Itinerario Educativo - dove abiti
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V MODULO<br />
CONSIGLI PER LA VITA:<br />
LA VIGNA, INDICAZIONI PER PORTARE FRUTTI.<br />
Orizzonte: il giovane comprende che il senso della vita è dare vita/spazio/forma a un<br />
progetto, un obiettivo, una causa; è diventare quello che si è, portare a pienezza il<br />
proprio essere nella logica del Vangelo e nella disponibilità all’altro da sé. Per questo, nel<br />
cammino, il giovane si incontra con il dinamismo della fedeltà e con il dinamismo<br />
dell’obbedienza. La fedeltà come radicamento alla terra, alla storia, a Dio, nel<br />
riconoscimento di legami vitali che non imbrigliano ma liberano l’identità personale verso<br />
il fine dell’esistenza. L’obbedienza come un essere in stato di conversione che si ritrova e<br />
cresce nel Sì pronunciato e vissuto di fronte al tu/Tu e che caratterizza lo stile della<br />
sequela lungo la strada del Vangelo, nella povertà e nella castità dell’amore-dono.<br />
LA PAROLA<br />
Dal Vangelo secondo Giovanni (15, 1-11)<br />
Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto,<br />
lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri,<br />
a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non<br />
può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non<br />
rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto<br />
frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via<br />
come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete<br />
in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In<br />
questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.<br />
Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se<br />
osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i<br />
comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la<br />
mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.<br />
RILEGGIAMO…<br />
La "Vite e i tralci", più che una parabola o un'allegoria, anche se non ne mancano degli<br />
aspetti, potrebbe definirsi, con un termine ebraico, come un "mashal", cioè una sorta di<br />
riflessione sapienziale che parte dall'esperienza di vita. Questo fa parte dei grandi<br />
discorsi di addio che Gesù lascia ai suoi discepoli quale suo testamento spirituale. Esso è<br />
finalizzato ad illustrare ai credenti chi è Gesù, il tipo di rapporto che intercorre tra Gesù<br />
e i suoi discepoli e le conseguenze di tale rapporto. E', quindi, un qualcosa che ci<br />
riguarda da molto vicino.<br />
Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo: questa semplice espressione è<br />
densissima di significato. Nel nostro racconto, Gesù opera una nuova e definitiva<br />
sostituzione: la vigna non è più né Israele, né il Regno affidato ai credenti, come<br />
considerato in precedenza ma Lui stesso si definisce la "vera vite".<br />
Ogni tralcio che in me non porta frutto: stabilito che Gesù è l'unica e definitiva vite in<br />
cui pulsa la vita divina, si pone subito la questione del rapporto con i tralci. Chi sono<br />
questi tralci?Si tratta dei credenti e degli intimi di Gesù. Il credente, proprio per la sua<br />
scelta esistenziale di fondo, si colloca all'interno della vita stessa di Dio e ne fa parte.<br />
Questo significa che egli è parte della vite, ne è la logica conseguenza, poiché non esiste<br />
vite senza tralci. Ogni battezzato infatti è inserito in Cristo e ne condivide la vita e il<br />
destino (Rm 6,4-5), ne è rivestito come di un abito nuovo, è cristificato al punto tale che<br />
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