PREVIDENZA AGRICOLA - Fondazione ENPAIA
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MEDICINA<br />
Fabio Forleo<br />
Sanità oggi: quale è il vero paziente?<br />
Sempre più spesso mi chiedo ma chi è, realmente, il più paziente: il Medico o colui<br />
che per defi nizione (storica) soffre …il Paziente, appunto?<br />
Dopo tanti anni e tante situazioni confrontate e discusse con altri colleghi la risposta<br />
è, per me, scontata.<br />
Affermare che il medico soffre più del proprio paziente è provocatorio e “politicamente<br />
scorretto” ma non così lontano dalla realtà.<br />
Gli aspetti del problema sono tanti e seri: il confronto quotidiano con la malattia, il coinvolgimento<br />
emotivo con chi da tanti anni si affi da a te, la frustrazione e l’impotenza di<br />
fronte agli inevitabili fallimenti, il limite stesso della Medicina che “cura ma non sempre<br />
può guarire”.<br />
Altri aspetti, meno nobili certamente, sono propri del lavoro del “medico di base”: burocrazia<br />
sempre più aggressiva, normative poco chiare e interpretabili, vincoli di tipo economico<br />
(risparmio nella Sanità) politici locali che si lanciano in annunci demagogici realizzabili<br />
sul lavoro e sulla pelle degli atri. Si potrebbe continuare a lungo.<br />
Chi scrive fa questo lavoro da oltre trenta anni e quello che più spaventa è che, col passare<br />
del tempo, nonostante la maggiore esperienza e la migliore organizzazione …le cose peggiorano<br />
in modo inesorabile.<br />
Qualsiasi paziente abbia frequentato un medico con una certa assiduità avrà percepito,<br />
dopo un po’ un atteggiamento meno attento, una sorta di disinteresse al proprio problema<br />
fi no a vere manifestazioni (più o meno mal celate) di insofferenza e fastidio. Gli psicologi<br />
chiamano tutto questo “Burn out syndrome” del medico generale. La causa principale è<br />
la frequentazione costante da parte delle medesime persone che, forse inconsciamente,<br />
sembrano “cercare” una patologia pur di accedere allo studio del proprio medico. Garantisco,<br />
potrei citare innumerevoli episodi che avvalorerebbero questa tesi, certamente un<br />
po’ bizzarra.<br />
Un medico stressato e demotivato può non avere la giusta concentrazione, essere distratto,<br />
meno attento alle esigenze del paziente, più superfi ciale nei processi diagnostici e terapeutici;<br />
può non avere la lucidità, la pazienza e disponibilità all’ascolto necessarie, con<br />
inevitabile ripercussione negativa su tutto il percorso diagnostico e terapeutico.<br />
Sappiamo che esiste una regola aurea che vige nel mondo del commercio: “l’aumento<br />
dell’offerta crea la domanda” e non viceversa come sembrerebbe logico. Allora, trasportando<br />
il concetto alla Sanità pubblica (della quale sono strenuo sostenitore) mi chiedo<br />
se, invece che allargare l’offerta come ogni amministratore pubblico pretenderebbe per<br />
propri interessi di immagine, non sia più produttivo ed effi cace “calmierare” l’accesso ai<br />
servizi per poter migliorare il servizio stesso e rendere gli operatori sanitari più motivati<br />
e disponibili, anche a gestire lo “zoccolo duro” di accaparratori di farmaci ad ogni costo …<br />
purché gratuiti!<br />
Per fare tutto questo, comunque, serve la collaborazione del Paziente stesso ed una nuova<br />
educazione sanitaria che, pur in una sempre crescente e giusta richiesta di Salute, faccia<br />
capire che il tempo passa e che ogni età ha i suoi piccoli e (purtroppo) grandi problemi<br />
e che il ricorso al proprio medico di fi ducia non può diventare un passatempo. Avere<br />
qualche dolore articolare e qualche “acciacco” alla soglia dei novant’anni non credo che<br />
richieda l’intervento di grandi luminari e raffi nati accertamenti.<br />
Non vorrei proprio che, un domani, ci possa sorgere il dubbio se passare la domenica nel<br />
centro commerciale o in una Asl a farci misurare la pressione. <br />
“Da un uomo grande c’è qualcosa da imparare anche quando tace”<br />
(Seneca)<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> settembre-ottobre 2009