19.06.2013 Views

Le malghe dell'Altopiano dei 7 Comuni - Gustolocale

Le malghe dell'Altopiano dei 7 Comuni - Gustolocale

Le malghe dell'Altopiano dei 7 Comuni - Gustolocale

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

La strada del formaggio<br />

<strong>Le</strong> <strong>malghe</strong> dell’Altopiano <strong>dei</strong> 7 <strong>Comuni</strong><br />

Seguiamo ora passo passo un itinerario alla ricerca delle <strong>malghe</strong> dell’Altopiano di Asiago<br />

Da Asiago, percorrendo la S.S. 349 per Trento, a circa 13 km dalla partenza si giunge al<br />

bivio per la località Larici. Da qui si sale per 6 km percorrendo una strada sterrata fino a<br />

raggiungere il bivio per cima Portule dove si devia a destra, dopo circa 300 metri si giunge<br />

alla Malga Larici di Sotto. Altitudine 1625 s.l.m. - Comune di Lusiana. La malga ha in<br />

dotazione circa 40 ettari di prato e 120 ettari di bosco, bestiame bovino circa 90 capi. Il<br />

nome stesso della malga ci fa intuire la presenza del larice; bellissima conifera trovabile<br />

solo in alta quota e in questa zona forma un esteso bosco. Nella stessa zona si possono<br />

trovare altre <strong>malghe</strong>: malga Laste di Manazzo, malga Dosso di Sotto, malga di Porta<br />

Manazzo. In queste <strong>malghe</strong> si producono: Asiago d’allevo, ricotta e burro.<br />

Da Asiago, percorrendo la S.S.349 per Trento, dopo circa 7 km, al bivio per Val di<br />

Galmarara si sale per una strada sterrata a destra per altri 6 km e si giunge fino alla<br />

malga Galmaretta. Altitudine 1025 s.l.m. – Comune di Asiago. La malga si trova a sud<br />

della valle Galmarara, in ottima posizione, ed è un punto di passaggio di molte escursioni:<br />

la malga ha in dotazione oltre a 150 ettari di bosco circa 18 ettari di pascolo prativo. Si<br />

possono acquistare oltre all’Asiago pressato, l’Asiago d’allevo, ricotta e burro.<br />

Nella stessa zona sono presenti altre <strong>malghe</strong>: malga Galmarara, Galmarara Pastorile,<br />

Portule Pastorile, Portule nelle quali si produce solo latte per i caseifici.<br />

Da Asiago percorrendo la strada provinciale per Camporovere e località Tagliata, Ghertele<br />

si taglia a sinistra con un percorso di circa 3 km di strada sterrata si giunge a Malga<br />

Pusterle.<br />

Altitudine 1400 s.l.m. – Comune di Roana. La malga è ubicata in un’ampia conca di pascoli<br />

contornata da boschi sotto il Monte Verena e con di fronte il Portule. Ha in dotazione circa<br />

40 ettari di prato e 8 ettari di bosco.<br />

Alla produzione del formaggio Asiago d’allevo si affianca anche la produzione dell’Asiago<br />

pressato, burro e ricotta. <strong>Le</strong> altre <strong>malghe</strong> presenti nella zona non producono formaggi<br />

(malga quarti di Verena, Verena, Erio).<br />

malga Larici di Sotto<br />

malga Galmaretta<br />

35


36<br />

La strada del formaggio<br />

Da Asiago, percorrendo la strada provinciale per Roana e passata Mezzaselva di Roana,<br />

girando a destra e seguendo le indicazioni per Verena, al bivio di Bocchetta di Campolongo<br />

proseguire; al successivo bivio di Malga Campovecchio si procede a sinistra fino alla<br />

malga Mandrielle Vecchio Patrimonio.<br />

Altitudine 1585 s.l.m. - Comune di Rotzo. La malga è dotata di circa 25 ettari di prato a<br />

pascolo e di 20 ettari di bosco. Qui si possono acquistare sia l’Asiago pressato che l’Allevo<br />

delle varie stagionature, nonché burro e ricotta. È l’unica delle <strong>malghe</strong> presenti nella zona<br />

dove si possono acquistare formaggi.<br />

Da Asiago per strada statale per Vicenza, in località Valmagnaboschi di Cesuna si prende<br />

a sinistra per malga Zovetto. Altitudine 1211 s.l.m. Comune di Roana. La malga si trova<br />

molto vicino al centro abitato di Cesuna, sulla sommità del monte Zovetto. Il panorama<br />

che dalla malga spazia su gran parte del territorio dell’Altopiano è molto suggestivo. Nei<br />

pressi, a ricordo degli eventi bellici della Grande Guerra, vi sono due cimiteri, Inglese e<br />

Italiano, in località Valmagnaboschi. In zona meritano di essere segnalate per la<br />

produzione dell’Asiago: malga Carriola, malga Paù, malga Sunio, malga Foraoro, malga<br />

Fondi.<br />

Da Asiago percorrendo 10 km di strada asfaltata, in direzione Gallio, Melette, si giunge a<br />

malga Busa Fonda – Campomulo. Altitudine 1450 s.l.m. – Comune di Gallio. La malga<br />

nasce dalla fusione <strong>dei</strong> relativi pascoli. A Campomulo vi è un centro di piste di sci da fondo<br />

tra i più attrezzati d’Italia. La malga Busa Fonda ha in dotazione circa 60 ettari di prato e<br />

80 ettari di bosco.<br />

La malga Campomulo ha circa 80 ettari di prato.<br />

Si producono e vendono formaggio Asiago d’Allevo, burro e ricotta.<br />

Da Asiago percorrendo 3 km di strada asfaltata e circa 3 di strada sterrata con indicazione<br />

Aeroporto si giunge alla contrada Rigoni di Sotto, da qui si prosegue fino ad un bivio e si<br />

gira a sinistra per la strada che porta al Monte Zingarella fino a giungere alla malga<br />

Zebio. Altitudine 1677 s.l.m. – Comune di Asiago. La zona sorge in un ampio e verde<br />

avvallamento teatro di numerose e sanguinose battaglie durante la Grande Guerra. Nei<br />

pressi della malga passa il Sentiero della Pace (a ricordo del periodo bellico e ai caduti per<br />

la Patria). La malga ha in dotazione circa 32 ettari di prato e 100 ettari di bosco. Si<br />

producono e vendono i formaggi Asiago d’Allevo, burro e ricotta. Altre <strong>malghe</strong> sono<br />

presenti nella zona ma non producono formaggio.<br />

Ogni mese l’inserto della<br />

La strada del formaggio<br />

da staccare e conservare<br />

a cura di Emilio Nizzero<br />

delegato provinciale O.N.A.F.<br />

Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Formaggio<br />

Pozza d’acqua nei pressi di una malga<br />

Malga Mandrielle Vecchio Patrimonio<br />

NEL PROSSIMO NUMERO:<br />

la seconda parte delle <strong>malghe</strong><br />

dell’Altopiano <strong>dei</strong> 7 <strong>Comuni</strong><br />

e le <strong>malghe</strong> del Grappa


Mondo VINO<br />

Piovene Porto Godi<br />

L’antico nome di Toara, amena località del Vicentino,<br />

era Thovara e significava terra buona. Qui, dal 1500<br />

si produce vino per tradizione. A Toara si trovano i<br />

vigneti dell’Azienda Agricola Piovene Porto Godi,<br />

proprietà secolare dell’illustre famiglia <strong>dei</strong> Conti<br />

Barbaran dalle quale discendono per via diretta gli<br />

attuali proprietari, Marioantonio e Tommaso Piovene<br />

Porto Godi.<br />

Estesa su 220 ettari, la tenuta ha sempre fatto della<br />

vigna e del vino il cardine primo sul quale gira<br />

l’economia dell’azienda che comprende anche<br />

seminativi, oliveti e bosco. I 28 ettari di vigneti<br />

aziendali in felicissima posizione all’interno di un<br />

anfiteatro naturale, nel cuore della D.O.C. Colli Berici<br />

si estendono sino a quota 250 metri s.l.m. contribuendo<br />

a dare varietà e qualità al vino.<br />

Nel tempo, da un vino di pronta beva ed adatto al<br />

palato semplice <strong>dei</strong> consumatori locali che necessitavano<br />

di un prodotto da “tutto pasto” si è passati, in<br />

anni recenti e con sapienti investimenti, ad una<br />

sempre maggior attenzione alla qualità che per la<br />

vigna significa anche scegliere di limitare la resa<br />

produttiva.<br />

Così, a partire dai primi anni novanta la decisione di<br />

produrre vini di più alto livello, capaci di competere<br />

sul mercato italiano ed internazionale, con un occhio<br />

alla qualità e la ricerca per esprimere in maniera<br />

decisa le peculiarità <strong>dei</strong> Colli Berici. Allo scopo, parte<br />

<strong>dei</strong> vigneti sono stati reimpiantati in sintonia con i<br />

moderni sistemi produttivi e imponendo una minor<br />

resa per pianta, in modo da privilegiare qualità e<br />

pregi organolettici.<br />

L’’Azienda Piovene con tenacia ha saputo giungere<br />

alla produzione di molteplici varietà di vino, tra le<br />

quali si erge a simbolo <strong>dei</strong> Colli Berici il magnifico<br />

Tocai Rosso, varietà autoctona per eccellenza e vino<br />

“simbolo” di questo territorio. L’uva è la stessa del<br />

grenache francese e della Garnaccia spagnola. Il<br />

Tocai rosso viene prodotto nella versione Riveselle,<br />

vino delicato con profumi floreali e sentori di ciliegia,<br />

di pronta beva ma provvisto di buona struttura e<br />

concentrazione, ottimo con il baccalà alla vicentina.<br />

Ma chi vorrà conoscere più da vicino prodotti e qualità<br />

dell’Azienda Piovene Porto Godi dovrà necessariamente<br />

soffermarsi anche su vini rossi come il<br />

Merlot, il Cabernet Franc e Sauvignon, mentre<br />

l’interesse per i vini bianchi offrirà prodotti davvero<br />

interessanti come il Sauvignon, il Pinot Bianco e la<br />

Garganega.<br />

Tra i vini bianchi spicca il Campigie, un Sauvignon<br />

ottenuto da uve sovramaturate sulla pianta, passato<br />

poi in barrique per sei mesi per ottenere un vino<br />

possente nella struttura ma morbido, che con la<br />

vendemmia tardiva perde le note vegetali caratteristiche<br />

del Sauvignon per acquisire sentori di frutta<br />

matura.<br />

Come dire che l’impegno serio e costante, attento alla<br />

tradizione ma anche ai gusti del mercato, può dare<br />

risultati eccellenti. Provare per credere!<br />

Paolo Ellero<br />

L’AZIENDA PIOVENE PORTO GODI E’ PRESENTE AL VINITALY – PAD.C – stand C4


28<br />

S<br />

La rubrica Arte in Tavola è a cura<br />

del Prof. Piergiorgio Casara “filosofo enogastronomo"<br />

e della prof. Cristina Borin “docente di storia dell'arte”<br />

pezzatino di musso<br />

Foto di Giuliano Francesconi<br />

Il fuoco percettivo della presentazione è costituito dallo<br />

sformatino di polenta, di forma perfetta e di colore acceso,<br />

del tutto visibile se pure in posizione non centrale. Attorno,<br />

a corona, lo spezzatino, di pezzatura media e di colore bruno<br />

caldo e intenso, e l’insalata di ceci, di pezzatura piccola e di<br />

tono più chiaro. La scala coloristica nel suo insieme è varia<br />

ma armonica, come la consistenza materica e volumetrica<br />

<strong>dei</strong> cibi. La leggera spolveratina di paprica riassume diverse<br />

funzioni, accessorie ma significative: sporca il supporto e<br />

attenua il contrasto troppo forte con il bianco della<br />

porcellana; valorizza il delicato decoro a rilievo del piatto;<br />

equilibra e apre verso l’esterno la struttura visiva della<br />

presentazione, accentuando l’asse diagonale rispetto alla<br />

centralità; armonizza ulteriormente la gamma cromatica,<br />

arricchendola di un tono trasparente.


La composizione delle forme<br />

Ordine/disordine<br />

La preparazione più studiata e artificiosamente composta deve,<br />

comunque, conservare una certa naturalezza, come se fosse il frutto di<br />

una disposizione casuale, improvvisata al momento. Questa naturalezza,<br />

oltre a risultare visivamente più piacevole, ci suggerisce anche una certa<br />

rapidità nel confezionamento del piatto, a garanzia della freschezza del<br />

cibo; mentre presentazioni troppo rigidamente costruite lasciano<br />

intendere un lungo stazionamento in cucina per la rifinitura. Sono diversi<br />

gli accorgimenti che ci permettono di ottenere questo effetto, di volta in<br />

volta particolarmente adatti a specifici tipi di preparazione. Per esempio,<br />

un’insalata di verdure, di pasta o anche la nostra “Insalata di lingua”<br />

(presentata nel numeroquattro, novembre 2006) non deve apparire<br />

troppo “pettinata”, anzi risulta più gradevole se tende ad aprirsi<br />

leggermente verso il bordo esterno, allargando appena gli ingredienti e/o<br />

lasciando cadere qua e là qualche goccia di condimento: fino a qualche<br />

tempo fa, le sgocciolature di olio venivano accuratamente ripulite, perché<br />

apparivano come macchie sul lindore del piatto; oggi aggiungono un<br />

tocco di ricchezza e preannunciano gli aromi di un olio particolarmente<br />

pregiato. Altri elementi di “disordine”, utili a spezzare composizioni<br />

troppo rigide e a mantenere la naturalezza della presentazione, possono<br />

essere costituiti da pochi frammenti degli ingredienti della pietanza,<br />

magari di quelli meno visibili o meno facilmente identificabili. Una pasta<br />

ripiena, come i ravioli, una frittata, un involtino presentato intero<br />

possono apparire meno enigmatici e misteriosi se si lascia cadere, come<br />

per caso, in un angolino della presentazione, un elemento usato nella<br />

ricetta: una lumaca, una coscetta di rana, eccetera. Può anche essere<br />

piacevole “ignorare” la cornice interna ed esterna creata dalla falda del<br />

piatto, sempre lasciando cadere in un apparente disordine qualche<br />

piccolo segno formale o cromatico, per esempio le uvette nella presentazione<br />

<strong>dei</strong> “Biscotti caserecci con confettura di cachi” (presentato nel<br />

numerocinque, dicembre 2006) o la spolverata di paprica a margine dello<br />

“Spezzatino di musso”.<br />

Spezzatino di musso<br />

Tempo di esecuzione 3 ore e mezzo<br />

Dosi per 10 persone<br />

Ingredienti<br />

- 2 kg di polpa di musso (spalla e coscia)<br />

- 150 gr di cipolla e 1 scalogno<br />

- 150 gr di carote<br />

- 200 gr di sedano<br />

- 2 cucchiai di prezzemolo e basilico tritati<br />

- 2 bicchieri scarsi di olio extravergine di oliva<br />

- salvia, rosmarino, una foglia di alloro secca<br />

- 1 bicchiere di vino bianco secco<br />

- 1 dado (sciolto in mezzo bicchiere di acqua calda)<br />

- 2 spicchi d’aglio<br />

- 2/3 chiodi di garofano e un pizzico di cannella<br />

Arte in tavola<br />

Attrezzature particolari: un sacchetto di garza per gli odori.<br />

Porre, a freddo, nella teglia un trito sottile di cipolla, carota e sedano,<br />

l’olio e la carne tagliata a pezzetti. Far rosolare velocemente a fuoco<br />

vivo (10 minuti), aggiungere il prezzemolo e il basilico, lo scalogno<br />

intero steccato con i chiodi di garofano, l’aglio schiacciato, la cannella,<br />

un sacchetto di garza con dentro salvia, rosmarino e alloro il dado<br />

(sciolto in mezzo bicchiere di acqua calda), quindi portare a cottura,<br />

coperto, a fuoco molto lento. Dopo circa un’ora aggiungere il vino e<br />

completare la preparazione. Servire con polenta calda e morbida<br />

“contornando” lo spezzatino con un’insalata di ceci bolliti e conditi con<br />

cipolla finemente tagliata, prezzemolo, rosmarino tritato, sale, pepe,<br />

olio extravergine di oliva.<br />

Carmelo Rizzi<br />

Vino consigliato: Cabernet “Colle d’Elica”, Mattiello - Costozza di Longare<br />

29


30<br />

abconsiderazioni<br />

Che sia vera Resurrezione!<br />

Eccoci a Pasqua: la Quaresima è finita, le “erbe amare” sono un ricordo, la primavera è entrata trionfando.<br />

E gli uomini? In che stagione vivono? Riflessioni intorno alla cucina, intorno alla vita<br />

Non ci sono più stagioni per gli uomini e neanche per i cuochi. <strong>Le</strong><br />

multinazionali che finanziano la grande politica mondiale non fanno<br />

parte di questo pianeta, ma credono e vivono in funzione del Dio<br />

denaro. Non conoscono la stagioni e cercano persino di corrompere gli<br />

scienziati perché non lanciano i loro allarmi sempre<br />

più pressanti sulla salute della Terra. Per<br />

questi esseri privi di umanità è<br />

importante vendere. Acquisire<br />

nuovi mercati, distribuire<br />

dividendi che percentualmente<br />

aumentino<br />

ogni anno e<br />

di Amedeo Sandri<br />

fregarsene <strong>dei</strong> mezzi utilizzati per ottenerli, guardando solamente il<br />

fine, proprio come ha raccontato Macchiavelli. Non si ricordano che noi<br />

tutti siamo figli della terra, nostra grande e buona madre, almeno<br />

finora. Non sanno cosa siano i “bruscandoli” e non hanno mai sentito<br />

nominare i “rampussoli”, per non parlare <strong>dei</strong> “tanoni”, delle “rósole” o<br />

<strong>dei</strong> “s-ciopéti”. Certo conoscono bene aragoste, caviale, champagne,<br />

foie gras e via dicendo, perché hanno globalizzato questi prodotti di<br />

lusso mettendoli a disposizione <strong>dei</strong> grandi alberghi per V.I.P. costruiti nei<br />

luoghi strategici per la finanza e la politica in ogni parte del mondo.<br />

E i cuochi? Stanno al gioco delle multinazionali? Sono loro fedeli servitori<br />

in funzione del Dio denaro? Chi sono i cuochi del terzo millennio? A che<br />

cosa credono? Perché scelgono di fare questo mestiere? Non so dare<br />

delle risposte. Mi piacerebbe credere che i cuochi di oggi<br />

siano delle brave persone, oneste, che utilizzano<br />

testa e mani per dare piacere ai loro simili, i quali<br />

non vanno a “celebrarli” nei loro “templi”, ma a<br />

trovarli a casa loro per passare <strong>dei</strong> piacevoli<br />

momenti assieme. Mi piacerebbe che usassero<br />

prodotti che la Madre Terra mette loro a<br />

disposizione in quel luogo, in quel momento, in<br />

quella stagione e che questi prodotti fossero<br />

“integri”, non “costruiti” o “forzati” per renderli belli<br />

fuori e “malati” dentro. Mi piacerebbe che vicino alla


Che sia vera Resurrezione!<br />

tecnologia e alla scienza ci fossero anche mani e cuore, che non ci<br />

fossero cucine per ricchi e cucine per meno fortunati, che i tavoli non<br />

fossero pochi e lontani uno dall’altro come vogliono le guide, ma deschi<br />

che servono per socializzare e conoscersi, di fronte ad un unico cibo.<br />

L’aveva ben capito Franco Colombani nel suo “Sole” di Maleo: una voce<br />

nel deserto come quella di Giovanni Battista, una voce che non c‘è più.<br />

Il cibo dovrebbe essere un bene per tutti, senza distinzione.<br />

Da che cosa dobbiamo dunque risorgere? Più che risorgere, dobbiamo<br />

riappropriarci della nostra testa, della nostra terra, delle stagioni, <strong>dei</strong><br />

nostri prodotti tipici, della voglia di far dire ad un commensale: “era da<br />

quando è morta mia nonna che non mangiavo più questo cibo” e<br />

godere di tutto ciò, al di là del denaro. Noi cuochi, così come i creatori<br />

di moda, ci lasciamo influenzare dalle tendenze, dai personaggi che le<br />

creano e spesso anche dalle loro “stravaganze”. Ben vengano gli<br />

“stravaganti”, ma l’uomo mangia tutti i giorni e le “stravaganze” le<br />

centellina nell’arco dell’anno, soprattutto se sono costose. Proviamo<br />

per un attimo ad incensarci di meno, a rimetterci giacche bianche e<br />

pantaloni a quadretti lasciando chiuse nel cassetto patacche e targhe,<br />

usando le mani anziché le chiacchiere, dimostrando “sul campo” ciò che<br />

siamo in grado di fare per far star bene i nostri simili. Sarà un esempio<br />

per le nuove generazioni che potranno venire “a bottega” per imparare<br />

a privilegiare il buono sul bello, senza comunque dimenticare<br />

quest’ultimo, ma non mettendolo in “primo piano” a discapito dell’altro.<br />

La “resurrezione” dovrebbe quindi coniugare la tecnica e la conoscenza<br />

scientifica con il buono, il bello, il territorio, la stagionalità <strong>dei</strong> prodotti<br />

ed una buona manualità, soprattutto nell’esecuzione <strong>dei</strong> lavori più<br />

umili, quelli che “formano” e “forgiano” il giovane uomo e la giovane<br />

donna. Sono angosciato dal relativismo e dal “vuoto” che pervadono<br />

molti ragazzi, dalla loro mancanza di punti di riferimento che non siano<br />

il telefonino di ultima generazione e la playstation, dall’uso di sigarette,<br />

droghe e parolacce. Credo si stia toccando il fondo; bisogna tornare<br />

all’autenticità, alla verità: bisogna “risorgere”. Buona Pasqua.<br />

Amedeo Sandri<br />

Cari Clienti presenti e futuri,<br />

la ditta Cles offre gusto,<br />

tradizione, sicurezza e<br />

36 anni di esperienza e<br />

di successi conseguiti insieme.<br />

Cosa proponiamo oggi?<br />

La ditta Cles è in grado di soddisfare i clienti più<br />

esigenti con qualunque tipo di carne, bovina, suina e<br />

avicola, di qualità sempre garantita.<br />

Eseguiamo tutti i tagli anatomici e tagli speciali su richiesta.<br />

Con i prodotti Cles sarete sempre soddisfatti.<br />

Il motto della Cles è “Carne nel segno della fiducia”. La velocità del nostro sistema di<br />

logistica e del nostro team sono garanzia della vostra gioia di essere cuochi.<br />

La nostra gamma di prodotti è senza pari, spaziando da qualunque tipo di carne a<br />

qualunque tipo di surgelato, tra cui verdure, pesce, selvaggina e preparati.<br />

Offriamo anche una vasta scelta di ottimi salumi, tra cui spicca la vera soppressa Val<br />

<strong>Le</strong>ogra maturata in cantina, prodotta ai piedi delle piccole dolomiti (dove vide la luce<br />

Libera nos a malo) detta, la “Soppressa di Antonio”.


32<br />

I caffè <strong>dei</strong> Caraibi<br />

Haiti - Repubblica Dominicana - Portorico - Cuba - Giamaica<br />

Sino a pochi anni fa il caffè HAITI veniva molto apprezzato<br />

ed adoperato, anche se trattato fondamentalmente come<br />

Arabica Naturale, per la forte corposità che era in grado di<br />

dare alla miscela nella quale veniva immesso. I forti<br />

problemi politici interni hanno fatto si che, l'offerta<br />

proveniente da quel Paese sia diventata scarsa, e di poca<br />

affidabilità qualitativa.<br />

Tutt'altro discorso, invece, per i tipi lavati provenienti dalla<br />

REP. DOMINICANA. Ad una notevolissima corposità<br />

uniscono infatti, un'ottimo equilibrio fra dolcezza ed<br />

acidità.<br />

Simile a questi, con una migliore e fine aromaticità ma,<br />

con i problemi derivanti da una scarsa e notevolmente<br />

costosa offerta, il PORTORICO.<br />

Negli ultimi anni sul mercato sono stati riproposti i caffè<br />

provenienti da CUBA: trattasi di Arabica Lavati con<br />

caratteristiche di buona corposità ed acidità quasi<br />

inesistente che, unite ad un aroma pulito e neutro, li<br />

rendono notevolmente interessanti, sia per l'ampia<br />

gamma d'uso, che per l'ottimo rapporto qualità/prezzo.<br />

A puro titolo di notizia possiamo ricordare ancora l'isola di<br />

GIAMAICA, produttrice di poco caffè, ma estremamente<br />

fine. Sicuramente troppo caro e meno selezionato rispetto<br />

ai tempi passati.<br />

Pagina a cura di Edy Bieker<br />

uno <strong>dei</strong> massimi intenditori di caffè crudi


Una serata un po’ particolare<br />

Solidarietà, Arte e Cucina al Ceod di Valdagno<br />

con l’Associazione Artegustocolore<br />

La cucina è motivo di aggregazione, è evidente. Quale modo migliore<br />

allora per superare le barriere che ancora esistono (inutile negarlo)<br />

con persone che hanno abilità diverse?<br />

È stato questo l’intento dell’Associazione “Artegustocolore” di Recoaro<br />

che ha allietato una serata al C.E.O.D. Azzurra di Valdagno al termine<br />

di uno spettacolo che gli ospiti (adulti con disabilità gravi) avevano<br />

organizzato per i loro genitori.<br />

“Nella società di oggi troviamo molteplici forme di volontariato per<br />

aiutare gli altri - dice il presidente Sergio Prebianca - ma nel mio<br />

gruppo volevo creare una sfida grande ed essenziale con un tocco di<br />

professionalità”.<br />

Gli chef dell’associazione hanno predisposto un ricco buffet di piccola<br />

pasticceria composto tra l’altro da tartellette e spiedini di frutta<br />

glassati su una fontana di cioccolata mousse con pralineria. “Il nostro<br />

team con la consapevolezza del valore della qualità della vita –<br />

prosegue Prebianca - ha<br />

cercato di far conoscere una<br />

melodia <strong>dei</strong> sapori e <strong>dei</strong><br />

colori agli ospiti. Sono stati<br />

resi protagonisti e gli si è<br />

fatto conoscere un mondo<br />

nuovo; con la simpatia che<br />

solo gli chef che credono<br />

nell’ambito sociale sanno<br />

avere”.<br />

La serata è stata un grande<br />

successo, lo scenario ha<br />

rafforzato per tutti il legame<br />

profondo di costruzione della<br />

solidarietà, della<br />

cooperazione e della vita<br />

associativa.<br />

Il presidente assicura che<br />

questo sarà l’inizio di un<br />

lungo e fondamentale<br />

progetto che l’associazione<br />

“artegustocolore” porterà<br />

avanti perché considerato<br />

molto più che formazione:<br />

vita!<br />

Vanessa Lovato<br />

Gli Shef di Artegustocolore all’opera


Valchiampo: modernità nella tradizione<br />

I ristoratori della Valle del Chiampo continuano il loro percorso<br />

nel made locale con una rassegna di otto serate<br />

Torna per il secondo anno nella Valle del Chiampo la rassegna del Gruppo<br />

Ristoratori. Un ciclo di otto serate in programma da fine aprile a<br />

novembre per presentare i sapori e la tradizione culinaria dell’area, con<br />

un’attenta ricerca del legame tra cibo e territorio.<br />

Un’iniziativa promossa dalla Fipe Confcommercio, nel cui ambito i cinque<br />

ristoratori si sono uniti due anni or sono con lo scopo di valorizzare e<br />

rilanciare i prodotti tipici della vallata del Chiampo. La Rassegna 2007,<br />

nata sulla scorta del buon successo dello scorso anno, preannuncia<br />

un’interessante novità: oltre alle cinque serate organizzate in ognuno <strong>dei</strong><br />

ristoranti aderenti, sono previsti tre appuntamenti in cui i ristoratori si<br />

cimenteranno uniti in un unico locale. Metteranno in comune il personale<br />

di cucina e di sala, menu e conoscenze: l’intento è quello di ricercare<br />

nuove affinità e promuovere scambi di professionalità, indispensabili per<br />

crescere.<br />

Il percorso fra i colori e i sapori della Val del Chiampo si apre così presso<br />

il ristorante Al Torcio di Chiampo il 20 aprile per<br />

concludere l’itinerario gustativo-sensoriale nel<br />

mese di Novembre presso il ristorante Ponte<br />

Nuovo. I tre appuntamenti “collettivi” saranno<br />

distribuiti tra maggio, giugno e settembre.<br />

L’enogastronomo<br />

Romolo Cacciatori<br />

Ogni serata a tema sarà accompagnata dall’enogastronomo Romolo<br />

Cacciatori che esplorerà il territorio con la riscoperta <strong>dei</strong> piatti<br />

dimenticati, valorizzandone la ricercatezza e la professionalità nell’esecuzione.<br />

“Lo scopo degli chef che partecipano - spiega Romolo Cacciatori<br />

- è quello di cullare il commensale in un percorso storico, culturale,<br />

gastronomico con tratti di modernità, valorizzando ogni piatto”.<br />

Un’attenzione particolare verrà infine riservata ai vini che saranno<br />

abbinati ai piatti privilegiando le scelte del territorio vicentino,<br />

soprattutto tra le Doc della Provincia.<br />

V. L.


36<br />

Vicenza<br />

Papillart 2007<br />

La seconda edizione della manifestazione ideata da Michele<br />

Pansera invade Piazza della Liberta di Arzignano. E contagia<br />

tutta la città<br />

Immaginate una giornata quasi primaverile, piena di luce e di sole, una<br />

piazza tappezzata di banchi scolastici con tante lastre di cioccolato<br />

fondente, 200 studenti liceali, su una pedana uno splendido pianoforte<br />

Petrof a mezza coda al quale si alternano alunne pianiste e cantanti, un<br />

docente ideatore e organizzatore nonché socio Slow Food, autorità<br />

scolastiche e comunali, tra cui il Sindaco Stefano Fracasso e il Dirigente<br />

Scolastico Maria Bertoldi, il fiduciario Slow Food di Vicenza Mauro<br />

Pasquali, il passeggio di un sabato mattina e poi tanta voglia di creare.<br />

Dalle 9 alle 17 Papillart, giunta alla sua seconda edizione, ha dominato<br />

la scena cittadina.<br />

Il nome dato alla manifestazione è di per sé intrigante e cosa sta a<br />

significare? Arte per papille? Arte e papille? Arte con le papille? E quali<br />

papille se non quelle gustative? Si è trattato infatti di un’esperienzaevento<br />

artistico nel quale gli allievi si sono confrontati con la ricerca del<br />

gusto nell’arte e l’arte del gusto.<br />

La cioccolata, gentilmente offerta dalla ICAM e preparata per l’occasione<br />

dalla pasticceria Davenicio, ben si è prestata per consentire un’esperienza<br />

totale: gli studenti incidendola ne hanno colto il profumo, manipolandola<br />

ne hanno studiato la materialità, osservandola si sono immersi<br />

nelle sfumature tonali calde ed invitanti, l’hanno sentita cedere sotto i<br />

lievi od intensi colpi inferti alla sua superficie ed infine l’hanno gustata.<br />

Passeggiando tra i gruppi di studenti è stato interessante scoprire come<br />

un prodotto pensato per l’alimentazione e il palato abbia potuto<br />

suggerire interpretazioni artistiche impensabili: tra i temi trattati la<br />

pace, la natura, l’integrazione razziale, lo sport, la libertà, la difesa degli<br />

animali, la giustizia, l’io.<br />

Ancora una volta il cibo, in questo caso calato in un contesto artistico,<br />

ha fatto da tramite per promuovere la riflessione e la presa di coscienza<br />

La piazza con la cioccolata intorno<br />

Foto di Nicola Rezzara<br />

Nella foto<br />

gli organizzatori<br />

della<br />

manifestazione:<br />

da sinistra<br />

Carlo Pozza,<br />

Michele Pansera,<br />

Stefano Fracasso,<br />

Maria Bertoldi,<br />

Mauro Pasquali e<br />

Sarina Vaccarella


della realtà. Lavorato, studiato e ”vissuto” in una dimensione sociale ha<br />

svolto una funzione che da sempre gli attiene.<br />

Il cibo, nel caso di Papillart la cioccolata, ha avvicinato, ha aggregato,<br />

ha arricchito e stimolato i rapporti interpersonali. Bellissimi gli incontri<br />

che sono nati tra i cittadini che si trovavano a passare da quelle parti e<br />

gli studenti, per i quali la creazione artistica si è trasformata in dono,<br />

condivisione non solo nel mostrare l’oggetto della loro fantasia<br />

ispiratrice, ma nell’offerta concreta delle loro produzioni e cioè della loro<br />

arte, nella possibilità di consumarla, di mangiarla.<br />

Papillart 2007<br />

Papillart è stata una manifestazione di grande valenza didattica, ma<br />

anche di forte connotazione culturale e sociale. E’ ovvio che anche in<br />

questo caso, non si tratta di un successo casuale.<br />

Gli allievi si sono avvalsi di una fase propedeutica presso il Museo Peggy<br />

Guggenheim di Venezia, dove, con la supervisione del Professor Michele<br />

Pansera, coordinatore del progetto, e con gli esperti del museo, hanno<br />

preso parte ad interessanti laboratori.<br />

Vicenza<br />

Sarina Vaccarella

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!