2009 - Gustolocale
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Aperto dal lunedì al sabato<br />
dalle 07:00 alle 02:00
Così diverse, così uguali<br />
Burlina: la carne della memoria<br />
pag. 10<br />
Abc di Amedeo Sandri<br />
pag. 18<br />
Vicenza si aggiudica il primo festival<br />
dell’enoturismo pag. 22<br />
Un uomo buono, pulito e giusto<br />
pag. 34<br />
Sommario <strong>2009</strong><br />
Così diverse così uguali<br />
A morte la minestra<br />
La mosa<br />
ottobre<br />
Accordo tra “La Vigna” e l’Università di Scienze Gastronomiche<br />
Burlina: la carne della memoria<br />
Il grande Vecio dell’agricoltura vicentina<br />
Tre bicchieri di storia e cultura<br />
La Val d’Orcia tra Montalcino e Montepulciano<br />
Abc di Amedeo Sandri<br />
Programma autunno de L’officina di gustolocale<br />
Vicenza si aggiudica il primo Festival dell’Enoturismo<br />
<strong>Gustolocale</strong> o gusto internazionale?<br />
Un’isola tutta da gustare<br />
Sparkling Menù al fotofinish<br />
Grappe e tecniche di distillazione<br />
Non toccarmi il culatello<br />
Un uomo buono, pulito e giusto<br />
Cocktail del mese<br />
Grazie Luciano<br />
Annunci<br />
Appuntamenti<br />
2<br />
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2<br />
Così diverse,<br />
così uguali<br />
Dalla minestra della mamma alla vellutata<br />
del grande cuoco. Un piatto della tradizione<br />
contadina che non può mancare sulle nostre<br />
tavole. Specialmente d’inverno<br />
L’identità di un popolo si esprime anche con la sua cucina tipica: da qui nasce<br />
la tradizione in tavola.<br />
E mentre il mondo cambia e nuovi sapori arrivano alle nostre bocche, il profumo<br />
delle cucine di un tempo, anche in povertà, restituisce l’orgoglio del proprio<br />
passato e ci permette il confronto. Così accettiamo gli spaghetti all’astice,<br />
la ormai superata nouvelle cuisine che ha cercato di offuscare i sapienti<br />
piatti di un tempo, ma la minestra, piatto base dell’alimentazione contadina,<br />
con tutte le sue favolose varianti, rimane come “madre” di tutte le tavole.<br />
Pasta, fagioli, verdure, patate (che buone quelle che Virgilio Scapin chiamava<br />
le “patate abbronzate”, quelle che si cuocevano con i fagioli prendendo quel<br />
colore e che si schiacciavano per rendere la minestra più densa!) ora sono alleggeriti<br />
nei condimenti (ma quanto era buona la cotica di maiale ancora calda<br />
che la mamma divideva fra i commensali…) ma profumano ancora le mense<br />
di una cucina che usava verdure secondo stagione con erbe aromatiche. Una<br />
cucina che non è stata inventata da cuochi delle multinazionali ma è una tradizione<br />
contadina, frutto della sapienza delle spose e delle mamme. La minestra<br />
è da defi nire orgoglio della tavola, fumante, segno di un modesto benessere,<br />
emblema e decoro della famiglia. Lo stesso piatto che si offriva a testimonian-<br />
za di amicizia e solidarietà,<br />
quando<br />
ancora si diceva<br />
ad una persona:<br />
“Per te un piatto di<br />
minestra a casa mia ci sarà sempre”. Era anche piatto base dell’alimentazione<br />
delle nostre genti: le condizioni climatiche rendevano assolutamente indispensabile<br />
la preparazione di un piatto caldo per quasi tutta la parte dell’anno. Ed<br />
era, la minestra, quasi sempre un piatto unico che veniva prodotta e servita in<br />
quantità maggiori di adesso, anche due piatti, dovendo sfamare da sola.<br />
E si deve, guardando addietro, rilevare un’altra cosa: poiché alcune materie<br />
erano acquistate e non prodotte in casa (pensate al riso), erano utilizzate con<br />
parsimonia cosicché i risotti erano, se non rari, certo meno frequenti delle<br />
minestre di riso con verdure.<br />
E la minestra era così importante che, nel dialetto veneto, il mestolo è chiamato<br />
minestro!<br />
Ma proviamo a vedere cosa vuol dire minestra. Non è facile defi nirla perché se<br />
è vero che si identifi ca in un piatto di verdure, cereali, pasta, legumi o riso in
“soluzione” liquida, sono considerate minestre anche quelle che in gastronomia sono definite “maritate”,<br />
quelle senza pasta o riso e “asciutte”, quelle che comprendono risotti o spaghetti, oppure<br />
anche quelle dove le verdure sono semplici profumi e non componenti, come la minestra di trippe.<br />
Di più: esiste anche il minestrone che è una preparazione più ricca con un maggior numero di ingredienti<br />
vegetali addensanti quali, ad esempio, legumi freschi e secchi, patata e zucca. Il minestrone,<br />
a differenza delle altre preparazioni similari, può essere gustato sia caldo che tiepido, ma anche<br />
freddo. Alcune preparazioni risultano migliori se riscaldate il giorno seguente (pensate alla toscana<br />
ribollita). Ci sono poi le zuppe: qui non si usa il riso o la pasta ma, obbligatorio perché sia chiamata<br />
zuppa, è una fetta di pane che si inzuppa. La parola zuppa trae la sua origine dal termine<br />
gotico suppa che, in ogni lingua europea, ha la stessa radice: soupe in Francia, suppe in Germania,<br />
soup in Inghilterra.<br />
Vi è poi la vellutata e la crema (che si usa chiamare così solo per l’alta gastronomia) che sono una<br />
preparazione a base di verdure, carne o pesce preparate con un roux (cioè con un insieme di farina<br />
e burro), con besciamella, arricchite a piacere con panna o latte.<br />
C’è, insomma, un mondo di minestre di tutti i tipi e in tutto il mondo, dal gazpacho spagnolo ai canederli<br />
austriaci fino al bortsch russo o allo squisito claim chowder americano.<br />
Ma, per restare in casa nostra e parlare delle nostre minestre, quasi sempre le ricette sono il risultato<br />
di una personalissima interpretazione ed è raro trovare eguaglianza fra di loro perché cambiano le<br />
componenti fondamentali dei piatti: le quantità, i tempi di cottura, la qualità delle materie da utilizzare,<br />
la “sorveglianza” al piatto, l’esperienza e, non ultima, la fame di chi mangia! Ed è il bello della<br />
cucina casalinga, quella che Enzo Biagi chiamava la cucina dell’amore. Quella della mamma che<br />
con pazienza e passione stava davanti al fornello che, pian piano, diffondeva per la casa un profumo<br />
antico che nessun cuoco di questa attuale “tecnocucina” saprà mai eguagliare!<br />
Alfredo Pelle
4<br />
A morte la minestra<br />
È forse il piatto meno amato da tutti i bambini, spesso costretti a mangiarla controvoglia.<br />
Odiata da Leopardi, Palazzeschi e Mafalda, è stata a lungo simbolo di ricchezza e benessere<br />
Alzi la mano chi, bambino, non ha, almeno una volta, storto il naso di fronte<br />
ad un piatto di zuppa fumante! Senza arrivare agli eccessi di Mafalda, la bambina<br />
pestifera creata dalla matita di Quino che correva a lavarsi i denti se solo<br />
metteva in bocca un cucchiaio di minestra, ognuno di noi, fin da bambino, ha<br />
preferito un bel piatto di pastasciutta, al posto della solita zuppa!<br />
Lo stesso Aldo Palazzeschi, padre della neoavanguardia, scriveva: “Avevo due<br />
anni. Due anni e un amore già: la finestra, tutte le finestre. Due anni e già un<br />
odio: la minestra, tutte le minestre; ma sopra tutte una che mi veniva imposta<br />
alle quattro con una puntualità sconcertante. Non era possibile uscire prima di<br />
averla mangiata, e, se fuori, bisognava ritornare di capo al mondo, lasciare tutto,<br />
correre a casa per mangiarla. “Deve mangiare la minestrina. Quando avrà<br />
mangiato la minestrina”. Frasi di questo genere venivano sovente coronate<br />
da un “tutta” che finiva di esasperare la mia ribellione. Bisognava mangiarla<br />
“tutta”, gnorsì, solo dopo averla mangiata “tutta” si poteva scendere a patti col<br />
rimanente del vivere, ottenere qualche cosa, prima no”.<br />
Tutta la letteratura è intrisa di minestre e zuppe: dalla zuppa di latte ambita<br />
da Nennillo in “Natale in Casa Cuppiello” del grande Edoardo, a Giacomo<br />
Leopardi che disprezzava a tal punto le zuppe da dedicar loro l’ode “A morte<br />
la minestra”, in cui arrivava a scrivere: “Ora tu sei, Minestra, dei versi miei l’oggetto,<br />
e dirti abominevole mi porta gran diletto“.<br />
E come dimenticare, che il biblico Esaù si era venduto la primogenitura<br />
per una zuppa di lenticchie? Fin da allora la minestra era una sventura,<br />
avrebbe detto Mafalda!<br />
Il cinema, per non essere da meno, ha dedicato a zuppe e minestre metri<br />
di pellicola. Chi non ricorda la zuppa di porri turchina preparata da Bridget<br />
Jones per Mark? O la zuppa di farro che il gladiatore Ridley Scott mangiava<br />
prima di entrare nel Colosseo?<br />
Anche i detti popolari sono pieni di minestre e zuppe, spesso associate a<br />
una visione negativa delle stesse: da “o mangi la minestra, o salti la finestra”<br />
a “se non è zuppa è pan bagnato”, da “chi esce fuor del suo mestiere,<br />
fa la zuppa nel paniere” a “è una minestra riscaldata”, per finire con “è<br />
sempre la solita minestra”.<br />
Ma la minestra non sempre ha avuto questa accezione negativa. Nell’infanzia<br />
dei nostri vecchi era simbolo di ricchezza e lusso: permetteva, una volta tanto,<br />
di abbandonare poenta e renga o poenta e latte o poenta e… poenta, per un<br />
piatto più ricco e “da signori”. Indimenticabile il racconto di Vito, contadino veneto,<br />
raccolto dal Nuovo Canzoniere Bresciano nelle “Memorie Resistenti”:<br />
“Nel ‘34 ho comincià a avere più lavoro. E allora cominciavo a mangiare per<br />
tutta la settimana minestra. Fagioli, fagioli, fagioli con un po’ d’olio, quattro<br />
gocce d’olio, perché così faceva mia mamma: quando andava a fare la spesa
più di un quinto d’olio non lo prendeva. Poi lo razionava per tre volte per condire tre minestre.<br />
Eravamo nove persone: sette fratelli e papà e mamma. Avevamo una pentola che teneva 11 litri d’acqua per fare la<br />
minestra. Metteva sei, sette litri d’acqua, poi ci metteva dentro quattro etti di fagioli perché erano razionati. Tutto era<br />
razionato. Poi un sei etti di riso o pasta: una pasta di terza che ghe diremo “pasta de carton”: come si buttava dentro la<br />
pentola, restava come era: non cresceva.<br />
Poi si metteva dentro la polenta dentro quest’acqua, per fare il brodo più spesso...”<br />
Insomma, minestre e zuppe hanno riempito non solo i ricettari di cucina ma anche la letteratura e la storia. Ma, soprattutto,<br />
nonostante tutti gli sforzi che noi adulti facciamo, minestre e zuppe rimarranno sempre il terrore dei bambini,<br />
che continueranno ad ignorarne gli aspetti positivi, privilegiando piatti forse meno raccomandabili dal punto di vista<br />
salutistico, ma sicuramente più allettanti!<br />
Mauro Pasquali
La mosa<br />
Quando durante l’inverno il latte prodotto era troppo<br />
poco per fare il formaggio, lo si usava in questa<br />
zuppa con la zucca, che tutto l’inverno era messa in<br />
granaro (granaio) a mantenersi e maturarsi.<br />
Quello che si otteneva era un piatto completo e<br />
molto nutriente che ben si accompagnava con una<br />
spolverata di zucchero o del formaggio (grattato o a<br />
pezzetti) o dei crostini. Sempre comunque affi ancato<br />
da una brocca di latte freddo che poteva essere<br />
aggiunto per raffreddarla ed arricchirla.<br />
Ingredienti<br />
• 800 gr di zucca dolce pulita<br />
• 1 litro di latte<br />
• 60 gr di burro<br />
Preparazione<br />
Mondate la zucca e ripulitela dai semi (che potete<br />
sempre mettere da parte e tostare in forno...), tagliatela<br />
quindi a pezzettoni e mettetela a cuocere<br />
in abbondante acqua salata per 20 minuti o fi no a<br />
quando non sia tenera.<br />
Nel frattempo scaldate (fi no al bollore) il latte e fondete,<br />
in una capace casseruola, il burro.<br />
Appena pronta, scolate la zucca, passatela allo<br />
schiaccia patate direttamente nella casseruola con<br />
il burro. Fate passare per qualche minuto la zucca<br />
nel burro, mescolando continuamente. A questo<br />
punto aggiungete a fi lo il latte, e quando lo avete<br />
aggiunto tutto riportate al bollore. Assaggiate e salate<br />
q.b.<br />
Versate nei piatti ed aspettate, prima di servirla, che<br />
faccia la pelesina (la pellicina). Accompagnatela in<br />
tavola con zucchero, latte freddo, formaggio grattuggiato<br />
e/o a pezzettini, crostini.<br />
Varianti<br />
Conviene farne sempre in abbondanza (la dose che<br />
dato può bastare per 6 persone) perchè il giorno<br />
dopo può essere servita in altro modo:<br />
• potete aggiungere, dopo il latte, farina gialla in<br />
quantità a piacere in modo da ottenere una crema<br />
più densa o addirittura una polentina<br />
• se la crema è abbastanza liquida (o al limite aggiungendo<br />
altro latte), potete cuocervi il riso e farla<br />
diventare una minestra.<br />
• La si può arrichire con funghi trifolati o altra variante<br />
molto ricca e gustosa con i “sossoli”<br />
I sossoli o ciccioli sono frammenti cotti di tessuto<br />
carnoso che sostengono la parte grassa del maiale.<br />
Sono dei piccoli cubetti di colore rosato che con la<br />
cottura diventano scuri e croccanti, molto saporiti<br />
e calorici. Il grasso sottocutaneo del maiale viene<br />
scotennato e tagliato a cubetti che vengono messi<br />
a cuocere, con sale e foglie d’alloro, in un calderone<br />
a fuoco basso. Cuocendo iniziano a rilasciare<br />
il proprio grasso (che diventa strutto) e l’acqua di<br />
costituzione. Liberando il grasso diminuiscono di<br />
volume e, ad un certo punto, iniziano a galleggiare.<br />
Vengono tolti dal calderone con la “schiumarola” e<br />
riposti in un recipiente di coccio. La conservazione,<br />
che non può durare a lungo, avviene in un ambiente<br />
fresco e buio, o in frigorifero.
RISERVATO AI PROFESSIONISTI<br />
SEMPRE VICINO A VOI<br />
> Nuove aperture? > Cambio gestione?<br />
> Modifiche anagrafica?<br />
ABBONATI O RICHIEDI L’AGGIORNAMENTO<br />
DELL’ANAGRAFICA PER RICEVERE<br />
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ACCORDO DI COLLABORAZIONE TRA<br />
BIBLIOTECA “LA VIGNA” E UNIVERSITÀ<br />
DEGLI STUDI DI SCIENZE GASTRONOMICHE<br />
Attingendo dal passato nasce a Vicenza una importante<br />
collaborazione per il futuro dell’enogastronomia<br />
L’accordo - avviato con la collaborazione di Slow Food<br />
Veneto - si basa sull’affinità dei piani di studio di due<br />
istituzioni che perseguono analoghe finalità culturali<br />
nel settore della gastronomia e dei prodotti della terra<br />
in generale. La Biblioteca “La Vigna” possiede un patrimonio<br />
di circa 50mila volumi in varie lingue, molti di<br />
inestimabile valore antiquario, alcuni anche digitalizzati<br />
per la lettura on-line. Ora queste opere sono a disposizione<br />
dei docenti e degli studenti dell’Università di<br />
Scienze Gastronomiche, frequentata da oltre 250 giovani<br />
di tutto il mondo nelle due sedi di Pollenzo (Cuneo)<br />
e Colorno (Parma). L’intesa prevede anche una<br />
comune attività di ricerca con scambio di pubblicazioni,<br />
l’incremento della digitalizzazione e della consultazione<br />
a distanza dei volumi non che l’utilizzo della sede<br />
della Biblioteca (Palazzo<br />
Brusarosco-Gallo-Zaccaria)<br />
per ospitare a Vicenza<br />
studenti ed esperti<br />
e per organizzare convegni<br />
su temi specifici.<br />
La Biblioteca La Vigna,<br />
inizialmente promossa<br />
da Demetrio Zaccaria, si<br />
propone da circa 50 anni<br />
come Centro di Cultura<br />
e Civiltà Contadina ed è<br />
attualmente gestita da<br />
Comune, Provincia, Camera<br />
di Commercio, Ac-<br />
cademia Olimpica di Vicenza e dalla Regione del Veneto:<br />
nella sua sede sono ospitate pure la Condotta di<br />
Slow Food Vicentino, l’Accademia Italiana della Vite e<br />
del Vino e la Delegazione vicentina della Cucina Italiana.<br />
L’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche,<br />
privata e legalmente riconosciuta, è nata nel 2004 su<br />
iniziativa di Slow Food e propone un corso di laurea<br />
triennale e una laurea magistrale nella sede di Pollenzo<br />
in Piemonte e dei Master annuali post lauream in<br />
quella di Colorno in Emilia-Romagna. Attualmente è<br />
frequentata da studenti provenienti oltre che dall’Italia<br />
da più di 20 nazioni europee ed extra-europee: dall’Australia<br />
al Canada, dalla Germania al Kenya, dalla Svizzera<br />
all’Ecuador, dal Giappone a Israele, dal Brasile a<br />
Trinidad e Tobago.
Cottura<br />
Freddo<br />
Lavaggio<br />
Pizzeria<br />
Preparazione<br />
Aspirazione<br />
Bar<br />
Lavanderia<br />
Accessori
10<br />
Burlina:<br />
la carne<br />
della memoria<br />
Il recupero della tradizione del territorio passa<br />
anche attraverso questo simpatico animale. Il<br />
ruolo delle macellerie<br />
“Chef è una parola grossa e troppo abusata. Preferisco<br />
defi nirmi un ragazzo di 60 anni di buon senso”. Amedeo<br />
Sandri è così: diretto, essenziale, vero. Come la sua cucina,<br />
per la quale non servono troppe descrizioni o ricette<br />
arzigogolate. “Perché - sottolinea l’Assessore Provinciale<br />
all’Agricoltura, onorevole Luigino Vascon - è quella delle<br />
tavole di una volta, delle nostre tradizioni. Io lo defi nisco<br />
maestro de cusina, alla vicentina”. Sede del gusto, con lui<br />
la bocca diventa verità senza intermediazioni. Così, se davvero<br />
volete fargli un complimento, evitate troppi aggettivi e<br />
le solite frasi fatte - gli fareste quasi un torto - ma affi date<br />
la vostra soddisfazione ai sensi e alla gestualità del fi sico,<br />
inebriato dalle papille gustative. Perché ogni suo piatto sa<br />
parlare a tutto il corpo e va a ripescare nei cassetti delle<br />
memorie individuali quei sapori che sembravano perduti,<br />
Ass. Provinciale all’agricoltura<br />
On. Luigino Vascon<br />
Sergio e Silvio Dall Armellina con il dipendente Stefano<br />
consegnati all’infanzia delle nostre vite.<br />
Prendete ad esempio la burlina. “La carne di questo animale la<br />
uso fi n da piccolo, da quando le vacche burlavano in stalla. Mezzo<br />
secolo fa era quasi esclusivamente così nei nostri piatti, poi<br />
sono scomparse, a favore di mucche più prosperose. Più che<br />
un’ottima carne - di carne ottime ce ne sono tante - la considero<br />
un recupero di una tradizione del territorio, come la marchigiana<br />
per le Marche o la chianina per la Val di Chiana”. Un legame con<br />
la terra vicentina che diventa ancor più intenso tra i fornelli e poi a<br />
tavola. Per capirlo meglio eccovi servita allora la ricetta nostrana<br />
del bollito, un tempo il piatto dei poveri, oggi prelibatezza e prerogativa<br />
solo di alcuni menù e di ristoranti selezionati. Una ricetta<br />
che casca proprio a fagiolo, con l’autunno che già bussa alle<br />
nostre porte e ai nostri guardaroba. “Per quanto mi riguarda nel<br />
bollito di burlina metto sempre nell’acqua un po’ di vino Durello,
che mi dà quel minimo di<br />
acidità che esalta la carne<br />
di questa mucca. A proposito<br />
di carne, sponsorizzo<br />
sempre gli anteriori: il collo,<br />
la spalla, il costato della<br />
croce. Sono un estimatore<br />
del collo e quindi delle<br />
guance. Troppo facile usare<br />
il posteriore, ma il gusto<br />
è un’altra cosa”. Completa<br />
il tutto la cipolla, due chiodi<br />
di garofano in essa infi -<br />
lati, l’alloro, il sedano e la<br />
carota. Servito con il suo<br />
brodo, sale grosso, cren<br />
e salsa verde a parte, sarà<br />
un banchetto, statene certi,<br />
facile ed indimenticabile.<br />
“Mangiare carne burlina<br />
signifi ca consumare le nostre cose cose e ritrovare il nostro nostro Dna. Anche per questo<br />
privilegio i frutti perduti, i cereali, le verdure delle nostre contrade, come il<br />
broccolo fi olaro o il mais Marano tanto per citarne alcuni”.<br />
Dunque, massaie del Vicentino, ma anche donne in carriera stufe dei soliti<br />
precotti, unitevi e marciate compatte verso le nostre macellerie. Soprattutto<br />
verso quelle che sanno ancora proporre un prodotto allevato e macellato<br />
in loco. Scoprirete per di più che quell’omone con la giacca ed il cappello<br />
bianchi, armato di coltellaccio ma incredibilmente delicato e preciso nel<br />
prepararvi la fettina, può diventare anche un formidabile alleato contro lo<br />
scetticismo, a volte rassegnato, dei mariti. Silvio Dall’Armellina, del Centro<br />
Carni Sossanese, a Sossano, né è straconvinto. “Oggi si arriva davanti ad<br />
un banco carne e ci si trova di fronte alla vaschetta e al paio di opzioni che<br />
essa ci dà senza altre spiegazioni. E quelle che io chiamo le ricette della<br />
nonna vanno a perdersi progressivamente ma inesorabilmente. Ecco perché<br />
credo che il macellaio debba essere anche cuoco, deve saper dire alla<br />
cliente cosa e come cucinare, proporre piatti e sistemi di cottura. Questo<br />
non solo rinnova la nostra tradizione ma diventa una formidabile occasione<br />
di conoscenza delle terre vicentine e delle sue realtà produttive”.<br />
Nel punto vendita in centro al paese, le vetrine valgono più di una enciclopedia.<br />
E mentre mamma Lorenza Sbicego e Stefano, l’esperto dipendente,<br />
si muovono frenetici fra un cliente e l’altro, Silvio racconta. “La macelleria<br />
è stata fondata da mio padre Sergio nel 1956, ma noi siamo allevatori da<br />
sempre. E continuiamo ad esserlo”. La classica fi liera a chilometri zero, ma<br />
i vantaggi non sono solo per i consumatori. “Non è solo una questione di<br />
costi, mancando i passaggi di intermediazione. Nei banconi ci sono ottime<br />
carni, ma i vantaggi di questo tipo di fi liera esaltano la rintracciabilità del<br />
prodotto che tra l’altro consente la sopravvivenza dei piccoli allevamenti<br />
ancora presenti nel territorio e che operano con grande attenzione verso gli<br />
animali ed il recupero della tradizione. Nonché, nel caso ad esempio della<br />
burlina, di contribuire alla vita e allo sviluppo delle economie pedemontane<br />
e montane, dove questo animale si adatta meglio di ogni altro, grazie alla<br />
sua capacità di saper sfruttare pascoli proibitivi per altri bovini, le cui erbe<br />
danno al latte e ai prodotti da esso derivati gusti e profumi diffi cilmente riscontrabili”.<br />
Mangia Genuino, mangia Vicentino, insomma. E se è vero che<br />
nel suo allevamento Silvio seleziona razze e crea riproduttori, è altresì evidente<br />
che l’allevamento a ciclo chiuso, con i vitelli svezzati dalla mamma<br />
fi no a 7/8 mesi e poi passati all’ingrasso o alla riproduzione, costituisce una<br />
vera e propria fi losofi a alimentare. “Per questo ritengo importante l’azione di<br />
rilancio del comparto zootecnico e agricolo nostrano messo in atto dall’assessore<br />
Vascon. È la tradizione, il suo recupero, la sua valorizzazione, la<br />
vera garanzia contro mezzo secolo di interventi industriali anche nel nostro<br />
settore. Più un’azienda è al passo con la natura, rispettando l’ubicazione, la<br />
stabulazione, l’alimentazione, la<br />
distribuzione degli spazi, in una<br />
parola il benessere degli animali,<br />
meglio mangeremo e meglio<br />
vivremo. Recuperando la nostra<br />
storia culinaria e la voglia di riproporla”.<br />
Contro la tirannia del piatto<br />
veloce e i facili alibi, ma anche<br />
contro i rischi e l’omogeneizzazione<br />
dell’allevamento intensivo,<br />
la parola d’ordine è dunque genuinità.<br />
Perché un hamburger ha<br />
lo stesso sapore in ogni fast food<br />
del mondo, mentre un buon bollito<br />
è arte allo stato puro che si<br />
crea laddove si ha la ventura di<br />
mangiarlo. Alle nostre donne, e<br />
non solo a loro, il compito di ricominciare<br />
la sfi da nel segno della<br />
migliore tradizione locale.<br />
Amedeo Sandri<br />
11
12<br />
Il grande Vecio<br />
dell’agricoltura vicentina<br />
Una vita tra la terra e gli agricoltori quella<br />
di Ernesto Bressan. Ispettore, istruttore,<br />
divulgatore e collezionista<br />
Questa avrebbe dovuto essere un’intervista ad un grande personaggio che<br />
ha segnato la storia dell’agricoltura vicentina del secondo dopoguerra: si<br />
è trasformata in una lunga chiacchierata dove il susseguirsi dei ricordi del<br />
protagonista ha fatto da fi lo conduttore, trasformando l’intervistatore in un<br />
testimone di sessant’anni e più di vita vissuta e l’intervistato nel narratore<br />
di un racconto che iniziò nel lontano 1913.<br />
Proviamo ad immaginare la campagna vicentina all’epoca: grandi estensioni ancora<br />
di proprietà di nobili e signori, grandi masse di braccianti che costituivano<br />
manodopera a basso prezzo, ritardando, di fatto, la meccanizzazione dell’agricoltura,<br />
schiere di mezzadri che costituivano, secondo alcuni, un freno all’evoluzione<br />
in senso moderno dell’agricoltura, secondo altri un suo incentivo.<br />
In questa realtà nacque, appunto nel 1913, Ernesto “Tino” Bressan. La<br />
sua fortuna fu di nascere, in quei tempi, in una famiglia benestante, anzi,<br />
potremmo dire più che benestante, dalla parte proprio di quei “signori”<br />
che controllavano l’agricoltura. A Villa Repeta, a Campiglia dei Berici,<br />
forse aleggiava ancora lo spirito di Palladio, progettista del preesistente<br />
edificio distrutto da un incendio ancora in fase costruttiva, con le sue<br />
idee rivoluzionarie in tema di controllo e governo del territorio. Così Ernesto<br />
Bressan, raccogliendo idealmente questa eredità e dopo una breve<br />
parentesi giovanile in cui ambiva a fare il medico, si orientò verso gli<br />
studi agrari. Dobbiamo rendere grazie di ciò all’amico di famiglia, medico<br />
Ernesto Bressan e la bottiglia gazzosa<br />
chirurgo, che gli fece<br />
assistere ad alcune<br />
operazioni: per il giovane<br />
Ernesto fu troppo.<br />
Meglio studiare<br />
agraria che incidere<br />
con il bisturi un corpo<br />
umano!<br />
Bressan studia a Bologna<br />
e Venezia e, poi,<br />
alla Facoltà di Agraria<br />
a Milano, dove si laurea nel 1940, ma, nel frattempo, scoppia la guerra e lui,<br />
uffi ciale di cavalleria, riesce comunque a dedicarsi alla sua professione, grazie<br />
ad un incarico affi datogli dal governo tedesco. L’otto settembre lo vede nascondersi<br />
nel convento di San Pancrazio, a Barbarano Vicentino, presso quei<br />
frati che la sua famiglia aiutava da sempre.<br />
Finalmente la guerra fi nisce e tutto deve essere ricostruito: per l’agricoltura si<br />
tratta di una doppia ricostruzione. Non solo è necessario riprendere a lavorare<br />
i campi, ma occorre farlo in senso “moderno”: i vecchi proprietari in parte<br />
non c’erano più, i nuovi non avevano idea di come migliorare le rese agricole<br />
e così Ernesto Bressan, nel frattempo nominato Ispettore Agrario, comincia
a girare le campagne fra Noventa, Barbarano e Lonigo<br />
per trasmettere quelle conoscenze studiate all’università<br />
e apprese durante i primi primi anni di di professione, guidato<br />
da quel sentimento di “voler bene agli agricoltori” agricoltori”<br />
che lo contraddistinguerà per sempre. sempre.<br />
Nel 1953 arriva a a Schio, dove la realtà agricola è l’opposto<br />
di quella del basso vicentino: piccoli appezzamenti,<br />
estrema estrema parcellizzazione della proprietà e,<br />
conseguente, conseguente, basso reddito per i i proprietari. Bressan<br />
inizia ad insegnare nuove tecniche tecniche di di coltivazione per<br />
aumentare la la produzione, preso anche lui dall’imperadall’imperativo<br />
dell’epoca: quantità, quantità, quantità. Salvo, di lì<br />
a poco, ricredersi: la quantità a tutti i costi stava producendo<br />
più danni che vantaggi, impoverendo i terreni<br />
e costringendo gli agricoltori ad utilizzare sempre più<br />
chimica nei campi.<br />
Nel frattempo l’industrializzazione esplode anche in Val<br />
Leogra e porta, fra le conseguenze, anche l’abbandono<br />
dei campi da parte dei nuovi operai che continuano,<br />
inizialmente, a coltivarli solo part-time per poi abbandonarli<br />
defi nitivamente. Quei pochi rimasti ad occuparsi<br />
di campagna si fanno avanti e chiedono a Bressan di<br />
creare una Cantina Sociale, per non rischiare di veder<br />
scomparire defi nitivamente la viticultura<br />
nella Valleogra. Bressan<br />
accetta anche questa sfi da e, memore<br />
dell’esperienza fatta quando<br />
contribuì a far nascere la Cantina di<br />
Barbarano, crea anche qui una realtà<br />
cooperativa, nata nel 1962, che<br />
è ancor oggi la più piccola cantina<br />
sociale del Veneto.<br />
Contemporaneamente Bressan,<br />
incapace di stare fermo sperimenta<br />
nuove culture e nuove tecniche:<br />
alberi da frutto, mirtilli. Insegna<br />
all’Istituto lattiero-caseario di Thiene<br />
e alla Montanina di Arsiero e organizza,<br />
per i “suoi” contadini gite.<br />
Gite di svago ma, soprattutto, di aggiornamento<br />
ed istruzione: li porta<br />
(erano gli anni ‘50, non dimentichiamolo!) in Olanda,<br />
in Spagna, in Francia, a studiare come in quei paesi<br />
si coltivava la terra e quali tecniche si applicavano.<br />
Poi, ancora, insegna ai suoi agricoltori non solo tecnica<br />
agraria, ma anche igiene, pulizia, addirittura (pare<br />
strano ma è così) come mungere correttamente le<br />
vacche, come usare correttamente (e anche riparare) i<br />
primi trattori disponibili.<br />
Oggi Ernesto Bressan è un giovane di 96 anni che, ancora<br />
incapace di stare fermo, pratica nuove passioni:<br />
dalla collezione di orologi a quella di attrezzi agricoli<br />
(suo l’allestimento del Museo della Civiltà Rurale del<br />
Vicentino situato presso la Cantina della Valleogra di<br />
Malo) e memorabilia come la bottiglia gazzosa (una<br />
volta questo termine era relativo solo alla tipologia<br />
della bottiglia, poi per estensione è stato attribuito<br />
anche al tipo di bibita che conteneva, la gazzosa appunto)<br />
o i vari attrezzi e suppellettili ormai scomparsi<br />
dall’uso quotidiano.<br />
Mauro Pasquali<br />
Ernesto Bressan e il suo diploma di laurea
14<br />
Santiago Achaval e Roberto Cipresso<br />
hanno presentato all’Offi cina di<br />
<strong>Gustolocale</strong> i vini dell’azienda Achaval<br />
Ferrer. Un pomeriggio a tutto Malbec<br />
Tre bicchieri<br />
di storia<br />
e cultura<br />
Non poteva iniziare meglio il programma autunnale dell’Offi cina di <strong>Gustolocale</strong>. Presentati,<br />
per la prima volta in Italia, i vini dell’azienda Achaval Ferrer accompagnati dal produttore<br />
Santiago Achaval, il winemaker Roberto Cipresso e Monica Poggiana nella veste di importatore<br />
nazionale. L’intero progetto fonda le proprie radici, è proprio il caso di dirlo, nell’avventura<br />
intellettuale di Santiago, Roberto e dei loro soci e amici tra le terre Argentine di San<br />
Juan di Mendoza. Una storia fatta di esplorazioni e ricerca, di passione e cuore, e dalla forte<br />
volontà di creare un vino che sia la vera espressione di un terreno così particolare. Individuato<br />
nel vitigno Malbec il vero traduttore del terreno argentino inizia tutta la storia.<br />
“In un panorama mondiale dove l’offerta<br />
del vino è smisurata - ci spiega<br />
Santiago Achaval - bisogna proporre<br />
un vino che abbia la sua originalità.<br />
Grazie quindi a professionalità, al<br />
clima al terreno e a condizioni così<br />
estreme l’azienda Achaval-Ferrer è<br />
capace di produrre vini di grandissima<br />
personalità”. E gli fa eco Roberto<br />
Cipresso: “lavorare queste vigne<br />
signifi ca fare i conti con una natura<br />
che tanto dona e tanto toglie, violenta<br />
e distruttiva quanto generosa<br />
e produttiva”.
Un mondo fatto di forti contrasti,<br />
incastonato tra oceano e deserti<br />
dove le escursioni termiche sono<br />
fortissime, dove l’irradiazione solare<br />
arriva fi no a tre volte e mezzo<br />
quella percepita dalle vigne europee.<br />
Solo in un contesto come<br />
questo poteva nascere un vino<br />
così esclusivo. “Esiste il vecchio<br />
mondo, il nuovo mondo ma questo<br />
- continua il winemaker bassanese<br />
- rappresenta l’altro mondo”.<br />
C’è da crederci! I vini presentati<br />
in degustazione, il Malbec<br />
Mendoza 2008, il Quimera 2007<br />
e il Finca Altamira 2007, rappresentano<br />
sicuramente un nuovo<br />
modo di intendere il vino quasi<br />
fosse un’esperienza sensoriale<br />
diversa. Il vino ha un comportamento<br />
tattile a cui generalmente<br />
non si è abituatati, una sorta di<br />
tridimensionalità gustativa. Vini inaspettativamente freschi<br />
e ben bevibili pur apparendo concentrati ed impenetrabili.<br />
A fi ne incontro Roberto Gasparin e il suo staff<br />
dell’Offi cina di <strong>Gustolocale</strong>, hanno stupito i presenti<br />
con una cena argentina di rara fi nezza curata fi n nei<br />
Santiago Achaval<br />
Foto di Angelo Nicoletti<br />
minimi particolari.<br />
Menù in spagnolo con sottotitoli<br />
in italiano ad onorare il graditissimo<br />
ospite. Un insieme di<br />
sensazioni e gusti preparato per<br />
far sognare i paesi dell’america<br />
latina. Oltre ad<br />
entrè di ogni<br />
tipo con<br />
tartaletas, emanadas,<br />
raviles, tarta rellena rellena, le lasagne<br />
di mais con pomodoro e cipollotti<br />
e<br />
asado di manzo, maiale e<br />
agnello e a fi nire lo Yerba Mate,<br />
la tisana tipica argentina.<br />
Un pomeriggio che ha fatto<br />
immaginare luoghi così lontani<br />
ed affascinanti accendendo in<br />
ognuno dei presenti il desiderio<br />
di andarli a scoprire. Per ora<br />
sogneremo assaggiando i vini<br />
di Achaval Ferrer che fi nalmente<br />
verranno distribuiti anche in<br />
Italia. La serata è fi nita tra mille<br />
gioie ed un solo rammarico: essere costretti e muoversi<br />
furtivamente nella notte evitando le strade pattugliate,<br />
sentendosi fuorilegge per aver sorseggiato tre<br />
bicchieri di storia e cultura.<br />
Giampaolo Giacobbo<br />
Monica Poggiana e Roberto Cipresso
16<br />
La Val d’Orcia<br />
fra Montalcino e Montepulciano<br />
La DOC più giovane della provincia di Siena si presenta all’Offi cina.<br />
Solo il primo di tre appuntamenti con il vino coordinati da Slow Food del vicentino<br />
Ghino di Tacco, celebre brigante-gentiluomo del XIII secolo avrebbe di che<br />
rimanere soddisfatto: i suoi discendenti (per nulla briganti e molto gentiluomini<br />
e gentildonne) in una loro scorreria a Trissino, hanno colpito i presenti con<br />
alcuni fra i migliori prodotti della loro terra.<br />
L’occasione è la prima di una serie di tre serate dedicate al ciclo “Faccia a<br />
faccia con il produttore”, organizzate dal Convivium Slow Food del Vicentino<br />
e ospitate nell’accogliente Offi cina di <strong>Gustolocale</strong>.<br />
Ospite e protagonista il vino Orcia, appassionatamente presentato dalla presidente<br />
del Consorzio Vino Orcia, Donella Vannetti,<br />
e da uno dei più qualifi cati produttori<br />
della zona: Marco Capitoni.<br />
La serata ha fatto registrare il tutto esaurito<br />
ed ha dato la possibilità ai presenti di assaggiare,<br />
spesso per la prima volta, e valutare<br />
i vini della più recente DOC della provincia<br />
di Siena, costituita nel 2000. Ma, soprattutto,<br />
ha dato la possibilità di confrontarli, anche se<br />
a “distanza”, con i più famosi cugini Brunello<br />
e Nobile e di discutere sulla strada intrapresa,<br />
quella fatta e quella da fare sul percorso<br />
dell’eccellenza.<br />
Marco Capitoni<br />
Donella Vannetti<br />
Dire che i vini degustati abbiano presentato<br />
solo luci, sarebbe una bugia: le ombre c’erano<br />
ed erano non poche, anche se fa ben sperare<br />
la strada intrapresa dal Consorzio Vino Orcia<br />
che ha pensato, caso forse unico in Italia e a<br />
differenza di qualche vicino consorzio, ad una<br />
maggiore presenza di Sangiovese, individuando<br />
nella dicitura “Riserva” un prodotto con percentuali<br />
maggiori di tale uva e con un invecchiamento<br />
più lungo.<br />
Una considerazione generale: diffi cile trovare<br />
un denominatore comune fra i vini degustati:<br />
troppa variabilità nel territorio (pendenze,<br />
esposizioni, tipologia dei suoli) e troppa variabilità nelle percentuali di vitigni<br />
utilizzati. Il sangiovese, uva caratterizzante l’Orcia, andava dal 60% al 100%,<br />
sfruttando tutta l’estensione del disciplinare. Di conseguenza elevata la presenza<br />
di merlot e cabernet che caratterizzava il gusto di alcuni vini.<br />
Questo ha impedito, di fatto, di comparare fra loro le proposte, che sono state<br />
valutate tenendo conto di tutte le variabili menzionate.<br />
La serata si è conclusa con l’assaggio di altre eccellenze della Val d’Orcia,<br />
primi fra tutti gli splendidi salumi di cinta senese.
Ma ecco il mio giudizio sui vini in degustazione:<br />
Fattoria Resta - Martin del Nero - Orcia Rosso DOC<br />
2007: vino ruffi ano, ammiccante, dal gusto internazionale.<br />
Ben costruito ma senza personalità. Un asterisco *<br />
Tenuta Belsedere - Orcia Rosso DOC 2007: vino di<br />
bella beva. Tannini eleganti anche se un po’ aspri. Si<br />
notano il cuoio e la speziatura. Un po’ corto il fi nale.<br />
Un asterisco *<br />
Campotondo - Banditone - Orcia Rosso DOC 2006:<br />
un vino che mi ha colpito inizialmente. Aromi complessi<br />
di affumicatura, cuoio vecchio, funghi porcini secchi,<br />
torba. Entra bello morbido in bocca con tannini eleganti,<br />
quasi setosi. Peccato che dopo un’oretta il vino scompaia,<br />
lasciandomi perplesso. Non si fosse comportato<br />
così avrebbe meritato due asterischi. Un asterisco *<br />
Poggio al Vento - Arcere - Orcia Rosso DOC 2006:<br />
non classifi cato. Entra molto ruvido e si fa notare per<br />
l’astringenza ed una sottile amarezza. Molto caldo<br />
in bocca, abbastanza scomposto con un fi nale non<br />
memorabile.<br />
La Canonica - Don Giovanni - Orcia Rosso DOC<br />
2006: entra bello ruvido come mi aspetto da un san-<br />
giovese giovane. Bella complessità olfattiva e gustoolfattiva.<br />
Buona lunghezza gustativa che evidenzia le<br />
caratteristiche tipiche del sangiovese in purezza. Esce<br />
alla distanza: dopo un’oretta il vino continua ad evolvere<br />
positivamente. Due asterischi **<br />
Az. Ag. Sedime - Frasi - Orcia Rosso DOC 2006:<br />
bel<br />
naso di frutto maturo. In bocca buon equilibrio ed armonia.<br />
Bei tannini anche se ancora un po’ spigolosi. Si<br />
nota che il vino farà strada: ha davanti a sé una bella<br />
longevità, anche considerando che il vino sarà in commercio<br />
da aprile 2010. Due asterischi **<br />
Mencarelli - Atrium - Orcia Rosso DOC 2005:<br />
non<br />
classifi cato. Sentori di acetone, etere. Poiché il problema<br />
si è ripresentato in tutte le bottiglie aperte, mi auguro<br />
sia stata una partita sbagliata.<br />
Il parere contenuto in questa nota è rapportato alla tipologia<br />
di vino e poggia innanzitutto sulla piacevolezza<br />
che la bottiglia mi ha saputo trasmettere.<br />
- un asterisco è per un vino di corretta e comunque<br />
piacevole beva<br />
- due asterischi per un vino di bel piacere<br />
- tre asterischi per i vini appaganti, le punte massime<br />
delle rispettive tipologie.<br />
Mauro Pasquali<br />
Da sx: Marco Capitoni, Donnella Vannetti e Mauro Pasquali
18<br />
di Amedeo Sandri<br />
abconsiderazioni<br />
La patata: composizione e<br />
impieghi in alimentazione<br />
Un tempo considerato velenoso. Questo tubero si presta a svariate<br />
trasformazioni. Per la gioia di grandi e piccini.<br />
La composizione chimica di questo tubero varia in funzione di una serie<br />
di fattori assai determinanti quali le condizioni climatiche, il terreno, le varietà<br />
e le condizioni di conservazione. I componenti principali rimangono<br />
però, quasi esclusivamente, l’acqua e l’amido, che è purissimo.<br />
La patata è completamente priva di colesterolo e contiene una piccolissima<br />
quantità di grassi. Questo ne fa un alimento indicato per i sofferenti<br />
di arteriosclerosi. Per il suo contenuto in amido, la patata offre un elevato<br />
apporto calorico e glucidico. È sconsigliata, quindi, nelle diete ipoglucidiche<br />
e in quelle ipocaloriche. Non ha però altre controindicazioni importanti.<br />
La parte commestibile della patata, intesa come pianta, è il tubero.<br />
Le foglie e le parti verdi, al contrario, non sono commestibili perché hanno<br />
un alto contenuto di solanina, un gluco-alcaloide tossico.<br />
La patata si consuma solo cotta, perché l’amido che ne è il principale<br />
costituente, non può essere utilizzato crudo dall’organismo umano.<br />
L’amido crudo è insolubile in acqua e inattaccabile dagli enzimi digestivi<br />
umani. Con la cottura, l’amido diventa disponibile, perché, a una<br />
temperatura tra i 65° e i 75° C, si scinde in amilosio e amilopectina,<br />
sostanze solubili che, scisse a loro volta in zuccheri semplici, possono<br />
tranquillamente essere assorbite dall’organismo.<br />
Quando le patate sono cucinate in presenza di acqua, operano da addensante.<br />
L’amilopectina, che è una molecola ramifi cata, tende a cattu-<br />
rare nella sua struttura le molecole d’acqua e a formare, di conseguenza,<br />
una soluzione colloidale viscosa. Per il suo sapore piuttosto neutro,<br />
la patata può essere utilizzata in preparazioni sia dolci che salate. Non<br />
avendo effetti aromatizzanti, si sposa felicemente con i più diversi sapori<br />
e profumi e rappresenta un’ottima base per ricette più o meno sofi sticate.<br />
Per quanto guarda l’utilizzazione industriale, i tipi di trasformazione offerti<br />
dalla patata sono numerosi. Dalla fecola di patate che, oramai, ha in Europa<br />
una lunga tradizione, nel corsi dei decenni la gamma dei prodotti di<br />
trasformazione si è estesa a varie altre categorie: prodotti fritti, prodotti<br />
surgelati, prodotti disidratati, prodotti appertizzati, ovvero racchiusi in recipienti<br />
ermetici trattati poi con il calore.<br />
Fecola<br />
La fecola di patate non è altro che amido, quasi purissimo. Si presenta<br />
sotto forma di granuli stratifi cati. Il processo di trasformazione è molto<br />
semplice. Consiste nel ridurre le patate in poltiglia posta su setacci e sottoposta<br />
a lavaggio. I granuli di amido vengono dilavati e si raccolgono in<br />
vasche per essere successivamente essiccati. La polpa restate viene in<br />
genere essiccata e utilizzata prevalentemente come foraggio. La fecola di<br />
patate può essere utilizzata sia per l’alimentazione, sia per la produzione<br />
industriale di appretto, carta, colle, destrine, glucosio ed alcol.
La patata: composizione<br />
e impieghi in alimentazione<br />
Patatine chips<br />
Questo processo di produzione si articola in diverse fasi. Le patate devono<br />
contenere una bassa quantità di zuccheri semplici. Ciò è dovuto<br />
al fatto che durante la cottura gli zuccheri caramellizzano conferendo al<br />
prodotto un colore troppo scuro, sgradito al consumatore. Le fette, una<br />
volta lavate, vengono immerse generalmente in una soluzione di bisolfi to<br />
di sodio saturata con anidride carbonica. Segue poi la frittura in olio di<br />
semi addizionato di antiossidanti, ad una temperatura di 165°-170° C. Le<br />
patate vengono poi sgocciolate e salate. È prevista anche una eventuale<br />
aggiunta di additivi aromatizzanti quali: pepe, peperoncino, glutammato<br />
monosodico, estratti di formaggio o di prosciutto ed altri aromi. Il prodotto<br />
fi nito contiene un 2-3% di umidità residua, un 30-40% di grasso e<br />
un’alta quantità di sale.<br />
Patatine semifritte surgelate<br />
I bastoncini di patate devono essere lavati per eliminare l’amido superfi<br />
ciale, allo scopo di evitare che si attacchino fra loro durante la cottura.<br />
Segue un trattamento antiossidante e sbiancante con metabisolfi to, indi<br />
la scottatura, operazione che consiste nella cottura in acqua a 75-90° C,<br />
per 6-10 minuti. Questo trattamento consente di ottenere una colorazione<br />
del prodotto più chiara perché vengono eliminati gli zuccheri superfi ciali,<br />
un minore assorbimento del grasso, perché l’amido delle cellule esterne<br />
gelatinizza formando una sottile pellicola, un prodotto più croccante e un<br />
tempo di frittura decisamente più breve. Le patate vengono poi sgocciolate<br />
e fritte a 135-150° C per 5-6 minuti prima del preraffreddamento e<br />
della surgelazione a un temperatura non superiore a -18° C.<br />
Fiocchi di patate<br />
Si tratta di un processo che prevede la scottatura, la cottura a vapore e<br />
la trasformazione in purè. A questo punto vengono aggiunti additivi quali<br />
antiossidanti, grassi e anche latte in polvere. Si passa all’essiccazione del<br />
purè con un cilindro essiccatore. Il purè viene ridotto in forma di fi lm, ovvero<br />
nastro sottile e consistente. Passa alla fi occatrice per essere ridotto<br />
in scaglie della dimensione desiderata. I fi occhi si conservano a temperatura<br />
ambiente per circa 6 mesi. Per il consumo è necessaria l’aggiunta<br />
di acqua e/o latte.<br />
Amedeo Sandri
L’officina Di <strong>Gustolocale</strong><br />
Programma Autunno <strong>2009</strong><br />
Lunedì 5 ottobre ore 20,30: Corso base di<br />
fotografia. Educazione all’uso della fotocamera e<br />
alle basi pratiche per scattare giuste fotografie<br />
Docente: Angelo Nicoletti, Presidente del Circolo<br />
Fotografico Vicentino<br />
Primo di 11 incontri, quota di partecipazione all’intero<br />
corso 95€<br />
Martedì 6 ottobre ore 20,30: Dolci Pensieri<br />
- Sfoglia e bignè. Docente: Maestro pasticcere<br />
Roberto Agosti, corso serale aperto a tutti. Ecco il<br />
corso dove il Maesto vi consentirà di conoscere tutti<br />
i segreti per una sfoglia e dei bigne perfetti e leggeri.<br />
(Sfoglia. Bignè. Bignè supreme. Bignè per farciture<br />
Bignè al formaggio).<br />
Costo corso euro 32,00<br />
Mercoledì 7 ottobre ore 15,00 e 20,30: L’intaglio<br />
dei vegetali. Docente: Maestro Berto Tomasi corso<br />
pomeridiano per professionisti e serale aperto a tutti.<br />
Il maestro, durante questo corso vi insegnerà ad<br />
intagliare vegetali di ogni genere, ravanelli, carote,<br />
patate,zucchine,angurie, zucche, diventeranno splendidi<br />
fiori, pesci tropicali, e altro per creare dei centri tavola<br />
originali ed unici.<br />
Costo corso euro 40,00<br />
Giovedì 8 ottobre ore 20,30: I piatti della tradizione,<br />
Amedeo Sandri ve li racconta. Anitra: non solo<br />
bigoli... Docente: Chef Amedeo Sandri, corso serale<br />
aperto a tutti.<br />
Amedeo Sandri vi dimostrerà come l’anitra può divenire<br />
protagonista della tavola, non solo bigoli dunque, ma<br />
numerose altre ricette legate alla nostra tradizione.<br />
Costo corso € 45,00<br />
Martedì 13 ottobre ore 20,30: Dolci Pensieri -<br />
Dolci allegri. Docente: Maestro pasticcere Roberto<br />
Agosti, corso serale aperto a tutti.<br />
Tra qualche mese arriverà carnevale... con questo corso<br />
il maestro presenterà ottimi dolcetti da friggere. Frittelle<br />
pinuccia. Tortelli alle mele. Frittelle con il riso. Cosce<br />
di dama. Frittole con la maresina. Crostoli caserecci.<br />
Frittelle ripiene.<br />
Costo corso euro 30,00<br />
Mercoledì 14 ottobre ore 20,30: Il piacere del<br />
vino. Corso per imparare a conoscere il vino e a bere<br />
meglio - Corso curato da Selectus Selezione Vini<br />
Primo di cinque incontri serali, Prezzo delle cinque<br />
serate comprendente materiale didattico, manuale e<br />
vino in degustazione: 160€ a persona. Durata corso 3<br />
ore a serata.<br />
Giovedì 22 Ottobre ore 20.30: Slow Food del<br />
Vicentino - Faccia a faccia con il produttore.<br />
La malvasia istriana: (ri)nascita dell’enologia<br />
dell’Istria croata. Produttore: Moreno Degrassi,<br />
Savudrija - Salvore (Istria, Croazia). Degustazione aperta<br />
a tutti. Costo della serata euro 25,00<br />
Martedì 27 Ottobre ore 20.30: I piatti della
tradizione, Amedeo Sandri ve li racconta.<br />
In attesa del San Martin: la zucca. Docente: Chef<br />
Amedeo Sandri, corso serale aperto a tutti.<br />
Lo chef in questo corso dimostrativo presenterà<br />
preparazione ed impiego della zucca in cucina, con<br />
tante semplici preparazioni legate alla tradizione, per<br />
scoprire e riscoprire questo ortaggio principe della<br />
cucina povera dei nostri padri.<br />
Costo corso € 42,00<br />
28 ottobre/4 novembre ore 20,30 Il piacere del<br />
vino, corso per imparare a conoscere il vino e a<br />
bere meglio. Corso di base, curato didatticamente<br />
da SELECTUS. (III° e IV° delle 5 serate previste)<br />
Analisi organolettica<br />
• Anatomia dei sensi e fisiologici della degustazione.<br />
• Analisi organolettica.<br />
• Tecnica della degustazione.<br />
• Esame visivo, olfattivo, degustativo.<br />
Lezione trattata in due serate. Test dei profumi<br />
tipici del vino test dei 4 sapori fondamentali<br />
Degustazione di tre vini rossi: giovane - leggero -<br />
invecchiato<br />
Il corso che si svolge in cinque incontri serali comprende<br />
materiale didattico, manuale e vino in degustazione. Il<br />
costo è di € 160,00 a persona, inizio: ore 20.30 - Durata<br />
del corso: 3 ore a serata.<br />
10 novembre ore 20,30: La cucina - Il menu di<br />
Natale. Docente: Chef Gianluca Tomasi, corso serale<br />
aperto a tutti.<br />
Lo chef vi proporra’ un menu completo per la il pranzo<br />
di Natale,dall’antipasto al dolce per stupire i vostri<br />
ospiti con ricette semplici e sviziose.<br />
Costo corso euro 52,00<br />
17 novembre ore 20,30: La cucina - Il menu di San<br />
Silvestro. Docente: Chef Gianluca Tomasi, corso<br />
serale aperto a tutti.<br />
Lo chef vi proporra’ in questo corso un menu completo<br />
per il gran cenone di fine anno, con particolari finger<br />
food, per iniziare, e proposte di pesce e carne da<br />
degustare in successione fino a mezzanotte e non<br />
solo… Costo corso euro 55,00<br />
19 novembre ore 20,30: Slow Food del Vicentino<br />
- Faccia a faccia con il produttore<br />
Il Brunello di Montalcino: un vino che<br />
suscita grandi emozioni, come grande è<br />
l’amore e la cura con cui è stato creato.<br />
Produttore: Il Marroneto di Alessandro Mori<br />
Degustazione aperta a tutti.<br />
Costo della serata euro 25,00<br />
11 dicembre ore 20,30 Il piacere del vino, corso<br />
per imparare a conoscere il vino e a bere meglio<br />
Corso di base, curato didatticamente da SELECTUS<br />
(V° delle 5 serate previste)<br />
Abbinamento cibo-vino<br />
• Metodologia.<br />
• Sensazioni del cibo e del vino.<br />
• Prova pratica di assaggio di cibi con il vino.<br />
La cantina ed il servizio<br />
• Conservazione del vino.<br />
• Cantina ideale, cantina del giorno, carta dei vini.<br />
• Stappatura, decantazione, modalità e temperatura<br />
di servizio.<br />
• Forme del bere. Degustazione di tre vini dolci:<br />
Spumante aromatico - passito liquoroso<br />
Il corso che si svolge in cinque incontri serali comprende<br />
materiale didattico, manuale e vino in degustazione. Il<br />
costo è di € 160,00 a persona, inizio: ore 20.30 - Durata<br />
del corso: 3 ore a serata.<br />
Prenotazione Obbligatoria<br />
L’officina di gustolocale<br />
Via Stazione, 34 - Trissino - Vicenza<br />
Tel. 0445.490971 - officina@gustolocale.it<br />
Programma in continuo aggiornamento, per<br />
visualizzare gli eventi consultare il sito<br />
www.gustolocale.it
22<br />
Vicenza si aggiudica il<br />
primo Festival<br />
Dal 23 al 25 ottobre alla Fiera di Vicenza la prima edizione del salone nazionale<br />
dedicato al turismo del del vino. vino. Presenti strade strade del del vino, vino, consorzi e e produttori<br />
Sarà Vicenza la prima sede del neonato Festival dell’Enoturismo. L’iniziativa<br />
è dell’amministrazione provinciale che, insieme alla Provincia di<br />
Treviso e alla Regione Veneto, lancia questa nuova kermesse aperta agli<br />
operatori del settore e al pubblico.<br />
Il prossimo anno è già deciso che sarà ospitata a Treviso, quindi di nuovo<br />
a Vicenza nel 2011.<br />
Lo scopo è chiaramente quello di infi larsi in una nicchia che ancora presenta<br />
trend di crescita. Quella del turismo legato ai sapori e in particolare al vino.<br />
A confermarlo è Magda Antonioli Corigliano, direttrice del Master in Economia<br />
del Turismo dell’Università Bocconi: “qualità, comunicazione, sinergia<br />
tra territorio e prodotti tipici per una realtà in espansione in tutta Italia”. La<br />
tendenza fra il popolo degli enoturisti è di spostarsi non solo in cerca di<br />
vini locali da degustare e acquistare, ma anche di cultura e storia”. I numeri<br />
sono notevoli: in Italia si possono stimare in circa 8 milioni i turisti solo per il<br />
Villa Cordellina - Montecchio Ponte di Bassano<br />
Foto PG Laverda<br />
dell’Enoturismo<br />
vino, con una ricaduta di 4 miliardi di euro di fatturato, dove a fronte di ogni<br />
euro speso in cantina sul territorio se ne generano ben 4. “L’enoturismo è in<br />
espansione - aggiunge Magda Corigliano - ma sono ancora molte le criticità<br />
e la soluzione per migliorarle è che tutti gli attori, pubblici e privati, sappiano<br />
sviluppare un movimento aggregativo”.<br />
Per discutere di questo fenomeno apre così i battenti il Primo Festival Nazionale<br />
dell’Enoturismo, in programma in Fiera dal 23 al 25 ottobre. Sarà l’occasione<br />
per Strade del Vino, Consorzi di tutela, cantine e distillerie per presentare la propria<br />
offerta enoturistica al pubblico e agli operatori del settore. Al via venerdì 23<br />
ottobre con una cerimonia di apertura alle ore 17, quindi aperto sabato 24 dalle<br />
ore 10 alle 20 e domenica 25 ottobre dalle ore 10 alle 18. L’ingresso è gratuito.<br />
Numerosi gli appuntamenti previsti nei tre giorni, tra cui un seminario curato<br />
dall’Assocazione Città del Vino sul fenomeno dell’enoturismo in Italia e un<br />
convegno dedicato al turismo nelle distillerie. Per il pubblico professionale è<br />
Piazza degli scacchi - Marostica Teatro Olimpico - Vicenza Basilica Palladiana - Vicenza
Foto PG Laverda<br />
in programma un workshop che<br />
metterà in diretto contatto tour<br />
operator stranieri con operatori<br />
turistici italiani. Spazio anche ai<br />
sapori locali vicentini, con il Festival<br />
del Durello che proporrà<br />
una serie di degustazioni degustazioni dello<br />
spumante autoctono autoctono veneto e e la<br />
presentazione di di un nuovo libro libro<br />
pubblicato pubblicato dall’editore dall’editore Terraferma.<br />
Questa manifestazione conferma l’attenzione della Regione Veneto<br />
nei confronti confronti dell’enoturismo. “Fino ad ad oggi non esisteva<br />
un Festival dell’Enoturismo dell’Enoturismo in Italia - spiega spiega Dino Secco, vicevicepresidente della Provincia di Vicenza - consapevoli della sfi da<br />
che l’enoturismo rappresenta, abbiamo deciso di creare questa<br />
iniziativa che promuove il patrimonio culturale del vino e può essere<br />
un’opportunità per nuove collaborazioni tra gli operatori”.<br />
Matteo Baldini
24<br />
<strong>Gustolocale</strong> o gusto<br />
In quattro anni abbiamo promosso e fatto<br />
conoscere il territorio e i suoi sapori.<br />
E non smetteremo di farlo<br />
“Vicenza, terra del Palladio, di malghe e caseifi ci, mulini e frantoi, vini e<br />
grappe, salumi ed insaccati, erbette, ortaggi, funghi e tartufi …. Ma anche<br />
di tanti bravi e laboriosi operatori del turismo e dell’enogastronomia… sia<br />
osti o ristoratori, albergatori o locandieri... tutti protesi ad accogliere i loro<br />
ospiti e presentare i tanti prodotti agroalimentari di questa bellissima terra.<br />
Ecco che nasce l’idea di poter far incontrare i produttori con i loro prodotti<br />
e gli operatori con i loro ospiti, creando la naturale fi liera del prodotto<br />
tradizionale buono e sano con la tavola professionale che sa proporre con<br />
gusto i saporiti piatti della nostra terra ai tanti commensali che ogni giorno<br />
la ricercano”.<br />
Con queste parole ci siamo a Voi presentati nel nostro numero 0, quando,<br />
è il caso di dirlo, ci siamo avventurati nella realizzazione di quella che,<br />
dopo tanti mesi con perseveranza ed equilibrata continuità, è riuscita a farsi<br />
conoscere e a consolidare la sua immagine come la rivista di riferimento<br />
dell’enogastronomia e del turismo del territorio vicentino.<br />
Siamo al quarto anno di edizione da quando, su idea di mio padre Roberto,<br />
abbiamo deciso di dare vita a gustolocale. Un progetto ambizioso,<br />
che mai ha voluto sovrapporsi a istituzioni o altri mezzi di comunicazione,<br />
lavorando sempre nel rispetto di una informazione vera e corretta. Ogni<br />
giorno abbiamo cercato di prodigarci per migliorarci pensando sempre alla<br />
gratifi cazione del lettore, e abbiamo cercato di soddisfare un bisogno per<br />
la realtà in cui viviamo. Se è vero infatti che sentiamo quotidianamente<br />
parlare di tradizioni e prodotti che vanno via via scomparendo, altrettanto<br />
è vero che, nonostante la diffi denza di molti, come è normale che sia per<br />
gli ultimi arrivati, non abbiamo mollato la presa, cercando di fare del nostro<br />
meglio per la promozione del territorio nel territorio, per non dimenticare<br />
la nostra identità, raccontando mese dopo mese il nostro presente attingendo<br />
quanto possibile dal passato, lavorando con i piedi per terra, osservando<br />
quanto di contemporaneo buono c’è, pensando a un futuro migliore<br />
per tutto il segmento.<br />
“<strong>Gustolocale</strong> vuole dare un servizio puntuale e aggiornato per argomenti,<br />
consigliare, promuovere, evidenziare, tutto per aumentare con semplicità<br />
il favore del cliente. Perché questo mondo non sia un’avventura, ma<br />
un’opportunità professionale in grande e continua crescita”. Ambiziosi gli<br />
obiettivi che ci siamo posti fi n da subito, ed ora, ad integrare quella che è<br />
la nostra realtà editoriale, è nata l’Offi cina di gustolocale, il punto di riferimento<br />
della rivista sul territorio, una realtà posta nella nostra terra, che<br />
vuole incarnare quello che è il credo che ci ha caratterizzato fi n dalla fase<br />
embrionale: la promozione delle tradizioni e dei prodotti del territorio, il nostro<br />
territorio, abbracciando tutte quelle che sono le realtà della provincia.
internazionale?<br />
Come avete potuto vedere per l’autunno numerose sono le attività che vedranno l’offi cina protagonista: dai<br />
corsi di cucina a quelli di pasticceria, passando per degustazioni guidate guidate di prodotti e corsi di avvicinamento<br />
al vino fi no arrivare alla fotografi a (perché anche l’immagine è gusto).<br />
Territorio è tutto ciò che lo rappresenta, non solo prodotti tipici e tradizioni più o meno vive, ma anche tutto<br />
quello che vive in esso tra gusto ed esperienze, tra conoscenze e scoperte. E allora perché non presentare<br />
persone, prodotti, vini, gusti e sapori che arrivano da lontano se questi fanno parte anche di noi? Un gustolocale<br />
internazionale allora? Non crediamo di essere questo, ma ben venga allora ogni opportunità che parli<br />
o meno vicentino, purché questa sia un’opportunità di crescita e sviluppo del nostro territorio. Un volano per<br />
aprire la nostra rivista in modo sempre più concreto al professionista, al gourmet, al semplice appassionato<br />
che sta dimostrando sempre più attenzione ai prodotti d’eccellenza riconoscendosi nel territorio in cui vive,<br />
dimostrando sempre più di voler scegliere un prodotto buono, pulito e giusto. Ebbene, se da parte nostra c’è<br />
tutta la voglia e la disponibilità nel trovare collaborazioni, che sappiano dare lustro alle realtà locali, allo stesso<br />
modo deve essere da parte di coloro i quali vogliono farsi conoscere: è un’utopia pretendere di ricevere<br />
senza mai dare. Bisogna saper credere reciprocamente nello stesso progetto, e non starsene in casa propria,<br />
chiusi a riccio, additando questo e quello di non promuovere il territorio ed i suoi prodotti.<br />
“Non c’è la presunzione di essere professori, solo l’opportunità per crescere, migliorare e semplifi care il lavoro;<br />
sempre a Vostra disposizione per l’organizzazione, la ricerca, la consultazione e l’ascolto di nuove idee”<br />
Sarò anche giovane, e per questo forse ancora un po’ inesperto, ma credo fermamente in ciò che stiamo<br />
portando avanti. Come è normale che sia molti rospi abbiamo ingoiato e molti ne ingoieremo, ci mancherebbe,<br />
però ritengo sia inaccettabile che venga a mancare il rispetto per le persone e per il lavoro che fanno, per<br />
di più se si usano sotterfugi per comunicarlo.<br />
“<strong>Gustolocale</strong> è a disposizione con uno strumento di facile uso e dalle molteplici funzionalità, che raggruppa in<br />
un unico sito i temi, le notizie e le informazioni che possono essere utili per la comunicazione della Vostra attività.<br />
È intenzione mantenere il contatto e l’informazione attraverso il giornale, pulito, semplice nella lettura e di<br />
piacevole grafi ca, dove ogni mese si parlerà del mese in corso con le tematiche legate alle stagioni, alle novità<br />
ed ai servizi del momento; delle iniziative, i nuovi prodotti e l’evoluzione tecnica ed alimentare del settore”.<br />
<strong>Gustolocale</strong>, ora come e più di allora, vuole infatti essere il giornale dei professionisti e degli appassionati<br />
gourmet del mondo del turismo e dell’enogastronomia della provincia di Vicenza.<br />
Paolo Gasparin
26<br />
Un’isola<br />
Raccontare Creta non è semplice, chi l’ha visitata può comprenderlo.<br />
Difficile trovare le parole giuste per descrivere le sue bellezze: un paesaggio<br />
mediterraneo che cambia in continuazione, fino a diventare aspro<br />
e lunare, il blu cobalto del suo mare, splendidi monasteri, un immenso<br />
patrimonio artistico ed archeologico che parla di una storia millenaria,<br />
mitica, fatta di uomini di mare, di terra e di dei.<br />
Creta, dimora di Zeus fanciullo, nutrito col miele delle api del Monte Ida e<br />
di Dioniso, dio della vite e del vino, sposo di Arianna, fi glia di Minosse, abbandonata<br />
da Teseo e portatore sull’isola dell’arte di fare il vino, considerato<br />
come l’essenza che legava la dimensione umana a quella divina e faceva avvicinare<br />
gli uomini agli dei attraverso lo stato di ebbrezza. A Creta, e questa<br />
tutta da gustare<br />
Creta e le sue eccellenze enogastronomiche.<br />
Un’isola in cui si mangia bene e si comincia a bere meglio<br />
non è leggenda, venne costruito 4000 anni fa il primo torchio della storia,<br />
rinvenuto negli scavi di Vathipetro e qui fu trovata la cantina più antica del<br />
mondo. Sull’isola si produceva un vino dolce, forte e vigoroso, apprezzato<br />
in tutto il Mediteraneo e decantato da Omero, Pausania ed Euclide. A Roma,<br />
Lione, Atene e in Egitto sono state trovate moltissimi pithoi con il marchio<br />
Vinum Creticum Excellens, ma l’apice della sua fama venne raggiunto durante<br />
il dominio veneziano dal 12° al 16° secolo, quando il commercio del<br />
Malvuasia, detto anche Malmsey, diventò fonte di sostanziose rendite.<br />
Successivamente, sotto il dominio turco, il vino conobbe quasi duecento<br />
anni di oblio, molti vigneti furono distrutti e un grande patrimonio di tradizione<br />
vinicola rischiò di essere perduto per sempre. Ma i cretesi, da uomini te-
naci e legatissimi alla cultura dell’isola quali sono sempre<br />
stati, non hanno mai smesso di coltivare la terra, di nutrirsi<br />
come ai tempi degli dei e degli eroi e produrre cereali,<br />
olio, miele e vino. Il terreno fertile e il clima favorevole di<br />
cui dispongono, hanno consentito di portare avanti fi no ad<br />
oggi un’ agricoltura e una viticoltura che affondano le loro<br />
radici in tempi remoti e hanno tutelato varietà autoctone<br />
come i rossi Mandilari, Kotsifali, Liatiko e i bianchi Vidiano,<br />
Malvasia, Plyto, Kissamos. Il 40% della superfi cie coltivata<br />
è gestito da piccole aziende agricole a conduzione<br />
famigliare riunite in cooperative, che producono vini non<br />
sempre di pregio, impiegando tecniche a volte superate<br />
e non condivise da alcuni emergenti winemakers cretesi,<br />
giovani e e intraprendenti. Formati in Francia, Italia e Spagna, a partire dagli<br />
anni ‘90 hanno trasformato alcune case vinicole locali in autentici templi del<br />
vino, in grado di adattarsi ad un mercato mondiale e di reggere alti standard<br />
di qualità. Da abili imprenditori si sono messi in gioco, hanno compiuto<br />
scelte nuove continuando a produrre sia vini storici (Retsina), che coltivando<br />
varietà non locali come Syrah, Grenache, Merlot, Cabernet Sauvignon<br />
con ottimi risultati. E nel fi rmamento di questi dinamici winemakers brilla<br />
la stella di un personaggio di cui sentiremo forse parlare presto anche in<br />
Italia, che ricorda il nostro Roberto Cipresso, tale Douloufakis, a cui ogni<br />
produttore che intende fare vino come si deve, fa riferimento ormai non<br />
solo a Creta, ma in tutta la Grecia.<br />
Visitare le cantine cretesi non è così facile, perché si viene ricevuti quasi solo su<br />
appuntamento e molte chiudono alle 17.00, ma valgono i tanti chilometri macinati<br />
con un’auto a noleggio. Al top, nella zona Kato Archanes, la Cantina Bou-<br />
tari, capitanata da Yiannis Konstantakis,<br />
grande sostenitore dello studio del terroir e<br />
delle moderne tecniche di vinifi cazione, con<br />
una location in stile Renzo Piano, affacciata<br />
sull’immensa distesa di vigneti di proprietà.<br />
Tra gli ottimi rossi proposti in assaggio,<br />
Kritikos, che ha ricevuto nel 2008 un riconoscimento<br />
a livello internazionale. Tour e<br />
winetasting vengono proposti anche dalle<br />
cantine Karavitakis di Pontikiana, Dourakis<br />
di Alikampos, Gavalas di Vorias, Paternariakis<br />
di Melesses, Lyrarakias di Alagni e anche<br />
ad Agia Triada, un monastero dalle parti<br />
dell’ex capitale veneziana La Canea, oggi Hania.<br />
E se è vero che a Creta si è imparato a bere meglio, bisogna ammettere<br />
che la cucina non ha mai lasciato a desiderare. Piatti di pesce freschissimo:<br />
chatpodi, polipetti cucinati alla griglia; kalamarakia, calamari fritti o ai ferri;<br />
barbuni, triglie cucinate in vari modi da accompagnare a yemistà, pomodori<br />
ripieni di riso; dolmades, foglie di vite ripiene; insalata koriatiki a base di<br />
olive, cipolle, feta, pomodori, cetrioli e moussaka, piatti conditi con il pregiato<br />
olio cretese, leggero, fruttato, con un bassissimo grado di acidità. Da<br />
provare anche su una fetta di paximadi, il pane di Creta, morbido con la crosta<br />
biscottata, da sbocconcellare gustando piatti di pollo, agnello e maiale<br />
serviti in spiedini (souvlaki) e di stifado, brasato di vitello con cipolle e tanti<br />
aromi; insieme a formaggi a pasta tenera (Manouri, Anthotyro); a pasta dura,<br />
Graviera da mangiare con uva e uvetta cretese o con gli antipasti, i saganaki,<br />
squisiti panzerotti di pasta sfoglia. Se siete fortunati, a Creta vi può capitare<br />
di vederne preparare in maniera artigianale due varietà con tempi di cottura<br />
ridottissimi: la pasta phyllo, preparata in sottilissimi fogli, ingrediente base<br />
del baklavà, da immergere in uno sciroppo di zucchero e miele o la kataifi ,<br />
la sfoglia fi liforme simile allo shredded wheat, con cui si avvolgono squisiti<br />
pasticcini ripieni di noci e miele. E sempre parlando di pasta, che in greco<br />
signifi ca farina con salsa, vorrei terminare nominando un piatto che merita<br />
uno spazio a parte. Un primo piatto certamente rivisitato, dal nome nostrano<br />
e che rimanda al dominio veneziano su Creta: il Pastitsio, sì il pasticcio, che<br />
nelle altre regioni italiane prende il nome di lasagna o pasta al forno, preparato<br />
con strati di pasta tipo maccheroni, salsa di pomodoro, carne tritata e<br />
besciamella, ottimo anche se la temperatura supera i 40 gradi e fa sentire<br />
qualsiasi turista italiano quasi a casa.<br />
Sarina Vaccarella<br />
27
Sparkling Menù al<br />
fotofinish<br />
L’ambito premio promosso dall’azienda Villa assegnato all’Hostaria<br />
1735 di Rezzato. In fi nale anche il ristorante Cuori di Marostica<br />
Chi non ricorda degli anni scolastici lo spettro del fuori<br />
tema? Se lo ricorderà per qualche tempo Roland<br />
Chanliaud, chef e patron dello stellato Le Jardin des<br />
Remparts di Beaune, che si è visto sfuggire per un<br />
soffi o la palma d’oro dello Sparkling Menù, assegnato<br />
per l’ottava volta domenica 20 settembre dalla storica<br />
azienda Villa di Monticelli Brusati in Franciacorta, a sei<br />
chilometri dal Lago d’Iseo.<br />
La manifestazione, infatti, è stata<br />
creata attorno alla Cuvette, un cru<br />
aziendale elegante e versatile, di<br />
cui si vuole dimostrare la capacità<br />
d’accompagnare l’intero pasto.<br />
Piccione arrosto con spezie,<br />
cavolo rapa e limone, ancorché<br />
sia stato concordemente ritenuto<br />
dalla giuria tecnica della stampa<br />
enogastronomica, come dalla<br />
giuria popolare del pubblico ospite<br />
della serata, il piatto migliore<br />
per concezione, esecuzione e<br />
mise en place, ha clamorosamente<br />
mancato l’abbinamento, che<br />
avrebbe richiesto, a nostro avviso,<br />
bollicine rosate da pinot nero,<br />
al massimo con l’aggiunta d’altre uve rosse.<br />
Era in ogni caso un piatto che compendiava in chiave<br />
moderna intere civiltà della tavola nei secoli, a partire<br />
da una suggestione gusto-olfattiva che riecheggiava il<br />
mulsum, la miscela speziata di vino e miele che il simposiarca<br />
dosava nell’aprire il banchetto con la gustatio<br />
(i nostri antipasti) nell’antica Roma.<br />
Così il riconoscimento ha fatto una trentina di chilometri,<br />
fi no all’Hostaria 1735 di Rezzato,<br />
il cui chef Bruno Piovanelli è<br />
riuscito a snellire una pasta fresca<br />
all’uovo ripiena (siamo in terra di<br />
casônsèi!) e potenzialmente invadente,<br />
ricorrendo all’erba di San<br />
Pietro, come nel bresciano chiamano<br />
la balsamita degli erbari, con cadenze<br />
di menta crespa di giardino<br />
e limoncella. Ecco, allora, nascere<br />
tra i ravioli in questione e la Cuvette<br />
un feeling tutto speciale, e il piatto<br />
e il vino si spengono lentamente in<br />
bocca assieme, in armonia eppure<br />
stagliati e distinti. Ci associamo,<br />
per averlo conosciuto, alla dedica<br />
che Bruno ha fatto del suo premio
allo scomparso maestro<br />
Enzo Dellea. Eppure a lungo<br />
il successo è sembrato<br />
arridere, in un testa a testa<br />
che s’è giocato sul fi lo di<br />
pochissimi voti, al locale<br />
scelto per la tappa ottobrina<br />
di CuoKing, l’offi cina<br />
itinerante di <strong>Gustolocale</strong>:<br />
Cuori il locale, Marostica il<br />
luogo e Christian Ziliotto lo chef (senza dimenticare Martina che vi coccola<br />
in sala). Conoscevamo già, e già ci aveva convinto quando l’avevamo<br />
assaggiato nella fase eliminatoria, il suo parago rosa cotto in piastra<br />
di sale. È questa, irrorata in cottura di the verde, a profumare con misura<br />
le carni e a tenerle ricche d’umore. L’accompagnava nell’occasione<br />
una sorta di confi t di cipolla rossa, che temperava l’aroma penetrante<br />
dell’ortaggio, evitando il confl itto con il vino. Riuscito, dunque, il piatto,<br />
non meno che l’abbinamento con la Cuvette, che cosa è mancato al<br />
successo? Niente. Christian, infatti, ha vinto in ogni caso, innanzitutto<br />
mettendosi alla prova, cosa non facile per quanto lo sappiamo schivo,<br />
poi dimostrando una maturità di mezzi invidiabile alla sua giovane età; i<br />
lettori di <strong>Gustolocale</strong> non avranno diffi coltà a verifi carlo personalmente.<br />
Tre locali su quattro, dunque, giacché un quinto, il Ristorante La Cupola<br />
di Reggio Emilia ha dovuto disertare la fi nale, se la sono giocata<br />
al fotofi nish e questo dice quanto il<br />
premio sia ambito. C’erano persino tra<br />
il pubblico alcune turiste norvegesi che<br />
hanno organizzato il periodo delle ferie<br />
per non mancare l’appuntamento. E il<br />
quarto locale, la Tavernetta di Domenico,<br />
di Quinto in provincia di Treviso?<br />
Il suo Carnaroli Acquarello invecchiato<br />
mantecato ai go’ e crostacei nostrani è<br />
apparso ai giurato forse un po’ dejà-vu<br />
e sovrastava la Cuvette, fi nendo di questa<br />
assai dopo. La cucina è, peraltro,<br />
suffi cientemente titolata da concederle<br />
un appello, che ci riserviamo d’accordarle<br />
in casa. Semmai ne riparliamo.<br />
Il vincitore, lo chef Bruno Piovanelli<br />
Martina e Christian Zilliotto con Paolo Bianchi<br />
Maurizio Onorato
Via Veneto 2/B - 36015 Schio (VI)<br />
Tel. e Fax 0445.500201 - info@gustolocale.it
Grappe e tecniche<br />
di distillazione<br />
La differenza fra impianti continui e discontinui.<br />
E tutte le fasi per distillare correttamente<br />
L’autunno è tempo di distillazione<br />
di di vinacce e le distillerie<br />
lavorano lavorano a a pieno regime per<br />
procedere procedere con con questa questa fase<br />
estremamente delicata. Gli impianti<br />
di distillazione, industriali<br />
o artigianali che che siano, siano, possono<br />
essere classifi cati cati da innumerevolimerevoli<br />
punti di di vista. Uno di<br />
questi riguarda il modo in cui<br />
vengono “caricati” del materiale da trattare e “scaricati”<br />
di quello già lavorato. Da questo punto di vista possono<br />
essere continui o discontinui: in quelli continui il carico e<br />
lo scarico avvengono senza fermare l’impianto mentre<br />
in quelli discontinui è sempre previsto un fermo temporaneo<br />
e un successivo riavvio. Ogni ciclo di distillazione,<br />
con carico e scarico della vinaccia nell’impianto, si<br />
chiama cotta. Le caratteristiche degli impianti continui<br />
sono principalmente che producono di più a parità di<br />
tempo di esercizio, mantengono uniforme la qualità del<br />
prodotto; muovono il materiale al loro interno, il che li<br />
rende meccanicamente più complessi, e infi ne comportano<br />
un minor costo di produzione per unità di prodotto.<br />
Gli impianti discontinui invece sono più adatti a<br />
produzioni limitate, sono più fl essibili e consentono di<br />
modifi care facilmente il processo adattandolo a particolari<br />
produzioni, sono meccanicamente più semplici e<br />
comportano costi di produzione generalmente più alti.<br />
Per quanto riguarda le fasi della distillazione la prima è il<br />
riscaldamento della miscela in caldaia o disalcolazione:<br />
questa fase presuppone forme diverse delle caldaie a<br />
seconda se il prodotto da riscaldare sia liquido o solido.<br />
La seconda invece prevede la concentrazione dei<br />
vapori alcolici che fuoriescono dalla caldaia per mezzo<br />
della colonna di concentrazione, detta anche colonna<br />
di distillazione: questo passaggio serve ad innalzare la<br />
gradazione alcolica del prodotto fi nale e, nel contempo,<br />
a separare le sostanze dannose e di cattivo sapore<br />
da quelle buone che caratterizzeranno il prodotto fi nale<br />
cioè la grappa. Si procede infi ne alla condensazione<br />
dei vapori nella serpentina raffreddata esternamente da<br />
acqua fredda. Si ottiene così il distillato fi nale che poi<br />
passerà alle successive fasi di lavorazione (diluizione,<br />
addolcimento, fi ltrazione, ecc).<br />
Basta questo per realizzare una buona grappa? Sicuramente<br />
tecnica e materie prime eccellenti sono alla base<br />
di un prodotto di qualità, ma non dimentichiamo un elemento<br />
essenziale ed inimitabile: l’esperienza del mastro<br />
grappaiolo.<br />
Giulia Marruccelli<br />
Anag sezione di Vicenza<br />
Sede presso Bruno Cavalieri - Via Strasburgo, 21<br />
36100 Vicenza. Tel. 0444-922928 - cell. 338.6048617<br />
e-mail federicaborato@alice.it
32<br />
Non toccarmi<br />
il culatello<br />
È universalmente riconosciuto come<br />
il miglior salume che la carne di<br />
maiale possa produrre. Ma il merito<br />
è tutto della fantasia umana<br />
Sta avendo un sempre più incredibile successo questo meraviglioso prodotto,<br />
frutto di lavoro artigianale, contraltare del più nobile derivato della lavorazione<br />
del maiale, cioè il prosciutto: sto parlando del culatello. È pur vero che<br />
il vate, D’Annunzio, grande degustatore di questa squisitezza, si poneva, da<br />
letterato, il problema “Culatello con una T o due?”, data la sua provenienza<br />
dal posteriore del mas-cio.<br />
Ma se è vero che il prosciutto rappresenta il massimo della capacità di unire<br />
cultura e tradizione alimentare con la situazione climatica favorevole della<br />
collina (pensate al Veneto Euganeo dei Berici, o il Parma che risente dei vicini<br />
Appennini), il culatello rappresenta la più sublime sintesi di adattamento<br />
e di sfruttamento delle situazioni climatiche sfavorevoli, finalizzate però alla
produzione del miglior salume<br />
che il suino ci dona.<br />
Così mentre per il prosciutto<br />
le correnti d’aria dei<br />
colli determinano, da sole,<br />
la stagionatura di questo<br />
principe dei salumi, il clima<br />
umido della Bassa Parmense,<br />
quello di Don Camillo e<br />
di Peppone, per capirci, di<br />
una terra dal sole brucente e<br />
dalle nebbie ovattate, dal grande fi ume che scorre lento e maestoso,<br />
non consente una stagionatura di carne con osso, cotenna e grasso.<br />
Si è dovuto così ricorrere alla insaccatura del culatello, limitandone la<br />
presenza di grasso, al fi ne di non farlo divenire rancido rapidamente.<br />
Solo così, insaccando carne magra, si ottiene una buona protezione<br />
dagli agenti climatici ed il sapore viene dato dalla cosiddetta<br />
“investitura”, la salatura che accompagna ogni culatello.<br />
Il rito per la preparazione è quello che vive ogni norcino che, in un<br />
giorno fra dicembre e gennaio copa el mas-cio e divide le ambite<br />
cosce in culatello e fi occhetto, rinunciando, in tal modo, ad avere<br />
un prosciutto. Il culatello verrà modellato a forma di pera e sarà<br />
“investito” con vescica di maiale, più permeabile di quella bovina<br />
e perciò capace di conferire una migliore stagionatura, proprio per<br />
la sua capacità di ricevere quella provvida nebbia invernale, umida,<br />
avvolgente, vera balia amorosa per il culatello. Perché, nelle notti di<br />
nebbia, si aprono le fi nestre al fi ne di ammorbidire il nostro salume!<br />
Una stagionatura fra i 16 ed i 18 mesi, in ambiente con poca luce,<br />
in aria poco mossa, ci dona un prodotto fra i tre ed i quattro chili,<br />
che, dopo una buona ripulitura ed una bagnatura con vino bianco<br />
secco, avvolgendolo in un canovaccio, al fine di farlo tornar morbido,<br />
ci darà fette color rubino, con una “stella“ di bianco grasso<br />
al centro, con una carne soffice ma non morbida, con un profumo<br />
unico, irripetibile, una delicatezza non consueta ed una grande<br />
persistenza di sapore al palato. Solo pane ad accompagnarlo e<br />
vino bianco, spumante. A Parma si usa una Malvasia secca dei<br />
Colli di Parma dal profumo elegante.<br />
Sarà perché sono originario di Parma, sarà perché sono un ghiottone,<br />
gradisco altri salumi ma, per cortesia, “Non toccarmi il culatello”<br />
altrimenti vado in bestia!!<br />
Alfredo Pelle
Un uomo buono,<br />
pulito e giusto<br />
Il casaro Antonio Rodeghiero premiato<br />
durante la cerimonia di inaugurazione di Cheese.<br />
Un nuovo riconoscimento per l’attività dei malgari in montagna<br />
Antonio Rodeghiero<br />
Nient’altro che un racconto, con parole,<br />
voci, immagini e profumi: ecco, in sintesi,<br />
Cheese <strong>2009</strong>. L’attività che i pastori portano<br />
avanti negli alpeggi, condotta nel rispetto<br />
dei principi della sostenibilità ambientale<br />
è, infatti, anche un’importante risorsa<br />
sociale, economica, paesaggistica<br />
e culturale per i territori che la ospitano.<br />
L’evento braidese ha riconosciuto questi<br />
valori, evidenziando come il ruolo del<br />
casaro sia fondamentale nella salvaguardia<br />
degli ambienti montani e non solo.<br />
Fin dalla sua prima edizione Cheese ha<br />
voluto essere un momento di apprendimento<br />
per i visitatori - non è forse vero<br />
che s’impara di più divertendosi? - un<br />
evento ricco ricco di informazioni, da da cogliere attraverso tutti tutti quegli attori che con “le “le forme del latte” convivono.<br />
Che una piazza “chiami” gente da altre piazze, che le vie portino fl ussi a curiosare e assaggiare tra le bancarelle<br />
del ricco mercato, che un luogo sfumi in un altro luogo, un tempo in un altro tempo, per rivelare connessioni<br />
e legami.
Il Ministro Luca Zaia<br />
E allora, attraverso assaggi,<br />
degustazioni, partecipazione<br />
ai Laboratori del<br />
latte o a iniziative educative<br />
così come ai concerti concerti o<br />
frequentando le Cucine di<br />
strada, nei giorni di Cheese<br />
è è stata stata possibile possibile una una presa presa<br />
di coscienza sull’importanzaza<br />
delle attività agricole e<br />
rurali compatibili con con il il ririspetto dell’ambiente.<br />
Un’ occasione per fronteggiare<br />
il progressivo spopolamento<br />
dei territori montani,<br />
causa dell’abbandono<br />
delle tradizionali pratiche<br />
pastorali, compromettendo<br />
equilibri centenari decretando<br />
la scomparsa (o<br />
forte riduzione) di prodotti,<br />
usi e tradizioni che, invece,<br />
Cheese vuole contribuire a far conoscere e tutelare.<br />
E proprio Cheese ha voluto premiare Antonio Rodeghiero, allevatore e<br />
casaro asiaghese. Durante la cerimonia di inaugurazione della manifestazione,<br />
al produttore di Asiago è stato consegnato il premio “Benemerito<br />
di Cheese”. Il riconoscimento è dedicato a quattro attori del mondo<br />
dei formaggi che si sono distinti per la passione, la dedizione e l’impegno<br />
nella ricerca della qualità in coerenza con i principi di Slow Food: buono<br />
per il palato, pulito per<br />
l’ambiente, giusto per<br />
la società. Antonio Rodeghiero,<br />
“Toni” detto<br />
“Nickel”, è uno dei più<br />
vecchi casari produttori<br />
di formaggio Asiago<br />
Stravecchio in alpeggio,<br />
oggetto di Presidio<br />
Slow Food, nella “sua”<br />
Malga di Porta Manazzo.<br />
Con lui sono stati<br />
Foto Archivio Slow Food<br />
Carlo Petrini, fondatore di Slow Food<br />
premiati Pascale Baudonnel (Norvegia), per il Presidio Geitost artigianale del<br />
fi ordo di Sogne, Livio Garbaccio (Piemonte), pastore del Presidio del Macagn, e<br />
Francesco Giolito (Piemonte), affi natore.<br />
“Nickel” Rodeghiero, 79 anni, è un grande artigiano che tutti riconoscono come<br />
maestro: i suoi formaggi hanno viaggiato per il mondo, simbolo della grande sapienza<br />
casearia dell’Asiago. A “Porta Manazzo”, una delle più alte dell’Altopiano<br />
dei Sette Comuni, ha perpetuato la tradizione dell’alpeggio e l’affi namento<br />
dello Stravecchio, anche quando sembrava fosse destinata a perdersi.<br />
Le malghe ancora attive sull’Altopiano dei Sette Comuni sono oltre sessanta,<br />
un dato già di per sé eccezionale. Una trentina trasforma il latte in formaggio,<br />
ma solo una decina produce Asiago Stravecchio a Denominazione di Origine<br />
Protetta, per un totale di un migliaio di forme circa ogni anno. Perdere un formaggio<br />
eccezionale come l’Asiago Stravecchio delle malghe dell’Altopiano dei<br />
Sette Comuni sarebbe un danno irreparabile. Eppure il rischio esiste: perché<br />
una buona forma di Asiago diventi Stravecchio occorrono almeno 18 mesi di<br />
stagionatura in ambiente naturale e molti produttori preferiscono vendere prima<br />
le forme. Per questo ogni anno le forme di Stravecchio sono sempre di meno e,<br />
per questo, è importante il lavoro di Antonio Rodeghiero che si prodiga per la<br />
salvaguardia di una tradizione casearia millenaria.<br />
Francesca Filippi
Il cocktail del mese<br />
Kafka<br />
Composto da:<br />
1,5 cl caffè espresso<br />
1,5 cl De Kuyper crema di cacao bianca<br />
1 cl Irish Mist<br />
1,5 cl Rum Captain Morgan Black<br />
1,5 cl crema di latte<br />
Preparazione:<br />
Shaker e servire in coppetta cocktail.<br />
Decorare con una rosellina di cioccolato<br />
A cura di:<br />
Miron Alina
Grazie Luciano<br />
In un’afosa giornata di mezza estete ci ha lasciato il notaio Luciano Rizzi. Aveva 87 anni, portati<br />
molti bene. Accademico della Cucina Italiana, Luciano Rizzi è stato nostro collaboratore, ci ha<br />
deliziato con i suoi scritti, con i suoi racconti, aneddoti, ricordi.<br />
A lui il merito di aver fondato la sezione dell’Altovicentino dell’Accademia della Cucina Italiana<br />
dopo esser stato per anni un massimo esponente dell’Accademia berica.<br />
Colto, disponibile, appassionato di gastronomia, ottimo cuoco, anche nella vita pubblica ha saputo<br />
distinguersi per le sue grandi doti umane: negli anni ’60 è stato sindaco di Trissino dove ha portato a<br />
termine importanti opere pubbliche, nel campo notarile si è distinto per competenza e professionalità.<br />
Ha lasciato molti scritti di gastronomia, molte ricerche, studi. A nome di <strong>Gustolocale</strong>, attraverso<br />
questo scritto, voglio esprimere un sincero ringraziamento a Luciano Rizzi per quello che ha saputo<br />
trasmettere attraverso queste pagine, per le piacevoli serate trascorse con l’Accademia, dove ogni<br />
suo intervento era più che una lezione d’alta gastronomia.<br />
Paolo Terragin<br />
Luciano Rizzi
38<br />
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pizza + rist.posateria varia,bicchieri<br />
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Santorso, 0445/641104.<br />
• Vendo due funghi per riscaldamento<br />
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cad. - Santorso, 0445641104.<br />
• Lavabicchieri comenda, usata 2 anni,<br />
euro 500 - Santorso, 0445/641104.<br />
• Vendo affettatrice professionale<br />
lama 250mm a euro 270 - Santorso,<br />
0445-641104.<br />
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proprietario e sempre rimessato. Prezzo<br />
trattabile. Per info 348.8713250<br />
Montecchio Maggiore.
Appuntamenti del mese<br />
• Tutte le domeniche di ottobre<br />
Tonezza del Cimone Festa della patata<br />
naturale dell’Astico e di Tonezza. Degustazione<br />
presso i ristoranti locali di gnocchi<br />
di patate montane e valligiane coltivate<br />
con metodo naturale, sull’Altopiano<br />
di Tonezza del Cimone e nelle vallate del<br />
Posina e dell’Astico. Vi aspettiamo dalle<br />
ore 12.00 alle ore 15.00 (a richiesta anche<br />
in serata, consigliata la prenotazione telefonica).<br />
Euro 15,00 a persona comprensivo<br />
dei 5 assaggi (abbondanti), bevande<br />
escluse, pane e coperto inclusi. Per info:<br />
Ufficio Informazioni Turistiche di Tonezza<br />
del Cimone - Tel 0445.749500<br />
• Da venerdì 2 a domenica 4 ottobre -<br />
Montegalda festa del baccalà. Informazioni<br />
e prenotazioni: tel. 0444.736413<br />
• Venerdì 2 ottobre - Romano d’Ezzelino<br />
3ª RASSEGNA ENOGASTRONOMICA - I<br />
FUNGHI: MERAVIGLIE E DELIZIE DELLA<br />
NATURA. Info e prenotazioni: Ristorante<br />
“Il Pioppeto” - tel. 0424.570502 - www.<br />
pioppeto.it.<br />
• Sabato e domenica 3-4 ottobre - Zanè<br />
SAGRA DEI BIGOLI CO’ L’ARNA. Funzionamento<br />
di stand gastronomico con la<br />
specialità dei bigoli con l’arna, spettacoli<br />
con musica dal vivo e ballo popolare.<br />
Info: Pro Loco Zanè<br />
• Tutti i sabati di ottobre, dalle 15 alle<br />
19 - Camisano Vicentino Marroni e vino.<br />
Informazioni: Biblioteca Comunale, tel.<br />
0444.611299<br />
• Sabato 3 e domenica 4 ottobre - Vicenza<br />
- Piazza Biade Festa del Baccalà<br />
alla Vicentina. Informazioni: Associazione<br />
Nazionale Alpini, tel. 0444.926988<br />
• Sabato 3 e domenica 4 ottobre - Mossano<br />
Festa dell’arna Manifestazione a<br />
carattere gastronomico con piatti trainanti<br />
a base d’anitra: bigoli con l’arna,<br />
arna allo spiedo, spezzatino d’arna e<br />
altre specialità.<br />
Informazioni: Pro Loco Mossano, tel.<br />
0444.886704<br />
• Sabato 3 e domenica 4 ottobre Valli del<br />
Pasubio - Piazzale Scuole 8^ FESTA CON-<br />
TADINA con dimostrazione della lavorazione<br />
di latte e carne di maiale Org. Pro Loco<br />
e Comune di Valli. Info: 0445.590176<br />
• Da Domenica 4 a Domenica 11 Ottobre<br />
DISTILLERIE APERTE: la settimana della<br />
grappa. Le distillerie del vicentino Vi<br />
aspettano: La varietà di uve che fanno del<br />
Vicentino un grande vigneto, permettono<br />
di ottenere distillati di notevole personalità<br />
e carattere. Venite a scoprirlo…<br />
Orari: Domenica dalle 10.00 alle 18.00. Dal<br />
Lunedì al Sabato solo su appuntamento,<br />
dalle 14.00 alle 18.00. Per fissare gli appuntamenti<br />
settimanali contattare telefonicamente<br />
le distillerie. Info: 0444.994750.<br />
www.vicenzaqualita.org<br />
www.distillerieaperte.it<br />
• Mercoledì 7 Ottobre - Monte di Malo -<br />
Trattoria Dalla Nella. NATURA E SAPORI<br />
DELLA VAL LEOGRA, VAL D’ASTICO E<br />
VAL POSINA. Rassegna enogastronomica<br />
alla riscoperta delle tradizioni - 3^ edizione<br />
Cena “Anitra e radicchio rosso” € 35 a<br />
persona. Tel. 0445.602273<br />
• Mercoledì 7 e giovedì 8 ottobre - Vicenza<br />
- Palazzo Chiericati Le Cene Palladiane<br />
2^ edizione. Riprendono gli appuntamenti<br />
con l’arte e il gusto nelle ville del Palladio:<br />
narrazioni, esplorazioni, musiche e il<br />
“Menù Artù”, per riscoprire il grande patrimonio<br />
artistico e alimentare vicentino.<br />
Informazioni: Associazione Artigiani della<br />
provincia di Vicenza, tel. 0444.168322,<br />
fax 0444.392497, e-mail v.varotto@<br />
vi.artigianinet.com<br />
• Venerdì 9 ottobre - Mussolente 3ª RAS-<br />
SEGNA ENOGASTRONOMICA - I FUNGHI:<br />
MERAVIGLIE E DELIZIE DELLA NATURA.<br />
Info e prenotazioni: Ristorante “Villa Palma”<br />
- Tel. 0424.577407<br />
www.villapalma.it.<br />
• Da venerdì 9 a martedì 13 ottobre <strong>2009</strong><br />
- Noventa Vicentina XXIV mostra dei prodotti<br />
agroalimentari d’autunno Esposizio-<br />
ne e vendita di prodotti tipici locali, stand<br />
gastronomico e ballo. Informazioni: Comune<br />
Sarego 0444.788511<br />
• 9-10-11 Ottobre - Marano Vicentino FE-<br />
STA DELLA RACCOLTA DEL MAIS MARA-<br />
NO. Programma: Raccolta mais Marano,<br />
località S. Fermo, Sfilata con trattori S.<br />
Messa di Ringraziamento. NEL POMERIG-<br />
GIO: Fasi di lavorazione del Mais Seguirà<br />
stand gastronomico!<br />
www.maismarano.it<br />
• Sabato 10 e domenica 11 ottobre venerdì<br />
16 sabato 17 domenica 18 - Lusiana<br />
10^ edizione “Pomo Pero”.<br />
Mercatino di prodotti tipici e oggetti di<br />
artigianato locale presso il cortile dell’ex<br />
Cinema Comunale e piazza IV Novembre.<br />
Antichi mestieri… imparare dal passato.<br />
Da Lamon a Lusiana “gemellaggio dimostrativo”<br />
di lavori tipici con il gruppo di<br />
tradizioni popolari “Drio le peche” di Lamon<br />
e con il gruppo del Museo di Lusiana.<br />
Visite guidate. Per info 0424.406009<br />
• Sabato 10 e domenica 11 Ottobre - Malo<br />
FESTA DEL PESCE Org. Pro Malo. Per info<br />
tel. 0445.607500<br />
www.promalo.it<br />
• Domenica 11 Ottobre - Marana di Crespadoro<br />
12^ FESTA DEL TARTUFO NERO<br />
Stands enogastronomici con piatti tipici a<br />
base di tartufo. Mostra mercato dei produttori<br />
agricoli della Comunità Montana<br />
Agno Chiampo Info: 348.8047561<br />
• Domenica 11 Ottobre - Recoaro Terme<br />
- Piazzale Cabinovia SCARGAR MONTA-<br />
GNA - il ritorno in stalla delle mandrie. Le<br />
mucche attraversano le vie del paese e…<br />
inizia la festa!!! Musica, balli, cucina del<br />
malgaro e prodotti del territorio.<br />
Domenica 11 Ottobre - Recoaro Terme<br />
- Località Fongara ANTICHI SAPORI<br />
RITROVATI - LA MELA DELLA CONCA<br />
D’ORO itinerari gastronomici, degustazioni,<br />
arte e cultura. Per Informazioni tel.<br />
348.8063910
Da una idea di Roberto Gasparin:<br />
Il mensile<br />
www.gustolocale.it di Vicenza<br />
n° 36 - Ottobre - <strong>2009</strong><br />
Ai soli fini fiscali € 0,10 a copia<br />
Abbonamento Italia € 20,00<br />
Abbonamento Estero € 40,00<br />
Editore:<br />
Paolo Gasparin<br />
Redazione - amministrazione<br />
pubblicità:<br />
Pierregi di Paolo Gasparin<br />
Via Veneto 2b<br />
36015 - Schio (Vi)<br />
tel.e fax 0445 500 201<br />
www.gustolocale.it<br />
info@gustolocale.it<br />
Direttore responsabile:<br />
Paolo Terragin - paolo@gustolocale.it<br />
Reg. Tribunale di Vicenza:<br />
n° 1130 del 24/03/06<br />
Spedizione:<br />
Poste Italiane s.p.a. spedizione in<br />
Abbonamento Postale D.L.<br />
353/2003 (Convertito in legge<br />
27/02/2004 n°46) art.1, com.1, Dr VI<br />
Stampa: Industrie Grafiche Vicentine<br />
Srl - Costabissara (VI)<br />
Hanno collaborato:<br />
Paolo Gasparin<br />
Roberto Gasparin<br />
Paolo Terragin<br />
Alfredo Pelle<br />
Alina Miron<br />
Amedeo Sandri<br />
Angelica Ruaro<br />
Angelo Nicoletti<br />
Davide Cocco<br />
Francesca Filippi<br />
Giulia Marruccelli<br />
Matteo Baldini<br />
Maurizio Onorato<br />
Mauro Pasquali<br />
Oscar Santo Nastasio<br />
Sarina Vaccarella<br />
Stefano Beber<br />
Tutte le immagini, articoli, contenuti di questo<br />
giornale sono ad uso esclusivo di Pierregi di<br />
Paolo Gasparin - Schio (Vi). Eventuali utilizzi impropri<br />
senza previa autorizzazione scritta da parte<br />
nostra saranno perseguiti a norma di legge.<br />
Le Collaborazioni in testi o foto sono gratuite.<br />
L’editore garantisce la massima riservatezza dei<br />
dati e la possibilità di richiedere gratuitamente<br />
la retifica o cancellazione scrivendo a: Pierregi<br />
Via Veneto 2b - 36015 Schio (Vi).<br />
Appuntamenti del mese<br />
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• Da venerdì 16 a domenica 18 ottobre<br />
- Barbarano Vicentino Vino<br />
e pizza Informazioni: Pro Loco<br />
Barbarano tel. 0444.886811<br />
• Domenica 18 ottobre - Vicenza<br />
- Loggia del Capitaniato 42sima<br />
Mostra Micologica Nazionale. Informazioni:<br />
tel. 0444.508023<br />
• Da venerdì 16 a domenica 18<br />
Ottobre - Durlo di Crespadoro<br />
31^ FESTA DELLE CASTAGNE<br />
MOSTRA DELLE CASTAGNE E<br />
DEI DOLCI; Premiazioni. Esposizioni<br />
artistiche: pittura, scultura e<br />
artigianato locale. Funzionerà uno<br />
stand gastronomico. Organizzazione<br />
Associazione DURLO ’86<br />
durlo86@tiscali.it Per informazioni<br />
Tel. 0444.429377<br />
• Venerdì 16 ottobre<br />
Cassola 3ª RASSEGNA ENO-<br />
GASTRONOMICA - I FUNGHI:<br />
MERAVIGLIE E DELIZIE DEL-<br />
LA NATURA. Info e prenotazioni:<br />
Ristorante “Al Camin” - Tel.<br />
0424.566134 - www.hotelalcamin.it.<br />
• Sabato 17 e domenica 18 Ottobre<br />
- Schio 18^ MONTAGNA<br />
IN CITTA’ e 15^ MOSTRA DEI<br />
PRODOTTI BIOLOGICI. Ore 8.00<br />
Piazzale Teatro Civico. Per informazioni:<br />
Santo cell. 339.8827145<br />
• Sabato 17 e domenica 18 Ottobre<br />
- Recoaro Terme - Località<br />
Merendaore 28^ FESTA DELLE<br />
CASTAGNE. Info: tel. 0445.75644<br />
Sig. Pace<br />
• Domenica 18 ottobre - Isola Vicentina<br />
- Piazza Marconi 48^ Festa<br />
dello Spiedo In piazza Marconi<br />
pranzo e cena a base di spiedo<br />
di fagiano, maiale e polenta. Informazioni:<br />
Pro Loco di Isola Vicentina,<br />
tel. 0444.976081<br />
• Domenica 18 ottobre - Lugo<br />
26^ Mostra concorso “Maron de<br />
oro” e 25^ Mostra concorso “Nason<br />
de oro” Per informazioni tel.<br />
0445.327063<br />
• Da lunedì 19 a domenica 25 Ottobre<br />
- Tutta la provincia - Ristoranti<br />
aderenti SETTIMANA DELLA<br />
PASTA In occasione della Giornata<br />
Mondiale della pasta (25 Ottobre)<br />
i ristoranti aderenti l’iniziativa<br />
propongono menu’ dedicati alla<br />
pasta, per conoscere gli altri ristoranti<br />
aderenti all’iniziativa visitare<br />
il sito www.vicenzaqualita.org<br />
• Venerdì 23 ottobre - Molvena 3ª<br />
RASSEGNA ENOGASTRONOMI-<br />
CA - I FUNGHI: MERAVIGLIE E<br />
DELIZIE DELLA NATURA. Info e<br />
prenotazioni: Ristorante “Villa Mastai<br />
Ferretti” - Tel. 0424.708132<br />
www.villamastai.it.<br />
• Sabato 24 e domenica 25 ottobre<br />
- Sarego 4^ Festa d’autunno<br />
con spiedi di selvaggina Tradizionale<br />
sagra popolare con spiedi di<br />
selvaggina e prodotti tipici. Informazioni:<br />
prolocosarego@libero.it,<br />
tel. 0444.638188<br />
• Sabato 24 e domenica 25 ottobre<br />
- Monte di Malo 20^ FESTA<br />
DELLE CASTAGNE e degustazione<br />
“SCOPETON” Non solo “Festa<br />
delle Castagne” ma anche festa<br />
dei gusti e sapori di un tempo<br />
che la moderna cucina purtroppo<br />
ha dimenticato. Informazioni:<br />
340.2841382 (Fabio) 0445.606915<br />
(Manuel) fabiomaddalena@alice.it<br />
scrivizi@cgpdonbosco.it<br />
• Domenica 25 ottobre - Vicenza<br />
X° edizione “Sapori e colori<br />
d’autunno”. Per informazioni:<br />
328.4220492 335.6673311<br />
• Domenica 25 ottobre - Vicenza<br />
Tuttinbici: Marronata e vin brulè<br />
all’eremoFacile e piacevole pedalata<br />
da Vicenza a Lumignano,<br />
fiancheggiando i Colli Berici. Alla<br />
fine, marroni e vin brulè per tutti.<br />
Preiscrizioni almeno 8 giorni<br />
prima. Segreteria Tuttinbici tel.<br />
0444.328006 Alessandro cell.<br />
347.5558714,<br />
• Domenica 25 ottobre<br />
Montecchio Precalcino “Maronada”<br />
in Villa Cita. Per Informazioni<br />
tel. 338.6050348<br />
• Domenica 25 - Marostica - Piazza<br />
degli scacchi Fiera di San Simeone<br />
con degustazione prodotti<br />
tipici. Info tel. 0424.72127<br />
• Domenica 25 ottobre - Costabissara<br />
- parco di Villa S.Carlo<br />
Mostra Provinciale dei Funghi<br />
d’autunno e delle erbe medicinali<br />
Entrata libera. Informazioni: tel.<br />
0444.970018 - 0444.905858<br />
• Venerdì 31 Ottobre - Bassano<br />
del Grappa - Loc. Campese A TA-<br />
VOLA CON MERLIN COCAI Evento<br />
enogastronomico che mira a<br />
far conoscere la vita del monaco<br />
e poeta Teofilo Folengo, detto<br />
Merlin Cocai e la sua epoca. Per<br />
informazioni tel. 0424.522201
Organizza per Lunedì 26 ottobre <strong>2009</strong><br />
Una Visita gratuita al salone internazionale dell’ospitalità alla Fiera di Milano<br />
Non solo una gita in pulman gran-turismo ed una visita al salone. Sarà un momento di allegria, di<br />
simpatia e convivialità. Riservato ai professionisti del settore con un programma da leccarsi i baffi.<br />
Ore 6,00 ritrovo nel piazzale Extra Cooking Systems di Thiene e partenza per Milano<br />
Ore 6,45 possibile fermata al posteggio di Vi Ovest (punto raccolta a richiesta)<br />
Ore 9,15 arrivo in fiera<br />
Ore 09,30/13,00 visita guidata alle aziende più rappresentatrici con dimostrazioni teorico pratiche<br />
Ore 13,00/17,00 visita libera<br />
Ore 17,00 partenza per borgo medievale Villa Monticelli Brusati (Bs)<br />
Ore 19,30 arrivo alla Cantina Villa Franciacorta, visita guidata alla cantina, degustazione dei<br />
rinomati Franciacorta Villa, degustazione di prodotti tipici.<br />
Ore 24,00 Rientro a Vicenza<br />
Vi invitano al...<br />
in collaborazione con<br />
Posti limitati, Richiedi l’invito gratuito<br />
al 0445.381089 / 0445.500.201<br />
Richiedi<br />
l’invito<br />
GRATUITO<br />
Il Programma prevede Viaggio a/r in pulman gran-turismo gran-turismo, entrata al salone salone, visita guidata guidata, visita alla cantina con degustazioni prodotti tipici tipici, il tutto completamente<br />
gratuito previo richiesta invito. Sono escluse mance, servizi extra e quanto altro non menzionato.