> Antonino Uccello; Il caso Battaglia <strong>di</strong> Mario Ovazza; Spreco<br />

<strong>di</strong> Dan<strong>il</strong>o Dolci; Lamento per <strong>il</strong> Sud <strong>di</strong> Salvatore Quasimodo; Stelle ed<br />

erbe <strong>di</strong> Sic<strong>il</strong>ia <strong>di</strong> Antonino Cremona.<br />

Il benessere economico che coinvolse le popolazioni indusse <strong>ad</strong> in-<br />

17


vestire i risparmi nell’e<strong>di</strong>lizia: chiunque desiderava abitare in una casa<br />

confortevole. La costruzione <strong>di</strong> nuovi alloggi, purtroppo, non avvenne<br />

nel rispetto dell’ambiente. Così in un ventennio furono realizzati nuovi<br />

inse<strong>di</strong>amenti urbani che deturparono l’ambiente. Agrigento fu vittima<br />

<strong>di</strong> questo ‘cemento selvaggio’ fino a subire la dolorosa frana del 1966<br />

che fece temere <strong>il</strong> peggio per l’intero assetto della città. Appena due<br />

anni <strong>dopo</strong>, la provincia <strong>di</strong> Agrigento, fu colpita dal grave sisma del 1968<br />

che <strong>di</strong>strusse interi paesi e danneggiò seriamente altri. Per alcuni decenni<br />

la Sic<strong>il</strong>ia ha dovuto confrontarsi con la triste realtà del <strong>dopo</strong> terremoto,<br />

che ha evidenziato, oltre la lentezza burocratica dello Stato, l’in<strong>ad</strong>empienza<br />

della classe politica.<br />

In ambito ecclesiale, l’evento che suscitò particolare entusiasmo fu<br />

l’esperienza del Conc<strong>il</strong>io Vaticano II. Esso fu avvertito <strong>com</strong>e una nuova<br />

pentecoste destinata a rinnovare la Chiesa, fin dal momento in cui Giovanni<br />

XXIII ne <strong>di</strong>ede notizia al mondo intero. Il Conc<strong>il</strong>io fu vissuto con<br />

interesse perché, alimentando speranze, prefigurava una nuova primavera<br />

della Chiesa.<br />

18


Il ‘vento’ del Conc<strong>il</strong>io <strong>ad</strong> Agrigento<br />

Quando l’arcivescovo Giovanni Battista Peruzzo morì improvvisamente<br />

all’età <strong>di</strong> 85 anni la sera del 20 luglio 1963 lasciò una <strong>di</strong>ocesi<br />

tutto sommato bene strutturata e con un desiderio <strong>di</strong> vivere <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io,<br />

del quale lo stesso Peruzzo in <strong>di</strong>verse circostanze aveva sottolineato<br />

l’importanza storica.<br />

Con Peruzzo la <strong>di</strong>ocesi agrigentina aveva vissuto, nel trentennio <strong>di</strong><br />

episcopato (1932-1963), malgr<strong>ad</strong>o le <strong>di</strong>fficoltà dovute anche al secondo<br />

conflitto mon<strong>di</strong>ale e allo sbandamento morale e politico del <strong>dopo</strong>guerra,<br />

uno d<strong>ei</strong> perio<strong>di</strong> più fecon<strong>di</strong> della sua storia, ed aveva <strong>di</strong>menticato così<br />

l’ultimo decennio del precedente vescovo Lagumina, che, pur dotto,<br />

non aveva <strong>com</strong>preso le nuove esigenze del clero e del popolo soprattutto<br />

<strong>dopo</strong> la guerra del 1915-18.<br />

Agli inizi degli anni ’60 <strong>il</strong> clero <strong>di</strong>ocesano, abbastanza numeroso,<br />

lavorava sod<strong>di</strong>sfatto nel campo dell’apostolato, dovuto anche all’erezione<br />

<strong>di</strong> nuove parrocchie, che in un trentennio avevano raggiunto <strong>il</strong><br />

numero <strong>di</strong> 137. La cura Pastorale n<strong>ei</strong> confronti d<strong>ei</strong> conta<strong>di</strong>ni, costretti<br />

a causa del lavoro n<strong>ei</strong> campi a rimanere in campagna, indusse Peruzzo<br />

a chiedere la costruzione <strong>di</strong> nuove parrocchie anche nelle zone agricole,<br />

dove la domenica un sacerdote si recava per la celebrazione della messa,<br />

<strong>il</strong> catechismo ai ragazzi e gli incontri per i soci <strong>di</strong> Azione Cattolica. Nell’ultimo<br />

periodo <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> Peruzzo, tale associazione aveva raggiunto<br />

<strong>il</strong> massimo d<strong>ei</strong> tesserati, l’organizzazione associativa risultava ben salda<br />

e non registrava segno <strong>di</strong> ce<strong>di</strong>mento.<br />

Ovviamente, la consacrazione <strong>di</strong> cinque vescovi agrigentini, durante<br />

<strong>il</strong> suo episcopato, era <strong>il</strong> risultato <strong>di</strong> questo grande impegno <strong>di</strong> Peruzzo<br />

nella formazione del clero.<br />

Inoltre, la celebrazione d<strong>ei</strong> congressi eucaristici e mariani degli anni<br />

precedenti aveva visto una partecipazione <strong>di</strong> fedeli mai prima cono-<br />

19


sciuta, segno che le <strong>di</strong>rettive <strong>di</strong> Peruzzo erano state seguite in larghissima<br />

misura dai sacerdoti.<br />

Questi ultimi si erano formati alla scuola <strong>di</strong> mons. Iacolino, che era<br />

stato prima p<strong>ad</strong>re spirituale e poi rettore del seminario. Egli aveva formato<br />

una schiera <strong>di</strong> sacerdoti alla povertà evangelica, alla rinuncia d<strong>ei</strong><br />

beni e, soprattutto, all’ubbi<strong>di</strong>enza n<strong>ei</strong> confronti d<strong>ei</strong> superiori in cui vedevano<br />

la presenza del Signore.<br />

Sul versante politico Peruzzo aveva lasciato un clero <strong>com</strong>patto a sostegno<br />

della Democrazia Cristiana, baluardo contro <strong>il</strong> <strong>com</strong>unismo e per<br />

la <strong>di</strong>fesa della libertà, anche se non erano mancate posizioni critiche sul<br />

modo con <strong>il</strong> quale aveva amministrato i Comuni della provincia.<br />

Alla morte <strong>di</strong> Peruzzo <strong>il</strong> seminario vescov<strong>il</strong>e era gremito <strong>di</strong> seminaristi<br />

tra cui un bel gruppo <strong>di</strong> studenti <strong>di</strong> teologia che si preparava alla<br />

vita sacerdotale, segno che non si era ancora avvertita la crisi vocazionale.<br />

Dunque, in sintesi Peruzzo aveva lasciato una <strong>di</strong>ocesi in piena fioritura<br />

al suo successore.<br />

Certamente nel suo ministero Pastorale non sono mancati d<strong>ei</strong> limiti.<br />

Uno <strong>di</strong> essi è aver limitato <strong>ad</strong> una schiera <strong>di</strong> sacerdoti <strong>di</strong> specializzarsi<br />

nelle varie <strong>di</strong>scipline teologiche che, certamente, avrebbe seriamente<br />

contribuito <strong>ad</strong> elevare <strong>il</strong> livello culturale del clero <strong>di</strong>ocesano<br />

soprattutto in prossimità della celebrazione del Conc<strong>il</strong>io Vaticano II.<br />

Considerato che <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io visse, negli anni cinquanta, la fase preparatoria,<br />

la presenza <strong>di</strong> un numero <strong>di</strong> sacerdoti nelle Facoltà teologiche<br />

romane sarebbe tornata a vantaggio della stessa Chiesa agrigentina, che<br />

non avrebbe vissuto la stagione del pre-Conc<strong>il</strong>io nel s<strong>il</strong>enzio e lo stesso<br />

Conc<strong>il</strong>io <strong>com</strong>e evento inaspettato. Consultando le fonti ufficiali pubblicate<br />

prima del Conc<strong>il</strong>io non traspare un <strong>di</strong>battito preconc<strong>il</strong>iare vivace<br />

in Agrigento.<br />

Altro limite, legato al precedente, è che in Peruzzo, malgr<strong>ad</strong>o le 61<br />

lettere pastorali, pur <strong>di</strong> grande valore per molti aspetti, non emerge una<br />

teologia della Chiesa locale. La teologia proposta da Peruzzo non si <strong>di</strong>scosta<br />

da quella ufficiale e ripetitiva. Sul piano del governo Pastorale,<br />

conformemente alla visione ecclesiologica, le scelte decisionali erano<br />

troppo verticistiche e poco <strong>com</strong>unionali, <strong>com</strong>e molti sacerdoti da me<br />

consultati hanno evidenziato.<br />

20


A tre mesi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza dalla sua morte, mons. Giuseppe Petralia fu<br />

eletto vescovo <strong>di</strong> Agrigento <strong>il</strong> 14 ottobre 1963, e consacrato <strong>il</strong> 3 novembre<br />

dello stesso anno dal card. Ernesto Ruffini nella cattedrale <strong>di</strong><br />

Palermo. Fece ingresso nella <strong>di</strong>ocesi agrigentina <strong>il</strong> 7 Dicembre successivo,<br />

al canto d<strong>ei</strong> primi vespri in onore dell’Immacolata.<br />

Dopo due mesi scrisse la prima Lettera Pastorale Unità nella carità<br />

in cui, tra i vari argomenti trattati, espresse le linee portanti della<br />

spiritualità sacerdotale e <strong>il</strong> modello <strong>di</strong> prete in un periodo carico <strong>di</strong> attese<br />

per le prime innovazioni introdotte dal Conc<strong>il</strong>io Vaticano II in<br />

corso. Vogliamo soffermare la nostra attenzione sul modello <strong>di</strong> prete<br />

che Petralia presentava alla <strong>di</strong>ocesi, fin dal suo ingresso, poiché <strong>il</strong> prete<br />

rimaneva determinante per <strong>il</strong> tipo <strong>di</strong> apostolato parrocchiale del periodo<br />

conc<strong>il</strong>iare e post-conc<strong>il</strong>iare:<br />

«si stu<strong>di</strong>no – scriveva <strong>il</strong> vescovo – <strong>di</strong> dare esempio <strong>di</strong> perfetto <strong>di</strong>stacco<br />

dai beni <strong>di</strong> questo mondo, <strong>di</strong> spirito <strong>di</strong> povertà, <strong>di</strong> amore<br />

e <strong>di</strong> interessamento per i poveri, <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>lezione per i più bisognosi,<br />

<strong>di</strong> affettuosa premura per gli ammalati, per gli orfani, per<br />

chiunque è afflitto dai bisogni materiali, dalle sventure della vita,<br />

dalle contr<strong>ad</strong><strong>di</strong>zioni esterne e dalle pene dello spirito» 2.<br />

Da un’analisi integrale della Lettera emerge la figura del prete <strong>di</strong>ocesano<br />

povero e de<strong>di</strong>to ai bisogni del popolo, un prete che si fa povero<br />

con i poveri, attento ai bisogni della gente, soprattutto <strong>di</strong> quello strato<br />

2) G. PETRALIA, Unità nella carità, in B.E.A. 64 (1964), 20. Il vescovo Giuseppe Petralia nacque<br />

a Bisacquino, provincia <strong>di</strong> Palermo, arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Monreale, <strong>il</strong> 1° gennaio 1906. Perfezionò gli<br />

stu<strong>di</strong> al seminario romano del Laterano dove conseguì <strong>il</strong> dottorato in Sacra Teologia. Fu or<strong>di</strong>nato<br />

sacerdote a Roma <strong>il</strong> 7 Apr<strong>il</strong>e 1928 dal card. Pomp<strong>il</strong>i. Svolse <strong>il</strong> ministero sacerdotale per 17 anni nella<br />

sua <strong>di</strong>ocesi d’origine, Monreale, e altri 17 anni a Palermo. Collaborò con Tra<strong>di</strong>zione, Parva Lucerna,<br />

Frontespizio e Fides. Si mostrò valido <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong> Voce Cattolica. Fu docente n<strong>ei</strong> seminari <strong>di</strong><br />

Monreale e <strong>di</strong> Palermo, nella scuola <strong>di</strong> Servizio Sociale e nella Facoltà <strong>di</strong> Giornalismo <strong>di</strong> Palermo.<br />

Eletto vescovo <strong>il</strong> 14 ottobre 1963 venne consacrato nella Cattedrale <strong>di</strong> Palermo <strong>il</strong> 3 novembre 1963<br />

dal card. Ernesto Ruffini, prese solennemente possesso della <strong>di</strong>ocesi agrigentina <strong>il</strong> 7 <strong>di</strong>cembre 1963<br />

dove rimarrà fino al 1980. Da vescovo emerito <strong>di</strong> Agrigento seguirà la vita ecclesiale nel suo insieme<br />

fino alla morte, avvenuta in Palermo nel luglio 2000. Le sue spoglie riposano nella cattedrale <strong>di</strong> san<br />

Gerlando <strong>di</strong> Agrigento.<br />

21


sociale che viveva in con<strong>di</strong>zioni non conformi alla <strong>di</strong>gnità della persona<br />

umana. Pur non entrando nel merito <strong>di</strong> <strong>com</strong>e questa presenza tra<br />

gli strati <strong>di</strong>sagiati doveva svolgersi, <strong>il</strong> presule, seguendo la tra<strong>di</strong>zione<br />

del modello del prete, povero e casto, in<strong>di</strong>cava l’ambito in cui i sacerdoti<br />

dovevano esprimere maggiore attenzione per rendere fruttuoso <strong>il</strong><br />

proprio ministero.<br />

Petralia succedendo a Peruzzo nella sede <strong>di</strong> san Gerlando, in pieno<br />

svolgimento del Conc<strong>il</strong>io Vaticano II, in qualità <strong>di</strong> vescovo titolare parteciperà<br />

a tutte le sessioni conc<strong>il</strong>iari, mostrandosi sensib<strong>il</strong>e ed attento<br />

nell’applicazione d<strong>ei</strong> documenti del Conc<strong>il</strong>io e delle <strong>di</strong>rettive <strong>di</strong> Paolo<br />

VI, e <strong>com</strong>mentando benevolmente <strong>di</strong> volta in volta gli stessi documenti,<br />

tramite le lettere inviate alla <strong>di</strong>ocesi, affinché chiunque potesse <strong>com</strong>prenderne<br />

<strong>il</strong> contenuto teologico e <strong>il</strong> valore per la vita della Chiesa. Lo<br />

stesso rinnovamento che attraversava la Chiesa universale, egli desiderava<br />

che arrivasse in Agrigento, tanto che <strong>dopo</strong> <strong>il</strong> motu proprio Sacram<br />

liturgiam <strong>di</strong> Paolo VI, sul rinnovamento della liturgia, chiese ai<br />

sacerdoti:<br />

«una partecipazione viva e attiva, intelligente e cosciente, al Sacrificio<br />

Eucaristico, ai Sacramenti, alla preghiera pubblica del<br />

Corpo Mistico» 3.<br />

Come applicare nel contesto agrigentino <strong>il</strong> rinnovamento conc<strong>il</strong>iare?<br />

Non era fac<strong>il</strong>e far giungere <strong>il</strong> nuovo lievito soprattutto dove usi,<br />

costumi e mentalità avevano preso un certo sopravvento ed erano ben<br />

consolidate. Sicché Petralia istituì, tra l’altro, una Commissione <strong>di</strong>ocesana<br />

per la liturgia, l’arte sacra e la musica secondo le <strong>di</strong>sposizioni<br />

emerse al Conc<strong>il</strong>io.<br />

Man mano che <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io approvava i nuovi documenti aumentava<br />

sempre più l’attenzione della Chiesa locale sui temi proposti dai<br />

P<strong>ad</strong>ri conc<strong>il</strong>iari.<br />

A conclusione del Conc<strong>il</strong>io, a partire dal 1966, ormai un certo fer-<br />

22<br />

3) ID., Lettera al clero sulla sacra liturgia, in B.E.A, 64 (1964), 54.


mento era <strong>di</strong>ffuso ovunque, anche nella Chiesa agrigentina, soprattutto<br />

sui temi dell’ecumenismo, della liturgia e del laicato, temi che aprirono<br />

la cosiddetta stagione convegnistica. Vali<strong>di</strong> ed attenti sacerdoti furono<br />

chiamati a trattare gli argomenti più <strong>com</strong>plessi e interessanti in tutte le<br />

parti della <strong>di</strong>ocesi, riscuotendo attenzione nel laicato ma anche in coloro<br />

che guardavano i fatti <strong>di</strong> Chiesa con un certo <strong>di</strong>stacco. Anche la<br />

stampa, <strong>com</strong>e <strong>il</strong> settimanale <strong>di</strong>ocesano L’Amico del Popolo, si mostrò<br />

ut<strong>il</strong>e strumento per far giungere ovunque <strong>il</strong> nuovo cammino della Chiesa<br />

locale. Di questi incontri ne ricor<strong>di</strong>amo alcuni.<br />

Presso <strong>il</strong> palazzo vescov<strong>il</strong>e si svolse <strong>il</strong> convegno regionale d<strong>ei</strong> laureati<br />

cattolici sul tema Il laicato nel rinnovamento della Chiesa 4.<br />

Anche don Stefano Pirrera pubblicò una serie <strong>di</strong> articoli sul settimanale<br />

<strong>di</strong>ocesano L’Amico del Popolo sulla promozione del laicato alla<br />

luce d<strong>ei</strong> documenti conc<strong>il</strong>iari 5. A Favara, con un’ampia partecipazione<br />

<strong>di</strong> sacerdoti, si svolse un convegno sulla Pastorale liturgica che si mostrò<br />

proficuo soprattutto per gli interventi qualificati e attenti. Dal 1965<br />

si avviò la fase convegnistica del <strong>dopo</strong> Conc<strong>il</strong>io poiché in qualsiasi settore<br />

della vita ecclesiale e sociale si voleva conoscere i nuovi in<strong>di</strong>rizzi<br />

conc<strong>il</strong>iari. Conoscere e approfon<strong>di</strong>re furono le mète ambiziose che si<br />

propose Petralia <strong>il</strong> quale nell’assemblea plenaria del clero, svoltasi sullo<br />

spirito del rinnovamento, annunciava un corso rivolto ai sacerdoti, tenuto<br />

dallo stesso vescovo, per la conoscenza d<strong>ei</strong> documenti 6.<br />

Ebbe luogo anche un incontro <strong>di</strong> preghiera ecumenica: nella Chiesa<br />

<strong>di</strong> S. Rosalia <strong>di</strong> Agrigento, nel mese <strong>di</strong> gennaio 1966, si svolse per la<br />

prima volta l’ottavario <strong>di</strong> preghiera per l’unità d<strong>ei</strong> cristiani. Nel corso<br />

<strong>di</strong> tale iniziativa furono sv<strong>il</strong>uppati i temi sull’ecumenismo trattati dagli<br />

ultimi pontefici. Purtroppo non siamo in gr<strong>ad</strong>o <strong>di</strong> sapere se partecipa-<br />

4) Cfr. Il laicato nel rinnovamento della Chiesa, in A.d.P., 23-5-1965, 2. La vig<strong>il</strong>ia della chiusura<br />

del Conc<strong>il</strong>io, 7 <strong>di</strong>cembre 1965, Petralia scrisse la penultima lettera da Roma. Tale lettera riportava<br />

<strong>il</strong> significativo titolo L’ora d<strong>ei</strong> laici in cui esaltava <strong>il</strong> ruolo del laicato evidenziato dal Conc<strong>il</strong>io: cfr.<br />

I gran<strong>di</strong> temi del Conc<strong>il</strong>io, Agrigento, 78, ( non c’è la data <strong>di</strong> pubblicazione ma avvenne nel 50° anniversario<br />

della or<strong>di</strong>nazione sacerdotale <strong>di</strong> Petralia).<br />

5) Cfr. S. PIRRERA, Il laicato, in A.d.P., 6-2-1966, 1.<br />

6) Cfr. Assemblea plenaria del clero, in A.d.P., 23-1-1966, 1.<br />

23


ono rappresentanti <strong>di</strong> altre confessioni cristiane, quali temi specifici<br />

furono trattati e quali posizioni furono assunte 7.<br />

Altre conferenze si svolsero in <strong>di</strong>ocesi sulla natura della Chiesa e<br />

sul rapporto Chiesa-Mondo. Ad Aragona la dott.ssa Attardo, nella<br />

Chiesa <strong>di</strong> san Francesco, tenne incontri sulle note della Chiesa: una,<br />

santa, cattolica e apostolica e sul Corpo Mistico della Chiesa alla luce<br />

del Conc<strong>il</strong>io Vaticano II 8. A Sciacca mons. Angelo Ginex svolse <strong>di</strong>verse<br />

conferenze sul tema del laicato ai laureati cattolici, in cui metteva in risalto<br />

l’inserimento del laico nella Chiesa in forza d<strong>ei</strong> suoi doni sacerdotali,<br />

profetici e regali.<br />

Prevalentemente in quel periodo fu l’Azione Cattolica che pose attenzione<br />

al ruolo del laicato e al rapporto Chiesa-Mondo alla luce del<br />

Conc<strong>il</strong>io. E a conclusione <strong>di</strong> un convegno in<strong>di</strong>cava alla <strong>di</strong>ocesi <strong>il</strong> ruolo<br />

responsab<strong>il</strong>e d<strong>ei</strong> laici per la realizzazione d<strong>ei</strong> consigli pastorali parrocchiali,<br />

in un periodo in cui lo stesso consiglio Pastorale <strong>di</strong>ocesano, pur<br />

tra incertezze, doveva ancora avviarsi 9.<br />

Nel giugno del 1966 Petralia, in occasione della festa d<strong>ei</strong> santi Pietro<br />

e Paolo, <strong>com</strong>unicò alla <strong>di</strong>ocesi le iniziative pastorali per l’anno in<br />

corso, in linea con <strong>il</strong> rinnovamento conc<strong>il</strong>iare che mirava <strong>ad</strong> una Chiesa<br />

in cui la <strong>com</strong>unione ecclesiale fosse tangib<strong>il</strong>e. Per raggiungere questo<br />

scopo annunciò l’istituzione dell’ufficio liturgico, dell’ufficio Pastorale<br />

e del sinodo d<strong>ei</strong> parroci sulla cui natura Petralia preferì essere esplicito<br />

negli interventi successivi. Erano i primi passi per l’istituzione d<strong>ei</strong> consigli<br />

presbiterali e pastorali, che furono istituiti <strong>il</strong> 3 Novembre 1966 <strong>ad</strong><br />

experimentum.<br />

La creazione del consiglio presbiterale in attuazione del decreto<br />

conc<strong>il</strong>iare Christus Dominus, sostituiva <strong>il</strong> collegio d<strong>ei</strong> canonici della<br />

cattedrale. Era formato da 20 sacerdoti: 7 nominati dal vescovo e 13<br />

eletti dai sacerdoti, con lo scopo <strong>di</strong> offrire una <strong>di</strong>retta collaborazione al<br />

vescovo nel governo della <strong>di</strong>ocesi. Invece <strong>il</strong> consiglio Pastorale era for-<br />

24<br />

7) Cfr. Dialogo ecumenico, in A.d.P., 16-1-1966, 1.<br />

8) Cfr. T. VELLA, La Chiesa nel mondo, in A.d.P., 17-4-1966, 2.<br />

9) Cfr. La Chiesa nel mondo, in A.d.P., 9-10-1966, 2.


mato da tutti i titolari degli uffici <strong>di</strong>ocesani, e non sempre fu fac<strong>il</strong>e capirne<br />

e recepirne la natura e la funzione che si prefiggeva quantomeno<br />

fino al 1970 <strong>com</strong>e vedremo successivamente 10.<br />

L’istituzione d<strong>ei</strong> due nuovi organismi <strong>di</strong>ocesani fu considerata dal<br />

<strong>di</strong>rettore del settimanale <strong>di</strong>ocesano, Di Giovanna, un evento <strong>di</strong> Chiesa<br />

e <strong>il</strong> 3 novembre una data storica, anche se avvertiva la preoccupazione<br />

<strong>di</strong> uno sv<strong>il</strong>imento qualora non fosse avvenuto un cambiamento <strong>di</strong> mentalità<br />

e <strong>di</strong> lavoro 11.<br />

L’intenzione <strong>di</strong> Petralia era quella <strong>di</strong> superare l’isolamento in cui<br />

si trovava <strong>il</strong> sacerdote (creando momenti <strong>di</strong> vita <strong>com</strong>unitaria) e la sperequazione<br />

economica tra <strong>il</strong> clero, in modo che l’esercizio sacerdotale<br />

potesse avvenire con serenità 12.<br />

La missionarietà fu un altro aspetto della vita ecclesiale <strong>di</strong> quel periodo<br />

particolarmente avvertito in <strong>di</strong>ocesi, <strong>dopo</strong> <strong>il</strong> documento conc<strong>il</strong>iare<br />

Ad gentes.<br />

Il can. Giuseppe Burgio si fece promotore dell’istituzione della<br />

Commissione missionaria parrocchiale che doveva essere <strong>il</strong> lievito per<br />

fermentare la <strong>com</strong>unità parrocchiale <strong>di</strong>visa in zone, affidate a zelatrici,<br />

in modo che i parrocchiani e i lontani ricevessero l’annuncio cristiano<br />

e vivessero la vita ecclesiale.<br />

In questo modo, la <strong>com</strong>unità ecclesiale agrigentina prendeva consapevolezza<br />

che la missionarietà non era più un argomento solo per gli<br />

infedeli lontani ma che le popolazioni agrigentine, a causa d<strong>ei</strong> nuovi<br />

cambiamenti culturali e sociali, avevano bisogno <strong>di</strong> un nuovo annuncio<br />

del messaggio evangelico 13.<br />

Accanto al problema urgente della missionarietà parrocchiale la <strong>com</strong>unità<br />

ecclesiale ne avvertiva un altro <strong>ad</strong> esso connesso: la formazione<br />

d<strong>ei</strong> laici impegnati nell’opera missionaria e <strong>di</strong> apostolato. Pertanto, sotto<br />

<strong>il</strong> patrocinio dell’Azione Cattolica, si avviò <strong>il</strong> primo corso <strong>di</strong> teologia<br />

10) Cfr. Al. Di., Costituzione d<strong>ei</strong> consigli presbiterali e pastorali, in A.d.P., 30-10-1966, 1.<br />

11) Cfr. L.c.<br />

12) Cfr. Unità, santificazione, lavoro, in A.d.P., 30-10-1966, 1.<br />

13) Cfr. G. BURGIO, Parrocchie missionarie, in A.d.P., 5-2-1967, 2.<br />

25


sull’apostolato d<strong>ei</strong> laici, <strong>di</strong>retto da mons. Giuseppe Di Marco, e che si<br />

tenne a Favara prendendo i riferimenti dal decreto conc<strong>il</strong>iare Apostolicam<br />

Actuositatem 14.<br />

Avvenimento <strong>di</strong> r<strong>il</strong>ievo nell’anno 1967 fu ‘l’anno della fede’ indetto<br />

da Paolo VI, e che fu recepito anche dalla Chiesa agrigentina con<br />

lo scopo <strong>di</strong> professare, rinvigorire e irra<strong>di</strong>are la fede cristiana in qualsiasi<br />

ambito della vita. Per raggiungere questo scopo Petralia in<strong>di</strong>cò ai<br />

parroci i seguenti momenti <strong>di</strong> vita ecclesiale: 1) solenne concelebrazione<br />

nella festa <strong>di</strong> Cristo Re; 2) Congresso eucaristico-mariano a conclusione<br />

della missione catechetica da svolgere in ogni parrocchia nell’arco<br />

<strong>di</strong> una settimana sul tema: Cristo vivente nella Chiesa; 3) pellegrinaggio<br />

<strong>di</strong>ocesano a Roma.<br />

Petralia, con tale programma, introduceva un metodo Pastorale<br />

nuovo poiché al congresso e al pellegrinaggio univa l’annuncio evangelico<br />

in modo che entrasse <strong>di</strong>rettamente nelle case, n<strong>ei</strong> posti <strong>di</strong> lavoro,<br />

n<strong>ei</strong> circoli culturali e ricreativi tramite la missione della durata <strong>di</strong> una<br />

settimana 15. Proprio la catechesi aggiornata, attenta alle trasformazioni<br />

culturali in atto, fu uno d<strong>ei</strong> p<strong>il</strong>astri del magistero <strong>di</strong> Petralia, infatti, nel<br />

<strong>di</strong>scorso programmatico, in occasione del quinto anniversario della sua<br />

consacrazione episcopale, la poneva al primo posto. Per la prima volta<br />

Petralia sottolineava <strong>il</strong> ruolo della famiglia nel dovere <strong>di</strong> educare i figli<br />

alla fede cristiana:<br />

26<br />

«mancano talora catechisti e catechisti specializzati. Manca un<br />

impegno serio da parte delle famiglie cristiane. Manca unità organica<br />

tra <strong>il</strong> centro e la periferia per una catechesi sugli stessi<br />

gran<strong>di</strong> temi e con meto<strong>di</strong> efficaci» 16.<br />

14) Cfr. D. SERINA, Corso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sull’apostolato d<strong>ei</strong> laici, in A.d.P., 2-4-1967, 2.<br />

15) Cfr. L’Anno della fede in <strong>di</strong>ocesi, in A.d.P., 6-8-1967, 1. Sulla fede del popolo cristiano nel<br />

1969 faranno una verifica i vescovi sic<strong>il</strong>iani che costateranno che malgr<strong>ad</strong>o i cambiamenti sociali e i<br />

costumi in Italia, i sic<strong>il</strong>iani non avevano subito turbamenti sulla fede. Tuttavia essi evidenzieranno<br />

una fede ancora espressa in ritualismi vuoti che non incideva sulla vita, cfr. I Vescovi <strong>di</strong> Sic<strong>il</strong>ia, Il<br />

credo del popolo <strong>di</strong> Dio, in B.E.A., 67 (1969), 25.<br />

16) G. PETRALIA, Discorso programmatico, in B.E.A., 66, (1968).


A partire dal 1968 la Chiesa si fece più attenta n<strong>ei</strong> confronti della<br />

famiglia minacciata dal tentativo <strong>di</strong> introdurre <strong>il</strong> <strong>di</strong>vorzio in Italia. Petralia<br />

in <strong>di</strong>verse circostanze <strong>di</strong>fese la famiglia 17 in un periodo carico <strong>di</strong><br />

incertezze e tensioni, soprattutto a partire dal 1970. Chiedeva ai parroci<br />

un triduo <strong>di</strong> preparazione, con spunti <strong>di</strong> riflessione per la giornata della<br />

famiglia indetta <strong>il</strong> 2 febbraio. I punti <strong>di</strong> riflessione dovevano essere presi<br />

dal documento Pastorale dell’episcopato italiano Matrimonio e Famiglia<br />

oggi in Italia. Il vescovo, vedendo all’orizzonte nuove minacce <strong>di</strong>rette<br />

verso l’istituzione fam<strong>il</strong>iare, avviò una missione ecclesiale a favore<br />

della famiglia per<br />

«promuovere una <strong>il</strong>luminata Pastorale del matrimonio e della famiglia<br />

che aiuti, da un lato, a promuovere <strong>il</strong> rischio <strong>di</strong> unioni instab<strong>il</strong>i<br />

e infelici e, dall’altro, a formare genitori e figli alle semplici<br />

e gran<strong>di</strong> virtù che fanno dell’ecclesia domestica un vivaio<br />

<strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni probi e cristiani valenti» 18.<br />

È interessante r<strong>il</strong>evare <strong>com</strong>e Petralia univa la sacramentalità del<br />

matrimonio e la famiglia, poiché è proprio su <strong>di</strong> esso che sgorga e si<br />

costruisce la famiglia cristiana, contro una mentalità che si andava affermando,<br />

proprio sul finire degli anni ’60, che mirava a <strong>di</strong>videre la<br />

realtà matrimoniale e la famiglia per fac<strong>il</strong>itare l’introduzione del <strong>di</strong>vorzio<br />

tra i contraenti, marito e moglie, senza tenere presente tutte le<br />

conseguenze sull’intero nucleo fam<strong>il</strong>iare.<br />

La missione catechetica a favore del matrimonio e della famiglia,<br />

suggerita da Petralia ai parroci, non era apologetica ma propositiva poiché<br />

aveva <strong>com</strong>e scopo la formazione cristiana del laicato in modo da<br />

costruire, con l’unione matrimoniale, la “Chiesa domestica”, terminologia<br />

molto cara ai p<strong>ad</strong>ri della Chiesa e al Conc<strong>il</strong>io.<br />

Altra novità tipicamente conc<strong>il</strong>iare condotta dal vescovo Petra-<br />

17) Cfr. L.c<br />

18) G. PETRALIA, La famiglia, in A.d.P., 18-1-1970, 1, e cfr. ID., Giornata della famiglia, in<br />

B.E.A., gennaio - febbraio 1970, 20.<br />

27


lia fu la <strong>di</strong>visione della <strong>di</strong>ocesi in zone pastorali, create con l’intento<br />

<strong>di</strong> superare <strong>il</strong> <strong>di</strong>stacco tra sacerdoti e vescovo, e sacerdoti tra loro, in<br />

modo da poter raggiungere la santificazione della propria vita, superando<br />

l’isolamento cui spesso si andava incontro. La <strong>di</strong>visione<br />

della <strong>di</strong>ocesi in zone, in attuazione del documento conc<strong>il</strong>iare Presbiterorum<br />

or<strong>di</strong>nis, fu un’altra gemma preziosa del rinnovamento<br />

conc<strong>il</strong>iare in <strong>di</strong>ocesi, rinnovamento ampiamente sostenuto da Petralia,<br />

che scriveva:<br />

«affinché i sacerdoti <strong>di</strong>ocesani possano incontrarsi e rinnovarsi<br />

e crescere n<strong>ei</strong> propositi <strong>di</strong> fedeltà e <strong>di</strong> apostolato, perché possano<br />

dalla <strong>com</strong>unione fraterna attingere coraggio, luce, entusiasmo,<br />

gioia…» 19.<br />

Abbiamo detto che la ricezione del Conc<strong>il</strong>io non fu un fatto semplice<br />

ed automatico, malgr<strong>ad</strong>o <strong>il</strong> proficuo impegno del vescovo Petralia,<br />

ma passò, purtroppo, anche attraverso una fase piena <strong>di</strong> incertezze,<br />

perché, <strong>com</strong>e ovunque, conservatori e progressisti cercavano <strong>di</strong> applicare<br />

i documenti conc<strong>il</strong>iari secondo <strong>il</strong> proprio punto <strong>di</strong> vista. Le tensioni<br />

e le in<strong>com</strong>prensioni non ebbero soltanto <strong>com</strong>e fonte l’interpretazione<br />

del Conc<strong>il</strong>io, ma anche furono conseguenze <strong>di</strong> una tensione sociale<br />

e culturale che, a partire dagli anni sessanta, stava investendo tutta<br />

la società in una rapida trasformazione, tanto da coinvolgere anche la<br />

stessa <strong>com</strong>unità ecclesiale.<br />

Queste tensioni si acuirono al punto tale che sul finire del 1969 in<br />

<strong>di</strong>ocesi <strong>il</strong> vescovo Petralia avvertì <strong>il</strong> dovere <strong>di</strong> pubblicare sul settimanale<br />

<strong>di</strong>ocesano un articolo <strong>di</strong> fondo: Comunione e istituzione in cui precisava<br />

la natura della Chiesa e <strong>il</strong> ministero del vescovo:<br />

28<br />

19) L.c<br />

«Una <strong>com</strong>unità che presumesse celebrare <strong>il</strong> ministero Eucaristico<br />

o la semplice liturgia della Parola o <strong>di</strong>spensare la grazia d<strong>ei</strong> sacramenti<br />

fuori, o peggio, contro <strong>il</strong> vescovo sarebbe un assurdo:


un corpo senza capo, un albero senza ra<strong>di</strong>ci, un ruscello tagliato<br />

dalla sorgente. Né – bisogna precisare data la confusione delle<br />

lingue - siano equivalenti <strong>il</strong> rapporto del vescovo con la <strong>com</strong>unità<br />

e <strong>il</strong> rapporto della <strong>com</strong>unità verso <strong>il</strong> vescovo (…). Il vescovo<br />

crea la <strong>com</strong>unità con l’annuncio della Parola e la partecipazione<br />

alla grazia; nessuna <strong>com</strong>unità può creare <strong>il</strong> vescovo, anche se la<br />

designazione della persona avvenisse tramite la <strong>com</strong>unità (clero<br />

e popolo). La grazia e la potestà vengono sempre da Cristo attraverso<br />

l’ininterrotta successione apostolica» 20.<br />

Dopo aver sottolineato <strong>il</strong> rapporto vescovo-<strong>com</strong>unità, Petralia, attento<br />

ai cambiamenti culturali e sociali, in<strong>di</strong>cava tutto quanto era oggetto<br />

<strong>di</strong> riforma nella Chiesa:<br />

«Quali sono dunque le strutture da cui la Chiesa tende a liberarsi<br />

sotto l’azione dello Spirito rinnovatore? Sono certe strutture ‘storiche’;<br />

nate da pesanti con<strong>di</strong>zionamenti sociali. Mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vivere <strong>il</strong><br />

cristianesimo legati a modelli propri del feudalesimo, del rinascimento<br />

o anche della controriforma; un prevalere della apologetica<br />

sul <strong>di</strong>alogo, della precettistica o della casistica sulla legge<br />

dell’amore, del rubricismo sullo spirito della liturgia, un’assunzione<br />

sussi<strong>di</strong>aria <strong>di</strong> responsab<strong>il</strong>ità temporale per la carenza degli<br />

or<strong>di</strong>namenti civ<strong>il</strong>i, un ruolo d<strong>ei</strong> laici in<strong>ad</strong>eguato alla loro partecipazione<br />

al Sacerdozio <strong>di</strong> Cristo. Queste ed altre cose legate al<br />

tempo, quin<strong>di</strong> c<strong>ad</strong>uche, sono da rinnovare gr<strong>ad</strong>ualmente ma fermamente<br />

nello spirito del Conc<strong>il</strong>io e della vasta azione riformatrice<br />

dell’attuale Pontefice, sensib<strong>il</strong>issimo alla voce dello Spirito<br />

e <strong>ad</strong> ogni legittima istanza del nostro tempo, ma tenace custode<br />

del patrimonio autentico della Chiesa» 21.<br />

20) G. PETRALIA, Comunione e istituzione, in A.d.P., 13-10-1969, 1.<br />

21) Ibid.,2 Secondo Petralia <strong>il</strong> <strong>com</strong>pito del Conc<strong>il</strong>io era arduo poiché doveva recuperare la<br />

<strong>di</strong>mensione carismatica che era stata messa in ombra a causa <strong>di</strong> un’accentuazione giuri<strong>di</strong>ca dovuta<br />

alla reazione alla riforma protestante: ID., I gran<strong>di</strong> temi, cit., 13.<br />

29


Con Petralia, nello spirito conc<strong>il</strong>iare, si inaugurò uno st<strong>il</strong>e nuovo<br />

nel governo della <strong>di</strong>ocesi: rendere conto <strong>di</strong> volta in volta del proprio<br />

operato al clero <strong>di</strong>ocesano riunito in assemblea. Questa novità fu accolta<br />

con viva sod<strong>di</strong>sfazione da un attento <strong>com</strong>mentatore d<strong>ei</strong> fatti <strong>di</strong><br />

Chiesa <strong>com</strong>e <strong>il</strong> <strong>di</strong>rettore del settimanale, L’Amico del Popolo, Di Giovanna,<br />

che dalle colonne del scriveva:<br />

«Ma che un vescovo si incontri col suo clero per metterlo democraticamente<br />

al corrente del suo operato, anche se limitatamente<br />

<strong>ad</strong> un anno <strong>di</strong> attività, è un episo<strong>di</strong>o che avvia, sul piano<br />

della concretezza e dell’attualizzazione <strong>il</strong> <strong>di</strong>alogo ‘sulla <strong>di</strong>ocesi<br />

conc<strong>il</strong>iare’ dove elementi <strong>di</strong> costituzionalità sono <strong>il</strong> vescovo e <strong>il</strong><br />

popolo <strong>di</strong> Dio, <strong>di</strong> cui i sacerdoti sono imme<strong>di</strong>ati rappresentanti<br />

per <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> vocazione e per titolo <strong>di</strong> scelta» 22.<br />

Su quali argomenti Petralia rendeva conto del proprio operato al<br />

clero riunito nell’assemblea del giugno 1969? Santificazione del clero,<br />

rinnovamento della catechesi e perequazione economica d<strong>ei</strong> sacerdoti.<br />

Per la santificazione del clero, Petralia, per togliere <strong>il</strong> sacerdote dalla<br />

tentazione dell’isolamento, aveva <strong>di</strong>viso, <strong>com</strong>e abbiamo visto, la <strong>di</strong>ocesi<br />

in zone nelle quali i sacerdoti mens<strong>il</strong>mente partecipavano al ritiro<br />

spirituale pre<strong>di</strong>cato da un p<strong>ad</strong>re gesuita.<br />

Ai suoi sacerdoti Petralia chiedeva, inoltre, consigli per l’istituzione<br />

<strong>di</strong> un Fondo <strong>di</strong>ocesano <strong>di</strong> solidarietà sacerdotale, e ricordava <strong>il</strong> buon<br />

esisto del corso <strong>di</strong> teologia per i laici affidato all’Azione Cattolica 23.<br />

Dopo quattro anni dall’istituzione <strong>ad</strong> experimentum del consiglio<br />

Pastorale, avvenuto nel 1966, la <strong>di</strong>ocesi eleggeva <strong>il</strong> primo consiglio Pa-<br />

22) A. DI GIOVANNA, Chiesa locale, la sposa bella, in A.d.P., 29-6-1969, 1.<br />

23) Cfr. G. PETRALIA, B<strong>il</strong>anci e prospettive nella parola del vescovo, in A.d.P., 29-6-1969, 4. Il<br />

corso <strong>di</strong> teologia per <strong>il</strong> laicato nacque dall’accoglienza da parte del vescovo del documento della<br />

Conferenza Episcopale Italiana del 16-1-1968 Magistero e Teologia con <strong>il</strong> quale invitava la Chiesa<br />

locale <strong>ad</strong> una formazione del laicato con un metodo nuovo: dall’apologismo ed esposizione degli<br />

errori <strong>di</strong>ffusi all’esposizione della verità inter<strong>di</strong>sciplinare, dalla Bibbia alla dogmatica, dalla dogmatica<br />

alla morale, dalla morale alla vita liturgica, ascetica e apologetica, cfr. Corso <strong>di</strong> Teologia, in A.d.P.,<br />

5-1-1969, 2.<br />

30


storale <strong>di</strong>ocesano, in conformità al decreto Christus Dominus, con <strong>il</strong><br />

<strong>com</strong>pito <strong>di</strong> essere segno <strong>di</strong> <strong>com</strong>unione ecclesiale e organo <strong>di</strong> consultazione<br />

per elaborare, coor<strong>di</strong>nare e attuare la Pastorale <strong>di</strong>ocesana 24. A <strong>di</strong>fferenza<br />

del consiglio Pastorale precedente, <strong>com</strong>posto soltanto da una<br />

ventina <strong>di</strong> membri, <strong>il</strong> nuovo consiglio era costituito da sessanta membri<br />

così sud<strong>di</strong>visi: 29 sacerdoti, 5 suore e 26 laici che per la prima volta<br />

entravano a pieno titolo in un organo così importante per la vita della<br />

Chiesa locale.<br />

Il settimanale <strong>di</strong>ocesano pur accogliendo con sod<strong>di</strong>sfazione la formazione<br />

del nuovo consiglio non mancò, tramite <strong>il</strong> suo <strong>di</strong>rettore, <strong>di</strong> fare<br />

r<strong>il</strong>ievi ed esprimere preoccupazioni:<br />

«<strong>il</strong> numero d<strong>ei</strong> <strong>com</strong>ponenti fa temere che le iniziative possano<br />

<strong>di</strong>luirsi nel <strong>com</strong>mentarismo, nel bizantinismo interminab<strong>il</strong>e, in<br />

un parlamentarismo senza fac<strong>il</strong>i vie d’uscita» 25.<br />

Troppo in verità era durato <strong>il</strong> periodo, <strong>ad</strong> experimentum, del precedente<br />

consiglio, se teniamo presente che proprio dal 1966 al 1970 iniziarono<br />

<strong>ad</strong> affiorare i problemi più delicati causati anche da una<br />

profonda trasformazione culturale. Il periodo prolungato del consiglio<br />

Pastorale, <strong>ad</strong> experimentum, con molta probab<strong>il</strong>ità fece venire meno<br />

l’impegno in parecchi sacerdoti e laici, che vedevano nel consiglio democraticamente<br />

eletto la partecipazione <strong>di</strong>retta alla vita della Chiesa.<br />

Nel nuovo consiglio non mancarono <strong>di</strong>fficoltà. Coor<strong>di</strong>nato da<br />

mons. Giuseppe Di Marco, si riunì n<strong>ei</strong> primi <strong>di</strong> giugno, ed emersero le<br />

prime in<strong>com</strong>prensioni sulla natura stessa del consiglio: mentre per Di<br />

Marco <strong>il</strong> consiglio Pastorale non aveva finalità organizzative e operative,<br />

ma era luogo <strong>di</strong> <strong>com</strong>unione della Chiesa, per <strong>il</strong> can. Burgio esso<br />

doveva favorire un’azione Pastorale unitaria oltre che una presa <strong>di</strong> coscienza<br />

del senso della <strong>com</strong>unione ecclesiale. Dal <strong>di</strong>battito prevaleva<br />

la linea <strong>com</strong>unionale, proposta dal coor<strong>di</strong>natore Di Marco.<br />

24) Cfr. Il Consiglio Pastorale, in A.d.P., 8-3-1970, 1.<br />

25) Cfr. Costituito <strong>il</strong> Consiglio Pastorale, in A.d.P., 5-4-1970, 5.<br />

31


Nel medesimo incontro emersero le seguenti esigenze ecclesiali:<br />

1) realizzare la <strong>com</strong>unione ecclesiale, tramite <strong>il</strong> consiglio Pastorale; 2)<br />

promuovere l’aggiornamento del clero; 3) aggiornare la catechesi; 4)<br />

celebrare la liturgia <strong>com</strong>e mezzo in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e per vivere la <strong>com</strong>unione<br />

ecclesiale 26.<br />

Se <strong>il</strong> consiglio Pastorale cercava <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nare l’attività ecclesiale<br />

sulla linea <strong>com</strong>unionale ciò era dovuto anche alla <strong>di</strong>ffusa preoccupazione<br />

che coglieva la pluralità delle idee che si <strong>di</strong>ffondeva <strong>com</strong>e una<br />

grave forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>visione, in una Chiesa in cui <strong>il</strong> pluralismo non era stato<br />

prima conosciuto.<br />

Lo stesso Petralia intervenne con un articolo sul settimanale in cui,<br />

<strong>dopo</strong> aver precisato <strong>il</strong> ruolo del vescovo, invitava la Chiesa agrigentina<br />

a rallentare le tensioni e a cercare l’unità sopra ogni cosa:<br />

«Non v’è dunque luogo nella Chiesa per le <strong>di</strong>visioni in gruppi o<br />

correnti. La varietà delle opinioni non nuoce, anzi può essere<br />

ut<strong>il</strong>e, salve le certezze <strong>di</strong> fede, e salva la vicendevole carità (…)<br />

Il vescovo, ogni vescovo, questo vescovo, non è né conservatore<br />

né progressista: è un testimone dell’eterna verità e della perenne<br />

novità del vangelo» 27.<br />

Petralia chiedendo alla Chiesa agrigentina l’unità sopra ogni cosa<br />

si rivolgeva prevalentemente ai sacerdoti poiché erano <strong>il</strong> fulcro dell’avvio<br />

<strong>di</strong> ogni unione o <strong>di</strong> ogni contestazione.<br />

Ma quale modello <strong>di</strong> prete Petralia proponeva per gli anni settanta?<br />

Un modello <strong>di</strong> prete “cultuale”, <strong>di</strong>verso da quel prete con più spiccata<br />

sensib<strong>il</strong>ità sociale che aveva tratteggiato all’inizio del suo ministero episcopale<br />

in Agrigento; forse perché convinto che <strong>il</strong> prete più legato al<br />

culto era un antidoto sicuro contro contestazioni e in<strong>com</strong>prensioni, e<br />

per rallentare la tensione che stava germogliando in seno alla Chiesa.<br />

Il modello <strong>di</strong> prete espresso da Petralia, dunque, era ‘sacrale’, le-<br />

32<br />

26) Cfr. Le in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> base, in A.d.P., 28-6-1970, 1.<br />

27) G. PETRALIA, Unità sopra tutto, in A.d.P., 8-1970, 1.


gato prevalentemente al culto, mentre si andava sempre più affermando<br />

un altro modello <strong>di</strong> prete: <strong>il</strong> prete d’avanguar<strong>di</strong>a che lotta insieme ai poveri<br />

contro le ingiustizie sociali. Era questo <strong>il</strong> modello <strong>di</strong> prete “più gettonato”<br />

negli anni settanta, e che faceva più presa soprattutto tra i giovani<br />

che cercavano nell’impegno sociale e politico la realizzazione del<br />

messaggio cristiano.<br />

Sul modello <strong>di</strong> prete scriveva <strong>il</strong> vescovo:<br />

«vogliamo che abbia coscienza del carattere sacro e del ruolo<br />

specialissimo cui è chiamato: ossia continuatore del sacerdozio<br />

<strong>di</strong> Cristo, non per una designazione della <strong>com</strong>unità ma per una<br />

consacrazione sacramentale, per un carisma impresso con la<br />

luce e col fuoco dello Spirito, quin<strong>di</strong> proveniente dall’alto sulla<br />

linea <strong>di</strong> quella autorità apostolica che ha la sua fonte unica in<br />

Cristo Me<strong>di</strong>atore» 28.<br />

Petralia chiedeva preti totalmente impegnati nel servizio sacerdotale<br />

e non preti che de<strong>di</strong>cassero al ministero soltanto alcuni ritagli <strong>di</strong><br />

tempo, infine, sosteneva:<br />

«Il prete ha la tremenda responsab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> rendere cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e la<br />

Parola <strong>di</strong> Dio con un <strong>com</strong>portamento interiore ed esteriore, in<br />

cui sia visib<strong>il</strong>e, senza possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> equivoci, <strong>il</strong> primato dello<br />

spirito sulla materia; della Grazia sulla natura. Egli deve essere<br />

perciò evangelicamente povero, um<strong>il</strong>e, casto, magnanimo, ardente<br />

<strong>di</strong> amore per Cristo e per la Chiesa, votato con entusiasmo<br />

e con gioia al lavoro e al sacrificio. Egli deve essere sulla<br />

terra, così irta <strong>di</strong> problemi, <strong>di</strong> sofferenze, <strong>il</strong> testimone della pace,<br />

della gioia, della pienezza <strong>di</strong> vita, che costituiranno <strong>il</strong> Regno <strong>di</strong><br />

Dio» 29.<br />

28) ID., Il prete che vogliamo, in A.d.P., 16/23-8-1970, 1. Lo stesso modello <strong>di</strong> prete “cultuale”<br />

legato all’altare, Petralia presentò ai giovani studenti <strong>di</strong> teologia nel corso degli esercizi spirituali del<br />

settembre 1978 <strong>ad</strong> Alessandria della Rocca.<br />

29) L.c.<br />

33


La crisi vocazionale degli anni ’70 fu motivo <strong>di</strong> preoccupazione d<strong>ei</strong><br />

vescovi che, in <strong>di</strong>verse occasioni, cercarono <strong>di</strong> capirne le cause. Anche<br />

Petralia si pose <strong>il</strong> problema, e trovò le cause dell’inquieta stagione della<br />

storia, che aveva svuotato i seminari, n<strong>ei</strong> seguenti motivi: 1) l’edonismo<br />

sfrenato che aveva coinvolto la società; 2) un errato modo <strong>di</strong> intendere<br />

<strong>il</strong> rapporto sacerdote-mondo; 3) <strong>il</strong> rarefarsi delle figure significative<br />

<strong>di</strong> preti che avevano inciso tra i giovani:<br />

«In una società consumistica, rivolta alla sod<strong>di</strong>sfazione delle crescenti<br />

esigenze non solo del necessario ma del superfluo e del<br />

voluttuario, <strong>il</strong> germe della vocazione al sacerdozio, alla vita missionaria,<br />

alla consacrazione religiosa, non trova <strong>il</strong> suo clima<br />

<strong>ad</strong>atto» 30.<br />

Se l’edonismo sfrenato indusse a smarrire i valori del trascendente,<br />

anche <strong>il</strong> tentativo del sacerdote <strong>di</strong> imitare e confondersi col profano, secondo<br />

la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Petralia, fece perdere la peculiarità propria del sacerdozio:<br />

«Il prete deve uscire dalla roccaforte, ma non perdere <strong>il</strong> suo carattere<br />

sacro (…) È avvenuto perciò che quel mondo stesso per<br />

<strong>il</strong> cui accostamento <strong>il</strong> portatore del sacro si è desacralizzato, ha<br />

perduto ogni stima e ogni amore per le vocazioni sacre» 31.<br />

È vero che tra gli anni ’60 e ’70 tale situazione <strong>di</strong>stolse i giovani<br />

dai gran<strong>di</strong> ideali spirituali, tuttavia, sono parziali i tre motivi<br />

della crisi vocazionale evocati da Petralia per una tematica molto<br />

<strong>com</strong>plessa in cui bisognava evidenziare la <strong>di</strong>minuzione demografica,<br />

l’emigrazione che aveva portato all’estero interi nucl<strong>ei</strong> fam<strong>il</strong>iari,<br />

lasciando n<strong>ei</strong> paesi prevalentemente gli anziani, la mancata figura<br />

del prete-sociale in un contesto culturale in cui i giovani spen-<br />

34<br />

30) ID., Lettera per la giornata mon<strong>di</strong>ale delle vocazioni, in A.d.P., 2-5-1971, 1.<br />

31) L.c.


devano le migliori energie nel socio-politico per una giustizia sociale<br />

globale. Mentre i giovani degli anni ‘60-’70 chiedevano modelli<br />

<strong>di</strong> preti sociali che lottano per la giustizia, fino a donare la propria<br />

vita col martirio, Petralia proponeva <strong>il</strong> prete cultuale e sacrale<br />

che guardava sì ai problemi sociali ma non ne faceva motivo del proprio<br />

ministero. In questo modo Petralia si poneva in una <strong>di</strong>rezione<br />

<strong>di</strong>versa da quella emersa dal consiglio Pastorale <strong>di</strong>ocesano che, nella<br />

riunione del maggio 1971 sul ruolo del presbitero in seno alla <strong>com</strong>unità<br />

<strong>di</strong>ocesana, andava oltre <strong>il</strong> modello <strong>di</strong> prete cultuale chiuso<br />

in una ‘casta clericale’, e in linea <strong>di</strong> principio <strong>il</strong> consiglio si mostrava<br />

anche consenziente<br />

«che <strong>il</strong> sacerdote potesse esercitare una professione e fare le sue<br />

scelte politiche, in aggiunta al suo ministero» 32.<br />

ma solo per motivi contingenti, <strong>ad</strong> es. <strong>il</strong> numero ristretto <strong>di</strong> sacerdoti in<br />

confronto al lavoro Pastorale, preferiva che <strong>il</strong> sacerdote si de<strong>di</strong>casse al<br />

ministero sacerdotale.<br />

Il consiglio Pastorale <strong>di</strong>ocesano esprimeva una novità poiché, in<br />

linea <strong>di</strong> principio, prevedeva la possib<strong>il</strong>ità d’inserimento del prete nel<br />

mondo del lavoro. Anche se <strong>il</strong> consiglio non motivava questa nuova<br />

scelta, essa nasceva dal desiderio <strong>di</strong> entrare nel mondo del lavoro per<br />

animarlo dal <strong>di</strong> dentro <strong>dopo</strong> averne conosciuto le problematiche e i<br />

travagli.<br />

E proprio in quegli anni nasceva in alcune parti del settentrione d’Italia<br />

<strong>il</strong> modello <strong>di</strong> prete-operaio che fu recepito in <strong>di</strong>ocesi anche se non<br />

ci furono esperienze significative: qualche prete soltanto assunse l’impiego<br />

pubblico, mentre la stragrande maggioranza svolgeva l’insegnamento<br />

della religione nelle scuole.<br />

Il consiglio Pastorale tentò <strong>di</strong> proporre <strong>il</strong> modello <strong>di</strong> presbitero protagonista<br />

nelle questioni sociali ma che non sostiene pubblicamente nessun<br />

partito:<br />

32) A.S., Professione Politica Celibato, in A.d.P., 30-5-1971, 2.<br />

35


«<strong>il</strong> parroco non può <strong>di</strong>sinteressarsi d<strong>ei</strong> più gravi problemi sociali<br />

del suo popolo, d<strong>ei</strong> poveri e degli oppressi, anche se pubblicamente<br />

non m<strong>il</strong>ita e non sostiene nessun partito» 33.<br />

In questo modo <strong>il</strong> consiglio Pastorale guardava alla parrocchia<br />

quale soggetto <strong>di</strong> aggregazione sociale e non più politico <strong>com</strong>e era avvenuto<br />

soprattutto col modello <strong>di</strong> parrocchia espresso dal card. Ernesto<br />

Ruffini e recepito anche da Petralia.<br />

Aggiornamento del clero e catechesi furono le <strong>di</strong>rettive dell’attività<br />

Pastorale espresse da Petralia all’assemblea plenaria del clero nell’ottobre<br />

1970; due argomenti su cui da <strong>di</strong>versi anni aveva svolto prevalentemente<br />

<strong>il</strong> suo ministero episcopale. Con l’aggiornamento del<br />

clero mirava <strong>ad</strong> una formazione teologica, liturgica, catechetica e Pastorale<br />

d<strong>ei</strong> sacerdoti più corrispondente alle linee teologiche del Conc<strong>il</strong>io<br />

Vaticano II; mentre per la formazione spirituale sollecitava i preti<br />

a partecipare alle ‘giornate sacerdotali’ celebrate ogni mese nelle varie<br />

zone pastorali 34. Accanto all’aggiornamento e alla formazione d<strong>ei</strong> preti,<br />

Petralia, <strong>com</strong>e abbiamo visto, poneva attenzione alla catechesi soprattutto<br />

per <strong>com</strong>battere l’ignoranza religiosa <strong>di</strong>ffusa:<br />

«Tutti siamo convinti che oggi <strong>il</strong> popolo soffre penuria d’istruzione<br />

religiosa.<br />

L’analfabetismo religioso, <strong>di</strong>ffuso anche tra le classi più colte,<br />

genera l’in<strong>di</strong>fferenza, a volte l’at<strong>ei</strong>smo, e avvia la società, un<br />

tempo cristiana, verso l’apostasia» 35.<br />

Per venire incontro a questo grave problema, nell’incontro <strong>di</strong> san<br />

Leone del 1970, annunciava la pubblicazione <strong>di</strong> un documento sul rinnovamento<br />

della catechesi con le seguenti mete <strong>di</strong>ocesane: 1) promozione<br />

della catechesi fam<strong>il</strong>iare per scoprire la famiglia <strong>com</strong>e Chiesa do-<br />

36<br />

33) L .c.<br />

34) Cfr. Clero e catechesi, in A.d.P., 18-10-1970, 1.<br />

35) L.c.


mestica; 2) formazione d<strong>ei</strong> futuri sposi; 3) formazione degli animatori<br />

<strong>di</strong> catechesi; 4) incontri <strong>di</strong> insegnanti <strong>di</strong> religione; 5) missione catechetica<br />

che mirava a mob<strong>il</strong>itare le parrocchie sul tema della fede 36.<br />

Per raggiungere queste mete, Petralia sollecitava una parrocchia<br />

missionaria rivolta alla famiglia che, riscoprendo la fede cristiana, <strong>di</strong>venta<br />

Chiesa domestica e luogo primario dell’annuncio evangelico.<br />

Considerato, inoltre, che la missione catechetica non poteva essere<br />

svolta in modo approssimativo e improvvisato, egli in<strong>di</strong>cava ai parroci<br />

la necessità della formazione permanente degli animatori <strong>di</strong> catechesi<br />

i quali, durante l’anno, dovevano partecipare <strong>ad</strong> un corso <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento<br />

che si teneva nelle varie zone pastorali della <strong>di</strong>ocesi.<br />

Che <strong>il</strong> tessuto ecclesiale tra<strong>di</strong>zionale della <strong>di</strong>ocesi stava cambiando,<br />

emerse agli inizi del 1970 quando esplose la proliferazione d<strong>ei</strong> gruppi<br />

spontan<strong>ei</strong> che misero in <strong>di</strong>scussione l’associazionismo cattolico, <strong>com</strong>e<br />

<strong>ad</strong> es. l’Azione Cattolica che aveva formato <strong>il</strong> laicato cattolico nell’apostolato<br />

e nella missione. Petralia pubblicò un articolo per la giornata<br />

dell’Azione Cattolica in cui ne esaltava la funzione e nello stesso tempo<br />

mostrava <strong>di</strong>ffidenza n<strong>ei</strong> confronti d<strong>ei</strong> gruppi spontan<strong>ei</strong>:<br />

«<strong>di</strong>scutib<strong>il</strong>e è <strong>il</strong> principio da cui essi partono, che cioè solo n<strong>ei</strong><br />

piccoli gruppi informali si possa realizzare una esperienza <strong>di</strong><br />

Chiesa: la Chiesa è <strong>com</strong>unità universale, nella quale le <strong>com</strong>unità<br />

particolari o locali o anche gruppi devono inserirsi in <strong>com</strong>unione<br />

<strong>di</strong> fede, <strong>di</strong> grazia, <strong>di</strong> carità» 37.<br />

Petralia in<strong>di</strong>cava ai parroci <strong>di</strong> continuare a sostenere l’Azione Cattolica<br />

perché “era l’associazione che meglio garantiva ai laici l’esercizio<br />

del loro sacerdozio e della loro vocazione all’apostolato» 38.<br />

36) Cfr. L.c<br />

37) G. PETRALIA, Una funzione non esaurita, in A.d.P., 8-11-1970, 1. A <strong>di</strong>r <strong>il</strong> vero Petralia n<strong>ei</strong><br />

confronti d<strong>ei</strong> nuovi in<strong>di</strong>rizzi teologici che si scostavano dal tomismo fu spesso <strong>di</strong>ffidente, infatti, considerava<br />

la “nuova teologia” <strong>com</strong>e <strong>il</strong> ritorno del modernismo sotto altre vesti, cfr. ID., I gran<strong>di</strong> temi<br />

cit., 8-9.<br />

38) Cfr. L.c e ID., Vitale presenza in una Chiesa viva, in A.d.P., 10-11-1968, 1.<br />

37


Mentre l’Azione Cattolica vedeva <strong>di</strong>minuire i propri scritti, per<br />

la prima volta, soprattutto nel settore d<strong>ei</strong> giovani che non accettavano<br />

ormai una struttura associativa rigida, e che cercavano n<strong>ei</strong> gruppi liberi<br />

e spontan<strong>ei</strong> la propria creatività e impegno, soprattutto nel campo<br />

sociale, Petralia sosteneva l’associazionismo strutturato poiché era<br />

considerato <strong>il</strong> più sicuro, <strong>il</strong> più collaudato e sensib<strong>il</strong>e alle <strong>di</strong>rettive<br />

della gerarchia.<br />

La proliferazione d<strong>ei</strong> nuovi gruppi spontan<strong>ei</strong> non allarmò soltanto<br />

Petralia ma anche i vescovi sic<strong>il</strong>iani che, nella quaresima del 1971, pubblicarono<br />

<strong>il</strong> documento sulla Chiesa particolare in cui misero in risalto,<br />

con sofferenza, un nuovo costume che si andava affermando nella vita<br />

ecclesiale:<br />

«Accanto a gruppi spontan<strong>ei</strong> che vogliono conservare <strong>il</strong> vincolo<br />

<strong>di</strong> carità coi vescovi e col Papa, si sono visti sorgere, specialmente<br />

fuori d’Italia, d<strong>ei</strong> gruppi <strong>di</strong> Chiesa, <strong>com</strong>e sogliono<br />

chiamarsi, che si <strong>di</strong>rebbero insofferenti <strong>di</strong> ogni rapporto <strong>di</strong> obbe<strong>di</strong>enza<br />

verso coloro che lo Spirito Santo ha posto <strong>com</strong>e vescovi<br />

a reggere la Chiesa <strong>di</strong> Dio (At 20,28) e persino verso<br />

Colui che, <strong>com</strong>e successore <strong>di</strong> Pietro, è stato costituito da Cristo<br />

fondamento visib<strong>il</strong>e della Chiesa e <strong>di</strong> tutto <strong>il</strong> popolo <strong>di</strong> Dio.<br />

Codesti gruppi sono quelli che si autodefiniscono ‘Chiesa delle<br />

cata<strong>com</strong>be’ o ‘Chiesa sotterranea’ con allusiva contrapposizione<br />

alla Chiesa gerarchica, che ritengono <strong>com</strong>promessa con le realtà<br />

temporali» 39.<br />

I vescovi ponevano in risalto la situazione conflittuale che stava<br />

emergendo tra i pastori della Chiesa e alcuni sacerdoti:<br />

38<br />

«Purtroppo non mancano qua e là movimenti <strong>di</strong> idee tendenti a<br />

emancipare i presbiteri dalla responsab<strong>il</strong>ità rispettosa e affettuosa<br />

col proprio vescovo. Il fenomeno si esprime variamente: o i pre-<br />

39) C.E.S.I., La Chiesa particolare, in B.E.A., marzo 1971, 40.


sbiteri avallano d<strong>ei</strong> gruppi che pretendono vivere una vita <strong>di</strong><br />

Chiesa fuori o talvolta contro <strong>il</strong> vescovo, oppure alcuni, che sembrano<br />

vergognarsi del proprio ministero sacro, preferiscono delle<br />

attività lavorative e professionali alienanti dalla missione <strong>di</strong> salvezza<br />

ricevuta da Cristo» 40.<br />

Per i vescovi sic<strong>il</strong>iani era ‘alienante’ <strong>il</strong> lavoro professionale d<strong>ei</strong> sacerdoti<br />

anche con la buona intenzione <strong>di</strong> animare <strong>il</strong> mondo del lavoro<br />

dal <strong>di</strong> dentro. Nel documento i vescovi ponevano attenzione ai laici che,<br />

secondo la Lumen gentium, non erano soltanto i destinatari dell’opera<br />

della salvezza ma anche i ‘cooperatori’ della missione salvifica della<br />

Chiesa. La collaborazione d<strong>ei</strong> laici trovava, nel pensiero d<strong>ei</strong> vescovi,<br />

piena realizzazione nel consiglio Pastorale:<br />

«È nel Consiglio Pastorale che si incontrano i problemi e i bisogni,<br />

le aspirazioni e le iniziative della <strong>com</strong>unità; è lì che, nella riflessione<br />

della Parola <strong>di</strong> Dio e nella preghiera <strong>com</strong>une e nella frazione<br />

dell’unico Pane, matura un’autentica coscienza ecclesiale,<br />

che è <strong>il</strong> sentirsi uniti in Cristo per la costruzione <strong>di</strong> una società<br />

più fraterna, ‘germe e inizio’ del Regno <strong>di</strong> Dio (cfr LG n. 5)» 41.<br />

Sostenuto anche dall’orientamento d<strong>ei</strong> vescovi sic<strong>il</strong>iani, Petralia<br />

aveva in<strong>di</strong>cato ai parroci l’istituzione d<strong>ei</strong> consigli parrocchiali e interparrocchiali<br />

per una conduzione della parrocchia secondo l’ecclesiologia<br />

del Conc<strong>il</strong>io Vaticano II, <strong>com</strong>e emerge dalla seduta del consiglio<br />

Pastorale <strong>di</strong>ocesano, presieduta dal vescovo che, insieme al consiglio,<br />

riteneva prioritari per la vita della <strong>di</strong>ocesi <strong>il</strong> potenziamento della Pastorale<br />

verso la famiglia e del mondo del lavoro, e la continuazione della<br />

missione catechetica nelle parrocchie con <strong>il</strong> seguente tema: “ <strong>il</strong> cristiano<br />

e la vita <strong>di</strong> fede» 42.<br />

30) Ibidem, 47.<br />

41) Ibidem, 51.<br />

42) Cfr. Impegni a breve sc<strong>ad</strong>enza, in A.d.P., 21-2-1971, 1.<br />

39


A partire da questa data, febbraio 1971, Petralia nel corso del suo<br />

ministero episcopale insisterà assiduamente per l’istituzione del consiglio<br />

Pastorale in tutte le parrocchie della <strong>di</strong>ocesi, poiché in esso vedeva<br />

la realizzazione della <strong>com</strong>unione ecclesiale e lo strumento per le decisioni<br />

da assumere per la vita della stessa parrocchia orientata a riscoprire<br />

la sua natura missionaria. Perciò la missione catechetica non doveva<br />

essere svolta soltanto nell’ambito della Chiesa, <strong>com</strong>e luogo <strong>di</strong><br />

culto, ma nelle zone parrocchiali e doveva coinvolgere per la prima<br />

volta i capifamiglia perché<br />

«sono i primi responsab<strong>il</strong>i dell’educazione alla fede d<strong>ei</strong> propri<br />

figli» 43.<br />

Ovviamente la riuscita della missione catechetica parrocchiale <strong>di</strong>pendeva<br />

dalla formazione teologica d<strong>ei</strong> catechisti che a quel tempo<br />

era carente, limitata, riferita soltanto al catechismo <strong>di</strong> san Pio X, ormai<br />

metodologicamente superato dal Conc<strong>il</strong>io. Nacque l’esigenza <strong>di</strong> realizzare<br />

scuole formative. Dopo un periodo <strong>di</strong> riflessione, la <strong>di</strong>ocesi<br />

agrigentina nel giugno 1971 realizzò la prima scuola per i catechisti<br />

in 21 <strong>com</strong>uni della provincia. I catechisti partecipavano perio<strong>di</strong>camente<br />

alle lezioni tenute da tre docenti. Insieme a questa esperienza<br />

furono istituiti in tutte le parrocchie i centri per catechisti con <strong>il</strong> <strong>com</strong>pito<br />

<strong>di</strong> sensib<strong>il</strong>izzare tutti i laici della parrocchia alla missionarietà<br />

della vita cristiana 44.<br />

La formazione permanente d<strong>ei</strong> catechisti, tramite la scuola presente<br />

in 21 sezioni, con un numero considerevole <strong>di</strong> docenti, rimase un punto<br />

fermo nel programma Pastorale <strong>di</strong> Petralia che, in occasione dell’ottavo<br />

anniversario della sua consacrazione episcopale, <strong>il</strong> 3 novembre 1971,<br />

durante l’omelia la ricordò a tutti i presenti. L’istituzione della scuola<br />

per catechisti indusse i sacerdoti chiamati a svolgere le lezioni <strong>ad</strong> approfon<strong>di</strong>re<br />

gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> teologia e la metodologia alla luce del Conc<strong>il</strong>io<br />

40<br />

43) G. PETRALIA, La missione catechetica <strong>com</strong>e mob<strong>il</strong>itazione <strong>di</strong> anime, in A.d.P., 28-2-1971, 1.<br />

44) Cfr. G. DI FRANCO, Attività dell’ufficio catechistico, in A.d.P., 26-6-1971, 4.


Vaticano II, e provocò un’ondata <strong>di</strong> entusiasmo mai prima conosciuta<br />

che fece crescere <strong>il</strong> livello culturale n<strong>ei</strong> sacerdoti.<br />

Se nell’anno precedente la missione catechetica era stata centrata<br />

sulla riscoperta della fede, la missione per l’anno 1971-72 fu orientata<br />

alla catechesi battesimale e prematrimoniale, poiché in questo modo<br />

era possib<strong>il</strong>e formare i capifamiglia nell’educazione cristiana, fondamentale<br />

per la <strong>com</strong>prensione della Chiesa domestica 45.<br />

Nuovi ar<strong>di</strong>mentosi temi furono oggetto <strong>di</strong> ampia <strong>di</strong>scussione al consiglio<br />

Pastorale <strong>di</strong>ocesano mai prima pensati. Nella seduta <strong>di</strong> maggio<br />

1971 affrontava <strong>il</strong> conferimento dell’or<strong>di</strong>ne sacro a uomini sposati e<br />

l’atteggiamento da tenere n<strong>ei</strong> confronti d<strong>ei</strong> preti che lasciavano <strong>il</strong> ministero.<br />

Per <strong>il</strong> conferimento del sacerdozio agli uomini sposati <strong>il</strong> consiglio<br />

si esprimeva favorevolmente, e mostrava <strong>com</strong>prensione umana e<br />

cristiana n<strong>ei</strong> confronti <strong>di</strong> qu<strong>ei</strong> preti che, <strong>dopo</strong> una sofferta e travagliata<br />

decisione, non esercitavano più <strong>il</strong> ministero:<br />

«non pochi <strong>di</strong> essi hanno scelto <strong>il</strong> celibato senza piena libertà e<br />

senza un’<strong>ad</strong>eguata formazione che li preparasse a superare un<br />

mondo <strong>di</strong>venuto molto più aggressivo» 46.<br />

Certamente è da sottolineare la vivacità e la delicatezza degli argomenti<br />

<strong>di</strong>scussi dal consiglio, segno che un cambiamento aveva interessato<br />

parroci e laici che cercavano <strong>di</strong> recuperare una presenza <strong>di</strong><br />

Chiesa in un contesto che si avviava alla secolarizzazione 47.<br />

Questo fermento ecclesiale trovò <strong>il</strong> suo momento critico a conclu-<br />

45) Cfr. G. PETRALIA, Una <strong>com</strong>unità in cammino, in B.E.A., 64 (1971) 154.<br />

46) A.S. Professione Politica Celibato, in A.d.P. 30 – 5 – 1971, 2.<br />

47) Malgr<strong>ad</strong>o <strong>il</strong> consiglio Pastorale <strong>di</strong>scutesse argomenti <strong>di</strong> r<strong>il</strong>ievo non mancarono critiche alla<br />

conduzione della vita Pastorale <strong>di</strong>ocesana, accusata <strong>di</strong> immob<strong>il</strong>ismo. Don Gerlando Lentini, prendendo<br />

spunto dalla crisi finanziaria de L’Amico del Popolo, sostenne la tesi della imminente chiusura del<br />

giornale causata dalla sfiducia n<strong>ei</strong> confronti del vescovo: “Una barriera <strong>di</strong> sfiducia, infatti, separa <strong>il</strong><br />

clero e <strong>il</strong> laicato impegnato dal vescovo; donde la rassegnazione fatalistica <strong>ad</strong> una situazione stagnante,<br />

<strong>il</strong> <strong>di</strong>sfattismo o tutt’al più la volontà <strong>di</strong> fare quel che si può in attesa <strong>di</strong> tempi migliori”, G.<br />

LENTINI, L’Amico del Popolo deve morire secondo la logica degli avvenimenti, in La via, novembre<br />

1971, 1-3. Il <strong>di</strong>sfattismo <strong>di</strong> Lentini fu rifiutato e criticato da Ave Gaglio, Antonino Rubino e Nicolò<br />

Inglese, cfr. Il <strong>di</strong>battito è aperto, in La via, <strong>di</strong>cembre 1971.<br />

41


sione del corso <strong>di</strong> aggiornamento del clero che si svolse nel mese <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre<br />

1971 a Sciacca; i partecipanti firmarono un documento in cui,<br />

oltre a sottolineare <strong>il</strong> <strong>di</strong>lettantismo e l’improvvisazione delle pre<strong>di</strong>che<br />

domenicali, si attaccava <strong>il</strong> clientelismo d<strong>ei</strong> partiti, la mafia, <strong>il</strong> collateralismo<br />

politico della Chiesa e del prete, riven<strong>di</strong>cando un ruolo critico<br />

del prete nella denuncia d<strong>ei</strong> mali della società:<br />

«non può restare in<strong>di</strong>fferente <strong>di</strong> fronte all’attuale struttura politica<br />

e sociale isolana o provinciale, dove l’arrivismo e l’emarginazione<br />

degli um<strong>il</strong>i, la mafia politica, la sottocultura, <strong>il</strong> <strong>di</strong>sagio<br />

economico e <strong>il</strong> <strong>di</strong>lagare dell’immoralità con<strong>di</strong>zionano a forme<br />

oppressive <strong>di</strong> alienazione politica le nostre popolazioni» 48.<br />

Il documento inoltre apriva al <strong>di</strong>alogo, nel <strong>com</strong>une impegno per la<br />

promozione umana, verso altri gruppi con ideologie <strong>di</strong>verse.<br />

Si trattò del primo tentativo <strong>di</strong> superare l’unità politica d<strong>ei</strong> cattolici<br />

che aveva contrassegnato <strong>il</strong> mondo cattolico negli anni precedenti,<br />

per avviare un <strong>di</strong>alogo, senza confusioni ideologiche, avendo <strong>com</strong>e<br />

scopo unico la promozione umana, considerata l’obiettivo fondamentale<br />

su cui ogni gruppo, anche <strong>di</strong> estrazione politica <strong>di</strong>versa, doveva<br />

confrontarsi.<br />

Il documento, oltre alla questione sociale e politica, poneva attenzione<br />

anche al tipo <strong>di</strong> religiosità <strong>di</strong>ffusa negli ambienti ecclesiali. I firmatari<br />

lamentavano <strong>il</strong> mancato superamento della religiosità sacrale e<br />

rituale che aveva ridotto <strong>il</strong> cristianesimo a ‘ritualismo’ e a semplice co<strong>di</strong>ficazione<br />

morale 49, e sollecitavano una nuova <strong>com</strong>prensione e funzione<br />

della <strong>com</strong>unità ecclesiale:<br />

42<br />

«La <strong>com</strong>unità ecclesiale, pertanto, mentre include <strong>com</strong>e elemento<br />

costitutivo della propria natura <strong>il</strong> vescovo e i presbiteri impegnati<br />

in un maggior servizio in sintonia con i vari bisogni della <strong>com</strong>u-<br />

48) Sacerdozio e catechesi nel contesto agrigentino, in A.d.P., 12-12-1971, 1.<br />

49) Cfr. L.c.


nità, esige che tutti i membri siano coscienti delle mete da raggiungere<br />

e si impegnino responsab<strong>il</strong>mente a collaborare per raggiungerle.<br />

I presbiteri riuniti a Sciacca, mentre riconoscono che le nostre<br />

parrocchie non possono ancora <strong>di</strong>rsi pienamente cristiane perché<br />

non sono espressione piena <strong>di</strong> <strong>com</strong>unità ecclesiale, anche se vi<br />

operano all’interno d<strong>ei</strong> gruppi <strong>di</strong> Chiesa che sono una garanzia<br />

per <strong>il</strong> futuro, si richiamano al dovere <strong>di</strong> un impegno <strong>di</strong> riflessione,<br />

<strong>di</strong> preghiera e <strong>di</strong> azione per fare delle parrocchie un luogo <strong>di</strong><br />

espressione ecclesiale <strong>di</strong> fede, <strong>di</strong> culto e <strong>di</strong> missione. Solo da queste<br />

<strong>com</strong>unità così definite possono nascere d<strong>ei</strong> gruppi <strong>di</strong> catechisti<br />

concepiti non più <strong>com</strong>e persone che hanno da insegnare<br />

delle formule e d<strong>ei</strong> concetti intellettuali <strong>di</strong> fede, ma <strong>com</strong>e cristiani<br />

che, con<strong>di</strong>videndo in pieno la vita d<strong>ei</strong> catechizzan<strong>di</strong>, trasmettono<br />

<strong>il</strong> messaggio che vivono ed approfon<strong>di</strong>scono nelle <strong>com</strong>unità<br />

d’origine. Si potrà avere <strong>il</strong> passaggio da una catechesi<br />

strutturata scolasticamente <strong>ad</strong> una catechesi che <strong>di</strong>venta momento<br />

forte <strong>di</strong> un piccolo gruppo che vive la sua fede nella <strong>com</strong>unità.<br />

Il cammino verso questa meta ci pone nell’urgenza <strong>di</strong> suscitare<br />

d<strong>ei</strong> gruppi <strong>di</strong> catechisti <strong>com</strong>penetrati dal fatto <strong>di</strong> Cristo e preparati<br />

metodologicamente all’annuncio in situazioni concrete» 50.<br />

Con questo documento i preti firmatari iniziarono a riflettere sul<br />

rapporto Chiesa-vescovo in modo <strong>di</strong>verso da Petralia. Mentre per Petralia<br />

elemento costitutivo e fondamentale della Chiesa era <strong>il</strong> vescovo,<br />

poiché tramite <strong>il</strong> suo annuncio si fondava la <strong>com</strong>unità cristiana 51, i sacerdoti<br />

firmatari, accanto al vescovo, ponevano i presbiteri, <strong>com</strong>e se<br />

volessero dare a questi ultimi quel peso decisionale che non avevano<br />

avuto nel governo della Chiesa locale. Il documento <strong>di</strong> Sciacca esprime<br />

<strong>il</strong> desiderio <strong>di</strong> un rinnovamento ecclesiale che non sia calato dall’alto<br />

e che si concretizzi nelle <strong>com</strong>unità locali.<br />

50) L.c<br />

51) Cfr. G. PETRALIA, Comunione e istituzione, cit., 1.<br />

43


Sul modo <strong>di</strong> considerare i gruppi <strong>di</strong> Chiesa, o spontan<strong>ei</strong>, registriamo<br />

una <strong>di</strong>fferenza tra i firmatari del documento e Petralia. Mentre per qu<strong>ei</strong><br />

sacerdoti i “gruppi spontan<strong>ei</strong>” erano segno <strong>di</strong> vitalità e auspicio per <strong>il</strong><br />

futuro, Petralia riconosceva cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e e valida soltanto l’Azione Cattolica,<br />

e mostrava <strong>di</strong>ffidenza n<strong>ei</strong> loro confronti, soprattutto sul modo <strong>com</strong>e<br />

si svolgevano gli incontri e sulla mancanza <strong>di</strong> organizzazione all’interno<br />

d<strong>ei</strong> “gruppi spontan<strong>ei</strong>”.<br />

Possiamo concludere che <strong>il</strong> documento d<strong>ei</strong> sacerdoti, che parteciparono<br />

al corso <strong>di</strong> aggiornamento a Sciacca, segnò uno spartiacque<br />

tra <strong>il</strong> periodo post-Conc<strong>il</strong>io e l’inizio della contestazione, se pur in<br />

tono minore e in germe, nella Chiesa agrigentina, poiché emersero<br />

nuovi elementi anche nell’uso della terminologia. Infatti, per la prima<br />

volta entrarono nel lessico ecclesiale termini <strong>com</strong>e prassi, liberazione<br />

globale, gruppi <strong>di</strong> base, <strong>com</strong>unità al positivo, vita borghese d<strong>ei</strong><br />

preti, moralismo <strong>di</strong>lettantistico, coraggio <strong>di</strong> proclamare la Parola <strong>di</strong><br />

Dio… che furono <strong>di</strong>ffusi anche con <strong>il</strong> contributo <strong>di</strong> don Luigi Sferrazza,<br />

che a Sciacca rese vivace <strong>il</strong> <strong>di</strong>battito e la stesura del documento,<br />

<strong>com</strong>e si evince da un articolo pubblicato sul settimanale L’Amico<br />

del Popolo in cui ricorrono contenuti e termini presenti nel documento.<br />

Il nuovo linguaggio presente nel documento, lo riscontriamo<br />

anche n<strong>ei</strong> documenti e nelle riflessioni d<strong>ei</strong> gruppi <strong>di</strong> base <strong>di</strong><br />

quel tempo, segno, questo, che tra i sacerdoti firmatari <strong>com</strong>inciavano<br />

a circolare strumenti culturali ed esperienze che si collegavano alle<br />

<strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base.<br />

In quell’articolo Sferrazza, <strong>com</strong>mentando <strong>il</strong> documento d<strong>ei</strong> preti,<br />

proponeva un’azione più incisiva che permettesse <strong>di</strong> superare l’immob<strong>il</strong>ismo.<br />

L’obiettivo <strong>di</strong> Sferrazza era la necessità <strong>di</strong> affermare <strong>il</strong> principio<br />

<strong>di</strong> un rapporto nuovo nella <strong>com</strong>unità ecclesiale e gerarchia, dare un<br />

peso nuovo alla <strong>di</strong>mensione della <strong>com</strong>unità. Tutto ciò in contrapposizione<br />

alla concezione troppo gerarchica della struttura ecclesiale:<br />

44<br />

«Il popolo <strong>di</strong> Dio – scriveva – aspetta con ansia una proposta concreta<br />

<strong>di</strong> liberazione globale e non può aspettare che la prassi per<br />

questa maturi n<strong>ei</strong> documenti ufficiali. Del resto chi dà contenuto<br />

e valore a tutto quello che facciamo è Cristo che si incarna nella


<strong>di</strong>mensione del concreto e lì realizza la riconc<strong>il</strong>iazione costruendo<br />

la <strong>com</strong>unione» 52.<br />

Per Sferrazza non occorreva l’input dall’alto ma era possib<strong>il</strong>e agire<br />

in nome <strong>di</strong> Cristo e <strong>di</strong> una <strong>com</strong>unione espressa n<strong>ei</strong> gruppi <strong>di</strong> base.<br />

A <strong>di</strong>r <strong>il</strong> vero, pur con un tono più conc<strong>il</strong>iante, ma certamente<br />

fermo n<strong>ei</strong> contenuti, contro le ingiustizie sociali e le fasce <strong>di</strong> povertà<br />

aveva preso posizione la <strong>com</strong>unità parrocchiale <strong>di</strong> V<strong>il</strong>laseta, quartiere<br />

nuovo <strong>di</strong> Agrigento, due anni prima. In quell’occasione la <strong>com</strong>unità<br />

parrocchiale, unita al Comitato Sv<strong>il</strong>uppo Sociale del quartiere e alla<br />

Comunità evangelica valdese <strong>di</strong> Agrigento, aveva sottolineato in un<br />

documento la povertà persistente, l’oppressione d<strong>ei</strong> poveri causata<br />

dalla <strong>di</strong>soccupazione che aveva generato emarginazione 53. Anche se<br />

era stato un fatto isolato, poiché non si erano registrati posizioni analoghe<br />

in altri contesti ecclesiali, tuttavia è da evidenziare <strong>il</strong> punto d’incontro<br />

tra <strong>com</strong>unità valdese e <strong>com</strong>unità cattolica, segno che anche<br />

nelle piccole frazioni era arrivato <strong>il</strong> clima conc<strong>il</strong>iare. Lo stesso <strong>di</strong>rettore<br />

del settimanale cattolico Di Giovanna ne aveva sottolineato, oltre<br />

i contenuti, la novità:<br />

«è la prima volta che in seno al nostro piatto cristianesimo provinciale,<br />

si prende una iniziativa coraggiosa, unitamente ai fra-<br />

52) L.S., Superare l’immob<strong>il</strong>ismo, in A.d.P., 12-12-1971, 1. La posizione espressa da Sferrazza<br />

era <strong>com</strong>pletamente <strong>di</strong>versa da quella che aveva sostenuto Petralia. Infatti, <strong>il</strong> vescovo nella lettera<br />

Sentire cum ecclesia del 12 settembre 1965 aveva affermato che coloro che dal Conc<strong>il</strong>io si aspettavano<br />

una “democratizzazione della gerarchia” rimanevano delusi. Il tentativo <strong>di</strong> riportare la Chiesa allo<br />

st<strong>il</strong>e <strong>di</strong> vita apostolico era stato precedentemente considerato da Petralia un tentativo protestante: cfr.<br />

G. Petralia, I gran<strong>di</strong> temi cit., 32. La <strong>di</strong>vergenza tra i firmatari del documento <strong>di</strong> Sciacca e Petralia<br />

coinvolgeva anche <strong>il</strong> rapporto Chiesa-Mondo. Nella lettera del 7 novembre 1965 egli guardava con<br />

sospetto i cosiddetti “incarnazionisti” cioè coloro che volevano un’incarnazione della Chiesa nel<br />

mondo, poiché temeva una per<strong>di</strong>ta del valore soprannaturale e trascendentale della Chiesa a favore <strong>di</strong><br />

un immanentismo storico e <strong>di</strong> un relativismo naturalistico. Il rinnovamento che Petralia auspicava era<br />

anzitutto spirituale:” <strong>il</strong> rinnovamento va <strong>com</strong>piuto anzitutto all’interno <strong>di</strong> noi, in un ritorno allo spirito<br />

del vangelo, che è spirito non edonistico, ma vir<strong>il</strong>mente libero e forte, spirito <strong>di</strong> povertà, <strong>di</strong> integrità<br />

morale, <strong>di</strong> carità. (…) Maggiore santità e più aperto spirito ecumenico e missionario: ecco <strong>il</strong><br />

vero rinnovamento; <strong>il</strong> resto non è che anarchia” G. PETRALIA, I gran<strong>di</strong> temi, cit., 55.<br />

53) Cfr. I poveri e gli oppressi sono tra noi, in A.d.P., 28-12-1969, 2.<br />

45


46<br />

telli <strong>di</strong> un’altra confessione, per denunciare i tra<strong>di</strong>menti che, sul<br />

piano umano, avv<strong>il</strong>iscono e mortificano la <strong>di</strong>gnità della persona,<br />

mentre, sul piano cristiano e religioso, rendono inverosim<strong>il</strong>e e<br />

poco atten<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e l’ispirazione evangelica» 54.<br />

54) A.d.g., Cristianesimo s<strong>com</strong>odo, in A.d.P., 28-12-1969, 2. In quegli anni la <strong>com</strong>unità<br />

Valdese <strong>di</strong> Agrigento animata dal pastore Mario Berutti ha <strong>com</strong>inciato <strong>ad</strong> intrattenere rapporti organici<br />

con alcuni ambienti cattolici <strong>com</strong>e aveva fatto qualche anno prima con <strong>il</strong> gruppo <strong>di</strong> V<strong>il</strong>laseta, ed in<br />

modo particolare con <strong>il</strong> gruppo della Comunità del Carmine <strong>di</strong> Favara e, successivamente con la<br />

<strong>com</strong>unità cristiana <strong>di</strong> base <strong>di</strong> Via Agrigento <strong>di</strong> Favara.


Una Chiesa più esigente verso la politica<br />

Tra <strong>il</strong> 1964 ed <strong>il</strong> 1971 la Chiesa agrigentina attraversava un periodo<br />

<strong>com</strong>plesso dal punto <strong>di</strong> vista politico. Infatti, la <strong>com</strong>unità ecclesiale passava<br />

da un sostegno a tutto campo n<strong>ei</strong> confronti della Democrazia Cristiana<br />

<strong>ad</strong> un sostegno più critico, a tal punto che alcuni settori chiedevano<br />

la fine dell’unità politica d<strong>ei</strong> cattolici. Erano gli anni in cui i problemi<br />

sociali, malgr<strong>ad</strong>o lo sv<strong>il</strong>uppo economico, si aggravavano creando<br />

malcontento tra le popolazioni che vedevano crescere <strong>il</strong> <strong>di</strong>vario tra un<br />

Nord industrializzato e un Sud sempre più spopolato. Il Mezzogiorno<br />

partecipava <strong>ad</strong> un benessere <strong>di</strong>ffuso ormai largamente nel resto del<br />

Paese, ma ciò non <strong>di</strong>pendeva da uno sv<strong>il</strong>uppo economico interno dovuto<br />

alla creazione <strong>di</strong> nuovi posti <strong>di</strong> lavoro ma grazie alle rimesse degli<br />

emigrati sic<strong>il</strong>iani, e agrigentini, che lavoravano nel triangolo industriale<br />

del Nord, dove una borghesia industriale si consolidava sempre più con<br />

la manodopera del Sud, <strong>di</strong>venuto un eccezionale mercato <strong>di</strong> consumi.<br />

Le rimesse d<strong>ei</strong> risparmi non arrivavano al Sud soltanto dal Nord Italia,<br />

ma anche dai Paesi esteri <strong>com</strong>e l’Ingh<strong>il</strong>terra, la Francia e la Germania.<br />

La questione meri<strong>di</strong>onale, dunque, malgr<strong>ad</strong>o la riforma agraria, approvata<br />

in un periodo in cui la terra non svolgeva più quel ruolo sociale<br />

ed economico r<strong>il</strong>evante, non si era risolta politicamente, tramite un’azione<br />

<strong>di</strong> governo, ma attraverso la via emigratoria. Tutti questi problemi<br />

legati al Sud erano presenti nella coscienza ecclesiale che iniziò <strong>ad</strong> assumere<br />

per la prima volta in modo palese, sul finire degli anni sessanta,<br />

un atteggiamento critico n<strong>ei</strong> confronti della Democrazia Cristiana, considerata<br />

incapace <strong>di</strong> risolvere i problemi del Mezzogiorno e intenta soltanto<br />

a consolidare una vecchia borghesia sic<strong>il</strong>iana, che attingeva soltanto<br />

alle sovvenzioni, e alla burocrazia regionale che <strong>di</strong>ventava punto<br />

forte della gestione del potere allontanando sempre più <strong>il</strong> citta<strong>di</strong>no dal<br />

Palazzo.<br />

47


Si avvertiva un notevole affievolimento degli ideali cristiani nell’azione<br />

politica.<br />

Dunque <strong>il</strong> sostegno elettorale e politico alla Democrazia Cristiana<br />

<strong>di</strong>ventò sempre più <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e nell’ultimo biennio degli anni ’60, e si accentuò<br />

in modo particolare per <strong>il</strong> rinnovo dell’Assemblea regionale del<br />

1971 poiché le lunghe crisi <strong>di</strong> governo, spesso per lotte correntizie <strong>di</strong><br />

conquista <strong>di</strong> potere e <strong>di</strong> assessorati, non davano un’<strong>ad</strong>eguata risposta ai<br />

problemi urgenti della Sic<strong>il</strong>ia. La mancata accoglienza degli appelli e<br />

delle denunce d<strong>ei</strong> vescovi sic<strong>il</strong>iani indusse, quin<strong>di</strong>, alcuni settori ecclesiali<br />

più avanzati e più sensib<strong>il</strong>i ai problemi sociali, e per nulla ar<strong>di</strong>mentosi<br />

<strong>di</strong> stare sul carro del vincitore, a rivedere <strong>il</strong> sostegno elettorale<br />

espresso verso la Democrazia Cristiana e a pensare a nuove scelte politiche<br />

in forza della maturità acquisita dal laicato cattolico e dalla coscienza<br />

umana e cristiana d’ogni singola persona.<br />

Se dal punto <strong>di</strong> vista politico-elettorale agli inizi degli anni ’70 si<br />

registrava in parecchi settori della Chiesa agrigentina una defezione<br />

n<strong>ei</strong> confronti della Democrazia Cristiana, a causa delle lacerazioni interne<br />

al partito, tuttavia questi stessi settori si ri<strong>com</strong>pattavano al momento<br />

in cui i partiti laici, per iniziativa del Partito Socialista, proponevano<br />

in Parlamento <strong>il</strong> <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> legge a favore del <strong>di</strong>vorzio che era<br />

considerato dagli ambienti ecclesiali un grave attentato contro la famiglia.<br />

Ecco <strong>com</strong>e lentamente si passò da un sostegno s<strong>il</strong>enzioso <strong>ad</strong> uno<br />

più critico.<br />

Dopo pochi mesi dal suo inse<strong>di</strong>amento nella cattedra <strong>di</strong> san Gerlando,<br />

nel 1964 <strong>il</strong> vescovo Petralia, <strong>com</strong>e abbiamo visto, aveva in<strong>di</strong>rizzato<br />

una Lettera Pastorale alla Chiesa agrigentina: Unità nella Carità<br />

in cui, <strong>dopo</strong> aver presentato le linee teologiche dell’amore e della<br />

carità cristiana, aveva posto in evidenza le con<strong>di</strong>zioni sociali non<br />

confortevoli della provincia, attribuendone la causa alla lotta <strong>di</strong> potere<br />

tra i partiti a <strong>di</strong>scapito del bene <strong>com</strong>une 55.<br />

Petralia ai politici cattolici in<strong>di</strong>cava <strong>il</strong> criterio morale per <strong>di</strong>stin-<br />

48<br />

55) Cfr. G. PETRALIA, Unità nella carità, cit., 1.


guere un’azione cristiana da una non cristiana, convinto che questo criterio<br />

potesse indurre i politici a superare le lotte e l’immob<strong>il</strong>ismo politico:<br />

«non è cristiano chi subor<strong>di</strong>na <strong>il</strong> bene della città, della regione,<br />

della nazione al proprio interesse e alla propria ambizione <strong>di</strong> potere.<br />

È cristiano, invece, chi è <strong>di</strong>sposto a rinunciare a un incarico<br />

onorifico se questo dovesse essere <strong>il</strong> pomo della <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>a che<br />

spezzerebbe la necessaria unità d<strong>ei</strong> cattolici» 56.<br />

Se pur valido <strong>il</strong> principio morale per la valutazione <strong>di</strong> un atto politico,<br />

tuttavia nella Lettera Petralia si limitava <strong>ad</strong> un semplice invito rivolto a<br />

qu<strong>ei</strong> democristiani orientati anche a scelte non del tutto cristiane.<br />

S’invocava l’unità politica prevalentemente per <strong>com</strong>battere <strong>il</strong> <strong>com</strong>unismo<br />

e <strong>il</strong> laicismo d<strong>ei</strong> partiti espresso nella mancata approvazione<br />

alla Camera d<strong>ei</strong> Deputati dell’art. 88 del b<strong>il</strong>ancio <strong>di</strong> previsione che prevedeva<br />

un sussi<strong>di</strong>o supplementare <strong>di</strong> 149 m<strong>il</strong>ioni a favore delle scuole<br />

non statali.<br />

Don Alfonso Di Giovanna invitava dalle colonne del settimanale<br />

<strong>di</strong>ocesano, in sintonia con “L’Osservatore Romano», i cattolici a prendere<br />

coscienza del laicismo che mortificava la libertà educativa, <strong>dopo</strong><br />

aver r<strong>il</strong>evato <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto della famiglia <strong>ad</strong> educare i propri figli 57.<br />

L’acutizzarsi <strong>di</strong> alcuni problemi, dovuti anche alla trasformazione<br />

sociale, e la consapevolezza in Petralia <strong>di</strong> una raggiunta maturità del<br />

laicato cattolico avevano indotto a istituire la consulta sociale <strong>di</strong>ocesana<br />

per stu<strong>di</strong>are le soluzioni in campo sociale e per unire le “forze cattoliche<br />

n<strong>ei</strong> momenti decisivi e nelle manifestazioni” 58.<br />

L’unità delle forze cattoliche, punto car<strong>di</strong>ne della Consulta, si focalizzava<br />

prevalentemente nelle consultazioni elettorali. E nel 1964,<br />

malgr<strong>ad</strong>o <strong>il</strong> tentativo in atto <strong>di</strong> creare un nuovo partito cristiano, Alfonso<br />

56) L.c, 3.<br />

57) Cfr. A. DI GIOVANNA, I cattolici posti <strong>di</strong> fronte, in A.d.P. 5-7-1964,1.<br />

58) Cfr. Consulta Diocesana, in B.E.A., 64, 1964.<br />

49


Di Giovanna in un articolo in cui ricordava <strong>il</strong> pericolo <strong>com</strong>unista, sollecitava<br />

i cattolici a non fare confusione soprattutto <strong>dopo</strong> la formazione<br />

del primo Governo <strong>di</strong> centrosinistra. Pertanto in<strong>di</strong>cava <strong>com</strong>e irresponsab<strong>il</strong>e<br />

«chi accorda <strong>il</strong> voto <strong>ad</strong> altri partiti fuori della Democrazia Cristiana,<br />

che resta sempre <strong>il</strong> partito d<strong>ei</strong> cattolici italiani» 59.<br />

I risultati elettorali, specialmente n<strong>ei</strong> piccoli <strong>com</strong>uni, non sempre<br />

esprimevano una chiara maggioranza e un’opposizione. Nasceva, anche<br />

<strong>di</strong>etro le nuove aperture ai socialisti, <strong>il</strong> desiderio <strong>di</strong> formare giunte in<br />

cui, in forza <strong>di</strong> un programma <strong>com</strong>une, democristiani e <strong>com</strong>unisti potessero<br />

trovare un’intesa. Tale intesa doveva essere categoricamente e<br />

senza termini esclusa dal settimanale <strong>di</strong>ocesano, L’Amico del Popolo,<br />

che scriveva in perfetta sintonia col pensiero del vescovo Petralia. Pertanto<br />

<strong>il</strong> settimanale <strong>di</strong>ocesano elencava in tre punti le <strong>di</strong>rettive rivolte<br />

ai democristiani sulla formazione delle giunte <strong>com</strong>unali e della giunta<br />

provinciale:<br />

1) le giunte con i cattolici uniti erano le ideali;<br />

2) tollerab<strong>il</strong>i, ove altra soluzione non era possib<strong>il</strong>e, le giunte <strong>di</strong> centrosinistra,<br />

ma i socialisti dovevano considerarsi anti<strong>com</strong>unisti;<br />

3) inaccettab<strong>il</strong>i le giunte della DC con voti determinanti d<strong>ei</strong> <strong>com</strong>unisti.<br />

In tal caso era preferib<strong>il</strong>e la DC all’opposizione 60.<br />

Le <strong>di</strong>rettive del settimanale, oltre <strong>ad</strong> evidenziare la chiusura totale<br />

n<strong>ei</strong> confronti d<strong>ei</strong> partiti <strong>com</strong>unisti, evidenziavano la mancata autonomia<br />

della politica n<strong>ei</strong> confronti del magistero, e l’intransigenza del magistero<br />

su argomenti politici che interessavano la fede e la morale, perché<br />

un’apertura ai partiti <strong>com</strong>unisti veniva intesa <strong>com</strong>e un riconoscimento<br />

ufficiale ai partiti marcatamente at<strong>ei</strong>. Le <strong>di</strong>rettive, <strong>com</strong>e notiamo,<br />

non erano soltanto rivolte ai democristiani ma anche ai socialisti, i quali,<br />

se volevano entrare nelle giunte a guida democristiana “dovevano con-<br />

50<br />

59) A. DI GIOVANNA, Alle urne, in A.d.P., 22-11-1964, 1.<br />

60) Cfr. Le <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>i giunte, in A.d.P., 2-4-1965, 1.


siderarsi anti<strong>com</strong>unisti»: un modo chiaro <strong>di</strong> interferire anche n<strong>ei</strong> rapporti<br />

politici tra i partiti.<br />

Agli inizi del 1965, malgr<strong>ad</strong>o la Chiesa agrigentina avesse escluso<br />

<strong>il</strong> <strong>di</strong>alogo con i <strong>com</strong>unisti nella formazione delle giunte, <strong>il</strong> cattolico prof.<br />

Riccio insieme al prof. Edoardo Pancamo, <strong>com</strong>unista, avevano promosso<br />

una serie <strong>di</strong> conferenze sul <strong>di</strong>alogo, che ovviamente fu visto con molto<br />

<strong>di</strong>sappunto negli ambienti ecclesiali. La presa <strong>di</strong> posizione della Chiesa<br />

agrigentina non si fece attendere: l’articolista del settimanale <strong>di</strong>ocesano<br />

rispondeva con una frase <strong>di</strong> Petralia: “un <strong>di</strong>alogo è da escludere: quello<br />

col <strong>com</strong>unismo in quanto ateo e materialista», detta al circolo <strong>di</strong> cultura<br />

<strong>di</strong> Ribera, in occasione della presentazione dell’Enciclica Ecclesiam<br />

suam <strong>di</strong> Paolo VI, e considerava <strong>il</strong> prof. Riccio “se<strong>di</strong>cente cattolico» 61.<br />

Come era avvenuto sotto <strong>il</strong> vescovo Peruzzo anche per Petralia l’impossib<strong>il</strong>ità<br />

<strong>di</strong> un <strong>di</strong>alogo con <strong>il</strong> <strong>com</strong>unismo era dovuta, appunto, alla visione<br />

materialista della vita, causa <strong>di</strong> at<strong>ei</strong>smo, elevato a dottrina.<br />

Pur continuando <strong>il</strong> sostegno <strong>di</strong> Petralia n<strong>ei</strong> confronti della DC, tuttavia<br />

<strong>dopo</strong> due anni dal suo inse<strong>di</strong>amento nella sede vescov<strong>il</strong>e <strong>di</strong> Agrigento,<br />

<strong>il</strong> vescovo espresse giu<strong>di</strong>zi più sofferti n<strong>ei</strong> confronti della classe<br />

politica agrigentina:<br />

«è intelligente <strong>di</strong>namica, capace, ma purtroppo è inquieta» 62.<br />

L’inquietu<strong>di</strong>ne nasceva dalla prevalenza <strong>di</strong> uno spirito <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa sullo<br />

spirito sociale del bene <strong>com</strong>une. Detto in altri termini, Petralia, esperto<br />

giornalista, osservatore d<strong>ei</strong> fatti sociali e politici, vedeva <strong>di</strong>satteso e mortificato<br />

quel principio morale che <strong>di</strong>stingueva le azioni cristiane da quelle<br />

non cristiane, vedeva, nel prevalere dello spirito <strong>di</strong> gruppo sul bene <strong>com</strong>une,<br />

<strong>il</strong> tra<strong>di</strong>mento politico d<strong>ei</strong> cattolici verso la morale sociale cristiana<br />

che era alla base del partito stesso, che si sosteneva ormai solo in fun-<br />

61) Cfr Dialogo impossib<strong>il</strong>e tra <strong>com</strong>unisti e cattolici, in A.d.P., 16-4-1965,1. Il titolo dell’articolo<br />

è approssimativo perché sul settimanale <strong>di</strong>ocesano <strong>il</strong> servizio giornalistico non recava nessun<br />

titolo.<br />

62) Tre domande a S.E. Mons. Petralia, in A.d.P., 2-1-1966,1.<br />

51


zione anti<strong>com</strong>unista e ant<strong>il</strong>aicista, n<strong>ei</strong> confronti <strong>di</strong> coloro che volevano<br />

introdurre a partire dal 1966 <strong>il</strong> <strong>di</strong>vorzio in Italia. Infatti, da tale data le<br />

forze politiche laiche, guidate dai socialisti, iniziarono la campagna politica<br />

a favore del <strong>di</strong>vorzio. Il <strong>di</strong>rettore del settimanale cattolico Di Giovanna,<br />

in un suo e<strong>di</strong>toriale, rimproverando i socialisti <strong>di</strong> malafede evidenziava<br />

che <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io con la Gau<strong>di</strong>um et spes aveva rifiutato ogni tipo<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>vorzio e riba<strong>di</strong>to l’in<strong>di</strong>ssolub<strong>il</strong>ità del vincolo matrimoniale. Ai cattolici<br />

che guardavano con ammirazione le sollecitazioni <strong>di</strong>vorziste d<strong>ei</strong><br />

socialisti don Alfonso Di Giovanna ricordava:<br />

«Quello che turba è la fac<strong>il</strong>oneria con cui certi cattolici abboccano<br />

all’amo delle m<strong>enzo</strong>gne e all’errore, presenti talvolta con tali parvenze<br />

<strong>di</strong> verità (…) È necessario pertanto: 1) stare fermi n<strong>ei</strong> principi<br />

della morale cristiana, che attinge la sua ragione d’essere dall’insegnamento<br />

<strong>di</strong>retto <strong>di</strong> Cristo Maestro; 2) controbattere gli errori<br />

con la forza della verità; 3) opporre la saldezza dell’unità <strong>di</strong><br />

tutti i cattolici contro una minoranza <strong>di</strong> laicisti che vorrebbero <strong>di</strong>sorientare<br />

gli animi per riuscire più fac<strong>il</strong>mente <strong>ad</strong> aprire una breccia<br />

nella santità matrimoniale e fam<strong>il</strong>iare» 63.<br />

Sempre Di Giovanna, in un successivo articolo, sottolineava le conseguenze<br />

negative del <strong>di</strong>vorzio:<br />

52<br />

«Il <strong>di</strong>vorzio in Italia, <strong>com</strong>e del resto in tutti i paesi dove purtroppo<br />

la legge lo consente, non servirà né alla prosperità morale della<br />

<strong>com</strong>unità, né al progresso sociale <strong>di</strong> un paese, né alla sua civ<strong>il</strong>tà.<br />

I sostenitori delle ‘ri<strong>com</strong>posizioni fam<strong>il</strong>iari’ sono convinti del<br />

contrario, tuttavia essi misconoscono che se la società si ispirasse<br />

alla legge naturale e <strong>di</strong>vina troverebbe che <strong>il</strong> maggior d<strong>ei</strong> suoi<br />

beni è appunto nello status quo dell’istituto fam<strong>il</strong>iare e non n<strong>ei</strong><br />

suoi fac<strong>il</strong>i riferimenti alternativi <strong>di</strong> mali maggiori» 64.<br />

63) A. DI GIOVANNA, No al <strong>di</strong>vorzio, in A.d.P., 1-5-1966, 1.<br />

64) ID., Scogli, in A.d.P., 22-5-1966, 1.


A partire dal 1967 però, con <strong>il</strong> contributo dell’enciclica Populorum<br />

Progressio <strong>di</strong> Paolo VI, <strong>il</strong> settimanale <strong>di</strong>ocesano iniziò a <strong>di</strong>venire<br />

punto <strong>di</strong> riferimento critico n<strong>ei</strong> confronti della politica, e della<br />

DC in particolare, per le mancate risposte concrete ai reali problemi<br />

sociali 65.<br />

Quel malumore che ormai era <strong>di</strong>ffuso, così, lentamente, iniziò a<br />

prendere corpo, a <strong>di</strong>venire coscienza critica, invito a ritornare alle fonti<br />

che avevano ispirato la nascita del partito d<strong>ei</strong> cattolici secondo l’insegnamento<br />

della Chiesa.<br />

Dal 1967 in avanti n<strong>ei</strong> confronti della DC, dunque, vedremo un<br />

<strong>di</strong>scorso più critico ma che non andrà oltre una generica denuncia,<br />

perché <strong>ad</strong> ogni appuntamento elettorale, <strong>il</strong> vescovo non farà mancare<br />

l’appoggio al partito cattolico, considerato, tutto sommato, <strong>il</strong><br />

partito che ancora garantiva gli interessi della Chiesa, la libertà democratica,<br />

l’Alleanza Atlantica, la <strong>di</strong>fesa della vita e della famiglia<br />

soprattutto.<br />

Il sostegno al partito non era messo in <strong>di</strong>scussione, anche se nell’intervista<br />

r<strong>il</strong>asciata dal vescovo Petralia al settimanale <strong>di</strong>ocesano, in<br />

prossimità delle elezioni regionali per <strong>il</strong> rinnovo dell’Assemblea, ritenne<br />

opportuno fare delle precisazioni: se l’unità d<strong>ei</strong> cattolici in politica<br />

era considerata un valore irrinunciab<strong>il</strong>e – vista in funzione anti<strong>com</strong>unista<br />

- la Chiesa non poteva identificarsi con la Democrazia Cristiana.<br />

Infine, Petralia metteva a nudo <strong>il</strong> malcostume politico <strong>di</strong>ffuso in<br />

Sic<strong>il</strong>ia e i ritar<strong>di</strong> della Regione:<br />

«noncuranza del bene <strong>com</strong>une della Regione e, per converso,<br />

la cura affannosa <strong>di</strong> curare la propria clientela elettorale attraverso<br />

una miri<strong>ad</strong>e <strong>di</strong> favori particolari, che è giustificata in<br />

parte dallo stato <strong>di</strong> bisogno della gente isolana ma che <strong>com</strong>portano<br />

anche un appesantimento della burocrazia regionale e<br />

uno spreco <strong>di</strong> denaro pubblico» 66.<br />

65) Cfr. ID., Ci tocca, in A.d.P., 9-4-1967, 3.<br />

66) I Cattolici e la politica, intervista a Mons Petralia, in A.d.P., 21-5-1967, 1<br />

53


Rimaneva la preoccupazione per l’unità politica d<strong>ei</strong> cattolici. In occasione<br />

delle elezioni politiche del 1968, egli, preoccupato dal modo errato<br />

<strong>di</strong> interpretare <strong>il</strong> documento della C.E.I. sulle “scelte consapevoli»<br />

dovute alla maturità del laicato, sottolineava che <strong>il</strong> documento “non autorizza<br />

nessuno a fare delle sperimentazioni pericolose e temerarie», pertanto,<br />

con insistenza, chiedeva alla <strong>com</strong>unità <strong>di</strong>ocesana <strong>di</strong> perseguire <strong>il</strong><br />

valore dell’unità in funzione dell’anti<strong>com</strong>unismo “per contrastare efficacemente<br />

un partito <strong>di</strong> massa qual è <strong>il</strong> <strong>com</strong>unismo» 67.<br />

Il medesimo appello all’unità veniva rivolto dalla presidenza dell’Azione<br />

Cattolica agrigentina in un documento nel quale chiedeva la <strong>di</strong>fesa<br />

della famiglia, un’attenzione al bene <strong>com</strong>une, la <strong>di</strong>gnità del costume<br />

privato e pubblico, un impegno per lo sv<strong>il</strong>uppo della Sic<strong>il</strong>ia, un’azione<br />

per <strong>il</strong> potenziamento della scuola, dell’agricoltura, delle infrastrutture… 68.<br />

Tale documento non passò inosservato, poiché Di Giovanna, sul<br />

settimanale <strong>di</strong>ocesano, lo considerò “un fatto che – a nostro avviso –<br />

non si è verificato mai» 69 poiché con esso finiva l’appoggio incon<strong>di</strong>zionato<br />

alla Democrazia Cristiana, che aveva contr<strong>ad</strong><strong>di</strong>stinto la presenza<br />

politica cattolica per un ventennio. Anche se i punti espressi dall’Azione<br />

Cattolica agrigentina facevano parte del programma politico<br />

nazionale della Democrazia Cristiana, <strong>ad</strong>esso se ne chiedeva ampia realizzazione.<br />

Siamo <strong>di</strong> fronte <strong>ad</strong> una Chiesa che esige verifiche dell’operato<br />

politico ai responsab<strong>il</strong>i.<br />

L’elettorato cattolico era convinto che le elezioni politiche del 1968<br />

erano decisive per <strong>il</strong> rafforzamento o meno del fronte <strong>di</strong>vorzista <strong>il</strong> quale,<br />

da qualche anno, <strong>di</strong>ventava sempre più <strong>com</strong>patto sotto la spinta socialista,<br />

con <strong>il</strong> promotore on. Fortuna, e che consentiva al P.C.I. <strong>di</strong> uscire<br />

dall’isolamento politico in cui si trovava.<br />

Per impe<strong>di</strong>re l’avanzata del fronte <strong>di</strong>vorzista, l’unico rime<strong>di</strong>o rimaneva<br />

<strong>il</strong> sostegno alla Democrazia Cristiana, <strong>com</strong>e sottolineava la presidenza<br />

dell’Azione Cattolica agrigentina:<br />

54<br />

67) Cfr. G. PETRALIA, I Cattolici e la vita pubblica, in A.d.P., 28-4-1968, 1.<br />

68) Cfr. L’Azione Cattolica agrigentina e le elezioni, in A.d.P., 5-5-1968, 1.<br />

69) Cfr. A. DI GIOVANNA, Cattolici sempre, conniventi mai, in A.d.P., 19-5-1968, 1.


«Se i <strong>com</strong>unisti, se i socialisti, se i repubblicani, se i liberali e i<br />

missini (che tutti vogliono <strong>il</strong> <strong>di</strong>vorzio) dovessero aumentare, o<br />

anche soltanto non <strong>di</strong>minuire i loro voti, <strong>il</strong> Parlamento italiano<br />

(che nascerà dalle elezioni del 19 maggio) introdurrà anche in Italia<br />

la piaga del <strong>di</strong>vorzio» 70.<br />

Le elezioni politiche del 1968 <strong>com</strong>unque lasciarono invariato l’equ<strong>il</strong>ibrio<br />

delle forze politiche presenti in Parlamento, ma ormai era<br />

mutato <strong>il</strong> costume politico causato da un deca<strong>di</strong>mento, pur non consistente,<br />

degli ideali che fece svolgere la campagna elettorale in modo<br />

inconsueto:<br />

«Si è saputo <strong>di</strong> uomini politici – la cui base elettorale era molto<br />

<strong>com</strong>promessa in partenza – che hanno ottenuto favolosi successi<br />

elettorali perché hanno trovato fac<strong>il</strong>e mercato d’acquisto. In parole<br />

povere hanno <strong>com</strong>prato voti <strong>di</strong>stribuendo decine <strong>di</strong> m<strong>il</strong>ioni.<br />

(…). Si è saputo -purtroppo- con ritardo che un valente avvocato<br />

è stato inf<strong>il</strong>ato in una lista a mò <strong>di</strong> ringraziamento per la valente<br />

<strong>di</strong>fesa operata in un famoso processo nel quale importanti parlamentari<br />

erano imputati, e furono - ovviamente in forza della <strong>di</strong>fesa<br />

- assolti.(…) Il fatto più grave poi è che in tutti i settori della<br />

vita pubblica si baratta tutto» 71.<br />

Anche se in Di Giovanna serpeggiava un certo malcontento per<br />

<strong>il</strong> deca<strong>di</strong>mento d<strong>ei</strong> costumi e dell’azione politica, tuttavia in tale tornata<br />

elettorale <strong>il</strong> settimanale non aveva fatto venire meno <strong>il</strong> sostegno<br />

alla Democrazia Cristiana. Anzi, <strong>dopo</strong> le elezioni chiedeva che <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ancio<br />

della politica partisse proprio dal partito d<strong>ei</strong> cattolici, anche se<br />

lo stesso <strong>di</strong>rettore nutriva dubbi a causa delle correnti e delle <strong>di</strong>visioni<br />

interne. In altre parole, egli vedeva, almeno in linea <strong>di</strong> principio, nel<br />

partito lo strumento politico per la conquista dello Stato e per l’af-<br />

70) Il 19 maggio si decide <strong>il</strong> futuro della tua famiglia, in A.d.P., 19-5-1968, 1.<br />

71) A. DI GIOVANNA, Costume elettorale, in A.d.P, 26-5-1968, 4.<br />

55


fermazione della società cristiana, malgr<strong>ad</strong>o si fosse celebrato <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io<br />

Vaticano II.<br />

La prolungata crisi del Governo regionale agli inizi del 1969,<br />

<strong>dopo</strong> le <strong>di</strong>missioni del presidente Carollo, aveva creato una situazione<br />

<strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e e incontrollab<strong>il</strong>e a tal punto che preoccupò seriamente<br />

i vescovi sic<strong>il</strong>iani che, riuniti a Sciacca, <strong>di</strong>ramarono un <strong>com</strong>unicato<br />

con <strong>il</strong> quale richiamavano i responsab<strong>il</strong>i a superare la situazione <strong>di</strong><br />

stallo dovuta:<br />

«alla lotta asperrima tra i partiti e tra le correnti <strong>di</strong> uno stesso partito,<br />

all’accentuazione marcatamente politica <strong>di</strong> un istituto che<br />

doveva essere prevalentemente amministrativo, ai clientelismi e<br />

ai personalismi, al gioco d<strong>ei</strong> franchi tiratori, sono i gravi sintomi<br />

<strong>di</strong> un malessere che non trova uomini pronti ai rime<strong>di</strong>» 72.<br />

Detto in altri termini, i vescovi denunciavano <strong>il</strong> <strong>com</strong>portamento deludente<br />

e mortificante <strong>di</strong> un’Assemblea regionale incapace <strong>di</strong> trovare i<br />

rime<strong>di</strong> necessari per la soluzione d<strong>ei</strong> problemi politici e sociali più urgenti,<br />

poiché aveva smarrito gli obiettivi fondamentali della politica, a<br />

tal punto che la <strong>di</strong>alettica interna nel partito <strong>di</strong> maggioranza, e tra i partiti,<br />

si era ridotta a clientelismo e personalismo, che esprimevano una<br />

lotta esclusivamente per la conquista del potere.<br />

In questo modo, <strong>dopo</strong> più <strong>di</strong> vent’anni dall’istituzione dell’Autonomia<br />

sic<strong>il</strong>iana si coglieva la fine della spinta dell’autonomismo sic<strong>il</strong>iano,<br />

che tante speranze aveva alimentato negli anni precedenti.<br />

Dopo vent’anni, alcuni fondatori dell’Autonomia erano s<strong>com</strong>parsi,<br />

<strong>com</strong>e Guarino Amella, Enrico La Loggia, Salvatore Al<strong>di</strong>sio; altri<br />

erano stati eletti al Parlamento nazionale <strong>com</strong>e Giuseppe La Loggia<br />

e Giuseppe Alessi; altri erano usciti dalla scena politica. La presenza<br />

del nuovo personale politico, n<strong>ei</strong> vari partiti, non riuscì a controllare<br />

e a fermare la politica centralista del Governo; le segreterie regionali<br />

d<strong>ei</strong> partiti ubbi<strong>di</strong>vano ciecamente sempre più alle segreterie nazionali<br />

56<br />

72) Denuncia dell’Episcopato sic<strong>il</strong>iano, in A.d.P., 16-2-1969, 1.


e alle proprie correnti; la stessa Autonomia non riuscì a dare lo sv<strong>il</strong>uppo<br />

tanto desiderato dai sic<strong>il</strong>iani.<br />

Il <strong>com</strong>unicato d<strong>ei</strong> vescovi non passò, ovviamente, inosservato. Infatti<br />

le Acli regionali accolsero la sollecitu<strong>di</strong>ne e l’analisi dell’episcopato<br />

siculo, e in un documento proposero una politica <strong>di</strong> pianificazione<br />

per <strong>il</strong> progresso dell’Isola <strong>dopo</strong> aver sottolineato la fine del periodo del<br />

collateralismo con la Democrazia Cristiana 73.<br />

Anche <strong>il</strong> settimanale <strong>di</strong>ocesano L’Amico del Popolo <strong>di</strong>ede risalto<br />

alla presa <strong>di</strong> posizione d<strong>ei</strong> vescovi sic<strong>il</strong>iani, e <strong>il</strong> <strong>di</strong>rettore Di Giovanna,<br />

prendendo spunto del <strong>com</strong>unicato, metteva <strong>il</strong> <strong>di</strong>to sulla piaga del malaffare<br />

<strong>di</strong>ffuso:<br />

“È sintomatico <strong>il</strong> fatto che nessun’altra istituzione è <strong>di</strong>ventata tanto<br />

impopolare e simbolo <strong>di</strong> confusione e <strong>di</strong> involuzione, tra noi,<br />

quanto la “Regione»: l’autonomia è stata scre<strong>di</strong>tata sotto tutte le<br />

forme e con tutti i mezzi: pessima amministrazione, fallimenti degli<br />

enti finanziari e delle gestioni delle aziende regionali, panacea dell’industrializzazione<br />

che non arriva mai, burocratizzazione macroscopica<br />

della pubblica amministrazione (che si <strong>com</strong>pone <strong>di</strong> 12<br />

m<strong>il</strong>a impiegati e che costa 6 m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong>), malcostume, bramosìa del<br />

potere clientelare sono alla base del permanente <strong>di</strong>scre<strong>di</strong>to» 74.<br />

La denuncia d<strong>ei</strong> vescovi indusse la Chiesa a sostenere con sofferenza<br />

la Democrazia Cristiana nelle votazioni del maggio 1970 per <strong>il</strong><br />

rinnovo del consiglio <strong>com</strong>unale e provinciale.<br />

La mancata realizzazione <strong>di</strong> opere, <strong>di</strong> infrastrutture, <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo, la<br />

situazione <strong>di</strong> stallo nelle zone terremotate, l’emigrazione, la lotta interna<br />

nella DC avevano fatto assumere un atteggiamento più critico e<br />

sofferto:<br />

73) Cfr. Le Acli propongono una nuova politica, in A.d.P., 2-3-1969, 6. In tale documento scrivevano<br />

le Acli: “al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> ogni schematismo partitico ed ideologico, esiste la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> promuovere<br />

un’azione <strong>di</strong> crescita civ<strong>il</strong>e, <strong>di</strong> partecipazione popolare e <strong>di</strong> mob<strong>il</strong>itazione allo sv<strong>il</strong>uppo<br />

degli Enti Locali e <strong>di</strong> tutte le forze culturali e sociali dell’Isola”.<br />

74) A. DI GIOVANNA, L’equivoco del potere, in A.d.P, 16-2-1969, 1.<br />

57


«Siamo costretti a votare per un partito che non ha sufficientemente<br />

garantito le attese e le speranze degli agrigentini? Per <strong>il</strong><br />

Partito che, pur avendo avuto cinque anni fa la maggioranza assoluta,<br />

senza i con<strong>di</strong>zionamenti degli alleati <strong>di</strong> centrosinistra al<br />

Comune e all’Amministrazione provinciale, non ha saputo cogliere<br />

<strong>il</strong> momento opportuno, per <strong>di</strong>mostrare una forma molto<br />

approssimativa a quell’ideale, <strong>di</strong> retta conduzione della cosa pubblica?<br />

Per un partito che spesso nel passato ha ab<strong>di</strong>cato ai suoi<br />

impegni per la “ragione delle correnti» e dell’interno travaglio<br />

che ne subisce? Purtroppo sì» 75.<br />

La giustificazione sofferta, “purtroppo sì», stava nella funzione anti<strong>com</strong>unista<br />

del Partito che<br />

«malgr<strong>ad</strong>o tutto ha costituito, in questi ultimi venticinque anni<br />

<strong>di</strong> storia italiana, <strong>il</strong> partito che è riuscito a fronteggiare le “avventure»»<br />

76.<br />

Nel “purtroppo sì” espresso da Di Giovanna bisogna cogliere <strong>il</strong><br />

punto sofferto nell’esprimere <strong>il</strong> consenso elettorale verso un partito che,<br />

per i settori più attenti e vivaci della <strong>com</strong>unità ecclesiale, si era mostrato<br />

<strong>di</strong>sattento ai problemi, malgr<strong>ad</strong>o le promesse fatte <strong>ad</strong> ogni appuntamento<br />

elettorale.<br />

Un anno <strong>dopo</strong> <strong>il</strong> <strong>di</strong>rettore Di Giovanna ritornò sulla questione del<br />

voto da esprimere, e lo fece in occasione del rinnovo dell’Assemblea<br />

regionale indetta per <strong>il</strong> 13 giugno 1971 con una posizione <strong>com</strong>pletamente<br />

nuova, superando quel sofferto “purtroppo sì”, che lo aveva caratterizzato<br />

l’anno precedente.<br />

Le continue crisi <strong>di</strong> Governo in cinque anni, l’immob<strong>il</strong>ismo politico,<br />

le lotte correntizie all’interno della DC, per ottenere assessorati e<br />

sottogoverni per <strong>il</strong> bene personale a <strong>di</strong>scapito del bene <strong>com</strong>une, gli ap-<br />

58<br />

75) Votare, ma per chi? in A.d.P., 31-5-1970, 1.<br />

76) L.c


pelli inascoltati d<strong>ei</strong> vescovi sic<strong>il</strong>iani e i problemi insoluti indussero Di<br />

Giovanna <strong>ad</strong> assumere una posizione più critica e <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacco n<strong>ei</strong> confronti<br />

della DC; ed egli trovava, a suo <strong>di</strong>re, spunto nel mancato orientamento<br />

elettorale d<strong>ei</strong> vescovi rivolto ai cattolici “per votare bene», (verso<br />

la Democrazia Cristiana) e nella consapevolezza della gerarchia sulla<br />

maturità del popolo <strong>di</strong> Dio nel fare scelte politiche.<br />

Il settimanale, per le elezioni regionali del 1971, si appellava alla coscienza<br />

matura <strong>di</strong> ogni persona. Terminava, sotto la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Di Giovanna,<br />

l’appoggio incon<strong>di</strong>zionato del settimanale, che era intanto <strong>di</strong>ventato<br />

punto <strong>di</strong> riferimento <strong>di</strong> molti cattolici definiti progressisti, alla Democrazia<br />

Cristiana, <strong>com</strong>e era avvenuto negli anni precedenti più per i<br />

problemi <strong>di</strong> politica internazionale che per la capacità del partito <strong>di</strong> applicare<br />

le linee della dottrina sociale della Chiesa.<br />

La scelta <strong>di</strong> votare secondo coscienza era <strong>il</strong> punto <strong>di</strong> arrivo <strong>di</strong> una<br />

serie <strong>di</strong> riflessioni sociopolitiche espresse dal Di Giovanna, ma era anche<br />

<strong>il</strong> punto <strong>di</strong> partenza che l’avrebbe condotto alla scelta del Partito Comunista<br />

Italiano, poiché in Di Giovanna non era passato inosservato l’atteggiamento<br />

critico del PCI n<strong>ei</strong> confronti <strong>di</strong> Mosca, <strong>dopo</strong> l’occupazione<br />

da parte dell’Armata Rossa della Cecoslovacchia nel 1968.<br />

A partire dal 1971 Di Giovanna, tramite <strong>il</strong> settimanale <strong>di</strong>ocesano,<br />

sarà <strong>il</strong> riferimento <strong>di</strong> parecchi sacerdoti e laici cattolici, sensib<strong>il</strong>i alle<br />

problematiche sociali e politiche ma che non si riconoscevano nell’azione<br />

della Democrazia Cristiana.<br />

59


Fermenti ecclesiali<br />

Nel biennio 1972-74 Petralia promosse con maggiore insistenza,<br />

rispetto agli anni precedenti, l’istituzione d<strong>ei</strong> consigli pastorali in tutte<br />

le parrocchie della <strong>di</strong>ocesi, poiché vedeva in essi la realizzazione della<br />

<strong>com</strong>unione e la partecipazione <strong>di</strong>retta d<strong>ei</strong> laici alla vita ecclesiale, in<br />

virtù d<strong>ei</strong> doni ricevuti dalla grazia battesimale.<br />

L’esperienza del consiglio Pastorale <strong>di</strong>ocesano, malgr<strong>ad</strong>o le <strong>di</strong>fficoltà<br />

iniziali e le in<strong>com</strong>prensioni sulla natura e sugli obiettivi da raggiungere,<br />

si era <strong>di</strong>mostrata proficua nella vita <strong>di</strong>ocesana, poiché sacerdoti<br />

e laici avevano avuto la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> portare <strong>il</strong> proprio contributo<br />

alle scelte pastorali; non solo, in esso Petralia aveva visto la realizzazione<br />

nella Chiesa locale della nuova ecclesiologia scaturita dal Conc<strong>il</strong>io<br />

Vaticano II. Pertanto desiderava che i nuovi organismi <strong>di</strong> partecipazione<br />

arrivassero in tutte le parrocchie per <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ancio della missionarietà<br />

della parrocchia. Infatti, la missionarietà era legata al contributo <strong>di</strong> idee<br />

del laicato, che si era anche formato n<strong>ei</strong> corsi <strong>di</strong> teologia (sorti in alcuni<br />

Comuni della <strong>di</strong>ocesi) e n<strong>ei</strong> corsi <strong>di</strong> catechesi svolti n<strong>ei</strong> vicariati foran<strong>ei</strong>.<br />

Da questa nuova formazione teologica Petralia si aspettava una rifioritura<br />

della vita <strong>di</strong>ocesana, anche con la partecipazione responsab<strong>il</strong>e<br />

del laicato alla vita parrocchiale tramite, appunto, i consigli pastorali.<br />

Affinchè <strong>il</strong> rinnovamento non si limitasse alle strutture <strong>di</strong> partecipazione<br />

ma anche alla vita cristiana, Petralia, in occasione della Settimana<br />

catechistico-liturgico indetta dal 18 al 23 settembre 1972, scrisse un articolo<br />

sul settimanale <strong>di</strong>ocesano in cui, facendo ampi riferimenti al documento<br />

conc<strong>il</strong>iare Sacrosanctum conc<strong>il</strong>ium, invitava la <strong>com</strong>unità ecclesiale<br />

a scoprire e a vivere l’autentica fede coniugando catechesi e preghiera:<br />

«Non altro è <strong>il</strong> dovere primario d<strong>ei</strong> Pontefici, d<strong>ei</strong> Vescovi, d<strong>ei</strong> Sacerdoti,<br />

d<strong>ei</strong> Missionari, d<strong>ei</strong> Religiosi, delle Suore, d<strong>ei</strong> laici im-<br />

61


pegnati. Prima l’insegnamento, poi <strong>il</strong> culto. Evangelizzazione,<br />

<strong>com</strong>e annuncio del mistero <strong>di</strong> salvezza, centrato in Cristo, catechesi,<br />

<strong>com</strong>e esposizione or<strong>di</strong>nata delle verità rivelate che salvano,<br />

devono costituire <strong>il</strong> costante ass<strong>il</strong>lo della Chiesa in tutte le sue<br />

<strong>com</strong>ponenti» 77.<br />

Evangelizzazione e sacramenti erano i due obiettivi della <strong>com</strong>unità<br />

<strong>di</strong>ocesana per un rinnovamento interiore e per superare una <strong>di</strong>ffusa religiosità<br />

paganeggiante, per la quale lo stesso vescovo lamentava:<br />

«Purtroppo una dolorosa esperienza ci avverte che una vita <strong>di</strong><br />

culto, anche intensa, è sempre esposta al rischio del formalismo<br />

e della esteriorizzazione, per <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> contenuto vitale (…) Si<br />

guar<strong>di</strong> a tanta parte della vita religiosa del popolo che si <strong>di</strong>ce cristiano:<br />

essa non è vita <strong>di</strong> fede, è solo costume. Non alimentati<br />

dall’ascolto della Parola <strong>di</strong> Dio, dalla quale nasce la fede (cfr<br />

Rom 10,17), i riti più santi, più salutari, si sono ridotti, nella mentalità<br />

<strong>di</strong> molti, in cerimonie quasi magiche» 78.<br />

L’istituzione d<strong>ei</strong> consigli pastorali parrocchiali fu particolarmente<br />

laboriosa in <strong>di</strong>ocesi e attraverserà quasi tutto <strong>il</strong> ministero episcopale <strong>di</strong><br />

Petralia poiché non tutti i parroci si <strong>ad</strong>eguarono alle nuove <strong>di</strong>rettive del<br />

vescovo sostenute anche dai consigli presbiterale e Pastorale <strong>di</strong>ocesano.<br />

In occasione della celebrazione del Giovedì Santo del 1973, nella<br />

Chiesa concattedrale <strong>di</strong> san Domenico, presentando <strong>il</strong> nuovo piano Pastorale,<br />

Petralia li in<strong>di</strong>cò <strong>com</strong>e strumenti necessari per trasformare la<br />

parrocchia da una posizione statica e immob<strong>il</strong>e <strong>ad</strong> una <strong>di</strong>namica:<br />

62<br />

«L’immagine statica della vecchia società rurale si va trasformando,<br />

e per l’industrializzazione e per la mob<strong>il</strong>ità demografica<br />

e soprattutto per l’emigrazione, in una società estremamente<br />

77) G. PETRALIA, Evangelizzazione e sacramenti, in A.d.P., 10-9-1972, 1.<br />

78) L.c


fluida; e la Chiesa chiamata a lievitare <strong>di</strong> verità e <strong>di</strong> grazia <strong>il</strong><br />

mondo, non può restare arroccata nelle strutture immob<strong>il</strong>i <strong>di</strong> un<br />

tempo, pena l’alienazione <strong>di</strong> gran parte degli uomini.(…) Sarà <strong>il</strong><br />

Consiglio Pastorale che, irra<strong>di</strong>andosi alla periferia, con incontri<br />

<strong>di</strong> catechesi e <strong>di</strong> preghiera per famiglie o per quartieri o per categorie,<br />

raggiungerà i lontani e sveglierà gli in<strong>di</strong>fferenti» 79.<br />

Gli interventi <strong>di</strong> Petralia sulla religiosità popolare, soprattutto<br />

quello espresso durante la celebrazione del Giovedì Santo, permisero a<br />

Di Giovanna <strong>di</strong> scrivere un articolo sul settimanale <strong>di</strong>ocesano in cui in<strong>di</strong>viduava<br />

la responsab<strong>il</strong>ità della miseria delle popolazioni in una falsa<br />

pratica religiosa intesa più <strong>com</strong>e sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> bisogni personali o<br />

<strong>com</strong>e strumento per rafforzare lo status quo dello sfruttamento 80. A partire<br />

soprattutto dagli anni ’70 assisteremo al ritorno del metodo antico<br />

della riflessione teologica in cui la me<strong>di</strong>tazione biblica era stata strettamente<br />

legata alla vita spirituale aperta alla <strong>di</strong>mensione sociale 81. Solo<br />

attorno al XIV secolo era iniziata la separazione fra teologi e spiritualisti,<br />

e <strong>di</strong> questa separazione troviamo esempio nel libro Imitazione <strong>di</strong><br />

Cristo che fortemente segnò la spiritualità cristiana degli ultimi secoli<br />

fino alle porte del Conc<strong>il</strong>io Vaticano II. Il libro Imitazione <strong>di</strong> Cristo era<br />

<strong>il</strong> riferimento della perfezione interiore dell’anima senza incidenza nella<br />

vita sociale.<br />

Di Giovanna suggeriva, per un rinnovamento Pastorale, una spiritualità<br />

senza surrogati, mistificazioni e sostenuta dalla Parola <strong>di</strong> Dio:<br />

«Il rinnovamento Pastorale <strong>com</strong>porta una vera e propria rivoluzione<br />

interiore che si è soliti in<strong>di</strong>care col pregnante termine <strong>di</strong><br />

conversione, che tuttavia non è da attribuire a coscienze in pena<br />

che deluse o annoiate del mondo decidono <strong>di</strong> lavarsene le mani<br />

e narcotizzarsi nell’<strong>il</strong>lusione <strong>di</strong> attenderne uno migliore, bensì a<br />

79) ID., Il Vescovo presenta <strong>il</strong> piano Pastorale, in A.d.P., 6-5-1973, 1.<br />

80) Cfr. ADIGI, Rinnovamento Pastorale e strutture sociali, in A.d.P., 6-5-1973, 1.<br />

81) Cfr. G. GUTIERREZ, Teologia della liberazione, Brescia, 1981, 12 e L. BOUYER, La spiritualità<br />

del Nuovo Testamento e d<strong>ei</strong> P<strong>ad</strong>ri, Bologna, 1974.<br />

63


spiriti coraggiosi che hanno la volontà <strong>di</strong> cambiare se stessi con<br />

una fede rinnovata, purificata da surrogati e da mistificazioni più<br />

o meno ingegnose, e attraverso <strong>il</strong> continuo confronto con la Parola<br />

<strong>di</strong> Dio che è più penetrante <strong>di</strong> una sp<strong>ad</strong>a a doppio taglio» 82.<br />

Petralia e <strong>il</strong> <strong>di</strong>rettore del settimanale avvertivano la medesima necessità<br />

<strong>di</strong> purificare la fede da tutte le incrostazioni e dai ritualismi<br />

esteriori che non rendevano un culto gra<strong>di</strong>to a Dio; tuttavia Petralia e<br />

Di Giovanna proponevano due soluzioni <strong>di</strong>verse che rispecchiavano<br />

due spiritualità <strong>di</strong>verse che, a loro volta, approdavano a due <strong>di</strong>verse<br />

teologie. Mentre per Petralia si poteva avere una fede genuina tramite<br />

un accostamento consapevole ai sacramenti e alla vita liturgica, ma<br />

che non andava oltre l’ambito cultuale, per Di Giovanna <strong>il</strong> rinnovamento<br />

della fede poteva avvenire solo attraverso l’ascolto della Parola<br />

<strong>di</strong> Dio, che a sua volta doveva condurre <strong>il</strong> cristiano a testimoniarla<br />

negli ambienti sociali, per una liberazione dell’uomo dalle strutture<br />

<strong>di</strong> peccato e <strong>di</strong> ingiustizia. Alla base dell’esigenza <strong>di</strong> Di Giovanna<br />

c’era la nuova riflessione teologica (e la letteratura latino-americana)<br />

che aveva fatto <strong>il</strong> proprio ingresso nella <strong>com</strong>unità ecclesiale europea<br />

ma che era guardata con un certo <strong>di</strong>stacco, se non proprio con <strong>di</strong>ffidenza,<br />

negli ambienti ecclesiali. Sotto la spinta del Conc<strong>il</strong>io e della<br />

Conferenza Episcopale latino-americana <strong>di</strong> Medellin del 1968 molti<br />

sacerdoti assunsero un atteggiamento critico n<strong>ei</strong> confronti d<strong>ei</strong> sistemi<br />

politici, e cambiarono anche <strong>il</strong> modo <strong>di</strong> valutare l’azione politica d<strong>ei</strong><br />

governanti. Si sv<strong>il</strong>uppò anche un modello <strong>di</strong> prete orientato alla lotta<br />

socio-politica, partendo da motivazioni teologiche. Anche la catechesi<br />

favorì l’attenzione ai problemi concreti per una liberazione dalle strutture<br />

ingiuste. Un bestseller letto in quegli anni in molti ambienti fu <strong>il</strong><br />

libro <strong>di</strong> Cam<strong>il</strong>lo Torres Liberazione o Morte tr<strong>ad</strong>otto in molte lingue 83.<br />

A <strong>di</strong>re <strong>il</strong> vero anche Petralia avvertiva <strong>il</strong> <strong>di</strong>sagio sociale delle popolazioni<br />

agrigentine, <strong>com</strong>e aveva avuto modo <strong>di</strong> denunciare durante<br />

64<br />

82) ADIGI, Rinnovamento Pastorale, cit., 1.<br />

83) Cfr. G. GUTIERREZ, Teologia, cit., 107.


l’omelia del Giovedì Santo del 1973 in cui aveva fatto una <strong>di</strong>sanima<br />

d<strong>ei</strong> problemi più gravi:<br />

«L’analisi della società agrigentina considerata sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o<br />

socio-religioso, ci offre con sufficiente approssimazione l’immagine<br />

<strong>di</strong> un popolo afflitto da mali antichissimi e recenti: l’agricoltura<br />

affetta da grave crisi; la grande industria limitata a zone<br />

ancora esigue; la piccola industria sempre minacciata e spesso in<br />

smob<strong>il</strong>itazione; <strong>il</strong> povero <strong>com</strong>mercio; le altre attività <strong>com</strong>e l’artigianato,<br />

gli impieghi, i servizi, <strong>il</strong> turismo in <strong>di</strong>screto aumento;<br />

preoccupante l’emigrazione <strong>di</strong> massa con effetti negativi sulla<br />

fede con grave danno dell’unità e della educazione d<strong>ei</strong> figli» 84.<br />

Petralia, pur mostrandosi attento osservatore d<strong>ei</strong> problemi della<br />

popolazione agrigentina non andava oltre la posizione <strong>di</strong> una generica<br />

denuncia, mentre Di Giovanna e <strong>il</strong> gruppo redazionale del settimanale<br />

iniziarono a fare una denuncia più consistente elencando i<br />

nomi d<strong>ei</strong> responsab<strong>il</strong>i del degr<strong>ad</strong>o ambientale e sociale, e le cariche<br />

istituzionali che ricoprivano. Il settimanale <strong>di</strong>ocesano, da quel momento,<br />

iniziò <strong>ad</strong> essere malvisto dagli ambienti politici e finanziari<br />

che gravitavano attorno ai partiti <strong>di</strong> governo che ne prendevano sempre<br />

più le <strong>di</strong>stanze.<br />

In occasione del decennio <strong>di</strong> consacrazione episcopale, Petralia,<br />

nella concattedrale <strong>di</strong> san Domenico, rivolse un <strong>di</strong>scorso alla <strong>di</strong>ocesi in<br />

cui, facendo un primo b<strong>il</strong>ancio del suo ministero episcopale svolto <strong>ad</strong><br />

Agrigento, ricordava i momenti <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>i del <strong>dopo</strong> Conc<strong>il</strong>io:<br />

«Il periodo post-conc<strong>il</strong>iare, in cui si è svolto <strong>il</strong> nostro <strong>com</strong>une<br />

servizio, è stato segnato da vivi fermenti, certamente ispirati da<br />

un sincero desiderio <strong>di</strong> rinnovamento nella fede, nella carità, nella<br />

speranza cristiana anelante a quel Regno <strong>di</strong> Dio che è verità, giustizia,<br />

amore, e che si attua sin da questo tempo, che è <strong>il</strong> tempo<br />

84) G. PETRALIA, Il Vescovo presenta <strong>il</strong> piano Pastorale, cit., 1.<br />

65


della Chiesa. Il modo in cui si sono espressi tali fermenti ha<br />

creato talvolta tensioni e dolori. E <strong>di</strong> dolori anche <strong>il</strong> vescovo ha<br />

avuto la sua parte» 85.<br />

Come aveva fatto in altre circostanze, anche questa volta Petralia<br />

in<strong>di</strong>cava nell’istituzione del consiglio Pastorale parrocchiale la via per<br />

dare un impulso nuovo <strong>di</strong> vitalità alla vita ecclesiale e alla <strong>di</strong>ffusione<br />

della fede:<br />

«Senza <strong>di</strong> esso la parrocchia si consideri in<strong>com</strong>pleta e mut<strong>il</strong>ata»<br />

86.<br />

La <strong>com</strong>unità cristiana <strong>di</strong> base <strong>di</strong> via Agrigento <strong>di</strong> Favara, nel documento<br />

La nostra speranza, redatto nella Pasqua del 1973, e successivamente<br />

presentato al Convegno nazionale delle <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base,<br />

svoltosi a Roma nel maggio successivo, definiva un “equivoco equ<strong>il</strong>ibrismo»<br />

<strong>il</strong> Piano <strong>di</strong> Rinnovamento Pastorale Diocesano del 5 apr<strong>il</strong>e<br />

1973, in cui, <strong>dopo</strong> aver presentato la Chiesa luce del mondo, affermava<br />

la sua neutralità politica e l’accoglienza interclassista, e che tutti, ricchi<br />

e poveri, potevano essere accolti:<br />

66<br />

«La Chiesa – si <strong>di</strong>ceva nel Piano <strong>di</strong> Rinnovamento – è luce del<br />

mondo e <strong>il</strong> sale della terra, perciò sarà sempre <strong>di</strong> fermento e <strong>di</strong><br />

stimolo sulle persone responsab<strong>il</strong>i.<br />

Non è <strong>il</strong> caso che essa faccia una scelta <strong>di</strong> classe o <strong>di</strong> partito po-<br />

85) ID., Decennio episcopale, in B.E.A., 66, 1973, 219. Agli inizi degli anni settanta <strong>il</strong> clero<br />

<strong>di</strong>ocesano poteva essere ricondotto a questi due schieramenti: in uno si raccoglieva l’ala intransigente,<br />

formato dal clero anziano, nell’altro l’ala innovativa formata dal clero giovane. Tra le due anime<br />

non sempre ci fu <strong>com</strong>prensione. Secondo don Stefano Pirrera <strong>il</strong> vescovo Petralia <strong>dopo</strong> una prima<br />

attenzione alle tematiche del clero giovane ritornò sui propri passi ponendosi sulle posizioni del clero<br />

anziano: “Il vescovo – scriverà Pirrera in occasione della <strong>com</strong>memorazione <strong>di</strong> Petralia – privo <strong>di</strong><br />

sostegno da parte degli anziani, anzi sollecitato a romperla con i giovani e a vietare loro <strong>di</strong> riunirsi,<br />

senza la sua autorizzazione e presenza, si convinse che era bene ascoltare <strong>il</strong> “savio” consiglio, onde<br />

evitare <strong>il</strong> peggio”, S. Pirrera, La quiete <strong>dopo</strong> la tempesta, in A.d.P., 23 luglio 2000, 8.<br />

86) G. PETRALIA, Decennio episcopale, cit., 220.


litico; è meglio anzi che si liberi da ogni <strong>com</strong>promesso. Tutti<br />

gli uomini <strong>di</strong> qualsiasi classe o partito hanno bisogno della salvezza<br />

<strong>di</strong> Cristo. Però per la Chiesa, perché pure si renda sempre<br />

più cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e, l’unica scelta permessa, anzi d’obbligo, è<br />

quella che ha fatto Gesù: i poveri, i sofferenti, gli ignoranti, i<br />

deboli, gli emarginati. Tale scelta è <strong>di</strong> preminenza e non <strong>di</strong><br />

esclusione per le altre categorie <strong>di</strong> persone. Comunque i ricchi<br />

o i potenti nel senso <strong>di</strong> quelli che godono maggiore autosufficienza<br />

e autonomia e hanno in mano in <strong>di</strong>verso gr<strong>ad</strong>o le leve<br />

del potere, possono essere accettati in quanto tali, purchè siano<br />

<strong>di</strong>sposti <strong>ad</strong> essere strumenti <strong>di</strong> liberazione d<strong>ei</strong> “poveri» e degli<br />

“oppressi”» 87.<br />

Facendo leva sul testo paolino <strong>di</strong> 1Cor. 11, 17-19 la <strong>com</strong>unità cristiana<br />

<strong>di</strong> base <strong>di</strong> Favara contestava la presenza del ricco nella vita della<br />

Chiesa, perché la sua stessa con<strong>di</strong>zione sociale, quella <strong>di</strong> essere ricco,<br />

urtava contro la Parola <strong>di</strong> Dio e <strong>il</strong> sacramento dell’Eucarestia:<br />

«una Eucarestia che non suppone una fraternità realmente realizzata<br />

e una equa <strong>di</strong>stribuzione d<strong>ei</strong> beni della terra <strong>di</strong>venta una<br />

profanazione ed uno scandalo. La Chiesa sarà sempre più una<br />

nella misura in cui si impegnerà <strong>ad</strong> abolire le classi per la liberazione<br />

degli emarginati e sfruttati. L’accettazione del fatto della<br />

lotta <strong>di</strong> classe non sarà una scelta <strong>di</strong>scriminatoria che vuole l’o<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> una categoria <strong>di</strong> uomini ma la scelta della via che ci permette<br />

<strong>di</strong> realizzare le con<strong>di</strong>zioni essenziali per una vera fraternità<br />

universale» 88.<br />

Dunque per la <strong>com</strong>unità cristiana, <strong>il</strong> Piano <strong>di</strong> Rinnovamento era<br />

inaccettab<strong>il</strong>e su questo punto, perché oltre <strong>ad</strong> urtare contro la Sacra<br />

87) Citazione presa dal documento della COMUNITÀ CRISTIANA DI BASE La nostra speranza,<br />

apr<strong>il</strong>e 1973, 7.<br />

88) Ibidem, 8.<br />

67


Scrittura, profanava <strong>il</strong> sacramento, ma soprattutto rallentava la liberazione<br />

degli sfruttati, perché<br />

«tale gioco lo si fa sulle spalle <strong>di</strong> chi sfruttato aspetta ancora<br />

l’alba della liberazione e della luce che si <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> annunciare» 89.<br />

La scelta <strong>di</strong> classe della <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base è chiara, almeno a partire<br />

dal 1973, e trova <strong>il</strong> suo fondamento nella partecipazione al sacramento<br />

dell’Eucarestia, la cui partecipazione è preclusa ai ricchi a causa<br />

della condotta <strong>di</strong> vita <strong>di</strong>venuta una contro-testimonainza n<strong>ei</strong> confronti<br />

del sacramento stesso.<br />

Il Piano <strong>di</strong> rinnovamento e la <strong>com</strong>unità cristiana <strong>di</strong> base <strong>di</strong> Favara<br />

presentano due <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> considerare i ricchi. Mentre nel Piano la<br />

loro con<strong>di</strong>zione non preclude la partecipazione alla vita della Chiesa, e<br />

dunque sentirsi cristiani, se <strong>di</strong>ventano strumenti <strong>di</strong> liberazione, per la <strong>com</strong>unità<br />

cristiana <strong>il</strong> fatto <strong>di</strong> vivere nella ricchezza esclude intrinsecamente<br />

l’essere cristiano perché quella ricchezza impe<strong>di</strong>sce la liberazione d<strong>ei</strong> poveri.<br />

Mente nella proposta del Piano era presente una fiducia al buon uso<br />

d<strong>ei</strong> mezzi posseduti, in quella della <strong>com</strong>unità cristiana proprio a causa<br />

delle ricchezze, fonte <strong>di</strong> sfruttamento, era esclusa qualsiasi fiducia.<br />

Non mancarono in<strong>com</strong>prensioni sul piano ecclesiologico; sorse, infatti,<br />

una tendenza che poneva prevalentemente attenzione ai carismi<br />

presenti e operanti nella vita ecclesiale, in opposizione però all’istituzione.<br />

Si voleva <strong>ad</strong> ogni costo liberare la Chiesa carismatica dall’istituzione<br />

e dalla legge, anche quella canonica. Per Petralia questo modo<br />

<strong>di</strong> intendere e <strong>di</strong> vivere i carismi, in opposizione alla Chiesa istituzionale,<br />

al magistero d<strong>ei</strong> vescovi, era <strong>com</strong>pletamente sbagliato. Intervenne<br />

con una lettera al <strong>di</strong>rettore del settimanale <strong>di</strong>ocesano L’Amico del Popolo<br />

in cui, ricordando <strong>il</strong> XX anniversario della nascita del giornale, rifiutava<br />

la contrapposizione tra Chiesa istituzionale e Chiesa carismatica,<br />

poiché vedeva in questa contrapposizione un’aperta ost<strong>il</strong>ità n<strong>ei</strong><br />

confronti della stessa gerarchia:<br />

68<br />

89) L.c.


«Non esistono due Chiese: una istituzionale e l’altra carismatica,<br />

una tra<strong>di</strong>zionale e l’altra progressista, una <strong>di</strong>retta dalla gerarchia e<br />

l’altra dalla base (…) Esiste la sola Chiesa <strong>di</strong> Gesù Cristo, LG 8» 90.<br />

In occasione <strong>di</strong> tale ricorrenza Petralia chiedeva al <strong>di</strong>rettore Di Giovanna<br />

<strong>di</strong> non farsi influenzare e tanto meno <strong>di</strong> scegliere un’ideologia<br />

<strong>di</strong>versa da quella propugnata dal vangelo:<br />

«Non si lasci tentare dalle ideologie <strong>di</strong> destra o <strong>di</strong> sinistra, né<br />

dalla ideologia marxista né da quella liberale ‘che si oppongono<br />

ra<strong>di</strong>calmente o su punti sostanziali alla sua fede e alla sua concezione<br />

dell’uomo’( Paolo VI Oct.<strong>ad</strong>. 26).<br />

Non si faccia <strong>il</strong>ludere da coloro che non credono in Dio e affermano<br />

<strong>di</strong> credere nell’uomo, hanno <strong>di</strong>menticato <strong>il</strong> Regno <strong>di</strong> Cristo<br />

e perseguono un messianismo terrestre e, in ultima analisi,<br />

<strong>di</strong>sumanizzante» 91.<br />

Come negli anni passati l’antisocialismo e l’anti<strong>com</strong>unismo <strong>di</strong> Peruzzo<br />

prevalentemente si fondavano su una concezione antropologica<br />

e su una funzione storica <strong>di</strong>versa, così Petralia, in sintonia con l’episcopato<br />

precedente, e con <strong>il</strong> magistero della Chiesa universale, rifiutava<br />

ogni apertura e collaborazione con l’ideologia marxista, particolarmente<br />

in vigore in quegli anni, anche in ambito agrigentino ed ecclesiale,<br />

poiché <strong>il</strong> rifiuto <strong>di</strong> Dio conduceva necessariamente <strong>ad</strong> una visione<br />

errata dell’uomo, dunque, in conclusione contro l’uomo. Petralia<br />

da questo punto <strong>di</strong> vista era profondamente coerente con se stesso.<br />

All’inizio del 1974 Petralia in<strong>di</strong>rizzò alla <strong>di</strong>ocesi la Lettera Pastorale<br />

La Grande Occasione in preparazione al giub<strong>il</strong>eo del 1975, <strong>di</strong>visa<br />

in tre parti. La prima parte era un invito alla conversione del cuore per<br />

una rinascita spirituale. Il tema della cattedrale, luogo del Giub<strong>il</strong>eo, permise<br />

a Petralia <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppare una delle più belle catechesi mistagogiche<br />

90) ID., Verso <strong>il</strong> XX anno <strong>di</strong> vita, in B.E.A., 66, 1973, 228.<br />

91) L.c.<br />

69


che certamente contribuirono allo sv<strong>il</strong>uppo della teologia della Chiesa<br />

locale.<br />

La seconda parte evidenziava i frutti della conversione per la crescita<br />

della Chiesa e del Regno <strong>di</strong> Dio. Petralia invitava tutti i fedeli a perseguire<br />

<strong>ad</strong> ogni costo l’unità della fede e della morale, mentre lasciava<br />

una pluralità <strong>di</strong> scelta nelle cose opinab<strong>il</strong>i 92. Tuttavia non in<strong>di</strong>cava in<br />

concreto cosa intendesse con i termini, molto generici, cose opinab<strong>il</strong>i.<br />

Ricollegandosi al <strong>di</strong>scorso pronunciato nella concattedrale <strong>di</strong> san<br />

Domenico <strong>il</strong> 3 novembre 1973, Petralia tornava a sollecitare l’istituzione<br />

d<strong>ei</strong> consigli pastorali parrocchiali per <strong>il</strong> rinnovamento delle parrocchie<br />

e della vita spirituale in <strong>di</strong>ocesi, poiché in questi strumenti, osservava<br />

<strong>il</strong> vescovo, tutti i laici battezzati, in forza del sacramento del<br />

battesimo, sono chiamati <strong>ad</strong> operare per la Chiesa 93.<br />

La terza parte della Lettera tratteggiava l’evangelizzazione e la catechesi<br />

orientate a scoprire <strong>il</strong> sacramento del battesimo, attraverso una<br />

catechesi sacramentale in cui la Chiesa viveva la propria <strong>di</strong>mensione<br />

missionaria.<br />

Il vescovo non chiudeva gli occhi sul grave momento ecclesiale,<br />

segnato da <strong>di</strong>visioni e chiusure in molti strati, e sperava che <strong>il</strong> clima fervente<br />

dell’Anno Santo, che si andava a celebrare, quanto meno potesse<br />

ricreare un clima sereno all’interno della <strong>com</strong>unità <strong>di</strong>ocesana:<br />

70<br />

«Chi può negare che vi siano in <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong>visioni, se non proprie<br />

rotture, tendenze a isolarsi e a raggrupparsi, a volte per una certa<br />

auto<strong>di</strong>fesa, a volte per tentare qualcosa <strong>di</strong> meglio fuori dell’or<strong>di</strong>namento<br />

ecclesiastico? Si criticano le istituzioni, condannando<br />

tutto ciò che sa <strong>di</strong> ‘tra<strong>di</strong>zionale’, <strong>com</strong>e se nella tra<strong>di</strong>zione tutto<br />

fosse sbagliato; si <strong>di</strong>ffida <strong>di</strong> ogni <strong>di</strong>sposizione che venga dall’alto,<br />

<strong>com</strong>e se l’autorità avesse la sua origine dalla base. Tutto ciò non<br />

favorisce l’unità» 94.<br />

92) Cfr. ID., La Grande occasione, in B.E.A., 67, 1974.<br />

93) Cfr. Ibid., 11.<br />

94) Ibid., 9.


A <strong>di</strong>fferenza degli anni precedenti in cui Petralia aveva espresso<br />

tutto <strong>il</strong> sostegno verso l’Azione Cattolica e aveva <strong>di</strong>ffidato d<strong>ei</strong> gruppi<br />

spontan<strong>ei</strong> e delle <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base, che erano sorte in alcune parrocchie,<br />

questa volta Petralia, n<strong>ei</strong> confronti soprattutto delle <strong>com</strong>unità <strong>di</strong><br />

base, non mostrando una <strong>di</strong>ffidenza aprioristica, cercava <strong>di</strong> coglierne<br />

la positività nel contesto ecclesiale. Tuttavia per definirsi ecclesiali dovevano<br />

rispondere a tre criteri che per <strong>il</strong> vescovo erano irrinunciab<strong>il</strong>i:<br />

1) vita <strong>di</strong> fede, 2) vita <strong>di</strong> grazia, 3) vita <strong>di</strong> <strong>com</strong>unione.<br />

A me sembra <strong>il</strong> massimo che Petralia potesse concedere ai gruppi<br />

<strong>di</strong> base per essere considerati <strong>com</strong>e ecclesiali. Questa volta manca quell’atteggiamento<br />

<strong>di</strong>ffidente che aveva caratterizzato la scelta Pastorale<br />

del vescovo n<strong>ei</strong> confronti <strong>di</strong> questi nuovi movimenti <strong>di</strong> spiritualità,<br />

quando in passato aveva messo al primo posto l’atto <strong>di</strong> ubbi<strong>di</strong>enza in<br />

un periodo in cui non si capiva più cosa fosse l’ubbi<strong>di</strong>enza e la <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza<br />

era <strong>di</strong>venuta una forma <strong>di</strong> virtù.<br />

I principali scopi della Lettera erano la conversione, <strong>il</strong> superamento<br />

delle <strong>di</strong>visioni, la ricerca dell’unità, la concezione della Chiesa missionaria,<br />

la partecipazione d<strong>ei</strong> laici alla vita parrocchiale tramite i consigli<br />

pastorali parrocchiali. La scelta religiosa, prevalente nella Lettera,<br />

non toccava l’ambito sociale e tanto meno quello politico, eccetto in un<br />

limitato inciso in cui si parlava della<br />

«animazione cristiana del mondo del lavoro, l’assistenza agli<br />

emigrati e alle loro famiglie, la presenza attiva tra i poveri e i sofferenti,<br />

tra gli analfabeti e i <strong>di</strong>soccupati, per la elevazione morale<br />

e materiale» 95.<br />

Dobbiamo r<strong>il</strong>evare che delle oltre quattrom<strong>il</strong>a parole <strong>di</strong> cui si <strong>com</strong>poneva<br />

la Lettera La Grande occasione, scritta da Petralia in prossimità<br />

del Giub<strong>il</strong>eo del 1975, de<strong>di</strong>cava soltanto 35 parole alla questione so-<br />

95) L.c La Lettera Pastorale conta soltanto 12 citazioni bibliche tutte del Nuovo Testamento 4<br />

<strong>di</strong> Paolo, 3 <strong>di</strong> Luca, 2 <strong>di</strong> Giovanni, 2 <strong>di</strong> Marco e 1 <strong>di</strong> Matteo; fonti patristiche: 2 <strong>di</strong> sant’Agostino;<br />

Magistero: 1 <strong>di</strong> Paolo VI.<br />

71


ciale. Da ciò si deduce che la relativa attenzione sociale <strong>di</strong> Petralia in<br />

questa Lettera, scritta in un contesto molto <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e e ricco <strong>di</strong> lacerazioni<br />

e contrasti, era quasi del tutto assente.<br />

Siamo lontani da un tipo <strong>di</strong> teologia intesa <strong>com</strong>e riflessione critica<br />

a partire dalle <strong>di</strong>visioni sociali per proporre un messaggio <strong>di</strong> liberazione<br />

dell’uomo, e che si era affermata proprio in quegli anni in America latina,<br />

e che aveva fatto <strong>il</strong> proprio ingresso in Europa 96.<br />

La Lettera Pastorale in preparazione al Giub<strong>il</strong>eo non sanava l’evidente<br />

frattura presente nella Chiesa agrigentina, infatti, <strong>ad</strong> un mese<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza dalla sua pubblicazione cinquant<strong>ad</strong>ue sacerdoti scrissero<br />

un documento in cui ponevano in risalto gravi problemi ecclesiali, e<br />

che fu destinato a <strong>di</strong>videre maggiormente la delicata <strong>com</strong>unione ecclesiale.<br />

In tale documento, che sarà ricordato <strong>com</strong>e <strong>il</strong> documento d<strong>ei</strong> sessanta,<br />

i preti firmatari, che avevano l’età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> trentacinque anni, sfiduciavano<br />

Petralia sul modo <strong>di</strong> governare la <strong>di</strong>ocesi. Infatti, scrivevano:<br />

«si r<strong>il</strong>eva che esiste tra <strong>il</strong> clero <strong>di</strong>ocesano un <strong>di</strong>ffuso senso <strong>di</strong><br />

profonda sfiducia sul modo <strong>di</strong> condurre <strong>il</strong> governo della <strong>di</strong>ocesi<br />

e sulle strutture sui cui tale azione <strong>di</strong> governo poggia. Dette strutture,<br />

infatti, anziché essere strumento <strong>di</strong> <strong>com</strong>unione e <strong>di</strong> costante<br />

rinnovamento obbe<strong>di</strong>scono alla logica del potere, del conservatorismo,<br />

dell’immob<strong>il</strong>ismo e del quieto vivere» 97.<br />

Per i sacerdoti firmatari tale situazione portava all’isolamento e all’emarginazione<br />

sociale, senza creare possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> incontro con la<br />

classe operaia e conta<strong>di</strong>na. Evidenziavano, inoltre, che ogni tentativo<br />

spontaneo <strong>di</strong> superare questo grave <strong>di</strong>sagio veniva scoraggiato tramite<br />

la calunnia e <strong>il</strong> sospetto 98.<br />

96) Cfr. G. GUTIERREZ, Teologia, cit., 25.<br />

97) Chiesa e società sic<strong>il</strong>iana negli anni settanta, a cura <strong>di</strong> V.ARNONE, Ed. Thule, Palermo<br />

1982, 62.<br />

98) L.c.<br />

72


Ma l’accusa più grave che veniva rivolta dal documento d<strong>ei</strong> sessanta<br />

riguardava <strong>il</strong> modo della conduzione, dell’assegnazione e della<br />

trasparenza amministrativa della <strong>di</strong>ocesi.<br />

Per quanto concerne la conduzione della <strong>di</strong>ocesi:<br />

«L’assegnazione d<strong>ei</strong> vari uffici presbiterali (Curia, Seminario,<br />

Parrocchie…) raramente rivela criteri <strong>di</strong> scelta rispondenti alle<br />

reali esigenze del bene <strong>com</strong>une e viene operata senza tenere minimamente<br />

conto del parere del clero e del popolo <strong>di</strong> Dio. Si ha<br />

piuttosto l’impressione che tali scelte rispondano a criteri clientelari,<br />

personalistici e interessati, spesso monopolizzati da noti<br />

protettori locali» 99.<br />

Ma era sulla trasparenza amministrativa che <strong>il</strong> documento d<strong>ei</strong><br />

sessanta nutriva dubbi e perplessità, soprattutto sull’impiego d<strong>ei</strong><br />

fon<strong>di</strong> pervenuti a favore della frana del 1966 e del terremoto del<br />

1968:<br />

«I resoconti della “Cassa Unica» pubblicati <strong>di</strong> tanto in tanto dal<br />

Bollettino Ecclesiastico non sono esaurienti perché non vi sono<br />

contenute tutte le voci <strong>di</strong> b<strong>il</strong>ancio della <strong>di</strong>ocesi. Es.: Ren<strong>di</strong>te,<br />

messe binate fondate, fondo <strong>di</strong> solidarietà per <strong>il</strong> clero, ODA, ecc.<br />

Non si conosce <strong>com</strong>e sono stati impegnati i contributi pervenuti<br />

dalla S. Sede, da Enti ecclesiastici e civ<strong>il</strong>i in occasione della<br />

‘frana’ e del ‘terremoto’» 100.<br />

Tra le proposte presentate, <strong>il</strong> documento d<strong>ei</strong> sessanta chiedeva l’elezione<br />

<strong>di</strong> un nuovo consiglio presbiterale, senza membri <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto e<br />

che rappresentasse realmente tutti i vicariati zonali presenti in <strong>di</strong>ocesi.<br />

Chiedeva, inoltre, che le mansioni assegnate fossero ‘<strong>ad</strong> tempus’ e che<br />

le persone proposte presentassero alla <strong>com</strong>unità <strong>di</strong>ocesana programmi<br />

99) L.c.<br />

100) L.c.<br />

73


e finalità. Infine, si chiedeva un centro <strong>com</strong>unitario in cui <strong>il</strong> clero potesse<br />

incontrarsi per <strong>di</strong>aloghi più proficui.<br />

Il documento d<strong>ei</strong> sessanta a livello ecclesiale fu recepito <strong>com</strong>e un<br />

aperto scontro n<strong>ei</strong> confronti <strong>di</strong> Petralia 101. Esso segnò ancora una volta<br />

la <strong>com</strong>unità ecclesiale agrigentina.<br />

A <strong>di</strong>fferenza del documento <strong>di</strong> Sciacca del 1972, scritto a conclusione<br />

del corso <strong>di</strong> aggiornamento, questo nuovo documento rese palese<br />

la rottura nel presbiterio e n<strong>ei</strong> confronti del vescovo, tanto che, <strong>com</strong>e<br />

abbiamo visto, veniva sfiduciato sul modo <strong>di</strong> governare la <strong>di</strong>ocesi.<br />

Mai si era arrivato a tanto. Si giunse così all’apice della crisi. Proprio<br />

lui, Petralia, che era stato l’artefice del rinnovamento conc<strong>il</strong>iare,<br />

che aveva costantemente lavorato per la realizzazione delle zone pastorali,<br />

d<strong>ei</strong> consigli pastorali parrocchiali, del consiglio presbiterale e<br />

del consiglio Pastorale <strong>di</strong>ocesano, veniva sfiduciato su tutto quanto<br />

aveva tenacemente realizzato per <strong>ad</strong>eguare la Chiesa agrigentina al<br />

rinnovamento conc<strong>il</strong>iare, superando le non poche resistenze d<strong>ei</strong> conservatori<br />

e d<strong>ei</strong> <strong>di</strong>ffidenti <strong>di</strong> m<strong>ad</strong>re natura.<br />

Se nel 1975, a <strong>di</strong>eci anni dal Conc<strong>il</strong>io, questo p<strong>ad</strong>re conc<strong>il</strong>iare, artefice<br />

del rinnovamento, veniva sfiduciato da sessanta sacerdoti, che<br />

erano i più giovani e i più vivaci, una <strong>com</strong>prensib<strong>il</strong>e ragione doveva<br />

pur esserci. È <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e dare una spiegazione esaustiva ed organica,<br />

anche ascoltando alcuni firmatari del documento, perché ho ricevuto<br />

le più <strong>di</strong>sparate motivazioni. A mio avviso un motivo valido, che fa<br />

<strong>com</strong>prendere la causa della <strong>di</strong>visione, sta nella crisi <strong>di</strong> sofferenza che<br />

<strong>il</strong> giovane clero viveva nella metà degli anni settanta. Esso vide sì la<br />

realizzazione delle strutture <strong>di</strong> partecipazione nella vita ecclesiale, ma<br />

non trovò gli <strong>ad</strong>eguati spazi per poter esprimere le migliori energie,<br />

tanto che chiese che le ‘mansioni’ fossero assegnate ‘<strong>ad</strong> tempus’, cioè<br />

terminasse, e forse presto, l’identificazione <strong>di</strong> un determinato ufficio<br />

con la persona che lo gestiva <strong>com</strong>e un affare proprio. Questo giovane<br />

101) Ricordo che <strong>il</strong> vescovo aus<strong>il</strong>iare, mons. Luigi Bommarito, qualche anno <strong>dopo</strong> <strong>com</strong>mentava<br />

questo documento con rammarico, e lo considerava <strong>com</strong>e momento <strong>di</strong> spaccatura all’interno del presbiterio<br />

agrigentino. Ricordo, tuttavia, che Bommarito parlava <strong>di</strong> ottanta sacerdoti invece <strong>di</strong> sessanta.<br />

74


clero chiedeva più spazi <strong>di</strong> responsab<strong>il</strong>ità nella vita della Chiesa a preferenza<br />

della vecchia guar<strong>di</strong>a. Ma dare spazi <strong>di</strong> responsab<strong>il</strong>ità al clero<br />

giovane in quella delicata fase storica voleva <strong>di</strong>re anche accogliere i<br />

nuovi in<strong>di</strong>rizzi pastorali e teologici che circolavano negli ambienti più<br />

attenti. È qui che <strong>il</strong> vescovo Petralia non volle rischiare preferendo<br />

quella parte <strong>di</strong> clero più collaudata e sicura.<br />

Il <strong>di</strong>ffuso malcontento, a sua volta, fu anche strumentalizzato da<br />

qu<strong>ei</strong> settori del presbiterio che cercavano ogni buona occasione per mettere<br />

in <strong>di</strong>fficoltà l’operato <strong>di</strong> Petralia.<br />

75


I primi contrasti in ambito ecclesiale<br />

e <strong>il</strong> referendum sul <strong>di</strong>vorzio<br />

A partire dal 1972, molti settori della <strong>com</strong>unità <strong>di</strong>ocesana vivranno<br />

la fede cristiana alla luce dell’impegno verso gli ambienti più sfruttati<br />

e malcapitati della realtà agrigentina, accentuando l’aspetto sociale e<br />

politico; non solo, anche tematiche nazionali e internazionali coinvolgeranno<br />

sempre più un numero <strong>di</strong> parrocchie, che chiederanno, tramite<br />

appositi documenti, la pluralità nelle scelte politiche e la fine <strong>di</strong> ogni<br />

collateralismo con la Democrazia Cristiana, <strong>ad</strong><strong>di</strong>tata <strong>di</strong> non aver saputo<br />

tr<strong>ad</strong>urre in atti concreti i principi fondamentali dell’insegnamento della<br />

Chiesa in campo sociale e <strong>di</strong> non aver dato risposte valide ai problemi<br />

sociali delle popolazioni agrigentine.<br />

V<strong>ei</strong>colo, fino al 1974, <strong>di</strong> questa fase sociale e <strong>di</strong> critica politica fu<br />

<strong>il</strong> settimanale <strong>di</strong>ocesano L’Amico del Popolo che coagulò tutti qu<strong>ei</strong> settori<br />

vivaci, presenti anche nell’Azione Cattolica, e pubblicò una serie<br />

<strong>di</strong> articoli in cui si sottolineava la preferenza verso gli sfruttati e un certo<br />

<strong>di</strong>stacco n<strong>ei</strong> confronti d<strong>ei</strong> ricchi. L’Amico del Popolo ospitò anche interventi<br />

<strong>di</strong> dom Franzoni che, a livello nazionale, era <strong>di</strong>venuto punto <strong>di</strong><br />

riferimento <strong>di</strong> una “certa contestazione» all’interno della Chiesa italiana.<br />

Ma sarà in occasione del referendum sul <strong>di</strong>vorzio del 1974 che<br />

si sancirà lo scontro tra <strong>il</strong> gruppo redazionale del settimanale e <strong>il</strong> vescovo<br />

Petralia poiché in quella circostanza <strong>il</strong> settimanale, prima invocando<br />

la libertà <strong>di</strong> voto per i cattolici, poi non manifestando nessun <strong>di</strong>retto<br />

impegno verso <strong>il</strong> fronte anti<strong>di</strong>vorzista, <strong>di</strong> fatto, sceglierà a favore<br />

del mantenimento della legge sul <strong>di</strong>vorzio.<br />

Al <strong>di</strong> là d<strong>ei</strong> fatti contingenti, alla base dello scontro tra Petralia e <strong>il</strong><br />

gruppo redazionale del settimanale <strong>di</strong>ocesano c’era una <strong>di</strong>versa ecclesiologia,<br />

c’era un <strong>di</strong>verso modello <strong>di</strong> prete, una <strong>di</strong>versa spiritualità, una<br />

<strong>di</strong>versa concezione della morale sociale.<br />

Dunque se vogliamo capire i fatti che si svolgeranno soprattutto<br />

77


nel biennio ’74 - ’76 dobbiamo avere presente quanto meno <strong>il</strong> 1972,<br />

anno in cui <strong>il</strong> clero più vivace e le <strong>com</strong>unità ecclesiali più sensib<strong>il</strong>i<br />

e attente iniziarono <strong>ad</strong> esprimere un nuovo modo per valutare gli avvenimenti<br />

ecclesiali e politici. In alcune <strong>com</strong>unità ecclesiali si affermava<br />

<strong>il</strong> modello <strong>di</strong> prete impegnato prevalentemente nel sociale,<br />

e che <strong>com</strong>batte per la giustizia contro gli oppressori. Questo modello<br />

trovò la sua concretezza in Cam<strong>il</strong>lo Torres che venne paragonato<br />

a Che Guevara. Pur <strong>com</strong>pletamente <strong>di</strong>versi per formazione e<br />

per credo, tuttavia venivano ac<strong>com</strong>unati da un unico desiderio: la libertà<br />

degli oppressi, <strong>com</strong>e successivamente ricorderà Leonardo<br />

Boff:<br />

«Due figure storiche incarnano gli ideali della liberazione e continuano<br />

<strong>ad</strong> esercitare un impatto enorme sui gruppi impegnati<br />

nella ricerca <strong>di</strong> mutamenti qualitativi della società: Ernesto Che<br />

Guevara e <strong>il</strong> sacerdote colombiano Cam<strong>il</strong>lo Torres. Entrambi avevano<br />

fatto una scelta rivoluzionaria che si ispirava alla liberazione<br />

d<strong>ei</strong> <strong>di</strong>menticati nella nostra storia latinoamericana, i conta<strong>di</strong>ni,<br />

i proletari e i poveri. Furono uccisi nella lotta per questa<br />

causa» 102.<br />

Anche la rivista Rocca pubblicando un articolo <strong>di</strong> Juan Arias<br />

Cosa ha detto a noi preti, riferendosi al Sinodo d<strong>ei</strong> vescovi, metteva<br />

in evidenza <strong>il</strong> modello <strong>di</strong> prete rivoluzionario, <strong>com</strong>e Cam<strong>il</strong>lo Torres,<br />

che aveva fatto <strong>il</strong> proprio ingresso anche in Europa. L’articolo<br />

<strong>di</strong> Arias non passò inosservato. Uno d<strong>ei</strong> vescovi italiani che subito<br />

prese posizione n<strong>ei</strong> confronti del noto pubblicista Arias fu proprio<br />

Petralia che, scrivendogli, contestava due errori: la <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base<br />

<strong>com</strong>e fonte <strong>di</strong> autorità, in opposizione al Magistero della Chiesa, e<br />

<strong>il</strong> modello <strong>di</strong> prete battagliero e rivoluzionario da lui proposto. In<br />

opposizione al modello <strong>di</strong> prete rivoluzionario Petralia ne in<strong>di</strong>cava<br />

un altro:<br />

78<br />

102) L., BOFF, Quando la teologia ascolta <strong>il</strong> povero, Assisi, 1984, 22.


«Egli è un evangelizzatore: una voce libera che grida la verità e<br />

proclama la giustizia a chi vuole sentirlo e a chi non vuole sentirlo;<br />

che denuncia apertamente le <strong>di</strong>scriminazioni sociali, le<br />

quali, prima <strong>di</strong> essere un’offesa all’uomo, sono un’offesa a Dio<br />

Giustizia e Amore; un testimone del Regno nella povertà, nella<br />

<strong>di</strong>fesa degli um<strong>il</strong>iati e degli oppressi, nella carità che spera contro<br />

ogni speranza ed ha la certezza - fondata sulla grazia <strong>di</strong> Dio<br />

e sulla testimonianza degli uomini - che <strong>il</strong> lievito della verità e<br />

della grazia, immesso nella massa umana, la trasformerà più e<br />

meglio <strong>di</strong> tutte le rivoluzioni sociali» 103.<br />

Per Petralia, dunque, era <strong>com</strong>pito del sacerdote elevare la voce contro<br />

le ingiustizie sociali, ma ciò era possib<strong>il</strong>e farlo soltanto in nome del<br />

vangelo, senza ricorrere a nuovi modelli che non concordavano con la<br />

vita della Chiesa. Tuttavia Petralia non lasciava c<strong>ad</strong>ere la sua attenzione<br />

verso <strong>il</strong> prete del culto <strong>di</strong>vino, in aperta opposizione al prete battagliero<br />

tipico della teologia della liberazione ormai giunta anche in Occidente.<br />

In quel periodo storico accanto al modello <strong>di</strong> prete battagliero prendeva<br />

sempre più piede la richiesta <strong>di</strong> autonomia del laicato nell’impegno<br />

politico, <strong>com</strong>e da alcuni anni era avvenuto in Francia anche con <strong>il</strong><br />

contributo del pensiero <strong>di</strong> J. Maritain, che nell’opera Umanesimo integrale,<br />

aveva delineato l’autonomia delle realtà temporali in quanto 104<br />

lo Stato e la Chiesa contribuiscono in modo <strong>di</strong>verso e con mezzi propri<br />

alla realizzazione del regno <strong>di</strong> Dio, nel quale l’uomo raggiungerà la<br />

piena liberazione. Tale concezione era stata ampiamente recepita da Y.<br />

Congar che <strong>di</strong>ede un valido apporto al documento del Conc<strong>il</strong>io Vaticano<br />

II Gau<strong>di</strong>um et spes, infatti, egli sosteneva:<br />

«La Chiesa, convertendo gli uomini alla fede e battezzandoli, secondo<br />

la missione che ha ricevuto dal suo Signore, si colloca o<br />

103) G. PETRALIA, Una voce libera per la verità, in A.d.P., 23-1-1972, 3.<br />

104) Cfr. C. MOLARI, Liberazione, in Nuovo Dizionario <strong>di</strong> Teologia, a cura <strong>di</strong> F. COMPAGNONI,<br />

G. PIANA, S. PRIVITERA, Cinisello Balsamo, 1990, 741.<br />

79


si realizza <strong>com</strong>e or<strong>di</strong>ne portatrice <strong>di</strong> salvezza e <strong>di</strong> santità nel<br />

mondo. Operando sul terreno della civ<strong>il</strong>tà, cioè nel temporale e<br />

nella storia, essa assolve la sua missione <strong>di</strong> essere l’anima della<br />

società umana» 105.<br />

Queste idee non erano nuove in campo ecclesiale, poiché fin dall’Ottocento<br />

circolavano in Francia con i cattolici liberali, pur in un contesto<br />

<strong>di</strong>verso, rappresentati dal Lamennais 106, e che ponevano la libertà<br />

in armonia con <strong>il</strong> vangelo e la fine del cosiddetto “ tempo cristiano» in<br />

cui <strong>il</strong> potere politico era considerato inferiore a quello religioso e si riven<strong>di</strong>cava<br />

un potere <strong>di</strong>retto della gerarchia sul potere temporale 107.<br />

Sulla riven<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> questa autonomia si muoveva anche <strong>il</strong> settimanale<br />

<strong>di</strong>ocesano agrigentino con <strong>il</strong> suo gruppo redazionale. Il settimanale<br />

trovò favorevole occasione per evidenziare la necessità <strong>di</strong> cambiamento<br />

e <strong>il</strong> bisogno <strong>di</strong> autonomia, in forza del Conc<strong>il</strong>io, durante <strong>il</strong><br />

congresso provinciale delle Acli, al quale <strong>il</strong> settimanale <strong>di</strong>ocesano appositamente<br />

de<strong>di</strong>cò ampio spazio. Nel dare la notizia <strong>di</strong> tale assise, mise<br />

in evidenza gli obiettivi che gli aclisti volevano raggiungere: scelta <strong>di</strong><br />

classe, che significava “essere dalla parte <strong>di</strong> coloro che erano esclusi”,<br />

forza <strong>di</strong> cambiamento delle strutture che esigeva “un’opposizione all’attuale<br />

assetto capitalistico”, autonomia nelle scelte politiche che <strong>com</strong>portava<br />

la fine del collateralismo con la Democrazia Cristiana. Il congresso<br />

provinciale si svolse <strong>il</strong> 5 marzo 1972 sul seguente tema: Le ACLI<br />

movimento <strong>di</strong> ispirazione cristiana per un’alternativa al capitalismo in<br />

nome dell’uomo, e vide la partecipazione <strong>di</strong> molti aclisti della provincia<br />

malgr<strong>ad</strong>o le <strong>di</strong>ffidenze sorte <strong>dopo</strong> la scelta socialista del movimento<br />

108. Mai <strong>com</strong>e in questo momento si era raggiunto un perfetto accordo<br />

tra <strong>il</strong> gruppo redazionale del settimanale e le Acli.<br />

105) Y. CONGAR, Esquisse d’une theologie de l’Actione Catholique, in Cahiers du clergè rural,<br />

1958,351. Citazione presa da G. GUTIERREZ, Teologia,cit., 64.<br />

106) Cfr. G. GÈREST, Nostalgia dell’unità della Chiesa e politica <strong>di</strong> soffocamento d<strong>ei</strong> conflitti<br />

in Conc<strong>il</strong>ium, 11 (1975) 476.<br />

107) Cfr P. MENCACCI, Gli errori moderni confutati nel S<strong>il</strong>labo, Roma, 1985, 154.<br />

108) Cfr. CA.RI., In nome dell’uomo, in A.d.P., 27-2-1972, 1.<br />

80


Le tematiche proposte dagli aclisti agrigentini si collegavano a<br />

quelle sv<strong>il</strong>uppate dalla collettivo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento del Carmine <strong>di</strong> Favara,<br />

particolarmente attento ai problemi sociali 109. Successivamente<br />

anche la stessa città fu coinvolta nelle richieste acliste, tanto che Favara,<br />

insieme a Castrof<strong>il</strong>ippo e a qualche altra parrocchia <strong>di</strong> Agrigento,<br />

<strong>di</strong>ventarono l’epicentro della contestazione negli anni successivi.<br />

La stessa <strong>com</strong>unità parrocchiale chiese e ottenne un confronto col<br />

vescovo su argomenti che riguardavano la vita ecclesiale. Petralia partecipò<br />

all’incontro accogliendo le richieste rivolte dalla <strong>com</strong>unità ecclesiale.<br />

Il collettivo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento della parrocchia pubblicò sul<br />

settimanale <strong>di</strong>ocesano, che gli <strong>di</strong>ede ampio spazio, un documento in cui<br />

proponeva un concetto <strong>di</strong> liberazione concreto a partire dalla lotta contro<br />

le ingiustizie:<br />

«Noi vogliamo solo essere la <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> Gesù Cristo; non abbiamo<br />

altro da realizzare se non Gesù Cristo: e Gesù per noi è liberazione.<br />

Non una liberazione teoretica, astratta, angelista, spiritualista.<br />

No. È liberazione globale dell’uomo. Liberazione da<br />

ogni forma <strong>di</strong> peccato e <strong>di</strong> schiavitù» 110.<br />

A fondamento della richiesta <strong>di</strong> liberazione nuova, espressa dal Collettivo<br />

<strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento ospite nella Chiesa del Carmine <strong>di</strong> Favara,<br />

c’era <strong>il</strong> superamento della vecchia manualistica cristologica ed ecclesiologica<br />

pervenuta fino alle porte del Conc<strong>il</strong>io Vaticano II in cui la liberazione<br />

e la salvezza riguardavano l’in<strong>di</strong>viduo n<strong>ei</strong> suoi rapporti con<br />

Dio, e solo per riflesso coinvolgevano <strong>il</strong> corpo e la società 111. Perché<br />

questo? Perché secondo Congar:<br />

109) Il gruppo del Carmine era animato da don Luigi Sferrazza e non dal parroco Antonio<br />

Sferrazza, che tollerava con qualche <strong>di</strong>fficoltà <strong>il</strong> linguaggio e le iniziative del “collettivo” che peraltro,<br />

non si collegava organicamente con <strong>il</strong> Consiglio Pastorale parrocchiale. I giovani del collettivo si<br />

ponevano in atteggiamento <strong>di</strong> aperto <strong>di</strong>ssenso n<strong>ei</strong> confronti del Consiglio Pastorale che, <strong>com</strong>e in altre<br />

parrocchie, si caratterizzava non <strong>com</strong>e luogo <strong>di</strong> partecipazione ma <strong>com</strong>e una struttura verticistica.<br />

110) COLLETTIVO DEL CARMINE DI FAVARA, A confronto col vescovo, in A.d.P., 2-4-1972.<br />

111) Cfr C. MOLARI, Liberazione, cit., 739.<br />

81


«la Chiesa non aveva davanti a sé un mondo pienamente mondo,<br />

essendo la società or<strong>di</strong>nata a servire ai fini della salvezza eterna,<br />

le cui regole le determinava la Chiesa» 112.<br />

Quando si parlava <strong>di</strong> liberazione ci si riferiva, nella vecchia manualistica,<br />

esclusivamente alla liberazione dell’anima dal peccato da<br />

parte della Chiesa tramite <strong>il</strong> potere sacramentale e gerarchico 113.<br />

Oltre <strong>ad</strong> evidenziare a Petralia <strong>il</strong> proprio concetto <strong>di</strong> liberazione, <strong>il</strong><br />

collettivo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento chiedeva al presule che, in vista delle elezioni<br />

politiche, la Chiesa non appoggiasse nessun can<strong>di</strong>dato e nessun<br />

partito, ma scegliesse a favore d<strong>ei</strong> poveri:<br />

«Una prova <strong>di</strong> libertà ci aspetta: le elezioni politiche. Abbiamo<br />

detto al vescovo che vogliamo essere liberi <strong>di</strong> denunciare <strong>il</strong> male,<br />

liberi da qualsiasi <strong>com</strong>promesso <strong>di</strong> partito ma con una chiara<br />

scelta in favore degli oppressi. E vogliamo anche che da parte<br />

del vescovo ci sia questa testimonianza <strong>di</strong> libertà profetica».<br />

Secondo <strong>il</strong> documento del collettivo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento, <strong>il</strong> vescovo<br />

accolse la richiesta:<br />

«Il vescovo ci ha rassicurati: da parte sua non verrà nessuna in<strong>di</strong>cazione<br />

precisa perché non abbiamo “<strong>il</strong> partito ottimo”. La scelta<br />

partitica deve essere una scelta personale e senza prevenzione» 114.<br />

L’incontro tra <strong>il</strong> Collettivo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento <strong>di</strong> Favara e <strong>il</strong> vescovo<br />

Petralia non deve passare inosservato, perché, malgr<strong>ad</strong>o le <strong>di</strong>fficoltà<br />

che si delineavano, ancora c’era spazio per un leale e sereno confronto,<br />

tale da ri<strong>com</strong>porre una <strong>com</strong>unione ecclesiale, ma questa, data la circostanza<br />

culturale e storica del momento, doveva passare attraverso la li-<br />

82<br />

112) Y. CONGAR, Le conc<strong>il</strong>e au jour le jour, Paris, 1965, 143.<br />

113) C. MOLARI, Liberazione, cit., 79.<br />

114) COLLETTIVO DEL CARMINE DI FAVARA, A confronto, cit., 2.


ertà <strong>di</strong> voto nelle prossime elezioni per <strong>il</strong> rinnovo del Parlamento nazionale.<br />

Per la <strong>com</strong>unità ecclesiale <strong>di</strong> Favara, dunque, la libertà <strong>di</strong> voto<br />

era un punto car<strong>di</strong>ne e irrinunciab<strong>il</strong>e a costo da mettere in <strong>di</strong>scussione<br />

la stessa <strong>com</strong>unione con <strong>il</strong> vescovo.<br />

In con<strong>com</strong>itanza al documento del Collettivo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento <strong>di</strong><br />

Favara L’Amico del Popolo, <strong>di</strong>retto da Di Giovanna, pubblicò una serie<br />

<strong>di</strong> articoli, in prossimità delle elezioni politiche del 1972, in cui, oltre<br />

a non esprimere appoggio n<strong>ei</strong> confronti della Democrazia Cristiana, si<br />

appellava alla coscienza responsab<strong>il</strong>e <strong>di</strong> ogni elettore nell’esprimere <strong>il</strong><br />

voto politico, citando Gau<strong>di</strong>um et spes n. 75. Nell’e<strong>di</strong>toriale, con molta<br />

probab<strong>il</strong>ità scritto da Di Giovanna, si faceva ampio riferimento alla demagogia<br />

d<strong>ei</strong> deputati che non realizzavano i progetti che promettevano<br />

per lo sv<strong>il</strong>uppo delle zone depresse 115.<br />

Anche don Luigi Sferrazza, qualche settimana prima del voto politico,<br />

intervenne invitando gli elettori a non dare ascolto ai politici, che<br />

non avevano saputo mantenere gli impegni assunti e guardavano solo<br />

alla gestione del potere. Anche qui, pur non avendo dato un’in<strong>di</strong>cazione<br />

partitica del voto, l’articolista assumeva una posizione critica n<strong>ei</strong> confronti<br />

del potere politico espresso dalla Democrazia Cristiana 116.<br />

Le elezioni politiche del ’72 segnarono l’avanzata elettorale del<br />

Movimento Sociale Italiano, che raccolse <strong>il</strong> malumore <strong>di</strong>ffuso nell’elettorato<br />

moderato, e che era stata considerata dal settimanale <strong>di</strong>ocesano<br />

nelle previsioni <strong>com</strong>e una sciagura per <strong>il</strong> Paese:<br />

«Sarebbe certamente una grave sciagura per <strong>il</strong> Paese un successo<br />

anche modesto delle destre: questo, da una parte <strong>com</strong>porterebbe<br />

una insopportab<strong>il</strong>e ra<strong>di</strong>calizzazione dello scontro<br />

politico e dall’altra parte favorirebbe tutte le avventure più spregiu<strong>di</strong>cate<br />

giocate sulle nostre teste e sulle nostre deboli istituzioni<br />

repubblicane» 117.<br />

115) Cfr. Quelli che stanno sopra nascono dai nostri <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni, in A.d.P., 16-4-1972, 1.<br />

116) Cfr. L.S., Responsab<strong>il</strong>ità e democrazia, in A.d.P., 7-5-1972, 1.<br />

117) G.G., Elezioni del coraggio, in A.d.P , 7-5-1972.<br />

83


Non in<strong>di</strong>cava apertamene agli elettori <strong>di</strong> votare a favore delle sinistre<br />

per un semplice tatticismo:<br />

«Fughe troppo avanti a sinistra non sono certo percorrib<strong>il</strong>i in questo<br />

momento: potrebbero <strong>di</strong>ventare deleterie e, se ra<strong>di</strong>calizzate,<br />

costituire <strong>di</strong> fatto un pericolo <strong>di</strong> arretramento per tutto <strong>il</strong> movimento<br />

popolare» 118.<br />

Era <strong>il</strong> massimo che poteva esprimere <strong>il</strong> gruppo redazionale del settimanale<br />

<strong>di</strong>ocesano, <strong>di</strong>retto da Di Giovanna, nella consultazione elettorale<br />

del 1972 119, anche se la pubblicazione dell’articolo <strong>di</strong> Rossi, preso<br />

dalla rivista Settimana del clero, e l’intervista all’abate dom Franzoni<br />

furono un invito a sostenere i partiti <strong>di</strong> sinistra e a riba<strong>di</strong>re la pluralità<br />

<strong>di</strong> voto per i cattolici.<br />

L’articolo <strong>di</strong> Leandro Rossi rifiutava qualsiasi forma <strong>di</strong> “neutralismo<br />

politico” e <strong>di</strong> qualunquismo da parte del cristiano, per un verso, e<br />

affermava la pre<strong>di</strong>lezione per gli sfruttati, per altro verso.<br />

Tuttavia l’aspetto più r<strong>il</strong>evante dell’articolo <strong>di</strong> Leandro Rossi, apparso<br />

volutamente sul settimanale <strong>di</strong>ocesano, era <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto al pluralismo<br />

nelle scelte politiche che trovava, secondo Rossi, fondamento nella<br />

stessa Octogesima <strong>ad</strong>veniens (n. 25 e n. 50) <strong>di</strong> Paolo VI e nel <strong>di</strong>scorso<br />

dello stesso pontefice pubblicato da L’Osservatore Romano <strong>il</strong> 9 apr<strong>il</strong>e<br />

1972. A proposito scriveva Rossi:<br />

84<br />

«Tale pluralismo politico anche per <strong>il</strong> cattolico non è negato dalla<br />

situazione italiana, anche ammesso che la conclamata unità d<strong>ei</strong><br />

cattolici nostrani fosse legittima, perché sarebbe relativa a una<br />

118) L.c.<br />

119) In occasione delle elezioni politiche del 1972 in Sic<strong>il</strong>ia <strong>ad</strong> Agrigento si consumò <strong>il</strong> fallimento<br />

dell’esperienza <strong>di</strong>sastrosa dell’MPL (Movimento Politico d<strong>ei</strong> Lavoratori) originata dalla scelta<br />

socialista delle Acli <strong>di</strong> Livio Labor. Ad Agrigento un nucleo vivace <strong>di</strong> giovanissimi aclisti sv<strong>il</strong>uppò<br />

rapporti <strong>di</strong> collaborazione e <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> iniziative con i gruppi delle <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base. Il movimento<br />

politico si sv<strong>il</strong>uppò in modo particolare oltre che <strong>ad</strong> Agrigento e Favara, anche a Canicattì,<br />

Sciacca, Castrof<strong>il</strong>ippo. L’MPL non fece storia, ma i gruppi <strong>di</strong> base, <strong>dopo</strong> l’esperienza politica negativa<br />

del ‘72 ripresero con maggiore forza e luci<strong>di</strong>tà la propria esperienza.


situazione eccezionale, per cui non potrebbe costituire la norma.<br />

Va ritenuto essenziale <strong>il</strong> pluralismo in politica, la quale è appunto<br />

<strong>il</strong> luogo specifico delle varie opzioni» 120.<br />

L’enciclica <strong>di</strong> Paolo VI Octogesima <strong>ad</strong>veniens fu motivo <strong>di</strong> ampi<br />

<strong>di</strong>battiti all’interno del mondo cattolico perché, pur rifiutando nel suo<br />

insieme le dottrine materialistiche e atee, aveva invitato <strong>ad</strong> una lettura<br />

più serena del socialismo facendo <strong>di</strong>scernimento tra le varie forme presenti<br />

n<strong>ei</strong> continenti poiché:<br />

«riconosceva in<strong>di</strong>rettamente che non tutte le forme <strong>di</strong> socialismo<br />

derivavano le loro aspirazioni da ideologie inconc<strong>il</strong>iab<strong>il</strong>i con la<br />

fede» 121.<br />

Tale enciclica era <strong>di</strong>venuta un valido punto <strong>di</strong> riferimento da parte<br />

<strong>di</strong> quel clero popolare e battagliero, che, in essa, vedeva legittimato <strong>il</strong><br />

pluralismo <strong>di</strong> scelta a favore <strong>di</strong> altri partiti, che lottavano contro <strong>il</strong> monopolio<br />

delle gran<strong>di</strong> industrie mon<strong>di</strong>ali. Pertanto a livello politico questi<br />

preti avvertivano la novità del documento pontificio.<br />

Un’altra figura che incise parecchio nella realtà ecclesiale agrigentina<br />

fu certamente dom Giovanni Franzoni che spesso tenne in provincia<br />

conferenze alle quali partecipavano prevalentemente giovani <strong>di</strong> Azione<br />

Cattolica ed esponenti della sinistra. Il settimanale <strong>di</strong>ocesano fino al 1974<br />

pubblicò ampi servizi sulle lotte politiche condotte dall’abate Franzoni.<br />

Uno d<strong>ei</strong> primi articoli lo troviamo n<strong>ei</strong> primi <strong>di</strong> luglio del 1972, subito<br />

<strong>dopo</strong> le elezioni politiche che videro un’avanzata della destra, <strong>com</strong>e era<br />

stato previsto, e un arretramento della Democrazia Cristiana che <strong>com</strong>unque<br />

rimaneva <strong>il</strong> partito centrale per la formazione d<strong>ei</strong> governi.<br />

Dom Franzoni, nell’intervista r<strong>il</strong>asciata all’Agenzia SIS, e ripresa<br />

dal settimanale <strong>di</strong>ocesano, in<strong>di</strong>cava la scelta della lotta <strong>di</strong> classe a favore<br />

d<strong>ei</strong> poveri sfruttati, <strong>com</strong>e scelta motivata teologicamente:<br />

120) L. ROSSI, Il vangelo esige l’impegno politico, in A.d.P., 25-6-1972, 5.<br />

121) B. HARING, Liberi e fedeli in Cristo, voll. 3, Alba, 1982, 338.<br />

85


«Da tempo i poveri si sono organizzati per non essere più poveri.<br />

Riconosciamo dunque che i lavoratori si sono organizzati in classe<br />

e lottano per non essere sfruttati. Ecco: la nostra <strong>com</strong>unità, <strong>com</strong>e<br />

scelta teologica, ha scelto <strong>di</strong> essere con la classe operaia» 122.<br />

In ambito ecclesiale agrigentino, i settori più avanzati, influenzati<br />

anche dal pensiero <strong>di</strong> dom Franzoni, scelsero la lotta <strong>di</strong> classe per riven<strong>di</strong>care<br />

i <strong>di</strong>ritti degli sfruttati, d<strong>ei</strong> poveri e degli emarginati, senza ricorrere<br />

tuttavia all’o<strong>di</strong>o della vendetta, quanto meno a partire dal 1973,<br />

<strong>com</strong>e si legge nel numero 1della rivista annuale Dai margini, e<strong>di</strong>to dalla<br />

Comunità cristiana <strong>di</strong> base <strong>di</strong> Favara 123:<br />

«La Chiesa sarà sempre più una nella misura in cui si impegnerà<br />

<strong>ad</strong> abolire le classi per la liberazione degli emarginati e degli<br />

sfruttati. L’accettazione del fatto della lotta <strong>di</strong> classe non sarà una<br />

scelta <strong>di</strong>scriminatoria che vuole l’o<strong>di</strong>o <strong>di</strong> una categoria <strong>di</strong> uomini,<br />

ma la scelta della via che ci permette <strong>di</strong> realizzare le con<strong>di</strong>zioni<br />

essenziali per una vera fraternità universale» 124.<br />

Dobbiamo r<strong>il</strong>evare che <strong>il</strong> modello <strong>di</strong> lotta <strong>di</strong> classe era un fatto <strong>com</strong>pletamente<br />

nuovo nella vita della Chiesa, e non corrispondeva al pensiero<br />

cristiano impegnato nel sociale. L’insegnamento della Chiesa, pur<br />

122) F. MINORI, Mentendo <strong>di</strong>ranno <strong>di</strong> voi ogni male, in A.d.P, 2-7-1972, 1.<br />

123) Alcuni mesi prima (ottobre 1972) della pubblicazione del nuovo Piano Pastorale (primavera<br />

1973) con la costituzione della nuova parrocchia nella periferia informe <strong>di</strong> nord/est. Antonio<br />

Morreale, nominato parroco della nuova parrocchia, povera, senza Chiesa, con locali degr<strong>ad</strong>ati a<strong>di</strong>biti<br />

a scuola materna, aveva chiesto a Luigi Sferrazza, formalmente vice-parroco del Carmine ed in forze<br />

all’Ufficio Catechistico Diocesano, <strong>di</strong> accettare la sfida <strong>di</strong> una esperienza <strong>di</strong> base in un quartiere<br />

emarginato e <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e <strong>di</strong> Favara, assumendosi, nel contempo la responsab<strong>il</strong>ità della gestione della<br />

amministrazione della parrocchia. In questa nuova esperienza fu coinvolto una parte considerevole<br />

del gruppo giovan<strong>il</strong>e del Carmine. Nella Comunità <strong>di</strong> via Agrigento la celebrazione settimanale della<br />

eucaristia <strong>di</strong>ventò un appuntamento frequentato sempre più non solo dalla gente del quartiere, ma<br />

anche da molte persone, specialmente giovani, che venivano da tutte le parti <strong>di</strong> Favara e spesso da<br />

<strong>di</strong>versi <strong>com</strong>uni della provincia. La prassi <strong>di</strong> vita della <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> Favara, le riflessioni, i documenti<br />

esprimono lo sforzo <strong>di</strong> chi si confronta con la religiosità tra<strong>di</strong>zionale ma per superarla.<br />

124) L’argomento sarà ripreso in Scelta 30 – 3- 1975.<br />

86


sottolineando la necessità <strong>di</strong> migliorare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita delle classi<br />

povere e subalterne, non metteva in <strong>di</strong>scussione <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto alla proprietà<br />

privata. Era sull’uso <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>ritto che l’insegnamento poneva particolare<br />

attenzione, che non doveva essere arbitrario, a proprio piacere<br />

del proprietario, ma che doveva avere una funzione sociale, cioè a beneficio<br />

<strong>di</strong> tutti.<br />

La quasi contemporanea pubblicazione del documento dell’episcopato<br />

francese Per una pratica cristiana della politica fu accolta con<br />

entusiasmo dal settimanale <strong>di</strong>ocesano, poiché affermava quanto alcuni<br />

settori ecclesiali agrigentini da almeno due anni sostenevano: unità nella<br />

fede e pluralismo nelle scelte politiche, cioè nelle cose opinab<strong>il</strong>i, <strong>com</strong>e<br />

anche Petralia, pur in linea <strong>di</strong> principio, sosteneva.<br />

Il settimanale, <strong>com</strong>mentando <strong>il</strong> documento d<strong>ei</strong> vescovi d’oltralpe,<br />

affermava:<br />

«Nel documento <strong>il</strong> pluralismo delle opinioni politiche – quali<br />

esse siano - d<strong>ei</strong> cristiani è praticamente non solo ineluttab<strong>il</strong>e, ma<br />

necessario (…) Il documento definisce <strong>com</strong>e un dovere della<br />

Chiesa condurre i credenti a superare, in nome della fede <strong>com</strong>une,<br />

le loro <strong>di</strong>vergenze politiche, anche se tale sforzo può non essere<br />

coronato imme<strong>di</strong>atamente da successo» 125.<br />

Dopo aver sottolineato <strong>il</strong> pluralismo politico presente nel documento<br />

d<strong>ei</strong> vescovi, <strong>il</strong> settimanale riteneva che la scelta politica non era<br />

legata alla sola fede ma anche a fattori contingenti:<br />

«La scelta politica, si osserva, almeno se si superano le apparenze,<br />

non è abitualmente determinata dalla fede, ma anteriormente<br />

da fattori <strong>di</strong> origini <strong>di</strong>verse in cui le vicende personali, le<br />

influenze d’ogni sorta e la solidarietà, specie <strong>di</strong> classe, hanno una<br />

grande importanza» 126.<br />

125) Pluralismo delle scelte politiche, in A.d.P., 19-11-1972, 1.<br />

126) L.c<br />

87


Complessivamente l’episcopato francese aveva scelto l’impostazione<br />

d<strong>ei</strong> due piani <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> Maritain espressa negli anni trenta, e che<br />

aveva trovato accoglienza anche nella Gau<strong>di</strong>um et spes. La <strong>di</strong>stinzione<br />

d<strong>ei</strong> piani, proprio a partire dal 1972, <strong>di</strong>venterà <strong>il</strong> cavallo <strong>di</strong> battaglia d<strong>ei</strong><br />

più avanzati movimenti <strong>di</strong> apostolato laico in America latina, che chiederanno<br />

alla Chiesa <strong>di</strong> intervenire nel temporale solo attraverso la formazione<br />

della coscienza e non istituzionalmente, non attraverso un partito<br />

politico che la rappresentasse 127.<br />

Il movimento Cristiani per <strong>il</strong> socialismo, che proprio a partire dal<br />

1972 si <strong>di</strong>ffonderà in America latina e in Europa, citerà continuamente<br />

nelle proprie pubblicazioni la posizione dell’episcopato francese, che<br />

era accolta anche da teologi <strong>com</strong>e Y. Congar, A. Chavasse, G. Ph<strong>il</strong>ips<br />

e K. Rahner 128.<br />

Anche don Helder Camara <strong>di</strong>ventò una figura <strong>di</strong> riferimento e un<br />

modello <strong>di</strong> vita sacerdotale per molti sacerdoti e laici impegnati nella<br />

vita ecclesiale. Il settimanale <strong>di</strong>ocesano riportò un’intervista r<strong>il</strong>asciata<br />

a Giovanni Fallani per un giornale non menzionato, in cui <strong>il</strong> vescovo<br />

bras<strong>il</strong>iano parlava <strong>di</strong> sfruttamento, miseria e povertà d<strong>ei</strong> popoli dell’America<br />

latina a causa della ricchezza sfrenata d<strong>ei</strong> popoli sv<strong>il</strong>uppati 129.<br />

Se <strong>il</strong> gruppo redazionale del settimanale <strong>di</strong>ocesano sosteneva la necessità<br />

<strong>di</strong> un pluralismo politico, ciò era dovuto al rapporto sofferto con<br />

la Democrazia Cristiana, riscontrab<strong>il</strong>e anche in altre <strong>di</strong>ocesi d’Italia,<br />

<strong>com</strong>e si evince dal convegno <strong>di</strong> Gazz<strong>ad</strong>a, al quale parteciparono un centinaio<br />

tra <strong>di</strong>rettori e redattori d<strong>ei</strong> settimanali <strong>di</strong>ocesani. In quella circostanza,<br />

per la prima volta, i settimanali <strong>di</strong>ocesani sottoscrissero una<br />

‘carta d’identità’ del rapporto tra settimanale <strong>di</strong>ocesano e impegno politico.<br />

Dalle notizie in nostro possesso non sappiamo se <strong>il</strong> <strong>di</strong>rettore de<br />

L’amico del Popolo, Di Giovanna, partecipò all’incontro <strong>di</strong> Gazz<strong>ad</strong>a.<br />

Tuttavia a suo <strong>di</strong>re, ma è da verificare, i <strong>di</strong>rettori sancirono la fine del<br />

127) Cfr. G.GUTIERREZ, Teologia della liberazione, Brescia, 1981, 65. Y. CONGAR, Sacerdozio<br />

e laicato, Brescia, 1975, cit. presa da G. GUTIERREZ, Teologia, cit., 63 nota 13.<br />

128) Cfr. GUTIERREZ, Teologia, cit, 65.<br />

129) Cfr. L’o<strong>di</strong>o e l’ingiustizia non avranno l’ultima parola, in A.d.P., 19-11-1972,1.<br />

88


collateralismo in forza della scelta religiosa sancita dal Conc<strong>il</strong>io, fine<br />

che fu benevolmente salutata dallo stesso Di Giovanna:<br />

«Se si pensasse che a Gazz<strong>ad</strong>a i <strong>di</strong>rettori e i redattori d<strong>ei</strong> settimanali<br />

si sono riuniti per stab<strong>il</strong>ire collateralismi con partiti o correnti<br />

<strong>di</strong> partito si sbaglierebbe <strong>di</strong> grosso. Non è questo <strong>il</strong> livello<br />

che <strong>com</strong>pete alla stampa <strong>di</strong>ocesana che ne è l’espressione» 130.<br />

Forte delle conclusioni <strong>di</strong> Gazz<strong>ad</strong>a, <strong>il</strong> settimanale <strong>di</strong>ocesano<br />

n<strong>ei</strong> suoi articoli propugnava un nuovo corso politico per i credenti,<br />

e auspicava che la stessa libertà <strong>di</strong> scelta, verso cui si avviavano i<br />

settimanali <strong>di</strong>ocesani, venisse accolta favorevolmente anche in<br />

Agrigento.<br />

N<strong>ei</strong> primi <strong>di</strong> gennaio 1974 i gruppi <strong>di</strong> base ecclesiale presenti in<br />

<strong>di</strong>ocesi in alcune parrocchie si <strong>di</strong>edero convegno a Favara 131. Durante<br />

tale incontro emerse la necessità <strong>di</strong> vivere la fede nella <strong>di</strong>mensione sociale<br />

per la liberazione degli sfruttati:<br />

«I gruppi partono dalla chiara constatazione <strong>di</strong> una realtà <strong>di</strong> sfruttamento,<br />

<strong>di</strong> violenza mafiosa, speculazione e clientelismi, spinti<br />

da una r<strong>il</strong>ettura del vangelo nelle sue istanze <strong>di</strong> liberazione integrale<br />

nella tensione <strong>di</strong> vivere in modo nuovo la fede, particolarmente<br />

nella prassi evangelica e all’interno d<strong>ei</strong> movimenti storici<br />

<strong>di</strong> liberazione delle masse popolari. Metodologicamente i gruppi<br />

intendono seguire la via del pluralismo democratico» 132.<br />

130) Per una fisionomia politica del nostro giornale, in A.d.P., 1-7-1973,1.<br />

131) Il convegno delle <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base dell’agrigentino, organizzato dalla <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base <strong>di</strong><br />

via Agrigento a Favara <strong>il</strong> 3 e 4 gennaio 1974 vide la partecipazione anche della <strong>com</strong>unità giovan<strong>il</strong>e<br />

del Carmine, del gruppo giovan<strong>il</strong>e dell’Itria, sempre <strong>di</strong> Favara, della <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base <strong>di</strong><br />

Castrof<strong>il</strong>ippo, animata da Damiano Zambito, della <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base del quartiere San Giuseppe, della<br />

<strong>com</strong>unità <strong>di</strong> via nuova Favara e del gruppo <strong>di</strong> base <strong>di</strong> via Dante <strong>di</strong> Agrigento.<br />

132) L. RUOPPOLO, Una provocazione che fa riflettere, in A.d.P., 20-1-1974,1 I gruppi <strong>di</strong> base<br />

dal punto <strong>di</strong> vista teologico si rifacevano alla teologia della liberazione in cui c’era una relazione con<br />

la prassi per la costruzione del regno <strong>di</strong> Dio, cfr. J.B. LIBANIO, La Teologia della liberazione<br />

nell’America latina, in Rassegna <strong>di</strong> Teologia, 5 (1998) 645-681.<br />

89


Dal convegno venne anche una spinta per la <strong>com</strong>prensione del<br />

ruolo della <strong>com</strong>unità ecclesiale in riferimento alla liberazione degli<br />

sfruttati, e pertanto essa doveva:<br />

«riscoprire <strong>il</strong> messaggio evangelico, recuperando la sua carica rivoluzionaria,<br />

togliendolo dalle mani <strong>di</strong> coloro che se ne sono serviti<br />

per opprimere e sfruttare gli altri, presentare <strong>il</strong> messaggio<br />

nella sua nu<strong>di</strong>tà al popolo, affinché lo sappia accogliere e tr<strong>ad</strong>urre<br />

storicamente, cioè uscendo dal suo stato <strong>di</strong> oppressione» 133.<br />

Quale scelta politica i gruppi <strong>di</strong> base propugnavano?<br />

«Le scelte politiche espresse dai gruppi sono nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />

una scelta d<strong>ei</strong> poveri, una scelta che non <strong>com</strong>porta l’o<strong>di</strong>o per<br />

l’uomo ricco (<strong>il</strong> quale non è certo neanche lui in una situazione<br />

<strong>di</strong> liberazione) ma per la ricchezza <strong>di</strong> pochi dovuta <strong>ad</strong> un sistema<br />

politico sbagliato che dà <strong>ad</strong> alcuni la libertà <strong>di</strong> ingrassarsi e <strong>ad</strong><br />

altri <strong>di</strong> morire <strong>di</strong> fame» 134.<br />

Evento <strong>di</strong> r<strong>il</strong>ievo del 1974 fu certamente <strong>il</strong> referendum sul <strong>di</strong>vorzio<br />

che <strong>di</strong>vise e segnò profondamente gli italiani e i partiti che facevano<br />

parte della maggioranza <strong>di</strong> governo. Quasi trent’anni <strong>dopo</strong> <strong>il</strong> referendum<br />

sulla monarchia, dunque un altro referendum segnò la vita del Paese,<br />

con uno scenario sociale, culturale e politico <strong>com</strong>pletamente <strong>di</strong>verso.<br />

Il referendum sul <strong>di</strong>vorzio fece emergere <strong>il</strong> nuovo clima culturale<br />

secolarizzato in Italia, che era passata da una cultura prevalentemente<br />

rurale, in cui si conservavano gelosamente determinati valori, <strong>com</strong>e l’unità<br />

della famiglia, <strong>ad</strong> una cultura industriale e urbana.<br />

I processi <strong>di</strong> secolarizzazione della società influirono anche nell’ambiente<br />

ecclesiale che non era più omogeneo e <strong>com</strong>patto <strong>com</strong>e qualche<br />

decennio prima, a tal punto che sul referendum in questione si pre-<br />

90<br />

133) L.c.<br />

134) L.c.


sentò <strong>di</strong>viso e influì sull’esito. Le <strong>di</strong>visioni che si registrarono a livello<br />

nazionale si presentarono anche nella <strong>di</strong>ocesi agrigentina. Lo stesso <strong>di</strong>rettore<br />

Di Giovanna che negli anni precedenti, soprattutto quando i socialisti<br />

e i liberali, tramite l’on. Fortuna, raccoglievano consensi per<br />

portare in Parlamento <strong>il</strong> <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> legge a favore del <strong>di</strong>vorzio, si era<br />

<strong>di</strong>mostrato pala<strong>di</strong>no dell’unità del matrimonio e della famiglia, a partire<br />

dal gennaio 1974 assunse una posizione <strong>com</strong>pletamente <strong>di</strong>versa. Infatti,<br />

sul giornale <strong>di</strong>ocesano pubblicò l’articolo <strong>di</strong> Enzo Mulè, <strong>il</strong> quale,<br />

pur essendo apparentemente equ<strong>il</strong>ibrato, <strong>di</strong> fatto invitava gli elettori a<br />

scegliere a favore del <strong>di</strong>vorzio 135. Egli, pur pubblicando n<strong>ei</strong> mesi successivi<br />

gli interventi <strong>di</strong> Petralia, cercò <strong>di</strong> limitarne l’incidenza tra i lettori.<br />

Petralia in un suo articolo, <strong>dopo</strong> aver attribuito la responsab<strong>il</strong>ità<br />

del referendum alla Lega Italiana Divorzio, che aveva riproposto i vecchi<br />

steccati del <strong>dopo</strong>guerra, si appellava al Concordato per riven<strong>di</strong>care<br />

<strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto della Chiesa <strong>di</strong> esprimere pubblicamente le proprie posizioni<br />

in qualsiasi ambito della vita sociale. Il <strong>di</strong>rettore Di Giovanna, <strong>com</strong>mentando<br />

l’intervento del vescovo, invitava i cattolici e tutti i lettori a<br />

non assumere atteggiamenti da crociata, ma tale invito fu considerato<br />

<strong>com</strong>e una s<strong>il</strong>enziosa ritirata opposta alla posizione del vescovo Petralia,<br />

che era l’e<strong>di</strong>tore del settimanale.<br />

Di Giovanna, consapevole <strong>di</strong> non poter apertamente sostenere una<br />

scelta a favore del <strong>di</strong>vorzio dalle colonne del settimanale, scelse, col<br />

suo gruppo redazionale, l’appello alla coscienza degli elettori, prima<br />

con un ampio servizio <strong>di</strong> Felice Viscosi che raccolse una serie <strong>di</strong> testimonianze<br />

autorevoli che <strong>di</strong>nanzi al problema del referendum si appellavano<br />

alla libertà <strong>di</strong> coscienza, cosa che non facevano i sostenitori<br />

della Lega Italiana Divorzio 136, e <strong>dopo</strong> con un suo <strong>di</strong>retto intervento<br />

in cui riba<strong>di</strong>va:<br />

«Ogni demiurga esterna è manipolazione. Quando non si lascia<br />

maturare quel ‘nucleo più segreto’ dell’uomo, quando si con<strong>di</strong>-<br />

135) Cfr. E. MULÈ, Prova <strong>di</strong> democrazia non confronto <strong>di</strong> forze, in A.d.P., 27-1-1974, 1.<br />

136) Cfr. F. VISCOSI, Viaggio attraverso la coscienza, in A.d.P., 31-3-1974, 4.<br />

91


ziona nella sua decisione quel ‘sacrario’con la scusa o con la pretesa<br />

<strong>di</strong> <strong>il</strong>luminarlo, quando si nega l’accre<strong>di</strong>tamento della sua autonomia<br />

persino nel campo dell’opinab<strong>il</strong>e in quel momento,<br />

anche se ipocritamente si fa ‘appello alla coscienza’, si attenta<br />

all’uomo» 137.<br />

Infine pubblicò <strong>il</strong> documento congiunto della <strong>com</strong>unità cristiana del<br />

quartiere via Agrigento <strong>di</strong> Favara, della <strong>com</strong>unità giovan<strong>il</strong>e del Carmine<br />

<strong>di</strong> Favara, della <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base d<strong>ei</strong> quartiere San Giuseppe <strong>di</strong> Agrigento<br />

e del gruppo <strong>di</strong> base via Dante sempre <strong>di</strong> Agrigento in cui esse si<br />

<strong>di</strong>chiaravano apertamente a favore del <strong>di</strong>vorzio e s’impegnavano:<br />

«a <strong>di</strong>fendere <strong>il</strong> senso democratico e progressista <strong>di</strong> una legge<br />

(quella Fortuna-Baslini) che, mentre afferma la piena laicità dello<br />

Stato, dà <strong>ad</strong> ognuno, almeno sul piano giuri<strong>di</strong>co, la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong><br />

scelte libere e responsab<strong>il</strong>i» 138.<br />

Petralia n<strong>ei</strong> confronti <strong>di</strong> tale documento rispose con l’articolo Deviazioni<br />

in cui evidenziò gli errori dottrinali sulla natura in<strong>di</strong>ssolub<strong>il</strong>e<br />

del matrimonio considerato sul piano sacramentale e sul piano della<br />

legge naturale:<br />

92<br />

«Il matrimonio è <strong>di</strong> sua natura in<strong>di</strong>ssolub<strong>il</strong>e non soltanto <strong>com</strong>e<br />

sacramento, ma anche <strong>com</strong>e istituto naturale. Esprimersi a favore<br />

del mantenimento del <strong>di</strong>vorzio “sostenendo che l’unità fam<strong>il</strong>iare<br />

deve essere fondata sull’amore reciproco e responsab<strong>il</strong>e e non<br />

può essere mantenuta sulla base <strong>di</strong> una convivenza forzata” e<br />

ancor più esplicitamente, “che la proposta evangelica dell’amore<br />

non possa esser fatta coincidere con l’istituto giuri<strong>di</strong>co dell’in<strong>di</strong>ssolub<strong>il</strong>ità”<br />

è negazione <strong>di</strong> una verità chiaramente rivelata da<br />

Cristo e riaffermata, a nome <strong>di</strong> Cristo, da san Paolo (cfr Mt.19,3-<br />

137) ADIGI, L’appello alla coscienza, in A.d.P., 31-3-1974,1.<br />

138) Il documento firmato dalle citate <strong>com</strong>unità si trova in A.d.P., 7-4-1974, 4.


9; Mc. 10,2-10; Lc.16,18; 1Cor.7,10-11). Cristo si appella <strong>ad</strong> un<br />

<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong>vino originario e lo ratifica con la sua autorità <strong>di</strong> legislatore<br />

della Legge Nuova. San Paolo è, a sua volta, perentorio:<br />

“quando alle persone sposate, or<strong>di</strong>no, non io ma <strong>il</strong> Signore, che<br />

la moglie non si separi da marito. Che se già si è separata, non<br />

riprenda marito ovvero si riconc<strong>il</strong>ii col suo sposo. E che <strong>il</strong> marito<br />

non ripu<strong>di</strong>i la moglie”.<br />

Si tratta quin<strong>di</strong> – scriveva Petralia – <strong>di</strong> istituzione <strong>di</strong>vina: “Or<strong>di</strong>no,<br />

non io, ma <strong>il</strong> Signore”, non già <strong>di</strong> un mero or<strong>di</strong>namento giuri<strong>di</strong>co.<br />

Dobbiamo affermare con amarezza che, se d<strong>ei</strong> sacerdoti hanno<br />

avallato le proposizioni citate (ve<strong>di</strong> “La Sic<strong>il</strong>ia” 31 marzo 1974)<br />

essi hanno almeno ingenerato delle gravi confusioni in materia<br />

<strong>di</strong> fede». 139<br />

A <strong>di</strong>fferenza del <strong>di</strong>rettore Di Giovanna e delle <strong>com</strong>unità sopra<br />

elencate, per Petralia <strong>il</strong> matrimonio non era un argomento opinab<strong>il</strong>e<br />

per <strong>il</strong> quale la coscienza libera del cattolico poteva liberamente decidere,<br />

ma un argomento che riguardava la dottrina della fede cristiana<br />

in quanto tale.<br />

La <strong>com</strong>unità cristiana <strong>di</strong> base <strong>di</strong> via Agrigento <strong>di</strong> Favara rispose all’articolo<br />

<strong>di</strong> Petralia, Deviazioni, con l’intento <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re meglio<br />

la riflessione sul matrimonio e <strong>di</strong>vorzio, precisando, fin dalle prime battute<br />

che, in questa riflessione, i due sacerdoti Morreale e Sferrazza non<br />

erano coinvolti per non infrangere le <strong>di</strong>rettive del vescovo, che formalmente<br />

– essa <strong>di</strong>ceva – li aveva invitati a tacere sulla questione del<br />

<strong>di</strong>vorzio 140.<br />

Dopo aver evidenziato che, in forza del Decreto conc<strong>il</strong>iare sull’apostolato<br />

d<strong>ei</strong> laici n. 3, era <strong>com</strong>pito d<strong>ei</strong> laici assumersi delle responsab<strong>il</strong>ità,<br />

la <strong>com</strong>unità cristiana precisava quanto aveva <strong>com</strong>mentato<br />

Petralia riportando alcune espressioni particolari d<strong>ei</strong> cattolici del<br />

<strong>di</strong>ssenso:<br />

139) G. PETRALIA, Deviazioni, in A.d.P., 7-4-1974, 1.<br />

140) A me sembra, leggendo <strong>il</strong> documento, che, invece, sia stato scritto proprio dai sacerdoti.<br />

93


94<br />

«Non ci sembra <strong>di</strong> essere equivoci e <strong>di</strong> fare affermazioni in<strong>com</strong>patib<strong>il</strong>i<br />

con le nostre scelte cristiane quando affermiamo che “una<br />

unità fam<strong>il</strong>iare, che deve essere fondata sull’amore reciproco e<br />

responsab<strong>il</strong>e, non può essere mantenuta sulla base <strong>di</strong> una convivenza<br />

legale e forzata e quin<strong>di</strong> su una unità soltanto formale e<br />

ipocrita”.<br />

Pensiamo, infatti, che la proposta evangelica dell’in<strong>di</strong>ssolub<strong>il</strong>ità<br />

va molto al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> un legalismo <strong>di</strong> tipo farisaico per <strong>di</strong>ventare<br />

un gesto profetico che annuncia <strong>il</strong> “nuovo regno”. Del resto pensiamo<br />

che <strong>il</strong> messaggio <strong>di</strong> Gesù sul sacramento trova <strong>il</strong> suo fondamento<br />

nel precetto dell’amore <strong>di</strong> Dio e del prossimo (Mt. 22,<br />

36-40); e nessuno mai si è sognato <strong>di</strong> imporre tale precetto con<br />

norme legali.<br />

Quando poi <strong>di</strong>ciamo che “la proposta evangelica dell’amore non<br />

possa essere fatta coincidere con l’istituto giuri<strong>di</strong>co dell’in<strong>di</strong>ssolub<strong>il</strong>ità”<br />

inten<strong>di</strong>amo affermare <strong>il</strong> primato della fede sulla legge<br />

(Rom. Capitoli 4 e 5).<br />

Le prescrizioni legali riguardanti <strong>il</strong> matrimonio non possono, per<br />

quanto perfette, essere espressione del progetto primor<strong>di</strong>ale <strong>di</strong><br />

Dio circa l’unione dell’uomo e della donna.<br />

Ora, in un ambiente socio – religioso in cui si è battezzati senza<br />

decisione personale e ci si sposa “davanti a Dio e alla Chiesa”<br />

non per decisione <strong>di</strong> fede ma per solo “andazzo sociale”, dove è<br />

la fede? La legge, per esempio, definisce un matrimonio legalmente<br />

valido, e quin<strong>di</strong> anche sacramento se è “rato e consumato”.<br />

Ma cosa significa “consumato”?<br />

Significa forse “prima unione sessuale d<strong>ei</strong> coniugi»?<br />

A noi sembra piuttosto che a fare esistere <strong>il</strong> matrimonio <strong>com</strong>e definitiva<br />

con<strong>di</strong>zione cristiana <strong>di</strong> vita non è una singola deliberazione<br />

localizzab<strong>il</strong>e in un particolare momento; ma è una vicenda<br />

molto più <strong>com</strong>plessa e attraverso la quale viene progressivamente<br />

maturando una piena e perfetta decisione (una decisione “consumata“)<br />

<strong>di</strong> vivere nel matrimonio <strong>com</strong>e propria vocazione alla<br />

carità…<br />

La consumazione del matrimonio è piuttosto <strong>il</strong> punto <strong>di</strong> arrivo <strong>di</strong>


un breve periodo <strong>di</strong> convivenza nel corso del quale la decisione<br />

matrimoniale è andata crescendo via via che si faceva pieno e significativo<br />

quell’accordo sessuale in cui essa doveva, per così<br />

<strong>di</strong>re, verificarsi» 141.<br />

Preoccupata <strong>di</strong> un vantaggio elettorale della destra sull’esito referendario,<br />

la <strong>com</strong>unità cristiana <strong>di</strong> base r<strong>il</strong>evava:<br />

«Facciamo notare, inoltre, <strong>com</strong>e al <strong>com</strong>unicato stampa d<strong>ei</strong> gruppi<br />

<strong>di</strong> base si è pervenuti <strong>dopo</strong> un’analisi della situazione politica generale<br />

in cui abbiamo constatato che <strong>il</strong> referendum è oggi un’arma<br />

<strong>di</strong> ricatto nelle mani della destra, puntata contro gli interessi delle<br />

massi popolari. Per cui non possiamo limitarci <strong>ad</strong> affrontare <strong>il</strong> <strong>di</strong>scorso<br />

esclusivamente in termini religiosi (su cui del resto c’è<br />

molto da chiarire – <strong>com</strong>e abbiamo visto); ma è necessario porci<br />

in una prospettiva più vasta <strong>di</strong> valutazione politica che del resto,<br />

<strong>com</strong>e cristiani, non siamo i primi a fare (cfr Comunicato del Consiglio<br />

Pastorale <strong>di</strong> Ivrea e <strong>di</strong>chiarazioni del Vescovo <strong>di</strong> Crotone).<br />

Pertanto siamo convinti che quando le autorità ecclesiastiche vogliono<br />

imporre alla coscienza del cristiano un atteggiamento anti<strong>di</strong>vorzista<br />

appellandosi esclusivamente a motivi <strong>di</strong> fede, anche<br />

inconsapevolmente fanno <strong>il</strong> gioco <strong>di</strong> chi vuole strumentalizzare<br />

una scelta <strong>di</strong> fede per loschi fini politici» 142.<br />

Alla vig<strong>il</strong>ia della consultazione referendaria i Cattolici Democratici<br />

della Diocesi <strong>di</strong> Agrigento pubblicarono un giornale <strong>di</strong> quattro pagine,<br />

Per non avere rimossi, in cui venivano riportati ampi servizi a favore<br />

del <strong>di</strong>vorzio 143. Tra gli articoli più significativi troviamo La tua<br />

coscienza è libera, in cui appellandosi al Conc<strong>il</strong>io Vaticano II° ricordavano<br />

la libertà <strong>di</strong> scelta sancita dalla stessa Chiesa:<br />

141) COMUNITÀ CRISTIANA DI BASE DI FAVARA, Dai margini, 11 – 4 – 1974, 11.<br />

142) Ibidem, 12.<br />

143) A mio avviso, questi cattolici democratici erano gli stessi che facevano parte al gruppo del<br />

<strong>di</strong>ssenso.<br />

95


«Da quando <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io Vaticano II ha emanato la Dichiarazione<br />

sulla libertà religiosa “Dignitatis humanae” fino ai nostri giorni,<br />

non si era presentata ancora alcuna occasione che avesse chiamato<br />

la Chiesa a tener fede a quegli impegni assunti in modo così<br />

solenne in <strong>di</strong>fesa della coscienza umana.<br />

Finalmente per la Chiesa italiana è arrivata l’ora della verità!<br />

La Chiesa <strong>com</strong>e <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> fede aperta al mondo cui deve portare<br />

<strong>il</strong> messaggio <strong>di</strong> salvezza <strong>di</strong> Gesù, rende la sua testimonianza<br />

e pre<strong>di</strong>ca la Parola nello spirito <strong>di</strong> libertà che Cristo ci ha portato<br />

e non costringe nessuno <strong>ad</strong> emettere un atto <strong>di</strong> fede che non<br />

sia scelta consapevole e libera dell’uomo che totalmente <strong>ad</strong>erisce<br />

a Dio» 144.<br />

Dopo aver citato a chiare lettere la parte centrale del documento<br />

conc<strong>il</strong>iare in cui si afferma che “in materia religiosa nessuno sia forzato<br />

<strong>ad</strong> agire contro la sua coscienza”, i cattolici democratici riconoscevano<br />

che<br />

«Il pluralismo delle scelte ne è perciò la logica conseguenza e<br />

l’accettazione reciproca nella carità è <strong>il</strong> <strong>com</strong>portamento naturale<br />

<strong>di</strong> colui che <strong>ad</strong>erendo a Dio vive nel mondo degli uomini per realizzarvi<br />

<strong>il</strong> messaggio <strong>di</strong> Gesù» 145.<br />

Certamente l’articolo più r<strong>il</strong>evante del numero unico era Tra fedeltà<br />

e in<strong>di</strong>ssolub<strong>il</strong>ità, in cui i cattolici democratici ricordavano chi<br />

aveva provocato e con quali scopi <strong>il</strong> referendum, nonché la giusta <strong>com</strong>prensione<br />

del termine “sacramento”, particolarmente menzionato, e, infine,<br />

l’impossib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> salvaguardare l’istituto matrimoniale soltanto<br />

dal punto <strong>di</strong> vista giuri<strong>di</strong>co.<br />

Facendo ampi riferimenti alla Sacra Scrittura, i cattolici democra-<br />

144) I Cattolici Democratici della Diocesi <strong>di</strong> Agrigento, La tua coscienza è libera, in Per no<br />

avere rimorsi, numero unico, Agrigento 10 maggio 1974, 1.<br />

145) L.c.<br />

96


tici r<strong>il</strong>evano che <strong>il</strong> <strong>com</strong>ando <strong>di</strong> Gesù, e cioè che l’uomo non <strong>di</strong>vida ciò<br />

che Dio ha unito, non è giuri<strong>di</strong>co ma spirituale:<br />

«Il ra<strong>di</strong>calismo <strong>di</strong> Gesù è <strong>com</strong>pleto e assoluto, ma sia ben chiaro<br />

che resta non giuri<strong>di</strong>co, ma spirituale e che colpisce non solo<br />

quello che oggi chiamiamo l’istituto giuri<strong>di</strong>co del <strong>di</strong>vorzio, ma<br />

anche quello della separazione legale, <strong>com</strong>e pure ogni ottura dell’amore<br />

che trasformi la convivenza coniugale in un puro vincolo<br />

formale» 146.<br />

Votare a favore del SI, cioè a favore dell’abrogazione della legge<br />

sul <strong>di</strong>vorzio vigente in Italia, da appena alcuni anni, era una forma <strong>di</strong><br />

ipocrisia da parte d<strong>ei</strong> cristiani, perché <strong>il</strong> vincolo legale del matrimonio<br />

non lo avrebbe salvato:<br />

146) L.c.<br />

147) L.c.<br />

«A cosa sono chiamati allora i Cristiani per vivere <strong>il</strong> matrimonio<br />

<strong>com</strong>e “annuncio evangelico” e “segno dell’alleanza”? La risposta<br />

non può essere se non semplice e chiara: a vivere <strong>il</strong> matrimonio<br />

nella <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> quella fedeltà assoluta che è capace<br />

<strong>di</strong> superare le <strong>di</strong>fficoltà.<br />

Non sarà allora la legge sull’in<strong>di</strong>ssolub<strong>il</strong>ità a salvare la “<strong>di</strong>gnità”<br />

del “sacramento”. La fedeltà a cui richiama Gesù è certamente<br />

al <strong>di</strong> sopra dell’in<strong>di</strong>ssolub<strong>il</strong>ità.<br />

Un SI segnato sulla scheda può essere allora espressione <strong>di</strong> quella<br />

ipocrisia che per troppo tempo ha portato noi cristiani a salvare<br />

le apparenze ma a lasciare marcia la sostanza.<br />

Una scelta <strong>di</strong> libertà può invece essere per noi cristiani stimolo<br />

<strong>ad</strong> impegnarci a salvare la famiglia non sul piano legalistico e<br />

burocratico ma su quello pratico ed operativo. Sul piano della<br />

vita concreta» 147.<br />

97


Alla base dello scontro tra Petralia e le <strong>com</strong>unità firmatarie del documento<br />

148 c’era un modo <strong>di</strong>verso <strong>di</strong> concepire <strong>il</strong> sacramento del matrimonio,<br />

e questo modo <strong>di</strong>verso causò l’in<strong>com</strong>prensione e la spaccatura<br />

all’interno della <strong>com</strong>unità ecclesiale nonché un approccio <strong>di</strong>verso<br />

al <strong>di</strong>vorzio.<br />

Per le <strong>com</strong>unità firmatarie l’in<strong>di</strong>ssolub<strong>il</strong>ità del matrimonio vigeva<br />

fino a quando all’interno della coppia esisteva l’amore. E questo amore<br />

non poteva coincidere con l’istituto giuri<strong>di</strong>co dell’in<strong>di</strong>ssolub<strong>il</strong>ità 149<br />

mentre per Petralia <strong>il</strong> matrimonio, anche sul piano giuri<strong>di</strong>co, rimaneva<br />

in<strong>di</strong>ssolub<strong>il</strong>e 150.<br />

Egli or<strong>di</strong>nava alle parrocchie che in tutte le celebrazioni delle sante<br />

messe venissero letti la Notificazione della Conferenza Episcopale Italiana<br />

del 21 febbraio 1974 e <strong>il</strong> Comunicato d<strong>ei</strong> vescovi sic<strong>il</strong>iani del 18<br />

148) Ricordo che quel documento fu firmato dalle seguenti <strong>com</strong>unità ecclesiali: <strong>com</strong>unità cristiana<br />

del quartiere ‘via Agrigento’ <strong>di</strong> Favara; <strong>com</strong>unità giovan<strong>il</strong>e del Carmine <strong>di</strong> Favara; <strong>com</strong>unità <strong>di</strong><br />

base del quartiere San Giuseppe <strong>di</strong> Agrigento e del gruppo <strong>di</strong> base ‘via Dante’ sempre <strong>di</strong> Agrigento.<br />

Bisogna ricordare, inoltre, che in linea <strong>di</strong> massima erano gli stessi appartenenti alle sopra citate<br />

<strong>com</strong>unità che firmavano altri documenti e volantini.<br />

149) Cfr. Documento delle <strong>com</strong>unità, in A.d.P., 7-4-1974, 4.<br />

150) Per <strong>com</strong>prendere <strong>il</strong> clima delicato che si venne a creare, riporto la testimonianza che<br />

recentemente (agosto 2002) mi ha riferito Luigi Sferrazza: “Ricordo che <strong>il</strong> motivo <strong>di</strong> contrasto<br />

con la Curia e con <strong>il</strong> Vescovo <strong>com</strong>inciarono un sabato <strong>di</strong> febbraio 1974, alcune ore prima <strong>di</strong> un<br />

convegno organizzato a Palma <strong>di</strong> Montechiaro da un gruppo <strong>di</strong> giovani <strong>di</strong> sinistra animato da<br />

Rosario Gallo. Prima dell’incontro ricevetti una fitta serie <strong>di</strong> ripetute telefonate, dall’arciprete<br />

Castellino <strong>di</strong> Palma Montechiaro prima, poi da mons. Angelo Noto, Vicario Generale e da don<br />

Lucio Li Gregni, mio <strong>di</strong>retto superiore all’Ufficio Catechistico Diocesano. L’insistenza della pressioni<br />

mi convinse della opportunità <strong>di</strong> partecipare all’incontro a cui non avevo dato alcuna importanza.<br />

Dopo le pressioni della Curia, un gruppo consistente della <strong>com</strong>unità e lo stesso Antonio<br />

Morreale decisero <strong>di</strong> venire con me a Palma <strong>di</strong> Montechiaro. Di quell’incontro, poco partecipato a<br />

cui sono intervenuti, oltre me, l’On. Pancamo (PCI), l’avv. Marchese (PSI) ed Antonio Morreale,<br />

svoltosi in un garage, con la partecipazione <strong>di</strong> poca gente seduta in banchi sgangherati, parlarono<br />

i giornali nazionali che però misero in risalto solo <strong>il</strong> mio intervento. Dopo quell’incontro e <strong>dopo</strong><br />

le iniziative esplicite della <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base <strong>di</strong> Favara e le iniziative e<strong>di</strong>toriali de L’amico del<br />

popolo a cui partecipavamo, <strong>il</strong> vescovo invitò verbalmente me ed Antonio Morreale a non intervenire<br />

pubblicamente sul tema del <strong>di</strong>vorzio. Imme<strong>di</strong>atamente <strong>dopo</strong> l’appuntamento del referendum<br />

<strong>il</strong> Vescovo mi chiese, attraverso mio fratello Antonio, parroco del Carmine, un esplicito atto pubblico<br />

<strong>di</strong> <strong>com</strong>unione e fedeltà al vescovo al fine <strong>di</strong> evitare decisioni spiacevoli oltre che l’allontanamento<br />

dall’Ufficio Catechistico della Curia. Il documento <strong>di</strong> <strong>ad</strong>esione alla <strong>com</strong>unione del<br />

vescovo da me st<strong>il</strong>ato non piacque a Petralia che però si limitò a trasferirmi dal Liceo Classico<br />

Empedocle <strong>di</strong> Agrigento all’Istituto Professionale <strong>di</strong> V<strong>il</strong>laseta per insegnare Religione Cattolica,<br />

con <strong>il</strong> tentativo <strong>di</strong> “isolarmi” dal capoluogo”.<br />

98


marzo 1974 in cui si sottolineava <strong>il</strong> valore sacramentale e in<strong>di</strong>ssolub<strong>il</strong>e<br />

del matrimonio, anche <strong>com</strong>e istituto naturale 151.<br />

La posizione <strong>di</strong>vergente assunta dal settimanale <strong>di</strong>ocesano, in contrasto<br />

con la linea del vescovo, fu portata dallo stesso Petralia in sede<br />

<strong>di</strong> consiglio presbiterale affinché si <strong>di</strong>scutesse sulle misure da prendere.<br />

Nella seduta del consiglio presbiterale, Petralia riferì sulla linea sociopolitica<br />

assunta dal settimanale <strong>di</strong>ocesano e sull’appoggio espresso<br />

verso un determinato partito che propugnava un’ideologia non accettab<strong>il</strong>e<br />

dalla Chiesa, pertanto invitò <strong>il</strong> consiglio <strong>ad</strong> aggiornare la seduta<br />

in modo da poter <strong>di</strong>scutere su un documento (dal vescovo stesso preparato)<br />

che, per la richiesta del can. Scicolone, doveva essere preso in<br />

esame anche dai vicariati zonali 152.<br />

Nella seduta del 29 maggio 1974, alla presenza del gruppo redazionale,<br />

<strong>di</strong>retto da Di Giovanna e <strong>com</strong>posto da Cardella, Agnone, Grass<strong>ad</strong>onio,<br />

Ruoppolo, Romeo e Gaglio, <strong>il</strong> consiglio presbiterale dava lettura<br />

del documento approvato con <strong>il</strong> quale si precisava:<br />

«Nel settimanale ci deve essere un pluralismo <strong>di</strong> idee ma sempre<br />

nella corresponsab<strong>il</strong>ità con <strong>il</strong> vescovo (…) Il vescovo rispetta<br />

le opinioni degli altri purchè la <strong>di</strong>scussione si mantenga<br />

dentro l’ortodossia. È necessaria l’unità della fede, della dottrina<br />

e della prassi Pastorale. Il vescovo nel settimanale deve<br />

essere considerato più che un ospite; egli è colui che verifica,<br />

coor<strong>di</strong>na e guida la <strong>com</strong>unità <strong>di</strong>ocesana, <strong>di</strong> cui è voce <strong>il</strong> settimanale;<br />

e non è ut<strong>il</strong>e per nessuno che quanto viene detto dal<br />

vescovo, o nel settimanale o in altre pubblicazioni, venga contestato<br />

e la contestazione provenga dallo stesso gruppo redazionale,<br />

perché non si cr<strong>ei</strong> confusione nella mente d<strong>ei</strong> lettori»<br />

153.<br />

151) Cfr. G. PETRALIA, Deviazioni, cit.; ID., Disposizioni del Vescovo per domenica 12 maggio,<br />

in A.d.P., 7-4-1974, 4.<br />

152) Cfr. Consiglio presbiterale, in B.E.A., 67, 1974, 163.<br />

153) Ibidem, 164.<br />

99


Il massimo che Petralia poteva concedere, dunque, era un pluralismo<br />

<strong>di</strong> idee ma che non uscisse dall’ortodossia, intesa <strong>com</strong>e ortodossia<br />

<strong>di</strong> fede. E qui che sta <strong>il</strong> nocciolo del problema: mentre per Petralia la<br />

scelta politica rientrava a pieno titolo nell’ambito dell’ortodossia, facendo<br />

uno stretto legame tra fede e politica, per <strong>il</strong> gruppo redazionale<br />

e le <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base <strong>il</strong> pluralismo <strong>di</strong> idee era rivolto alle scelte politiche,<br />

scelte non necessariamente legate alla fede. In altri termini, mentre<br />

essi acconsentivano <strong>ad</strong> una impossib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> opinioni <strong>di</strong>verse su questioni<br />

<strong>di</strong> fede, queste opinioni <strong>di</strong>verse potevano, in forza <strong>di</strong> un pluralismo<br />

su ciò che era opinab<strong>il</strong>e, avere citta<strong>di</strong>nanza in campo politico.<br />

Come notiamo tra <strong>il</strong> vescovo e le <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base e <strong>il</strong> gruppo redazionale<br />

c’era un modo <strong>com</strong>pletamente <strong>di</strong>verso <strong>di</strong> intendere <strong>il</strong> rapporto<br />

tra fede e politica. Si partiva da presupposti <strong>com</strong>pletamente <strong>di</strong>versi, per<br />

giungere a conclusioni anche <strong>di</strong>verse.<br />

La redazione del settimanale accolse <strong>il</strong> documento proposto dal<br />

consiglio presbiterale e confermò la devozione al vescovo e l’accettazione<br />

piena delle linee programmatiche 154. Alla richiesta da parte <strong>di</strong><br />

qualcuno 155 se <strong>il</strong> settimanale doveva seguire una linea politica, Petralia<br />

rispondeva che esso non doveva seguire nessuna ideologia ma solo<br />

<strong>il</strong> vangelo:<br />

«Il vangelo ha una sostanza sua propria, e i principi <strong>di</strong> uguaglianza,<br />

giustizia, <strong>di</strong>gnità della persona umana, carità ecc, hanno<br />

una forza talmente prorompente che non hanno bisogno <strong>di</strong> appoggiarsi<br />

a qualsiasi ideologia o partito politico» 156.<br />

La vittoria elettorale d<strong>ei</strong> sostenitori del <strong>di</strong>vorzio, anche nella provincia<br />

agrigentina, scosse sensib<strong>il</strong>mente la <strong>com</strong>unità <strong>di</strong>ocesana che<br />

aveva sperato, anche con <strong>il</strong> sostegno a tutto campo della Democrazia<br />

Cristiana guidata da Amintore Fanfani, in un’affermazione d<strong>ei</strong> principi<br />

100<br />

154) Cfr. Consiglio presbiterale del 29 maggio 1974, in B.E.A, 67, 1974, 164.<br />

155) Non è specificato <strong>di</strong> chi si tratta nel verbale pubblicato.<br />

156) Consiglio presbiterale del 29 maggio 1974, in B.E.A., 67, 1974, 164.


cristiani sul matrimonio. All’indomani <strong>di</strong> questa vittoria i rapporti tra<br />

<strong>il</strong> gruppo redazionale del settimanale <strong>di</strong>ocesano e <strong>il</strong> vescovo si deteriorarono<br />

ulteriormente tanto che Petralia, sostenuto dall’ala intransigente<br />

del clero, alla ripresa delle pubblicazioni nel mese <strong>di</strong> settembre,<br />

decise <strong>di</strong> licenziare <strong>il</strong> <strong>di</strong>rettore Di Giovanna e <strong>di</strong> assumere personalmente<br />

la guida del settimanale <strong>di</strong>ocesano, perché L’Amico del Popolo,<br />

sotto la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Di Giovanna, non si poteva più considerare un settimanale<br />

cattolico, in quanto mancava d<strong>ei</strong> requisiti che lo qualificassero<br />

<strong>com</strong>e tale, che erano: 1) seguire le mete <strong>di</strong>ocesane, 2) coinvolgimento<br />

d<strong>ei</strong> laici, 3) <strong>di</strong>alogo al <strong>di</strong> sopra delle ideologie, 4) obbe<strong>di</strong>enza<br />

alla gerarchia, 5) fedeltà al vescovo 157. Al licenziamento del <strong>di</strong>rettore<br />

seguirono le <strong>di</strong>missioni in massa <strong>di</strong> tutti i <strong>com</strong>ponenti della redazione.<br />

E nell’articolo <strong>di</strong> fondo, scritto probab<strong>il</strong>mente dallo stesso Petralia,<br />

si contestava alla <strong>di</strong>rezione licenziata <strong>il</strong> progressivo deteriorarsi d<strong>ei</strong><br />

contenuti e degli atteggiamenti del settimanale:<br />

«Esso andava slittando verso forme <strong>di</strong> orizzontalismo e <strong>di</strong> sinistrismo:<br />

forme che non vanno confuse con la promozione dello<br />

sv<strong>il</strong>uppo socio-economico culturale della nostra poverissima provincia»<br />

158.<br />

Il licenziamento del <strong>di</strong>rettore del settimanale don Alfonso Di Giovanna<br />

insieme a tutto <strong>il</strong> gruppo redazionale segnò una grave frattura all’interno<br />

della <strong>com</strong>unità ecclesiale con gravi conseguenze poiché le posizioni<br />

si mantennero <strong>di</strong>stanti e non riuscirono più a trovare punti <strong>di</strong><br />

contatto per un possib<strong>il</strong>e <strong>di</strong>alogo 159. Una certa stampa <strong>di</strong> sinistra prese<br />

157) Cfr. A servizio della verità, in A.d.P., 15-9-1974, 1. Il licenziamento del <strong>di</strong>rettore don<br />

Alfonso Di Giovanna e l’assunzione della <strong>di</strong>rezione da parte del vescovo sarà considerata da<br />

Domenico De Gregorio <strong>com</strong>e l’opera <strong>di</strong> salvataggio del settimanale <strong>di</strong>ocesano: cfr. D. DE GREGORIO,<br />

Il salvataggio, in A.d.P., 23 luglio 2000, 16.<br />

158) L.c.<br />

159) Don Gerlando Lentini <strong>com</strong>mentò <strong>il</strong> licenziamento <strong>di</strong> Di Giovanna <strong>com</strong>e atto dovuto da<br />

parte del vescovo dal momento in cui egli non seguiva le in<strong>di</strong>cazioni del vescovo in quanto espressione<br />

della Chiesa locale. Tuttavia riconosceva in Alfonso Di Giovanna una delle ‘forze vive e operanti<br />

della Chiesa’, Cfr. G. Lentini, L’Amico del Popolo è morto?, in La via, ottobre 1974, 1-3.<br />

101


<strong>di</strong> mira <strong>il</strong> vescovo Petralia tacciandolo <strong>com</strong>e conservatore a tal punto<br />

che i vescovi sic<strong>il</strong>iani riuniti a Bagheria n<strong>ei</strong> giorni 8-10 ottobre 1974,<br />

sentirono <strong>il</strong> bisogno <strong>di</strong> esprimere solidarietà al vescovo agrigentino tramite<br />

<strong>il</strong> presidente della stessa Conferenza Episcopale Sic<strong>il</strong>iana <strong>il</strong> card.<br />

Pappalardo:<br />

102<br />

«Dalle notizie che si aveva avuto modo <strong>di</strong> apprendere da fogli <strong>di</strong><br />

stampa e dalle informazioni ulteriormente fornite da Vostra Eccellenza<br />

emerge l’obiettiva delicatezza <strong>di</strong> una situazione che, <strong>ad</strong><br />

evitare pericolose confusioni e possib<strong>il</strong>i <strong>di</strong>sorientamenti, andava<br />

necessariamente anche se dolorosamente chiarita» 160.<br />

160 S. PAPPALARDO, Solidarietà dell’Episcopato Sic<strong>il</strong>iano, in A.d.P., 10-11-1974, 1.


Il confronto politico nel biennio 1975-76<br />

tra le pagine de L’Amico del Popolo<br />

Dopo <strong>il</strong> licenziamento <strong>di</strong> Di Giovanna, <strong>il</strong> vescovo Petralia assunse<br />

personalmente la <strong>di</strong>rezione del settimanale <strong>di</strong>ocesano fino a quando non<br />

affidò l’incarico <strong>ad</strong> un nuovo <strong>di</strong>rettore, mons. Domenico De Gregorio,<br />

che dal punto <strong>di</strong> vista teologico, ecclesiale, spirituale e politico seguirà<br />

fedelmente le <strong>di</strong>rettive della Chiesa, in un periodo estremamente <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e<br />

e pieno <strong>di</strong> lacerazioni.<br />

Il biennio 1975-76 fu particolarmente carico <strong>di</strong> tensioni in Italia<br />

poiché in qualunque settore della vita sociale si temeva un’avanzata del<br />

Partito Comunista Italiano e un calo della Democrazia Cristiana, nelle<br />

imminenti <strong>com</strong>petizioni elettorali, per due motivi che avevano scosso<br />

l’opinione pubblica nazionale e avevano alimentato un certo malumore<br />

n<strong>ei</strong> confronti d<strong>ei</strong> partiti <strong>di</strong> Governo: l’accentuarsi dell’inflazione, che<br />

stava <strong>di</strong>vorando <strong>il</strong> valore d<strong>ei</strong> salari e degli stipen<strong>di</strong>, e l’or<strong>di</strong>ne pubblico.<br />

Nella <strong>com</strong>petizione elettorale del 1972, per <strong>il</strong> rinnovo del Parlamento,<br />

l’elettorato aveva espresso <strong>il</strong> proprio <strong>di</strong>sappunto avendo dato un forte<br />

sostegno al Movimento Sociale Italiano, che però concretamente aveva<br />

fatto ben poco considerata la scarsa incidenza nella vita del Paese. A<br />

partire dal 1975 l’elettorato cercava una svolta politica, e pertanto mirava<br />

a premiare <strong>il</strong> partito che maggiormente aveva fatto sentire la propria<br />

opposizione in Parlamento e nelle piazze: <strong>il</strong> Partito Comunista Italiano.<br />

Anche in campo ecclesiale, almeno <strong>dopo</strong> <strong>il</strong> 1972, si era convinti<br />

che la tanto auspicata unità politica d<strong>ei</strong> cattolici era <strong>di</strong>venuta un lontano<br />

ricordo malgr<strong>ad</strong>o gli autorevoli interventi d<strong>ei</strong> vescovi. La fuga elettorale<br />

d<strong>ei</strong> cattolici era orientata verso <strong>il</strong> Partito Comunista Italiano, soprattutto<br />

da parte <strong>di</strong> qu<strong>ei</strong> settori molto vivaci e <strong>di</strong> quelle parrocchie <strong>di</strong>rette<br />

da parroci che si erano abbondantemente nutriti della teologia della<br />

liberazione proveniente dall’America latina, e che avevano assunto<br />

<strong>com</strong>e modello <strong>di</strong> riferimento spirituale Cam<strong>il</strong>lo Torres.<br />

103


I vescovi erano preoccupati <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>sorientamento che si ripercuoteva<br />

anche nella vita ecclesiale poiché, in molte <strong>di</strong>ocesi italiane, essi<br />

erano <strong>di</strong>venuti <strong>il</strong> bersaglio del malcontento <strong>di</strong>ffuso tra i propri sacerdoti.<br />

Con l’inizio del 1975, e in vista delle elezioni amministrative <strong>di</strong><br />

giugno, <strong>il</strong> settimanale <strong>di</strong>ocesano L’Amico del Popolo, con <strong>il</strong> nuovo <strong>di</strong>rettore,<br />

a causa <strong>di</strong> una temuta avanzata <strong>com</strong>unista, riprese i toni e gli<br />

argomenti apologetici usati ampiamente nel ’48, circa trent’anni prima,<br />

per esprimere un sostegno a tutto campo n<strong>ei</strong> confronti della Democrazia<br />

Cristiana, considerata <strong>il</strong> partito baluardo n<strong>ei</strong> confronti della minaccia<br />

del <strong>com</strong>unismo.<br />

Con la nuova <strong>di</strong>rezione si esprimeva una valutazione <strong>com</strong>pletamente<br />

<strong>di</strong>versa sulla politica democristiana da quella espressa precedentemente<br />

da Di Giovanna e dal suo gruppo redazionale. Ad esempio, <strong>il</strong> settimanale<br />

definiva in modo positivo e ‘realistico e saggio’ <strong>il</strong> <strong>di</strong>scorso del segretario<br />

della DC, Zaccagnini, alla <strong>di</strong>rezione del partito, in cui rifiutava<br />

ogni <strong>com</strong>promesso storico con <strong>il</strong> PCI, tanto auspicato dal segretario <strong>com</strong>unista<br />

Enrico Berlinguer; rifiutava anche un ‘patto preferenziale’ con<br />

<strong>il</strong> PSI a danno d<strong>ei</strong> partiti minori; sosteneva la necessità <strong>di</strong> una lotta alla<br />

criminalità e al malcostume; insisteva sullo sv<strong>il</strong>uppo economico 161.<br />

Se sotto la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Di Giovanna <strong>il</strong> pluralismo politico propugnato<br />

dalle Acli aveva trovato ampio spazio, nel marzo del 1975 <strong>il</strong> settimanale,<br />

<strong>di</strong>retto dal vescovo, chiedeva agli aclisti <strong>di</strong> non perdere la propria<br />

identità, durante lo svolgimento del congresso provinciale 162.<br />

Il vescovo Petralia affidò l’incarico della battaglia anti<strong>com</strong>unista e<br />

per la <strong>di</strong>fesa della democrazia nel Paese ai monsignori Domenico De<br />

Gregorio e Francesco Baio, che dal giugno del ’75 in avanti riproposero,<br />

n<strong>ei</strong> loro articoli, lo st<strong>il</strong>e del periodo pacelliano, e chiusero qualsiasi<br />

<strong>di</strong>alogo con qu<strong>ei</strong> cattolici che transitavano verso <strong>il</strong> PCI ma che si<br />

consideravano cristiani e appartenenti alla <strong>com</strong>unità ecclesiale 163. De<br />

161) Cfr. Salvare la democrazia è interesse <strong>di</strong> tutti, in A.d.P., 9-2-1975, 1.<br />

162) Cfr. Non perdere la propria identità, in A.d.P., 16-3-1975, 1.<br />

163) Cfr. D. DE GREGORIO, Confidenze elettorali ,in A.d.P.,15-6-1975, 1; e F. BAIO, L’equivoco,<br />

in A.d.P., 15-6-1975, 8.<br />

104


Gregorio, appellandosi al Conc<strong>il</strong>io e alle encicliche pontificie, che sottolineavano<br />

la libertà e <strong>il</strong> rispetto della persona, invitava i cattolici a<br />

non votare i partiti che negavano <strong>il</strong> bene <strong>com</strong>une:<br />

«Alla luce <strong>di</strong> questi suggerimenti conc<strong>il</strong>iari e pontifici la nostra<br />

scelta e <strong>il</strong> nostro voto non possono essere dubbi: quelle ideologie<br />

e qu<strong>ei</strong> partiti che negano <strong>il</strong> bene <strong>com</strong>une, <strong>com</strong>e lo formula <strong>il</strong><br />

Conc<strong>il</strong>io Vaticano II, e la libertà che lo <strong>com</strong>pone non possono ottenere<br />

<strong>il</strong> consenso, non solo d<strong>ei</strong> cattolici, ma anche <strong>di</strong> tutti gli uomini<br />

che tengono alla <strong>di</strong>gnità della persona umana e ne cercano<br />

<strong>il</strong> perfezionamento nella giustizia, nella verità e nella libertà.<br />

Il Partito Comunista che non solo nella ideologia, ma anche nella<br />

pratica <strong>di</strong> tanti decenni, e sotto tutte le latitu<strong>di</strong>ni, ha dato prova<br />

<strong>di</strong> calpestare sempre i <strong>di</strong>ritti della persona e della libertà e gli altri<br />

partiti che ne seguono le idee <strong>com</strong>e i socialisti che lo fiancheggiano<br />

e l’aiutano a conseguire <strong>il</strong> potere (salvo poi <strong>ad</strong> essere infallib<strong>il</strong>mente<br />

tra le prime vittime) non possono essere votati dai<br />

citta<strong>di</strong>ni che amano, per sé e per gli altri, la libertà e vogliono <strong>il</strong><br />

bene <strong>com</strong>une» 164.<br />

Il risultato elettorale premiò <strong>il</strong> Partito Comunista che raggiunse<br />

nelle amministrative <strong>di</strong> giugno <strong>il</strong> massimo consenso elettorale dal <strong>dopo</strong>guerra,<br />

e che gli permise <strong>di</strong> ottenere la maggioranza relativa in Comuni<br />

importanti <strong>com</strong>e Roma. In ambito ecclesiale si fece un’accurata<br />

riflessione sulla sconfitta elettorale; anche nell’ambiente ecclesiale<br />

agrigentino si cercò <strong>di</strong> <strong>com</strong>prenderne i motivi, e L’Amico del<br />

Popolo, tramite Francesco Baio, ne <strong>ad</strong>dossò la responsab<strong>il</strong>ità prevalentemente<br />

al correntismo democristiano che non aveva consentito<br />

una linea politica unitaria, pertanto auspicò la nascita <strong>di</strong> un nuovo<br />

partito, libero dalle correnti, aperto al pubblico e attento ai problemi<br />

della collettività 165. L’auspicio <strong>di</strong> formare un nuovo partito che rac-<br />

164) ID., Un voto per <strong>il</strong> bene <strong>com</strong>une, in A.d.P., 8-6-1975, 1.<br />

165) F. BAIO, Ed ora?, in A.d.P., 29-6-1975, 1.<br />

105


cogliesse <strong>il</strong> consenso unitario d<strong>ei</strong> cattolici, <strong>com</strong>e era avvenuto fino<br />

agli anni ’60, era presente a certi livelli. In realtà si proponeva un<br />

partito <strong>com</strong>e braccio secolare della Chiesa, per riaffermare i principi<br />

del cristianesimo in una società che andava sempre più <strong>di</strong>ventando<br />

eterogenea e multietnica. In questo modo, <strong>il</strong> pericolo ‘<strong>com</strong>unista’ e<br />

<strong>il</strong> desiderio <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sciplina per i cattolici, anche sulle cose opinab<strong>il</strong>i,<br />

indusse una fascia del clero a riproporre un modello <strong>di</strong> rapporto<br />

Chiesa-Mondo più vicino alla Chiesa pacelliana che al Conc<strong>il</strong>io Vaticano<br />

II. Prevalse, quin<strong>di</strong>, a partire dalle elezioni del giugno 1975,<br />

un modello <strong>di</strong> presenza <strong>di</strong> Chiesa nella società più <strong>di</strong>fensivo che propositivo,<br />

e che ebbe i suoi effetti anche nelle scelte della Pastorale<br />

<strong>di</strong>ocesana.<br />

La campagna anti<strong>com</strong>unista si fece più intensa soprattutto a partire<br />

dagli inizi del 1976 poiché con un anno d’anticipo <strong>il</strong> Presidente<br />

della Repubblica, Giovanni Leone, <strong>dopo</strong> aver constatato l’impossib<strong>il</strong>ità<br />

della formazione <strong>di</strong> un nuovo governo, a causa delle <strong>di</strong>atribe interne<br />

al partito socialista, ricorse allo scioglimento del Parlamento e<br />

in<strong>di</strong>sse le elezioni anticipate che si svolsero sotto la paura del sorpasso<br />

del Partito Comunista, <strong>il</strong> quale, <strong>dopo</strong> <strong>il</strong> trionfo elettorale per le<br />

amministrative del ’75, puntava <strong>ad</strong> ottenere la maggioranza relativa<br />

in Parlamento.<br />

In ambito ecclesiale <strong>di</strong>ocesano <strong>il</strong> settimanale L’Amico del Popolo<br />

pubblicò una serie <strong>di</strong> articoli contro <strong>il</strong> pericolo <strong>com</strong>unista con un linguaggio<br />

mai prima conosciuto se non nel periodo prossimo alle elezioni<br />

del 18 apr<strong>il</strong>e del 1948, superando <strong>di</strong> gran lunga le <strong>di</strong>chiarazioni e gli<br />

orientamenti della Conferenza Episcopale Italiana, che pur ferma n<strong>ei</strong><br />

contenuti (non votare i partiti marxisti) non usava toni da crociata, <strong>com</strong>e<br />

si evince dalla Dichiarazione del Consiglio Permanente della CEI pubblicato<br />

con ampio risalto dal settimanale <strong>di</strong>ocesano:<br />

106<br />

«Fra tali sistemi, sono certamente da annoverare quelli che si ispirano<br />

a ideologie totalitarie, ra<strong>di</strong>cali o laiciste e quelli che professano<br />

una visione materialistica e atea della vita (…) Non si<br />

può essere simultaneamente cristiani e marxisti. È l’ora, invece,<br />

della coerenza, della fedeltà e <strong>di</strong> quel responsab<strong>il</strong>e <strong>di</strong>scernimento


cristiano, che soprattutto n<strong>ei</strong> momenti più impegnativi deve misurarsi<br />

nella fede della Chiesa» 166.<br />

Il settimanale, accogliendo favorevolmente la Dichiarazione, riven<strong>di</strong>cò<br />

alla Chiesa <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> intervenire sulle opzioni politiche d<strong>ei</strong><br />

credenti, poiché esse venivano considerate legate all’ambito della fede<br />

e della morale, rifiutò <strong>il</strong> tentativo <strong>di</strong> relegare la Chiesa alla vita liturgica<br />

e lontana dalle opzioni <strong>di</strong> fede in campo politico. Ciò significò in<br />

concreto che la Chiesa doveva essere baluardo contro <strong>il</strong> <strong>com</strong>unismo e<br />

sostenere la Democrazia Cristiana 167.<br />

Gli articoli contro <strong>il</strong> <strong>com</strong>unismo si intensificarono soprattutto<br />

quando De Gregorio nel marzo del 1976 assunse la <strong>di</strong>rezione del settimanale.<br />

Da quel periodo in avanti <strong>il</strong> settimanale pubblicò, in ogni<br />

numero, almeno due ampi articoli per mettere in evidenza, dal punto<br />

<strong>di</strong> vista f<strong>il</strong>osofico e politico, la <strong>di</strong>versità del marxismo dall’insegnamento<br />

cristiano o per riportare vicende <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssidenti russi, per sostenere<br />

che al momento in cui in Italia fosse arrivato <strong>il</strong> <strong>com</strong>unismo sarebbe<br />

stata riservata la stessa sorte 168. Era tale la preoccupazione <strong>di</strong><br />

una possib<strong>il</strong>e vittoria <strong>com</strong>unista, alle elezioni politiche del giugno<br />

del 1976, che <strong>il</strong> settimanale <strong>di</strong>ede più risalto alla vicenda elettorale<br />

e alla testimonianza dello scrittore russo A. Solzenicyn, autore del<br />

libro Arcipelago Gulag, che non alla notizia della consacrazione episcopale<br />

del vescovo aus<strong>il</strong>iare <strong>di</strong> Agrigento mons. Luigi Bommarito<br />

avvenuta nel duomo <strong>di</strong> Monreale 169. Accanto alla vicenda dello scrittore<br />

russo, <strong>il</strong> settimanale <strong>di</strong>ocesano riportò <strong>il</strong> Documento finale della<br />

Conferenza Episcopale Italiana in cui, citando a più riprese Paolo VI<br />

e la <strong>di</strong>chiarazione del card. Presidente, veniva riba<strong>di</strong>ta la linea della<br />

166) Dichiarazione del Consiglio Permanente della CEI, in A.d.P., 4-1-1976, 1.<br />

167) Cfr. G.F., Una Chiesa s<strong>com</strong>oda, in A.d.P, 4-1-1976, 1. Nell’articolo La trappola del <strong>com</strong>promesso<br />

storico, in A.d.P.,29-2-1976,1; si invitava la DC ha ritrovare la propria identità che era in<br />

contrapposizione al <strong>com</strong>unismo a tal punto che si chiedeva <strong>di</strong> rimanere all’opposizione pur <strong>di</strong> non<br />

confondersi con i <strong>com</strong>unisti.<br />

168) Cfr. D. DE GREGORIO, La cupola e <strong>il</strong> coccodr<strong>il</strong>lo, in A.d.P., 2-5-1976.<br />

169) Cfr. ID., Cuore <strong>di</strong> cane, in A.d.P., 6-6-1976, 1.<br />

107


fermezza: non votare ideologie contro <strong>il</strong> cristianesimo, poiché era<br />

considerata inaccettab<strong>il</strong>e una scelta marxista senza accettarne l’ideologia,<br />

e in questo modo si avvertivano qu<strong>ei</strong> cattolici che volevano<br />

<strong>di</strong>stinguere tra analisi marxista della società e ideologia. Per la Conferenza<br />

Episcopale Italiana questa <strong>di</strong>stinzione era impossib<strong>il</strong>e poiché<br />

l’analisi marxista della società <strong>di</strong>pendeva dalla ideologia f<strong>il</strong>osofica<br />

e da una ben precisa visione dell’uomo e della storia che non si<br />

potevano conc<strong>il</strong>iare con la teologia cristiana. In questo modo la Conferenza<br />

Episcopale voleva richiamare l’attenzione d<strong>ei</strong> cattolici che<br />

da alcuni anni ormai m<strong>il</strong>itavano nel movimento Cristiani per <strong>il</strong> socialismo,<br />

presente anche nella provincia <strong>di</strong> Agrigento. Proseguiva <strong>il</strong><br />

documento della C.E.I.:<br />

«Non possiamo non denunciare la gravità del turbamento che <strong>il</strong><br />

gesto <strong>di</strong> questi nostri fratelli, ponendosi in clamoroso contrasto<br />

con le in<strong>di</strong>cazioni d<strong>ei</strong> Pastori che reggono con responsab<strong>il</strong>ità, per<br />

<strong>di</strong>vina missione, la Chiesa <strong>di</strong> Dio, opera nella <strong>com</strong>unità d<strong>ei</strong> credenti.<br />

Con sofferenza profonda, inoltre, ci sentiamo costretti <strong>ad</strong><br />

invitare quanti, pur fraternamente avvertiti, intendono perseverare<br />

nel loro proposito, a considerare le leggi che <strong>di</strong>sciplinano,<br />

con logica interna, la <strong>com</strong>unione ecclesiale e la sua infrazione.<br />

In un momento tanto grave e <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e, rivolgiamo <strong>il</strong> nostro paterno<br />

monito e accorato appello a dare testimonianza concorde,<br />

in coerenza <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> azione, dell’unica fede e della piena <strong>com</strong>unione,<br />

che sole consentano la legittima partecipazione all’unica<br />

Eucarestia e la collaborazione all’unica missione evangelizzatrice<br />

e liberatrice della Chiesa <strong>di</strong> Cristo» 170.<br />

Nel documento, infine, veniva riportata, e ampiamente sottolineata<br />

dal settimanale <strong>di</strong>ocesano, una <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> Papa Paolo VI:<br />

170) Il <strong>com</strong>unicato della Conferenza Episcopale Italiana è riportato dal settimanale <strong>di</strong>ocesano<br />

L’Amico del Popolo con <strong>il</strong> seguente titolo La <strong>com</strong>unione ecclesiale esige coerenza dell’azione con la<br />

fede, in A.d.P, 6-6-1976, 1.<br />

108


«In sintesi per quanto riguarda questo grave problema, a me non<br />

resta che confermare le in<strong>di</strong>cazioni e le motivazioni già ampiamente<br />

proposte dal Car<strong>di</strong>nale Presidente. E cioè, primo, non è lecito<br />

sottrarsi al dovere elettorale, quando <strong>ad</strong> esso è collegata una<br />

professione <strong>di</strong> fedeltà a principi e a valori irrinunciab<strong>il</strong>i, anche<br />

se ne può essere <strong>di</strong>scutib<strong>il</strong>e sotto certi aspetti ed in alcuni casi la<br />

loro perfetta rappresentanza; e, secondo, tanto meno ci sembra<br />

conforme al dovere civ<strong>il</strong>e, morale, sociale e religioso, e perciò<br />

tollerab<strong>il</strong>e, concedere la propria <strong>ad</strong>esione, specialmente se pubblica,<br />

<strong>ad</strong> espressione politica che sia, per motivi ideologici e per<br />

esperienza storica, ra<strong>di</strong>calmente avversa alla nostra concezione<br />

religiosa della vita» 171.<br />

La <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> Papa Paolo VI, prima, e del car<strong>di</strong>nale Presidente<br />

della CEI, <strong>dopo</strong>, invitavano <strong>il</strong> laicato cattolico all’unità politica<br />

e a non esprimere <strong>il</strong> proprio consenso <strong>ad</strong> espressione politica avversa<br />

alla Chiesa.<br />

Il settimanale <strong>di</strong>ocesano recepì interamente le in<strong>di</strong>cazioni del documento<br />

della CEI dandone ampio risalto, e riportando la notizia, pubblicata<br />

da L’Osservatore della Domenica, ricordò ai cattolici che votare<br />

per <strong>il</strong> Partito Comunista Italiano costituiva peccato mortale, poiché<br />

la condanna del Sant’Uffizio del 1°luglio 1949 era ancora valida.<br />

E tale posizione, sottolineava L’Amico del Popolo, era stata confermata<br />

da Papa Giovanni XXIII su L’Osservatore Romano del 13-14 apr<strong>il</strong>e<br />

1959 172.<br />

Anche l’Azione Cattolica agrigentina, <strong>com</strong>e aveva fatto precedentemente<br />

173, tramite <strong>il</strong> suo presidente <strong>di</strong>ocesano, Paolo Ciotta, espresse,<br />

con un documento che trovò risalto sul settimanale <strong>di</strong>ocesano, la necessità<br />

<strong>di</strong> scelte coerenti (seguendo l’insegnamento d<strong>ei</strong> pastori) per tutti<br />

i soci dell’associazione. Ricordò che l’obiettivo dell’Azione Cattolica<br />

171) L.c.<br />

172) Cfr. Commettono peccato mortale i cattolici che votano per <strong>il</strong> PCI, in A.d.P., 13-6-1976, 4.<br />

173) Cfr. P. CIOTTA, Il vescovo, successore degli apostoli, in A.d.P., 2-5-1976.<br />

109


era rivolto principalmente all’evangelizzazione e alla formazione delle<br />

coscienze cristiane e che successivamente si doveva esprimere <strong>il</strong> proprio<br />

impegno attivo anche nel campo politico e sociale 174.<br />

La domenica 20 giugno, in con<strong>com</strong>itanza con la consultazione elettorale,<br />

L’Amico del Popolo pubblicò un ampio servizio L’ora è grave<br />

con <strong>il</strong> quale dava risalto alla Nota della C.E.I. del 12 maggio e al <strong>di</strong>scorso<br />

<strong>di</strong> Papa Paolo VI. Nella Nota i vescovi, anche se avevano<br />

espresso la volontà <strong>di</strong> rimanere sopra le parti, avevano avvertito <strong>il</strong> bisogno<br />

<strong>di</strong> non rimanere nel s<strong>il</strong>enzio poiché avevano visto in pericolo i<br />

valori supremi dell’uomo <strong>com</strong>e la libertà civ<strong>il</strong>e e religiosa. Pertanto avevano<br />

invitato i cattolici a partecipare alle elezioni e <strong>ad</strong><br />

«evitare scelte che per la loro intrinseca natura sono in contrasto<br />

col messaggio evangelico e inconc<strong>il</strong>iab<strong>il</strong>i con la visione cristiana<br />

dell’uomo e della società» 175.<br />

Accanto alla Nota d<strong>ei</strong> vescovi, <strong>il</strong> settimanale riportò anche un articolo<br />

che era stato precedentemente pubblicato su Famiglia Cristiana,<br />

con la sigla dell’autore D.Z., in cui, con un ragionamento pacato e garbato,<br />

invitava <strong>il</strong> lettore a non farsi prendere dal momento emotivo, ma<br />

<strong>di</strong> votare con ragionevolezza, per sostenere la formazione politica che<br />

garantiva le libertà fondamentali.<br />

Le elezioni del 20 giugno 1976 si svolsero in un clima apparentemente<br />

calmo, non ci furono né incidenti né pressioni, poiché l’elettorato<br />

italiano ormai era maturo e aveva abbondantemente superato gli<br />

atti <strong>di</strong> intolleranza. Dall’esito elettorale non emerse <strong>il</strong> temuto sorpasso<br />

del Partito Comunista Italiano anche se, rispetto alle elezioni del ’75,<br />

per <strong>il</strong> rinnovo delle Amministrazioni Comunali e Provinciali, <strong>il</strong> PCI conquistò<br />

un’affermazione mai prima conosciuta. La Democrazia Cristiana<br />

recuperò un certo consenso elettorale, che le permise <strong>di</strong> continuare <strong>ad</strong><br />

essere <strong>il</strong> partito <strong>di</strong> maggioranza relativa e l’asse centrale della politica<br />

110<br />

174) Cfr. La scelta coerente d<strong>ei</strong> cattolici, in A.d.P., 13-6-1976, 5.<br />

175) L’ora è grave, in A.d.P., 20-6-1976, 2.


e della formazione <strong>di</strong> qualsiasi governo. Il recupero elettorale della Democrazia<br />

Cristiana avvenne a danno d<strong>ei</strong> partiti minori, soprattutto n<strong>ei</strong><br />

confronti del Movimento Sociale Italiano, dove erano transitati nella<br />

<strong>com</strong>petizione precedente i voti degli elettori moderati per la protesta<br />

sull’or<strong>di</strong>ne pubblico.<br />

A sostenere le posizioni elettorali della Democrazia Cristiana avevano<br />

in modo qualificante contribuito gli interventi della Conferenza<br />

Episcopale italiana e la preparazione al primo convegno della Chiesa<br />

italiana su Evangelizzazione e promozione umana, che mirò <strong>ad</strong> una ri<strong>com</strong>posizione<br />

dell’area cattolica su argomenti sociali e politici. La<br />

stessa Democrazia Cristiana, avendo avvertito <strong>com</strong>e reale <strong>il</strong> sorpasso<br />

del Partito Comunista, aveva can<strong>di</strong>dato figure eccellenti e significative<br />

della società civ<strong>il</strong>e e del mondo cattolico. Aveva in questo modo riscosso<br />

fiducia da quella parte <strong>di</strong> elettorato ancora incerto e insod<strong>di</strong>sfatto<br />

della conduzione della vita politica italiana.<br />

Il settimanale <strong>di</strong>ocesano agrigentino accolse favorevolmente e con<br />

sollievo <strong>il</strong> mancato sorpasso del Partito Comunista Italiano, e in<strong>di</strong>viduò<br />

la responsab<strong>il</strong>ità della confusione elettorale del ‘76 nella politica<br />

ambigua condotta dal segretario del Partito Socialista Italiano, Francesco<br />

De Martino, che era stato incapace <strong>di</strong> fare una scelta chiara o a favore<br />

d<strong>ei</strong> <strong>com</strong>unisti o a favore della DC 176, a tal punto da averne invocato<br />

lo scioglimento del Parlamento in un periodo storico particolarmente<br />

<strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e per la Democrazia Cristiana e favorevole per <strong>il</strong> Partito<br />

Comunista che puntava a ‘bissare’ <strong>il</strong> successo alle elezioni politiche<br />

<strong>dopo</strong> averlo riportato alle amministrative del ’75.<br />

Le elezioni politiche segnarono profondamente <strong>il</strong> Partito Socialista<br />

che raggiunse <strong>il</strong> minimo storico e avviò una <strong>di</strong>alettica interna che<br />

mise in crisi la le<strong>ad</strong>ership <strong>di</strong> De Martino e segnò l’ascesa politica <strong>di</strong><br />

Bettino Craxi che si propose <strong>com</strong>e nuovo segretario politico per un partito<br />

non schiacciato da due forze politiche, DC e PCI, ma centro <strong>di</strong> aggregazione<br />

<strong>di</strong> un terzo polo <strong>di</strong> partiti laici protagonisti <strong>di</strong> una nuova fase<br />

della politica italiana.<br />

176) Cfr. F. BAIO, Il voto della fiducia, in A.d.P., 27-6-1976, 1.<br />

111


Mons. Francesco Baio, <strong>com</strong>mentando l’esito elettorale dalle colonne<br />

del settimanale <strong>di</strong>ocesano, invitava con tono pacato e ragionato<br />

i politici democristiani eletti a non <strong>di</strong>menticare l’ammonimento elettorale<br />

e <strong>il</strong> pericolo scansato, pertanto auspicava un nuovo modo <strong>di</strong> condurre<br />

la politica per riacquistare la fiducia piena d<strong>ei</strong> citta<strong>di</strong>ni, spesso<br />

delusi a causa delle promesse non mantenute. Tuttavia nel suo articolo<br />

Francesco Baio non faceva un’attenta analisi sulle cause che avevano<br />

portato alla <strong>di</strong>visione dell’elettorato cattolico e ignorava tutti quegli<br />

elettori che, pur riconoscendosi <strong>com</strong>e cattolici, avevano votato <strong>com</strong>unista<br />

alle elezioni politiche 177.<br />

Le elezioni politiche del 1976 segnarono la fine dell’<strong>il</strong>lusione <strong>com</strong>unista<br />

della conquista della maggioranza relativa in Parlamento e <strong>di</strong><br />

una Democrazia Cristiana all’opposizione, che tanto entusiasmo aveva<br />

suscitato in <strong>di</strong>versi settori, anche ecclesiali. Ma anche segnò la fine <strong>di</strong><br />

una stagione vivace e attenta ai problemi sociali e politici sia sul piano<br />

nazionale che sul piano internazionale. Terminò l’ondata delle gran<strong>di</strong><br />

manifestazioni studentesche che per un decennio aveva invaso le piazze<br />

delle città e occupato le scuole per protestare contro <strong>il</strong> <strong>di</strong>ffuso malessere<br />

sociale. Iniziò la fase calante dello spontan<strong>ei</strong>smo giovan<strong>il</strong>e che<br />

aveva espresso una certa vitalità, malgr<strong>ad</strong>o resistenze e <strong>di</strong>ffidenze iniziali.<br />

Il mondo giovan<strong>il</strong>e, che nel corso del decennio era <strong>di</strong>venuto pungolo<br />

n<strong>ei</strong> confronti delle istituzioni, lentamente entrava in una fase <strong>di</strong> riflusso<br />

e <strong>di</strong> privatismo, cercando in altri settori <strong>il</strong> desiderio <strong>di</strong> realizzarsi.<br />

Molti giovani iniziarono <strong>ad</strong> accostarsi al pianeta droga per superare, in<br />

modo <strong>com</strong>pletamente errato, le frustrazioni in cui vivevano.<br />

In ambito ecclesiale agrigentino si avvertì dolorosamente la scelta<br />

<strong>di</strong> alcuni sacerdoti e laici cattolici <strong>di</strong> <strong>ad</strong>erire all’analisi e prassi marxista<br />

che, <strong>dopo</strong> <strong>il</strong> referendum sul <strong>di</strong>vorzio, pubblicarono un proprio settimanale,<br />

Scelta, <strong>com</strong>e vedremo nelle pagine seguenti, in aperta opposizione<br />

alla linea seguita dal settimanale <strong>di</strong>ocesano L’Amico del Popolo.<br />

A partire dal ’76 anche questa fase contestataria in seno alla <strong>com</strong>unità<br />

<strong>di</strong>ocesana, <strong>dopo</strong> aver ricevuto ampi consensi, iniziò <strong>il</strong> suo lento declino.<br />

112<br />

177) Cfr. L.c.


La presenza in <strong>di</strong>ocesi del vescovo aus<strong>il</strong>iare mons. Luigi Bommarito,<br />

che da qualche anno era stato consacrato, riuscì, con la sua arte <strong>com</strong>unicativa,<br />

a smorzare i toni del <strong>di</strong>ssenso e a dare alla <strong>di</strong>ocesi nuovo<br />

slancio, recuperando, fin dove era possib<strong>il</strong>e, qu<strong>ei</strong> sacerdoti e laici ormai<br />

<strong>di</strong>ssenzienti n<strong>ei</strong> confronti <strong>di</strong> Petralia. Furono due i momenti <strong>di</strong> vita ecclesiale<br />

che fecero notare <strong>il</strong> cambiamento <strong>di</strong> rotta nella vita <strong>di</strong>ocesana:<br />

la riflessione per un anno intero sul tema Gesù è presente, con manifestazione<br />

allo sta<strong>di</strong>o <strong>com</strong>unale <strong>di</strong> Agrigento, e <strong>il</strong> pellegrinaggio <strong>di</strong>ocesano<br />

alla M<strong>ad</strong>onna delle lacrime <strong>di</strong> Siracusa. Anche se queste iniziative<br />

portarono un’ondata <strong>di</strong> entusiasmo, l’attenzione ecclesiale ai problemi<br />

sociali perdeva impegno e partecipazione. Il settimanale <strong>di</strong>ocesano<br />

<strong>di</strong>ventò sempre più quasi l’organo della Democrazia Cristiana in<br />

funzione anti<strong>com</strong>unista senza quella carica critica che lo aveva contr<strong>ad</strong><strong>di</strong>stinto<br />

negli anni precedenti.<br />

113


114


La <strong>com</strong>unione ecclesiale<br />

messa alla prova<br />

Il vescovo Petralia era convinto che l’allontanamento <strong>di</strong> Di Giovanna<br />

dalla <strong>di</strong>rezione del settimanale <strong>di</strong>ocesano avrebbe finalmente chiuso <strong>il</strong> periodo<br />

del <strong>di</strong>ssenso nella <strong>di</strong>ocesi agrigentina, invece fu proprio quel licenziamento<br />

che rafforzò <strong>il</strong> gruppo redazionale e i cattolici <strong>di</strong> sinistra, per avviare<br />

la fase più tormentata della Chiesa agrigentina del ventesimo secolo,<br />

anche se durò appena tre anni. L’8 settembre 1974 fu pubblicato, senza<br />

autorizzazione del vescovo, L’Amico del Popolo con la firma del <strong>di</strong>rettore,<br />

se pur licenziato, Alfonso Di Giovanna, che nell’e<strong>di</strong>toriale È tramontato<br />

<strong>il</strong> giorno della speranza, oltre a <strong>com</strong>unicare la decisione <strong>di</strong> Petralia, spiegava<br />

ai lettori <strong>il</strong> motivo dell’avvenuto licenziamento, che era prevalentemente<br />

politico. Secondo tale articolo <strong>il</strong> settimanale, quantomeno a partire<br />

dalle elezioni politiche del 1972, aveva assunto un nuovo metodo per la<br />

valutazione degli avvenimenti ecclesiali e politici che corrispondeva <strong>ad</strong><br />

un modo nuovo <strong>di</strong> <strong>com</strong>prendere <strong>il</strong> rapporto Chiesa-mondo:<br />

«Al f<strong>il</strong>tro del giu<strong>di</strong>zio della Parola <strong>di</strong> Dio furono giu<strong>di</strong>cati avvenimenti,<br />

uomini e cose, episo<strong>di</strong> e situazioni, <strong>di</strong> Chiesa e non <strong>di</strong> Chiesa,<br />

superando i <strong>di</strong>scriminanti concetti provincia-<strong>di</strong>ocesi, Chiesa locale<strong>com</strong>unità<br />

civ<strong>il</strong>e, ateo-credente, buoni-cattivi, per parlare a tutti un<br />

unico linguaggio in nome <strong>di</strong> Dio e in <strong>di</strong>fesa dell’uomo» 178.<br />

178) E’ tramontato <strong>il</strong> giorno della speranza, in A.d.P, 8-9-1974,1. Questo modo <strong>di</strong> valutare gli<br />

avvenimenti si fece più intenso soprattutto <strong>dopo</strong> <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io Vaticano II, dovuto anche al contributo teologico<br />

<strong>di</strong> JOHANN BAPTIST METZ, Sulla teologia del Mondo, Brescia, 1974,115, che parlava della riserva<br />

escatologica <strong>com</strong>e atteggiamento critico nella valutazione d<strong>ei</strong> fatti del presente: “ogni teologia escatologica<br />

deve <strong>di</strong>ventare perciò, in quanto teologia politica, una teologia critica della società”. Nell’orizzonte<br />

<strong>di</strong> questa teologia <strong>il</strong> mondo non veniva inteso <strong>com</strong>e cosmo, contrapposto alla persona e nemmeno <strong>com</strong>e<br />

realtà puramente esistenziale e personale, bensì <strong>com</strong>e realtà sociale in un processo storico. E la Chiesa<br />

non viveva accanto o al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> questa realtà, bensì in essa <strong>com</strong>e istituzione critica della società.<br />

115


Secondo questo e<strong>di</strong>toriale <strong>il</strong> settimanale era <strong>di</strong>venuto s<strong>com</strong>odo<br />

poiché aveva avviato una serie <strong>di</strong> iniziative nel contesto socio-ecclesiale<br />

agrigentino per i seguenti obiettivi: <strong>di</strong>alogo con i movimenti<br />

culturali laici, con i lavoratori, con i cristiani non cattolici, stu<strong>di</strong>o<br />

dell’emigrazione, ricostruzione del Belice, rinascita dell’Isola,<br />

ecc. 179. In verità l’accusa più grave che veniva mossa alla <strong>di</strong>rezione<br />

del settimanale era <strong>di</strong> aver fatto <strong>com</strong>unione con i <strong>di</strong>ssidenti e non col<br />

vescovo 180.<br />

I rapporti tra Petralia e Di Giovanna erano <strong>di</strong>ventati tesi nel momento<br />

in cui <strong>il</strong> <strong>di</strong>rettore del settimanale, non potendolo fare dalle colonne<br />

de L’Amico del Popolo, poiché conosceva i limiti imposti, aveva<br />

<strong>com</strong>mentato sul foglio mens<strong>il</strong>e La voce <strong>di</strong> Sambuca, <strong>di</strong> cui era pure <strong>il</strong><br />

<strong>di</strong>rettore, <strong>il</strong> risultato referendario, che aveva visto la vittoria del fronte<br />

<strong>di</strong>vorzista, con <strong>il</strong> seguente titolo Apologia della <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza, che<br />

fu recepito da Petralia <strong>com</strong>e una vera provocazione oltre ogni limite<br />

181. Tuttavia dobbiamo registrare che l’attrito non era soltanto con<br />

<strong>il</strong> vescovo, poiché, sul finire del mese <strong>di</strong> maggio, <strong>il</strong> consiglio presbiterale<br />

<strong>di</strong>ocesano aveva contestato alla redazione del settimanale, <strong>di</strong>retto<br />

da Di Giovanna, i seguenti aspetti: in campo ecclesiale <strong>il</strong> settimanale<br />

aveva scelto una linea e<strong>di</strong>toriale <strong>di</strong>versa da quella del vescovo<br />

e in campo socio-politico la redazione aveva fatto una scelta f<strong>il</strong>omarxista.<br />

I redattori, alle contestazioni del consiglio, avevano risposto<br />

riven<strong>di</strong>cando <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto al pluralismo nel campo politico e nella ricerca<br />

teologica, nonché nessuna preclusione ideologica nelle lotte per<br />

<strong>il</strong> riscatto dell’umanità 182.<br />

Dopo un mese <strong>di</strong> contatti e riflessioni, n<strong>ei</strong> primi <strong>di</strong> novembre,<br />

179) Cfr. L.c.<br />

180) Cfr. L.c.<br />

181) Cfr. Come si sono svolti gli ultimi fatti, in A.d.P., 8-9-1974, 4.<br />

182) Cfr. L.c Dopo <strong>il</strong> licenziamento <strong>di</strong> Di Giovanna i collaboratori de L’Amico del Popolo,<br />

Pietro Amato, Antonino Bellomo, Calogero Carità, Totò Castelli, Enzo Di Prima, Girolamo Gaziano,<br />

Giovanni Grass<strong>ad</strong>onio, Nicola Lombardo, Enzo Minio, Giusi Montana, Nuccio Mula, Rosetta<br />

Romano, Stefano Pirrera, Diego Romeo, Luigi Ruoppolo, Luigi Sferrazza, Egi<strong>di</strong>o Terrana, Damiano<br />

Zambito rassegnarono le <strong>di</strong>missioni. Essi videro nell’iniziativa un<strong>il</strong>aterale del vescovo <strong>il</strong> tentativo <strong>di</strong><br />

“affossare <strong>il</strong> rinnovamento”, cfr. Comunione, in A.d.P., 8-9-1974.<br />

116


fu pubblicato <strong>il</strong> settimanale Scelta 183 in aperta opposizione a L’Amico<br />

del Popolo. Le due testate giornalistiche, per un triennio circa,<br />

furono <strong>il</strong> segno tangib<strong>il</strong>e della spaccatura all’interno della Chiesa<br />

agrigentina. Direttore responsab<strong>il</strong>e della nuova testata fu don<br />

Alfonso Di Giovanna, che si avvalse <strong>di</strong> quasi tutto <strong>il</strong> gruppo redazionale<br />

che lavorava al settimanale L’Amico del Popolo. Il nuovo<br />

giornale non veniva stampato presso la Tipografia Sarcuto, <strong>com</strong>e avveniva<br />

per L’Amico del Popolo ma presso la Tipografia Primavera<br />

<strong>di</strong> Agrigento.<br />

Nell’articolo <strong>di</strong> fondo del primo numero <strong>di</strong> Scelta Di Giovanna<br />

spiegava <strong>il</strong> motivo della nascita del giornale:<br />

«…sul piano ecclesiale Scelta vuole contribuire al rinnovamento<br />

attraverso la fedeltà alla parola <strong>di</strong> Dio, <strong>il</strong> ritorno alle origini e alle<br />

<strong>com</strong>unità primitive, la costante ispirazione al pluralismo, ai documenti<br />

conc<strong>il</strong>iari e alle ultime encicliche, <strong>il</strong> rifiuto <strong>di</strong> ogni integrismo,<br />

attenta alla ricerca teologica e alle <strong>di</strong>verse esperienze pastorali<br />

e <strong>di</strong> evangelizzazione per la crescita <strong>di</strong> una fede autentica,<br />

pura da pregiu<strong>di</strong>zi, libera da strumentalizzazioni, profetica nel<br />

suo esprimersi» 184.<br />

All’interno dello stesso movimento Cristiani per <strong>il</strong> socialismo,<br />

tra i fondatori del settimanale Scelta, mi sembra <strong>di</strong> poter cogliere<br />

due tendenze: la prima facente riferimento a don Alfonso Di Giovanna,<br />

che, pur assumendo un linguaggio critico n<strong>ei</strong> confronti del<br />

vescovo Petralia, della Democrazia Cristiana e della gerarchia, tuttavia<br />

cercava, anche con <strong>di</strong>fficoltà – dovute <strong>ad</strong> una impostazione<br />

teologica e f<strong>il</strong>osofica <strong>di</strong>versa – un possib<strong>il</strong>e <strong>di</strong>alogo; la seconda<br />

linea riconducib<strong>il</strong>e a don Luigi Sferrazza, che assunse un linguag-<br />

183) Nella fondazione <strong>di</strong> Scelta un ruolo determinante oltre Alfonso Di Giovanna ed <strong>il</strong> gruppo<br />

<strong>di</strong> redattori provenienti dal L’Amico del popolo, lo ebbe Franco La Rocca, <strong>di</strong>rettore del Centro<br />

Servizi Culturali (ex-ENAIP) <strong>di</strong> Agrigento che poi si trasformò nella attuale biblioteca <strong>com</strong>unale <strong>di</strong><br />

S. Spirito.<br />

184) Perché? in Scelta, 3-11-1974.<br />

117


gio sempre più aspro, dovuto alla prevalenza d<strong>ei</strong> temi socio-politici<br />

all’interno della <strong>com</strong>ponente religiosa, tanto da vedere nella<br />

stessa persona del vescovo Petralia l’immagine del nemico da lottare<br />

185.<br />

Se Di Giovanna auspicava un rinnovamento con <strong>il</strong> contributo<br />

d<strong>ei</strong> documenti conc<strong>il</strong>iari, la stessa cosa non si poteva <strong>di</strong>re per don<br />

Luigi Sferrazza <strong>il</strong> quale, presentando <strong>il</strong> r<strong>ad</strong>uno d<strong>ei</strong> Cristiani per <strong>il</strong><br />

socialismo avvenuto a Napoli dall’ 1 al 4 novembre, parlava <strong>di</strong> rottura<br />

con la Chiesa ufficiale. Tale rottura trovava fondamento, a suo<br />

<strong>di</strong>re, nella tra<strong>di</strong>zione profetica e aveva <strong>il</strong> culmine nella morte in<br />

croce <strong>di</strong> Cristo 186. Presentando gli obiettivi del movimento, Sferraza<br />

<strong>di</strong>ceva che<br />

118<br />

«vogliono liberare <strong>il</strong> vangelo dalle mani <strong>di</strong> chi lo usa per giustificare<br />

un or<strong>di</strong>ne ingiusto e lo vogliono ridare al popolo <strong>di</strong> Dio:<br />

vogliono proclamare chiaramente che <strong>il</strong> messaggio <strong>di</strong> Gesù non<br />

solo condanna un mondo ingiusto, ma impegna coloro che lo accettano<br />

a lottare perché spezzino le catene dell’o<strong>di</strong>o, della sopraffazione<br />

e della miseria. Per questo hanno mostrato <strong>com</strong>e per<br />

<strong>il</strong> credente la scelta rivoluzionaria <strong>di</strong> classe per una società senza<br />

classi, non solo non è contraria alla fede, ma <strong>com</strong>e tale possa e<br />

185) Mi riferisce Luigi Sferrazza che “i fondatori del settimanale Scelta non <strong>ad</strong>erivano tutti al<br />

movimento Cristiani per <strong>il</strong> socialismo. Luigi Sferrazza/Alfonso Di Giovanna - Giulio<br />

Girar<strong>di</strong>/Raniero La Valle: sono paragoni che non reggono per una valutazione del movimento<br />

Cristiani per <strong>il</strong> socialismo (CpS) per <strong>il</strong> semplice fatto che localmente Alfonso Di Giovanna, <strong>com</strong>e<br />

nazionalmente Raniero La Valle, non hanno mai fatto parte del movimento d<strong>ei</strong> CpS, anche se hanno<br />

avuto <strong>il</strong> grande merito, ognuno nel proprio ruolo e nel proprio ambito <strong>di</strong> riferimento, <strong>di</strong> capirne l’originalità<br />

storica e <strong>di</strong> favorirne la <strong>di</strong>ffusione delle idee. Non tutto <strong>il</strong> gruppo redazionale <strong>di</strong> Scelta si riconosceva<br />

nel movimento d<strong>ei</strong> CpS o delle <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base: ma evidentemente c’era un <strong>com</strong>une denominatore<br />

sia in riferimento alle istanze <strong>di</strong> rinnovamento ecclesiale che in riferimento alle istanze <strong>di</strong><br />

cambiamento sociale”. Ma al momento in cui erano chiamati <strong>ad</strong> esprimere <strong>il</strong> voto politico, risulta<br />

chiara la scelta antidemocristiana.<br />

186) Cfr. L. SFERRAZZA, Una forza nuova nel Sud, in Scelta, 17-11-1974, 2. In questo modo<br />

Sferrazza riproponeva le accuse che <strong>il</strong> salesiano don Giulio Girar<strong>di</strong> aveva mosso contro la Chiesa<br />

durante <strong>il</strong> convegno d<strong>ei</strong> Cristiani per <strong>il</strong> socialismo <strong>di</strong> Bologna: “La Chiesa è in solidarietà con le classi<br />

dominanti e con l’imperialismo” citazione presa da G. LO IACONO, Il marxismo ieri e oggi ,Napoli,<br />

1978, 215.


forse debba essere vissuta <strong>com</strong>e approfon<strong>di</strong>mento della sua scelta<br />

cristiana» 187.<br />

Come notiamo, per Sferrazza una fede autenticamente vissuta doveva<br />

necessariamente essere legata alla scelta rivoluzionaria, per una<br />

società senza classi, <strong>com</strong>e propugnava l’ideologia marxista.<br />

Dopo <strong>il</strong> licenziamento <strong>di</strong> Di Giovanna dal settimanale <strong>di</strong>ocesano, <strong>il</strong><br />

vescovo Petralia prese un altro grave provve<strong>di</strong>mento: chiese le <strong>di</strong>missioni<br />

dell’assistente <strong>di</strong>ocesano dell’Azione Cattolica giovan<strong>il</strong>e, don Damiano<br />

Zambito, per aver dato un in<strong>di</strong>rizzo orizzontalistico ai gruppi giovan<strong>il</strong>i,<br />

per aver ut<strong>il</strong>izzato i testi biblici in senso prevalentemente sociopolitico,<br />

per aver assunto un atteggiamento neutralistico o negativo o contestatario<br />

durante <strong>il</strong> referendum del 12 maggio 1974, e per aver firmato <strong>il</strong> documento<br />

contro <strong>il</strong> vescovo sulla vicenda del settimanale L’Amico del Popolo.<br />

Questi furono i motivi fondamentali che indussero Petralia a<br />

chiedere le <strong>di</strong>missioni <strong>di</strong> Zambito dal settore più vivace dell’Azione<br />

Cattolica 188.<br />

187) L. SFERRAZZA, Una forza nuova, cit., 2. La rivoluzione <strong>di</strong> classe per una società senza classi<br />

faceva parte della tra<strong>di</strong>zione marxista più intransigente, infatti avevano scritto i teorici del marxismo<br />

Marx ed Engels: “La storia <strong>di</strong> ogni società sinora esistita è storia <strong>di</strong> lotte <strong>di</strong> classi. Liberi e schiavi,<br />

patrizi e pleb<strong>ei</strong>, baroni e servi della pleba…in una parola oppressori e oppressi sono stati in contrasto<br />

fra <strong>di</strong> loro, hanno sostenuto una lotta ininterrotta…una lotta che finì sempre o con una trasformazione<br />

rivoluzionaria <strong>di</strong> tutta la società o con la rovina <strong>com</strong>une delle classi in lotta” MARX-ENGELS, Manifesto<br />

del partito <strong>com</strong>unista, in Opere <strong>com</strong>plete ,VI, Roma, 1973, 486. Contro l’o<strong>di</strong>o <strong>di</strong> classi rispondeva<br />

PAPA GIOVANNI XXIII che, riproponendo l’insegnamento d<strong>ei</strong> pontefici precedenti, nella Mater et magistra<br />

n.5 affermava che “devono regolare i loro rapporti ispirandosi al principio della solidarietà e della<br />

fratellanza cristiana, perché tanto la concorrenza in senso liberalistico quanto la lotta <strong>di</strong> classe in senso<br />

marxistico sono contro natura e contrarie alla concezione cristiana della vita”.<br />

188) Cfr. Damiano Zambito <strong>di</strong>messo dall’A.C., in Scelta, 1-12-1974, 2. LUIGI GAMMACURTA<br />

scriveva nella sua tesi <strong>di</strong> dottorato La contestazione religiosa dell’autorità <strong>dopo</strong> <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io Vaticano<br />

II “A livello ecclesiale giovan<strong>il</strong>e si avvertì n<strong>ei</strong> rami dell’A.C. un desiderio <strong>di</strong> rinnovamento della<br />

Chiesa agrigentina. Volevano una <strong>com</strong>unità cristiana autentica che realizzava <strong>il</strong> primato delle persone<br />

sui riti, della <strong>com</strong>unione sull’appartenenza formale, della testimonianza personale e <strong>com</strong>unitaria sulla<br />

sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> determinate pratiche, della corresponsab<strong>il</strong>ità sull’autoritarismo, della libertà dello<br />

Spirito sulla rigi<strong>di</strong>tà della struttura” (la tesi <strong>di</strong> GAMMACURTA è ine<strong>di</strong>ta; possiedo una copia gent<strong>il</strong>mente<br />

concessami dall’autore). In America latina i settori giovan<strong>il</strong>i dell’Azione Cattolica si unirono <strong>ad</strong><br />

organizzazioni non cristiane, a partire dal 1966, per lottare contro l’oppressione. Questo fascino verso<br />

i partiti <strong>di</strong> sinistra era anche presente nel versante protestante cfr. BRUNO CHENU, Teologie cristiane<br />

d<strong>ei</strong> terzi mon<strong>di</strong>, in Giornale <strong>di</strong> Teologia, 181, Brescia, 1988.<br />

119


Per <strong>il</strong> settimanale Scelta la ‘defenestrazione’ <strong>di</strong> Zambito s’inseriva<br />

nel tentativo della Chiesa italiana <strong>di</strong> “portare or<strong>di</strong>ne <strong>dopo</strong> la<br />

sconfitta elettorale del referendum sul <strong>di</strong>vorzio”. La <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />

Scelta <strong>com</strong>mentò la decisione del vescovo <strong>com</strong>e grave poiché non<br />

aveva consultato <strong>il</strong> popolo <strong>di</strong> Dio, che era rimasto un semplice spettatore<br />

189. Infine per Scelta l’accusa <strong>di</strong> orizzontalismo n<strong>ei</strong> confronti<br />

<strong>di</strong> Zambito e del settore giovan<strong>il</strong>e dell’Azione Cattolica era senza<br />

fondamento dal punto <strong>di</strong> vista teologico, e portava <strong>com</strong>e esempio le<br />

Chiese dell’America latina, pertanto<br />

«questa accusa più che su una verità teologica ci sembra che si<br />

fon<strong>di</strong> su una copertura ideologica (e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> potere)…» 190.<br />

La mancata consultazione del popolo <strong>di</strong> Dio per la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />

Scelta veniva considerata ‘una grave offesa’, ma non in<strong>di</strong>cava, concretamente,<br />

<strong>com</strong>e questa consultazione doveva avvenire. Al <strong>di</strong> là del metodo,<br />

emergeva <strong>il</strong> tentativo <strong>di</strong> applicare alla Chiesa categorie decisionali<br />

provenienti da un tipo <strong>di</strong> sociologia emergente proprio in quegli<br />

anni.<br />

È interessante r<strong>il</strong>evare <strong>com</strong>e all’interno del <strong>di</strong>ssenso ecclesiale c’era<br />

una prospettiva ecclesiologica <strong>di</strong>versa da quella proposta da Petralia.<br />

Sintetizzando possiamo <strong>di</strong>re che mentre per Petralia la Chiesa aveva un<br />

fondamento gerarchico, voluto da Gesù Cristo, per i Cristiani per <strong>il</strong> socialismo<br />

era r<strong>il</strong>evante l’aspetto popolare e democratico.<br />

Le <strong>di</strong>missioni forzate <strong>di</strong> Zambito, dal settore giovan<strong>il</strong>e dell’Azione<br />

Cattolica, aumentarono l’ost<strong>il</strong>ità del gruppo redazionale, d<strong>ei</strong> simpatizzanti,<br />

d<strong>ei</strong> lettori e d<strong>ei</strong> sacerdoti vicini al settimanale Scelta, e crearono,<br />

anche, una profonda <strong>di</strong>visione all’interno della stessa Azione Cattolica<br />

189) Cfr. Damiano Zambito, cit., 2.<br />

190) L.c L’accusa <strong>di</strong> orizzontalismo n<strong>ei</strong> confronti d<strong>ei</strong> sostenitori del movimento Cristiani per <strong>il</strong><br />

socialismo veniva mossa da <strong>di</strong>verse parti del mondo cattolico poichè essi rimasero particolarmente<br />

influenzati dal pensiero del francese RÒGER GARAUDY sulla concezione del regno <strong>di</strong> Dio: “concepire<br />

<strong>il</strong> regno <strong>di</strong> Dio – scriveva <strong>il</strong> f<strong>il</strong>osofo francese – <strong>com</strong>e un mondo <strong>di</strong>verso, un mondo cambiato, e cambiato<br />

me<strong>di</strong>ante i nostri sforzi” Parola <strong>di</strong> uomo, Assisi 1975, 157.<br />

120


che per la prima volta in modo palese mostrava la sua profonda crisi,<br />

destinata a ripercuotersi negli anni successivi, malgr<strong>ad</strong>o la vecchia <strong>di</strong>rigenza<br />

cercherà in tutti i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> far penetrare l’associazionismo cattolico<br />

tra i nuovi sacerdoti chiamati a guidare le parrocchie.<br />

A partire dal 1975 s’intensificò la riflessione d<strong>ei</strong> cattolici del <strong>di</strong>ssenso<br />

sul rapporto fede e politica, e don Luigi Sferrazza ne trovò spunto<br />

a proposito del convegno nazionale delle <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base che si svolse<br />

a Firenze sul tema Comunità <strong>di</strong> base e <strong>com</strong>unione ecclesiale 191. Sferrazza,<br />

<strong>dopo</strong> aver evidenziato la volontà delle <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base a non contrapporsi<br />

alla “Chiesa istituzionale” 192, trovava <strong>il</strong> fondamento della <strong>com</strong>unione<br />

ecclesiale nella “prassi <strong>di</strong> solidarietà” verso i poveri sfruttati:<br />

«La <strong>com</strong>unione che cerchiamo (…) nasce tra coloro che, credenti,<br />

si trovano solidali nella lotta per una società in cui sia possib<strong>il</strong>e<br />

vivere l’amore fraterno» 193.<br />

A fondamento della <strong>com</strong>unione non c’era la fede, <strong>com</strong>e la teologia<br />

aveva insegnato, ma la solidarietà verso <strong>il</strong> povero; e Sferrazza non lo<br />

considerava più <strong>com</strong>e in<strong>di</strong>viduo ma <strong>com</strong>e insieme collettivo: quando si<br />

parlava <strong>di</strong> povero si rivolgeva alla classe degli sfruttati che, nell’insieme,<br />

faceva ‘<strong>il</strong> povero’. E per questo povero bisognava ormai lottare <strong>dopo</strong><br />

aver considerato superato e antiquato <strong>il</strong> metodo della “San Vinc<strong>enzo</strong>”.<br />

Per <strong>il</strong> settimanale Scelta era impossib<strong>il</strong>e la neutralità della Chiesa e<br />

191) Bisogna precisare che nelle <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base era prevalente l’esigenza <strong>di</strong> vivere l’impegno<br />

<strong>di</strong> fede nella vita della Chiesa. Esse si ponevano <strong>com</strong>e luogo <strong>di</strong> fede, in cui la pratica della solidarietà<br />

e della con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong>venta impegno <strong>di</strong> liberazione; i CpS si ponevano <strong>il</strong> problema <strong>di</strong> creare<br />

rapporti e spazi organici <strong>di</strong> impegno politico per una democrazia <strong>di</strong> base ma in collegamento con le<br />

forze politiche della sinistra.<br />

192) Cfr. L. SFERRAZZA, La carità o è politica o non è, in Scelta, 4-5-1975,3. La <strong>di</strong>mensione<br />

politica della carità è presente nell’insegnamento della Chiesa, e in modo prevalente nel magistero <strong>di</strong><br />

Paolo VI, del quale ricor<strong>di</strong>amo una massima: “La politica è una maniera esigente …<strong>di</strong> vivere l’impegno<br />

cristiano a servizio degli altri” Octogesima <strong>ad</strong>veniens, 46. Sulla <strong>di</strong>mensione politica della carità<br />

cfr. M. COZZOLI, Etica teologale, Cinisello Balsamo,1991.<br />

193) L. SFERRAZZA, La Carità, cit. La prassi <strong>di</strong> solidarietà nasceva nella teologia della liberazione<br />

<strong>dopo</strong> aver esaminato la società tramite l’analisi marxista che faceva conoscere i meccanismi<br />

che generavano miseria e povertà: cfr. G. GUTIERREZ, La forza storica d<strong>ei</strong> poveri, Brescia 1981 e L.<br />

BOFF, Quando la teologia ascolta <strong>il</strong> povero, Assisi 1984.<br />

121


d<strong>ei</strong> preti n<strong>ei</strong> confronti della politica, e, citando l’enc<strong>il</strong>ica Octogesina <strong>ad</strong>veniens<br />

<strong>di</strong> Paolo VI e la Gau<strong>di</strong>um et spes n. 43, <strong>ad</strong><strong>di</strong>tava <strong>com</strong>e conservatori<br />

coloro che <strong>di</strong>cevano che “<strong>il</strong> prete in Chiesa non deve far politica”.<br />

Il problema per Scelta era invece da che parte stare: con gli sfruttati o con<br />

gli sfruttatori. Qualsiasi decisione era per <strong>il</strong> vangelo o contro <strong>il</strong> vangelo 194.<br />

Secondo Scelta l’enciclica <strong>di</strong> Paolo VI, oltre a in<strong>di</strong>care una scelta<br />

per i poveri sfruttati, in contrapposizione alle classi ricche, aveva fatto<br />

un salto qualitativo su <strong>com</strong>e considerare <strong>il</strong> marxismo n<strong>ei</strong> confronti del<br />

magistero della Chiesa precedente. Per i cattolici del <strong>di</strong>ssenso, <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io<br />

Vaticano II e <strong>il</strong> magistero sociale <strong>di</strong> Paolo VI avevano portato due<br />

grosse novità: la collaborazione d<strong>ei</strong> credenti con i marxisti per una società<br />

senza più povertà e <strong>il</strong> pluralismo politico 195.<br />

Mentre <strong>il</strong> magistero della Chiesa rifiutava l’analisi marxista della<br />

società, Luigi Sferrazza, in sintonia con i <strong>com</strong>ponenti del movimento<br />

Cristiani per <strong>il</strong> socialismo, che attingevano <strong>ad</strong> un f<strong>il</strong>one della teologia<br />

della liberazione 196, le attribuiva un valore scientifico e oggettivo a tal<br />

punto che rinunciare a tale analisi equivaleva a rinunciare alla verità<br />

stessa 197. E chiudere gli occhi davanti alla verità, espressa dall’analisi<br />

194) Cfr. Fede e politica, in Scelta, 25-5-1975, 2.<br />

195) Cfr. L.c I <strong>com</strong>ponenti del movimento Cristiani per <strong>il</strong> socialismo, per sottolineare l’apertura<br />

della Chiesa al socialismo, si rifacevano all’enciclica <strong>di</strong> Paolo VI. Don Giulio Girar<strong>di</strong> al convegno <strong>di</strong><br />

Bologna aveva sostenuto: “La Octogesima <strong>ad</strong>veniens riconosce, sia pure con molte cautele, la legittimità<br />

della opzione socialista per i credenti” e aveva ricordato che “<strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io non ha rinnovato la condanna<br />

del <strong>com</strong>unismo” cfr. Convegno nazionale <strong>di</strong> Bologna, M<strong>il</strong>ano, 1974,159. Scrivendo questo <strong>il</strong><br />

salesiano Girar<strong>di</strong> <strong>di</strong>menticava volutamente che nella Octogesina <strong>ad</strong>veniens ai numeri 32-33 PAOLO VI<br />

aveva scritto: “sarebbe <strong>il</strong>lusorio (…) accettare gli elementi dell’analisi marxista senza riconoscere <strong>il</strong><br />

loro rapporto con l’ideologia, entrare nella prassi della lotta <strong>di</strong> classe e della interpretazione marxista<br />

trascurando <strong>di</strong> avvertire <strong>il</strong> tipo <strong>di</strong> società totalitaria e violenta a cui questo processo conduce”.<br />

196) Jan Carlos Scannone in<strong>di</strong>vidua quattro correnti <strong>di</strong>verse della teologia della liberazione: a) a<br />

partire dalla Pastorale della Chiesa con i suoi documenti biblici e magisteriali; b) a partire dalla prassi rivoluzionaria:<br />

è in contrasto con la gerarchia e assume l’analisi marxista, riduce <strong>il</strong> linguaggio teologico a servizio<br />

della lotta <strong>di</strong> classe; c) a partire dalla prassi storica: la <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base <strong>di</strong>venta <strong>il</strong> soggetto che fa teologia;<br />

d) a partire dalla prassi d<strong>ei</strong> popoli latinoamericani, e si riferisce a J.L.Segundo. cfr. J C SCANNONE,<br />

La teologia della liberazione in Teologia dommatica, (a cura <strong>di</strong> Karl H. NEUFELD) Brescia 1983, 393-424.<br />

197) Cfr. L. SFERRAZZA, Magistero, analisi ed esperienza cristiana, in Scelta, 15-6-1975.<br />

Severino Dianich, <strong>dopo</strong> aver evidenziato <strong>il</strong> merito della teologia della liberazione per aver parlato<br />

all’uomo concreto, ne ha sottolineato anche <strong>il</strong> rischio <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ssolvimento del messaggio cristiano<br />

nell’immanentismo storicista: Dio si ritroverebbe rinchiuso dentro l’unico modello <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>e, proposto<br />

dall’analisi marxista, cfr. S. DIANICH, Chiesa estroversa, Cinisello Balsamo 1987.<br />

122


marxista, equivaleva a <strong>com</strong>mettere un peccato contro lo Spirito 198. Per<br />

Sferrazza l’analisi marxista, elevata a norma morale, doveva controllare<br />

e verificare la vali<strong>di</strong>tà del modo <strong>di</strong> vivere delle <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base<br />

secondo un progetto storico <strong>di</strong> umanità 199. Ovviamente l’istanza<br />

espressa da don Luigi Sferrazza non poteva trovare accoglienza nel Magistero<br />

della Chiesa, perché rompeva proprio con la fonte biblica, la<br />

Tra<strong>di</strong>zione e <strong>il</strong> Magistero, infatti egli in questo modo aveva sostituito<br />

la teologia con l’analisi marxista, riconoscendo alla medesima analisi<br />

marxista la fonte <strong>di</strong> moralità.<br />

In questo modo recepiva pienamente le in<strong>di</strong>cazioni del convegno<br />

<strong>di</strong> Napoli del 1974, che aveva fatte sue le posizioni <strong>di</strong> don Giulio Girar<strong>di</strong>,<br />

<strong>di</strong>verse da quelle <strong>di</strong> Raniero La Valle. Giulio Girar<strong>di</strong> sosteneva<br />

che la verità religiosa doveva essere giu<strong>di</strong>cata alla luce della verità<br />

umana e proponeva un metodo materialistico per la <strong>com</strong>prensione della<br />

Sacra scrittura:<br />

«La lettura biblica, proprio perché avviene da una precisa collocazione<br />

politica, non potrà situarsi al <strong>di</strong> fuori dell’analisi materialistica,<br />

che, <strong>com</strong>e m<strong>il</strong>itanti, applichiamo a tutta la verità» 200.<br />

La fonte morale per valutare ogni <strong>com</strong>portamento umano, sia in<strong>di</strong>viduale<br />

sia sociale, ogni scelta in qualsiasi ambito, soprattutto politico,<br />

non era più <strong>il</strong> vangelo ma l’analisi marxista, elevata a valutare le<br />

198) Cfr., L. SFERR,AZZA, Magistero, articolo cit.<br />

199) Cfr. L.c.<br />

200) L.c. I teologi della teologia della liberazione, Gutierrez, Scannone e Boff, pur avendo<br />

riconosciuto <strong>il</strong> valore dell’analisi marxista, per la <strong>com</strong>prensione d<strong>ei</strong> meccanismi sociali che generavano<br />

miseria e ricchezza, non mi sembra che siano pervenuti alle stesse conclusioni <strong>di</strong> Giulio Girar<strong>di</strong>.<br />

Negli anni 60 e nella prima metà degli anni ‘70, in alcuni settori <strong>di</strong> teologi ed esegeti collegati con la<br />

f<strong>il</strong>osofia ed <strong>il</strong> pensiero marxista si sv<strong>il</strong>uppa <strong>il</strong> tentativo <strong>di</strong> una lettura materialistica della Bibbia e<br />

dell’ecclesiologia. Si trattava <strong>di</strong> tentativi <strong>di</strong> ricerca con approcci e strumenti esegetici e <strong>di</strong> pensiero<br />

<strong>com</strong>pletamente nuovi rispetto all’esegesi tra<strong>di</strong>zionale: <strong>il</strong> tentativo era <strong>di</strong> operare una svolta nell’approccio<br />

alla riflessione teologica, così <strong>com</strong>e nel Me<strong>di</strong>oevo lo era stato con l’assunzione dell’aristotelismo:<br />

si trattava <strong>di</strong> non guardare più <strong>il</strong> marxismo da fuori, cercando <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare opposizioni ed<br />

analogie ma <strong>di</strong> sceglierlo, per motivi più o meno oggettivi (analisi scientifica, con<strong>di</strong>zioni materiali,<br />

aspirazioni alla giustizia), <strong>com</strong>e visione del mondo, della società, della storia.<br />

123


scelte inerenti alla vita della Chiesa e del cristiano nel quoti<strong>di</strong>ano. La<br />

fedeltà della Chiesa al suo Signore non veniva più considerata dal punto<br />

<strong>di</strong> vista del vangelo ma a partire dall’analisi marxista.<br />

Nel 1975 i sostenitori del movimento Cristiani per <strong>il</strong> socialismo<br />

cercavano <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare, all’interno dell’episcopato italiano, qu<strong>ei</strong> vescovi<br />

che assumevano un atteggiamento critico n<strong>ei</strong> confronti degli uomini<br />

<strong>di</strong> governo e proponevano un <strong>di</strong>alogo anche con i non cristiani. Il<br />

vescovo <strong>di</strong> Ivrea, Luigi Bettazzi, e <strong>il</strong> card. Pellegrino, arcivescovo <strong>di</strong><br />

Torino, furono le voci più aperte del periodo <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e degli anni ‘70, sia<br />

dal punto <strong>di</strong> vista sociale che ecclesiale. I due vescovi trovarono ampio<br />

risalto n<strong>ei</strong> servizi giornalistici del settimanale Scelta, poiché in loro i<br />

cattolici del <strong>di</strong>ssenso agrigentino vedevano la figura ideale del vescovo<br />

sociale che non trovavano in Petralia.<br />

La lettera che Bettazzi inviò a tutti gli eletti d<strong>ei</strong> partiti politici alle<br />

elezioni amministrative del 1975 fu recepita dal settimanale Scelta<br />

<strong>com</strong>e un’apertura cattolica n<strong>ei</strong> confronti <strong>di</strong> qualsiasi formazione ideologica.<br />

Non passò inosservato che Bettazzi non usò <strong>il</strong> termine “cattolici”<br />

ma citta<strong>di</strong>ni, che doveva ac<strong>com</strong>unare nel campo politico a prescindere<br />

dalla fede:<br />

«Il citta<strong>di</strong>no guarda ai tanti problemi che asse<strong>di</strong>ano la vita quoti<strong>di</strong>ana<br />

e, secondo la propria visuale, generalmente approfon<strong>di</strong>ta<br />

e maturata nel <strong>di</strong>scorso con altri amici o nell’interno d<strong>ei</strong> partiti o<br />

<strong>di</strong> gruppi, <strong>com</strong>pie le sue scelte che ritiene più idonee al raggiungimento<br />

<strong>di</strong> questi fini umani e sociali. Pur nel pluralismo che ne<br />

deriva, collegato alla <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> valutazione e <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zi ritengo<br />

tutto questo profondamente cristiano: Gesù Cristo è un Dio fattosi<br />

uomo, che ha preso su <strong>di</strong> sé tutta la realtà umana, i suoi problemi,<br />

le sue aspirazioni» 201.<br />

Della lettera <strong>di</strong> Bettazzi, Scelta mise in risalto <strong>il</strong> rapporto del cristiano<br />

con le sfide della nuova società:<br />

124<br />

201) L. BETTAZZI, Un vescovo agli eletti, in Scelta, 29-6-1975, 3.


«Si è cristiani nella vita pubblica non tanto nella misura in cui<br />

si <strong>di</strong>fendono le istituzioni cristiane: questo rientra nel dovere <strong>di</strong><br />

rispetto e <strong>di</strong> libertà n<strong>ei</strong> confronti <strong>di</strong> tutte le istituzioni, nell’ambito<br />

<strong>di</strong> uno Stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti e <strong>di</strong> doveri. Si è cristiani nella misura<br />

in cui sinceramente si promuove lo sv<strong>il</strong>uppo globale dell’uomo,<br />

<strong>di</strong> tutto l’uomo» 202.<br />

Ma era <strong>il</strong> pluralismo politico su cui Scelta poneva particolare attenzione<br />

nella lettera, e che serviva ai cattolici del <strong>di</strong>ssenso per fare <strong>il</strong><br />

confronto con l’intransigenza <strong>di</strong> Petralia che sul pluralismo aveva assunto<br />

un <strong>com</strong>portamento <strong>com</strong>pletamente opposto a quello espresso<br />

<strong>di</strong>eci anni prima quando, <strong>com</strong>mentando <strong>il</strong> documento conc<strong>il</strong>iare sulla<br />

libertà religiosa, aveva scritto:<br />

«Essa (la Chiesa) parte dalla constatazione <strong>di</strong> una società pluralista<br />

quale è essenzialmente la nostra. Il pluralismo non è<br />

solo nella varietà d<strong>ei</strong> gruppi sociali e nelle correnti <strong>di</strong> pensiero;<br />

è anche nelle confessioni religiose, viventi l’una accanto<br />

all’altro, dove più, dove meno, entro lo stesso spazio geografico,<br />

politico, culturale. Tale pluralismo va accettato <strong>com</strong>e un<br />

fatto. Ma v’è <strong>di</strong> più. Vi è un approfon<strong>di</strong>mento d<strong>ei</strong> <strong>di</strong>ritti inalienab<strong>il</strong>i<br />

della persona umana, non solo alla luce <strong>di</strong> una progre<strong>di</strong>ta<br />

psicologia sociale, ma della stessa dottrina d<strong>ei</strong> Sommi<br />

Pontefici, che hanno posto quale fulcro della sociologia cristiana<br />

<strong>il</strong> rispetto della persona e d<strong>ei</strong> suoi naturali imprescrittib<strong>il</strong>i<br />

<strong>di</strong>ritti» 203.<br />

202) L.c.<br />

203) G. PETRALIA, I gran<strong>di</strong> temi, cit., 67. Sempre <strong>com</strong>mentando la Dichiarazione conc<strong>il</strong>iare<br />

sulla libertà religiosa, Petralia lamentava che, n<strong>ei</strong> secoli precedenti, la Chiesa non aveva avuto <strong>il</strong> sentimento<br />

<strong>di</strong> “benevola, paziente, fraterna tolleranza verso coloro che professavano e insegnavano opinioni<br />

contrarie” facendo chiaro riferimento al periodo dell’Inquisizione. Egli considerava “estranea,<br />

anzi contrario alla mansuetu<strong>di</strong>ne evangelica” l’Inquisizione se pur bisognava <strong>com</strong>prenderla nel contesto<br />

storico del tempo. Per ironia della sorte, <strong>dopo</strong> <strong>di</strong>eci anni, Petralia assunse proprio un <strong>com</strong>portamento<br />

inquisitorio n<strong>ei</strong> confronti d<strong>ei</strong> cattolici che chiedevano un pluralismo su argomenti che riguardavano<br />

non la fede ma la politica.<br />

125


In un’intervista r<strong>il</strong>asciata al settimanale Scelta, sulla possib<strong>il</strong>ità ai<br />

credenti e ai sacerdoti <strong>di</strong> sostenere movimenti avulsi da valori spirituali<br />

e trascendenti, Antonio Morreale e Luigi Sferrazza, citando <strong>il</strong> vescovo<br />

<strong>di</strong> Ivrea, Bettazzi, e la Pacem in terris n. 84 <strong>di</strong> Giovanni XXIII ne affermavano<br />

la possib<strong>il</strong>ità, perché:<br />

«molti credenti e <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base si sono inserite nelle lotte operaie<br />

senza per questo dovere rinunciare alla propria fede, anzi incarnandola<br />

attraverso l’impegno per una società fondata sulla<br />

giustizia. I credenti non trovano, nella scelta socialista, una visione<br />

integralista ed immanente della storia ma una occasione irripetib<strong>il</strong>e<br />

per testimoniare la loro fede» 204.<br />

Come possiamo notare per Morreale e Sferrazza era infondata l’accusa<br />

<strong>di</strong> immanentismo storicista e <strong>di</strong> ideologizzare <strong>il</strong> messaggio cristiano<br />

con la scelta socialista, anzi era l’occasione per incarnarlo nella<br />

realtà concreta.<br />

Accanto a Bettazzi, altro vescovo <strong>di</strong> riferimento era Pellegrino, del<br />

quale rimase impressa nella coscienza collettiva la sua presenza tra gli<br />

scioperanti nel Natale del 1971. I sostenitori del <strong>di</strong>ssenso, citando la lettera<br />

Camminare insieme da lui scritta, sottolineavano, oltre <strong>il</strong> <strong>di</strong>alogo<br />

con i non credenti, la necessità <strong>di</strong> fare esperienza <strong>di</strong> liberazione a partire<br />

dalla Chiesa stessa 205. Commentando le parole <strong>di</strong> Pellegrino, don<br />

Angelo Brancato chiedeva <strong>il</strong> pluralismo politico d<strong>ei</strong> credenti perché<br />

dalla fede non era possib<strong>il</strong>e dedurre le soluzioni politiche. Ogni credente<br />

doveva fare le proprie scelte secondo coscienza 206.<br />

Il pluralismo politico non era invocato soltanto negli ambienti più<br />

<strong>di</strong>ssidenti della Chiesa agrigentina ma anche in alcuni <strong>com</strong>ponenti dell’Azione<br />

Cattolica, segno che ormai su questa tematica aveva perduto<br />

la <strong>com</strong>pattezza <strong>di</strong> un tempo. Nel suo intervento al convegno <strong>di</strong> Azione<br />

126<br />

204) Dialogando col vescovo proclamare la libertà, in Scelta, 12-10-1975, 3.<br />

205) Cfr. L.c<br />

206) Cfr. L.c.


Cattolica, Salvatore La Barbiera chiedeva una pluralità <strong>di</strong> scelte in coerenza<br />

con <strong>il</strong> vangelo; ricordando la Pacem in terris <strong>di</strong> Giovanni XXIII,<br />

sosteneva che era possib<strong>il</strong>e la collaborazione anche con movimenti <strong>di</strong><br />

liberazione fondati su ideologie errate 207.<br />

Don Carmelo Barbera, preside della scuola me<strong>di</strong>a “G. Marconi” <strong>di</strong><br />

Licata, pubblicò, sempre sul settimanale Scelta una serie <strong>di</strong> articoli sul<br />

rapporto tra cristianesimo e marxismo. In un articolo affrontò <strong>il</strong> nesso<br />

tra liberalismo e marxismo alla luce dell’atteggiamento della Chiesa ufficiale.<br />

Egli notava che la Chiesa stava <strong>com</strong>portandosi, n<strong>ei</strong> confronti<br />

del marxismo, allo stesso modo <strong>di</strong> <strong>com</strong>e aveva fatto nel secolo scorso<br />

con <strong>il</strong> liberalismo: prima lo aveva condannato con <strong>il</strong> S<strong>il</strong>labo <strong>di</strong> Pio IX<br />

e poi nel Novecento non c’era prete che non fosse liberale. Sul marxismo<br />

Barbera esprimeva <strong>il</strong> seguente giu<strong>di</strong>zio:<br />

«<strong>il</strong> marxismo è la <strong>com</strong>ponente ideologica più cospicua del nostro<br />

secolo e l’<strong>ad</strong>attamento del cristianesimo al marxismo è in fase avanzata.<br />

La storia si ripete: ieri <strong>il</strong> liberalismo, oggi <strong>il</strong> marxismo» 208.<br />

Era una concezione molto <strong>di</strong>ffusa in quegli anni: i <strong>com</strong>ponenti del<br />

movimento Cristiani per <strong>il</strong> socialismo si consideravano i cattolici progressisti<br />

con un progetto ideologico e culturale che, secondo le loro previsioni,<br />

un domani si sarebbe largamente <strong>di</strong>ffuso, tuttavia occorreva<br />

aspettare affinchè tutti lentamente ne prendessero coscienza. Il cristianesimo<br />

poteva conc<strong>il</strong>iarsi con qualsiasi ideologia? A questa domanda<br />

Barbera rispondeva affermativamente, poiché, secondo la sua motivazione,<br />

<strong>il</strong> cristianesimo non essendo un’ideologia non poteva escluderne<br />

alcuna e, in quanto messaggio <strong>di</strong> salvezza che opera su un piano <strong>di</strong>verso,<br />

poteva calarsi in qualsiasi cultura, anche in quella marxista 209.<br />

Sul finire del 1975 <strong>il</strong> settimanale Scelta espresse un giu<strong>di</strong>zio negativo<br />

n<strong>ei</strong> confronti dell’ultimo documento della Conferenza Episcopale<br />

207) Cfr. S. LA BARBIERA, Una Chiesa per l’uomo, in Scelta, 2-11-1975, 3.<br />

208) C. BARBERA, Liberalismo e Marxismo, in Scelta, 30-11-1975,3.<br />

209) ID., Si può non essere marxisti? in Scelta, 7-12-1975, 3.<br />

127


Italiana. Secondo Scelta quel documento chiudeva le vie al <strong>di</strong>alogo con<br />

<strong>il</strong> mondo contemporaneo perché:<br />

«da un lato ricalca espressioni e atteggiamenti quarantotteschi, d’altro<br />

canto, in netta opposizione con precedenti documenti del magistero<br />

or<strong>di</strong>nario e straor<strong>di</strong>nario, si colloca fuori <strong>di</strong> una realtà che né si può<br />

ignorare né tanto meno eludere con minacce <strong>di</strong> s<strong>com</strong>uniche» 210.<br />

Scelta considerava la negata autonomia d<strong>ei</strong> cattolici nelle decisioni<br />

politiche, da parte della C.E.I., <strong>com</strong>e negazione <strong>di</strong> una garanzia espressa<br />

dal documento Gau<strong>di</strong>um et spes del Conc<strong>il</strong>io Vaticano II, recepita pienamente<br />

dall’episcopato francese che fondava l’unità d<strong>ei</strong> credenti sulla<br />

fede e non sulle scelte politiche, pertanto “trasferirla su una stessa area<br />

politica significava non tenere nel debito conto un insieme <strong>di</strong> dati <strong>di</strong><br />

analisi specifiche” 211.<br />

128<br />

210) Tre no per un sì, in Scelta, 21-12-1975, 1.<br />

211) Cfr. L.c


A) Le elezioni amministrative del 1975<br />

Come abbiamo avuto modo <strong>di</strong> mettere in risalto precedentemente,<br />

le elezioni amministrative del 1975 si svolsero in un clima teso per i<br />

partiti <strong>di</strong> governo, poiché in quella <strong>com</strong>petizione veniva messa in <strong>di</strong>scussione<br />

la centralità della Democrazia Cristiana nel Paese, <strong>dopo</strong> <strong>il</strong> risultato<br />

elettorale del 1948.<br />

Anche <strong>il</strong> settimanale Scelta partecipò attivamente a questa delicata<br />

<strong>com</strong>petizione elettorale schierandosi con la sinistra <strong>com</strong>unista, e chiedendo<br />

apertamente con maggiore incisività <strong>il</strong> pluralismo nelle scelte<br />

politiche, <strong>dopo</strong> aver denunciato moralmente i democristiani che andavano<br />

a cercare voti nelle sacrestie.<br />

Infatti, nel suo servizio, Luigi Ruoppolo definiva qualunquismo<br />

giovan<strong>il</strong>e <strong>il</strong> <strong>com</strong>portamento <strong>di</strong> alcuni giovani <strong>di</strong> una parrocchia che <strong>di</strong>stribuivano<br />

volantini per aprire un <strong>di</strong>alogo con la Democrazia Cristiana.<br />

E venivano definiti integristi tutti coloro che facevano dedurre la propria<br />

scelta politica a partire dalla fede religiosa, perché la scelta politica<br />

era considerata un atto umano che coinvolgeva <strong>di</strong>rettamente la coscienza<br />

212.<br />

Per Ruoppolo era un controsenso vivere la fede in un partito <strong>com</strong>e<br />

la Democrazia Cristiana:<br />

«Né vale <strong>di</strong>re che basta cambiare gli uomini: <strong>il</strong> vizio <strong>di</strong> fondo<br />

212) Cfr. L. RUOPPOLO, In sagrestia a caccia <strong>di</strong> voti, in Scelta, 8-6-1975, 2. Ruoppolo, con tutta<br />

la redazione <strong>di</strong> Scelta e d<strong>ei</strong> Cristiani per <strong>il</strong> socialismo, si poneva su una posizione <strong>com</strong>pletamente<br />

<strong>di</strong>versa da quella <strong>di</strong> Petralia: mentre per <strong>il</strong> vescovo era inconcepib<strong>il</strong>e una scelta ideologica <strong>di</strong>versa<br />

dalla propria fede, in forza dell’ortoprassi, Ruoppolo sosteneva che la scelta politica non <strong>di</strong>pendeva<br />

automaticamente dalla fede. Dunque, due soluzioni <strong>di</strong>verse che <strong>di</strong>pendono da due mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> rapportarsi<br />

da parte del credente con la società politica.<br />

129


è nel sistema che la DC esprime, protegge e perpetua che,<br />

<strong>com</strong>e è stato <strong>di</strong>mostrato scientificamente, è fondato sullo<br />

sfruttamento e sulla mortificazione degli uomini che effettivamente<br />

producono a vantaggio <strong>di</strong> alcuni che in tale situazione<br />

<strong>di</strong>spiegano la propria sete <strong>di</strong> potere ed <strong>il</strong> proprio marcio<br />

egoismo» 213.<br />

Se un credente faceva <strong>di</strong>pendere la propria decisione politica<br />

dalla fede era considerato integrista, ma la stessa accusa non poteva<br />

essere rivolta, secondo Ruoppolo, <strong>ad</strong> uno che votava per la sinistra,<br />

perché<br />

«tali credenti sono pervenuti a tale precisa scelta politica, ispirata<br />

sì dalla loro fede, ma attraverso una serie <strong>di</strong> analisi e <strong>di</strong> ipotesi<br />

politiche in assoluta autonomia rispetto ai principi della<br />

fede» 214.<br />

Dunque l’analisi, in questo caso quella marxista, era <strong>di</strong>venuta <strong>il</strong> criterio<br />

base per delineare una scelta politica integrista o non integrista.<br />

Alla vig<strong>il</strong>ia del voto elettorale delle amministrative del ’75 anche<br />

don Luigi Sferrazza chiese a chiare lettere <strong>il</strong> pluralismo politico, e lamentò<br />

<strong>il</strong> ritorno d<strong>ei</strong> toni quarantotteschi che facevano ritornare la Chiesa<br />

al periodo prima del Conc<strong>il</strong>io Vaticano II:<br />

130<br />

213) L.c.<br />

214) L.c.<br />

«Sembrava, negli ultimi anni, che la gerarchia volesse assumere<br />

un ruolo in<strong>di</strong>pendente dalla DC. Dopo <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io molti lo avevano<br />

fatto credere: <strong>il</strong> <strong>di</strong>alogo tra cristianesimo e marxismo, incoraggiato<br />

da Papa Giovanni, la solidarietà <strong>di</strong> molti vescovi con<br />

le lotte del movimento operaio…Il Conc<strong>il</strong>io prima, <strong>il</strong> magistero<br />

<strong>di</strong> Papa Giovanni e <strong>di</strong> Paolo VI poi, avevano affermato l’autonomia<br />

d<strong>ei</strong> singoli credenti nelle scelte politiche (purché in sin-


tonia con i veri valori dell’uomo). I vescovi avevano mostrato in<br />

un preciso tempo la tendenza a seguire questa linea: è stato un<br />

sogno <strong>di</strong> breve durata» 215.<br />

Per Sferrazza era inconcepib<strong>il</strong>e un’alleanza tra Chiesa e Democrazia<br />

Cristiana <strong>com</strong>e era avvenuta nella <strong>com</strong>petizione elettorale del<br />

1948; ed era anche inconcepib<strong>il</strong>e un <strong>com</strong>portamento politico con toni<br />

e posizioni espresse quasi trent’anni prima, perché i due pontificati,<br />

quello <strong>di</strong> Papa Giovanni XXIII e quello <strong>di</strong> Paolo VI ancora in corso,<br />

avevano delineato un nuovo rapporto tra la Chiesa e <strong>il</strong> mondo, tra la<br />

Chiesa e la politica, <strong>di</strong>verso dalla Chiesa pacelliana. Sferrazza, ricordava,<br />

inoltre, che la Chiesa <strong>di</strong> Pio XII si <strong>di</strong>fferenziava dalla Chiesa<br />

degli anni ‘70, soprattutto per la celebrazione del Conc<strong>il</strong>io Vaticano<br />

II, che aveva indotto a rapportarsi al mondo con una metodologia<br />

<strong>com</strong>pletamente nuova. Assumere un <strong>com</strong>portamento in campo politico,<br />

<strong>com</strong>e era stato nel 1948, in concreto, per Sferrazza significava<br />

un ritorno in<strong>di</strong>etro, ignorando sia la novità d<strong>ei</strong> due pontificati sia lo<br />

stesso Conc<strong>il</strong>io.<br />

Le elezioni amministrative del 1975 decretarono la vittoria del Partito<br />

Comunista Italiano che raggiunse <strong>il</strong> traguardo storico del 32,7%,<br />

<strong>di</strong>staccandosi appena <strong>di</strong> due punti dalla Democrazia Cristiana che raggiunse<br />

a stento <strong>il</strong> 34,8%. Questo risultato fu salutato da Scelta con tono<br />

215) L. SFERRAZZA, I cattolici aprono a sinistra? in Scelta 1-6-1975, 1. Se pur in contesti<br />

<strong>di</strong>versi Sferrazza proponeva lo stesso percorso d<strong>ei</strong> cattolici liberali francesi, al tempo <strong>di</strong> Lamennais,<br />

che ponevano la libertà nel nome del vangelo, proprio mentre “la restaurazione d<strong>ei</strong> vecchi regimi” n<strong>ei</strong><br />

paesi era stata apprezzata <strong>com</strong>e fatto provvidenziale, cfr. C. GÈREST, Nostalgia dell’unità della<br />

Chiesa e politica <strong>di</strong> soffocamento d<strong>ei</strong> conflitti, in Conc<strong>il</strong>ium, XI, 1975, 1476. Per poter usufruire della<br />

libertà i laici cattolici francesi dovettero aspettare l’elaborazione della teoria d<strong>ei</strong> due piani grazie al<br />

contributo <strong>di</strong> J. MARITAIN che nell’opera Umanesimo integrale delinea le linee dottrinali del rapporto<br />

Chiesa-mondo nella situazione <strong>di</strong> nuova cristianità: la Chiesa contribuisce alla realizzazione del<br />

regno <strong>di</strong> Dio attraverso l’animazione del temporale senza sostituirsi al <strong>com</strong>pito dello Stato nella realizzazione<br />

delle strutture, cfr. C. MOLARI, Liberazione, in NdTM (a cura <strong>di</strong> F.COMPAGNONI, G. PIANA,<br />

S. PRIVITERA) Cinisello Balsamo, 1990, 741. Y. CONGAR, Esquisse d’une thèologie de l’Action<br />

Catholique, in Cahiers du clergè rural, 1958, 351 citazione presa da G. GUTIERREZ, Teologia della<br />

liberazione, cit, 64. Da questa impostazione deriva quella che venne chiamata spiritualità dell’incarnazione,<br />

cfr. P. BOURGY, Thèologie et spiritualitè de l’Incarnation, Paris, 1960, 101.<br />

131


trionfante. Nel suo articolo <strong>di</strong> fondo Alfonso Di Giovanna definiva le<br />

elezioni del 15 giugno <strong>com</strong>e <strong>il</strong> 18 apr<strong>il</strong>e alla rovescia:<br />

«Ci sembra invece che <strong>il</strong> 15 giugno v<strong>ad</strong>a considerato <strong>com</strong>e una<br />

data autonoma, una <strong>di</strong> quelle date in cui si esprime una maturazione<br />

politica, una rivolta ponderata, scevra <strong>di</strong> rabbia e <strong>di</strong> cieca<br />

puntigliosità (nel ’72 la rabbia incoraggiò <strong>il</strong> fascismo allo scontro<br />

frontale), <strong>com</strong>e quelle che lasciano, o aprono, un segno<br />

profondo destinato a spartire un cammino sin qui percorso da<br />

quello che resta ancora da percorrere» 216.<br />

Se <strong>il</strong> voto del 15 giugno per Di Giovanna mostrava la maturità dell’elettorato,<br />

a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quello del 18 apr<strong>il</strong>e 1948 frutto <strong>di</strong> paura, segnava<br />

anche l’inizio della fine del collateralismo tra la Chiesa e la Democrazia<br />

Cristiana, e auspicava che questa fine fosse totale poiché se<br />

ne sarebbe avvantaggiato <strong>il</strong> messaggio evangelico. Nel numero successivo<br />

<strong>di</strong> Scelta Di Giovanna ritornò a <strong>com</strong>mentare <strong>il</strong> risultato elettorale<br />

che segnava, a suo <strong>di</strong>re, lo spartiacque tra due perio<strong>di</strong> storici <strong>com</strong>pletamente<br />

<strong>di</strong>versi:<br />

132<br />

«gli italiani, infine, hanno coscientemente e consapevolmente<br />

fatto una scelta, lasciandosi alle spalle vecchie e pesanti ipoteche<br />

che, mentre da un lato vincolavano la coscienza a piatti<br />

conformismi, miravano, dall’altro, a consolidare l’ingiustizia <strong>di</strong><br />

quelli che stavano sopra <strong>di</strong> noi» 217.<br />

216) A. DI GIOVANNA, Tramonto <strong>di</strong> un mito, in Scelta, 22-6-1975, 1.<br />

217) A. DI GIOVANNA, Chi ha paura delle cata<strong>com</strong>be? in Scelta, 29-6-1975, 1.


B) Gli avvenimenti ecclesiali<br />

del 1975 a giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Scelta<br />

Non era solo la politica e <strong>il</strong> rapporto d<strong>ei</strong> cattolici con la società che<br />

venivano ripensati dai cattolici della contestazione, ma anche le problematiche<br />

teologiche e la prassi ecclesiale. In questa parte poniamo attenzione<br />

alla <strong>com</strong>prensione del sacramento dell’Eucarestia e al tentativo<br />

<strong>di</strong> Scelta <strong>di</strong> spiegare le cause della crisi delle vocazioni sacerdotali,<br />

per focalizzare, infine, alcuni giu<strong>di</strong>zi sull’operato della gerarchia<br />

cattolica.<br />

L’esperienza politica d<strong>ei</strong> Cristiani per <strong>il</strong> socialismo indusse la <strong>com</strong>unità<br />

<strong>di</strong> base della parrocchia santi Pietro e Paolo <strong>di</strong> Favara, <strong>com</strong>unemente<br />

chiamata <strong>di</strong> “via Agrigento”, che era la loro roccaforte a livello<br />

<strong>di</strong>ocesano, a pubblicare un ampio articolo su Scelta su <strong>com</strong>e vivere<br />

<strong>il</strong> sacramento dell’Eucarestia.<br />

L’articolo, bene strutturato da una mano esperta dal punto <strong>di</strong> vista<br />

teologico, focalizzava l’attenzione sui seguenti tre punti: 1) l’Eucarestia<br />

nella religiosità del nostro ambiente, 2) l’Eucarestia nella nostra <strong>com</strong>unità,<br />

3) l’Eucarestia e le contr<strong>ad</strong><strong>di</strong>zioni della società e della Chiesa.<br />

Nel primo punto, la <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base fa un’analisi della concezione<br />

della Eucarestia nella <strong>di</strong>ffusa religiosità popolare tra<strong>di</strong>zionale; da questa<br />

la <strong>com</strong>unità prende le <strong>di</strong>stanze perché la considera <strong>com</strong>e conseguenza<br />

<strong>di</strong> una fede precettistica e magica<br />

«La religiosità tra<strong>di</strong>zionale crede in un Dio che magicamente<br />

scende nel pane e nel vino, un Dio che invita alla <strong>com</strong>unione per<br />

purificare l’anima. La confessione è la con<strong>di</strong>zione in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e<br />

per accostarsi degnamente alla <strong>com</strong>unione» 218.<br />

218) Una <strong>com</strong>unità si interroga sul senso dell’Eucarestia, in Scelta, 30-3-1975, 4.<br />

133


Dopo <strong>il</strong> rifiuto del modo consueto <strong>di</strong> partecipare al sacramento, la<br />

<strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base in modo propositivo in<strong>di</strong>cava <strong>il</strong> rapporto tra la <strong>com</strong>unità<br />

e l’Eucarestia:<br />

«È necessario realizzare tra noi rapporti nuovi rinunciando alla<br />

proprietà privata del nostro io e mettendoci a <strong>com</strong>pleta <strong>di</strong>sposizione<br />

gli uni degli altri non per creare un giro <strong>di</strong> amicizia ghetto<br />

ma per essere nel nostro ambiente stimolo contro lo sfruttamento<br />

e l’alienazione in favore <strong>di</strong> una società solidale e giusta. Senza<br />

questi presupposti l’Eucarestia <strong>di</strong>venta un atto vuoto che non può<br />

dare sostegno a chi vi partecipa» 219.<br />

Infine l’Eucarestia <strong>di</strong>ventava momento <strong>di</strong> denuncia delle contr<strong>ad</strong><strong>di</strong>zioni<br />

della società e della Chiesa:<br />

«Per noi celebrare l’Eucarestia significa assumerci tutte le nostre<br />

responsab<strong>il</strong>ità in questo contesto socio-politico (…) L’Eucarestia<br />

per noi sarà vera nella misura in cui sapremo con<strong>di</strong>videre<br />

tutte le ansie <strong>di</strong> liberazione degli sfruttati per realizzare una fraternità<br />

universale» 220.<br />

Alla Chiesa locale, inoltre, si rimproverava <strong>di</strong> aver appoggiato “sfacciatamente<br />

la politica degli sfruttatori per bassi motivi clientelari” 221.<br />

La stessa necessità <strong>di</strong> coniugare vita liturgica e vita cristiana fu<br />

espressa dal settimanale Scelta, tramite un articolo <strong>di</strong> Luigi Ruoppolo,<br />

in occasione del convegno <strong>di</strong> luglio della Chiesa agrigentina<br />

sulle mete pastorali. Ruoppolo, denunciando la scarsa attenzione<br />

della Chiesa locale verso i problemi sociali, faceva le seguenti osservazioni:<br />

219) L.c. La partecipazione al sacramento dell’Eucarestia <strong>com</strong>e fondamento e significato della<br />

partecipazione alla lotta per la liberazione d<strong>ei</strong> popoli poveri e sfruttati era un caposaldo della teologia<br />

della liberazione, legata <strong>ad</strong> una spiritualità <strong>com</strong>pletamente <strong>di</strong>versa da quella proposta dalla teologia<br />

europea cfr. G. Gutierrez, La teologia, cit., e L. Boff, Quando la teologia ascolta <strong>il</strong> povero, Assisi 1984.<br />

220) L.c.<br />

134


«Che senso ha infatti parlare <strong>di</strong> catechesi vitale per tutti se non<br />

si precisa l’avvenimento centrale della morte e della risurrezione<br />

del Cristo <strong>com</strong>e avvenimento attuale <strong>di</strong> salvezza per l’uomo del<br />

nostro tempo da ogni forma <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento personale e sociale?<br />

Che senso ha parlare d<strong>ei</strong> sacramenti in maniera avulsa da<br />

un reale cammino <strong>di</strong> fede che si sv<strong>il</strong>uppa all’interno <strong>di</strong> una vita<br />

spesa per una lotta all’opposizione in nome dell’uomo e della<br />

giustizia? Ed ancora: <strong>com</strong>e può <strong>il</strong> <strong>di</strong>scorso sulla famiglia non tenere<br />

in considerazione l’attuale posizione della donna, l’assistenza<br />

all’infanzia, la paternità e la maternità responsab<strong>il</strong>e, ecc?<br />

O si vuole fare solo un <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> consolazione spirituale che risolve<br />

gli incontri tra coppie cristiane in aggiornati cockta<strong>il</strong>s religiosi<br />

per tranqu<strong>il</strong>lizzare le coscienze e continuare a vivere nel<br />

guscio della propria famiglia?» 222.<br />

Ma anche all’interno dell’Azione Cattolica si notavano atteggiamenti<br />

critici in alcuni esponenti. Sempre nel convegno dell’Azione Cattolica<br />

del 19-22 settembre 1975 La Barbiera auspicava che la Chiesa<br />

agrigentina ponesse maggiore attenzione ai problemi sociali e tentasse<br />

<strong>di</strong> ricucire la lacerazione che si era formata, a causa <strong>di</strong> una mancata prudenza<br />

e amore verso la Chiesa e l’uomo. Tuttavia egli considerava positive<br />

le tensioni che si erano verificate, pur dolorose, poiché stimolavano<br />

quel cambiamento che non era ancora avvenuto malgr<strong>ad</strong>o le prime<br />

spinte conc<strong>il</strong>iari:<br />

«Subito <strong>dopo</strong> <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io erano emersi d<strong>ei</strong> fermenti nuovi. Ma<br />

cosa si è risposto a questi fermenti e a queste tensioni? La risposta<br />

non è stata indubbiamente quella dell’accoglienza né quella<br />

del <strong>di</strong>alogo. Si è data una risposta prevalentemente repressiva e<br />

restauratrice. Non è <strong>il</strong> caso <strong>di</strong> citare tutti i momenti <strong>di</strong> questo processo.<br />

Potremmo citare varie vicende tra le quali la più emble-<br />

221) Cfr. L.c.<br />

222) L. RUOPPOLO, Parlando fra le nuvole, in Scelta, 20-7-1975, 3.<br />

135


matica forse è quella <strong>di</strong> dom Franzoni che ha messo in subbuglio<br />

la <strong>com</strong>unità d<strong>ei</strong> credenti in Italia» 223.<br />

Quali furono le cause che impe<strong>di</strong>rono, a parere <strong>di</strong> La Barbiera, un<br />

vero cambiamento ecclesiale in <strong>di</strong>ocesi? Le cause furono l’aggiornamento<br />

<strong>di</strong>sorganico, la <strong>di</strong>ffusa mentalità paternalistica nel clero, la presenza<br />

prevalente <strong>di</strong> donne, bambini e vecchi nella <strong>com</strong>unità, <strong>il</strong> burocraticismo<br />

e <strong>il</strong> fiscalismo tra clero e popolo, i ritualismi formali e alienanti<br />

a volte paganeggianti che esprimevano un <strong>di</strong>stacco con la fede<br />

viva, una morale precettistica 224.<br />

Verso la fine dell’anno la Conferenza Episcopale Italiana pubblicò<br />

una <strong>di</strong>chiarazione in cui, tra le altre cose, pose attenzione alla mancata<br />

riconc<strong>il</strong>iazione all’interno della Chiesa a causa “d<strong>ei</strong> gruppi <strong>di</strong>ssidenti<br />

che si erano irrigi<strong>di</strong>ti nel <strong>di</strong>ssenso” 225 malgr<strong>ad</strong>o ci si preparasse alla celebrazione<br />

dell’Anno Santo. Luigi Sferrazza, sul settimanale Scelta<br />

<strong>com</strong>mentò tale <strong>di</strong>chiarazione. Se riconc<strong>il</strong>iazione non c’era stata, la causa<br />

bisognava cercarla n<strong>ei</strong> mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> valutare <strong>il</strong> rapporto Chiesamondo<br />

e la concretizzazione della <strong>com</strong>unione ecclesiale. I cattolici del<br />

<strong>di</strong>ssenso lottavano per una Chiesa povera, libera dai <strong>com</strong>promessi con<br />

<strong>il</strong> potere e dalla parte d<strong>ei</strong> poveri. Chiedevano una Chiesa <strong>di</strong> <strong>com</strong>unione<br />

nella quale le decisioni dovevano essere prese insieme e verificate dalla<br />

<strong>com</strong>unità. R<strong>il</strong>evava Sferrazza che proprio su questo argomento i vescovi<br />

italiani non volevano cedere, poiché essi sostenevano che la<br />

Chiesa non era una democrazia costituzionale. Che la Chiesa non fosse<br />

democrazia i cattolici del <strong>di</strong>ssenso ne erano convinti, ma erano pur convinti<br />

che non fosse nemmeno autoritarismo:<br />

136<br />

«Non è neanche potere. Non è neppure autoritarismo gerarchico.<br />

È qualcosa <strong>di</strong> più della democrazia. È una <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> fede che<br />

vive e si incontra nell’amore. Una <strong>com</strong>unità in cui le scelte vanno<br />

verificate nella fede, in cui si cerca l’unità non sulla base del-<br />

223) S. LA BARBIERA, Una Chiesa per l’uomo, in Scelta, 28-9-1975, 3.<br />

224) Cfr. L.c.


l’obbe<strong>di</strong>enza <strong>ad</strong> or<strong>di</strong>ni dall’alto, ma sulla base del confronto con<br />

la Parola del Signore e della tra<strong>di</strong>zione autentica della fede” 226.<br />

Fino a quando la Conferenza Episcopale Italiana avrebbe continuato<br />

<strong>ad</strong> usare toni minacciosi e autoritarismo, per i cattolici del <strong>di</strong>ssenso<br />

non avrebbe potuto esserci nessuna forma <strong>di</strong> riconc<strong>il</strong>iazione.<br />

Sul finire del 1975 dom Franzoni, in un’intervista r<strong>il</strong>asciata a Vinc<strong>enzo</strong><br />

Arnone e pubblicata da Scelta, <strong>di</strong>chiarava l’impossib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> aprire<br />

un <strong>di</strong>alogo con la Chiesa, poiché i vescovi erano a pieno titolo nel sistema<br />

capitalistico, contro <strong>il</strong> quale i sostenitori del movimento Cristiani<br />

per <strong>il</strong> socialismo <strong>com</strong>battevano 227. Perciò <strong>il</strong> giu<strong>di</strong>zio sulla gerarchia era<br />

molto duro. Nuccio Mula scrisse:<br />

«Pensiamo a questa Chiesa che è <strong>di</strong>ventata a livello <strong>di</strong> gerarchia<br />

un enorme e purpureo carrozzone impantanato nelle palu<strong>di</strong> limacciose<br />

della contr<strong>ad</strong><strong>di</strong>zione tra teoria e prassi, della simbiosi<br />

sfacciata e interessata con <strong>il</strong> potere, del moralismo inquisitore e<br />

ottuso, fuori della realtà e del rispetto d<strong>ei</strong> <strong>di</strong>ritti civ<strong>il</strong>i, del van<strong>il</strong>oquio<br />

formalistico e defatigante fatto <strong>di</strong> “appelli” qualunquistici,<br />

privi <strong>di</strong> scelte coscienti e coerenti, <strong>di</strong> prese <strong>di</strong> posizione ben precise<br />

verso la massa del popolo» 228.<br />

L’Anno Santo che Paolo VI aveva aperto durante la notte del Natale<br />

del 1974 aveva portato nelle Chiese locali la speranza <strong>di</strong> una riconc<strong>il</strong>iazione<br />

soprattutto con i gruppi <strong>di</strong>ssidenti che pullulavano nelle<br />

varie <strong>di</strong>ocesi italiane, ma, purtroppo, i toni del contrasto aumentarono<br />

sempre più a tal punto da creare un’insanab<strong>il</strong>e frattura.<br />

Quella riconc<strong>il</strong>iazione che la Chiesa annunciava al mondo, ai lontani<br />

e agli in<strong>di</strong>fferenti, nel nome <strong>di</strong> Cristo Redentore, non riusciva a vi-<br />

225) Cfr. La tentazione <strong>di</strong> una crociata, a cura <strong>di</strong> L.SFERRAZZA, in Scelta, 28-12-1975, 4.<br />

226) L.c.<br />

227) Cfr. V. ARNONE, Incontro con Giovanni Franzoni, in Scelta, 28-12-1975, 3.<br />

228) N. MULA, Ipocrisie sotto <strong>il</strong> vischio, in Scelta, 28-12-1975, 1.<br />

137


verla nel proprio interno, dando, in questo modo, un forte segno <strong>di</strong> contr<strong>ad</strong><strong>di</strong>zione<br />

alla stessa pre<strong>di</strong>cazione e agli stessi <strong>com</strong>portamenti, e andando,<br />

così, contro lo stesso monito <strong>di</strong> Gesù. Una Chiesa <strong>di</strong>visa che<br />

non trovava la str<strong>ad</strong>a maestra per riconc<strong>il</strong>iarsi, che lievito poteva essere<br />

per un mondo <strong>di</strong>viso e lacerato nella politica, n<strong>ei</strong> rapporti sociali,<br />

nelle famiglie, nel lavoro…? Proprio <strong>il</strong> 1975, l’Anno Santo, l’anno<br />

della conversione delle menti e d<strong>ei</strong> cuori a Cristo, l’anno in cui dai pulpiti<br />

furono pronunciate innumerevoli parole <strong>di</strong> perdono per ritornare<br />

a Cristo, unico e vero riconc<strong>il</strong>iatore, proprio durante quest’anno si allargava<br />

sempre più la dolorosa ferita nella Chiesa <strong>di</strong> Agrigento e nella<br />

Chiesa italiana.<br />

138


La rottura tra <strong>il</strong> vescovo<br />

e i cattolici del <strong>di</strong>ssenso<br />

La mancata riconc<strong>il</strong>iazione in ambito ecclesiale, malgr<strong>ad</strong>o si fosse celebrato<br />

<strong>il</strong> Giub<strong>il</strong>eo, ebbe le sue conseguenze soprattutto nel 1976, che si<br />

caratterizzò <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e dal punto <strong>di</strong> vista ecclesiale poiché lo scontro tra i sostenitori<br />

del movimento Cristiani per <strong>il</strong> socialismo, coagulato dal gruppo<br />

redazionale facente capo al settimanale Scelta, e l’autorità della Chiesa si<br />

intensificò tanto che Petralia prese qu<strong>ei</strong> provve<strong>di</strong>menti <strong>di</strong>sciplinari che<br />

aveva sempre rifiutato, malgr<strong>ad</strong>o da <strong>di</strong>verse parti fosse stato sollecitato.<br />

Ve<strong>di</strong>amo <strong>com</strong>e si arrivò alla rottura vera e propria.<br />

Quell’anno, in preparazione al convegno nazionale della Chiesa<br />

italiana su Evangelizzazione e promozione umana, la <strong>di</strong>ocesi agrigentina<br />

organizzò un incontro con <strong>il</strong> noto gesuita p<strong>ad</strong>re Bartolomeo Sorge,<br />

che, pur cercando nella linea montiniana un equ<strong>il</strong>ibrato <strong>di</strong>alogo, non faceva<br />

mancare le proprie critiche osservazioni sul materialismo ateo del<br />

<strong>com</strong>unismo e l’impossib<strong>il</strong>ità della linea catto-<strong>com</strong>unista. L’incontro fu<br />

programmato per <strong>il</strong> 2 gennaio. Don Luigi Sferrazza, dalle colonne del<br />

settimanale Scelta, vide nella presenza del gesuita la volontà d<strong>ei</strong> settori<br />

più reazionari della Chiesa <strong>di</strong> rendere <strong>com</strong>patta la lotta anti<strong>com</strong>unista,<br />

<strong>com</strong>e era avvenuta n<strong>ei</strong> decenni precedenti. Sferrazza, inoltre, rifiutava<br />

l’accusa rivolta da Sorge ai Cristiani per <strong>il</strong> socialismo <strong>di</strong> ridurre l’evangelizzazione<br />

a semplice impegno socio-politico 229.<br />

229) Cfr. L. SFERRAZZA, Parlando <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo rinnovando le s<strong>com</strong>uniche in Scelta 11-1-1976,1.<br />

Invece dobbiamo registrare che quanto meno qu<strong>ei</strong> cattolici che si rifacevano alle posizioni del salesiano<br />

Giulio Girar<strong>di</strong> vedevano nell’evangelizzazione <strong>il</strong> primato sociale e temporale su quello spirituale: “Non si<br />

tratta <strong>di</strong> affermare solo l’autonomia del temporale ma anche <strong>il</strong> suo primato sullo spirituale, cioè riconoscere<br />

che la verità religiosa deve essere giu<strong>di</strong>cata alla luce della verità umana” (intervento <strong>di</strong> Girar<strong>di</strong> al II<br />

Convegno d<strong>ei</strong> Cristiani per <strong>il</strong> socialismo, Napoli 1-4 novembre 1974, Pistoia, 1975, 11, cit. presa da G. LO<br />

JACONO, Il marxismo, cit.184). Fin dall’apparire del f<strong>il</strong>one più ra<strong>di</strong>cale e rivoluzionario della teologia della<br />

liberazione, la Congregazione per la dottrina della fede ha visto <strong>il</strong> pericolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssolvere la storia della salvezza<br />

nella storia secondo un immanentismo storicista, cfr. S. DIANICH, Chiesa estroversa, cit., 92.<br />

139


L’obiettivo principale che i cattolici del <strong>di</strong>ssenso si proponevano<br />

era rompere la barriera anti<strong>com</strong>unista che era stata alzata dal fronte integralista,<br />

che si era ritrovato attorno a p<strong>ad</strong>re Sorge, anche a costo <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>videre in due parti la Chiesa agrigentina, <strong>com</strong>e scrisse Sferrazza nell’articolo<br />

in cui annunciava <strong>il</strong> convegno nazionale d<strong>ei</strong> Cristiani per <strong>il</strong><br />

socialismo dal 7 al 9 gennaio:<br />

«E nella nostra provincia tale contributo è stato caratterizzato dal<br />

contrasto che ha spaccato in due la Chiesa agrigentina e che ha<br />

demarcato in maniera più chiara la linea che <strong>di</strong>vide sfruttati e<br />

sfruttatori, ma che ha accelerato contemporaneamente <strong>il</strong> processo<br />

<strong>di</strong> ri<strong>com</strong>posizione dell’unità della classe lavoratrice» 230.<br />

Dunque la spaccatura all’interno della Chiesa agrigentina, secondo<br />

la valutazione <strong>di</strong> Sferrazza, era un fatto positivo poiché, oltre a demarcare<br />

le due tendenze opposte, univa tutti coloro che lottavano per un unico<br />

progetto politico. Infatti, per tutta la primavera del 1976 l’attività d<strong>ei</strong> cattolici<br />

<strong>di</strong>ssidenti in provincia fu <strong>di</strong>retta a rendere ancora più palese la rottura<br />

ormai avviata nel mondo cattolico dal punto <strong>di</strong> vista politico, in modo<br />

da liberarsi dalla Democrazia Cristiana e fare una scelta a sinistra:<br />

140<br />

«Si tratta <strong>di</strong> favorire ulteriormente quella rottura politica del<br />

mondo cattolico che, già da tempo iniziata, deve trovare in occasione<br />

delle prossime elezioni una conferma non più equivoca.<br />

Perché le scelte politiche – <strong>di</strong>cono i Cristiani per <strong>il</strong> socialismo -<br />

non possono essere <strong>com</strong>piute in base alla fede ma in forza d<strong>ei</strong><br />

reali interessi della gente. Per cui i lavoratori, gli operai, i con-<br />

230) ID, Cristiani nella sinistra, m<strong>il</strong>itanti nelle lotte <strong>di</strong> liberazione in Scelta,12-12-1976, 1. Il<br />

movimento d<strong>ei</strong> Cristiani per <strong>il</strong> socialismo nasce in C<strong>il</strong>e, sotto Allende, nell’apr<strong>il</strong>e 1971, con l’<strong>ad</strong>esione<br />

<strong>di</strong> ottanta sacerdoti. A Santiago nel 1972 si svolse <strong>il</strong> I convegno. In Italia <strong>il</strong> I convegno si tenne nel<br />

1973 a Bologna. Il II convegno a Napoli nel 1974, che si chiuse al canto <strong>di</strong> “Ban<strong>di</strong>era rossa”. Fu <strong>il</strong><br />

momento culminante del movimento che contava 200 gruppi con 20.000 <strong>ad</strong>erenti, tra cui m<strong>il</strong>le sacerdoti.<br />

Il III convegno si tenne a Roma nel gennaio 1977 e segnò la fase calante del fenomeno politico<br />

ed ecclesiale.


ta<strong>di</strong>ni, le casalinghe –anche se credenti - non possono più continuare<br />

<strong>ad</strong> avallare un partito politico che presentandosi con l’etichetta<br />

<strong>di</strong> cristiano ha tra<strong>di</strong>to non tanto e non soltanto i principi<br />

cristiani, quanto le reali esigenze <strong>di</strong> tali classi sociali» 231.<br />

Sicché le elezioni nazionali, annunciate per la tarda primavera, dovevano<br />

segnare la <strong>di</strong>visione politica <strong>di</strong> quel mondo cattolico <strong>dopo</strong> i decenni<br />

<strong>di</strong> configurazione <strong>com</strong>patta a favore della Democrazia Cristiana.<br />

È su questa tematica che si misuravano politicamente i cattolici del <strong>di</strong>ssenso,<br />

che valutarono, <strong>com</strong>e un ritorno al passato, la nomina <strong>di</strong> mons.<br />

Maverna a segretario della Conferenza Episcopale Italiana. Secondo<br />

questi cattolici, Maverna quando aveva ricoperto l’incarico <strong>di</strong> assistente<br />

nazionale dell’Azione Cattolica aveva bloccato <strong>il</strong> tentativo del rinnovamento<br />

e del <strong>di</strong>simpegno dell’associazione n<strong>ei</strong> confronti della Democrazia<br />

Cristiana 232.<br />

Lo scontro politico si fece più intenso soprattutto a partire dall’apr<strong>il</strong>e<br />

1976 poiché, a due mesi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza, gli italiani erano chiamati a<br />

rinnovare <strong>il</strong> Parlamento con un Partito Comunista Italiano che, oltre a<br />

riconfermare <strong>il</strong> successo delle amministrative del ’75, mirava al sorpasso<br />

n<strong>ei</strong> confronti della DC.<br />

Nella primavera del 1976, in preparazione al delicato appuntamento<br />

elettorale, i cattolici del <strong>di</strong>ssenso confluiti nel movimento Cristiani per<br />

<strong>il</strong> socialismo organizzarono un’assemblea provinciale con l’intento <strong>di</strong><br />

costruire una società democratica e socialista. Per far conoscere gli<br />

scopi che si prefiggevano fu <strong>di</strong>stribuito un volantino - a firma <strong>di</strong> Stefano<br />

Bacchi, Tatà Alba, Luigi Sferrazza e Antonio Vetro – in cui si affermava<br />

anche <strong>il</strong> modo <strong>di</strong> <strong>com</strong>e doveva avvenire la costruzione <strong>di</strong> questa<br />

nuova società:<br />

«Perché questa evoluzione politica si possa accelerare anche nell’agrigentino<br />

pensiamo che sia necessaria una presenza organiz-<br />

231) L. RUOPPOLO, Fede in Cristo o nella DC?, in Scelta, 13-6-1976, 2.<br />

232) Cfr. ID., Marcia in<strong>di</strong>etro, in Scelta, 4-4-1976, 1.<br />

141


zata d<strong>ei</strong> Cristiani per <strong>il</strong> socialismo al fine <strong>di</strong> potere intervenire all’interno<br />

del cosiddetto mondo cattolico rimasto – anche <strong>il</strong> 15 giugno<br />

– sostanzialmente <strong>com</strong>patto intorno alla DC. Questo per evidenziare<br />

più efficacemente le contr<strong>ad</strong><strong>di</strong>zioni e per meglio stimolare<br />

la maturazione politica d<strong>ei</strong> credenti. Chiarendo che la scelta<br />

socialista non solo non è in contrasto con la fede ma viene da noi<br />

credenti vissuta <strong>com</strong>e approfon<strong>di</strong>mento della fede stessa» 233.<br />

Anche <strong>il</strong> settimanale Scelta <strong>di</strong>ede risalto alla presentazione dell’assise<br />

provinciale tramite un ampio articolo <strong>di</strong> Luigi Sferrazza, che,<br />

<strong>dopo</strong> aver denunciato l’alleanza tra la Chiesa e la Democrazia Cristiana,<br />

rimproverava alla Chiesa agrigentina <strong>di</strong> ut<strong>il</strong>izzare la religiosità popolare<br />

in modo alienante per <strong>ad</strong>dormentare le coscienze e mantenere i legami<br />

col potere:<br />

142<br />

«Nessuna meraviglia, quin<strong>di</strong>, se le sacrestie sono punto <strong>di</strong> riferimento<br />

per i rapporti clientelari tra masse cattoliche e notab<strong>il</strong>i<br />

DC (rac<strong>com</strong>andazioni, favori…) e, durante la campagna elettorale,<br />

sono stazioni <strong>di</strong> servizio d<strong>ei</strong> vari can<strong>di</strong>dati democristiani.<br />

In questa situazione la Chiesa ufficiale non mostra <strong>di</strong> tentare <strong>il</strong><br />

minimo <strong>di</strong> rinnovamento anzi molti fatti fanno pensare che l’in<strong>di</strong>rizzo<br />

attuale della Chiesa sia quello <strong>di</strong> continuare a gestire la<br />

religiosità popolare, spesso alienante, a mantenere intatti i suoi<br />

legami politici» 234.<br />

233) NUCLEO PROMOTORE DEI CPS, A tutti i credenti dell’agrigentino che lottano e m<strong>il</strong>itano per<br />

la costruzione <strong>di</strong> una società socialista, apr<strong>il</strong>e 1976. Si tratta <strong>di</strong> un volantino che gent<strong>il</strong>mente mi ha<br />

fatto pervenire Luigi Sferrazza.<br />

234) L. SFERRAZZA, Cristiani per <strong>il</strong> socialismo si organizzano, in Scelta, 11-4-1976, 1. Tra gli<br />

anni ’60 e ’70 in molti ambienti ecclesiali si preferiva parlare <strong>di</strong> fede genuina al posto <strong>di</strong> religiosità<br />

popolare poiché quest’ultima era considerata <strong>com</strong>e alienante e negativa n<strong>ei</strong> confronti d<strong>ei</strong> poveri sfruttati.<br />

Il rifiuto della religiosità popolare n<strong>ei</strong> cattolici del <strong>di</strong>ssenso bisogna trovarlo nel pensiero <strong>di</strong> Karl<br />

Marx, del quale ricor<strong>di</strong>amo la massima: “La miseria religiosa è insieme l’espressione della miseria<br />

reale e la protesta contro la miseria reale. La religione è <strong>il</strong> sospiro della creatura oppressa, <strong>il</strong> sentimento<br />

<strong>di</strong> un mondo senza cuore (…). Essa è l’oppio del popolo”Per la critica della f<strong>il</strong>osofia del <strong>di</strong>ritto<br />

<strong>di</strong> Hegel, in Marx-Engels, Opere <strong>com</strong>plete, III, Roma 1976, 190. Il pensiero <strong>di</strong> Marx passò abbondantemente<br />

nella teologia della liberazione tramite i più acuti sostenitori.


Le stesse accuse furono formulate nel documento finale a conclusione<br />

dell’assise provinciale, dove, in modo prevalente, si puntava ancora<br />

una volta, e con una certa insistenza, <strong>il</strong> <strong>di</strong>to contro la religiosità<br />

popolare, la quale era considerata la causa che teneva <strong>ad</strong>dormentate le<br />

coscienze nella lotta <strong>di</strong> liberazione contro gli sfruttatori capitalisti-borghesi<br />

alleati della Chiesa tramite la Democrazia Cristiana 235.<br />

Strategicamente <strong>il</strong> movimento d<strong>ei</strong> Cristiani per <strong>il</strong> socialismo non<br />

nacque, almeno in provincia <strong>di</strong> Agrigento, con lo scopo <strong>di</strong> formare un<br />

nuovo partito cattolico <strong>di</strong> sinistra, ma <strong>di</strong> spostare a sinistra le masse cattoliche<br />

coinvolgendo, in questo processo, <strong>com</strong>unità e gruppi <strong>di</strong> base,<br />

parrocchie, sinistra Acli, sinistra Cisl ecc. 236, infatti nel documento finale<br />

dell’assise provinciale veniva affermato che:<br />

«<strong>il</strong> movimento si pone <strong>com</strong>e obiettivo non solo <strong>il</strong> superamento<br />

della fase <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo tra cristiani e marxisti, ma anche la definitiva<br />

rottura politica e culturale d<strong>ei</strong> cattolici secondo la loro appartenenza<br />

<strong>di</strong> fede per contribuire, invece, alla ri<strong>com</strong>posizione<br />

unitaria del proletariato e alla costruzione <strong>di</strong> un blocco capace <strong>di</strong><br />

imporre una profonda trasformazione al paese su base laica, democratica<br />

e antifascista» 237.<br />

Il <strong>di</strong>alogo, tanto auspicato e invocato in quegli anni, tra cristiani e<br />

marxisti non era, dunque, la meta finale, <strong>com</strong>e precedentemente e in<br />

altre circostante era stato affermato, tramite la richiesta del pluralismo<br />

politico, ma una fase interme<strong>di</strong>a che doveva condurre oltre alla rottura<br />

politica d<strong>ei</strong> cattolici – <strong>com</strong>prensib<strong>il</strong>e dal punto <strong>di</strong> vista d<strong>ei</strong> Cristiani per<br />

<strong>il</strong> socialismo (Cps) 238 – con lo sfaldamento della Democrazia Cristiana,<br />

alla rottura dell’identità culturale cattolica, cioè <strong>di</strong> quella identità che,<br />

235) L’accusa rivolta alla religiosità popolare con tutte le sue manifestazioni è una costante nel<br />

movimento Cristiani per <strong>il</strong> socialismo.<br />

236) PRIMA ASSEMBLEA PROVINCIALE DEL MOVIMENTO CPS, Documento conclusivo, 3 apr<strong>il</strong>e<br />

1976, 2.<br />

237) L.c.<br />

238) Cps – Cristiani per <strong>il</strong> socialismo.<br />

143


oltre <strong>ad</strong> aver permeato <strong>il</strong> Paese, aveva anche dato le basi ideologiche<br />

alla stessa presenza d<strong>ei</strong> cattolici in politica. Se dall’ottica d<strong>ei</strong> Cps, strategicamente<br />

questa era la str<strong>ad</strong>a per la ri<strong>com</strong>posizione unitaria del proletariato,<br />

dove ogni m<strong>il</strong>itante era chiamato all’impegno politico in<strong>di</strong>pendentemente<br />

dalla matrice culturale <strong>di</strong> provenienza, questa str<strong>ad</strong>a veniva<br />

considerata pericolosa negli ambienti ecclesiali, perché vedevano<br />

sciolta l’identità cristiana nell’impostazione f<strong>il</strong>osofica del marxismo.<br />

Mentre la Chiesa agrigentina organizzava incontri primaver<strong>il</strong>i in<br />

preparazione al convegno della Chiesa italiana, anche i cattolici del <strong>di</strong>ssenso<br />

ne organizzarono uno in alternativa sul tema Evangelizzazione e<br />

promozione umana nell’agrigentino, che si svolse al cinema teatro Sociale<br />

<strong>di</strong> Canicattì, a cui parteciparono tutti i responsab<strong>il</strong>i provinciali d<strong>ei</strong><br />

movimento Cristiani per <strong>il</strong> socialismo. Pino Lanza, nel suo intervento<br />

introduttivo, oltre a sottolineare la necessità del pluralismo politico, ricordava<br />

che l’evangelizzazione e la salvezza dovevano coinvolgere<br />

tutto l’uomo presente nel tessuto sociale 239.<br />

239) Cfr. G. LANZA, Primo: essere incarnati, in Scelta, 18/25-4-1976, 3. Y. Congar, citando lo<br />

stu<strong>di</strong>o della suora E. Germain, ci ricorda che a partire dal Conc<strong>il</strong>io si sv<strong>il</strong>uppa un nuovo modo <strong>di</strong><br />

<strong>com</strong>prendere la salvezza, tralasciando <strong>il</strong> modello che sottolineava la salvezza dell’anima in<strong>di</strong>viduale<br />

tramite gli atti <strong>di</strong> pietà e che aveva interessato la teologia fino alla metà <strong>di</strong> questo secolo, cfr. Y.<br />

CONGAR, Un popolo messianico, Brescia 1976, 140, nota 8. Osserva Congar che la vecchia concezione<br />

popolare della salvezza è durata molto oltre <strong>il</strong> Me<strong>di</strong>oevo fino <strong>ad</strong> arrivare al Novecento. Mentre la<br />

definizione della salvezza, attraverso la visione beatifica o la risurrezione, non in<strong>di</strong>cava <strong>il</strong> rapporto<br />

con <strong>il</strong> presente, oggi sono in uso formule che lo in<strong>di</strong>cano chiaramente, <strong>com</strong>e <strong>ad</strong> esempio: “la pienezza<br />

della propria esistenza” W. KASPER, Introduzione alla fede, Brescia 1972, 127. Non si tratta solamente<br />

<strong>di</strong> giungere <strong>ad</strong> un futuro trascendente, ma <strong>di</strong> essere, fin d’ora, “uomini nuovi…<strong>di</strong> essere <strong>di</strong> più, più<br />

<strong>com</strong>pletamente” E. PIRONIO, Teologia de la liberacion in Teologia, 8 (1970) 10. Se si considera l’uomo<br />

<strong>com</strong>e un essere che tende all’autorealizzazione si può capire <strong>com</strong>e alcuni considerino la salvezza<br />

<strong>com</strong>e “integralità, realizzazione definitiva <strong>di</strong> se stessi” A.H. MASLOW, Verso una psicologia dell’essere,<br />

Roma 1971, 15. La salvezza che investe la <strong>com</strong>unione delle persone e travolge anche le strutture<br />

sociali <strong>com</strong>e anticipazione profetica del regno d<strong>ei</strong> cieli si è abbondantemente sv<strong>il</strong>uppata con la teologia<br />

della liberazione. In questa linea Boff definisce <strong>il</strong> cielo <strong>com</strong>e “la patria ed <strong>il</strong> focolare dell’identità,<br />

dove tutte le cose incontrano se stesse, nella loro suprema profon<strong>di</strong>tà” L. BOFF, Vita oltre la morte,<br />

Assisi, 1974, 62. Il Conc<strong>il</strong>io Vaticano II ha tr<strong>ad</strong>otto la formula “sacramento <strong>di</strong> salvezza” con “segno e<br />

strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità <strong>di</strong> tutto <strong>il</strong> genere umano”Lumen Gentium 48, parlando<br />

della Chiesa. E nel numero 13 della Lumen Gentium <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io sottolinea, tra l’altro, che la<br />

salvezza è una realtà <strong>di</strong> <strong>com</strong>unione con Dio e con gli uomini tra loro. Questo concetto è stato ampiamente<br />

sv<strong>il</strong>uppato da G. GUTIERREZ Teologia, cit, 150, e da altri autori e, in ambito agrigentino, dai<br />

sostenitori del movimento Cristiani per <strong>il</strong> socialismo.<br />

144


Se Pino Lanza nel suo moderato intervento si limitava ancora una<br />

volta a chiedere <strong>il</strong> pluralismo politico per i cattolici, si mostrava, invece,<br />

più intransigente don Luigi Sferrazza. Ora sul tanto auspicato pluralismo<br />

d<strong>ei</strong> cattolici nelle scelte politiche, mi sembra che tale insistenza<br />

– durava almeno da cinque anni – fosse fuori luogo, perché, tutto sommato,<br />

quando i cattolici esprimevano nel segreto delle urne <strong>il</strong> proprio<br />

consenso, nessuna forza <strong>di</strong> coercizione impe<strong>di</strong>va l’uso dello strumento<br />

democratico e ne orientava le scelte. L’intransigenza <strong>di</strong> Sferrazza non<br />

riconosceva alla Chiesa agrigentina la capacità <strong>di</strong> andare al cuore d<strong>ei</strong><br />

problemi vitali della società. Infine, Damiano Zambito, nella relazione<br />

finale, accoglieva le istituzioni e le opere cattoliche purchè non venissero<br />

considerate <strong>com</strong>e strumento per conquistare la società.<br />

145


146


A) Scelta e le elezioni politiche del 1976<br />

In un clima elettorale incerto si svolsero le elezioni politiche del 1976,<br />

che furono le più tormentate dal <strong>dopo</strong>guerra, <strong>dopo</strong> la vittoria democristiana<br />

del 18 apr<strong>il</strong>e 1948, perché l’avanzata <strong>com</strong>unista stava seriamente mettendo<br />

in <strong>di</strong>fficoltà i precari equ<strong>il</strong>ibri all’interno delle forze politiche e aveva anche<br />

deteriorato <strong>il</strong> qu<strong>ad</strong>ro politico italiano. Se in ambito ecclesiale la campagna<br />

elettorale si svolse all’insegna del temuto sorpasso, nell’ambito del<br />

<strong>di</strong>ssenso si svolse nella speranza del sorpasso. Se la Chiesa italiana tentò<br />

la <strong>com</strong>pattezza del proprio elettorato per far fronte al pericolo <strong>com</strong>unista,<br />

i cattolici del <strong>di</strong>ssenso giocarono tutto per rompere proprio questa unità<br />

che alimentava elettoralmente la Democrazia Cristiana. I due settimanali<br />

agrigentini L’Amico del Popolo e Scelta furono i protagonisti dello scontro<br />

frontale e anche della più vistosa spaccatura della Chiesa agrigentina<br />

<strong>di</strong> questo secolo. Ad un mese dalle elezioni, con una campagna elettorale<br />

infuocata, Luigi Sferrazza sul settimanale Scelta ricordava ai lettori che<br />

nelle liste del PCI c’erano <strong>com</strong>e can<strong>di</strong>dati in<strong>di</strong>pendenti i cattolici La Valle,<br />

Pratesi, Gozzini, Brezzi, Romanò, Toschi che sceglievano <strong>di</strong> testimoniare<br />

la propria fede tra i lavoratori e sostenevano che era possib<strong>il</strong>e essere contemporaneamente<br />

marxisti e cristiani. Nell’articolo <strong>di</strong> presentazione, Sferrazza<br />

considerava antiquata la <strong>di</strong>chiarazione del Presidente della Conferenza<br />

Episcopale Italiana, card. Poma che, dalle colonne de L’Osservatore<br />

romano del 12 maggio, ricordava ai cattolici la necessità <strong>di</strong> osservare<br />

le leggi che <strong>di</strong>sciplinano la <strong>com</strong>unione ecclesiale 240. Con questo ar-<br />

240) Cfr. L. SFERRAZZA, La s<strong>com</strong>unica? No, non serve a nessuno, in Scelta, 23-5-1976, 1.<br />

Nell’articolo <strong>di</strong> fondo apparso su la Repubblica, non firmato, probab<strong>il</strong>mente scritto da Eugenio Scalfari,<br />

<strong>com</strong>e si deduce dallo st<strong>il</strong>e, si rimproverava alla gerarchia <strong>di</strong> proporre un modello <strong>di</strong> Chiesa da crociata<br />

contro i catto – <strong>com</strong>unisti, tipico della Chiesa <strong>di</strong> papa Pacelli, <strong>di</strong>menticando <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io Vaticano II e <strong>il</strong><br />

Magistero <strong>di</strong> Giovanni XXIII; cfr. La Chiesa <strong>di</strong> Pacelli, in la Repubblica, 18 – 5 – 1976.<br />

147


ticolo Sferrazza recepiva in pieno le conclusioni del <strong>com</strong>itato nazionale<br />

d<strong>ei</strong> Cristiani per <strong>il</strong> socialismo, che, riunitosi a Roma, aveva lanciato un<br />

appello a tutti i cattolici a votare a sinistra 241.<br />

La tornata elettorale permise ai cattolici del <strong>di</strong>ssenso <strong>di</strong> rivolgere<br />

una critica alla Chiesa che, secondo loro, ancora era legata al potere per<br />

la <strong>di</strong>fesa d<strong>ei</strong> propri interessi. Essi rifiutavano <strong>il</strong> modello ecclesiocentrico<br />

della Chiesa 242 per dare spazio <strong>ad</strong> una Chiesa che per convertire<br />

gli uomini si affida alla potenza della Parola <strong>di</strong> Dio. Gli stessi temi furono<br />

ripresi e sv<strong>il</strong>uppati durante l’incontro con dom Giovanni Franzoni<br />

al cinema “Garden” <strong>di</strong> Agrigento. Pino Lanza, nell’introdurre l’incontro,<br />

ebbe parole lusinghiere per Di Giovanna e Franzoni:<br />

148<br />

«Due uomini, due sacerdoti che, seppur a livelli <strong>di</strong>versi, sintetizzano<br />

i conflitti e le contr<strong>ad</strong><strong>di</strong>zioni del nostro tempo; operatori<br />

<strong>di</strong> un’ecclesiologia ra<strong>di</strong>cata nell’amore autentico agli um<strong>il</strong>i, agli<br />

esclusi, agli sfruttati; due uomini che ci hanno insegnato che la<br />

libertà d<strong>ei</strong> deboli è la giustizia, mentre la libertà d<strong>ei</strong> forti è l’ingiustizia»<br />

243.<br />

241) Cfr. E. MINIO, Per l’unità delle forze democratiche, in Scelta, 23-5-1976, 2.<br />

242) Cfr. G. LANZA, Il pluralismo è una bestemmia, in Scelta, 30-5-1976, 1. La teologia della<br />

liberazione contribuì al superamento della concezione ecclesiocentrica della Chiesa che si esprimeva<br />

nella massima “fuori dalla Chiesa nessuna salvezza”; contribuì, anche, al superamento dell’identificazione<br />

dello Stato con la Chiesa che dal decreto <strong>di</strong> Tessalonica del 381 era pervenuta fino alle porte del<br />

Conc<strong>il</strong>io Vaticano II. Secondo Gutierrez e altri autori, <strong>il</strong> superamento ci riallaccia al primo periodo<br />

patristico della Chiesa, in cui i P<strong>ad</strong>ri avevano sv<strong>il</strong>uppato ampiamente <strong>il</strong> tema della chiamata universale<br />

alla salvezza, anche fuori dalla Chiesa, perché l’autore della salvezza è Cristo. Una Chiesa <strong>di</strong>fensiva,<br />

che guardava alla <strong>di</strong>fesa d<strong>ei</strong> propri interessi, per i Cristiani per <strong>il</strong> socialismo era un fatto anacronistico.<br />

Secondo Gutierrez le categorie ‘sacramento’ e ‘segno’, recuperate dal Conc<strong>il</strong>io con la Lumen gentium,<br />

permettevano <strong>di</strong> pensare alla Chiesa in modo <strong>di</strong>verso da <strong>com</strong>e l’aveva pensato l’ecclesiologia preconc<strong>il</strong>iare:<br />

cfr. G. GUTIERREZ, Teologia, cit., J.B. METZ, Sulla teologia del mondo, Brescia, 1974, J.B.<br />

LIBANIO, La teologia della liberazione nell’America latina, in Rassegna <strong>di</strong> Teologia, 5 (1998) 645-681.<br />

Il superamento della <strong>com</strong>prensione ecclesiocentrica della Chiesa condurrà, nell’approfon<strong>di</strong>mento della<br />

ricerca teologica, alla ecclesiogenesi, particolarmente seguita dalle <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base dell’America latina:<br />

la <strong>com</strong>unità si riunisce sotto <strong>il</strong> soffio dello Spirito Santo per l’ascolto della Parola <strong>di</strong> Dio, per la frazione<br />

del Pane Eucaristico e per la con<strong>di</strong>visione d<strong>ei</strong> problemi della <strong>com</strong>unità stessa. Possiamo affermare<br />

che, dal punto <strong>di</strong> vista del modello ecclesiologico, i cattolici del <strong>di</strong>ssenso pensavano <strong>di</strong> più al modello<br />

<strong>di</strong> Chiesa elaborato dalla teologia dell’America latina, ed espresso nelle <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base, e non al<br />

tipo <strong>di</strong> Chiesa, ancora presente nel decennio ‘65-’75, espresso dalla teologia europea.<br />

243) L. RUOPPOLO, Schiavi degli schiavi, liberi nelle scelte politiche, in Scelta, 30-5-1976.


Nel suo intervento non scritto, Franzoni rib<strong>ad</strong>ì con insistenza la libertà<br />

politica per i cattolici in modo da coniugare messaggio cristiano<br />

e lotta <strong>di</strong> classe per i poveri sfruttati, considerati luogo storico dell’annuncio<br />

della Buona Novella 244.<br />

Alla vig<strong>il</strong>ia delle elezioni politiche del 1976 la polemica frontale<br />

tra L’Amico del Popolo e Scelta si fece più serrata. All’e<strong>di</strong>toriale pubblicato<br />

dal settimanale <strong>di</strong>ocesano L’Amico del Popolo con <strong>il</strong> provocante<br />

titolo Parroco a Mosca, in cui si poneva in risalto l’oppressione <strong>com</strong>unista<br />

e la mancanza <strong>di</strong> libertà religiosa nelle chiese per annunciare<br />

<strong>il</strong> vangelo, <strong>il</strong> settimanale Scelta rispondeva con un altro e<strong>di</strong>toriale: Parroco<br />

<strong>ad</strong> Agrigento nel quale, dubitando sull’oppressione marxista a<br />

Mosca, invitava a guardare da vicino la realtà agrigentina:<br />

«Ma perché in<strong>di</strong>care alla gente un modello <strong>di</strong> oppressione politica,<br />

religiosa e sociale molto lontano dal nostro quando nel nostro<br />

Paese si con<strong>di</strong>ziona moralmente e psicologicamente la libertà<br />

<strong>di</strong> voto, quando da noi la realtà sociale ed economica non<br />

crea che <strong>di</strong>soccupazione, miseria e <strong>di</strong>sperazione, quando da noi<br />

la tirannia si rivela attraverso i latrocini <strong>di</strong> Stato, <strong>il</strong> malcostume<br />

amministrativo, <strong>il</strong> soffocamento delle istituzioni democratiche<br />

per abuso <strong>di</strong> gestione, quando da noi <strong>il</strong> clientelismo, <strong>il</strong> ricatto per<br />

<strong>il</strong> posto <strong>di</strong> lavoro, le oligarchie della ingiustizia prosperano in<strong>di</strong>sturbati<br />

sulla carne degli in<strong>di</strong>fesi persino col s<strong>il</strong>enzio degli ecclesiastici?»<br />

245.<br />

In quella infuocata campagna elettorale del 1976 non mancarono<br />

le provocazioni anche <strong>di</strong> basso prof<strong>il</strong>o. I democristiani <strong>di</strong> Castrof<strong>il</strong>ippo<br />

avevano propagandato con fogli ciclost<strong>il</strong>ati la ‘s<strong>com</strong>unica’ inflitta da<br />

Petralia n<strong>ei</strong> confronti <strong>di</strong> Damiano Zambito. Egli, per provare l’infon-<br />

244) Io mi trovai presente e rimasi colpito dal clima <strong>di</strong> intolleranza. Infatti, quando sul palco salì<br />

e prese la parola <strong>il</strong> prof. Andrea C<strong>il</strong>ona, che ricordò i <strong>di</strong>ritti violati n<strong>ei</strong> paesi <strong>com</strong>unisti, la Chiesa perseguitata<br />

e i campi <strong>di</strong> concentramento, fu ampiamente fischiato, contestato anche con frasi offensive.<br />

245) Parroco <strong>ad</strong> Agrigento, in Scelta, 20-6-1976, 1.<br />

149


datezza della notizia, concelebrò la santa Messa assieme ai sacerdoti Di<br />

Giovanna, Morreale, Sferrazza, Pirrera, Barbera, Traina, Brancato, Acquisto,<br />

Salvo e Proto 246.<br />

Alle elezioni politiche <strong>il</strong> sorpasso <strong>com</strong>unista non ci fu, le forze<br />

centriste e moderate serrarono le f<strong>il</strong>a e fecero confluire <strong>il</strong> consenso<br />

ancora verso la Democrazia Cristiana che recuperò significativamente<br />

n<strong>ei</strong> confronti dell’esito elettorale delle Amministrative dell’anno precedente,<br />

e <strong>di</strong>ede un nuovo impulso per la formazione del nuovo governo.<br />

È vero che qualora fosse avvenuto <strong>il</strong> sorpasso non avrebbe<br />

<strong>com</strong>portato automaticamente l’ingresso del Partito Comunista Italiano<br />

nella <strong>com</strong>pagine governativa, perché, soprattutto su argomenti <strong>di</strong> politica<br />

estera (Patto Atlantico e Alleanza Nato) <strong>il</strong> PCI <strong>di</strong> Enrico Berlinguer<br />

aveva fatto la scelta neutrale non con<strong>di</strong>visa dai partiti laici.<br />

Ma se la Democrazia Cristiana a seguito <strong>di</strong> una <strong>com</strong>petizione così impegnativa,<br />

<strong>com</strong>e le nazionali, non fosse risultata <strong>il</strong> partito <strong>di</strong> maggioranza<br />

relativo sarebbe stato quanto meno recepito dall’elettorato <strong>com</strong>e<br />

l’inizio del deca<strong>di</strong>mento.<br />

Di Giovanna, vedendo la possib<strong>il</strong>ità concreta <strong>di</strong> fare un governo<br />

senza la DC, se pur risicato, pubblicò un e<strong>di</strong>toriale con <strong>il</strong> significativo<br />

titolo Fare l’unità, per invogliare l’elettorato a guardare al bipartitismo<br />

inglese:<br />

150<br />

«Per noi questi risultati costituiscono un segno eloquente della<br />

volontà delle classi lavoratrici verso quell’unità, machiavellicamente<br />

spezzata dalla classe p<strong>ad</strong>ronale, per uscire dal “<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne<br />

stab<strong>il</strong>ito”, dall’equivoco <strong>di</strong> mettere insieme gli interessi autentici<br />

del Paese reale, che lavora, produce e progre<strong>di</strong>sce nello sforzo <strong>di</strong><br />

realizzare forme più umane e più eque <strong>di</strong> vita sociale che vuole<br />

gestire <strong>di</strong>rettamente, e <strong>il</strong> paese formale, truffal<strong>di</strong>no, parassita e<br />

sfruttatore, stab<strong>il</strong>izzato sulle <strong>com</strong>ode posizioni del “tanto peggio<br />

tanto meglio” per continuare a governare» 247.<br />

246) Cfr. Insieme a Cristo, in Scelta 20-6-1976, 2.<br />

247) A. DI GIOVANNA, Fare l’unità, in Scelta 27-7-1976, 1.


B) La rottura tra i preti<br />

del <strong>di</strong>ssenso e Petralia<br />

Il 1976 sarà certamente ricordato <strong>com</strong>e l’anno più infausto della<br />

Chiesa agrigentina, poiché lo scontro tra Petralia e i preti del <strong>di</strong>ssenso<br />

arrivò al punto che Petralia prese d<strong>ei</strong> gravi provve<strong>di</strong>menti, che lacerarono<br />

la già minata <strong>com</strong>unione ecclesiale.<br />

N<strong>ei</strong> primi <strong>di</strong> febbraio l’Azione Cattolica agrigentina si raccolse in<br />

un convegno alla presenza dell’assistente nazionale don Piero Barberi.<br />

Questo convegno, a pochi mesi dalle elezioni politiche, fu considerato<br />

dal settimanale Scelta, dai preti e dai cattolici del <strong>di</strong>ssenso <strong>com</strong>e un ulteriore<br />

tentativo messo in atto dalla Chiesa italiana per rendere <strong>com</strong>patto<br />

<strong>il</strong> voto cattolico contro <strong>il</strong> pericolo <strong>com</strong>unista. E Scelta sottolineava<br />

che anche <strong>il</strong> convegno Evangelizzazione e promozione umana in realtà<br />

si stava r<strong>il</strong>evando <strong>com</strong>e <strong>il</strong> tentativo <strong>di</strong> soffocare le istanze <strong>di</strong> rinnovamento<br />

presenti nella Chiesa e nella società 248. Qualsiasi iniziativa portata<br />

avanti dalla Chiesa agrigentina veniva considerata dai cattolici del<br />

<strong>di</strong>ssenso <strong>com</strong>e <strong>il</strong> tentativo <strong>di</strong> riunire i cattolici per contrastare l’avanzata<br />

d<strong>ei</strong> partiti <strong>di</strong> sinistra, <strong>di</strong>mostrando così che la lettura sociologica<br />

era prevalsa nella critica d<strong>ei</strong> cattolici del <strong>di</strong>ssenso sui fatti <strong>di</strong> Chiesa.<br />

N<strong>ei</strong> primi <strong>di</strong> marzo Paolo VI nominò don Luigi Bommarito vescovo<br />

aus<strong>il</strong>iare <strong>di</strong> Agrigento, suscitando interesse in tutta la Chiesa agrigentina.<br />

Anche la nomina del nuovo vescovo aus<strong>il</strong>iare non passò, ovviamente,<br />

inosservata a Scelta, che, fin dall’inizio, nutriva serie perplessità<br />

soprattutto perché era venuta a conoscenza che don Luigi Bommarito<br />

era della stessa <strong>di</strong>ocesi d’origine <strong>di</strong> Petralia, Monreale, ed era<br />

stato suo alunno nel corso degli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> teologia in seminario; alcuni,<br />

<strong>ad</strong><strong>di</strong>rittura, sostenevano che fosse un suo figlioccio.<br />

248) Cfr. Un passo in<strong>di</strong>etro, in Scelta, 22-2-1976, 3.<br />

151


La nomina <strong>di</strong> Bommarito offrì a Scelta l’occasione per proporre un<br />

nuovo metodo per la designazione d<strong>ei</strong> vescovi, in modo che la <strong>com</strong>unità<br />

ecclesiale venisse coinvolta:<br />

«Il <strong>di</strong>battito e la <strong>di</strong>scussione chiesti per decidere sull’opportunità<br />

o meno <strong>di</strong> avere un vescovo aus<strong>il</strong>iare e sceglierlo, non sono delitti<br />

<strong>di</strong> lesa segretezza. Un vescovo non è un funzionario. La <strong>com</strong>unità<br />

deve saper perché <strong>il</strong> vescovo or<strong>di</strong>nario chiede o, se gli<br />

viene imposto, per quali ragioni gliene viene imposto uno piuttosto<br />

che un altro” 249.<br />

La missione popolare pre<strong>di</strong>cata dai p<strong>ad</strong>ri passionisti a Canicattì nella<br />

quaresima del 1976 fu motivo <strong>di</strong> riflessione d<strong>ei</strong> cattolici del <strong>di</strong>ssenso che<br />

presentarono, se pur in<strong>di</strong>rettamente, una propria linea <strong>di</strong> spiritualità.<br />

A sentir ciò che <strong>il</strong> settimanale Scelta scrisse sulla missione canicattinese,<br />

i p<strong>ad</strong>ri passionisti, pur avendo pre<strong>di</strong>cato con zelo, non svegliarono<br />

l’opulenta città dell’uva Italia dal torpore poiché la stessa pre<strong>di</strong>cazione<br />

249) Un fatto <strong>di</strong> Chiesa, in Scelta, 28-3-1976, 1. I cattolici del <strong>di</strong>ssenso avevano <strong>com</strong>e modello<br />

<strong>di</strong> Chiesa le <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base, che nacquero in America latina e cercarono <strong>di</strong> fare ingresso in Europa.<br />

Esse si appellavano all’ecclesiologia del Conc<strong>il</strong>io. Osserva Libanio che l’ecclesiologia del Conc<strong>il</strong>io<br />

Vaticano II non è stata omogenea, poiché ha assunto elementi della modernità, <strong>di</strong> una visione <strong>di</strong> <strong>com</strong>unione,<br />

<strong>di</strong> partecipazione, <strong>di</strong> autonomia soggettiva accanto <strong>ad</strong> altri propri <strong>di</strong> uno schema giuri<strong>di</strong>co, verticale,<br />

autoritario e gerarchico (cfr. A. ACERBI, Due ecclesiologie: ecclesiologia giuri<strong>di</strong>ca ed ecclesiologia<br />

<strong>di</strong> <strong>com</strong>unione nella “Lumen gentium”, Bologna 1975; A. ANTÒN, Ecclesiologia postconc<strong>il</strong>iare:<br />

speranze, risultati e prospettive, in R. LATOURELLE, Vaticano II. B<strong>il</strong>ancio e prospettive. 25 anni <strong>dopo</strong><br />

(1962-1987), Assisi 1987, 363. Per questo le correnti ecclesiologiche successive al Conc<strong>il</strong>io si sono<br />

<strong>di</strong>vise, ora ut<strong>il</strong>izzando i documenti del Conc<strong>il</strong>io Vaticano II per rinsaldare l’ecclesiologia anteriore, ora<br />

per affermare gli elementi nuovi introdotti con la modernità. Par<strong>ad</strong>ossalmente lo stesso Conc<strong>il</strong>io è servito<br />

a rinsaldare le posizioni tra<strong>di</strong>zionali e a incentivare nuove esperienze e riflessioni ecclesiologiche.<br />

La teologia della liberazione ha assunto la seconda posizione, tentando <strong>di</strong> elaborare un nuovo modello<br />

<strong>di</strong> riflessione orientato sulle <strong>com</strong>unità ecclesiali <strong>di</strong> base (CEB) che dovevano essere contemporaneamente<br />

denuncia e annuncio. Sorge un nuovo modello <strong>di</strong> Chiesa che nasce dalla fede del popolo fortificata<br />

dallo Spirito <strong>di</strong> Dio. La Chiesa <strong>di</strong>venta popolo e <strong>il</strong> popolo <strong>di</strong>venta Chiesa (cfr. L. BOFF, E a Igreja<br />

se fez povo. Eclesiogenese: a igreja que nasce da fè do povo, Petròpolis 1986, citazione presa da J. B.<br />

LIBANIO, La Teologia della cit., 655 nota 36. Questo nuovo modello, che Boff ha chiamato “ecclesiogenesi”,<br />

mirava a una Chiesa popolare e partecipativa. In questo modo si spostava l’asse ecclesiologico:<br />

dalla Chiesa al Regno <strong>di</strong> Dio e al popolo <strong>di</strong> Dio. La teologia e la pratica Pastorale hanno sv<strong>il</strong>uppato<br />

quattro realtà ecclesiologiche: una Chiesa con CEB, una Chiesa <strong>di</strong> CEB, una Chiesa organizzata <strong>com</strong>e<br />

assemblea del popolo <strong>di</strong> Dio e una dotata <strong>di</strong> nuovi ministeri laicali.<br />

152


«era apparsa pre-conc<strong>il</strong>iare, ed a tratti anti-conc<strong>il</strong>iare; non sono<br />

mancate le eccezioni, le <strong>di</strong>versificazioni, ma sono servite a confermare<br />

<strong>il</strong> giu<strong>di</strong>zio globale. Una pre<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa, più che<br />

d’attacco, apologetica, preoccupata, talora, delle conseguenze<br />

temporali e stanche <strong>di</strong> certe affermazioni che non del loro valore<br />

profetico e critico n<strong>ei</strong> confronti della cristianità locale, non sempre,<br />

infine, la missione è apparsa ancorata alla situazione socioreligiosa<br />

<strong>di</strong> Canicattì” 250.<br />

I cattolici del <strong>di</strong>ssenso avevano sv<strong>il</strong>uppato una propria spiritualità<br />

che attingeva alla stessa teologia della liberazione che, anzitutto, mirava<br />

al superamento <strong>di</strong> ogni forma <strong>di</strong> dualismo.<br />

Tale teologia, prendendo spunto dall’esortazione apostolica <strong>di</strong><br />

Paolo VI Evangelii nuntian<strong>di</strong>, si poneva <strong>il</strong> quesito sulla missione evangelizzatrice<br />

della Chiesa. Essa, pur riconoscendo la priorità del campo<br />

religioso, mirava al superamento del dualismo naturale/soprannaturale,<br />

sacro/profano, mondano/<strong>di</strong>vino. Per la teologia della liberazione, la missione<br />

della Chiesa, secondo la volontà del suo fondatore, Gesù Cristo,<br />

doveva mirare <strong>ad</strong> evangelizzare tutte le <strong>di</strong>mensioni dell’esistenza<br />

umana, quelle interiori (<strong>com</strong>e l’umanizzazione delle nostre passioni),<br />

quelle personali (<strong>com</strong>e <strong>il</strong> superamento dello spirito <strong>di</strong> vendetta), <strong>il</strong> perdono<br />

d<strong>ei</strong> nemici e la fratellanza, quelle sociali (<strong>com</strong>e l’impegno a favore<br />

degli oppressi dalla fame, contro la violazione del loro <strong>di</strong>ritti) 251.<br />

250) Per un messaggio cristiano autentico, in Scelta, 11-4-1976, 1.<br />

251) Cfr. L. BOFF, Quando la teologia ascolta <strong>il</strong> povero, cit. La teologia della liberazione sv<strong>il</strong>uppò<br />

determinate analisi anche grazie al contributo della teologia politica <strong>di</strong> JOHANN BAPTIST METZ che, con l’opera<br />

Sulla teologia del mondo, Brescia, 1974, sul finire degli anni ’60, tentò <strong>di</strong> far uscire la riflessione teologica<br />

dal rango del privatismo in cui si era cacciata, poiché notava che la riflessione teologica, anche<br />

quella che seguiva l’in<strong>di</strong>rizzo personalista, aveva la “tendenza al privato”. Nell’opera citata Metz <strong>di</strong>ceva:<br />

“Le promesse escatologiche della tra<strong>di</strong>zione biblica – libertà, pace, giustizia, riconc<strong>il</strong>iazione – non possono<br />

essere privatizzate. Esse spingono sempre <strong>di</strong> più alla responsab<strong>il</strong>ità sociale” (pag 113). Nella teologia politica<br />

<strong>di</strong> Metz trovò ampio spazio la riserva escatologica che stimolava <strong>ad</strong> avere un rapporto critico e <strong>di</strong>alettico<br />

n<strong>ei</strong> confronti del presente storico. Le promesse a cui esso si riferiva non sono un orizzonte vuoto <strong>di</strong><br />

religiosa attesa, ma imperativo critico e liberante per <strong>il</strong> nostro presente, pertanto scriveva Metz: “Ogni teologia<br />

escatologica deve <strong>di</strong>ventare perciò, in quanto teologia politica, una teologia critica della società. Da<br />

questa nuova impostazione teologica scaturiva un modo nuovo <strong>di</strong> <strong>com</strong>prendere <strong>il</strong> rapporto Chiesa-mondo.<br />

153


Questi erano i tratti salienti <strong>di</strong> una spiritualità incarnata per i cattolici<br />

del <strong>di</strong>ssenso, che non trovavano traccia nella pre<strong>di</strong>cazione d<strong>ei</strong> p<strong>ad</strong>ri passionisti.<br />

La quaresima del 1976 fu un vero calvario per la <strong>di</strong>ocesi agrigentina,<br />

perché, per la prima volta, Petralia e Sferrazza arrivarono <strong>ad</strong> un<br />

passo dalla rottura. La causa del contrasto fu un articolo <strong>di</strong> Sferrazza<br />

sulla risurrezione <strong>di</strong> Cristo, seguito da un documento della <strong>com</strong>unità <strong>di</strong><br />

base <strong>di</strong> Favara, a cui rispose Petralia che indusse Sferrazza a chiarire<br />

determinati argomenti.<br />

In prossimità della Pasqua, Sferrazza pubblicò l’articolo sulla risurrezione<br />

espresso in tre punti: 1) quando la fede nella risurrezione è<br />

alienante, 2) quando la fede nella risurrezione è forza liberante, 3)<br />

quando la fede non si inventa ma si vive. Sul primo aspetto scriveva<br />

Sferrazza:<br />

154<br />

«certo per noi credenti la ‘fede’ nella risurrezione del Cristo <strong>di</strong>venta<br />

un fatto alienante se si riduce <strong>ad</strong> una sod<strong>di</strong>sfazione immaginaria<br />

con cui cerchiamo <strong>di</strong> rimandare i problemi e le frustrazioni<br />

attuali <strong>ad</strong> un indefinito futuro <strong>dopo</strong> la morte.<br />

La fede nella risurrezione <strong>di</strong>venta alienante se oggi inibisce la<br />

prassi <strong>di</strong> liberazione, se non ti fa fare niente per superare le <strong>di</strong>fficoltà<br />

sociali perché ‘tanto’ poi c’è <strong>il</strong> para<strong>di</strong>so. La nostra fede<br />

nella risurrezione è alienante e frutto <strong>di</strong> immaginazione se ci fa<br />

chiudere gli occhi davanti a tutte le lacerazioni e alle <strong>di</strong>visioni <strong>di</strong><br />

classe per fare stare insieme – con l’<strong>il</strong>lusione dell’unità <strong>di</strong> fede -<br />

sfruttati e sfruttatori, p<strong>ad</strong>roni e servi lasciando invariato <strong>il</strong> ruolo<br />

<strong>di</strong> ognuno (lo sfruttatore resta sfruttatore, <strong>il</strong> p<strong>ad</strong>rone resta p<strong>ad</strong>rone).<br />

Questo è <strong>il</strong> tipo <strong>di</strong> fede <strong>di</strong>venuta “credenza”, una credenza<br />

non sorretta da fatti concreti che portano salvezza» 252.<br />

Nell’orizzonte <strong>di</strong> questa teologia, <strong>il</strong> mondo non viene inteso <strong>com</strong>e cosmo, contrapposto alla persona e<br />

nemmeno <strong>com</strong>e realtà puramente esistenziale e personale, bensì <strong>com</strong>e realtà sociale in un processo storico.<br />

E la Chiesa non vive accanto o al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> questa realtà, bensì in essa <strong>com</strong>e istituzione critica della<br />

società” pag.115. La teologia della liberazione trovò ampi riferimenti nella teologia politica.<br />

252) L. SFERRAZZA, Risorgere dalla muffa delle carceri e dai roghi, in Scelta, 18/25-4-1976, 1


Se questo primo punto era un invito a costruire <strong>il</strong> regno d<strong>ei</strong> cieli fin<br />

da questo mondo, <strong>il</strong> secondo punto era certamente <strong>il</strong> più controverso,<br />

perché considerava la prassi, e certamente la prassi scaturita dall’analisi<br />

marxista, elevata a criterio <strong>di</strong> verità, <strong>com</strong>e regola per <strong>di</strong>scernere la<br />

vera fede:<br />

«Quando la prassi d<strong>ei</strong> credenti è una prassi che libera o tende alla<br />

liberazione dell’uomo, delle sue strutture, del suo avvenire, allora<br />

vuol <strong>di</strong>re che la fede che ci sta sotto è una fede autentica. Se<br />

noi leggiamo attentamente le Scritture ci ren<strong>di</strong>amo conto che l’affermazione<br />

della “Risurrezione <strong>di</strong> Gesù per opera del Dio d<strong>ei</strong><br />

vivi” non nasce in un luogo qualunque, in un gruppo <strong>di</strong> uomini<br />

inerti che pensano <strong>di</strong> risolvere così le loro frustrazioni.<br />

Il luogo in cui nasce la fede nella risurrezione è la <strong>com</strong>unità: è<br />

nella prassi <strong>di</strong> coloro che avendo creduto nel messaggio del falegname<br />

<strong>di</strong> Nazaret, seguito dai proletari e perseguitato dalle<br />

classi dominanti, avevano <strong>com</strong>inciato a trasformare i loro rapporti<br />

sociali concreti» 253.<br />

Sul terzo aspetto invitava la Chiesa a vivere la fede nella risurrezione<br />

in contrapposizione al potere dominante 254.<br />

Più controverso fu <strong>il</strong> documento della Comunità cristiana <strong>di</strong> base<br />

<strong>di</strong> Favara sulla resurrezione, in cui, oltre a considerare alienante la fede<br />

nella risurrezione <strong>com</strong>e sod<strong>di</strong>sfazione d<strong>ei</strong> bisogni e premio per ‘una vita<br />

esemplare’ dubitava sulla risurrezione storica <strong>di</strong> Gesù:<br />

253) L.c.<br />

254) Cfr. L.c.<br />

«Nella <strong>com</strong>unità non ci poniamo <strong>il</strong> problema della fine del corpo<br />

<strong>di</strong> Cristo, anche se su questo punto ci sono delle <strong>di</strong>fferenziazioni<br />

nelle posizioni: qualcuno inclina a credere nella risurrezione del<br />

corpo fisico <strong>di</strong> Cristo, qualcuno crede nella risurrezione nel senso<br />

che <strong>il</strong> suo messaggio vive ancora oggi in noi. La maggior parte<br />

155


delle persone della <strong>com</strong>unità pensa, invece, che <strong>il</strong> racconto sul<br />

sepolcro vuoto del vangelo è una drammatizzazione <strong>di</strong> un fatto<br />

<strong>di</strong> fede: la vita dell’uomo nuovo Gesù che si realizza in ogni sua<br />

scelta e che continua oltre la morte, per cui Cristo, questo “uomo<br />

nuovo” è qui, tra noi (…) Resta, per la nostra <strong>com</strong>unità e per<br />

ognuno <strong>di</strong> noi, <strong>di</strong> far <strong>di</strong>ventare storica, reale, concreta l’esperienza<br />

<strong>di</strong> resurrezione» 255.<br />

Solo a partire da una fede che <strong>di</strong>ventava prassi, la risurrezione <strong>di</strong><br />

Cristo era reale:<br />

«La risurrezione è reale se la fede <strong>di</strong>venta prassi» 256.<br />

Petralia prese subito posizione n<strong>ei</strong> confronti sia <strong>di</strong> Sferrazza sia della<br />

<strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base, perché vedeva messa in <strong>di</strong>scussione la risurrezione <strong>di</strong><br />

Cristo, car<strong>di</strong>ne e fondamento della fede cristiana, senza la quale la stessa<br />

Chiesa non avrebbe avuto senso e la celebrazione liturgica sarebbe stata<br />

vuota <strong>di</strong> contenuti. Petralia, <strong>com</strong>e pastore della Chiesa agrigentina, maestro<br />

e garante della fede trasmessa dagli apostoli, avverte tutta la responsab<strong>il</strong>ità<br />

e <strong>il</strong> dovere <strong>di</strong> rispondere a chiare lettere, senza indugio.<br />

255) COMUNITÀ CRISTIANA DI BASE DI FAVARA, La nostra fede a confronto con la risurrezione <strong>di</strong><br />

Cristo, in Scelta, 18/25-4-1976, 6. Qui la concezione della Comunità <strong>di</strong> base sulla risurrezione <strong>di</strong>pende<br />

dal pensiero marxista e non dalla teologia della liberazione. Nel pensiero marxista la fede nella<br />

risurrezione <strong>di</strong> Gesù e nel suo regno messianico erano <strong>il</strong> riflesso <strong>di</strong> una risurrezione sociale e <strong>di</strong> un<br />

nuovo or<strong>di</strong>namento sociale cfr. ENGELS, Sulle origini del cristianesimo, Roma 1958, 70. La teologia<br />

della liberazione, pur insistendo su una <strong>com</strong>prensione sociale della stessa risurrezione, non mise in<br />

<strong>di</strong>scussione l’evento storico e nemmeno la unì alla mitologia. La lettura sociale della risurrezione <strong>di</strong><br />

Gesù, proposta dalla teologia della liberazione, bisogna coglierla nella svolta cristologica operata<br />

dalla stessa teologia. Essa, <strong>ad</strong> una cristologia dogmatica, dall’alto, ha contrapposto una cristologia dal<br />

basso, una cristologia del Gesù della storia cfr. L. BOFF, Jesus Cristo Libert<strong>ad</strong>or, Petròpolis 1976, 56-<br />

60. La teologia della liberazione camminava su una prospettiva <strong>di</strong>versa da quella europea, mentre<br />

quest’ultima si domandava <strong>com</strong>e presentare Gesù Cristo in modo che fosse <strong>com</strong>preso dall’uomo<br />

moderno, avvolto dalla razionalità e dalla scientificità, la teologia della liberazione si poneva un altro<br />

problema: <strong>com</strong>e vedere in Gesù elementi significativi per la lotta <strong>di</strong> liberazione, e <strong>com</strong>e la fede cristiana<br />

poteva aiutare a vivere in un contesto conflittuale, cfr. J.B. LIBANIO, La teologia della liberazione,<br />

cit., 665.<br />

256) COMUNITÀ CRISTIANA DI BASE DI FAVARA, La nostra fede, cit., 6.<br />

156


La lettera <strong>di</strong> Petralia fu pubblicata dal settimanale Scelta. Con essa<br />

contestava errori gravi che riguardavano la dottrina della fede:<br />

«Non si tiene conto – scriveva Petralia – della realtà storica della<br />

risurrezione <strong>di</strong> Cristo, ossia del fatto che <strong>il</strong> Cristo ucciso la sera<br />

della Parasceve è ritornato a vivere, nella sua identità anche se<br />

non nello stesso modo, all’alba del terzo giorno.<br />

1) La fede nascerebbe nella <strong>com</strong>unità (è la tesi del mitologo Bultmann<br />

riverniciata <strong>di</strong> marxismo) non tenendo conto che invece è<br />

nata, sì nella <strong>com</strong>unità, ma per la pre<strong>di</strong>cazione degli apostoli, testimoni<br />

<strong>di</strong>retti della risurrezione del Maestro.<br />

2) Si ripete la tesi marxista che la fede nasce dalla prassi e non<br />

al contrario. In realtà, dalla prassi, <strong>com</strong>e può nascere la fede – in<br />

questo caso puramente mitica- nella risurrezione <strong>di</strong> Cristo, così,<br />

anche – <strong>com</strong>e avviene nella maggior parte d<strong>ei</strong> marxisti - può nascere<br />

la negazione pura e semplice della risurrezione <strong>di</strong> Cristo,<br />

quale credenza alienante della lotta <strong>di</strong> classe» 257.<br />

Petralia rispondendo al documento della <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base <strong>di</strong> Favara<br />

ne contestava <strong>il</strong> contenuto dottrinale:<br />

«se le parole hanno un senso, significano questo: la risurrezione<br />

<strong>di</strong> Cristo, fondamento e pegno della nostra risurrezione, è un mito<br />

che nasce da una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> servitù e <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfazione, <strong>com</strong>e<br />

un rifugio offerto agli oppressi e agli insod<strong>di</strong>sfatti, un ‘contentino’,<br />

anzi un mezzo <strong>di</strong>abolicamente messo in atto per <strong>di</strong>stoglierli<br />

dal crearsi, attraverso la lotta, un para<strong>di</strong>so abbastanza sod<strong>di</strong>sfacente<br />

quaggiù. Chi ha scritto queste cose ha abbandonato la fede<br />

della Chiesa e ha abbracciato in pieno l’ideologia (non solo l’analisi<br />

e <strong>il</strong> metodo) del marxismo.<br />

Chi ha scritto queste cose ha <strong>di</strong>menticato che la risurrezione, la<br />

vita eterna, <strong>il</strong> para<strong>di</strong>so non sono, nel Cristianesimo, un conten-<br />

257) La lettera del Vescovo Petralia, in Scelta, 9-5-1976, 1.<br />

157


tino per gli insod<strong>di</strong>sfatti e un mezzo alienante dalle lotte per la<br />

giustizia ma <strong>il</strong> fine ultimo dell’uomo e della società, lo sbocco<br />

definitivo <strong>di</strong> un umanesimo aperto alla trascendenza, <strong>il</strong> premio<br />

per chi ha <strong>com</strong>piuto le opere della giustizia e ha cercato <strong>di</strong> instaurare<br />

i rapporti umani sull’amore.<br />

Voglio ancora e tenacemente sperare che le parole da te scritte 258<br />

abbiano tra<strong>di</strong>to <strong>il</strong> tuo pensiero. Tuttavia ho <strong>il</strong> dovere <strong>di</strong> avvertirti<br />

che se, al contrario, le parole citate esprimono <strong>il</strong> tuo pensiero, allora<br />

s<strong>ei</strong> fuori dalla fede della Chiesa e perciò fuori dalla Chiesa<br />

stessa» 259.<br />

La risposta <strong>di</strong> Sferrazza non si fece attendere, anche perché fu sollecitata<br />

dallo stesso Petralia che gli aveva chiesto se avesse creduto nel<br />

fatto storico della risurrezione <strong>di</strong> Gesù Cristo e sull’identità del Gesù<br />

crocifisso con <strong>il</strong> Gesù risorto.<br />

Per Sferrazza, le accuse <strong>di</strong> eresia mosse dal vescovo, erano infondate,<br />

poiché le frasi contestate, secondo Sferrazza, erano state estrapolate<br />

dal contesto; egli rivide le proprie posizioni riaffermando la fede<br />

nella risurrezione storica <strong>di</strong> Gesù Cristo. Ma la <strong>di</strong>vergenza rimaneva<br />

sull’aspetto sociale della risurrezione.<br />

La risurrezione non <strong>di</strong>simpegnava <strong>il</strong> credente per la costruzione <strong>di</strong><br />

un mondo più giusto, anzi era proprio a partire da questa fede, nella risurrezione<br />

del Cristo e nell’inaugurazione del Regno d<strong>ei</strong> cieli, che doveva<br />

indurre <strong>il</strong> credente a lottare contro le ingiustizie 260. E per coniugare<br />

la fede nel Cristo Risorto e l’impegno sociale, la <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base<br />

<strong>di</strong> Favara dava notizie delle iniziative sociali da avviare nel proprio ambiente<br />

261.<br />

Dopo aver espresso la propria posizione sulla risurrezione <strong>di</strong> Cristo,<br />

<strong>com</strong>e abbiamo visto, lo scontro si spostò sul campo politico, considerato<br />

che a due mesi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza gli italiani dovevano rinnovare <strong>il</strong><br />

158<br />

258) Il vescovo Petralia si rivolgeva al sacerdote don Luigi Sferrazza.<br />

259) L.c.<br />

260) Cfr. L. SFERRAZZA, Vogliamo riflettere, in Scelta, 9-5-1976, 1.


Parlamento. Causa <strong>di</strong> scontro fu la Lettera Pastorale <strong>di</strong> Petralia Libertà<br />

dell’uomo e libertà della Chiesa del 6 giungo 1976, la quale a chiare<br />

lettere considerava ‘fuori dalla <strong>com</strong>unione ecclesiale’ i sacerdoti legati<br />

al <strong>di</strong>ssenso 262.<br />

I preti e i laici del <strong>di</strong>ssenso accolsero con amarezza la Lettera <strong>di</strong> Petralia,<br />

e con sano realismo <strong>com</strong>presero anche le <strong>di</strong>fficoltà in cui operava<br />

<strong>il</strong> vescovo, chiamato “a me<strong>di</strong>are all’interno della <strong>com</strong>unità pressioni,<br />

sensib<strong>il</strong>ità e culture <strong>di</strong>verse e – a volte – opposte” 263. Essi risposero con<br />

<strong>il</strong> documento Solo la libertà dell’uomo libera la Chiesa, che, fin dal titolo,<br />

si poneva in una posizione <strong>di</strong>versa dal vescovo. Spesso, a partire<br />

dai titoli delle lettere e d<strong>ei</strong> documenti specifici ponevano programmi e<br />

obiettivi <strong>di</strong>versi. Nel loro documento ritenevano irreversib<strong>il</strong>e la scelta<br />

politica fatta, scelta che – a loro <strong>di</strong>re – non intaccava la <strong>com</strong>unione ecclesiale,<br />

in quanto era “d’or<strong>di</strong>ne puramente congiunturale e temporale”,<br />

e nemmeno l’ortodossia, tanto che non negavano l’autorità del magistero<br />

del vescovo ma <strong>il</strong> suo uso, che in concreto – per loro – in campo<br />

politico significava orientare <strong>il</strong> voto verso la Democrazia Cristiana.<br />

Il pluralismo politico da essi invocato trovava fondamento non nella<br />

fede ma nell’essere uomini in quanto uomini, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> Petralia<br />

che sosteneva che la scelta politica scaturiva necessariamente da una<br />

opzione <strong>di</strong> fede. Infine, nel documento, i preti e i laici del <strong>di</strong>ssenso rivolgevano<br />

alla Chiesa <strong>il</strong> caloroso appello a non <strong>com</strong>promettersi col potere,<br />

a non avere rappresentanti nell’azione legislativa e nella pubblica<br />

amministrazione, ma <strong>di</strong> vivere la missione affidata dal Signore, traendo<br />

la propria linfa dal vangelo in quanto liberazione degli oppressi 264.<br />

Il documento d<strong>ei</strong> cattolici del <strong>di</strong>ssenso Solo la libertà dell’uomo libera<br />

la Chiesa porta 235 firme. Prima <strong>di</strong> andare in stampa giunsero altre<br />

352 <strong>ad</strong>esioni ma che non furono pubblicate per motivi <strong>di</strong> spazio 265. Le<br />

235 sono così sud<strong>di</strong>vise: 12 sacerdoti, 68 studenti, 21casalinghe, 27<br />

261) Cfr. A. VETRO, La <strong>com</strong>unità <strong>com</strong>e scelta <strong>di</strong> fede, in Scelta, 23-5-1976, 2.<br />

262) Cfr. G. PETRALIA, Libertà dell’uomo e libertà della Chiesa, in A.d.P., 13 – 6 – 1976.<br />

263) Solo la libertà dell’uomo libera la Chiesa, in supplemento <strong>di</strong> Scelta, 20 – 6- 1976.<br />

264) L.c.<br />

265) La seguente notizia è riferita nello stesso documento.<br />

159


conta<strong>di</strong>ni, 36 artigiani, 2 <strong>di</strong>soccupati, 26 docenti, 14 impiegati, 9 pensionati,<br />

3 me<strong>di</strong>ci, 2 <strong>di</strong>rettori <strong>di</strong>dattici, 2 pubblicisti, 3 periti industriali,<br />

10 firme non identificate. Tra le firme sorprende la <strong>com</strong>ponente studentesca,<br />

che si aggiu<strong>di</strong>ca <strong>il</strong> primo posto, segno che <strong>il</strong> movimento d<strong>ei</strong><br />

cattolici del <strong>di</strong>ssenso fu particolarmente seguito dagli studenti, che vivevano<br />

i travagli e le lotte <strong>di</strong> trasformazione sociale iniziate nel 1968.<br />

Dalle firme, inoltre, si r<strong>il</strong>eva che i preti e i laici del <strong>di</strong>ssenso incisero<br />

sia sul versante degli agiati che avevano una <strong>ad</strong>eguata preparazione culturale<br />

sia sui meno abbienti. Non sappiamo se tra le 352 firme non pubblicate<br />

ci fossero altri sacerdoti 266. Le 12 firme r<strong>il</strong>evate sono poche a<br />

confronto d<strong>ei</strong> 260 sacerdoti <strong>di</strong>ocesani; certamente lo sono in riferimento<br />

al documento d<strong>ei</strong> sessanta, cioè al documento firmato da 52 sacerdoti<br />

che due anni prima aveva contestato a Petralia la conduzione della <strong>di</strong>ocesi.<br />

Quel documento del 1974 raccolse più consensi n<strong>ei</strong> confronti <strong>di</strong><br />

Solo la libertà dell’uomo libera la Chiesa, perché espresse un’istanza<br />

esclusivamente ecclesiale senza entrare nell’ambito politico; <strong>il</strong> presente<br />

documento, invece, pur esprimendo un’esigenza ecclesiale, ha un riferimento<br />

esplicitamente politico n<strong>ei</strong> contenuti e nella scelta elettorale.<br />

Il collettivo <strong>di</strong> Scelta recepì <strong>il</strong> documento <strong>di</strong> Petralia con ‘dolore e<br />

amarezza’ e, appellandosi all’episcopato francese, riba<strong>di</strong>va <strong>il</strong> pluralismo<br />

nelle scelte politiche, poiché considerava l’unità e la <strong>com</strong>unione<br />

ecclesiale soltanto dal punto <strong>di</strong> vista della fede cristiana 267.<br />

Dopo le elezioni, che registrarono un recupero della Democrazia<br />

Cristiana, la Chiesa italiana scelse la linea intransigente n<strong>ei</strong> confronti<br />

d<strong>ei</strong> cattolici del <strong>di</strong>ssenso. Infatti, <strong>il</strong> card. vicario <strong>di</strong> Roma, Poletti, scrisse<br />

a dom Franzoni una lettera in cui gli dettava tre con<strong>di</strong>zioni: 1) <strong>il</strong> ritorno<br />

um<strong>il</strong>e e sincero alla <strong>com</strong>unione <strong>dopo</strong> aver riconosciuto gli errori; 2) una<br />

richiesta <strong>di</strong> riduzione allo stato laicale; 3) riduzione allo stato laicale ‘in<br />

poenam’ da parte della Chiesa 268.<br />

Anche Petralia, in campo <strong>di</strong>ocesano, si <strong>ad</strong>eguava alla linea in-<br />

266) Con elevata probab<strong>il</strong>ità ritengo <strong>di</strong> no, <strong>di</strong>versamente per motivi <strong>di</strong> priorità l’avrebbero pubblicate.<br />

267) Cfr. Solo la libertà dell’uomo libera la Chiesa, in Scelta, 13-6-1976, 1.<br />

268) Cfr. L. RUOPPOLO, Il caso Franzoni, in Scelta, 27/6-4/7-1976, 3.<br />

160


transigente della Chiesa italiana. Pertanto, n<strong>ei</strong> primi <strong>di</strong> luglio, durante<br />

un incontro con i sacerdoti Antonio Morreale e Luigi Sferrazza, chiedeva<br />

loro <strong>di</strong> lasciare la parrocchia d<strong>ei</strong> santi apostoli Pietro e Paolo e<br />

l’insegnamento della religione nelle scuole, a causa delle scelte politiche<br />

in contrasto con le <strong>di</strong>rettive della Conferenza Episcopale Italiana<br />

269.<br />

I due sacerdoti consideravano una violazione dello statuto d<strong>ei</strong> lavoratori<br />

la decisone <strong>di</strong> Petralia <strong>di</strong> non concedere <strong>il</strong> nulla osta per l’insegnamento<br />

270. L’atto della Curia fu impugnato da 40 avvocati che si<br />

mostrarono a favore d<strong>ei</strong> due sacerdoti 271. La decisione del vescovo, a<br />

non volere concedere <strong>il</strong> nulla osta, indusse anche la CGIL scuola a prendere<br />

posizione n<strong>ei</strong> confronti <strong>di</strong> Petralia, che, secondo la CGIL, violava<br />

le norme concordatarie 272. La vicenda della scuola continuò anche nel<br />

mese <strong>di</strong> ottobre poiché <strong>il</strong> preside dell’IPSIA autorizzava i due sacerdoti<br />

a poter riprendere l’insegnamento scolastico 273, ma <strong>il</strong> giorno successivo<br />

un quoti<strong>di</strong>ano locale dava la <strong>com</strong>unicazione della revoca del nulla osta,<br />

pertanto a norma del Concordato non potevano più insegnare, e tra gli<br />

argomenti <strong>il</strong> documento della Curia evidenziava “la sicurezza <strong>di</strong> dottrina<br />

per la <strong>di</strong>ffusione continuata <strong>di</strong> idee contrastanti con <strong>il</strong> magistero<br />

della Chiesa” 274.<br />

I due sacerdoti presero in esame la richiesta del vescovo, espressa<br />

nel mese <strong>di</strong> Luglio, insieme alla <strong>com</strong>unità parrocchiale. Dall’incontro<br />

emerse la lettera in<strong>di</strong>rizzata a Petralia, in cui, oltre a rifiutare la politica<br />

269) Cfr. COMUNITÀ CRISTIANA DI BASE PARROCCHIA SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO DI FAVARA,<br />

Lettera aperta al Vescovo e alla Chiesa <strong>di</strong> Agrigento, in Scelta, 11-7-1976, 2.<br />

270) Cfr U. TRUPIANO, Cacciati dalla scuola ma non si arrendono, in L’ora, 1-10-1976, 7.<br />

271) Cfr. 40 avvocati per 2 preti, in L’ora, 5 –10 – 1976, 7. La vicenda dell’atto impugnato<br />

dai quaranta avvocati riguardava Alfonso Di Giovanni e Luigi Sferrazza, entrambi titolari <strong>di</strong> un<br />

incarico a tempo indeterminato presso l’IPSIA <strong>di</strong> Agrigento. Antonio Morreale aveva preferito<br />

emigrare e lavorare nella scuola a Verona. La curia avrebbe voluto non procedere alla revoca del<br />

nulla-osta ma provocare una situazione <strong>di</strong> fatto in cui Di Giovanna e Sferrazza accettavano <strong>di</strong> non<br />

insegnare religione.<br />

272) Cfr. Il Vescovo ritira <strong>il</strong> nulla osta ai preti insegnanti, in L’ora 30-10-1976, 7.<br />

273) Cfr. U. Re, Regolarmente in classe i sacerdoti sospesi, in Giornale <strong>di</strong> Sic<strong>il</strong>ia, 2-10-1976, 7.<br />

274) Cfr. ID., Revocato <strong>il</strong> nullaosta, i due preti non potranno più insegnare, in Giornale <strong>di</strong><br />

Sic<strong>il</strong>ia, 3-10-1976, 7.<br />

161


interclassista 275 della classe dominante, a favore <strong>di</strong> una scelta evangelica<br />

a favore d<strong>ei</strong> poveri, sottolineavano un nuovo modello <strong>di</strong> <strong>com</strong>unione<br />

ecclesiale a partire dal n. 32 della Lumen gentium del Conc<strong>il</strong>io Vaticano<br />

II, che aveva consentito al laicato <strong>di</strong> acquistare <strong>di</strong>gnità e ruolo all’interno<br />

del popolo <strong>di</strong> Dio. Pertanto essi concludevano che le decisioni del<br />

vescovo dovevano essere prese <strong>dopo</strong> aver ascoltato attentamente <strong>il</strong> popolo<br />

<strong>di</strong> Dio:<br />

«la gerarchia, ponendosi <strong>com</strong>e unica depositaria del vangelo e<br />

alleandosi con i potenti ha finito col nascondere al popolo la forza<br />

liberante del vangelo. Al popolo è stato assegnato <strong>il</strong> ruolo subalterno<br />

<strong>di</strong> u<strong>di</strong>tore cui non rimaneva che l‘ubbi<strong>di</strong>enza’ e la rassegnazione»<br />

276.<br />

Coerenti con quanto avevano sostenuto, i cattolici <strong>di</strong>ssidenti della<br />

<strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base <strong>di</strong> Favara al rapporto vescovo-sacerdote (<strong>com</strong>e era<br />

stato ere<strong>di</strong>tato e Petralia aveva insegnato) preferivano <strong>il</strong> rapporto vescovo-<strong>com</strong>unità:<br />

162<br />

«Fedeli alla prassi evangelica <strong>di</strong> <strong>com</strong>unione, pensiamo che ogni<br />

contrasto e decisione debbano essere affrontate in un rapporto <strong>di</strong>retto<br />

tra vescovo e <strong>com</strong>unità.<br />

275) Cfr. COMUNITÀ CRISTIANA DI BASE SS APOSTOLI PIETRO E PAOLO DI FAVARa, Lettera aperta,<br />

cit., I cattolici del <strong>di</strong>ssenso rifacendosi all’incontro <strong>di</strong> Santiago del C<strong>il</strong>e del 1972 <strong>com</strong>battevano l’interclassismo,<br />

poiché rifletteva <strong>il</strong> punto <strong>di</strong> vista delle classi dominanti. La lotta <strong>di</strong> classe fu un punto<br />

car<strong>di</strong>ne d<strong>ei</strong> cattolici del <strong>di</strong>ssenso che si ritrovavano nel movimento Cristiani per <strong>il</strong> socialismo. E’ proprio<br />

la lotta <strong>di</strong> classe che, in continuazione con la più genuina tra<strong>di</strong>zione marxista e leninista, era <strong>il</strong><br />

criterio fondante della morale <strong>com</strong>unista. Lenin aveva scritto una massima a proposito “Diciamo che<br />

la nostra etica è interamente subor<strong>di</strong>nata agli interessi della lotta <strong>di</strong> classe del proletariato (…). Ecco<br />

perché <strong>di</strong>ciamo che per noi non esiste un’etica considerata al <strong>di</strong> fuori della società (…). Noi subor<strong>di</strong>niamo<br />

la nostra etica a questo <strong>com</strong>pito della lotta <strong>di</strong> classe. E <strong>di</strong>ciamo: morale è ciò che serve a<br />

<strong>di</strong>struggere la vecchia società sfruttatrice e unire tutti i lavoratori attorno al proletariato, che sta<br />

costruendo la nuova società <strong>com</strong>unista” in Opere <strong>com</strong>plete, 3, Roma 1967, 276. I cattolici del <strong>di</strong>ssenso,<br />

in concreto, non accettavano soltanto l’analisi marxista ma, anche, <strong>il</strong> progetto <strong>di</strong> società e la morale<br />

marxista.<br />

276) COMUNITÀ CRISTIANA DI BASE DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO DI FAVARA, Lettera aperta,<br />

cit., 2.


Per questo invitiamo i due preti a non prestarsi più <strong>com</strong>e interlocutori<br />

priv<strong>il</strong>egiati del vescovo su problemi che interessano tutta<br />

la <strong>com</strong>unità. E chie<strong>di</strong>amo al vescovo <strong>di</strong> revocare la decisione <strong>di</strong><br />

rimozione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere con tutta la <strong>com</strong>unità le sue perplessità,<br />

partecipando <strong>ad</strong> una nostra assemblea» 277.<br />

Infine la <strong>com</strong>unità cristiana <strong>di</strong> base chiedeva un aperto <strong>di</strong>battito con<br />

<strong>il</strong> vescovo. Oltre alla lettera della <strong>com</strong>unità cristiana <strong>di</strong> base, anche i<br />

due sacerdoti Sferrazza e Morreale risposero con una lettera al vescovo<br />

Petralia per fare ‘chiarezza’. In tale lettera i due sacerdoti del <strong>di</strong>ssenso<br />

sostenevano che dell’ideologia marxista avevano preso soltanto l’analisi,<br />

che aiutava a <strong>com</strong>prendere i meccanismi che generavano povertà<br />

e miseria nella società capitalista, pertanto era in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e per la <strong>com</strong>unità<br />

ecclesiale denunciare, attraverso l’annuncio della Parola <strong>di</strong> Dio,<br />

l’in<strong>com</strong>patib<strong>il</strong>ità tra <strong>il</strong> regno <strong>di</strong> Dio e la realtà ingiusta e opprimente 278.<br />

Le accuse non erano rivolte soltanto al sistema capitalistico, ma anche<br />

alla Chiesa, che, secondo i due sacerdoti, era controllata dalla curia romana<br />

e da un episcopato conservatore che si appoggiava alla borghesia<br />

<strong>di</strong>menticando le classi più povere:<br />

«La nostra non è, quin<strong>di</strong>, una contestazione della gerarchia ma<br />

la constatazione amara e dolorosa della connivenza <strong>di</strong> molti set-<br />

277) L.c. La richiesta della Comunità cristiana <strong>di</strong> base bisogna <strong>com</strong>prenderla alla luce della<br />

proliferazione delle Comunità ecclesiali <strong>di</strong> base (CEB) che si erano <strong>di</strong>ffuse all’inizio del 1970 in<br />

America latina. Esse si definivano per un rapporto singolare con la Bibbia, da cui scaturiva un nuova<br />

esegesi. La Bibbia era <strong>di</strong>ventata la nuova me<strong>di</strong>azione del sacro, superando <strong>il</strong> legame forte e polarizzante,<br />

quasi esclusivo, con l’immagine, proprio del cattolicesimo popolare della tra<strong>di</strong>zione. Con le<br />

CEB si sv<strong>il</strong>uppa una nuova teologia della <strong>com</strong>unione (cfr. S. DIANICH, La Chiesa mistero <strong>di</strong> <strong>com</strong>unione,<br />

Genova, 1990) dove <strong>il</strong> laicato ha un posto r<strong>il</strong>evante, e la maggior parte <strong>di</strong> queste CEB sono guidate<br />

da laici. Esse hanno alimentato <strong>il</strong> modello <strong>di</strong> santità del martirio, cfr. L. BOFF, Martirio: tentativo<br />

de una reflexao sistematica, in Conc<strong>il</strong>ium 183 (1983) 273-280; J. B. LIBANIO, La teologia della liberazione,<br />

cit.,657; J C SCANNONE, La teologia della liberazione, in Teologia dommatica, cit., 393-424.<br />

278) Cfr. A. MORREALE – L. SFERRAZZA, La nostra fede rimane, in Scelta, 19-9-1976, 1. La settimana<br />

precedente alla lettera <strong>di</strong> Morreale e Sferrazza, durante la celebrazione della santa Messa parteciparono<br />

<strong>il</strong> sindaco <strong>di</strong> Favara, <strong>il</strong> <strong>com</strong>unista Calogero Alba, e l’assessore Tinaglia per esprimere solidarietà<br />

ai due sacerdoti: cfr. F.C., I preti <strong>di</strong> Favara sfidano <strong>il</strong> Vescovo, in Giornale <strong>di</strong> Sic<strong>il</strong>ia, 13–9-<br />

1976, 13.<br />

163


tori <strong>di</strong> essa con le classi dominanti. Non abbiamo mai pensato <strong>di</strong><br />

rifiutare <strong>il</strong> confronto col vescovo, ma abbiamo decisamente respinto<br />

ogni tentativo gerarchico che <strong>di</strong> fatto consolida <strong>il</strong> potere<br />

della classe dominante. La nostra fede nella Chiesa ci costringe<br />

a chiedere ai vescovi ‘colonne della fede’ <strong>di</strong> raccogliere le sofferenze<br />

degli sfruttati, quelle sofferenze che gridano vendetta al<br />

cospetto <strong>di</strong> Dio. È stato <strong>il</strong> nostro amore per la Chiesa e non uno<br />

spirito calunnioso, che ci ha portato a chiedere a tanti settori della<br />

Chiesa <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssociarsi dalle <strong>com</strong>promissioni con ogni potere oppressivo<br />

e contribuire alla Chiesa la missione profetica <strong>di</strong> chiamare<br />

tutti gli uomini ‘alla libertà’ d<strong>ei</strong> figli <strong>di</strong> Dio» 279.<br />

Il tentativo d<strong>ei</strong> due sacerdoti, Morreale e Sferraza, <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere la<br />

<strong>com</strong>unione <strong>di</strong> fede da quella politica, non portò a nessun risultato poiché,<br />

<strong>com</strong>e abbiamo visto precedentemente, Petralia sospese a <strong>di</strong>vinis<br />

don Luigi Sferrazza e chiese l’inter<strong>di</strong>zione d<strong>ei</strong> locali della parrocchia<br />

d<strong>ei</strong> santi Pietro e Paolo <strong>di</strong> Favara 280. La notizia fu recepita da Scelta<br />

con <strong>il</strong> seguente <strong>com</strong>mento:<br />

279) L.c.<br />

280) Sull’azione repressiva <strong>di</strong> Petralia n<strong>ei</strong> confronti <strong>di</strong> Morreale e Sferrazza fu pubblicato un<br />

ampio servizio da L’Unità, <strong>il</strong> quale riportava anche una <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> Luigi Sferrazza: “Noi non<br />

siamo contro la Chiesa e contro <strong>il</strong> vescovo dal punto <strong>di</strong> vista religioso, siamo contro le scelte politiche<br />

del vescovo. Per anni la Curia ha dato appoggio alla Democrazia Cristiana, a coloro che hanno<br />

tenuto le nostre popolazioni nella miseria, nell’abbandono, nella <strong>di</strong>sperazione più nera”: Z.S., Si<br />

vuole colpire una Comunità che lotta per la povera gente, in L’Unità, 14-9-1976, 12. Sui gravi provve<strong>di</strong>menti<br />

<strong>di</strong>sciplinari presi dal vescovo, non mi è stato consentito <strong>di</strong> sapere quanto ci fosse della<br />

volontà <strong>di</strong> Petralia. Avr<strong>ei</strong> voluto chiedere <strong>di</strong>rettamente al vescovo che risiedeva a Palermo in via<br />

C<strong>il</strong>ea, ma data l’età avanzata, più <strong>di</strong> novant’anni, e non sempre mentalmente lucido, preferii rinunciarvi.<br />

Tuttavia Pino Lanza riferendo d<strong>ei</strong> suoi incontri con <strong>il</strong> vescovo, in quegli anni cruciali, ricorda<br />

che Petralia gli faceva presente <strong>di</strong> ricevere “alcune segnalazioni da Roma (Vaticano), magari <strong>di</strong>etro<br />

sollecitazione <strong>di</strong> qualche deputato nazionale, e la preoccupazione <strong>di</strong> evitare soluzioni traumatiche che<br />

invece poi sono avvenute”, cfr. Relazione stenografica, ine<strong>di</strong>to, 1992. Personalmente ricordo che<br />

alcuni sacerdoti, ritornando su quelle vicende <strong>dopo</strong> alcuni anni, si lamentavano n<strong>ei</strong> confronti del<br />

vescovo per non aver preso le soluzioni drastiche negli anni precedenti. Ricordo che Petralia parlò<br />

della vicenda travagliata a noi studenti <strong>di</strong> teologia nel settembre 1978, mentre svolgevamo gli esercizi<br />

spirituali, dettati dal vescovo stesso, <strong>ad</strong> Alessandria della Rocca. In quella circostanza, <strong>il</strong> vescovo parlava<br />

con grande dolore per i drastici provve<strong>di</strong>menti che aveva dovuto prendere. Pot<strong>ei</strong> notare tutta la<br />

paternità in Petralia.<br />

164


«Appare chiaro, infine, che si tratti <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>menti repressivi<br />

che valicano persino quelli che la curia del vicariato romano <strong>com</strong>minò<br />

contro Giovanni Franzoni e la sua <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> san Paolo<br />

fuori le mura, la quale almeno potè continuare la sua esperienza<br />

in quegli stessi locali dove l’esperienza iniziò» 281.<br />

Il grave provve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> Petralia n<strong>ei</strong> confronti d<strong>ei</strong> due sacerdoti provocò<br />

una reazione nell’ambiente cattolico del <strong>di</strong>ssenso, a volte con un linguaggio<br />

più pacato e ragionato, <strong>com</strong>e l’articolo <strong>di</strong> solidarietà della <strong>com</strong>unità<br />

<strong>di</strong> base <strong>di</strong> Castrof<strong>il</strong>ippo, <strong>di</strong>retta da don Damiano Zambito 282, a volte<br />

aggressivo e offensivo, <strong>com</strong>e quello espresso dal sacerdote Gaetano Arnone<br />

che definì <strong>il</strong> provve<strong>di</strong>mento del vescovo ‘intollerab<strong>il</strong>e e violento’,<br />

oltre a contestargli <strong>il</strong> fatto che per un verso proibiva ai sacerdoti scelte politiche<br />

per altro verso permetteva la propaganda alla Democrazia Cristiana<br />

anche dalle colonne del settimanale <strong>di</strong>ocesano L’Amico del Popolo 283.<br />

Dopo la destituzione <strong>di</strong> Morreale e <strong>di</strong> Sferrazza, gli articoli che furono<br />

pubblicati su Scelta non si limitarono alla proposizione d<strong>ei</strong> contenuti<br />

della teologia della liberazione e del <strong>di</strong>ssenso cattolico, ma assunsero<br />

anche toni aspri, segno che i <strong>com</strong>ponenti del movimento Cristiani<br />

per <strong>il</strong> socialismo con sofferenza accolsero le <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> Petralia.<br />

Tuttavia non mancarono gli articoli più equ<strong>il</strong>ibrati che continuarono<br />

una ricerca più seria e scientifica, <strong>ad</strong> esempio Pino Lanza in un<br />

e<strong>di</strong>toriale, valutando tutto quanto era avvenuto in campo <strong>di</strong>ocesano,<br />

concludeva che in Italia si stava respirando l’aria della restaurazione<br />

che scacciava ogni forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssenso:<br />

«La Chiesa si è allineata. La restaurazione postconc<strong>il</strong>iare è <strong>com</strong>pleta.<br />

Invece <strong>di</strong> cogliere, negli eventi degli ultimi anni, <strong>il</strong> senso <strong>di</strong><br />

un provvidenziale rinnovamento, ha chiuso con <strong>il</strong> ‘nuovo’e si è rin-<br />

281) Agrigento ‘più Sud’ e la Chiesa ‘meno Chiesa’, in Scelta, 24-10-1976, 1.<br />

282) Cfr. La <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base <strong>di</strong> Castrof<strong>il</strong>ippo ai fratelli della <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> Favara, in Scelta,<br />

31-10-1976, 1.<br />

283) Cfr. G. ARNONE, La repressione del vescovo aggrava la miseria della nostra terra, in<br />

Scelta, 26-9-1976, 1.<br />

165


tanata nel suo narcisismo gerarchico. Il <strong>di</strong>segno giovanneo <strong>di</strong> una<br />

ecclesiologia pluralista ed evangelica è c<strong>ad</strong>uto sotto i colpi <strong>di</strong> un<br />

istituzionalismo preoccupato più <strong>di</strong> quello che la Chiesa deve ‘apparire<br />

<strong>di</strong> essere’ che non <strong>di</strong> quello che la Chiesa deve ‘essere’» 284.<br />

Antonio Morreale, <strong>dopo</strong> la destituzione da parroco e da insegnante<br />

<strong>di</strong> religione, emigrò a Verona nel settembre del 1976, in cerca <strong>di</strong> lavoro<br />

e sistemazione. Dopo due mesi scrisse una sofferta lettera al vescovo Petralia,<br />

in cui lo chiamava Fratello Giuseppe. Nella lettera traspare molta<br />

sofferenza tanto da indurre Morreale <strong>ad</strong> usare un linguaggio offensivo<br />

n<strong>ei</strong> confronti <strong>di</strong> Petralia, anche se non era suo costume scendere a determinati<br />

livelli. Egli rimproverava al vescovo la mancanza <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo e l’avere<br />

avviato in <strong>di</strong>ocesi un clima <strong>di</strong> restaurazione con i mezzi messi a <strong>di</strong>sposizione<br />

dal concordato fascista. Morreale ricordava a Petralia che la<br />

frattura non era stata <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne teologico che potesse intaccare l’ortodossia.<br />

La <strong>di</strong>vergenza era sul piano delle scelte politiche, e infine gli contestava<br />

la responsab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> non aver fatto molto contro la speculazione e<strong>di</strong>lizia<br />

<strong>dopo</strong> la frana e <strong>il</strong> terremoto 285. Sulla stessa pagina <strong>di</strong> Scelta, accanto<br />

alla lettera <strong>di</strong> Morreale, fu pubblicato un articolo <strong>di</strong> Luigi Sferrazza, con<br />

<strong>il</strong> quale presentava la situazione della <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base <strong>dopo</strong> <strong>il</strong> provve<strong>di</strong>mento<br />

<strong>di</strong> Petralia e la volontà <strong>di</strong> attenersi alle nuove <strong>di</strong>sposizioni:<br />

«Pur non con<strong>di</strong>videndoli, la <strong>com</strong>unità ha accettato i provve<strong>di</strong>menti<br />

duri e repressivi del vescovo: la sospensione a <strong>di</strong>vinis del<br />

suo prete e l’inter<strong>di</strong>zione d<strong>ei</strong> locali. Li ha accettati per non esasperare<br />

una situazione già troppo tesa e per testimoniare che non<br />

è vero che non tiene in nessun conto l’autorità del vescovo» 286.<br />

Verso la fine <strong>di</strong> novembre Luigi Sferrazza scrisse l’ultima lettera a<br />

Petralia; anche questa lettera, pacata nel linguaggio, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />

284) G. LANZA, La Chiesa d<strong>ei</strong>…feticci, in Scelta, 7/14-11-1976, 1.<br />

285) Cfr. A. MORREALE, Lettera al vescovo <strong>di</strong> Agrigento, in Scelta, 7/14-11-1976, 4.<br />

286) L. SFERRAZZA, La male<strong>di</strong>zione d<strong>ei</strong> locali non frena l’azione dello Spirito, in Scelta, 7/14-<br />

1976, 4.<br />

166


quella <strong>di</strong> Morreale, ma ferma n<strong>ei</strong> propositi, esprimeva una situazione<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio e <strong>di</strong> sofferenza. Lasciamo al lettore la <strong>com</strong>prensione <strong>di</strong> questa<br />

lettera che pubblichiamo nelle parti centrali:<br />

«Di fronte alla tavola apparecchiata e pronta per <strong>il</strong> memoriale,<br />

ma inut<strong>il</strong>izzata per la decisione del vescovo, ho meglio <strong>com</strong>preso<br />

che <strong>il</strong> dono <strong>di</strong> presiedere l’Eucarestia è un grande dono. Ma è un<br />

dono che non si può barattare con nessun ac<strong>com</strong>odamento, con<br />

nessuna rinuncia alla prassi <strong>di</strong> libertà ed autenticità.<br />

Il dono dell’Eucarestia ci scoppia nelle mani e giu<strong>di</strong>ca la nostra vita<br />

nel momento in cui tentiamo <strong>di</strong> asservirlo agli interessi delle classi<br />

dominanti o lo riduciamo <strong>ad</strong> una formalità precostituita o non operiamo<br />

per riportare all’unità un mondo <strong>di</strong>sgregato dall’egoismo organizzato.<br />

Mi sono quin<strong>di</strong> convinto sempre più <strong>di</strong> non potere accettare<br />

<strong>di</strong> barattare questo dono neanche con <strong>il</strong> mio vescovo che,<br />

credevo, me lo aveva dato per <strong>il</strong> bene e l’ut<strong>il</strong>ità <strong>com</strong>une e che ora<br />

me lo toglie perché ho cercato <strong>di</strong> viverlo in profonda solidarietà con<br />

gli emarginati, con gli sfruttati, in un impegno m<strong>il</strong>itante per contribuire<br />

a dare <strong>ad</strong> ogni fratello la gioia <strong>di</strong> vivere la vita secondo la vocazione<br />

che <strong>il</strong> creatore ha impresso nel cuore dell’uomo.<br />

Eccellenza, mi riconosco tanti peccati e tanti limiti: sento <strong>il</strong> bisogno<br />

<strong>di</strong> chiedere per tante cose perdono ai fratelli ed al mio Signore.<br />

Ma non voglio rinnovare, sulle spalle degli sfruttati e m<strong>il</strong>ioni<br />

<strong>di</strong> fratelli s<strong>com</strong>unicati ingiustamente, <strong>il</strong> gesto tra<strong>di</strong>tore <strong>di</strong><br />

Giuda» 287.<br />

Infine Sferrazza lanciava una speranza per <strong>il</strong> futuro:<br />

«malgr<strong>ad</strong>o tutto continuo a credere nella possib<strong>il</strong>ità che un confronto<br />

<strong>di</strong> fede un giorno riuscirà a ri<strong>com</strong>porre la Chiesa attorno al tavolo<br />

287) L. SFERRAZZA, Lettera al vescovo, in Scelta, 28-11-1976, 1. Come abbiamo avuto modo <strong>di</strong><br />

sottolineare in altre sezioni <strong>di</strong> questa ricerca, per la teologia della liberazione la celebrazione della santa<br />

Messa era <strong>il</strong> momento culminante d<strong>ei</strong> credenti impegnati nella lotta contro gli sfruttatori, pertanto rinunciare<br />

alla lotta <strong>di</strong> liberazione equivaleva a rinunciare alla celebrazione del pane Eucaristico stesso.<br />

167


dell’Eucarestia e a convocarla per partecipare e portare <strong>il</strong> suo contributo<br />

originale al grande cammino <strong>di</strong> liberazione d<strong>ei</strong> popoli» 288.<br />

Con questa lettera si chiuse l’anno più <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e e più travagliato del<br />

<strong>dopo</strong> Conc<strong>il</strong>io, e che segnò una profonda frattura, nella <strong>di</strong>ocesi agrigentina.<br />

Una frattura che non era per niente sanab<strong>il</strong>e malgr<strong>ad</strong>o la Chiesa<br />

avesse celebrato l’Anno Santo della riconc<strong>il</strong>iazione e del perdono. Una<br />

ri<strong>com</strong>posizione della <strong>com</strong>unione ecclesiale era <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e poiché, al <strong>di</strong> là<br />

d<strong>ei</strong> fatti contingenti, c’era una formazione culturale e teologica nonché<br />

punti <strong>di</strong> riferimento <strong>com</strong>pletamente <strong>di</strong>versi 289.<br />

288) L.c. Nella testimonianza raccolta recentemente Luigi Sferrazza mi riferisce che «Nel<br />

novembre 1976 fui chiamato a ricoprire l’incarico <strong>di</strong> segretario provinciale dell’ARCI: questo incarico<br />

mi consentì <strong>di</strong> mantenere un legame con la nostra terra, <strong>di</strong> non dovere emigrare per vivere, <strong>di</strong> continuare<br />

a svolgere sul territorio una funzione culturale e sociale che <strong>com</strong>unque era altro dall’ esperienza<br />

della <strong>com</strong>unità cristiana. Il 20 marzo del 1977 <strong>il</strong> Congresso provinciale del PCI presieduto da<br />

Ach<strong>il</strong>le Occhetto mi chiamò a fare parte del <strong>com</strong>itato federale del PCI <strong>di</strong> Agrigento. Questo fatto non<br />

fu sottolineato da nessuno e non fece notizia, subito <strong>dopo</strong>, però, <strong>il</strong> vescovo Petralia pubblicò una<br />

durissima nota in cui sottolineò che “<strong>il</strong> sacerdote Luigi Sferrazza ha purtroppo <strong>com</strong>piuto l’ultimo<br />

passo del suo allontanamento dalla Chiesa e dal sacerdozio…” La stampa nazionale riportò la notizia<br />

e ricordò l’intera vicenda della contestazione nella Chiesa agrigentina ed in particolare della<br />

Comunità <strong>di</strong> base <strong>di</strong> Favara (basta per tutti ricordare l’articolo <strong>di</strong> Ettore Serio sul Corriere della sera<br />

del 25/3/77). Il mio inserimento nel <strong>com</strong>itato federale del PCI non piacque <strong>ad</strong> alcuni <strong>di</strong>rigenti nazionali<br />

del PCI perché poteva <strong>com</strong>promettere i delicati rapporti che <strong>il</strong> PCI <strong>di</strong> Berlinguer tentava <strong>di</strong> istaurare<br />

con <strong>il</strong> Vaticano; ho saputo che Pajetta se ne lamentò con Occhetto. Evidentemente <strong>dopo</strong> questa<br />

vicenda <strong>il</strong> vescovo ha richiesto per me, alla Santa Sede, la riduzione allo stato laicale. Il decreto pontificio<br />

<strong>di</strong> riduzione allo stato laicale mi è arrivato nel 1978: <strong>com</strong>inciava con la formula in latino<br />

(ricordo a memoria): “<strong>il</strong> Santo P<strong>ad</strong>re ha benignamente accolto la richiesta da te avanzata…”. Io non<br />

ho avanzato mai nessuna richiesta». Ad una mia esplicita richiesta se in questi anni avesse incontrato<br />

<strong>il</strong> vescovo Petralia, che dal 1980 si era ritirato a Palermo ed era ritornato <strong>ad</strong> Agrigento soltanto per<br />

qualche circostanza, mi ha risposto che Petralia e Luigi Sferrazza non s’incontrarono più, e devo ritenere<br />

che neanche con gli altri sacerdoti Petralia s’incontro mai più. Il vescovo Petralia è morto nel<br />

luglio 2000. I funerali si sono svolti in Cattedrale <strong>di</strong> Agrigento dove è sepolto.<br />

289) Alcuni mesi <strong>dopo</strong> <strong>il</strong> vescovo Petralia, rispondendo <strong>ad</strong> un e<strong>di</strong>toriale <strong>di</strong> don Gerlando Lentini,<br />

<strong>ad</strong><strong>di</strong>tava la causa della contestazione in ambito ecclesiale agli stu<strong>di</strong> teologici che i giovani preti avevano<br />

fatto altrove: “due <strong>di</strong> loro – scriveva Petralia – avevano fatto gli stu<strong>di</strong> nel Seminario Romano dove pensavo<br />

che avrebbero attinto a quel gran bene che io avevo ricevuto; invece, travolti dall’uragano della<br />

contestazione tornarono male orientati, a <strong>di</strong>r poco. Qualcun altro aveva terminato nello stesso tempo i<br />

suoi stu<strong>di</strong> a Verona e tornò traviato. Qualcun altro trovò occasione <strong>di</strong> traviamento là dove l’avevo mandato<br />

per <strong>com</strong>pletare la propria formazione”, G. Petralia, La lettera del vescovo al <strong>di</strong>rettore, in La via,<br />

settembre 1977, 4-6. Dopo questa esperienza Petralia non consentì che preti <strong>di</strong>ocesani si recassero a perfezionare<br />

gli stu<strong>di</strong> presso le Facoltà teologiche oltre lo Stretto, causando in<strong>di</strong>rettamente un impoverimento<br />

culturale. Soltanto <strong>dopo</strong> qualche decennio, e durante l’episcopato del vescovo successore, Luigi<br />

Bommarito, i preti <strong>di</strong>ocesani ripresero a frequentare le Facoltà teologiche romane.<br />

168


La fase <strong>di</strong>scendente del <strong>di</strong>ssenso<br />

I gravi avvenienti e le prese <strong>di</strong> posizioni assunte dal vescovo Petralia<br />

nel caldo autunno del 1976 <strong>di</strong>sorientarono sia la <strong>com</strong>unità <strong>di</strong>ocesana,<br />

che si <strong>di</strong>vise tra sostenitori e oppositori dell’azione <strong>di</strong>sciplinare<br />

del presule, sia i cattolici del <strong>di</strong>ssenso che per la prima volta non parteciparono<br />

neanche al III° convegno nazionale d<strong>ei</strong> Cristiani per <strong>il</strong> socialismo<br />

tenutosi n<strong>ei</strong> primi <strong>di</strong> gennaio 1977 a Roma.<br />

Tale assise non registrò l’affluenza d<strong>ei</strong> partecipanti che aveva caratterizzato<br />

i convegni precedenti. Questo avvenne in tono minore,<br />

segno che a livello nazionale <strong>il</strong> movimento era entrato nella fase calante.<br />

Il settimanale Scelta, che negli anni precedenti aveva dato ampio<br />

spazio a tale avvenimento, de<strong>di</strong>cando servizi e riportando <strong>di</strong>chiarazioni<br />

<strong>di</strong> personalità <strong>di</strong> r<strong>il</strong>ievo del mondo politico, questa volta si limitò a dare<br />

soltanto una breve notizia 290.<br />

Col nuovo anno lo stesso giornale Scelta iniziò a perdere la vivacità<br />

e lo spessore degli argomenti che l’avevano caratterizzato nel<br />

biennio ‘75-‘76 anche se non mancarono interventi interessanti, ma<br />

furono casi isolati, senza un’organicità e continuità. Non mancarono<br />

coloro che, pur continuando un <strong>di</strong>scorso critico, invitavano a rimanere<br />

nella <strong>com</strong>unione ecclesiale e <strong>ad</strong> usare un linguaggio più prudente<br />

e moderato 291.<br />

Tra gli articoli <strong>di</strong> r<strong>il</strong>ievo che Scelta pubblicò, ricor<strong>di</strong>amo quello<br />

<strong>di</strong> don Carmelo Barbera sulla formazione culturale del prete negli anni<br />

<strong>dopo</strong> <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io. Si era convinti che se la <strong>com</strong>unione ecclesiale era<br />

stata messa a dura prova, ciò era avvenuto per la <strong>di</strong>versa formazione<br />

290) Cfr. F.R.L., Per una società ugualitaria, in Scelta, 9/16-1-1977, 1.<br />

291) Cfr. A. Brancato, Non fare un’altra Chiesa, in Scelta, 1/8-5-1977, 4.<br />

169


tra i sacerdoti. Secondo Barbera c’erano preti che non avevano accolto<br />

<strong>il</strong> rinnovamento conc<strong>il</strong>iare, anzi lo guardavano con sospetto. Nel<br />

suo articolo Barbera lamentava che in seno alla Chiesa, malgr<strong>ad</strong>o ci<br />

fosse stato un Conc<strong>il</strong>io che aveva invitato al rinnovamento delle <strong>di</strong>scipline<br />

teologiche, vescovi e preti continuavano <strong>ad</strong> usare <strong>il</strong> metodo<br />

deduttivo proprio della Scolastica: provare la propria tesi cercando <strong>il</strong><br />

riscontro n<strong>ei</strong> documenti del magistero o negli scritti patristici, senza<br />

porsi <strong>il</strong> problema della vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> tale tesi in un contesto sociale e culturale<br />

in continua evoluzione. Per Barbera occorreva avviare una<br />

nuova formazione culturale del prete per delineare un nuovo modello<br />

per la Chiesa:<br />

«Vescovi e preti non dovrebbero aggiornarsi, fare analisi socioreligiose,<br />

verificare insieme, nella realtà, finalità, obiettivi pastorali,<br />

meto<strong>di</strong> e strategie, stu<strong>di</strong>are piani d’attività?» 292.<br />

Per ultimo lanciava un avvertimento con l’auspicio che fosse accolto<br />

dalla <strong>com</strong>unità <strong>di</strong>ocesana:<br />

«Il rischio <strong>di</strong> istituzionalizzare meto<strong>di</strong>, analisi e ricerche oggi per<br />

continuarle <strong>dopo</strong>, quando bisogna cambiarle, resta più grave nella<br />

Pastorale ecclesiale, e l’unica soluzione sembra l’educazione permanente<br />

del clero, vescovi <strong>com</strong>presi, <strong>com</strong>e ricerca e verifica della<br />

realtà ecclesiale nel tempo che si vive» 293.<br />

La stessa esigenza <strong>di</strong> una nuova formazione sacerdotale era avvertita<br />

da don Gaetano Arnone, che in occasione della giornata pro-seminario<br />

in<strong>di</strong>rizzò una lettera ai seminaristi, che fu pubblicata da Scelta, ai<br />

quali proponeva <strong>il</strong> modello <strong>di</strong> prete inserito nella realtà sociale, anziché<br />

<strong>il</strong> modello cultuale e sacrale. Con amarezza annotava, in tale lettera,<br />

che, malgr<strong>ad</strong>o notevoli cambiamenti sociali e culturali fossero av-<br />

170<br />

292) C. BARBERA, Educazione permanente e clero, in Scelta, 20/27-2-1977, 2.<br />

293) L.c.


venuti nell’ultimo ventennio, la spiritualità e <strong>il</strong> modello <strong>di</strong> prete erano<br />

rimasti gli stessi 294.<br />

Il bisogno <strong>di</strong> un’<strong>ad</strong>eguata formazione del clero era avvertito da Damiano<br />

Zambito che, in un articolo per <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ancio <strong>di</strong> Scelta, facendo una<br />

verifica <strong>di</strong> tutto quanto era avvenuto in <strong>di</strong>ocesi, metteva in risalto i limiti<br />

culturali del clero che non permettevano un’<strong>ad</strong>eguata analisi d<strong>ei</strong><br />

cambiamenti:<br />

«Si assiste <strong>ad</strong> una progressiva <strong>di</strong>minuzione della funzione egemonica<br />

del clero e delle parrocchie, che si rivelano sempre più<br />

incapaci a rispondere alle nuove esigenze emergenti, mentre i tra<strong>di</strong>zionali<br />

strumenti d’aggregazione (circoli, associazioni, servizi)<br />

si rivelano sempre più in<strong>ad</strong>eguati; si avverte la necessità <strong>di</strong> nuovi<br />

strumenti d’analisi teologica, capaci d’interpretare una realtà<br />

nuova, mentre si riscontra un’assoluta povertà culturale, che si<br />

evidenzia nella mancanza <strong>di</strong> qualsiasi iniziativa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o o <strong>di</strong><br />

confronto, nella grossolanità delle analisi che <strong>com</strong>paiono nel foglio<br />

<strong>di</strong>ocesano e persino n<strong>ei</strong> documenti vescov<strong>il</strong>i, n<strong>ei</strong> quali la<br />

forma pomposamente retorica e l’animosità delle puntate polemiche<br />

non riescono a nascondere <strong>il</strong> vuoto teologico» 295.<br />

Nel periodo in cui Scelta si avviava a chiudere la propria esperienza,<br />

Pino Lanza intervenne con <strong>il</strong> seguente articolo Un progetto per<br />

Scelta, mirato al r<strong>il</strong>ancio del settimanale. Pino Lanza, a tre anni circa<br />

dall’inizio <strong>di</strong> questa singolare esperienza, faceva autocritica, riconoscendo<br />

che la preoccupazione sociale e politica a volte era prevalsa su<br />

quella religiosa:<br />

294) Cfr. G. ARNONE, Un prete per l’uomo, in Scelta, 6-3-1977, 4.<br />

295) D. ZAMBITO, Un progetto per ‘Scelta’, in Scelta 17/24-4-1977, 5. Pur partendo da premesse<br />

e orientamenti <strong>com</strong>pletamente <strong>di</strong>versi intervenne sulla situazione religiosa della <strong>di</strong>ocesi e sul clero<br />

don Gerlando Lentini con l’articolo: Diocesi <strong>di</strong> Agrigento. Anno zero? , in La via, agosto 1977. In<br />

tale articolo, Lentini parlava <strong>di</strong> clero sbandato, ac<strong>com</strong>odante alla politica e per niente profetico, <strong>di</strong><br />

fallimento d<strong>ei</strong> giovani preti e <strong>di</strong> rinnovamento conc<strong>il</strong>iare in forma epidermica. L’e<strong>di</strong>toriale <strong>di</strong> Lentini<br />

provocò la reazione <strong>di</strong> Petralia che <strong>di</strong>fese la <strong>di</strong>ocesi, <strong>il</strong> clero e definì l’articolo “infelice”, cfr. G.<br />

PETRALIA, La lettera del vescovo al <strong>di</strong>rettore, in La via, settembre 1977, 4-6.<br />

171


«Bisogna riconoscere che, spesso, l’urgenza <strong>di</strong> contestare proprio<br />

nel temporale l’azione della Chiesa ci ha coinvolto sino a tal<br />

punto da allentare la nostra fondamentale preoccupazione religiosa.<br />

Bisogna riconoscere ancora che <strong>il</strong> nostro amore n<strong>ei</strong> confronti<br />

del vescovo è stato inferiore al suo <strong>di</strong>samore n<strong>ei</strong> nostri confronti»<br />

296.<br />

Per porre rime<strong>di</strong>o a questa lacuna Pino Lanza suggeriva queste proposte:<br />

«1) riconsiderare le premesse religiose fondamentali della nostra<br />

esperienza; abbiamo <strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong> essere d<strong>ei</strong> cristiani che hanno<br />

fatto una scelta <strong>di</strong> classe (amare i deboli perché deboli, lottare i<br />

potenti per salvarli dalla loro potenza), ora dobbiamo <strong>di</strong>mostrare<br />

che avendo fatto una scelta <strong>di</strong> classe restiamo cristiani;<br />

2) intensificare l’impegno per proporre Cristo ai giovani, ai lavoratori,<br />

a tutti gli uomini che la Chiesa ha abbandonato, n<strong>ei</strong> luoghi<br />

autentici della vita, negli spazi nuovi che abbiamo trovato,<br />

soprattutto all’interno della sinistra» 297.<br />

Per alcuni aspetti Lanza riproponeva, in questo modo, lo st<strong>il</strong>e d<strong>ei</strong><br />

preti e laici sociali <strong>di</strong> inizio secolo che, per venire incontro ai conta<strong>di</strong>ni<br />

e per evitare che fossero attratti dai richiami della massoneria e<br />

296) G. Lanza, Il potere non si <strong>di</strong>scute, in Scelta 8-5-1977, 4. Non è fac<strong>il</strong>e, in questo contesto<br />

esprimere un giu<strong>di</strong>zio, tuttavia preme ricordare cosa ebbe a scrivere Petralia nel suo testamento spirituale,<br />

che è stato pronunciato dal vescovo <strong>di</strong> Agrigento, Carmelo Ferraro, durante <strong>il</strong> funerale <strong>di</strong><br />

Petralia svoltosi nella cattedrale <strong>di</strong> san Gerlando: “Desidero che si sappia – scriveva Petralia nel suo<br />

testamento – che, se talora mi sono mostrato severo, non è stato per mancanza d’amore, ma per la<br />

<strong>di</strong>fesa dell’integrità della fede: <strong>di</strong> quella fede cattolica e apostolica che ho cercato instancab<strong>il</strong>mente<br />

con la parola e gli scritti <strong>di</strong> conservare integra e netta e <strong>di</strong> <strong>com</strong>unicarla ai dotti e agli indotti” C.<br />

FERRARO, Incontro al Signore, in A.d.P., 23-7 - 2000, 19. Lo stesso Pino Lanza, facendo una riflessione<br />

sul periodo storico in esame, durante l’incontro organizzato dalla rivista Suddovest, ricorda che le<br />

posizioni intransigenti assunte dai cattolici del <strong>di</strong>ssenso non furono d’aiuto alla Chiesa stessa: “La<br />

Chiesa agrigentina, forse a causa del nostro fondamentalismo, ha perduto l’occasione <strong>di</strong> valorizzare<br />

la nostra esperienza per <strong>il</strong> proprio rinnovamento” in Relazione stenografica, ine<strong>di</strong>to, 1992.<br />

297) L.c.<br />

172


d<strong>ei</strong> socialisti, avviarono l’azione sociale, sotto lo stimolo della Rerum<br />

novarum <strong>di</strong> Leone XIII. La scelta sociale e politica a favore delle<br />

classi meno abbienti e all’interno della sinistra doveva portare, secondo<br />

Lanza, <strong>ad</strong> evangelizzare la sinistra, ma a mio avviso tale iniziativa<br />

fu pensata con molto ritardo poiché, sul finire del 1977, i contrasti<br />

e le fratture avevano seriamente segnato la <strong>com</strong>unità ecclesiale<br />

<strong>di</strong>ocesana. È sulla proposta <strong>di</strong> Pino Lanza che avrebbe dovuto muoversi<br />

l’esperienza d<strong>ei</strong> cattolici progressisti, una proposta che teneva<br />

alta la <strong>di</strong>mensione religiosa, senza c<strong>ad</strong>ere nell’accusa <strong>di</strong> orizzontalismo<br />

e tanto meno in quella <strong>di</strong> aver scelto l’analisi marxista <strong>com</strong>e criterio<br />

per la valutazione morale d<strong>ei</strong> <strong>com</strong>portamenti ecclesiali, sociali<br />

e politici al posto del vangelo, se si voleva evitare la rottura della <strong>com</strong>unione<br />

ecclesiale. Purtroppo la proposta <strong>di</strong> Pino Lanza si fece spazio,<br />

o maturò, quando era avvenuto l’irreparab<strong>il</strong>e, gli animi si erano<br />

fortemente accesi e l’esperienza d<strong>ei</strong> cattolici progressisti, o <strong>di</strong>ssidenti,<br />

era entrata in una fase calante.<br />

Evidentemente le proposte <strong>di</strong> Pino Lanza non ebbero continuità<br />

perché <strong>dopo</strong> la pausa estiva, <strong>il</strong> settimanale Scelta non riprese più le pubblicazioni,<br />

e con esso terminò anche la fase del <strong>di</strong>ssenso cattolico all’interno<br />

della <strong>di</strong>ocesi agrigentina.<br />

Essa, sotto la spinta del vescovo aus<strong>il</strong>iare Bommarito, che tanto entusiasmo<br />

portò nelle parrocchie, n<strong>ei</strong> circoli giovan<strong>il</strong>i, nelle vocazioni<br />

alla vita consacrata, nel volontariato ecc, cercò <strong>di</strong> superare la dolorosa<br />

frattura. Nel 1977 due avvenimenti, promossi dallo stesso vescovo aus<strong>il</strong>iare,<br />

permisero alla Chiesa agrigentina <strong>di</strong> guardare avanti: <strong>il</strong> pellegrinaggio<br />

<strong>di</strong>ocesano alla M<strong>ad</strong>onna delle lacrime <strong>di</strong> Siracusa e la solenne<br />

concelebrazione allo sta<strong>di</strong>o <strong>com</strong>unale <strong>di</strong> Agrigento sul tema Gesù è presente.<br />

Ma fu la celebrazione del Sinodo <strong>di</strong>ocesano a segnare una svolta.<br />

Dopo qualche anno, <strong>il</strong> vescovo Petralia, sentiti i pareri d<strong>ei</strong> consigli presbiterale<br />

e Pastorale, aprì <strong>il</strong> Sinodo <strong>di</strong>ocesano destinato <strong>ad</strong> alimentare<br />

una speranza nuova per una riproposizione della parrocchia nel tessuto<br />

sociale ormai profondamente trasformato. Con la celebrazione del Sinodo<br />

si chiuse uno d<strong>ei</strong> perio<strong>di</strong> più travagliati della storia della Chiesa<br />

agrigentina e si aprì la stagione dell’assemblearismo nella vita ecclesiale<br />

<strong>di</strong>ocesana.<br />

173


174


Petralia e i Cristiani per <strong>il</strong> socialismo<br />

A partire dal 1975, <strong>dopo</strong> l’allontanamento <strong>di</strong> Di Giovanna dalla <strong>di</strong>rezione<br />

de L’Amico del Popolo, <strong>il</strong> vescovo Petralia pubblicò una serie <strong>di</strong><br />

articoli per mettere in evidenza gli errori del marxismo e l’impossib<strong>il</strong>ità<br />

per un credente <strong>di</strong> votare a favore del Partito Comunista a causa della inconc<strong>il</strong>iab<strong>il</strong>ità<br />

tra l’insegnamento della Chiesa e la f<strong>il</strong>osofia marxista poiché<br />

avevano una visione del mondo, della storia e dell’uomo <strong>com</strong>pletamente<br />

<strong>di</strong>verse. Egli, pur riconoscendo al credente libertà <strong>di</strong> scelte sul terreno<br />

opinab<strong>il</strong>e, evidenziava <strong>com</strong>e queste scelte non potevano urtare contro<br />

la fede cristiana; in Petralia, dunque, l’agire morale anche in campo<br />

politico risultava fortemente connesso alla fede. Dunque, in queste pagine<br />

focalizzeremo la posizione <strong>di</strong> Petralia n<strong>ei</strong> confronti del movimento<br />

Cristiani per <strong>il</strong> socialismo, che proprio a partire dal 1975, subito <strong>dopo</strong><br />

l’allontanamento del <strong>di</strong>rettore del settimanale <strong>di</strong>ocesano L’Amico del Popolo,<br />

fece sentire la propria azione contestataria anche in Agrigento. Petralia,<br />

in una lettera inviata al nuovo redattore del settimanale <strong>di</strong>ocesano<br />

don Biagio Alessi, in occasione del XX anno <strong>di</strong> pubblicazione, lo invitò<br />

a non lasciarsi influenzare dalle nuove correnti, riferendosi, evidentemente,<br />

al fenomeno socio-politico d<strong>ei</strong> Cristiani per <strong>il</strong> socialismo:<br />

«L’Amico del Popolo non è stato mai a guardare alla finestra,<br />

ma, senza vendersi o legarsi a nessuno, senza lasciarsi sedurre<br />

dalle serenate <strong>di</strong> veri o se<strong>di</strong>centi amici, ha detto pane al pane e<br />

vino al vino, operando per una più fattiva e concreta applicazione<br />

del vangelo alla situazione agrigentina, la quale attende ancora<br />

che sia resa giustizia» 298.<br />

298) G.PETRALIA, Vent’anni <strong>di</strong> buon lavoro, in A.d.P., 5-1-1975, 1.<br />

175


Nella lettera, infine, Petralia in<strong>di</strong>cava due str<strong>ad</strong>e da percorrere: promuovere<br />

la crescita della <strong>com</strong>unità cristiana, attraverso lo stu<strong>di</strong>o della<br />

problematica spirituale e l’attuazione della Pastorale <strong>di</strong>ocesana, e promuovere<br />

lo sv<strong>il</strong>uppo sociale della popolazione agrigentina nel settore<br />

dell’agricoltura, dell’industria e della scuola 299.<br />

Ora per cogliere bene lo sv<strong>il</strong>uppo del pensiero del vescovo Petralia<br />

sui Cristiani per <strong>il</strong> socialismo, presenti nel gruppo redazionale <strong>di</strong> Scelta,<br />

quanto meno dobbiamo partire dal marzo del 1975, mese in cui Petralia<br />

pubblicò sul settimanale <strong>di</strong>ocesano tre articoli sulla scelta social-<strong>com</strong>unista<br />

d<strong>ei</strong> cattolici, che aveva iniziato a preoccupare seriamente l’episcopato<br />

italiano. Tale orientamento politico aveva, sul finire dell’anno<br />

precedente, interessato prevalentemente la <strong>di</strong>ocesi agrigentina a tal punto<br />

che i sostenitori <strong>di</strong> questo in<strong>di</strong>rizzo politico sociale ed ecclesiale avevano<br />

iniziato a pubblicare, <strong>com</strong>e abbiamo visto, <strong>il</strong> settimanale Scelta,<br />

<strong>com</strong>pletamente in antitesi al settimanale <strong>di</strong>ocesano L’Amico del Popolo.<br />

Nel primo articolo Petralia fece un’analisi f<strong>il</strong>osofico-sociologica<br />

del movimento Cristiani per <strong>il</strong> socialismo per metterne in risalto l’inconc<strong>il</strong>iab<strong>il</strong>ità<br />

con l’insegnamento cristiano. Anzitutto contestava <strong>il</strong> primato<br />

del temporale e del politico nel messaggio cristiano:<br />

«ass<strong>il</strong>lati dall’urgenza della liberazione da ogni servitù economica<br />

e politica – scrisse - finiscono con l’interpretare <strong>il</strong> vangelo<br />

in chiave economicista, <strong>di</strong>ssolvendo Dio in Cristo, Cristo nell’uomo,<br />

e <strong>il</strong> bene dell’uomo nel temporale. E questa è la deformazione<br />

del cristianesimo» 300.<br />

Dopo aver manifestato la preoccupazione <strong>di</strong> uno svuotamento del<br />

messaggio cristiano, considerato in chiave orizzontale, Petralia non accettava<br />

<strong>il</strong> rifiuto ra<strong>di</strong>cale del sistema capitalista, poiché lo considerava<br />

possib<strong>il</strong>e <strong>di</strong> correzione, e rifiutava l’accettazione della lotta <strong>di</strong> classe<br />

per abbattere tale sistema. Infine con amarezza constatava un’aspra po-<br />

176<br />

299) Cfr. L.c.<br />

300) ID, Cristiani per <strong>il</strong> socialismo, in A.d,.P., 9-3-1975, 3.


lemica alla Chiesa istituzionale e l’artificiosa <strong>di</strong>stinzione tra istituzione<br />

e carisma 301.<br />

La prima esigenza che Petralia avvertiva era <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne teologico:<br />

salvaguardare <strong>il</strong> messaggio cristiano da ogni tentativo <strong>di</strong> lettura prevalentemente<br />

sociologica per poi sottolineare la missione della Chiesa n<strong>ei</strong><br />

confronti del mondo:<br />

«La missione della Chiesa è la missione <strong>di</strong> Cristo, che consiste<br />

nel salvare l’uomo, l’uomo nella sua interezza – corpo ed anima,<br />

persona e società (…).<br />

La Chiesa libera l’uomo e la società dall’errore e dal peccato –<br />

non ultimo <strong>il</strong> peccato dell’ingiustizia e dell’oppressione – con la<br />

sua multiforme catechesi» 302.<br />

Nell’articolo Chiesa e Politica, pubblicato la settimana successiva,<br />

Petralia entrò nel merito della questione del pluralismo politico d<strong>ei</strong> cattolici.<br />

Egli, pur riconoscendo in linea <strong>di</strong> principio un “sano pluralismo”,<br />

riba<strong>di</strong>va che non bisognava confonderlo con scelte arbitrarie. Detto in<br />

altri termini, per Petralia, la scelta politica d<strong>ei</strong> cattolici non doveva<br />

orientarsi in senso socialista, poiché tale sistema mirava <strong>ad</strong> un cambiamento<br />

dell’assetto sociale in senso rivoluzionario, invece egli propugnava<br />

quel modello che dava la possib<strong>il</strong>ità a tutti i membri della <strong>com</strong>unità,<br />

a qualsiasi livello, <strong>di</strong> partecipare al potere economico e politico<br />

303. Dunque, in concreto, <strong>il</strong> pluralismo che in linea <strong>di</strong> principio egli<br />

accoglieva doveva essere “sano”, nel senso <strong>di</strong> limitato, non rivolto a<br />

votare partiti con una f<strong>il</strong>osofia <strong>di</strong>versa da quella cristiana.<br />

Alla base del malinteso pluralismo tra Petralia e i catto-<strong>com</strong>unisti<br />

c’era un modo <strong>di</strong>verso d’intendere <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> libertà. Mentre per i<br />

catto-<strong>com</strong>unisti italiani la libertà era, in questo contesto, intesa <strong>com</strong>e<br />

possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> scelta, tra le tante opzioni a <strong>di</strong>sposizione, secondo <strong>il</strong> prin-<br />

301) Cfr. L.c.<br />

302) L.c.<br />

303) Cfr. ID., Chiesa e Politica, in A.d.P., 16-3-1975, 3.<br />

177


cipio <strong>di</strong> autonomia, visto più <strong>com</strong>e arbitrio, per Petralia, invece, in continuazione<br />

con la tra<strong>di</strong>zione tomista, la libertà era intesa <strong>com</strong>e possib<strong>il</strong>ità<br />

da parte dell’uomo <strong>di</strong> agire liberamente per raggiungere <strong>il</strong> Bene, e<br />

non <strong>com</strong>e possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> scegliere tra tutte le opzioni a <strong>di</strong>sposizione, ma<br />

soltanto quelle che <strong>di</strong>rigono al Bene, e per Bene Petralia vedeva ciò che<br />

era in sintonia con l’insegnamento del vangelo.<br />

Verso la fine <strong>di</strong> marzo apparve <strong>il</strong> terzo articolo <strong>di</strong> Petralia in cui,<br />

facendo una verifica sui Cristiani per <strong>il</strong> socialismo, contestava cinque<br />

aspetti che per alcuni versi precisavano meglio tutto quanto aveva scritto<br />

nell’articolo pubblicato <strong>il</strong> 9 marzo.<br />

Petralia presentò prima una breve genesi del movimento e i due<br />

convegni che si erano svolti in Italia, a Bologna e a Napoli, poi gli errori<br />

sostenuti: 1) <strong>il</strong> primato del temporale e del politico n<strong>ei</strong> confronti<br />

del Regno <strong>di</strong> Dio; 2) la critica alla Chiesa istituzionale; 3) l’analisi<br />

marxista della società fatta all’interno dello schematismo rigido del materialismo<br />

storico; 4) la lotta <strong>di</strong> classe, che per Petralia andava sostituita<br />

con la “scelta preferenziale d<strong>ei</strong> poveri”; 5) la socializzazione e l’autogestione<br />

che avevano causato <strong>il</strong> supercapitalismo <strong>di</strong> Stato 304. Per quanto<br />

concerneva la critica alla Chiesa istituzionale Petralia faceva le seguenti<br />

osservazioni:<br />

«se si guarda dal punto <strong>di</strong> vista teologico <strong>com</strong>e rifiuto dell’istituzione,<br />

è un’eresia; se si considera <strong>com</strong>e rifiuto <strong>di</strong> un certo <strong>com</strong>promesso<br />

col potere capitalistico pecca almeno <strong>di</strong> semplicismo,<br />

poiché <strong>di</strong>fetta <strong>di</strong> senso storico e <strong>di</strong> realismo, se invece è da intendersi<br />

<strong>com</strong>e anelito <strong>ad</strong> una Chiesa più libera, più povera, più<br />

santa, va vista con favore, anche se va rifiutata la contestazione<br />

acrimoniosa» 305.<br />

Infine, sosteneva la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> realizzare una forma <strong>di</strong> socialismo<br />

cristiano:<br />

178<br />

304) Cfr. ID., Verifica del movimento CpS , in A.d.P, 23-3-1975,3.<br />

305) L.c.


«Il miglioramento degli uomini sulla linea della giustizia e della<br />

fraternità, può rendere sempre più probab<strong>il</strong>e un tipo <strong>di</strong> società<br />

egualitaria – ossia scevra da iniqui <strong>di</strong>slivelli - ispirata alla visione<br />

cristiana dell’uomo e della vita, in cui ciascuno operi secondo le<br />

sue capacità, goda secondo <strong>il</strong> bisogno e nessuno abbia a soffrire<br />

la penuria» 306.<br />

Ma l’accusa più evidente <strong>di</strong> Petralia scagliata agli <strong>ad</strong>erenti del movimento<br />

Cristiani per <strong>il</strong> socialismo, ormai piantato in <strong>di</strong>versi Comuni<br />

della <strong>di</strong>ocesi, era <strong>di</strong> aver trasformato <strong>il</strong> vangelo in un’ideologia:<br />

«ossia, per capirci, in un sistema socio-politico che non serve <strong>il</strong><br />

vangelo ma si serve del vangelo per ricavarne, con un arbitrario<br />

processo <strong>di</strong> isolamento e <strong>di</strong> assolutizzazione d<strong>ei</strong> testi, principi e<br />

norme ut<strong>il</strong>i a risolvere i no<strong>di</strong> della società» 307.<br />

E per sostenere la propria accusa Petralia citava le conclusioni del<br />

III convegno delle <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> base svoltosi a Firenze dal 25 al 27 apr<strong>il</strong>e<br />

1975 in cui, secondo <strong>il</strong> vescovo, l’evangelizzazione veniva considerata<br />

<strong>com</strong>e “partecipazione alla lotta per la soluzione d<strong>ei</strong> problemi” 308.<br />

Contro <strong>il</strong> tentativo <strong>di</strong> ridurre <strong>il</strong> vangelo a ideologia, Petralia ne sottolineava<br />

la natura religiosa 309, poi, richiamando l’insegnamento <strong>di</strong> Giovanni<br />

XXIII e della Gau<strong>di</strong>um et spes n. 12, metteva in evidenza l’attenzione<br />

della Chiesa n<strong>ei</strong> confronti d<strong>ei</strong> problemi della società.<br />

Per ultimo, anche in questo articolo, Petralia poneva attenzione al<br />

problema del pluralismo nelle scelte politiche, tanto auspicato in molti<br />

settori della <strong>com</strong>unità ecclesiale. Egli non si <strong>di</strong>scostava dall’insegnamento<br />

precedente, e dava <strong>il</strong> seguente criterio:<br />

«È necessario armonizzare l’unità della fede e <strong>di</strong> <strong>com</strong>unione con<br />

306) L.c.<br />

307) G.P., Il vangelo non è una ideologia, in A.d.P., 20-7-1975, 1.<br />

308) Cfr. ID., Il vangelo non è una ideologia, in A.d.P., 20-7-1975, 1.<br />

309) L.c.<br />

179


la pluralità delle scelte in cui la fede e la <strong>com</strong>unione trovano concreta<br />

espressione» 310.<br />

Detto in altri termini, la scelta politica doveva coniugarsi <strong>di</strong>rettamente<br />

con la fede, pertanto non consentiva nessuna scelta verso un’ideologia<br />

politica in contrasto con la fede. La stessa tematica Petralia<br />

affrontò nel luglio del 1975 che, certamente, dal punto <strong>di</strong> vista ecclesiale<br />

e politico si presentò particolarmente <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e e inquieto soprattutto<br />

<strong>dopo</strong> l’avanzata del Partito Comunista Italiano, nelle amministrative<br />

<strong>di</strong> giugno, che raggiunse <strong>il</strong> massimo consenso elettorale dal <strong>dopo</strong>guerra.<br />

Il successo <strong>com</strong>unista preoccupò seriamente i vescovi italiani,<br />

tra cui Petralia, perché l’avanzata <strong>com</strong>unista fu vista <strong>com</strong>e conseguenza<br />

della fine dell’unità politica d<strong>ei</strong> cattolici, causata da quegli ambienti<br />

cattolici particolarmente vivaci. In questo articolo Petralia invitava i<br />

cattolici del <strong>di</strong>ssenso a fare scelte conformi alla fede:<br />

«se non vogliono staccarsi dalla Chiesa vivente, devono anch’essi<br />

confrontare <strong>di</strong> continuo le proprie scelte ideali e operative col<br />

vangelo e con la Chiesa, in spirito e carità» 311.<br />

La scelta politica era <strong>di</strong>venuta per <strong>il</strong> vescovo agrigentino, dunque,<br />

con<strong>di</strong>zione fondamentale per l’appartenenza alla Chiesa. In questo<br />

modo <strong>il</strong> vescovo Petralia rimaneva legato <strong>ad</strong> una visione <strong>di</strong> Chiesa del<br />

periodo preconc<strong>il</strong>iare in cui la scelta contingente <strong>di</strong> un fatto politico<br />

<strong>com</strong>portava <strong>il</strong> peccato mortale oltre la s<strong>com</strong>unica. Secondo una propria<br />

concezione, certamente non riconducib<strong>il</strong>e all’insegnamento del Conc<strong>il</strong>io<br />

Vaticano II, Petralia faceva una duplice <strong>di</strong>stinzione tra scelta religiosa<br />

e scelta sociale:<br />

180<br />

«Fanno una scelta religiosa qu<strong>ei</strong> laici che entrano in movimenti<br />

ed associazioni <strong>il</strong> cui scopo è <strong>di</strong> collaborare <strong>di</strong>rettamente con la<br />

310) L.c.<br />

311) ID., Unità <strong>di</strong> fede e pluralismo politico, in A.d.P., 27-7-1975, 1.


gerarchia nell’azione che le è propria <strong>di</strong> evangelizzazione, <strong>di</strong> santificazione,<br />

<strong>di</strong> formazione cristiana delle coscienze (…) Invece<br />

fanno una scelta sociale quanti si impegnano in movimenti o<br />

gruppi operanti, con chiara ispirazione cristiana, in campo politico,<br />

sociale o culturale: quanti si propongono <strong>di</strong> testimoniare <strong>il</strong><br />

vangelo nella prassi politica, sindacale o economica (…) Comunque<br />

sia, scelta religiosa e scelta sociale, nell’ambito della <strong>com</strong>unità<br />

cristiana, non si escludono anzi si integrano a vicenda,<br />

poiché anche la scelta sociale è a servizio dell’evangelizzazione,<br />

e a sua volta, la scelta religiosa si prolunga, coerentemente, nella<br />

promozione sociale» 312.<br />

Con le elezioni del 1975 si fece più palese <strong>il</strong> <strong>di</strong>ssenso nella <strong>di</strong>ocesi<br />

agrigentina poiché alcuni sacerdoti, <strong>com</strong>e abbiamo visto, apertamente<br />

fecero la scelta a sinistra andando contro le in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> Petralia, <strong>com</strong>e<br />

egli stesso ne scrisse nell’articolo:<br />

«in qualche settore dell’Azione Cattolica e in movimenti sociopolitici<br />

che pur si <strong>di</strong>cono cristiani, <strong>il</strong> <strong>di</strong>alogo si è tramutato in <strong>di</strong>ssenso<br />

spesso acido o aggressivo, al limite della rivolta e dello scisma.<br />

L’errore è lì: hanno trasformato la fede in una ideologia e<br />

hanno scelto una certa ideologia <strong>com</strong>e chiave interpretativa della<br />

fede, con la conseguenza <strong>di</strong> dare <strong>il</strong> primato all’ideologia e oscurare<br />

la fede» 313.<br />

Il <strong>di</strong>ssenso e la scelta <strong>di</strong> fare propaganda a sinistra, soprattutto a favore<br />

del Partito Comunista Italiano, si fecero talmente intense che Petralia<br />

ne riferì al consiglio presbiterale riunito l’11 luglio 1975. In tale<br />

312) L.c. La duplice <strong>di</strong>stinzione proposta da Petralia, anche se auspicava un’integrazione, tuttavia<br />

si poneva su un piano <strong>com</strong>pletamente <strong>di</strong>verso da quello proposto dal movimento Cristiani per <strong>il</strong><br />

socialismo poiché non era <strong>com</strong>prensib<strong>il</strong>e una scelta religiosa che non fosse anche scelta sociale e<br />

politica, anzi erano proprio le scelte politiche e sociali, a favore d<strong>ei</strong> <strong>di</strong>seredati, che facevano religiosa<br />

una determinata scelta.<br />

313) L.c.<br />

181


incontro Petralia chiese quali azioni <strong>di</strong>sciplinari bisognava assumere<br />

n<strong>ei</strong> confronti d<strong>ei</strong> sacerdoti che <strong>ad</strong>erivano al gruppo redazionale <strong>di</strong> Scelta<br />

poiché:<br />

«La loro – <strong>di</strong>sse – non è soltanto una scelta socio-politica, ma un<br />

atteggiamento in cui <strong>il</strong> vangelo è ridotto a una ideologia, con<br />

aperta contestazione n<strong>ei</strong> riguar<strong>di</strong> della Chiesa istituzionale e una<br />

critica aspra contro la Gerarchia, prendendo a loro esempi e maestri<br />

persone in aperta rottura con la Gerarchia» 314.<br />

Malgr<strong>ad</strong>o la richiesta del vescovo, <strong>il</strong> consiglio presbiterale non riuscì<br />

a formulare un giu<strong>di</strong>zio unanime poiché c’erano due posizioni: una<br />

posizione intransigente voleva un’esplicita condanna con sanzioni, e<br />

una posizione progressista <strong>di</strong>sapprovava i meto<strong>di</strong> drastici per non fare<br />

“inut<strong>il</strong>i martiri”. Dal consiglio emerse la duplice richiesta <strong>di</strong> ascoltare<br />

le motivazioni d<strong>ei</strong> preti che <strong>ad</strong>erivano a Scelta e <strong>di</strong> rifiutare l’analisi<br />

marxista 315.<br />

La posizione intransigente n<strong>ei</strong> confronti d<strong>ei</strong> sacerdoti, che <strong>ad</strong>erivano<br />

a Scelta, prevalse l’anno successivo, alla vig<strong>il</strong>ia delle elezioni politiche<br />

del 1976. In questo arco <strong>di</strong> tempo i sacerdoti <strong>di</strong> Scelta avevano<br />

tenuto conferenze a favore della sinistra in <strong>di</strong>versi luoghi della <strong>di</strong>ocesi,<br />

tanto che avevano creato una lacerazione nella Chiesa locale, <strong>com</strong>e Petralia<br />

ebbe modo <strong>di</strong> r<strong>il</strong>evare nella Lettera Pastorale per la Pasqua del<br />

1976, Sofferenza e speranza della nostra Chiesa locale. In quella circostanza<br />

scrisse Petralia:<br />

182<br />

«La Chiesa agrigentina soffre <strong>di</strong> una dolorosa lacerazione da<br />

parte <strong>di</strong> alcuni suoi figli, sacerdoti e laici (non molti, certo, ma<br />

son pure nostri fratelli!) che hanno assunto n<strong>ei</strong> confronti del Vescovo<br />

e della Chiesa un atteggiamento <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffidenza, <strong>di</strong> critica<br />

negativa, quasi <strong>di</strong> ost<strong>il</strong>ità, e in nome <strong>di</strong> una precisa scelta nega-<br />

314) Consiglio presbiterale del 11 luglio 1975, in B.E.A., 68 (1975) 116-117.<br />

315) Cfr. L.c.


tiva, e cioè in nome <strong>di</strong> una precisa scelta <strong>di</strong> classe e con aperta<br />

simpatia per le analisi e i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> una ideologia chiusa alla trascendenza<br />

e <strong>il</strong> cui fine ultimo è l’attuazione <strong>di</strong> un messianismo<br />

terrestre, senza apertura verso <strong>il</strong> Regno <strong>di</strong> Dio» 316.<br />

Per <strong>il</strong> vescovo la medesima azione a favore d<strong>ei</strong> poveri sfruttati poteva<br />

essere fatta in nome <strong>di</strong> Cristo, in <strong>com</strong>unione e senza fratture, e per<br />

l’avvento del Regno, senza ricorrere all’analisi marxista:<br />

«La stessa battaglia per la evangelizzazione e promozione della<br />

nostra gente possiamo farla più ut<strong>il</strong>mente insieme, ma senza<br />

spezzare la <strong>com</strong>unione, crescendo anzi nella fraternità e nell’impegno<br />

<strong>di</strong> servire <strong>il</strong> Signore n<strong>ei</strong> suoi “minimi fratelli” che sono<br />

i priv<strong>il</strong>egiati del Regno» 317.<br />

Due mesi <strong>dopo</strong> la Lettera Pastorale per la Pasqua, Petralia, in prossimità<br />

delle elezioni politiche del 1976, svolte sull’incognita del sorpasso<br />

<strong>com</strong>unista, ritornò sull’argomento con la lettera Libertà dell’uomo<br />

e libertà della Chiesa in cui sconfessava i sacerdoti <strong>com</strong>unisti e li accusava<br />

<strong>di</strong> incoerenza:<br />

«Purtroppo anche in seno alla <strong>com</strong>unità ecclesiale agrigentina si<br />

ripercuote lo stesso fenomeno <strong>di</strong> incoerenza tra fede e scelta politica<br />

da parte <strong>di</strong> alcuni nostri fratelli che si richiamano a un malinteso<br />

pluralismo.<br />

Perciò mossi dal nostro grave dovere Pastorale e rispondendo all’appello<br />

della <strong>com</strong>unità <strong>di</strong>ocesana, <strong>di</strong>chiariamo che quanti tra i<br />

cattolici <strong>ad</strong>eriscono al marxismo e ai partiti che <strong>ad</strong> esso <strong>di</strong>rettamente<br />

si ispirano, si pongono contro <strong>il</strong> magistero della Chiesa e,<br />

con ciò stesso, fuori della <strong>com</strong>unione ecclesiale. Altrettanto, e a<br />

maggior ragione, va detto per qu<strong>ei</strong> sacerdoti che seguono la stessa<br />

316) G. PETRALIA, Sofferenza e speranza della nostra Chiesa locale, in B.E.A. 69 (1976) 71.<br />

317) L.c.<br />

183


linea <strong>di</strong> condotta, anzi se ne sono fatti guide e ispiratori, sia nel<br />

loro organo <strong>di</strong> stampa, <strong>il</strong> settimanale Scelta, <strong>di</strong>venuto <strong>di</strong> numero<br />

in numero sempre più avverso all’autorità della Chiesa, sia in<br />

pubblici r<strong>ad</strong>uni e <strong>di</strong>battiti <strong>di</strong> aperta propaganda marxista. Per motivi<br />

così gravi, essendo riusciti vani gli amorevoli richiami e i severi<br />

ammonimenti, continuati con longanime pazienza per circa<br />

quattro anni, con questa lettera noi li sconfessiamo <strong>di</strong>nanzi alla<br />

<strong>com</strong>unità <strong>di</strong>ocesana, deplorando la contr<strong>ad</strong><strong>di</strong>zione in cui sono<br />

posti, <strong>di</strong> voler vivere nella Chiesa e <strong>di</strong> <strong>com</strong>battere le strutture essenziali,<br />

non esclusi i vescovi e la loro autorità <strong>di</strong> magistero. È<br />

una decisione dolorosa ma necessaria, soprattutto per <strong>di</strong>ssipare<br />

<strong>il</strong> sospetto <strong>di</strong> acquiescenza del vescovo alle loro tesi e alle loro<br />

scelte e per evitare ogni ulteriore confusione nella <strong>com</strong>unità.» 318.<br />

La lettera <strong>di</strong> Petralia Libertà dell’uomo e libertà della Chiesa ricevette<br />

la solidarietà del consiglio Pastorale <strong>di</strong>ocesano, anche se all’interno<br />

del medesimo consiglio alcuni <strong>com</strong>ponenti <strong>com</strong>e Lauricella, Cavaleri<br />

e Gaglio chiedevano un <strong>di</strong>alogo più proficuo con i <strong>di</strong>ssidenti per<br />

non rompere l’unità ecclesiale. Nella nota <strong>di</strong> solidarietà, <strong>il</strong> consiglio Pastorale<br />

deplorava la scelta marxista, rifiutava la visione capitalistica<br />

della società e auspicava che i politici si <strong>ad</strong>operassero per risolvere i<br />

gravosi problemi sociali delle popolazioni agrigentine 319.<br />

La lettera <strong>di</strong> Petralia riscosse anche l’<strong>ad</strong>esione d<strong>ei</strong> vescovi sic<strong>il</strong>iani<br />

“per la posizione chiarificatrice assunta”, della presidenza regionale<br />

delle Acli, del Cif che “avvertiva <strong>il</strong> grave <strong>di</strong>sagio nella Chiesa locale a<br />

causa degli sconcertanti atteggiamenti <strong>di</strong> alcuni sacerdoti che avevano<br />

<strong>di</strong>sorientato i fedeli”, dell’assistente della Pastorale del lavoro della <strong>di</strong>ocesi,<br />

del clero <strong>di</strong> Cammarata e <strong>di</strong> San Giovanni Gemini che augurava<br />

che “quanti sono dec<strong>ad</strong>uti da maestri <strong>di</strong> verità a sostenitori <strong>di</strong> sottopro-<br />

318) G. PETRALIA, Libertà dell’uomo e libertà della Chiesa, in A.d.P., 13-6-1976,1. A <strong>di</strong>re <strong>il</strong><br />

vero dagli articoli pubblicati sul settimanale Scelta non risulta che gli <strong>ad</strong>erenti volessero <strong>com</strong>battere<br />

la natura della Chiesa e tanto meno <strong>il</strong> ruolo d<strong>ei</strong> vescovi ma volevano nuovi rapporti tra vescovo, presbiteri,<br />

laici e un nuovo modo <strong>di</strong> esercitare l’autorità all’interno della Chiesa.<br />

319) Cfr. M. FALCI, Assemblea del Consiglio Pastorale, in A.d.P., 13-6-1976,2.<br />

184


dotti <strong>di</strong> ideologie, riflettano e ritornando in sé, ri<strong>di</strong>ano gioia alla Chiesa<br />

agrigentina”, del clero <strong>di</strong> Sciacca, delle Acli <strong>di</strong> Agrigento 320.<br />

Scampato <strong>il</strong> pericolo alle elezioni politiche del 20 giugno 1976, sul<br />

possib<strong>il</strong>e sorpasso <strong>com</strong>unista n<strong>ei</strong> confronti della Democrazia Cristiana,<br />

la Chiesa italiana assunse un atteggiamento repressivo n<strong>ei</strong> confronti d<strong>ei</strong><br />

sostenitori del movimento Cristiani per <strong>il</strong> socialismo, a tal punto che<br />

l’abate dom Giovanni Franzoni, un mese <strong>dopo</strong> le elezioni, fu sospeso<br />

a <strong>di</strong>vinis dalla Curia romana. Anche <strong>il</strong> vescovo <strong>di</strong> Agrigento dovette<br />

<strong>ad</strong>eguarsi alle nuove <strong>di</strong>sposizioni, <strong>dopo</strong> aver in <strong>di</strong>verse circostanze sollecitato<br />

i sacerdoti contestatari a desistere dalle loro scelte politiche 321.<br />

Petralia, <strong>dopo</strong> la pausa d’agosto, prese <strong>il</strong> primo provve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>sciplinare<br />

n<strong>ei</strong> confronti d<strong>ei</strong> sacerdoti Antonio Morreale e Luigi Sferrazza,<br />

che svolgevano <strong>il</strong> ministero sacerdotale nella parrocchia d<strong>ei</strong> santi<br />

Pietro e Paolo <strong>di</strong> Favara 322, che per due anni, almeno, era <strong>di</strong>venuta punto<br />

<strong>di</strong> riferimento del <strong>di</strong>ssenso cattolico. Con tale provve<strong>di</strong>mento Petralia<br />

<strong>di</strong>chiarava dec<strong>ad</strong>uto dall’ufficio <strong>di</strong> parroco <strong>il</strong> sacerdote Antonio Morreale,<br />

e gli imponeva <strong>di</strong> consegnare i locali con registri e suppellett<strong>il</strong>i<br />

all’arciprete <strong>di</strong> Favara sac. Gariboli 323. Don Luigi Sferrazza oltre <strong>il</strong><br />

provve<strong>di</strong>mento riceveva anche una <strong>di</strong>ffida:<br />

«La persistenza, ormai pertinace, in codesta tua condotta <strong>com</strong>porterebbe<br />

– oltre ai provve<strong>di</strong>menti in corso – la “suspensio a <strong>di</strong>vinis”.<br />

Salutandoti in Cristo ti invito a riflettere e a non sfidare<br />

più oltre l’autorità della Chiesa» 324.<br />

I due sacerdoti, non potendo celebrare Messa in quella Chiesa, rivolsero<br />

un invito ai sacerdoti <strong>di</strong> Favara, affinché si recassero in Chiesa<br />

320) Cfr. Adesioni alla Lettera del Vescovo, in A.d.P., 20-6-1976, 1.<br />

321) In un servizio pubblicato <strong>il</strong> 30 settembre 1976 Vinc<strong>enzo</strong> Vas<strong>il</strong>e su L’Unità faceva intendere<br />

che Petralia avviava la repressione <strong>com</strong>e esecutore degli or<strong>di</strong>ni ricevuti dal Vaticano: cfr. V.<br />

VASILE, La Comunità <strong>di</strong> Favara e le vie <strong>di</strong> un vescovo, in L’Unità, 30-9-1976,8.<br />

322) Antonio Morreale nelle funzioni <strong>di</strong> parroco.<br />

323) Cfr. G. Petralia, Lettera al sac. Antonio Morreale, in A.d.P., 19/26-9-332. 1.<br />

324) G. PETRALIA, Lettera al sac. Luigi Sferrazza ,in A.d.P., 19/26-9-1976, 1.<br />

185


a celebrare la santa Messa. L’invito c<strong>ad</strong>de nel vuoto poiché nessun sacerdote<br />

celebrò in quella Chiesa per non andare contro gli or<strong>di</strong>ni del vescovo,<br />

pertanto per alcune domeniche i fedeli si riunivano soltanto per<br />

ascoltare la Sacra Scrittura 325.<br />

Il provve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> Petralia suscitò reazioni <strong>di</strong>verse nella <strong>com</strong>unità<br />

ecclesiale <strong>di</strong>ocesana: una parte lo accolse favorevolmente perché<br />

si poneva fine <strong>ad</strong> una questione che si trascinava da alcuni anni, un’altra<br />

parte con malumore perché temeva un irrigi<strong>di</strong>mento delle posizioni<br />

e la fine <strong>di</strong> un qualsiasi <strong>di</strong>alogo. E proprio per <strong>di</strong>ssipare questi malumori<br />

Petralia pubblicò l’articolo Precisazioni sul settimanale <strong>di</strong>ocesano,<br />

in cui <strong>dopo</strong> aver apprezzato l’impegno sociale d<strong>ei</strong> due sacerdoti,<br />

espresso nella fase iniziale, contestava loro la scelta “prevalentemente<br />

sociopolitica” a tal punto che la <strong>com</strong>unità parrocchiale era <strong>di</strong>venuta, secondo<br />

<strong>il</strong> vescovo, una base d<strong>ei</strong> Cristiani per <strong>il</strong> socialismo:<br />

186<br />

«Preti e <strong>com</strong>unità fecero un’aperta scelta marxista che si concretizzò<br />

nella campagna a favore del <strong>di</strong>vorzio e d<strong>ei</strong> <strong>com</strong>izi per le<br />

sinistre marxiste» 326.<br />

Petralia contestava ai due sacerdoti, e a quelli che sostenevano <strong>il</strong><br />

325) 4 Cfr E. MINIO, Risposta al Vescovo, l’esperienza continua, in L’ora, 26-10-1976, 6.<br />

Precedentemente non sono mancati tentativi <strong>di</strong> occupare la Chiesa: cfr. U. RE, La Comunità decide se<br />

occupare la parrocchia in Giornale <strong>di</strong> Sic<strong>il</strong>ia, 15-9-1976, 11. In questo articolo Minio riporta una<br />

frase <strong>di</strong> Morreale in cui sostiene che tra <strong>il</strong> Diritto Canonico e <strong>il</strong> Vangelo sceglie <strong>il</strong> Vangelo. Su questa<br />

vicenda mi riferisce, nell’agosto 2002, Luigi Sferrazza: “L’invito a non lasciare la <strong>com</strong>unità parrocchiale<br />

d<strong>ei</strong> santi Apostoli Pietro e Paolo senza Eucarestia era rivolto ai parroci <strong>di</strong> Favara. La domenica<br />

24 ottobre al consueto appuntamento domenicale dell’Eucarestia intervenne una folla <strong>di</strong> fedeli del<br />

quartiere, molti simpatizzanti ed amici da tutta Favara e dalla provincia; presenti anche molti sacerdoti<br />

che con noi avevano con<strong>di</strong>viso i momenti <strong>di</strong> tensione con <strong>il</strong> vescovo. Non abbiamo voluto che<br />

questi presiedessero l’Eucarestia per non acuire ulteriormente i rapporti con <strong>il</strong> vescovo; ci siamo limitati<br />

a celebrare la liturgia della parola iniziando un periodo <strong>di</strong> <strong>di</strong>giuno eucaristico n<strong>ei</strong> locali della<br />

Chiesa dove i ragazzi della <strong>com</strong>unità avevano scritto “LA CHIESA E’ DEL POPOLO””.<br />

326) Precisazioni, in A.d.P., 19/26-9-1976, 1. L’articolo, anche se non è firmato, si ritiene per i<br />

contenuti e lo st<strong>il</strong>e, scritto dal vescovo Petralia. In una conferenza stampa Petralia spiegava le ragioni<br />

d<strong>ei</strong> provve<strong>di</strong>menti e accusava don Luigi Sferrazza <strong>di</strong> fare propaganda marxista n<strong>ei</strong> vari Comuni della<br />

provincia cfr. F. CHIBBARO, I due sacerdoti ribelli più integralisti degli stessi marxisti?, in Giornale<br />

<strong>di</strong> Sic<strong>il</strong>ia, 16-9-1976, 7.


movimento politico, non solo l’interpretazione marxista e orizzontalista<br />

del vangelo ma anche <strong>il</strong> modello <strong>di</strong> Chiesa, cioè una Chiesa retta<br />

dalla base in opposizione all’istituzione gerarchica:<br />

«I mi<strong>ei</strong> ripetuti, insistenti richiami sono stati lettera morta. Essi<br />

hanno continuato, con durezza, a dare al vangelo una interpretazione<br />

classista, non accorgendosi <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>venuti più integralisti<br />

degli stessi marxisti, a contestare la gerarchia e la Chiesa istituzionale,<br />

accusandola pesantemente <strong>di</strong> essere alleata degli sfruttatori,<br />

criticandone aspramente i documenti e le <strong>di</strong>rettive, e pretendendo,<br />

tuttavia, <strong>di</strong> rimanere nella Chiesa, ossia in una Chiesa<br />

acefala, in cui arbitro è la volontà della base» 327.<br />

Petralia ai sacerdoti f<strong>il</strong>o<strong>com</strong>unisti oltre a contestare <strong>il</strong> modo errato<br />

<strong>di</strong> interpretare <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io ricordava loro quale era la natura e la funzione<br />

del prete:<br />

«Essi che sban<strong>di</strong>erano spesso <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io interpretandolo “<strong>ad</strong><br />

usum delphini”, dovrebbero sapere che <strong>il</strong> parroco, nella sua <strong>com</strong>unità<br />

parrocchiale, è l’alter ego del vescovo, è un suo portavoce,<br />

perché, strettamente parlando, <strong>il</strong> vescovo è <strong>il</strong> pastore vero<br />

della Chiesa locale. Quin<strong>di</strong>, dal momento che <strong>il</strong> parroco non sente<br />

<strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre più gli insegnamenti e le <strong>di</strong>rettive del vescovo, logica<br />

vuole che si tiri in <strong>di</strong>sparte, senza costringere <strong>il</strong> superiore a<br />

un gesto <strong>di</strong> autorità» 328.<br />

Ai due sacerdoti Petralia contestava anche un’incoerenza <strong>di</strong> fondo:<br />

«I due preti preferiscono vivere in una posizione <strong>di</strong> incoerenza:<br />

327) L.c. Come abbiamo avuto modo <strong>di</strong> evidenziare n<strong>ei</strong> capitoli precedenti a partire dal 1970<br />

tutto ciò che era istituzionalizzato veniva criticato aspramente preferendo movimenti transitori e<br />

spontan<strong>ei</strong> e senza regole fisse.<br />

328) Chiarificazioni, in A.d.P., 19/26-9-1976,1.<br />

187


una incoerenza che appare più fenomenale quando si pensi che<br />

essi da una parte <strong>com</strong>battono la Chiesa istituzionale con tutte le<br />

sue strutture (che definiscono “costantiniane” e “tridentine”) e<br />

intanto pretendono <strong>di</strong> viverci dentro.<br />

La parrocchia è una struttura della Chiesa istituzionale ed essi si<br />

lamentano d’esserne messi fuori. L’insegnamento religioso è un<br />

frutto del Concordato, che essi <strong>com</strong>battono quasi fosse <strong>il</strong> <strong>di</strong>avolo,<br />

e intanto vorrebbero non esserne estromessi.<br />

Il provve<strong>di</strong>mento del vescovo, assolutamente lineare, è un richiamo,<br />

sia pure drastico, alla coerenza, che è la prima virtù del<br />

cristiano, anzi dell’uomo leale» 329.<br />

Petralia revocò la nomina dell’insegnamento della religione cattolica<br />

ai sacerdoti Alfonso Di Giovanna e Luigi Sferrazza che insegnavano<br />

presso l’Ipsia <strong>di</strong> Agrigento 330. Successivamente Petralia<br />

<strong>ad</strong>ottò altri due gravi provve<strong>di</strong>menti che segnarono profondamente<br />

la <strong>com</strong>unità <strong>di</strong>ocesana: l’inter<strong>di</strong>zione d<strong>ei</strong> locali della parrocchia santi<br />

Apostoli Pietro e Paolo <strong>di</strong> Favara e la sospensione a <strong>di</strong>vinis per <strong>il</strong><br />

sacerdote Luigi Sferrazza 331. Accanto all’articolo Precisazioni <strong>il</strong> settimanale<br />

<strong>di</strong>ocesano pubblicò un altro articolo Chiarificazioni in cui<br />

venivano contestati ai sacerdoti <strong>ad</strong>erenti al movimento Cristiani per<br />

<strong>il</strong> socialismo due errori: ridurre la missione della Chiesa alla liberazione<br />

socioeconomica d<strong>ei</strong> poveri e sganciare la prassi marxista,<br />

per la liberazione d<strong>ei</strong> poveri, dall’ideologia, cioè dai principi che<br />

fondavano la prassi:<br />

329) L.c.<br />

330) Cfr. Nota informativa, in A.d.P, 3-10-1976,1.<br />

331) Cfr. Interdetti i locali della Parrocchia ss Pietro e Paolo ,in A.d.P., 24-10-1976,1 e<br />

Sospeso a <strong>di</strong>vinis don Luigi Sferrazza, in A.d.P., 24-10 1976,1. I gravi provve<strong>di</strong>menti <strong>di</strong>sciplinari<br />

segnarono profondamente <strong>il</strong> vescovo, che ne parlerà con sofferenza negli anni successivi, <strong>com</strong>e una<br />

spina trafitta nel proprio animo. Alla sofferenza del vescovo si contrappose, purtroppo, l’esultanza<br />

dell’ala conservatrice e moderata del clero, che vide finalmente applicate le richieste che da tempo<br />

suggerivano al vescovo. Pur giovanissimo, mi fece impressione la gioia che notavo nel volto <strong>di</strong> alcuni<br />

preti, che vedevano nel provve<strong>di</strong>mento del vescovo la fine <strong>ad</strong> una prolungata vicenda; una vicenda<br />

dove non c’erano stati ne vinti né vincitori.<br />

188


«Ma <strong>il</strong> ridurre, del tutto o prevalentemente, <strong>il</strong> messaggio evangelico<br />

e la missione della Chiesa alla liberazione socioeconomica<br />

o sociopolitica d<strong>ei</strong> poveri, l’assumere non tanto l’analisi scientifica<br />

quanto la prassi del marxismo, con la sua carica terrenistica<br />

e totalizzante, <strong>il</strong>ludendosi che la prassi possa sganciarsi dalla<br />

ideologia e <strong>di</strong>menticando la continuità <strong>di</strong> una dottrina che va da<br />

Lenin a Gramsci e a Togliatti, sino a Berlinguer, <strong>il</strong> fare della<br />

Chiesa o della parrocchia l’anticamera o la succursale del sindacato<br />

rosso o del partito <strong>com</strong>unista, sono tutte cose che fanno a<br />

pugni con la fede del cristiano e soprattutto con la missione del<br />

prete» 332.<br />

Con questi gravi provve<strong>di</strong>menti presi da Petralia si chiudeva un<br />

biennio <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e e travagliato della Chiesa agrigentina. Iniziava anche<br />

la fase calante del movimento Cristiani per <strong>il</strong> socialismo, <strong>il</strong> numero d<strong>ei</strong><br />

simpatizzanti si assottigliò sempre più, e scemò quella carica esplosiva<br />

che lo aveva caratterizzato negli anni precedenti. Nel giro <strong>di</strong> pochi anni<br />

quasi una ventina <strong>di</strong> sacerdoti lasciarono l’esercizio del ministero sacerdotale.<br />

Altri espatriarono in altre <strong>di</strong>ocesi italiane, una buona parte<br />

scelse <strong>di</strong> svolgere “in modo or<strong>di</strong>nario” la vita parrocchiale, parecchi<br />

laici <strong>di</strong>venuti punti <strong>di</strong> riferimento dell’associazionismo cattolico si ritirarono<br />

e non espressero per molti anni l’impegno profuso negli anni<br />

precedenti. Tuttavia la <strong>di</strong>ocesi seppe nel suo insieme superare la grave<br />

frattura a causa della presenza <strong>di</strong>namica ed esplosiva del nuovo vescovo<br />

aus<strong>il</strong>iare, don Gino Bommarito, che organizzando gran<strong>di</strong> manifestazioni<br />

e visitando a tappeto tutte le parrocchie, le associazioni, i movimenti<br />

e le abitazioni anche <strong>di</strong> um<strong>il</strong>i famiglie seppe ridare vigore e guardare<br />

con ottimismo <strong>il</strong> futuro.<br />

Alla base d<strong>ei</strong> provve<strong>di</strong>menti <strong>di</strong>sciplinari presi da Petralia, <strong>com</strong>e abbiamo<br />

visto, c’era l’in<strong>com</strong>patib<strong>il</strong>ità tra la fede cristiana e l’ideologia<br />

marxista e la lettura orizzontalistica del vangelo. Secondo Petralia era<br />

impossib<strong>il</strong>e coniugare scelta politica marxista e fede cristiana poiché<br />

332) Chiarificazioni, in A.d.P., 19-9-1976, 1.<br />

189


entrambe attingevano <strong>ad</strong> una concezione f<strong>il</strong>osofica <strong>di</strong>versa, dalla quale<br />

necessariamente scaturiva una prassi politica. Era, pertanto, errato, secondo<br />

Petralia, tentare <strong>di</strong> sganciare l’azione politica dalla concezione<br />

f<strong>il</strong>osofica. In ambito ecclesiale <strong>il</strong> vescovo proponeva una scelta politica<br />

ritenuta consona all’ortodossia della Chiesa, che possedeva tutti i<br />

principi necessari per una scelta a favore d<strong>ei</strong> poveri senza ricorrere <strong>ad</strong><br />

altri sistemi.<br />

Petralia, inoltre, contestava ai sostenitori del movimento Cristiani<br />

per <strong>il</strong> socialismo <strong>il</strong> modello <strong>di</strong> Chiesa e <strong>il</strong> ruolo del prete, che doveva<br />

essere un “portavoce del vescovo” e <strong>di</strong>pendente delle sue <strong>di</strong>rettive.<br />

Per i provve<strong>di</strong>menti presi n<strong>ei</strong> confronti d<strong>ei</strong> sacerdoti f<strong>il</strong>o<strong>com</strong>unisti,<br />

Petralia fu oggetto <strong>di</strong> una campagna giornalistica aspra e acida n<strong>ei</strong> suoi<br />

confronti, a tal punto che la Conferenza Episcopale Sic<strong>il</strong>iana, durante<br />

i lavori della sezione autunnale, espresse solidarietà al vescovo:<br />

190<br />

«che ha dovuto prendere, con profonda sofferenza, d<strong>ei</strong> provve<strong>di</strong>menti<br />

intesi a <strong>di</strong>ssipare errori e correggere atteggiamenti gravemente<br />

<strong>di</strong>fformi dalla dottrina del vangelo e della Chiesa» 333.<br />

333) C.E.S. Comunicato, in B.E.A. 69 (1976) 134-136.


Conclusione<br />

Il <strong>dopo</strong> Conc<strong>il</strong>io è stato uno d<strong>ei</strong> perio<strong>di</strong> più intensi e proficui della<br />

Chiesa per molti aspetti, tra cui, vogliamo sottolineare, la rivalutazione<br />

del laicato, in forza del triplice munus sacerdotale, profetico e regale,<br />

nella vita della <strong>com</strong>unità ecclesiale e nella società. Questo laicato chiedeva<br />

maggiore attenzione e partecipazione alla vita ecclesiale. Tale esigenza<br />

era avvertita anche a livello presbiterale poiché si era convinti<br />

che un laicato più formato era <strong>di</strong> sicuro sostegno all’apostolato parrocchiale.<br />

Grazie al contributo dell’Azione Cattolica, e sotto la spinta <strong>di</strong><br />

Petralia, un ine<strong>di</strong>to fermento coinvolse le <strong>com</strong>unità. Il Conc<strong>il</strong>io, tramite<br />

<strong>il</strong> documento Gau<strong>di</strong>um et spes, aveva anche in<strong>di</strong>cato l’autonomia del<br />

laicato nelle scelte temporali, che i pastori, pur in linea <strong>di</strong> principio, accoglievano,<br />

e i sacerdoti più attenti ‘ai segni d<strong>ei</strong> tempi’ desideravano<br />

che fosse estesa alle scelte politiche.<br />

La <strong>di</strong>visione del mondo in due blocchi contrapposti, patto Atlantico<br />

e patto <strong>di</strong> Varsavia, e <strong>il</strong> clima <strong>di</strong> “guerra fredda” <strong>dopo</strong> gli accor<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> Yalta pesavano all’interno della vita ecclesiale. Il vescovo Petralia<br />

vedeva nel <strong>com</strong>unismo la minaccia non solo alla libertà della Chiesa<br />

ma anche alle istituzioni democratiche, pertanto considerava suo dovere<br />

<strong>di</strong> pastore salvaguardare i valori democratici e contrastare <strong>il</strong> materialismo<br />

storico. I cattolici del <strong>di</strong>ssenso si schieravano dalla parte degli<br />

sfruttati e ritenevano che solo un’alleanza con le forze della sinistra<br />

avrebbe reso possib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> cambiamento sociale e <strong>il</strong> superamento del sistema<br />

capitalistico. Per ironia della sorte, <strong>dopo</strong> quasi vent’anni dai fatti,<br />

<strong>il</strong> segretario politico del Partito Democratico della Sinistra, <strong>il</strong> <strong>com</strong>unista<br />

on. Massimo D’Alema, sarà invitato alla manifestazione Giovaninfesta<br />

della <strong>di</strong>ocesi agrigentina dal vescovo <strong>di</strong> Agrigento Carmelo Ferraro.<br />

Segno eloquente che un nuovo clima politico vivono i cattolici <strong>dopo</strong><br />

191


<strong>il</strong> crollo del muro <strong>di</strong> Berlino e la fine del <strong>com</strong>unismo in Europa. Ma<br />

negli anni settanta era troppo presto delineare gli sv<strong>il</strong>uppi <strong>di</strong> un nuovo<br />

scenario politico internazionale.<br />

Se la politica internazionale incise sulla <strong>di</strong>visione ecclesiale tra i<br />

cattolici progressisti <strong>di</strong> sinistra e i cattolici moderati e conservatori, tuttavia<br />

sarebbe riduttivo far <strong>di</strong>pendere tale scontro dalla contrapposizione<br />

d<strong>ei</strong> due blocchi. Infatti, <strong>com</strong>e abbiamo avuto modo <strong>di</strong> evidenziare, alla<br />

base dello scontro c’era una <strong>di</strong>versa formazione teologica, una <strong>di</strong>versa,<br />

se non proprio opposta, <strong>com</strong>prensione del rapporto Chiesa-mondo, un<br />

<strong>di</strong>verso modo d’intendere la libertà, un <strong>di</strong>verso modello <strong>di</strong> spiritualità<br />

sacerdotale, ma soprattutto una <strong>di</strong>versa ecclesiologia. Erano due mon<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>versi che si appellavano allo stesso Conc<strong>il</strong>io. E ognuno non voleva<br />

rinunciare alle proprie posizioni, perché significava, in concreto, tra<strong>di</strong>re<br />

la formazione ricevuta.<br />

Forse una via sarebbe stata percorrib<strong>il</strong>e, per salvaguardare la <strong>com</strong>unione<br />

ecclesiale, malgr<strong>ad</strong>o le <strong>di</strong>verse posizioni, se Petralia avesse cercato<br />

<strong>dopo</strong> <strong>il</strong> biennio 1972-74 una linea più equi<strong>di</strong>stante tra le due anime<br />

presenti nel clero, se avesse espresso una critica più realista al deca<strong>di</strong>mento<br />

del costume politico in Agrigento, dove la politica aveva <strong>di</strong>satteso<br />

le speranze degli anni precedenti, se avesse valutato la gravità del<br />

documento d<strong>ei</strong> 52 preti, se non avesse risposto alla crisi degli anni 1974-<br />

76 con <strong>il</strong> collaudato metodo preconc<strong>il</strong>iare e con i toni del quarantotto,<br />

se avesse assunto la linea politica del card. Pellegrino <strong>di</strong> Torino o <strong>di</strong> Bettazzi<br />

vescovo <strong>di</strong> Ivrea (auspicata dall’ala innovativa del consiglio Pastorale<br />

<strong>di</strong>ocesano) o quella “temporeggiante” <strong>di</strong> altri vescovi 334; se i cattolici<br />

del <strong>di</strong>ssenso avessero fatto prevalere la proposta <strong>di</strong> Pino Lanza fin<br />

dall’inizio e se non avessero scelto <strong>il</strong> modello rivoluzionario e marxista<br />

applicato alla teologia della liberazione. Come abbiamo avuto modo <strong>di</strong><br />

sottolineare, è stato un tentativo errato quello <strong>di</strong> identificare la teologia<br />

334) In un incontro organizzato nel 1992 dalla rivista Suddovest, Alfonso Di Giovanna riferiva<br />

che aveva avuto notizia del fatto che Petralia aveva espresso apprezzamento per l’intelligenza e l’entusiasmo<br />

d<strong>ei</strong> cattolici del <strong>di</strong>ssenso: “Nonostante fosse stato l’artefice della repressione – <strong>di</strong>ceva Di<br />

Giovanna – ha una grande stima n<strong>ei</strong> nostri confronti anche per la sincerità che <strong>di</strong>mostravamo” in<br />

Relazione stenografica, ine<strong>di</strong>to, 1992.<br />

192


della liberazione con la scelta marxista, <strong>di</strong>menticando che c’erano altri<br />

f<strong>il</strong>oni <strong>di</strong> tale teologia meno intransigenti e più aperti al <strong>di</strong>alogo. Ma l’errore<br />

più grossolano fu aver elevato l’analisi marxista a fonte <strong>di</strong> moralità<br />

dell’agire cristiano, al posto del vangelo.<br />

L’identificazione tra scelta marxista e teologia della liberazione non<br />

recò un beneficio alla stessa teologia e nemmeno ai cattolici del <strong>di</strong>ssenso<br />

agrigentino che furono guardati sempre con sospetto. Tale sospetto<br />

indusse i pastori <strong>ad</strong> una scelta più “spiritualista” e <strong>di</strong>fensiva a tal<br />

punto da non porre più l’impegno verso i problemi sociali che aveva<br />

caratterizzato la Chiesa agrigentina in questo secolo, soprattutto con i<br />

vescovi Blan<strong>di</strong>ni, Lagumina e Peruzzo.<br />

È stata un’esperienza positiva la contestazione cattolica nella <strong>di</strong>ocesi<br />

agrigentina? Ogni contestazione deve far riflettere, perché crea <strong>di</strong>visioni<br />

e in<strong>com</strong>prensioni, se non proprio lacerazioni, <strong>com</strong>e avvenne con<br />

l’esperienza d<strong>ei</strong> Cristiani per <strong>il</strong> socialismo. Più <strong>di</strong> venti sacerdoti in<br />

pochi anni lasciarono <strong>il</strong> ministero sacerdotale, e quelli rimasti perdettero<br />

la carica esplosiva che li <strong>di</strong>stingueva per capacità, intelligenza, volontà,<br />

intraprendenza; scemò un certo giovan<strong>il</strong>e apostolato. Certamente<br />

<strong>il</strong> <strong>di</strong>ssenso cattolico quanto meno in<strong>di</strong>cò alla Chiesa la necessità <strong>di</strong> una<br />

nuova presenza nel mondo del lavoro e tra le fasce più povere delle popolazioni<br />

che chiedevano maggiore giustizia sociale. I cattolici del <strong>di</strong>ssenso<br />

<strong>com</strong>presero che non era possib<strong>il</strong>e un’evangelizzazione senza entrare<br />

nel tessuto vitale delle persone, senza coglierne i travagli, le ansie,<br />

i problemi e le speranze. Diversamente si faceva reale <strong>il</strong> rischio <strong>di</strong> una<br />

<strong>di</strong>sincarnazione del messaggio cristiano stesso. Ma in questa presenza<br />

a favore delle fasce più povere, i cattolici del <strong>di</strong>ssenso fecero un errore<br />

grossolano: aver trasferito <strong>il</strong> modello <strong>di</strong> povero, proprio dell’America<br />

latina, nell’agrigentino. È vero che i cattolici del <strong>di</strong>ssenso mostrarono<br />

una vivacità e un impegno sui problemi sociali conducendo valide iniziative.<br />

335 Ma è pur vero che <strong>il</strong> modello <strong>di</strong> povero avv<strong>il</strong>ito, defraudato,<br />

335) Queste iniziative turbarono la quiete <strong>di</strong> alcuni benpensanti e malavitosi che non si lasciavano<br />

scappare le occasioni per bruciare le auto ai preti o scrivere frasi <strong>di</strong>ffamatorie <strong>com</strong>e <strong>ad</strong> esempio<br />

“no ai preti rossi”.<br />

193


sfruttato da p<strong>ad</strong>roni senz’anima (<strong>com</strong>e si evince da tutta la pubblicistica<br />

sv<strong>il</strong>uppata dai cattolici del <strong>di</strong>ssenso) non esisteva più nell’agrigentino<br />

e in Sic<strong>il</strong>ia, che da terra <strong>di</strong> emigrazione, proprio negli anni settanta, <strong>di</strong>veniva<br />

per la prima volta terra d’immigrazione, con i primi timi<strong>di</strong> inserimenti<br />

<strong>di</strong> nucl<strong>ei</strong> <strong>di</strong> tunisini che lavoravano nel piccolo <strong>com</strong>mercio e<br />

nel terziario 336.<br />

Quel tipo <strong>di</strong> povero era stato presente in Sic<strong>il</strong>ia prima della riforma<br />

agraria. Con l’emigrazione, con lo sv<strong>il</strong>uppo d<strong>ei</strong> <strong>com</strong>merci, dell’artigianato,<br />

dell’impren<strong>di</strong>toria, negli anni settanta, i Comuni dell’agrigentino<br />

avevano un benessere economico mai prima conosciuto. Pertanto<br />

anche loro, nelle battaglie politiche, si rivolgevano <strong>ad</strong> un modello <strong>di</strong><br />

sfruttato che non viveva più tra noi, dunque era un linguaggio destinato<br />

a c<strong>ad</strong>ere nel vuoto. Invece i problemi erano ben altri. Erano i problemi<br />

posti dallo sv<strong>il</strong>uppo <strong>di</strong>storto del Sud, dalla mentalità consumistica, dal<br />

rafforzamento del potere mafioso, dall’assenza <strong>di</strong> etica pubblica nella<br />

vita amministrativa ed economica i problemi scottanti che la Chiesa<br />

agrigentina doveva affrontare, aggravati dalle conseguenze causate dal<br />

terremoto.<br />

È proprio in questo contesto che s’imponeva una testimonianza limpida,<br />

efficace e profetica.<br />

Anche se tormentato, dal periodo del <strong>dopo</strong> Conc<strong>il</strong>io vennero delle<br />

in<strong>di</strong>cazioni che, riprese durante <strong>il</strong> Sinodo, che per alcuni anni coinvolse<br />

la Chiesa agrigentina, <strong>di</strong>ventarono le idee portanti dell’azione Pasto-<br />

336 Se nell’ambiente agrigentino non ci fu una mob<strong>il</strong>itazione massiccia alle lotte proposte dai<br />

cattolici del <strong>di</strong>ssenso, <strong>com</strong>e era stato negli anni ’40 e ’50 per la riforma agraria soprattutto negli<br />

ambienti ecclesiali, era segno che <strong>il</strong> modello <strong>di</strong> povero e <strong>di</strong> sfruttato apparteneva più <strong>ad</strong> altre aree<br />

geografiche o <strong>ad</strong> altri contesti sociali. Gli stessi cattolici del <strong>di</strong>ssenso in un’autocritica riconoscono<br />

l’errore <strong>com</strong>messo: “Pensiamo che <strong>il</strong> vero motivo sia nella <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> unire gente attorno <strong>ad</strong> obiettivi<br />

precisi <strong>di</strong> lotta sentiti da tutti <strong>com</strong>e vitali. Da noi non ci sono industrie per cui si possa puntare su<br />

un nucleo operaio; è <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e in<strong>di</strong>viduare la controparte nelle riven<strong>di</strong>cazioni sociali; a lungo andare ci<br />

siamo accorti che l’obiettivo della posta nel quartiere, quello della str<strong>ad</strong>a o della luce non è mob<strong>il</strong>itante<br />

perché ancora non tocca i problemi vitali dell’occupazione, dell’agricoltura e dell’emigrazione.<br />

E per <strong>di</strong> più attorno a questi problemi vitali ci siamo scontrati con la <strong>com</strong>pleta impreparazione e incapacità<br />

<strong>di</strong> analisi tra<strong>di</strong>zionali del movimento operaio. Per questa nostra impossib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare<br />

obiettivi precisi <strong>di</strong> lotta ci siamo ridotti a balbettare le solite analisi sul capitalismo che vanno bene a<br />

M<strong>il</strong>ano <strong>com</strong>e a Bari e a Favara, senza appoggiarli <strong>ad</strong> interessi vitali” Dai margini, apr<strong>il</strong>e 1975, 13.<br />

194


ale rinnovata nell’ultimo scorcio <strong>di</strong> secolo. Tali in<strong>di</strong>cazioni costituirono<br />

una buona piattaforma per una nuova primavera della Chiesa agrigentina,<br />

e furono <strong>ad</strong> intra:<br />

1) programmazione pastorale: si avvertì la necessità <strong>di</strong> una Pastorale<br />

<strong>di</strong>ocesana programmata più incisa e scientifica per far posto alla<br />

frammentazione <strong>di</strong>sorganica;<br />

2) l’annuncio del vangelo rivolto ai lontani: la Chiesa missionaria doveva<br />

avvicinare i lontani andando loro incontro. Occorreva cambiare<br />

<strong>il</strong> modello <strong>di</strong> parrocchia, secondo l’ecclesiologia del Vaticano II;<br />

3) nascita d<strong>ei</strong> centri fam<strong>il</strong>iari <strong>di</strong> ascolto: la parrocchia doveva essere<br />

presente nel territorio tramite le piccole <strong>com</strong>unità. Partecipazione<br />

e responsab<strong>il</strong>ità d<strong>ei</strong> credenti: <strong>il</strong> laicato non poteva rimanere ai margini<br />

della vita ecclesiale ma <strong>di</strong>rettamente coinvolto;<br />

4) <strong>di</strong>alogo e <strong>com</strong>unione tra vescovo e sacerdoti.<br />

Le idee portanti scaturite dal <strong>dopo</strong> Conc<strong>il</strong>io furono <strong>ad</strong> extra:<br />

1) fine del collateralismo della Chiesa con la Democrazia Cristiana: i<br />

cattolici avvertirono la scarsa coerenza tra fede e vita negli uomini<br />

che rappresentavano <strong>il</strong> cosiddetto “partito cristiano”, ormai <strong>di</strong>venuto<br />

luogo <strong>di</strong> <strong>com</strong>promessi tra <strong>di</strong>versi interessi;<br />

2) collaborazione con tutti gli ‘uomini <strong>di</strong> buona volontà’: era sui programmi<br />

politici che bisognava ormai confrontarsi;<br />

3) coscienza dell’esistenza del ‘peccato sociale’ e dell’esistenza delle<br />

strutture ingiuste;<br />

4) la carità cristiana esercitata attraverso la funzione delle strutture<br />

pubbliche;<br />

5) necessità <strong>di</strong> una presenza profetica e per nulla ac<strong>com</strong>odante in una<br />

provincia <strong>com</strong>plessa e travagliata.<br />

195


196


Per aiutare <strong>il</strong> lettore a <strong>com</strong>prendere meglio <strong>il</strong> periodo storico ho ritenuto<br />

interessante pubblicare alcuni documenti, che, a mio avviso, sono<br />

i più significativi. Nella scelta d<strong>ei</strong> documenti ho ritenuto giusto dare r<strong>il</strong>ievo<br />

sia al vescovo Petralia sia ai cattolici del <strong>di</strong>ssenso. I primi cinque<br />

documenti presentano <strong>il</strong> pensiero <strong>di</strong> Petralia, mentre gli altri documenti<br />

quello della parte opposta. Inoltre, ho ritenuto interessante pubblicare<br />

un manoscritto, datomi da Luigi Sferrazza, del Gruppo giovan<strong>il</strong>e della<br />

Parrocchia “Itria” <strong>di</strong> Favara.<br />

La Direzione<br />

A servizio della verità<br />

in L’Amico del Popolo 15-9-1974, 1.<br />

Documenti<br />

Dal 1° Agosto <strong>di</strong> quest’anno <strong>il</strong> nostro settimanale ha cambiato <strong>di</strong>rezione.<br />

Ciò potrebbe spiegarsi <strong>com</strong>e un caso <strong>di</strong> normale avvicendamento.<br />

Ma non è questo solo. E qui è bene spendere alcune parole <strong>di</strong><br />

chiarimento, poiché troppe inesattezze e insinuazioni, anche gravi, sono<br />

state propagate n<strong>ei</strong> giorni scorsi da una stampa male informata.<br />

Da alcuni anni <strong>il</strong> settimanale “L’Amico del Popolo” – è bene insistere<br />

sulla qualifica <strong>di</strong> “cattolico”, non <strong>di</strong> r<strong>ad</strong>o <strong>di</strong>menticata – in armonia<br />

col rinnovamento conc<strong>il</strong>iare, è stato chiamato dal Vescovo a <strong>di</strong>venir<br />

sempre meglio espressione della <strong>com</strong>unità <strong>di</strong>ocesana, ossia terreno<br />

ideale su cui <strong>il</strong> Pastore della Diocesi intendeva incontrarsi con i<br />

fratelli <strong>di</strong> fede in un <strong>di</strong>alogo sereno e costruttivo, per portare <strong>di</strong>nanzi<br />

l’opera <strong>di</strong> rinnovamento nella fede, nella <strong>com</strong>unione intorno all’Eucarestia<br />

e, per conseguenza, nell’animazione cristiana del nostro popolo,<br />

assetato <strong>di</strong> giustizia.<br />

197


Il <strong>di</strong>alogo <strong>com</strong>portava: 1) lo sv<strong>il</strong>uppo e l’attuazione delle mete pastorali<br />

che <strong>il</strong> Vescovo maturava con gli organismi <strong>di</strong>ocesani; 2) la proposta,<br />

da parte d<strong>ei</strong> laici, <strong>di</strong> ut<strong>il</strong>i esperienze e <strong>di</strong> meto<strong>di</strong> più idon<strong>ei</strong> per<br />

un efficace rinnovamento; 3) <strong>il</strong> <strong>di</strong>battito e lo scambio delle idee nel rispetto<br />

delle persone al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> ogni ideologia politica, avendo <strong>com</strong>e<br />

uniche fonti <strong>di</strong> ispirazione <strong>il</strong> vangelo e la Chiesa; 4) l’obbe<strong>di</strong>enza alle<br />

<strong>di</strong>rettive dottrinali, pastorali e <strong>di</strong>sciplinari della Gerarchia; 5) la fedeltà<br />

al Vescovo, <strong>com</strong>e principio visib<strong>il</strong>e dell’unità della Chiesa particolare,<br />

al quale spetta la responsab<strong>il</strong>ità delle ultime decisioni.<br />

Solo su tale linea “L’Amico del Popolo” poteva mantenere <strong>il</strong> suo<br />

carattere <strong>di</strong> settimanale <strong>di</strong>ocesano e cattolico. Invece <strong>il</strong> contenuto e<br />

l’atteggiamento del settimanale andarono progressivamente deteriorandosi.<br />

Esso andava slittando verso forme <strong>di</strong> orizzontalismo e <strong>di</strong> sinistrismo:<br />

forme che non vanno confuse con la promozione dello sv<strong>il</strong>uppo<br />

socio-economico-culturale della nostra poverissima provincia.<br />

Chi ha scritto che <strong>il</strong> provve<strong>di</strong>mento <strong>ad</strong>ottato dal Vescovo tendesse<br />

a bloccare la tensione del settimanale verso lo sv<strong>il</strong>uppo della gente agrigentina,<br />

<strong>di</strong>ce tutto <strong>il</strong> contrario della verità.<br />

Giacchè <strong>il</strong> Vescovo non ha mai impe<strong>di</strong>to alla <strong>di</strong>rezione e alla redazione<br />

del settimanale <strong>di</strong> denunciare, e spesso in forma drastica, le<br />

carenze e le in<strong>ad</strong>empienze <strong>di</strong> una certa classe politico–amministrativa;<br />

ma ha <strong>di</strong>chiarato che ciò andava fatto solo nello spirito del vangelo e<br />

della Chiesa, non per ossequio a qualsiasi ideologia. Inoltre ha sempre<br />

insistito che <strong>il</strong> messaggio <strong>di</strong> liberazione del vangelo fosse inteso<br />

non un<strong>il</strong>ateralmente –ossia soltanto <strong>com</strong>e riscatto dalla miseria economica<br />

- ma in senso integrale, <strong>com</strong>e salvezza <strong>di</strong> tutto l’uomo, nella<br />

sua <strong>di</strong>mensione temporale e nella sua vocazione escatologica, <strong>com</strong>e<br />

impegno <strong>di</strong> fede, <strong>di</strong> grazia, <strong>di</strong> giustizia, <strong>di</strong> amore <strong>di</strong> Dio e dell’uomo.<br />

Tali avvenimenti non sono stati raccolti.<br />

Ma v’è stato qualcosa <strong>di</strong> più grave. Lo stesso concetto <strong>di</strong> “<strong>com</strong>unità<br />

<strong>di</strong>ocesana” è stato falsato, in quanto “L’Amico del Popolo” <strong>di</strong>veniva<br />

a poco a poco espressione <strong>di</strong> un “piccolo gruppo” molto attivo,<br />

ma in <strong>di</strong>ssenso col Vescovo e col resto della <strong>com</strong>unità <strong>di</strong>ocesana. Se ne<br />

ebbero prove estremamente dolorose: tra l’altro, nelle ultime elezioni<br />

politiche, gli attacchi <strong>di</strong> gruppi giovan<strong>il</strong>i contro <strong>il</strong> Vescovo, registrati<br />

198


dal settimanale senza la debita reazione e correzione; gli aci<strong>di</strong> <strong>com</strong>menti<br />

alla Lettera Pastorale <strong>di</strong> quest’anno “La grande occasione”; e,<br />

particolarmente grave, l’atteggiamento tenuto nella campagna per l’abrogazione<br />

della legge Fortuna – Baslini – e anche <strong>dopo</strong> -, in contrasto<br />

con le <strong>di</strong>rettive dottrinali e pastorali dell’Episcopato italiano.<br />

Dinanzi a tali deviazioni <strong>il</strong> Vescovo si <strong>ad</strong>operò lungamente a riportare<br />

la <strong>di</strong>rezione e i suoi collaboratori sulla giusta linea. E lunghi,<br />

penosi, estenuanti furono i colloqui privati col <strong>di</strong>rettore, poi col <strong>com</strong>itato<br />

redazionale-amministrativo, infine con gli organi <strong>di</strong>ocesani. Egli<br />

propose alla fine delle linee programmatiche che furono in teoria accettate<br />

e poi, <strong>com</strong>e <strong>di</strong> consueto, <strong>di</strong>menticate.<br />

Non v’era rime<strong>di</strong>o: <strong>il</strong> gruppo redazionale, col <strong>di</strong>rettore in testa,<br />

aveva fatto una precisa scelta e non tornava in<strong>di</strong>etro.<br />

Posto ciò, non restava al Vescovo che <strong>di</strong>chiarare – certo con sofferenza<br />

ma con la coscienza <strong>di</strong> <strong>com</strong>piere un preciso dovere Pastorale -<br />

impossib<strong>il</strong>e ormai ogni collaborazione.<br />

Il gruppo del <strong>di</strong>ssenso giunge a scrivere, oggi, in termini violenti<br />

che si è violata la libertà <strong>di</strong> stampa. Il vero è che <strong>il</strong> gruppo sopra descritto<br />

ha vibrato un duro colpo alla <strong>com</strong>unione ecclesiale.<br />

Abbiamo sentito <strong>il</strong> dovere <strong>di</strong> informare i lettori perché nessuno sia<br />

fuorviato da una passionale propaganda. Chie<strong>di</strong>amo loro scuse se per<br />

qualche tempo – speriamo breve - “L’Amico del Popolo” sospenderà<br />

la pubblicazione, in attesa <strong>di</strong> rimettere or<strong>di</strong>ne nella casa redazionale.<br />

Siamo certi che la <strong>com</strong>unità, stretta intorno al Vescovo, saprà cooperare<br />

all’incremento <strong>di</strong> una autentica <strong>com</strong>unione, nell’um<strong>il</strong>e e operoso<br />

servizio alla Chiesa Agrigentina, nella quale tutta la Chiesa <strong>di</strong><br />

Cristo soffre nella speranza.<br />

199


Solidarietà dell’Episcopato sic<strong>il</strong>iano col nostro<br />

Vescovo mons. Giuseppe Petralia<br />

in L’Amico del Popolo, 10-11-1974, 1.<br />

Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima,<br />

A nome e per mandato d<strong>ei</strong> Vescovi sic<strong>il</strong>iani riuniti nella Conferenza<br />

Episcopale, vengo <strong>ad</strong> esprimere a Vostra Eccellenza la <strong>com</strong>une solidarietà<br />

nella circostanza che l’ha indotta, <strong>dopo</strong> tanto pazientare, <strong>ad</strong><br />

operare una sostituzione, ritenuta ormai necessaria, nella <strong>di</strong>rezione del<br />

settimanale <strong>di</strong>ocesano agrigentino. Dalle notizie che si aveva avuto<br />

modo <strong>di</strong> apprendere da fogli <strong>di</strong> stampa e dalle informazioni ulteriormente<br />

fornite da Vostra Eccellenza emerge l’obbiettiva delicatezza <strong>di</strong><br />

una situazione che, <strong>ad</strong> evitare pericolose confusioni e possib<strong>il</strong>i <strong>di</strong>sorientamenti,<br />

andava necessariamente chiarita.<br />

La piena <strong>com</strong>unione col Vescovo, <strong>com</strong>e è stato riba<strong>di</strong>to in un documento<br />

della nostra stessa Conferenza, è con<strong>di</strong>zione irrinunziab<strong>il</strong>e <strong>di</strong><br />

vali<strong>di</strong>tà per ogni movimento o atteggiamento che voglia <strong>di</strong>rsi autenticamente<br />

ecclesiale.<br />

Con sensi <strong>di</strong> fraterno ossequio, voglia credermi, dell’Eccellenza<br />

Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima, devotissimo<br />

200<br />

Salvatore card. Pappalardo - Arcivescovo


G. P.<br />

Unità <strong>di</strong> fede e pluralismo politico<br />

in L’Amico del Popolo 27- 7- 1975, 1<br />

È profonda esigenza della Chiesa, <strong>com</strong>e Corpo vivo organicamente<br />

strutturato, l’unità della varietà. Ricor<strong>di</strong>amo san Paolo: “Vi è <strong>di</strong>versità<br />

<strong>di</strong> doni, ma lo Spirito è <strong>il</strong> medesimo, <strong>com</strong>e vi è <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> ministeri,<br />

ma <strong>il</strong> medesimo Signore; e <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> operazioni, ma <strong>il</strong> medesimo<br />

Dio che opera in tutti”(1 Cor 12,4-6).<br />

Si <strong>di</strong>ce unità e si intende unità <strong>di</strong> fede per le verità rivelate <strong>di</strong> cui<br />

è legittimo custode, trasmettitore e interprete <strong>il</strong> magistero d<strong>ei</strong> Pastori;<br />

unità del Sacrificio e d<strong>ei</strong> Sacramenti; unità della Morale, <strong>com</strong>e intimamente<br />

connessa con la Verità <strong>di</strong>vina.<br />

Ma la varietà è altrettanto legittima: “Nella Chiesa tutti secondo<br />

<strong>il</strong> <strong>com</strong>pito assegnato <strong>ad</strong> ognuno, sia nelle varie forme della vita spirituale<br />

e della <strong>di</strong>sciplina, sia nella <strong>di</strong>versità d<strong>ei</strong> riti liturgici, anzi, anche<br />

nella elaborazione teologica della verità rivelata pur custodendo l’unità<br />

nelle cose necessarie, serbino la detta libertà; in ogni cosa rispettino<br />

la verità. Poiché, agendo così, manifesteranno ogni giorno meglio<br />

la vera cattolicità e insieme l’apostolicità della Chiesa (Unitatis re<strong>di</strong>ntegratio,<br />

4).<br />

Compito specifico d<strong>ei</strong> Pastori, non è la costruzione della società<br />

temporale me<strong>di</strong>ante la promozione <strong>di</strong> movimenti o partiti politici più o<br />

meno coerenti col Vangelo. Movimenti e partiti, per quanto credano <strong>di</strong><br />

ispirarsi alla dottrina sociale che scaturisce dal Vangelo, operano sul<br />

piano <strong>di</strong> opzioni contingenti, valide oggi, non più valide domani. Essi<br />

si muovo nella sfera del “possib<strong>il</strong>e“, ossia molto spesso del “<strong>com</strong>promesso”<br />

(che non vuol <strong>di</strong>re sempre <strong>com</strong>promesso della coscienza) che,<br />

per la sua problematicità, non può coinvolgere i maestri della fede. In<br />

tal senso Gesù Cristo, Maestro, Sacerdote, Pastore, che continua a <strong>il</strong>luminare,<br />

santificare, guidare <strong>il</strong> mondo della Chiesa, non fece politica.<br />

E tuttavia Egli pose principi <strong>di</strong> rinnovamento e <strong>di</strong> rigenerazione delle<br />

vecchie strutture, che hanno dato un nuovo volto al mondo. Questi principi<br />

<strong>il</strong> magistero approfon<strong>di</strong>rà e sv<strong>il</strong>upperà incessantemente – così <strong>com</strong>e<br />

hanno fatto i Pontefici nelle encicliche sociali - per offrire agli opera-<br />

201


tori <strong>di</strong>retti della politica, della legislazione e dell’economia sociale,<br />

orientamenti e norme per fare delle scelte non contrastanti col Messaggio<br />

ed efficaci per la e<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong> un mondo più giusto e più fraterno,<br />

che sia abbozzo e anticipazione del Regno <strong>di</strong> Dio.<br />

Ai laici credenti e battezzati, per la loro partecipazione al sacerdozio<br />

regale <strong>di</strong> Cristo, <strong>com</strong>pete un largo spazio anche nella evangelizzazione,<br />

ossia nella catechesi, nella ricostruzione sociale, nella creazione<br />

<strong>di</strong> una vera <strong>com</strong>unità cristiana.<br />

Ma <strong>il</strong> <strong>com</strong>pito della evangelizzazione, affidato da Cristo a tutta la<br />

Chiesa, può essere <strong>ad</strong>empiuto dai laici con due scelte <strong>di</strong>verse: religiosa<br />

e sociale: e ciò non a capriccio né <strong>di</strong>etro spinte meramente emozionali,<br />

ma secondo i talenti e i carismi ricevuti da Dio.<br />

Fanno una scelta religiosa qu<strong>ei</strong> laici che entrano in movimenti ed<br />

associazioni <strong>il</strong> cui scopo è <strong>di</strong> collaborare <strong>di</strong>rettamente con la Gerarchia<br />

nell’azione che le è propria <strong>di</strong> evangelizzazione, <strong>di</strong> santificazione,<br />

<strong>di</strong> formazione cristiana delle coscienze. Tali sono i laici m<strong>il</strong>itanti nell’Azione<br />

Cattolica o anche, con una consacrazione più impegnata, negli<br />

Istituti secolari, <strong>di</strong> cui è particolarmente fert<strong>il</strong>e la Chiesa che si affaccia<br />

al 2000.<br />

Invece fanno una scelta sociale quanti si impegnano in movimenti<br />

o gruppi operanti, con chiara ispirazione cristiana, in campo politico,<br />

sociale o culturale: quanti cioè si propongono <strong>di</strong> testimoniare <strong>il</strong> Vangelo<br />

nella prassi politica, sindacale o economica (e qui vanno collocate<br />

soprattutto le ACLI e altri movimenti affini) o quanti si de<strong>di</strong>cano<br />

all’animazione cristiana della società me<strong>di</strong>ante un’azione <strong>di</strong> <strong>il</strong>luminazione<br />

culturale e <strong>di</strong> formazione sociale delle coscienze.<br />

Comunque sia, scelta religiosa e scelta sociale, nell’ambito della<br />

<strong>com</strong>unità cristiana, non si escludono anzi si integrano a vicenda, poiché<br />

anche la scelta religiosa si prolunga, coerentemente, nella promozione<br />

sociale. Il Sinodo del 1971 nel documento “Giustizia nel mondo”<br />

l’ha ricordato: “l’agire per la giustizia e <strong>il</strong> partecipare alla trasformazione<br />

del mondo ci appaiono chiaramente <strong>com</strong>e una <strong>di</strong>mensione costitutiva<br />

del vangelo, cioè della missione della Chiesa per la redenzione<br />

del genere umano e la liberazione da ogni stato <strong>di</strong> cose oppressivo”.<br />

I laici che hanno fatto una scelta preferenziale religiosa, hanno un<br />

202


più stretto rapporto con la Gerarchia; e tuttavia anch’essi godono <strong>di</strong><br />

un sufficiente spazio <strong>di</strong> autonomia, potendo e dovendo <strong>di</strong>alogare in spirito<br />

<strong>di</strong> um<strong>il</strong>tà e <strong>di</strong> carità e soprattutto mettere a servizio della evangelizzazione<br />

e della Pastorale tutta la ricchezza delle loro conoscenze ed<br />

esperienze che li fa me<strong>di</strong>atori necessari tra Chiesa e mondo.<br />

I laici che hanno fatto una scelta preferenziale socio-politica hanno<br />

certamente un più largo spazio <strong>di</strong> autonomia ma, se non vogliono staccarsi<br />

dalla Chiesa vivente, devono anch’essi confrontare <strong>di</strong> continuo le<br />

proprie scelte ideali e operative col Vangelo e con la Chiesa, in spirito<br />

<strong>di</strong> um<strong>il</strong>tà e carità.<br />

Purtroppo – ecco <strong>il</strong> punto dolente - in qualche settore dell’Azione<br />

Cattolica e in movimenti socio-politici che pur si <strong>di</strong>cono cristiani, <strong>il</strong><br />

<strong>di</strong>alogo si è tramutato in aspro confronto <strong>di</strong>alettico, l’ascolto in accusa,<br />

la coerenza in <strong>di</strong>ssenso spesso acido o aggressivo, al limite della rivolta<br />

e dello scisma.<br />

L’errore è lì: hanno trasformato la fede in una ideologia e hanno<br />

scelto una certa ideologia <strong>com</strong>e chiave interpretativa della fede, con la<br />

conseguenza <strong>di</strong> dare <strong>il</strong> primato all’ideologia e oscurare la fede.<br />

Dal capitalismo sono precipitati nel marxismo senza capire che in<br />

ogni sistema ideato e costruito fuori <strong>di</strong> Cristo si annidano le forze del<br />

male; e che ogni liberazione, fuori della liberazione portata da Cristo,<br />

è provvisoria, piena <strong>di</strong> limiti e <strong>di</strong> storture almeno potenziali; libera da<br />

una oppressione per portare <strong>ad</strong> altra oppressione forse più dura. È<br />

<strong>com</strong>e quella inferma, ricordata da Dante, “che non può trovar posa in<br />

su le piume – ma con dar volta suo dolore scherma”.<br />

La via è un’altra ed è più <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e ma più sicura: soprattutto è la<br />

vera e veramente liberatrice: muoversi con coraggio e fede dal Vangelo<br />

ra<strong>di</strong>calmente interpretato e vissuto, per trovare nuove forme <strong>di</strong> gestione<br />

del potere economico e politico, in cui nessuno sia dèspota, nessuno<br />

sia schiavo, ma tutti partecipino alle responsab<strong>il</strong>ità e ai vantaggi<br />

del potere.<br />

Su questa via, veramente cristiana, possono essere ut<strong>il</strong>izzate le<br />

esperienze storiche sia del capitalismo sia del collettivismo, nelle parti<br />

non c<strong>ad</strong>uche e non legate alla ideologia, purchè siano vivificate da una<br />

vig<strong>il</strong>e coscienza cristiana.<br />

203


Giuseppe Petralia – Vescovo<br />

Libertà dell’uomo e libertà della Chiesa<br />

in L’Amico del Popolo, 13 – 6- 1976,1.<br />

Al Clero e al Popolo della Chiesa Agrigentina<br />

L’attuale situazione politica in Italia pone i cattolici <strong>di</strong> fronte a<br />

scelte veramente decisive, che solo l’ingenuità o la malafede possono<br />

considerare meramente temporali, in quanto toccano <strong>di</strong>rettamente la<br />

fede. È questa la ragione, e non altra, d<strong>ei</strong> recenti autorevoli interventi<br />

del magistero della Chiesa. “Non si deve <strong>di</strong>menticare – scriveva Papa<br />

Giovanni nella “Pacem in terris”- che <strong>com</strong>pete alla Chiesa <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto e<br />

<strong>il</strong> dovere non solo <strong>di</strong> tutelare i principi dell’or<strong>di</strong>ne etico e religioso, ma<br />

anche <strong>di</strong> intervenire autoritativamente presso i suoi figli nella sfera dell’or<strong>di</strong>ne<br />

temporale, quando si tratta <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care dell’applicazione <strong>di</strong><br />

qu<strong>ei</strong> principi ai casi concreti”(n.85).<br />

Non altrimenti insegna <strong>il</strong> Vaticano II: “ Sempre e dovunque, e con<br />

vera libertà, è suo <strong>di</strong>ritto (ossia della Chiesa) pre<strong>di</strong>care la fede e insegnare<br />

la sua dottrina sociale, esercitare senza ostacoli la sua missione<br />

tra gli uomini e dare <strong>il</strong> suo giu<strong>di</strong>zio morale, anche su cose che riguardano<br />

l’or<strong>di</strong>ne politico, quando ciò sia richiesto dai <strong>di</strong>ritti fondamentali<br />

della persona e dalla salvezza delle anime” (Gau<strong>di</strong>um et spes n. 76).<br />

Oggi, appunto, sono in gioco due beni fondamentali: la libertà dell’uomo<br />

e <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto-dovere della Chiesa <strong>di</strong> svolgere senza ostacoli la propria<br />

missione. Il Papa e i vescovi hanno deplorato con infinita amarezza<br />

le scelte <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> intellettuali che, pur continuando a <strong>di</strong>chiararsi<br />

cattolici, hanno deciso <strong>di</strong> operare, con impegno politico <strong>di</strong>retto,<br />

a fianco <strong>di</strong> coloro che obbe<strong>di</strong>scono, ha detto Paolo VI, a una concezione<br />

dell’uomo e della società “ra<strong>di</strong>calmente avversa alla nostra<br />

concezione religiosa della vita” e che tale concezione, palesemente immanentistica<br />

e secolaristica, intendono tr<strong>ad</strong>urre nella prassi.<br />

Purtroppo anche in seno alla <strong>com</strong>unità ecclesiale agrigentina si ripercuote<br />

lo stesso fenomeno <strong>di</strong> incoerenza tra fede e scelta politica da<br />

parte <strong>di</strong> alcuni nostri fratelli che si richiamano a un malinteso pluralismo.<br />

204


Perciò, mossi dal nostro grave dovere Pastorale e rispondendo all’appello<br />

della <strong>com</strong>unità <strong>di</strong>ocesana, <strong>di</strong>chiariamo che quanti tra i cattolici<br />

<strong>ad</strong>eriscono al marxismo ed ai partiti che <strong>ad</strong> esso <strong>di</strong>rettamente si<br />

ispirano, si pongono contro <strong>il</strong> magistero della Chiesa e, con ciò stesso,<br />

fuori della <strong>com</strong>unione ecclesiale. Altrettanto, e a maggior ragione, va<br />

detto per qu<strong>ei</strong> sacerdoti che seguono la stessa linea <strong>di</strong> condotta, anzi<br />

se ne sono fatti guide e ispiratori, sia nel loro organo <strong>di</strong> stampa, <strong>il</strong> settimanale<br />

“Scelta” –<strong>di</strong>venuto <strong>di</strong> numero in numero sempre più avverso<br />

all’autorità della Chiesa – sia in pubblici r<strong>ad</strong>uni e <strong>di</strong>battiti <strong>di</strong> aperta<br />

propaganda marxista.<br />

Per così gravi motivi, essendo riusciti vani gli amorevoli richiami<br />

e i severi ammonimenti, continuati con longamine pazienza per circa<br />

quattro anni, con questa lettera noi li sconfessiamo <strong>di</strong>nanzi alla <strong>com</strong>unità<br />

<strong>di</strong>ocesana, deplorando la contr<strong>ad</strong><strong>di</strong>zione in cui si sono posti, <strong>di</strong><br />

voler vivere nella Chiesa e <strong>di</strong> <strong>com</strong>batterne le strutture essenziali, non<br />

esclusi i Vescovi e la loro autorità <strong>di</strong> magistero.<br />

È una decisione dolorosa ma necessaria, soprattutto per <strong>di</strong>ssipare<br />

<strong>il</strong> sospetto <strong>di</strong> acquiescenza del Vescovo alle loro tesi e alle loro scelte<br />

e per evitare ogni ulteriore confusione nella <strong>com</strong>unità.<br />

Se questa nostra voce troverà un’eco positiva n<strong>ei</strong> loro cuori, Dio<br />

sarà glorificato e noi saremo felici. Ma se ciò non dovesse avvenire,<br />

non potremmo che prendere atto del rifiuto e trarre le conseguenze.<br />

Il Vescovo è p<strong>ad</strong>re e pastore, ma, ove occorre, è anche me<strong>di</strong>co e<br />

chirurgo.<br />

Senza acrimonia e al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> ogni interesse politico – che non<br />

ci tange minimamente, se non nel senso più alto del bene <strong>com</strong>une – torniamo<br />

a invitare i cattolici <strong>di</strong>ssidenti e in modo più pressante i sacerdoti<br />

a una leale e non artificiale coerenza con la fede, della quale questi<br />

ultimi, in particolare, hanno accettato <strong>di</strong> essere testimoni e maestri.<br />

Il motivo con cui essi pensano <strong>di</strong> giustificare la propria condotta,<br />

che cioè solo a fianco delle sinistre marxiste si possa condurre una lotta<br />

efficace per la elevazione degli um<strong>il</strong>i, è un pericoloso sofisma. La stessa<br />

battaglia può essere <strong>com</strong>battuta più efficacemente alla luce d<strong>ei</strong> principi<br />

del Vangelo e degli insegnamenti sociali della Chiesa, che contengono<br />

una carica potentemente rinnovatrice, se attuati con nuovo im-<br />

205


pegno culturale politico da parte <strong>di</strong> tutti i credenti.<br />

Compren<strong>di</strong>amo che la scelta politica pone, oggi, i credenti <strong>di</strong>nanzi<br />

a delicati problemi <strong>di</strong> coscienza. Compren<strong>di</strong>amo anche <strong>il</strong> dovere, forse<br />

in passato non sufficientemente assolto, della <strong>com</strong>unità cristiana e d<strong>ei</strong><br />

suoi membri, <strong>di</strong> vig<strong>il</strong>are severamente sul <strong>com</strong>portamento morale d<strong>ei</strong><br />

propri rappresentanti, nell’azione legislativa, nella pubblica amministrazione,<br />

nella condotta privata.<br />

Ma la scelta o<strong>di</strong>erna va fatta sui valori <strong>di</strong> fondo. E la libertà dell’uomo<br />

e la libertà della Chiesa sono valori irrinunciab<strong>il</strong>i, perciò vali<strong>di</strong>ssimi<br />

criteri <strong>di</strong> scelte politiche.<br />

È tempo, questo, <strong>di</strong> attenta riflessione e <strong>di</strong> più assidua e fervida<br />

preghiera.<br />

«Se <strong>il</strong> Signore non costruisce la casa, invano si affannano i suoi<br />

costruttori. Se <strong>il</strong> Signore non custo<strong>di</strong>sce la città, invano vig<strong>il</strong>ano i suoi<br />

custo<strong>di</strong> (Sal. 126).<br />

Nella luce della Pentecoste, che oggi celebriamo nella speranza,<br />

invitiamo tutti i fedeli del buon popolo <strong>di</strong> Dio della Chiesa Agrigentina<br />

a moltiplicare gli appelli allo Spirito della verità e dell’amore, della<br />

fortezza e della pietà, perché effonda con larghezza i suoi doni <strong>di</strong> luce<br />

e <strong>di</strong> sapienza su ciascuno <strong>di</strong> noi e su tutto <strong>il</strong> popolo italiano. Le nostre<br />

scelte sono determinate per la soluzione della crisi che ci travaglia,<br />

senza imposizioni più o meno totalitarie, e per un nuovo corso della<br />

storia <strong>di</strong>retto coraggiosamente alla promozione dell’uomo nella giustizia,<br />

nella libertà, nella pace.<br />

206<br />

Agrigento, solennità della Pentecoste, 6 giugno 1976.


Chiarificazione<br />

in L’Amico del Popolo, 19-26 settembre 1976, 1.<br />

L’opera che sta svolgendo <strong>il</strong> Vescovo in Diocesi non è già <strong>di</strong> repressione<br />

– <strong>com</strong>e si usa <strong>di</strong>re, con un linguaggio pretestuoso, in campo<br />

marxista o f<strong>il</strong>omarxista – ma <strong>di</strong> chiarificazione.<br />

Va riba<strong>di</strong>to quanto detto cento altre volte, che tutto ciò che viene<br />

fatto per la elevazione degli um<strong>il</strong>i e per la liberazione d<strong>ei</strong> poveri dalla<br />

miseria e dalla oppressione, riscuote la più ampia approvazione del nostro<br />

Vescovo. V’è infatti un nesso intrinseco e strettissimo tra <strong>il</strong> Vangelo<br />

e lo sv<strong>il</strong>uppo globale dell’uomo (ve<strong>di</strong> documento - base Evangelizzazione<br />

e promozione umana, nn.17-18).<br />

Ma <strong>il</strong> ridurre, del tutto o prevalentemente, <strong>il</strong> messaggio evangelico<br />

e la missione della Chiesa alla liberazione socioeconomica o socio -<br />

politica d<strong>ei</strong> poveri, l’assumere non tanto l’analisi scientifica quanto la<br />

prassi del marxismo, con la sua carica terrenistica e totalizzante, <strong>il</strong>ludendosi<br />

che la prassi possa sganciarsi dalla ideologia e <strong>di</strong>menticando<br />

la continuità <strong>di</strong> una dottrina che va da Lenin a Gramsci e a Togliatti,<br />

sino a Berlinguer, <strong>il</strong> fare della Chiesa o della parrocchia l’anticamera<br />

o la succursale del sindacato rosso o del partito <strong>com</strong>unista, sono tutte<br />

cose che fanno a pugni con la fede del cristiano e soprattutto con la<br />

missione del prete.<br />

La chiarificazione è imposta al Vescovo, anzi a tutta la <strong>com</strong>unità<br />

<strong>di</strong>ocesana, dal dovere, anzi dal bisogno <strong>di</strong> non perpetuare equivoci gravissimi<br />

intorno alla identità della nostra fede.<br />

Ma, obiettano parecchi amici, altrettanta chiarificazione va fatta<br />

in altro campo, dove purtroppo d<strong>ei</strong> pastori <strong>di</strong> anime, chiamati <strong>ad</strong> annunciare<br />

e a testimoniare <strong>il</strong> Vangelo della povertà e della carità, svuotano<br />

la missione della Chiesa d’ogni cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>ità esercitando <strong>il</strong> ministero<br />

con spirito professionistico e venale.<br />

Se su tutto <strong>il</strong> Clero agrigentino (noi ci occupiamo particolarmente<br />

<strong>di</strong> questo) si volesse scaricare codesta accusa, si <strong>com</strong>metterebbe grave<br />

ingiustizia. Molti sacerdoti, infatti, svolgono la loro alta missione con<br />

abnegazione e <strong>di</strong>stacco, poveri in mezzo ai poveri, e impegnati nel sollevarne<br />

i bisogni senza esibizioni e strombazzature.<br />

207


Ma la piaga denunciata, in maggiore o minor misura, esiste purtroppo!<br />

Il Vescovo è cosciente del suo dovere <strong>di</strong> indagare e <strong>di</strong> provvedere,<br />

anche drasticamente, se è necessario, per incidere e risanare la<br />

piaga. La testimonianza della povertà e della carità, nella Chiesa, deve<br />

ac<strong>com</strong>pagnare la cura gelosa <strong>di</strong> salvare l’integrità della fede.<br />

La fede ha certamente un suo primato nella logica del vivere cristiano;<br />

poiché, se crolla la fede, crolla anche la carità. Ma la fede sola<br />

non ci salva, se non è vivificata e resa operante dalle opere dell’amore.<br />

Per questo <strong>il</strong> Vescovo, responsab<strong>il</strong>e primo della <strong>com</strong>unità, chiama<br />

sin d’ora gli organismi <strong>di</strong>ocesani a stu<strong>di</strong>are con lui i mo<strong>di</strong> e i mezzi per<br />

attuare la riforma in or<strong>di</strong>ne alla testimonianza.<br />

La catechesi, impegno primario della <strong>com</strong>unità, non sarà viva, non<br />

sarà vitale, senza una ra<strong>di</strong>cale conversione alla carità. E la carità senza<br />

lo spirito e le opere della povertà, in senso evangelico, è davvero una<br />

parola vuota.<br />

208


Luigi Sferrazza<br />

Risorgere dalla muffa delle ceneri e dai roghi<br />

in Scelta, 18/25 - 4 - 1976.1.<br />

La risurrezione <strong>di</strong> Cristo è <strong>il</strong> fatto centrale della fede cristiana. Ma<br />

cosa significa fede nella risurrezione? Come va vissuta la fede nella risurrezione?<br />

Cosa porta <strong>di</strong> nuovo per la vita pratica dell’uomo la fede<br />

nella risurrezione? La fede nella risurrezione non potrebbe essere una<br />

forma <strong>di</strong> alienazione con cui l’uomo cerca <strong>di</strong> sfuggire ai suoi problemi<br />

reali, alla sua storia piena <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà, <strong>di</strong> incertezze, <strong>di</strong> amarezze, <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sperazione per risolverle nell’<strong>il</strong>lusione <strong>di</strong> una vita futura?<br />

Quando la fede nella risurrezione è un fatto alienante<br />

Certo per noi credenti la “fede” nella risurrezione del Cristo <strong>di</strong>venta<br />

un fatto alienante se si riduce a una sod<strong>di</strong>sfazione immaginaria con cui<br />

cerchiamo <strong>di</strong> rimandare i problemi e le frustrazioni attuali a un indefinito<br />

futuro <strong>dopo</strong> la morte. La fede nella risurrezione <strong>di</strong>venta alienante se<br />

oggi inibisce la prassi <strong>di</strong> liberazione, se non ci fa fare niente per superare<br />

le <strong>di</strong>fficoltà sociali perché “tanto poi c’è <strong>il</strong> para<strong>di</strong>so”. La nostra fede<br />

nella risurrezione è alienante e frutto <strong>di</strong> immaginazione se ci fa chiudere<br />

gli occhi davanti a tutte le lacerazioni e alle <strong>di</strong>visioni <strong>di</strong> classe per fare<br />

stare insieme – con l’<strong>il</strong>lusione dell’unità <strong>di</strong> fede - sfruttati e sfruttatori,<br />

p<strong>ad</strong>roni e servi, lasciando invariato <strong>il</strong> ruolo <strong>di</strong> ognuno (lo sfruttatore resta<br />

sfruttatore, <strong>il</strong> p<strong>ad</strong>rone resta p<strong>ad</strong>rone). Questo è <strong>il</strong> tipo <strong>di</strong> fede <strong>di</strong>ventata<br />

piuttosto “credenza”; una credenza non sorretta da fatti concreti che portano<br />

salvezza. È chiaro <strong>com</strong>e tale tipo <strong>di</strong> “fede” sia stata ed è ut<strong>il</strong>izzata<br />

dai signori della politica per tenere sottomessi al loro dominio e potere<br />

coloro che anche sinceramente e senza colpa abboccano all’amo. La pratica<br />

<strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> “fede alienante” (che è meglio chiamare più propriamente<br />

religiosità o credenza) ha fatto scrivere parole <strong>di</strong> fuoco a gente,<br />

<strong>com</strong>e Ernst Bloch, non cristiana ma che ha scoperto nel cristianesimo<br />

una potente forza <strong>di</strong> liberazione:“Che apostolica bene<strong>di</strong>zione si posò su<br />

tutti i Franco della terra e quali preghiere si innalzarono per la loro vittoria,<br />

e quanta <strong>com</strong>plicità negli occhi che si chiusero davanti ai nuovi<br />

roghi <strong>di</strong> giud<strong>ei</strong> ed eretici: e tutto fu ormai possib<strong>il</strong>e…È vero che in en-<br />

209


trambe le chiese c’è ancora qualcuno che è sincero, ma la maggioranza,<br />

fino a nuovo avviso, appartiene a quelli che si <strong>ad</strong>eguano; essi continueranno,<br />

gatti in tutto e per tutto, a c<strong>ad</strong>ere minacciosi in pie<strong>di</strong> ogni volta<br />

che la testardaggine orientale torni a loro profitto…ma dalla muffa d<strong>ei</strong><br />

suoi carceri e dai suoi roghi sorgono genuine figure <strong>di</strong> cristiani…”<br />

Quando la fede nella risurrezione è forza liberante<br />

Ma c’è una regola per sapere <strong>di</strong>scernere la vera fede: questa regola<br />

è la prassi.<br />

Quando la prassi d<strong>ei</strong> credenti è una prassi che libera o tende alla<br />

liberazione dell’uomo, delle sue strutture, del suo avvenire, allora vuol<br />

<strong>di</strong>re che la fede che ci sta sotto è una fede autentica.<br />

Se noi leggiamo attentamente le Scritture ci ren<strong>di</strong>amo conto che<br />

l’affermazione della “Risurrezione <strong>di</strong> Gesù per opera del Dio d<strong>ei</strong> vivi”<br />

non nasce in un luogo qualunque, in un gruppo <strong>di</strong> uomini inerti che<br />

pensano <strong>di</strong> risolvere così le loro frustrazioni.<br />

Il luogo in cui nasce la fede nella risurrezione è la <strong>com</strong>unità: è<br />

nella prassi <strong>di</strong> coloro che avendo creduto nel messaggio del falegname<br />

<strong>di</strong> Nazaret, seguito dai proletari e perseguitato dalle classi dominanti,<br />

avevano <strong>com</strong>inciato a trasformare i loro rapporti sociali concreti. E<br />

hanno finito, così, col sovvertire e <strong>il</strong> mettere in questione le strutture<br />

del sistema sociale <strong>di</strong> allora: i fedeli si tenevano uniti e avevano tutto<br />

in <strong>com</strong>une (Atti 2,44). I ricchi erano stati eliminati perché “nessuno <strong>di</strong>ceva<br />

suo quello che possedeva e man mano che se ne sentiva <strong>il</strong> bisogno<br />

si vendevano beni mob<strong>il</strong>i e immob<strong>il</strong>i e si <strong>di</strong>stribuiva <strong>il</strong> ricavato secondo<br />

<strong>il</strong> bisogno <strong>di</strong> ognuno”.<br />

Il luogo della fede nella risurrezione è allora una <strong>com</strong>unità in cui<br />

i poveri con<strong>di</strong>vidono e in cui i <strong>di</strong>scepoli si aiutano reciprocamente, spezzano<br />

<strong>il</strong> pane, si spiegano a vicenda le scritture…<br />

Insomma, la <strong>com</strong>unità d<strong>ei</strong> primi credenti ha accettato la sfida della<br />

classe sacerdotale e degli agenti dell’imperialismo romano che con<br />

l’assassinio politico <strong>di</strong> Gesù avevano creduto <strong>di</strong> bloccare <strong>il</strong> “movimento”<br />

pericoloso per le strutture politiche religiose su cui si fondava<br />

<strong>il</strong> loro potere. E con la prassi liberante dell’amore, dell’uguaglianza,<br />

della giustizia, della fraternità testimoniano <strong>di</strong> credere alla vita che non<br />

210


finisce del falegname <strong>di</strong> Nazaret assassinato brutalmente.<br />

«Gesù <strong>di</strong> Nazaret, passato tra gli uomini sanando e guarendo tutti,<br />

dato in balia degli empi e crocifisso è stato risuscitato da Dio (cfr Atti,<br />

2): è l’affermazione della vittoria della vita sulla morte fatta da una <strong>com</strong>unità<br />

che ha creduto nell’amore. Gesù è risorto: è l’affermazione <strong>di</strong><br />

una <strong>com</strong>unità che spera la felicità oggi anche se ci sono <strong>di</strong>fficoltà, persecuzioni.<br />

È l’affermazione <strong>di</strong> una <strong>com</strong>unità che crede nella vita e sperimenta<br />

la via a partire dalla prassi concreta. Insomma la <strong>com</strong>unità<br />

d<strong>ei</strong> primi credenti non inventa la risurrezione <strong>di</strong> Cristo ma la vive.<br />

Quando la fede non si inventa ma si vive<br />

La Pasqua 1976 forse chiede ai credenti (e anche alla Chiesa) dell’agrigentino<br />

un cambiamento, una conversione nella pratica e nella<br />

testimonianza <strong>di</strong> fede.<br />

Da una fede tranqu<strong>il</strong>la, che ci mette a posto con Dio, che risolve<br />

sul piano spirituale i conflitti storici, reali, <strong>di</strong> oggi, da una fede (credenza)<br />

che rimanda al futuro, nel para<strong>di</strong>so, l’avvento della giustizia,<br />

dobbiamo passare alla pratica <strong>di</strong> una fede che incide sui rapporti sociali<br />

e determina <strong>il</strong> cambiamento delle situazioni sociali ingiuste.<br />

Le nostre chiese da luogo in cui si pratica la “religiosità” e si alimenta<br />

la “credenza” devono <strong>di</strong>ventare <strong>il</strong> centro <strong>di</strong> una prassi <strong>com</strong>unitaria<br />

in cui la povertà è con<strong>di</strong>visa ed è feconda, in cui viene eliminata<br />

la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> classe perché “nessuno deve <strong>di</strong>re suo quello che possiede”.<br />

Non è importante che all’inizio ci siano ricchi e poveri: ma è<br />

importante che ognuno rompa con lo “status quo”; decisivi sono i frutti<br />

<strong>di</strong> una prassi <strong>di</strong> fraternità e <strong>di</strong> solidarietà. E gli ultimi saranno primi e<br />

i primi ultimi.<br />

Nella misura in cui faremo questo non rischieremo <strong>di</strong> essere la<br />

Chiesa alleata al potere dominante; la Chiesa delle formule, delle s<strong>com</strong>uniche<br />

dell’inquisizione. Insomma non saremo la Chiesa che spinge<br />

la coscienza d<strong>ei</strong> suoi membri verso un prassi reazionaria e conservatrice.<br />

Ma saremo la Chiesa d<strong>ei</strong> vivi, della libertà, della giustizia, della<br />

<strong>com</strong>unione. Saremo la Chiesa della risurrezione; la Chiesa che non<br />

“inventa” la fede nella risurrezione ma la “vive”.<br />

211


Comunità cristiana <strong>di</strong> base <strong>di</strong> Favara<br />

La nostra fede a confronto con la risurrezione <strong>di</strong> Cristo<br />

in Scelta, 18/25-4-1976, 6.<br />

Il luogo della nostra esperienz e della nostra prassi <strong>di</strong> fede è <strong>il</strong><br />

“quartiere <strong>di</strong> via Agrigento <strong>di</strong> Favara”. Riflettendo sulla risurrezione<br />

<strong>di</strong> Cristo abbiamo presente la realtà <strong>di</strong> questo pezzo <strong>di</strong> meri<strong>di</strong>one sottosv<strong>il</strong>uppato<br />

(per una conoscenza scientifica della situazione socio-economica<br />

<strong>di</strong> Favara e del quartiere riman<strong>di</strong>amo ai numeri 51 e 65 <strong>di</strong><br />

“Scelta”).<br />

Sono un po’lontane, da questa nostra realtà, le problematiche delle<br />

scuole teologiche. Nella nostra esperienza <strong>di</strong> <strong>com</strong>unità abbiamo imparato<br />

a capire e a vivere <strong>il</strong> fatto della risurrezione <strong>di</strong> Gesù non <strong>com</strong>e “<strong>il</strong><br />

contentino da raggiungere <strong>dopo</strong> una vita esemplare” ma <strong>com</strong>e una<br />

realtà da realizzare oggi all’interno delle contr<strong>ad</strong><strong>di</strong>zioni storiche.<br />

Ci sembra definitivamente superata la fede nella risurrezione <strong>com</strong>e<br />

fede in una affermazione dommatica da “credere” con tutti i particolari<br />

descritti nel vangelo. Questa fede – che una volta faceva <strong>di</strong>re: se<br />

Cristo non è risorto mi uccider<strong>ei</strong> perché la mia vita non avrebbe senso<br />

- pensiamo che nasceva in un clima <strong>di</strong> alienazione e <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfazione.<br />

Nella vita eterna, affermata nella risurrezione, si voleva trovare uno<br />

sbocco alle repressioni della vita. La risurrezione, insomma, non è <strong>il</strong><br />

contentino <strong>di</strong> una vita bigotta.<br />

Cristo Risorto centro della nostra fede<br />

Ma <strong>il</strong> fatto della risurrezione resta <strong>il</strong> centro della nostra fede: <strong>il</strong><br />

Gesù <strong>di</strong> Nazaret, colui che era passato tra gli uomini risanando e facendo<br />

del bene (ve<strong>di</strong> Atti 2) è stato messo a morte dai funzionari della<br />

religione della legge e dell’imperialismo romano. Quando gli apostoli<br />

sperimentano la sua vita oltre la morte e testimoniano alle masse popolari<br />

la fede nella risurrezione, <strong>di</strong> fatto lanciano una sfida ai detentori<br />

del potere. Dire che <strong>il</strong> Cristo è risorto è lo stesso <strong>di</strong>re che Gesù, attraverso<br />

le scelte fatte, dalle tentazioni alla morte, attraverso la concretizzazione<br />

nella prassi della vita del messaggio che portava, ha realizzato<br />

se stesso, ha dato un senso <strong>com</strong>piuto alla sua esistenza.<br />

212


E per gli apostoli, affermare questo era proclamare un fatto e una<br />

prassi <strong>di</strong> vita vincenti n<strong>ei</strong> confronti del potere dominante.<br />

Nella <strong>com</strong>unità non ci poniamo <strong>il</strong> problema della fine del corpo <strong>di</strong><br />

Cristo, anche se su questo punto ci sono delle <strong>di</strong>fferenziazioni nelle posizioni:<br />

qualcuno inclina a credere nella risurrezione del corpo fisico<br />

<strong>di</strong> Cristo, qualcuno crede nella risurrezione nel senso che <strong>il</strong> suo messaggio<br />

vive ancora oggi in noi. La maggior parte delle persone della<br />

<strong>com</strong>unità pensa, invece, che <strong>il</strong> racconto sul sepolcro vuoto del vangelo<br />

è una drammatizzazione <strong>di</strong> un fatto <strong>di</strong> fede: la vita dell’uomo nuovo<br />

Gesù che si realizza in ogni scelta e che continua oltre la morte; per<br />

cui Cristo, questo “uomo nuovo” è qui vivo, tra noi.<br />

Questo fatto, allora, è storico per <strong>di</strong>versi motivi:<br />

1. perché ha interessato globalmente l’esperienza dell’uomo storico<br />

“Gesù <strong>di</strong> Nazaret”.<br />

2. Perché questa esperienza <strong>di</strong> “novità” attraverso la storia delle<br />

prime <strong>com</strong>unità si è inserita nel contesto <strong>di</strong> precise situazioni economiche<br />

<strong>com</strong>inciando a con<strong>di</strong>zionare i rapporti <strong>di</strong> forza <strong>di</strong> quel<br />

tipo <strong>di</strong> società. Il potere economico si fondava sul consenso e sull’accettazione<br />

delle classi subalterne: l’annuncio <strong>di</strong> risurrezione,<br />

per la prassi <strong>di</strong> <strong>com</strong>unione che genera, si inserisce nella storia e<br />

provoca un cambiamento liberante.<br />

3. Questo fatto è storico, infine, perché si inserisce anche nella nostra<br />

realtà ed è capace – nella misura in cui viene vissuto correttamente<br />

- <strong>di</strong> suscitare una prassi <strong>di</strong> liberazione e <strong>di</strong> incidere sugli attuali<br />

rapporti <strong>di</strong> forza della società.<br />

La risurrezione è reale se la fede <strong>di</strong>venta prassi<br />

Resta, per la nostra <strong>com</strong>unità e per ognuno <strong>di</strong> noi, <strong>di</strong> fare <strong>di</strong>ventare<br />

storica, reale, concreta l’esperienza <strong>di</strong> risurrezione: “<strong>il</strong> problema<br />

della risurrezione si capisce quando noi riviviamo <strong>com</strong>e cosa nostra<br />

l’esperienza <strong>di</strong> Gesù” (Tatà). “Più c’è prassi <strong>di</strong> <strong>com</strong>unione, più c’è<br />

prassi <strong>di</strong> liberazione più ho coscienza del Cristo risorto”(Antonio). “Viviamo<br />

la risurrezione se realizziamo una prassi politica <strong>di</strong> liberazione”(Stefano).<br />

“Noi la resurrezione la realizziamo in ogni scelta: tutte<br />

le volte che passiamo dall’uomo all’uomo nuovo” (Ciccio). “La risur-<br />

213


ezione è reale se la fede <strong>di</strong>venta prassi”(Franco).<br />

Dalle frasi frammentarie riportare risulta chiaro <strong>com</strong>e per noi<br />

siano inseparab<strong>il</strong>i impegno politico e <strong>com</strong>unitario, da una parte, e realizzazione<br />

<strong>di</strong> se stessi dall’altra.<br />

Come Gesù, facendo le sue scelte ha realizzato se stesso aprendo<br />

anche un futuro nuovo, storico, per l’umanità, così noi possiamo realizzare<br />

noi stessi nella misura in cui introduciamo già ora nuovi elementi<br />

<strong>di</strong> socialismo in questa società.<br />

È chiaro che questa realizzazione non la facciamo da soli. Ma in<br />

una prassi <strong>di</strong> <strong>com</strong>unità: “noi potremo parlare senza imbarazzo della<br />

risurrezione quando usciremo dai limiti <strong>di</strong> una esperienza <strong>com</strong>unitaria<br />

contr<strong>ad</strong><strong>di</strong>ttoria”. Ci ren<strong>di</strong>amo, però, conto che oggi non possiamo realizzare<br />

pienamente una prassi <strong>com</strong>unitaria non solo per le nostre incoerenze,<br />

ma principalmente per le sollecitazioni della società borghese,<br />

per le barbarie e i limiti che questa struttura sociale e i rapporti<br />

economici e <strong>di</strong> forza dell’attuale società pongono alla libertà, alla maturazione<br />

delle coscienze ecc.<br />

Oggi la fede nella risurrezione, nell’uomo nuovo, nella <strong>com</strong>unione<br />

ci impegna a realizzare una prassi politica capace <strong>di</strong> incidere sui rapporti<br />

<strong>di</strong> forza e a mo<strong>di</strong>ficare <strong>il</strong> consenso popolare che sostiene la classe<br />

dominante, per eliminare tutte le forme <strong>di</strong> alienazione che impe<strong>di</strong>scono<br />

<strong>di</strong> costruire una società <strong>di</strong> eguali.<br />

Abbiamo presente la storia <strong>di</strong> quella donna del nostro quartiere<br />

che, proprio perché ha partecipato a qualche incontro <strong>com</strong>unitario e a<br />

qualche assemblea, ha scatenato le ire e la gelosia del marito; pensiamo<br />

alla struttura urbanistica <strong>di</strong> Favara e in particolare del nostro<br />

quartiere che, per rispondere ai criteri della speculazione si è praticamente<br />

risolta contro l’uomo creando tutte le con<strong>di</strong>zioni per l’insorgere<br />

<strong>di</strong> patologia e <strong>di</strong> han<strong>di</strong>cap; pensiamo ancora alla scuola, ai servizi sociali<br />

che mancano, all’emigrazione…<br />

Noi cre<strong>di</strong>amo che oggi sia possib<strong>il</strong>e colpire le strutture alienanti<br />

della società solo a partire da un’analisi scientifica delle contr<strong>ad</strong><strong>di</strong>zioni.<br />

La nostra <strong>com</strong>unità ha in<strong>di</strong>viduato nell’attività <strong>di</strong> quartiere e nell’impegno<br />

per una pratica della me<strong>di</strong>cina e dell’assistenza nel conte-<br />

214


sto <strong>di</strong> una generale riappropriazione da parte d<strong>ei</strong> lavoratori del problema<br />

della salute, i momenti qualificanti per incidere sui rapporti economici<br />

e politici oggi presenti nel nostro ambiente. A parte <strong>il</strong> fatto che<br />

abbiamo preso coscienza del dovere <strong>di</strong> m<strong>il</strong>itare, a livello personale e<br />

nella forma e misura che ognuno crede opportuno, nelle organizzazioni<br />

del movimento operaio.<br />

Tuttavia ci sono alcuni che pensano che per vivere sino in fondo la<br />

fede nel Signore Risorto forse bisogna arrivare anche alla <strong>com</strong>unione<br />

d<strong>ei</strong> beni evitando <strong>il</strong> rischio <strong>di</strong> essere valvola <strong>di</strong> sicurezza ed esperienza<br />

isolata nell’attuale società capitalistica per costruire, invece, una esperienza<br />

alternativa <strong>di</strong> vita che <strong>di</strong>venta stimolo per noi e per la società.<br />

E renda più concreta, per noi, l’attesa “d<strong>ei</strong> cieli nuovi e della nuova<br />

terra in cui abiterà la giustizia”.<br />

215


Direzione e Redazione <strong>di</strong> Scelta<br />

Solo la libertà dell’uomo libera la Chiesa<br />

in Scelta, 13-6-1976, 1.<br />

1. È con amarezza e con dolore pari, se non più gran<strong>di</strong> <strong>di</strong> quelli <strong>di</strong><br />

colui che lo ha scritto e <strong>di</strong>ffuso, che abbiamo appreso della lettera<br />

Pastorale in cui <strong>il</strong> nostro Vescovo ha <strong>di</strong>chiarato “fuori della <strong>com</strong>unione<br />

ecclesiale”, “sconfessati” e “<strong>di</strong>ssidenti” qu<strong>ei</strong> sacerdoti<br />

e qu<strong>ei</strong> laici i quali durante <strong>il</strong> tempo recente, ma con un’anzianità<br />

che Egli stesso fa risalire a quattro anni, hanno cercato <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re<br />

concretamente e testimoniare con la propria azione <strong>il</strong><br />

cristianesimo oggi nell’agrigentino.<br />

2. Ci ren<strong>di</strong>amo conto, infatti, della sofferta e travagliata decisione <strong>di</strong><br />

un P<strong>ad</strong>re che deve me<strong>di</strong>are all’interno della <strong>com</strong>unità pressioni,<br />

sensib<strong>il</strong>ità e culture <strong>di</strong>verse e – a volte - opposte; quello che però<br />

ci pare necessario riaffermare con forza è che la nostra scelta della<br />

Chiesa – “con la quale siamo tutto e senza la quale siamo nulla”è<br />

irreversib<strong>il</strong>e ed incon<strong>di</strong>zionata, essendo <strong>il</strong> motivo che oggi sembra<br />

<strong>di</strong>viderci <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne puramente congiunturale e temporale.<br />

3. A parte, infatti, la calunniosa e m<strong>enzo</strong>gnera attribuzione – tra<strong>di</strong>trice<br />

della fraternità ecclesiale - <strong>ad</strong> alcuni fratelli sacerdoti <strong>di</strong> fatti<br />

quali la partecipazione a <strong>com</strong>izi elettorali, l’iscrizione a partiti<br />

della sinistra e l’attivismo all’interno degli stessi, <strong>di</strong>chiariamo assolutamente<br />

non veritieri, teniamo <strong>ad</strong> affermare alcuni – per noi<br />

irrinunciab<strong>il</strong>i - punti fermi.<br />

4. Non abbiamo mai pensato o voluto <strong>com</strong>battere questa Chiesa nelle<br />

sue “strutture essenziali”; infatti, mai abbiamo messo in dubbio<br />

l’autorità <strong>di</strong> magistero del Vescovo; quello che non ci ha <strong>com</strong>pletamente<br />

convinti è stato l’uso che <strong>di</strong> questo magistero si è fatto per<br />

orientare i membri della Chiesa “verso una sola opzione <strong>com</strong>patib<strong>il</strong>e<br />

con la fede”. (Episcopato francese – Ottobre 1972).<br />

5. Ciò che, poi, ci tormenta e ci angoscia è la scelta r<strong>ei</strong>terata ed incon<strong>di</strong>zionata<br />

a favore della DC che, “<strong>ad</strong>ottando l’ideologia liberal-borghese”<br />

(Lazzati) ha promosso l’identificazione <strong>di</strong> una società<br />

che porta i segni dell’oppressione del ricco sul povero, del<br />

216


p<strong>ad</strong>rone sull’operaio, del colto sull’ignorante ed in cui non si può<br />

riscontrare alcun margine <strong>di</strong> vera libertà. Infatti questa non è<br />

astratto democratismo e formale garantismo, ma liberazione integrale<br />

dell’uomo dai con<strong>di</strong>zionamenti economici e culturali che,<br />

nella misura in cui lo realizza e <strong>com</strong>pleta, lo apre alla trascendenza<br />

e lo avvicina all’immagine <strong>di</strong> Dio.<br />

6. Ed è proprio su questo piano – <strong>di</strong> cui, con dolore, non troviamo riscontro<br />

nella lettera del nostro Pastore - riteniamo, che dovrebbe<br />

sv<strong>il</strong>upparsi <strong>il</strong> <strong>di</strong>battito ed <strong>il</strong> confronto all’interno della <strong>com</strong>unità<br />

ecclesiale in or<strong>di</strong>ne alle scelte temporali. Ci pare che solo ponendosi<br />

in questa prospettiva <strong>di</strong>venta necessario cercare e ricorrere a<br />

schemi <strong>di</strong> analisi ed a strumenti <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> intervento politico<br />

<strong>di</strong>versi da quelli <strong>di</strong> cui ci si è serviti finora. Non ci scandalizziamo<br />

perciò se alcuni fra noi ut<strong>il</strong>izzano l’analisi marxista per la lettura<br />

della società (pur non accettando l’ideologia del marxismo globalmente<br />

intesa) e, rifiutando <strong>di</strong> continuare a dare <strong>il</strong> proprio voto<br />

alla DC, scelgono <strong>di</strong> spendere all’interno d<strong>ei</strong> partiti <strong>di</strong> espressione<br />

storica del movimento operaio la propria m<strong>il</strong>itanza politica.<br />

7. Tutto ciò non è <strong>il</strong> tentativo <strong>di</strong> instaurare una nuova opzione politica<br />

obbligatoria, quanto <strong>il</strong> riconoscere che “è legittimo per i cristiani<br />

<strong>il</strong> pluralismo politico. Difatti, al <strong>di</strong> là delle loro <strong>di</strong>fferenze e<br />

delle loro controversie, tutti gli uomini sono uomini. E su questo<br />

dato originario che s’innesta <strong>il</strong> pluralismo. Esso esige che nessuna<br />

persona sia esclusa dalla battaglia per l’uomo e che venga riconosciuto<br />

uno spazio agli oppositori nell’elaborazione <strong>di</strong> un progetto<br />

<strong>di</strong> società migliore”(Episcopato francese –Ottobre 1972).<br />

8. Pensiamo che la Chiesa debba rinunciare definitivamente <strong>ad</strong> ogni<br />

<strong>com</strong>promissione <strong>di</strong> potere e quin<strong>di</strong> alla tentazione <strong>di</strong> avere “rappresentanti<br />

nel campo dell’azione legislativa e della pubblica amministrazione”.<br />

Noi lavoriamo per un rinnovamento del <strong>com</strong>portamento<br />

della Chiesa, perché purificando <strong>il</strong> suo volto, <strong>di</strong>mostrando<br />

la sua in<strong>di</strong>pendenza n<strong>ei</strong> confronti d<strong>ei</strong> poteri economici o politici<br />

riacquisti pienamente la sua libertà.<br />

9. Non è <strong>com</strong>promettendosi col potere che alla Chiesa può essere garantito<br />

“<strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto-dovere <strong>di</strong> svolgere senza ostacoli la propria mis-<br />

217


sione”, ma approfondendo e realizzando concretamente <strong>il</strong> Vangelo<br />

del Signore che è liberazione per gli oppressi. È portando avanti<br />

questo messaggio n<strong>ei</strong> nostri incontri-<strong>di</strong>battito che alcuni <strong>di</strong> noi<br />

hanno sperimentato la sete <strong>di</strong> fede autentica <strong>di</strong> larghi strati <strong>di</strong><br />

masse popolari che hanno sentito finora lontana la Chiesa e che<br />

ora la vedono riconc<strong>il</strong>iarsi con essi.<br />

10. Solo la libertà dell’uomo libera la Chiesa.<br />

Con questi intenti ci rivolgiamo a tutti i fratelli della Chiesa che è<br />

in Agrigento per aprire con loro un <strong>di</strong>alogo ed un confronto sereno.<br />

218


A. Morreale – L. Sferrazza<br />

La nostra fede rimane,<br />

Lettera al Vescovo,<br />

in Scelta, 19-9-1976, 1.<br />

Nella lettera che ci ha fatto pervenire <strong>il</strong> 10-9-1976 ci ha scritto che<br />

“tutto è stato detto tra noi” e che così l<strong>ei</strong> ha creduto opportuno “venire”<br />

alle conclusioni giuri<strong>di</strong>che. Al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> quelle che possono essere, invece,<br />

le conclusioni giuri<strong>di</strong>che, noi pensiamo che ancora resti molto da <strong>di</strong>re.<br />

Lo abbiamo specialmente avvertito quando nella preghiera eucaristica<br />

<strong>di</strong> domenica 12 settembre abbiamo pregato per <strong>il</strong> nostro vescovo.<br />

Abbiamo sentito in quel momento con <strong>di</strong>spiacere che l’ansia <strong>di</strong> <strong>com</strong>unione,<br />

che quella preghiera esprimeva, era incrinata da un vuoto che<br />

oltre a noi tocca a L<strong>ei</strong> colmare. Perciò continuiamo a non capire perché<br />

“<strong>il</strong> confronto” tra vescovo e <strong>com</strong>unità “non farebbe che prolungare<br />

la confusione”.<br />

Abbiamo dunque, tante cose da <strong>di</strong>rci: ma intanto <strong>com</strong>inciamo col<br />

fare chiarezza sulle accuse che L<strong>ei</strong> ci rivolge.<br />

1.Ci accusa <strong>di</strong> aver fatto una scelta marxista.<br />

Pur non ignorando che la teoria scientifica del marxismo è storicamente<br />

(si ba<strong>di</strong> bene: storicamente) solidale con una f<strong>il</strong>osofia materialistica<br />

ed atea, però già nella nostra esperienza e nella esperienza<br />

<strong>di</strong> m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> cattolici, “scelta marxista” ha significato “analisi scientifica”<br />

del capitalismo e progetto <strong>di</strong> una società senza classi.<br />

Di fronte alle contr<strong>ad</strong><strong>di</strong>zioni che la società capitalistica fa pagare<br />

ai lavoratori del meri<strong>di</strong>one (sottosv<strong>il</strong>uppo), dell’agrigentino (anche la<br />

Monte<strong>di</strong>son sta chiudendo), del nostro quartiere (solo l’11,94% della<br />

popolazione ha la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> lavorare), l’analisi marxista ha <strong>com</strong>inciato<br />

a dare alle persone (operai, donne, conta<strong>di</strong>ni, studenti) gli<br />

strumenti per progettare un futuro <strong>di</strong> società solidale e giusta.<br />

La nostra fede rimane: essa dà un orientamento alla nostra vita e<br />

alle nostre scelte. Anzi, abbiamo avvertito nella nostra esperienza che<br />

l’impegno per una società senza classi avvicina <strong>il</strong> progetto del “Regno<br />

<strong>di</strong> Dio”, i nuovi cieli e la nuova terra in cui abiterà la giustizia.<br />

L’esperienza nostra è quella <strong>di</strong> m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> cattolici che ha stimo-<br />

219


lato la ricerca e la soluzione in sede teorica <strong>di</strong> tanti teologi e f<strong>il</strong>osofi e<br />

che ha portato molti vescovi <strong>ad</strong> un atteggiamento <strong>di</strong> attenzione e rispetto<br />

<strong>di</strong> fronte <strong>ad</strong> una scelta d<strong>ei</strong> credenti.<br />

Sarebbe deludente e superficiale l’atteggiamento intransigente <strong>di</strong><br />

quegli altri vescovi che si limitano a ripetere una condanna che non sa<br />

guardare in faccia al processo della storia.<br />

2. L<strong>ei</strong>, inoltre, ci accusa, <strong>di</strong> “riduzione” del vangelo a lotta per la<br />

liberazione in senso socio-economico. Basterebbe poco perché L<strong>ei</strong> si<br />

ricreda: è sufficiente che viva un po’tra noi con<strong>di</strong>videndo sino in fondo<br />

i bisogni e le contr<strong>ad</strong><strong>di</strong>zioni in cui ci battiamo.<br />

Diamo per scontato che la sete <strong>di</strong> giustizia è già cercare <strong>il</strong> “Regno<br />

<strong>di</strong> Dio”: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini<br />

<strong>di</strong> oggi, d<strong>ei</strong> poveri soprattutto e <strong>di</strong> tutti coloro che soffrono, sono pure<br />

le angosce <strong>di</strong> Cristo”. La Chiesa “si sente realmente ed intimamente<br />

solidale con <strong>il</strong> genere umano e con la sua storia” (Vaticano II, GS, 1).<br />

Nella nostra vita testimoniamo la fede nel Cristo risorto <strong>com</strong>e impegno<br />

concreto per la giustizia, <strong>com</strong>e solidarietà per i poveri, con gli<br />

oppressi, con gli emarginati; vogliamo ridare la parola e la <strong>di</strong>gnità, <strong>il</strong><br />

gusto e la gioia <strong>di</strong> vivere a coloro che non hanno niente.<br />

L’Eucarestia e la parola <strong>il</strong>luminano <strong>il</strong> mistero della nostra vita e<br />

danno <strong>com</strong>piutezza e <strong>di</strong>mensione escatologica al progetto storico <strong>di</strong> liberazione.<br />

3. Ci si accusa, ancora, <strong>di</strong> “contestazione e opposizione alla gerarchia<br />

e ai suoi documenti, presentazione della Chiesa <strong>com</strong>e alleata<br />

d<strong>ei</strong> potenti”.<br />

«Se una situazione <strong>di</strong> ingiustizia e <strong>di</strong> sfruttamento è in<strong>com</strong>patib<strong>il</strong>e<br />

con l’avvento del regno <strong>di</strong> Dio, la Parola che lo annuncia deve annunciare<br />

tale in<strong>com</strong>patib<strong>il</strong>ità. Il che significa che <strong>il</strong> popolo u<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> questa<br />

parola, per <strong>il</strong> solo fatto <strong>di</strong> ascoltarla, dovrebbe riconoscersi <strong>com</strong>e<br />

sfruttato e sentirsi spinto a cercare la propria liberazione” (G. Gutierrez,<br />

in Conc<strong>il</strong>ium, 1971/8, p.70).<br />

La realtà italiana ci sbatte in faccia, invece, una “Chiesa rigidamente<br />

controllata dalla curia romana e con un episcopato prevalentemente conservatore<br />

che si appoggia, soprattutto ai ricchi e alla borghesia, lega le<br />

classi inferiori quasi esclusivamente con una prassi sacramentale <strong>di</strong> tipo<br />

220


magico e una cultura pietistica in<strong>di</strong>vidualistica e che è tuttora poco interessata<br />

al problema italiano per eccellenza, la spaventosa <strong>di</strong>suguaglianza<br />

tra ricchi e poveri” (R.J.Bunnik, Conc<strong>il</strong>ium 1971/8, p.4).<br />

La nostra non è, quin<strong>di</strong>, una contestazione della gerarchia ma la<br />

constatazione amara e dolorosa della connivenza <strong>di</strong> molti settori <strong>di</strong> essa<br />

con le classi dominanti. Non abbiamo mai pensato <strong>di</strong> rifiutare <strong>il</strong> confronto<br />

<strong>di</strong> fede col Vescovo, ma abbiamo decisamente respinto ogni tentativo<br />

gerarchico che <strong>di</strong> fatto consolida <strong>il</strong> potere della classe dominante.<br />

La nostra fede nella Chiesa ci costringe a chiedere ai vescovi “colonne<br />

<strong>di</strong> fede” <strong>di</strong> raccogliere le sofferenze degli sfruttati, quelle sofferenze<br />

che gridano vendetta al cospetto <strong>di</strong> Dio.<br />

È stato <strong>il</strong> nostro amore per la Chiesa e non uno spirito calunnioso,<br />

che ci ha portato a chiedere a tanti settori della Chiesa <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssociarsi<br />

dalle <strong>com</strong>promissioni con ogni potere oppressivo e contribuire alla<br />

Chiesa la missione profetica <strong>di</strong> chiamare tutti gli uomini “alla libertà<br />

d<strong>ei</strong> figli <strong>di</strong> Dio”.<br />

Per questo siamo nella Chiesa e per questo lavoriamo.<br />

4. Ci si accusa, infine, <strong>di</strong> servirci del nostro ministero sacerdotale<br />

per spingere le persone a m<strong>il</strong>itare nelle organizzazioni marxiste.<br />

E questa è una accusa gratuita. Quel che noi abbiamo cercato <strong>di</strong><br />

affermare è la libertà per noi, <strong>com</strong>e citta<strong>di</strong>ni responsab<strong>il</strong>i <strong>di</strong> fronte alla<br />

storia, e per i credenti, <strong>di</strong> <strong>ad</strong>erire alle organizzazioni della classe sfruttata.<br />

Ciò che può essere chiesto ai credenti in nome del Vangelo è <strong>di</strong> operare<br />

una scelta politica coerente con gli ideali <strong>di</strong> giustizia e <strong>di</strong> fraternità<br />

del Vangelo. Ma questa scelta politica va fatta con strumenti politici<br />

e con i criteri dell’analisi sociale. Per questo non abbiamo mai pensato,<br />

neanche lontanamente, che per essere fedeli al vangelo bisogna<br />

fare necessariamente una scelta marxista (questa, infatti, è conseguenza<br />

<strong>di</strong> una analisi della società).<br />

Ma anche per questo abbiamo anche decisamente rifiutato ogni<br />

tentativo <strong>di</strong> fare confluire – in nome <strong>di</strong> una <strong>di</strong>storta fedeltà agli ideali<br />

cristiani - l’<strong>ad</strong>esione d<strong>ei</strong> cattolici al partito democristiano davanti al<br />

quale manteniamo <strong>il</strong> nostro atteggiamento critico.<br />

Legata al carro del neo-capitalismo, la DC, infatti, è responsab<strong>il</strong>e<br />

221


delle lacerazioni sociali e della crisi che, <strong>com</strong>e al solito, è pagata dai<br />

lavoratori e dalle classi meno abbienti.<br />

Tuttavia, riven<strong>di</strong>cando per i credenti la libertà della m<strong>il</strong>itanza nelle<br />

organizzazioni della sinistra non abbiamo mai accusato, s<strong>com</strong>unicato<br />

o impe<strong>di</strong>to a nessun cristiano <strong>di</strong> <strong>ad</strong>erire <strong>ad</strong> altre formazioni politiche.<br />

Caro Vescovo, per ragioni che noi cre<strong>di</strong>amo esclusivamente politiche<br />

L<strong>ei</strong> ci ha destituito dai nostri uffici nella Parrocchia d<strong>ei</strong> ss. Apostoli<br />

Pietro e Paolo <strong>di</strong> Favara.<br />

Non vogliamo impugnare giuri<strong>di</strong>camente la decisione perché <strong>di</strong>ffi<strong>di</strong>amo<br />

della “legge” e perché cre<strong>di</strong>amo che ciò che vivifica è lo Spirito.<br />

Ma restiamo a vivere la nostra fede con la <strong>com</strong>unità che va sperimentando<br />

la forza liberante dell’evangelo <strong>di</strong> Gesù. Qua continueremo<br />

la nostra esperienza cercando con i nostri mezzi <strong>di</strong> rispondere all’appello<br />

evangelico <strong>di</strong> carità e qua continueremo <strong>ad</strong> assumerci le nostre<br />

responsab<strong>il</strong>ità in seno alle organizzazioni che gli sfruttati si danno per<br />

contrapporre alla spirale <strong>di</strong> violenza del capitalismo un progetto <strong>di</strong> società<br />

<strong>di</strong> fratelli solidale e giusta.<br />

Senza sfidare nessuna autorità ma con<strong>di</strong>videndo la miseria d<strong>ei</strong> poveri<br />

continuiamo <strong>ad</strong> unire le nostre energie al tentativo <strong>di</strong> coloro che<br />

vogliono rendere ogni uomo consapevole e responsab<strong>il</strong>e del proprio destino,<br />

gestore, in prima persona, della propria esistenza e del proprio<br />

futuro.<br />

Il futuro del “Regno” che ci attende tutti, ci fa ora sperare che <strong>il</strong><br />

<strong>di</strong>alogo non si fermi qui.<br />

Favara, 15 settembre 1976.<br />

222


Documento d<strong>ei</strong> “sessanta”<br />

firmato da 52 preti agrigentini <strong>il</strong> 7-2-1974<br />

I sottoscritti Sacerdoti <strong>di</strong>ocesani agrigentini, <strong>dopo</strong> ampio e approfon<strong>di</strong>to<br />

<strong>di</strong>battito sul tema “Indagine, analisi e prospettive sulla situazione<br />

del clero nella <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Agrigento”, col presente documento<br />

intendono contribuire al rinnovamento ed alla riconc<strong>il</strong>iazione della<br />

Diocesi sottoponendo all’attenzione del Vescovo e <strong>di</strong> tutto <strong>il</strong> clero <strong>il</strong> loro<br />

concorde ed unanime pensiero:<br />

Spunti <strong>di</strong> analisi:<br />

– Si r<strong>il</strong>eva che esiste tra <strong>il</strong> clero <strong>di</strong>ocesano un <strong>di</strong>ffuso senso <strong>di</strong><br />

profonda sfiducia sul modo <strong>di</strong> condurre <strong>il</strong> governo della <strong>di</strong>ocesi e<br />

sulle strutture su cui tale azione <strong>di</strong> governo poggia. Dette strutture,<br />

infatti, anziché essere strumento <strong>di</strong> <strong>com</strong>unione e <strong>di</strong> costante rinnovamento<br />

obbe<strong>di</strong>scono alla logica del potere, del conservatorismo,<br />

dell’immob<strong>il</strong>ismo e del quieto vivere.<br />

– Tale situazione, anziché favorire la ricerca e <strong>il</strong> chiarimento sulla<br />

identità e <strong>il</strong> ruolo del prete nella società <strong>di</strong> oggi, <strong>ad</strong>dormenta le coscienze<br />

e determina n<strong>ei</strong> preti l’accentuarsi del <strong>di</strong>sagio, dell’insod<strong>di</strong>sfazione<br />

e, conseguentemente, dell’isolamento.<br />

– I preti, d’altronde, soffrono <strong>di</strong> una evidente emarginazione sociale<br />

e vedono frustrato ogni tentativo <strong>di</strong> incontro con le persone e in<br />

particolare con la classe operaia e conta<strong>di</strong>na.<br />

– Ogni tentativo spontaneo <strong>di</strong> singoli o <strong>di</strong> gruppi per <strong>il</strong> superamento<br />

e la soluzione <strong>di</strong> un così grave <strong>di</strong>sagio viene scoraggiato anche con<br />

l’arma del sospetto e della calunnia.<br />

– Sollecitazioni e proposte sottoscritte da sacerdoti rimangono regolarmente<br />

senza risposta.<br />

– Le assemblee plenarie <strong>di</strong> clero vengono indette molto spora<strong>di</strong>camente<br />

e con un “Or<strong>di</strong>ne del Giorno” che non lascia materialmente<br />

spazio ai liberi interventi della base.<br />

– L’assegnazione d<strong>ei</strong> vari uffici presbiterali anche <strong>di</strong> grave responsab<strong>il</strong>ità<br />

(Curia, Seminario, Parrocchie…) raramente rivela criteri<br />

<strong>di</strong> scelta rispondenti alle reali esigenze del bene <strong>com</strong>une e viene<br />

223


operata senza tenere minimamente conto del parere del clero e del<br />

popolo <strong>di</strong> Dio. Si ha piuttosto l’impressione che tali scelte rispondano<br />

a criteri clientelari, personalistici e interessati, spesso monopolizzati<br />

da noti protettori locali.<br />

– Tali scelte emarginano sacerdoti qualificati e preparati che spesso<br />

vengono volutamente scre<strong>di</strong>tati con “autorevoli” calunnie tendenti<br />

a creare <strong>di</strong>sistima e <strong>di</strong>sgregazione tra <strong>il</strong> clero. Alcuni sacerdoti sono<br />

<strong>di</strong> conseguenza costretti a creare spazio in attività non coor<strong>di</strong>nate<br />

ai fini <strong>di</strong> uno sv<strong>il</strong>uppo organico della Pastorale <strong>di</strong>ocesana.<br />

– Desta seria preoccupazione in tutto <strong>il</strong> clero la dolorosa constatazione,<br />

tuttora senza speranza alcuna <strong>di</strong> soluzione, che i presbiteri<br />

anziani e invali<strong>di</strong> sono abbandonati e <strong>di</strong>menticati <strong>dopo</strong> una esistenza<br />

interamente spesa a servizio della <strong>di</strong>ocesi.<br />

– Dal punto <strong>di</strong> vista amministrativo la <strong>di</strong>ocesi viene gestita senza una<br />

precisa programmazione che si esprima in b<strong>il</strong>anci <strong>di</strong> previsione e<br />

consuntivi analitici resi <strong>di</strong> pubblica ragione.<br />

– La <strong>di</strong>ocesi finanziariamente è <strong>di</strong>visa in tanti <strong>com</strong>partimenti stagno<br />

che sembrano costituire altrettanti feu<strong>di</strong> personali. Non si conosce<br />

se esiste un preciso inventario d<strong>ei</strong> beni della <strong>di</strong>ocesi. I resoconti<br />

della “Cassa Unica” pubblicati <strong>di</strong> tanto in tanto dal Bollettino Ecclesiastico<br />

non sono esaurienti perché non vi sono contenute le voci<br />

<strong>di</strong> b<strong>il</strong>ancio della <strong>di</strong>ocesi: Es. Ren<strong>di</strong>te, messe binate e fondate, fondo<br />

<strong>di</strong> solidarietà per <strong>il</strong> clero, ODA, ecc.<br />

– Non si conosce <strong>com</strong>e sono stati impegnanti i contributi pervenuti<br />

dalla S. Sede, da Enti Ecclesiastici e civ<strong>il</strong>i in occasione della<br />

“frana” e del “terremoto”.<br />

Di fronte a questi fatti non hanno più senso le parole e i <strong>di</strong>scorsi;<br />

e l’invito alla riconc<strong>il</strong>iazione, che ci viene dalla ricorrenza dell’ANNO<br />

SANTO, impone decisioni e atteggiamenti che esprimano una volontà<br />

precisa <strong>di</strong> cambiamento e <strong>di</strong> conversione.<br />

Le proposte concrete per superare questa situazione debbono essere<br />

oggetto <strong>di</strong> indagine e analisi serie e cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>i condotte collegialmente<br />

tra tutto <strong>il</strong> presbiterio.<br />

224<br />

Intanto i sottoscritti, a carattere in<strong>di</strong>cativo, suggeriscono


Proposte<br />

1) Che si costituisca un centro <strong>com</strong>unitario dove gruppi <strong>di</strong> sacerdoti<br />

che ne sentano l’esigenza possano incontrarsi per affrontare e risolvere<br />

problemi pastorali e personali.<br />

2) A tale scopo ben servono i locali del Seminario <strong>di</strong> Favara che<br />

potrebbe sin d’ora assumere <strong>il</strong> vero ruolo <strong>di</strong> “casa della <strong>di</strong>ocesi” per<br />

le varie attività pastorali e <strong>di</strong> aggiornamento suggerite impellentemente<br />

dal Conc<strong>il</strong>io Vaticano II.<br />

3) Un punto <strong>di</strong> riferimento per questo centro <strong>com</strong>unitario può essere<br />

costituito da un gruppo <strong>di</strong> sacerdoti e laici che seguano e approfon<strong>di</strong>scano<br />

l’evoluzione attuale della teologia cattolica confrontandola<br />

con la nostra realtà locale. Tale esigenza si fa oggi più impellente<br />

per <strong>il</strong> venir meno del corpo docente <strong>di</strong> teologia in Seminario.<br />

4) Si proceda all’elezione <strong>di</strong> un nuovo Consiglio presbiterale in<br />

cui non vi siano membri <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto e che rispondano <strong>ad</strong> autentici criteri<br />

<strong>di</strong> rappresentatività prescindendo dalla <strong>di</strong>visione della <strong>di</strong>ocesi in zone<br />

pastorali.<br />

5) Si avvii un processo in cui le persone si sentano sostenute, n<strong>ei</strong><br />

vari incarichi, dalla solidarietà <strong>di</strong> tutta la <strong>com</strong>unità <strong>di</strong>ocesana: a tal<br />

fine le mansioni siano tutte assegnate “<strong>ad</strong> tempus” e le persone proposte<br />

ai vari uffici presentino alla <strong>com</strong>unità <strong>di</strong>ocesana le finalità e i<br />

programmi che intendono realizzare.<br />

Queste linee <strong>di</strong> analisi e le proposte non presumono <strong>di</strong> essere esaurienti,<br />

ma vogliono essere solo uno stimolo <strong>ad</strong> uscire, in tempi brevi,<br />

dalla prolungata stasi in cui versa la <strong>di</strong>ocesi e dal grave <strong>di</strong>sagio che ne<br />

deriva per tutto <strong>il</strong> presbiterio e <strong>il</strong> popolo <strong>di</strong> Dio.<br />

Agrigento, 7-2-1974.<br />

Seguono le firme <strong>di</strong> 52 sacerdoti.<br />

225


Gruppo Giovan<strong>il</strong>e Itria, Parrocchia dell’Itria, Favara<br />

La religiosità d<strong>ei</strong> gruppi <strong>di</strong> base e dell’ambiente in cui agiamo<br />

in rapporto alle conseguenze socio-politiche<br />

Favara, gennaio 1974. Documento ine<strong>di</strong>to.<br />

Noi, gruppo giovan<strong>il</strong>e Itria, nell’esaminare la religiosità della nostra<br />

<strong>com</strong>unità cristiana, abbiamo creduto opportuno vedere <strong>com</strong>e è maturata<br />

attraverso gli anni <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o condotti fino <strong>ad</strong> oggi.<br />

Cre<strong>di</strong>amo che non sia possib<strong>il</strong>e capire la religiosità del nostro<br />

gruppo se non si veda <strong>com</strong>e <strong>ad</strong> essa siamo arrivati.<br />

Il nostro gruppo è nato nell’ottobre del 1970, formato da elementi<br />

giovanissimi (tutti tra i 14-15 anni <strong>di</strong> età), tendente a costituire un<br />

gruppo giovan<strong>il</strong>e <strong>di</strong> Azione Cattolica, e infatti ci siamo tesserati all’Azione<br />

Cattolica.<br />

Però, man mano che ci incontravamo, ci siamo accorti <strong>di</strong> non con<strong>di</strong>videre<br />

alcuni aspetti della Chiesa ufficiale.<br />

Inoltre contrariamente a quanto succedeva e succede ai vari gruppi<br />

<strong>di</strong> Azione Cattolica, i nostri interessi non erano puntati tanto alla partita<br />

<strong>di</strong> pallone e al b<strong>il</strong>iardo, ma a vivere delle esperienze nuove.<br />

Sotto la guida del nostro parroco, abbiamo così esaminato tutti i<br />

nostri perché riguardo la religione tra<strong>di</strong>zionale, soprattutto sui sacramenti<br />

e i dogmi. Abbiamo <strong>com</strong>inciato a capire, seppur a livello embrionale,<br />

che non dovevamo assistere alla Messa ma viverla, e che Cristo<br />

non era venuto per darci d<strong>ei</strong> dogmi, ma anzi per liberarci.<br />

Il nostro lavoro <strong>di</strong> primo anno si è concluso con una tre giorni <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>o e sull’organizzazione d<strong>ei</strong> festeggiamenti in onore della M<strong>ad</strong>onna<br />

dell’Itria.<br />

Il secondo anno <strong>di</strong> attività è <strong>com</strong>inciato nell’ottobre 1971 coll’allontanarsi<br />

<strong>di</strong> alcuni elementi dal gruppo, che frattanto non aveva rinnovato<br />

<strong>il</strong> tesseramento G.I.A.C., perché consapevole <strong>di</strong> non essere<br />

Azione Cattolica.<br />

Abbiamo cercato <strong>di</strong> unirci al gruppo giovan<strong>il</strong>e del Carmine, perché<br />

avanti nelle esperienze, onde poter arricchire la nostra religiosità.<br />

Però questo tentativo non è riuscito. Infatti non ci sentivamo Azione<br />

Cattolica perché volevamo una religiosità nostra, viva, elaborata e non<br />

226


imposta, vissuta secondo le nostre esigenze; per la stessa ragione non<br />

abbiamo potuto integrarci col G.G. del Carmine, che già seguiva delle<br />

linee ben precise e perciò <strong>il</strong> nostro inserimento sarebbe risultato contrario<br />

alle nostre esigenze.<br />

Questo tentativo, nella sua conclusione, ha portato alcuni elementi<br />

<strong>ad</strong> allontanarsi ulteriormente dal gruppo.<br />

Comunque siamo andati avanti con molte incertezze e dubbi e nel<br />

periodo antecedente Pasqua 1972 abbiamo organizzato una seconda tre<br />

giorni, che ci ha permesso <strong>di</strong> allargare <strong>il</strong> nostro gruppo e <strong>di</strong> organizzare<br />

e portare a termine una serie <strong>di</strong> incontri per una ricerca e un approfon<strong>di</strong>mento<br />

su stu<strong>di</strong> biblici, che molta influenza hanno avuto nella nostra<br />

attuale religiosità, nel nostro lavoro.<br />

Il terzo anno, al solito ci siamo trovati <strong>di</strong>nanzi al problema provocato<br />

dall’allontanarsi <strong>di</strong> alcuni elementi dal gruppo e dall’integrazione<br />

<strong>di</strong> nuovi nell’ambito dello stesso.<br />

Durante i nostri incontri abbiamo trattato temi <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne socio – religioso,<br />

che ci hanno fatto sentire l’esigenza <strong>di</strong> vivere un’esperienza cristiana;<br />

a tale fine abbiamo pubblicizzato, in occasione della XX G.M.L.,<br />

la grave piaga d<strong>ei</strong> lebbrosi, per cui ci sono pervenute offerte fino a<br />

220.000 lire, che sono andate a finire nel Camerum.<br />

Quest’esperienza ci ha insegnato che <strong>il</strong> cristianesimo si vive lottando<br />

col prossimo, non interessa se vicino o lontano, perché è lontano<br />

se noi lo sentiamo lontano, è vicino se lo sentiamo vicino.<br />

Ci ha insegnato anche che prima dobbiamo vivere cristianamente<br />

nella nostra <strong>com</strong>unità, perché solo nella <strong>com</strong>unità possiamo trovare la<br />

<strong>com</strong>unione.<br />

Quest’esperienza ci ha fatto fare notevoli passi avanti verso la <strong>com</strong>unità<br />

cristiana <strong>di</strong> base che oggi cre<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> rappresentare.<br />

Abbiamo capito che la nostra <strong>com</strong>unità non poteva racchiudersi fra<br />

quattro mura, ma doveva agire, allargarsi esplicarsi sulla base, sulla popolazione<br />

della nostra parrocchia, sul nostro quartiere. Abbiamo capito<br />

che agire cristianamente nel nostro quartiere significava trasformare in<br />

problemi religiosi i problemi sociali; abbiamo capito <strong>il</strong> significato del<br />

cambiamento <strong>di</strong> Cristo: Ama <strong>il</strong> prossimo tuo <strong>com</strong>e te stesso.<br />

Nel periodo antecedente la Pasqua 1973 abbiamo perciò organiz-<br />

227


zato una terza tre giorni, che ci ha fatto capire che dovevamo andare<br />

ancora avanti nel nostro lavoro <strong>di</strong> gruppo <strong>di</strong> base, abbiamo così fatto<br />

un giornale.<br />

Quin<strong>di</strong> abbiamo fatto una breve analisi d<strong>ei</strong> gruppi esistenti a Favara,<br />

che ci ha arricchito delle esperienze altri e ci ha fatto sentire <strong>il</strong> bisogno<br />

<strong>di</strong> contatti più concreti con altri gruppi.<br />

Si è così concluso <strong>il</strong> nostro terzo anno <strong>di</strong> attività. All’inizio <strong>di</strong> quest’anno,<br />

<strong>il</strong> 4°, abbiamo cercato innanzitutto in che modo potevamo<br />

esplicare la nostra religiosità così maturata, nel quartiere.<br />

Abbiamo fatto 2 giornali, coi quali abbiamo esposto le nostre riflessioni<br />

su problemi e cose, per stab<strong>il</strong>ire un rapporto cristiano con la<br />

popolazione del nostro quartiere.<br />

Abbiamo organizzato, quin<strong>di</strong>, un’assemblea – <strong>di</strong>battito popolare <strong>il</strong><br />

29 <strong>di</strong>cembre, da dove è scaturita la proposta e la base per costituire un<br />

collettivo <strong>di</strong> quartiere.<br />

Con tali iniziative abbiamo cercato <strong>di</strong> esplicare e concretizzare allo<br />

stesso tempo la nostra religiosità, perché religiosità non vuol <strong>di</strong>re passività,<br />

ma attività.<br />

La nostra religiosità ha la base e <strong>il</strong> fine nel <strong>com</strong>andamento <strong>di</strong> Cristo:<br />

Ama <strong>il</strong> prossimo tuo <strong>com</strong>e te stesso.<br />

Abbiamo capito che perseguire questo <strong>com</strong>andamento significa lottare<br />

col prossimo per <strong>il</strong> prossimo, e se <strong>il</strong> prossimo non ha coscienza<br />

della propria <strong>di</strong>gnità, del suo essere uomo, d<strong>ei</strong> problemi che lo travagliano,<br />

<strong>il</strong> nostro <strong>com</strong>pito è quello <strong>di</strong> fargliene prendere coscienza.<br />

La nostra è una continua ricerca <strong>di</strong> Dio, che troviamo tra gli emigrati,<br />

tra gli agricoltori, tra i poveri, tra coloro che soffrono per la giustizia<br />

e la Pace nel mondo.<br />

Abbiamo capito, nella nostra <strong>com</strong>unità, <strong>il</strong> vero significato delle parole<br />

<strong>di</strong> Cristo: “l<strong>ad</strong>dove due sono uniti nel mio nome, io sarò con loro”.<br />

Abbiamo capito che <strong>il</strong> cristianesimo è liberazione, e che la troviamo<br />

non estraniandosi dalla realtà, ma vivendo nella <strong>com</strong>unità. Però abbiamo<br />

cercato <strong>di</strong> vedere nella Messa non un rito, ma una <strong>com</strong>unità unita<br />

in Cristo, abbiamo cercato <strong>di</strong> renderla più viva, facendo e non assistendo<br />

alla Messa. La nostra religiosità, però si è espressa soprattutto attraverso<br />

i dubbi, le <strong>di</strong>fficoltà incontrate nel nostro cammino che sono stati<br />

228


superati attraverso la coscienza della nostra limitata forza e dall’immagine<br />

<strong>di</strong> Cristo sulla Croce.<br />

Infatti, <strong>ad</strong> esempio, nel nostro messaggio <strong>di</strong> Natale alla <strong>com</strong>unità<br />

parrocchiale, annunciando, per l’ennesima volta, l’assemblea fatta <strong>il</strong> 19<br />

<strong>di</strong>cembre, tra l’altro abbiamo detto: “…Forse falliremo in questo nostro<br />

tentativo, però siamo coscienti <strong>di</strong> agire nello spirito <strong>di</strong> Cristo. La<br />

venuta <strong>di</strong> Cristo sulla terra <strong>com</strong>e uomo – Dio si è conclusa con un fallimento<br />

sulla Croce, e da 2000 anni è ancora lì, continuamente offeso.<br />

Ciò ci conforta, perché s falliremo nel nostro tentativo non vorrà<br />

<strong>di</strong>re che abbiamo sbagliato”.<br />

Per concludere sulla religiosità del nostro gruppo, possiamo <strong>di</strong>re<br />

che non è una religiosità elaborata teoricamente, ma praticamente.<br />

Per cui se è vero che oggi ci rifiuteremo <strong>il</strong> tesseramento <strong>di</strong> Azione<br />

Cattolica o qualcosa che in passato abbiamo fatto, non vuol <strong>di</strong>re che li<br />

rinneghiamo.<br />

La nostra religiosità consiste in una continua presa <strong>di</strong> coscienza.<br />

Per quanto riguarda la religiosità del nostro ambiente, non ci <strong>di</strong>lungheremo,<br />

perché <strong>di</strong>remmo delle cose sapute e risapute.<br />

Schematicamente possiamo <strong>di</strong>re che riguardo alla religiosità del<br />

nostro quartiere, possiamo <strong>di</strong>stinguere 4 categorie <strong>di</strong> persone:<br />

1) Una piccola parte (5%circa) che è sulla nostra stessa linea.<br />

2) Un’altra parte (15%) concepisce la religiosità nell’andare a<br />

Messa o farsi la <strong>com</strong>unione almeno una volta l’anno <strong>com</strong>e S. M<strong>ad</strong>re<br />

Chiesa prescrive, o battezzarsi, cresimarsi e sposarsi in Chiesa, ecc.<br />

3) Una buona parte (25%) è irreligiosa, o meglio, concependo la<br />

religiosità <strong>com</strong>e passività, <strong>com</strong>e tra<strong>di</strong>zionalmente, strumento <strong>di</strong> potere,<br />

pregiu<strong>di</strong>zialmente la rifiutano e trattano coloro che si <strong>di</strong>cono religiosi<br />

(<strong>com</strong>e è capitato spesso col nostro gruppo) con superiorità, o <strong>di</strong>sprezzandoli<br />

o trattandoli con pietà, puer<strong>il</strong>mente, <strong>com</strong>e si trattano gli scemi<br />

o i bambini. Sono più che altro anticlericali.<br />

Logicamente questa situazione religiosa del quartiere ha <strong>com</strong>e conseguenza<br />

<strong>il</strong> sottosv<strong>il</strong>uppo socio – culturale, <strong>il</strong> clientelismo, la corruzione,<br />

la mortificazione sia della carne che dello spirito.<br />

4) Il resto (55%) si mostra in<strong>di</strong>fferente.<br />

229


230


❖ Fonti:<br />

– Bollettino Ecclesiastico Diocesano<br />

– L’Amico del Popolo<br />

– Scelta<br />

– La Via<br />

– L’Osservatore Romano<br />

– Dai margini<br />

– Settimana del clero<br />

❖ Magistero:<br />

– I Documenti del Conc<strong>il</strong>io Vaticano II<br />

– PAPA GIOVANNI XXIII Mater et magistra.<br />

– ID., Pacem in terris<br />

– Paolo VI, Octgesima <strong>ad</strong>veniens.<br />

Bibliografia consultata<br />

❖ Testi <strong>di</strong> riferimento<br />

– Chiesa e società sic<strong>il</strong>iana negli anni settanta, a cura <strong>di</strong> ARNONE<br />

A., Ed. Thule, Palermo 1982.<br />

– Partecipazione politica, Dehoniane, Napoli 1984.<br />

– Messaggio cristiano ed economia, Dehoniane, Bologna 1974.<br />

– ACERBI A., Due ecclesiologie: ecclesiologia giuri<strong>di</strong>ca ed ecclesiologia<br />

<strong>di</strong> <strong>com</strong>unione nella “Lumen gentium”, Bologna 1975.<br />

– ANTÒN A., Ecclesiologia postconc<strong>il</strong>iare: speranze, risultati e prospettive,<br />

in R. LATOURELLE, Vaticano II. B<strong>il</strong>ancio e prospettive.<br />

25 anni <strong>dopo</strong> (1962-1987), Assisi 1987.<br />

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– BOUYER L., La spiritualità del Nuovo Testamento e d<strong>ei</strong> P<strong>ad</strong>ri, Bologna,<br />

1974.<br />

– BOFF L., Quando la teologia ascolta <strong>il</strong> povero, Assisi, 1984.<br />

– ID., E a Igreja se fez povo. Eclesiogenese: a igreja que nasce da<br />

231


232<br />

fè do povo, Petròpolis 1986.<br />

– ID., Martirio: tentativo de una reflexao sistematica, in Conc<strong>il</strong>ium<br />

183 (1983) 273-280.<br />

– ID., Vita oltre la morte, Assisi, 1974.<br />

– ID., Jesus Cristo Libert<strong>ad</strong>or, Petròpolis 1976.<br />

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– ID., Chiesa estroversa, Cinisello Balsamo 1987.<br />

– DIEZ J. – ALEGRIA, La lettura del magistero pontificio in materia<br />

sociale in Magistero e Morale, Dehoniane, Bologna 1971, 211-<br />

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– GUTIERREZ G., Teologia della liberazione, Brescia, 1981.<br />

– ID., La forza storica d<strong>ei</strong> poveri, Brescia 1981.<br />

– GÈREST G., Nostalgia dell’unità della Chiesa e politica <strong>di</strong> soffocamento<br />

d<strong>ei</strong> conflitti in Conc<strong>il</strong>ium, 11 (1975) 476.<br />

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– HÖFFNER J., La dottrina sociale cristiana, E<strong>di</strong>zione Paoline,


19874.<br />

– KASPER W., Introduzione alla fede, Brescia 1972.<br />

– LIBANIO J. B., La Teologia della liberazione nell’America latina,<br />

in Rassegna <strong>di</strong> Teologia, 5 (1998) 645-681.<br />

– LO IACONO G. Il marxismo ieri e oggi ,Napoli, 1978.<br />

– LORENZETTTI L., Etica sociale cristiana, in Corso <strong>di</strong> Morale (a<br />

cura <strong>di</strong> T. Goffi – G. Piana) IV, Queriniana, Brescia 1985, 9 – 82.<br />

– MEISTER A., Partecipazione sociale e cambiamento sociale, Ave,<br />

Roma 1971.<br />

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<strong>di</strong> F. COMPAGNONI, G. PIANA, S. PRIVITERA, Cinisello Balsamo,<br />

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– MENCACCI P., Gli errori moderni confutati nel S<strong>il</strong>labo, Roma,<br />

1985.<br />

– METZ J.B., Sulla teologia del Mondo, Brescia, 1974.<br />

– MARX-ENGELS, Manifesto del partito <strong>com</strong>unista, in Opere <strong>com</strong>plete<br />

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– MARITAIN J., Cristianesimo e democrazia. I <strong>di</strong>ritti dell’uomo e la<br />

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– MASLOW A.H., Verso una psicologia dell’essere, Roma 1971.<br />

– MELCHIORRE V., La coscienza utopica, Vita e Pensiero, M<strong>il</strong>ano<br />

1971.<br />

– PAVAN P., La dottrina sociale cristiana, Roma 1965.<br />

– PELLEGRINO, Camminare insieme, Torino 1971.<br />

– PETRALIA G., I gran<strong>di</strong> temi del Conc<strong>il</strong>io, Agrigento.<br />

– PIRONIO E., Teologia de la liberacion in Teologia, 8 (1970) 10.<br />

– SCANNONE J. C., La teologia della liberazione in Teologia dommatica,<br />

(a cura <strong>di</strong> Karl H NEUFELD,) Brescia 1983.<br />

❖ Abbreviazioni e sigle<br />

– B.E.A. = Bollettino Ecclesiastico Agrigentino<br />

– A.d.P. = L’Amico del Popolo<br />

– L.c. = Lo stesso corpo<br />

233


234


In<strong>di</strong>ce<br />

Prefazione <strong>di</strong> Francesco Michele Stab<strong>il</strong>e . . . . . pag. 3<br />

Introduzione . . . . . . . . . . . . . » 11<br />

Un breve sguardo storico alla situazione italiana . . . » 15<br />

Il ‘vento’ del Conc<strong>il</strong>io <strong>ad</strong> Agrigento . . . . . . » 19<br />

Una Chiesa più esigente verso la politica . . . . . » 47<br />

Fermenti ecclesiali . . . . . . . . . . . » 61<br />

I primi contrasti in ambito ecclesiale e <strong>il</strong> referendum sul<br />

<strong>di</strong>vorzio . . . . . . . . . . . . . . » 77<br />

Il confronto politico nel biennio 1975-76 tra le pagine<br />

de L’Amico del Popolo . . . . . . . . . . » 103<br />

La <strong>com</strong>unione ecclesiale messa alla prova . . . . » 115<br />

A) Le elezioni amministrative del 1975 . . . . . » 129<br />

B) Gli avvenimenti ecclesiali del 1975 a giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Scelta » 133<br />

La rottura tra <strong>il</strong> vescovo e i cattolici del <strong>di</strong>ssenso . . . » 139<br />

A) Scelta e le elezioni politiche del 1975 . . . . . » 147<br />

B) La rottura tra i preti del <strong>di</strong>ssenso e Petralia . . . » 151<br />

La fase <strong>di</strong>scendente del <strong>di</strong>ssenso . . . . . . . » 169<br />

Petralia e i Cristiani per <strong>il</strong> socialismo . . . . . . » 175<br />

Conclusione . . . . . . . . . . . . . » 191<br />

Documenti . . . . . . . . . . . . . » 197<br />

Bibliografia consultata . . . . . . . . . . » 231<br />

235


Foto<strong>com</strong>posizione e stampa<br />

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