Le malghe dell'Altopiano dei 7 Comuni - Gustolocale
Le malghe dell'Altopiano dei 7 Comuni - Gustolocale
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La strada del formaggio<br />
<strong>Le</strong> <strong>malghe</strong> dell’Altopiano <strong>dei</strong> 7 <strong>Comuni</strong><br />
Seguiamo ora passo passo un itinerario alla ricerca delle <strong>malghe</strong> dell’Altopiano di Asiago<br />
Da Asiago, percorrendo la S.S. 349 per Trento, a circa 13 km dalla partenza si giunge al<br />
bivio per la località Larici. Da qui si sale per 6 km percorrendo una strada sterrata fino a<br />
raggiungere il bivio per cima Portule dove si devia a destra, dopo circa 300 metri si giunge<br />
alla Malga Larici di Sotto. Altitudine 1625 s.l.m. - Comune di Lusiana. La malga ha in<br />
dotazione circa 40 ettari di prato e 120 ettari di bosco, bestiame bovino circa 90 capi. Il<br />
nome stesso della malga ci fa intuire la presenza del larice; bellissima conifera trovabile<br />
solo in alta quota e in questa zona forma un esteso bosco. Nella stessa zona si possono<br />
trovare altre <strong>malghe</strong>: malga Laste di Manazzo, malga Dosso di Sotto, malga di Porta<br />
Manazzo. In queste <strong>malghe</strong> si producono: Asiago d’allevo, ricotta e burro.<br />
Da Asiago, percorrendo la S.S.349 per Trento, dopo circa 7 km, al bivio per Val di<br />
Galmarara si sale per una strada sterrata a destra per altri 6 km e si giunge fino alla<br />
malga Galmaretta. Altitudine 1025 s.l.m. – Comune di Asiago. La malga si trova a sud<br />
della valle Galmarara, in ottima posizione, ed è un punto di passaggio di molte escursioni:<br />
la malga ha in dotazione oltre a 150 ettari di bosco circa 18 ettari di pascolo prativo. Si<br />
possono acquistare oltre all’Asiago pressato, l’Asiago d’allevo, ricotta e burro.<br />
Nella stessa zona sono presenti altre <strong>malghe</strong>: malga Galmarara, Galmarara Pastorile,<br />
Portule Pastorile, Portule nelle quali si produce solo latte per i caseifici.<br />
Da Asiago percorrendo la strada provinciale per Camporovere e località Tagliata, Ghertele<br />
si taglia a sinistra con un percorso di circa 3 km di strada sterrata si giunge a Malga<br />
Pusterle.<br />
Altitudine 1400 s.l.m. – Comune di Roana. La malga è ubicata in un’ampia conca di pascoli<br />
contornata da boschi sotto il Monte Verena e con di fronte il Portule. Ha in dotazione circa<br />
40 ettari di prato e 8 ettari di bosco.<br />
Alla produzione del formaggio Asiago d’allevo si affianca anche la produzione dell’Asiago<br />
pressato, burro e ricotta. <strong>Le</strong> altre <strong>malghe</strong> presenti nella zona non producono formaggi<br />
(malga quarti di Verena, Verena, Erio).<br />
malga Larici di Sotto<br />
malga Galmaretta<br />
35
36<br />
La strada del formaggio<br />
Da Asiago, percorrendo la strada provinciale per Roana e passata Mezzaselva di Roana,<br />
girando a destra e seguendo le indicazioni per Verena, al bivio di Bocchetta di Campolongo<br />
proseguire; al successivo bivio di Malga Campovecchio si procede a sinistra fino alla<br />
malga Mandrielle Vecchio Patrimonio.<br />
Altitudine 1585 s.l.m. - Comune di Rotzo. La malga è dotata di circa 25 ettari di prato a<br />
pascolo e di 20 ettari di bosco. Qui si possono acquistare sia l’Asiago pressato che l’Allevo<br />
delle varie stagionature, nonché burro e ricotta. È l’unica delle <strong>malghe</strong> presenti nella zona<br />
dove si possono acquistare formaggi.<br />
Da Asiago per strada statale per Vicenza, in località Valmagnaboschi di Cesuna si prende<br />
a sinistra per malga Zovetto. Altitudine 1211 s.l.m. Comune di Roana. La malga si trova<br />
molto vicino al centro abitato di Cesuna, sulla sommità del monte Zovetto. Il panorama<br />
che dalla malga spazia su gran parte del territorio dell’Altopiano è molto suggestivo. Nei<br />
pressi, a ricordo degli eventi bellici della Grande Guerra, vi sono due cimiteri, Inglese e<br />
Italiano, in località Valmagnaboschi. In zona meritano di essere segnalate per la<br />
produzione dell’Asiago: malga Carriola, malga Paù, malga Sunio, malga Foraoro, malga<br />
Fondi.<br />
Da Asiago percorrendo 10 km di strada asfaltata, in direzione Gallio, Melette, si giunge a<br />
malga Busa Fonda – Campomulo. Altitudine 1450 s.l.m. – Comune di Gallio. La malga<br />
nasce dalla fusione <strong>dei</strong> relativi pascoli. A Campomulo vi è un centro di piste di sci da fondo<br />
tra i più attrezzati d’Italia. La malga Busa Fonda ha in dotazione circa 60 ettari di prato e<br />
80 ettari di bosco.<br />
La malga Campomulo ha circa 80 ettari di prato.<br />
Si producono e vendono formaggio Asiago d’Allevo, burro e ricotta.<br />
Da Asiago percorrendo 3 km di strada asfaltata e circa 3 di strada sterrata con indicazione<br />
Aeroporto si giunge alla contrada Rigoni di Sotto, da qui si prosegue fino ad un bivio e si<br />
gira a sinistra per la strada che porta al Monte Zingarella fino a giungere alla malga<br />
Zebio. Altitudine 1677 s.l.m. – Comune di Asiago. La zona sorge in un ampio e verde<br />
avvallamento teatro di numerose e sanguinose battaglie durante la Grande Guerra. Nei<br />
pressi della malga passa il Sentiero della Pace (a ricordo del periodo bellico e ai caduti per<br />
la Patria). La malga ha in dotazione circa 32 ettari di prato e 100 ettari di bosco. Si<br />
producono e vendono i formaggi Asiago d’Allevo, burro e ricotta. Altre <strong>malghe</strong> sono<br />
presenti nella zona ma non producono formaggio.<br />
Ogni mese l’inserto della<br />
La strada del formaggio<br />
da staccare e conservare<br />
a cura di Emilio Nizzero<br />
delegato provinciale O.N.A.F.<br />
Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Formaggio<br />
Pozza d’acqua nei pressi di una malga<br />
Malga Mandrielle Vecchio Patrimonio<br />
NEL PROSSIMO NUMERO:<br />
la seconda parte delle <strong>malghe</strong><br />
dell’Altopiano <strong>dei</strong> 7 <strong>Comuni</strong><br />
e le <strong>malghe</strong> del Grappa
Mondo VINO<br />
Piovene Porto Godi<br />
L’antico nome di Toara, amena località del Vicentino,<br />
era Thovara e significava terra buona. Qui, dal 1500<br />
si produce vino per tradizione. A Toara si trovano i<br />
vigneti dell’Azienda Agricola Piovene Porto Godi,<br />
proprietà secolare dell’illustre famiglia <strong>dei</strong> Conti<br />
Barbaran dalle quale discendono per via diretta gli<br />
attuali proprietari, Marioantonio e Tommaso Piovene<br />
Porto Godi.<br />
Estesa su 220 ettari, la tenuta ha sempre fatto della<br />
vigna e del vino il cardine primo sul quale gira<br />
l’economia dell’azienda che comprende anche<br />
seminativi, oliveti e bosco. I 28 ettari di vigneti<br />
aziendali in felicissima posizione all’interno di un<br />
anfiteatro naturale, nel cuore della D.O.C. Colli Berici<br />
si estendono sino a quota 250 metri s.l.m. contribuendo<br />
a dare varietà e qualità al vino.<br />
Nel tempo, da un vino di pronta beva ed adatto al<br />
palato semplice <strong>dei</strong> consumatori locali che necessitavano<br />
di un prodotto da “tutto pasto” si è passati, in<br />
anni recenti e con sapienti investimenti, ad una<br />
sempre maggior attenzione alla qualità che per la<br />
vigna significa anche scegliere di limitare la resa<br />
produttiva.<br />
Così, a partire dai primi anni novanta la decisione di<br />
produrre vini di più alto livello, capaci di competere<br />
sul mercato italiano ed internazionale, con un occhio<br />
alla qualità e la ricerca per esprimere in maniera<br />
decisa le peculiarità <strong>dei</strong> Colli Berici. Allo scopo, parte<br />
<strong>dei</strong> vigneti sono stati reimpiantati in sintonia con i<br />
moderni sistemi produttivi e imponendo una minor<br />
resa per pianta, in modo da privilegiare qualità e<br />
pregi organolettici.<br />
L’’Azienda Piovene con tenacia ha saputo giungere<br />
alla produzione di molteplici varietà di vino, tra le<br />
quali si erge a simbolo <strong>dei</strong> Colli Berici il magnifico<br />
Tocai Rosso, varietà autoctona per eccellenza e vino<br />
“simbolo” di questo territorio. L’uva è la stessa del<br />
grenache francese e della Garnaccia spagnola. Il<br />
Tocai rosso viene prodotto nella versione Riveselle,<br />
vino delicato con profumi floreali e sentori di ciliegia,<br />
di pronta beva ma provvisto di buona struttura e<br />
concentrazione, ottimo con il baccalà alla vicentina.<br />
Ma chi vorrà conoscere più da vicino prodotti e qualità<br />
dell’Azienda Piovene Porto Godi dovrà necessariamente<br />
soffermarsi anche su vini rossi come il<br />
Merlot, il Cabernet Franc e Sauvignon, mentre<br />
l’interesse per i vini bianchi offrirà prodotti davvero<br />
interessanti come il Sauvignon, il Pinot Bianco e la<br />
Garganega.<br />
Tra i vini bianchi spicca il Campigie, un Sauvignon<br />
ottenuto da uve sovramaturate sulla pianta, passato<br />
poi in barrique per sei mesi per ottenere un vino<br />
possente nella struttura ma morbido, che con la<br />
vendemmia tardiva perde le note vegetali caratteristiche<br />
del Sauvignon per acquisire sentori di frutta<br />
matura.<br />
Come dire che l’impegno serio e costante, attento alla<br />
tradizione ma anche ai gusti del mercato, può dare<br />
risultati eccellenti. Provare per credere!<br />
Paolo Ellero<br />
L’AZIENDA PIOVENE PORTO GODI E’ PRESENTE AL VINITALY – PAD.C – stand C4
28<br />
S<br />
La rubrica Arte in Tavola è a cura<br />
del Prof. Piergiorgio Casara “filosofo enogastronomo"<br />
e della prof. Cristina Borin “docente di storia dell'arte”<br />
pezzatino di musso<br />
Foto di Giuliano Francesconi<br />
Il fuoco percettivo della presentazione è costituito dallo<br />
sformatino di polenta, di forma perfetta e di colore acceso,<br />
del tutto visibile se pure in posizione non centrale. Attorno,<br />
a corona, lo spezzatino, di pezzatura media e di colore bruno<br />
caldo e intenso, e l’insalata di ceci, di pezzatura piccola e di<br />
tono più chiaro. La scala coloristica nel suo insieme è varia<br />
ma armonica, come la consistenza materica e volumetrica<br />
<strong>dei</strong> cibi. La leggera spolveratina di paprica riassume diverse<br />
funzioni, accessorie ma significative: sporca il supporto e<br />
attenua il contrasto troppo forte con il bianco della<br />
porcellana; valorizza il delicato decoro a rilievo del piatto;<br />
equilibra e apre verso l’esterno la struttura visiva della<br />
presentazione, accentuando l’asse diagonale rispetto alla<br />
centralità; armonizza ulteriormente la gamma cromatica,<br />
arricchendola di un tono trasparente.
La composizione delle forme<br />
Ordine/disordine<br />
La preparazione più studiata e artificiosamente composta deve,<br />
comunque, conservare una certa naturalezza, come se fosse il frutto di<br />
una disposizione casuale, improvvisata al momento. Questa naturalezza,<br />
oltre a risultare visivamente più piacevole, ci suggerisce anche una certa<br />
rapidità nel confezionamento del piatto, a garanzia della freschezza del<br />
cibo; mentre presentazioni troppo rigidamente costruite lasciano<br />
intendere un lungo stazionamento in cucina per la rifinitura. Sono diversi<br />
gli accorgimenti che ci permettono di ottenere questo effetto, di volta in<br />
volta particolarmente adatti a specifici tipi di preparazione. Per esempio,<br />
un’insalata di verdure, di pasta o anche la nostra “Insalata di lingua”<br />
(presentata nel numeroquattro, novembre 2006) non deve apparire<br />
troppo “pettinata”, anzi risulta più gradevole se tende ad aprirsi<br />
leggermente verso il bordo esterno, allargando appena gli ingredienti e/o<br />
lasciando cadere qua e là qualche goccia di condimento: fino a qualche<br />
tempo fa, le sgocciolature di olio venivano accuratamente ripulite, perché<br />
apparivano come macchie sul lindore del piatto; oggi aggiungono un<br />
tocco di ricchezza e preannunciano gli aromi di un olio particolarmente<br />
pregiato. Altri elementi di “disordine”, utili a spezzare composizioni<br />
troppo rigide e a mantenere la naturalezza della presentazione, possono<br />
essere costituiti da pochi frammenti degli ingredienti della pietanza,<br />
magari di quelli meno visibili o meno facilmente identificabili. Una pasta<br />
ripiena, come i ravioli, una frittata, un involtino presentato intero<br />
possono apparire meno enigmatici e misteriosi se si lascia cadere, come<br />
per caso, in un angolino della presentazione, un elemento usato nella<br />
ricetta: una lumaca, una coscetta di rana, eccetera. Può anche essere<br />
piacevole “ignorare” la cornice interna ed esterna creata dalla falda del<br />
piatto, sempre lasciando cadere in un apparente disordine qualche<br />
piccolo segno formale o cromatico, per esempio le uvette nella presentazione<br />
<strong>dei</strong> “Biscotti caserecci con confettura di cachi” (presentato nel<br />
numerocinque, dicembre 2006) o la spolverata di paprica a margine dello<br />
“Spezzatino di musso”.<br />
Spezzatino di musso<br />
Tempo di esecuzione 3 ore e mezzo<br />
Dosi per 10 persone<br />
Ingredienti<br />
- 2 kg di polpa di musso (spalla e coscia)<br />
- 150 gr di cipolla e 1 scalogno<br />
- 150 gr di carote<br />
- 200 gr di sedano<br />
- 2 cucchiai di prezzemolo e basilico tritati<br />
- 2 bicchieri scarsi di olio extravergine di oliva<br />
- salvia, rosmarino, una foglia di alloro secca<br />
- 1 bicchiere di vino bianco secco<br />
- 1 dado (sciolto in mezzo bicchiere di acqua calda)<br />
- 2 spicchi d’aglio<br />
- 2/3 chiodi di garofano e un pizzico di cannella<br />
Arte in tavola<br />
Attrezzature particolari: un sacchetto di garza per gli odori.<br />
Porre, a freddo, nella teglia un trito sottile di cipolla, carota e sedano,<br />
l’olio e la carne tagliata a pezzetti. Far rosolare velocemente a fuoco<br />
vivo (10 minuti), aggiungere il prezzemolo e il basilico, lo scalogno<br />
intero steccato con i chiodi di garofano, l’aglio schiacciato, la cannella,<br />
un sacchetto di garza con dentro salvia, rosmarino e alloro il dado<br />
(sciolto in mezzo bicchiere di acqua calda), quindi portare a cottura,<br />
coperto, a fuoco molto lento. Dopo circa un’ora aggiungere il vino e<br />
completare la preparazione. Servire con polenta calda e morbida<br />
“contornando” lo spezzatino con un’insalata di ceci bolliti e conditi con<br />
cipolla finemente tagliata, prezzemolo, rosmarino tritato, sale, pepe,<br />
olio extravergine di oliva.<br />
Carmelo Rizzi<br />
Vino consigliato: Cabernet “Colle d’Elica”, Mattiello - Costozza di Longare<br />
29
30<br />
abconsiderazioni<br />
Che sia vera Resurrezione!<br />
Eccoci a Pasqua: la Quaresima è finita, le “erbe amare” sono un ricordo, la primavera è entrata trionfando.<br />
E gli uomini? In che stagione vivono? Riflessioni intorno alla cucina, intorno alla vita<br />
Non ci sono più stagioni per gli uomini e neanche per i cuochi. <strong>Le</strong><br />
multinazionali che finanziano la grande politica mondiale non fanno<br />
parte di questo pianeta, ma credono e vivono in funzione del Dio<br />
denaro. Non conoscono la stagioni e cercano persino di corrompere gli<br />
scienziati perché non lanciano i loro allarmi sempre<br />
più pressanti sulla salute della Terra. Per<br />
questi esseri privi di umanità è<br />
importante vendere. Acquisire<br />
nuovi mercati, distribuire<br />
dividendi che percentualmente<br />
aumentino<br />
ogni anno e<br />
di Amedeo Sandri<br />
fregarsene <strong>dei</strong> mezzi utilizzati per ottenerli, guardando solamente il<br />
fine, proprio come ha raccontato Macchiavelli. Non si ricordano che noi<br />
tutti siamo figli della terra, nostra grande e buona madre, almeno<br />
finora. Non sanno cosa siano i “bruscandoli” e non hanno mai sentito<br />
nominare i “rampussoli”, per non parlare <strong>dei</strong> “tanoni”, delle “rósole” o<br />
<strong>dei</strong> “s-ciopéti”. Certo conoscono bene aragoste, caviale, champagne,<br />
foie gras e via dicendo, perché hanno globalizzato questi prodotti di<br />
lusso mettendoli a disposizione <strong>dei</strong> grandi alberghi per V.I.P. costruiti nei<br />
luoghi strategici per la finanza e la politica in ogni parte del mondo.<br />
E i cuochi? Stanno al gioco delle multinazionali? Sono loro fedeli servitori<br />
in funzione del Dio denaro? Chi sono i cuochi del terzo millennio? A che<br />
cosa credono? Perché scelgono di fare questo mestiere? Non so dare<br />
delle risposte. Mi piacerebbe credere che i cuochi di oggi<br />
siano delle brave persone, oneste, che utilizzano<br />
testa e mani per dare piacere ai loro simili, i quali<br />
non vanno a “celebrarli” nei loro “templi”, ma a<br />
trovarli a casa loro per passare <strong>dei</strong> piacevoli<br />
momenti assieme. Mi piacerebbe che usassero<br />
prodotti che la Madre Terra mette loro a<br />
disposizione in quel luogo, in quel momento, in<br />
quella stagione e che questi prodotti fossero<br />
“integri”, non “costruiti” o “forzati” per renderli belli<br />
fuori e “malati” dentro. Mi piacerebbe che vicino alla
Che sia vera Resurrezione!<br />
tecnologia e alla scienza ci fossero anche mani e cuore, che non ci<br />
fossero cucine per ricchi e cucine per meno fortunati, che i tavoli non<br />
fossero pochi e lontani uno dall’altro come vogliono le guide, ma deschi<br />
che servono per socializzare e conoscersi, di fronte ad un unico cibo.<br />
L’aveva ben capito Franco Colombani nel suo “Sole” di Maleo: una voce<br />
nel deserto come quella di Giovanni Battista, una voce che non c‘è più.<br />
Il cibo dovrebbe essere un bene per tutti, senza distinzione.<br />
Da che cosa dobbiamo dunque risorgere? Più che risorgere, dobbiamo<br />
riappropriarci della nostra testa, della nostra terra, delle stagioni, <strong>dei</strong><br />
nostri prodotti tipici, della voglia di far dire ad un commensale: “era da<br />
quando è morta mia nonna che non mangiavo più questo cibo” e<br />
godere di tutto ciò, al di là del denaro. Noi cuochi, così come i creatori<br />
di moda, ci lasciamo influenzare dalle tendenze, dai personaggi che le<br />
creano e spesso anche dalle loro “stravaganze”. Ben vengano gli<br />
“stravaganti”, ma l’uomo mangia tutti i giorni e le “stravaganze” le<br />
centellina nell’arco dell’anno, soprattutto se sono costose. Proviamo<br />
per un attimo ad incensarci di meno, a rimetterci giacche bianche e<br />
pantaloni a quadretti lasciando chiuse nel cassetto patacche e targhe,<br />
usando le mani anziché le chiacchiere, dimostrando “sul campo” ciò che<br />
siamo in grado di fare per far star bene i nostri simili. Sarà un esempio<br />
per le nuove generazioni che potranno venire “a bottega” per imparare<br />
a privilegiare il buono sul bello, senza comunque dimenticare<br />
quest’ultimo, ma non mettendolo in “primo piano” a discapito dell’altro.<br />
La “resurrezione” dovrebbe quindi coniugare la tecnica e la conoscenza<br />
scientifica con il buono, il bello, il territorio, la stagionalità <strong>dei</strong> prodotti<br />
ed una buona manualità, soprattutto nell’esecuzione <strong>dei</strong> lavori più<br />
umili, quelli che “formano” e “forgiano” il giovane uomo e la giovane<br />
donna. Sono angosciato dal relativismo e dal “vuoto” che pervadono<br />
molti ragazzi, dalla loro mancanza di punti di riferimento che non siano<br />
il telefonino di ultima generazione e la playstation, dall’uso di sigarette,<br />
droghe e parolacce. Credo si stia toccando il fondo; bisogna tornare<br />
all’autenticità, alla verità: bisogna “risorgere”. Buona Pasqua.<br />
Amedeo Sandri<br />
Cari Clienti presenti e futuri,<br />
la ditta Cles offre gusto,<br />
tradizione, sicurezza e<br />
36 anni di esperienza e<br />
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<strong>Le</strong>ogra maturata in cantina, prodotta ai piedi delle piccole dolomiti (dove vide la luce<br />
Libera nos a malo) detta, la “Soppressa di Antonio”.
32<br />
I caffè <strong>dei</strong> Caraibi<br />
Haiti - Repubblica Dominicana - Portorico - Cuba - Giamaica<br />
Sino a pochi anni fa il caffè HAITI veniva molto apprezzato<br />
ed adoperato, anche se trattato fondamentalmente come<br />
Arabica Naturale, per la forte corposità che era in grado di<br />
dare alla miscela nella quale veniva immesso. I forti<br />
problemi politici interni hanno fatto si che, l'offerta<br />
proveniente da quel Paese sia diventata scarsa, e di poca<br />
affidabilità qualitativa.<br />
Tutt'altro discorso, invece, per i tipi lavati provenienti dalla<br />
REP. DOMINICANA. Ad una notevolissima corposità<br />
uniscono infatti, un'ottimo equilibrio fra dolcezza ed<br />
acidità.<br />
Simile a questi, con una migliore e fine aromaticità ma,<br />
con i problemi derivanti da una scarsa e notevolmente<br />
costosa offerta, il PORTORICO.<br />
Negli ultimi anni sul mercato sono stati riproposti i caffè<br />
provenienti da CUBA: trattasi di Arabica Lavati con<br />
caratteristiche di buona corposità ed acidità quasi<br />
inesistente che, unite ad un aroma pulito e neutro, li<br />
rendono notevolmente interessanti, sia per l'ampia<br />
gamma d'uso, che per l'ottimo rapporto qualità/prezzo.<br />
A puro titolo di notizia possiamo ricordare ancora l'isola di<br />
GIAMAICA, produttrice di poco caffè, ma estremamente<br />
fine. Sicuramente troppo caro e meno selezionato rispetto<br />
ai tempi passati.<br />
Pagina a cura di Edy Bieker<br />
uno <strong>dei</strong> massimi intenditori di caffè crudi
Una serata un po’ particolare<br />
Solidarietà, Arte e Cucina al Ceod di Valdagno<br />
con l’Associazione Artegustocolore<br />
La cucina è motivo di aggregazione, è evidente. Quale modo migliore<br />
allora per superare le barriere che ancora esistono (inutile negarlo)<br />
con persone che hanno abilità diverse?<br />
È stato questo l’intento dell’Associazione “Artegustocolore” di Recoaro<br />
che ha allietato una serata al C.E.O.D. Azzurra di Valdagno al termine<br />
di uno spettacolo che gli ospiti (adulti con disabilità gravi) avevano<br />
organizzato per i loro genitori.<br />
“Nella società di oggi troviamo molteplici forme di volontariato per<br />
aiutare gli altri - dice il presidente Sergio Prebianca - ma nel mio<br />
gruppo volevo creare una sfida grande ed essenziale con un tocco di<br />
professionalità”.<br />
Gli chef dell’associazione hanno predisposto un ricco buffet di piccola<br />
pasticceria composto tra l’altro da tartellette e spiedini di frutta<br />
glassati su una fontana di cioccolata mousse con pralineria. “Il nostro<br />
team con la consapevolezza del valore della qualità della vita –<br />
prosegue Prebianca - ha<br />
cercato di far conoscere una<br />
melodia <strong>dei</strong> sapori e <strong>dei</strong><br />
colori agli ospiti. Sono stati<br />
resi protagonisti e gli si è<br />
fatto conoscere un mondo<br />
nuovo; con la simpatia che<br />
solo gli chef che credono<br />
nell’ambito sociale sanno<br />
avere”.<br />
La serata è stata un grande<br />
successo, lo scenario ha<br />
rafforzato per tutti il legame<br />
profondo di costruzione della<br />
solidarietà, della<br />
cooperazione e della vita<br />
associativa.<br />
Il presidente assicura che<br />
questo sarà l’inizio di un<br />
lungo e fondamentale<br />
progetto che l’associazione<br />
“artegustocolore” porterà<br />
avanti perché considerato<br />
molto più che formazione:<br />
vita!<br />
Vanessa Lovato<br />
Gli Shef di Artegustocolore all’opera
Valchiampo: modernità nella tradizione<br />
I ristoratori della Valle del Chiampo continuano il loro percorso<br />
nel made locale con una rassegna di otto serate<br />
Torna per il secondo anno nella Valle del Chiampo la rassegna del Gruppo<br />
Ristoratori. Un ciclo di otto serate in programma da fine aprile a<br />
novembre per presentare i sapori e la tradizione culinaria dell’area, con<br />
un’attenta ricerca del legame tra cibo e territorio.<br />
Un’iniziativa promossa dalla Fipe Confcommercio, nel cui ambito i cinque<br />
ristoratori si sono uniti due anni or sono con lo scopo di valorizzare e<br />
rilanciare i prodotti tipici della vallata del Chiampo. La Rassegna 2007,<br />
nata sulla scorta del buon successo dello scorso anno, preannuncia<br />
un’interessante novità: oltre alle cinque serate organizzate in ognuno <strong>dei</strong><br />
ristoranti aderenti, sono previsti tre appuntamenti in cui i ristoratori si<br />
cimenteranno uniti in un unico locale. Metteranno in comune il personale<br />
di cucina e di sala, menu e conoscenze: l’intento è quello di ricercare<br />
nuove affinità e promuovere scambi di professionalità, indispensabili per<br />
crescere.<br />
Il percorso fra i colori e i sapori della Val del Chiampo si apre così presso<br />
il ristorante Al Torcio di Chiampo il 20 aprile per<br />
concludere l’itinerario gustativo-sensoriale nel<br />
mese di Novembre presso il ristorante Ponte<br />
Nuovo. I tre appuntamenti “collettivi” saranno<br />
distribuiti tra maggio, giugno e settembre.<br />
L’enogastronomo<br />
Romolo Cacciatori<br />
Ogni serata a tema sarà accompagnata dall’enogastronomo Romolo<br />
Cacciatori che esplorerà il territorio con la riscoperta <strong>dei</strong> piatti<br />
dimenticati, valorizzandone la ricercatezza e la professionalità nell’esecuzione.<br />
“Lo scopo degli chef che partecipano - spiega Romolo Cacciatori<br />
- è quello di cullare il commensale in un percorso storico, culturale,<br />
gastronomico con tratti di modernità, valorizzando ogni piatto”.<br />
Un’attenzione particolare verrà infine riservata ai vini che saranno<br />
abbinati ai piatti privilegiando le scelte del territorio vicentino,<br />
soprattutto tra le Doc della Provincia.<br />
V. L.
36<br />
Vicenza<br />
Papillart 2007<br />
La seconda edizione della manifestazione ideata da Michele<br />
Pansera invade Piazza della Liberta di Arzignano. E contagia<br />
tutta la città<br />
Immaginate una giornata quasi primaverile, piena di luce e di sole, una<br />
piazza tappezzata di banchi scolastici con tante lastre di cioccolato<br />
fondente, 200 studenti liceali, su una pedana uno splendido pianoforte<br />
Petrof a mezza coda al quale si alternano alunne pianiste e cantanti, un<br />
docente ideatore e organizzatore nonché socio Slow Food, autorità<br />
scolastiche e comunali, tra cui il Sindaco Stefano Fracasso e il Dirigente<br />
Scolastico Maria Bertoldi, il fiduciario Slow Food di Vicenza Mauro<br />
Pasquali, il passeggio di un sabato mattina e poi tanta voglia di creare.<br />
Dalle 9 alle 17 Papillart, giunta alla sua seconda edizione, ha dominato<br />
la scena cittadina.<br />
Il nome dato alla manifestazione è di per sé intrigante e cosa sta a<br />
significare? Arte per papille? Arte e papille? Arte con le papille? E quali<br />
papille se non quelle gustative? Si è trattato infatti di un’esperienzaevento<br />
artistico nel quale gli allievi si sono confrontati con la ricerca del<br />
gusto nell’arte e l’arte del gusto.<br />
La cioccolata, gentilmente offerta dalla ICAM e preparata per l’occasione<br />
dalla pasticceria Davenicio, ben si è prestata per consentire un’esperienza<br />
totale: gli studenti incidendola ne hanno colto il profumo, manipolandola<br />
ne hanno studiato la materialità, osservandola si sono immersi<br />
nelle sfumature tonali calde ed invitanti, l’hanno sentita cedere sotto i<br />
lievi od intensi colpi inferti alla sua superficie ed infine l’hanno gustata.<br />
Passeggiando tra i gruppi di studenti è stato interessante scoprire come<br />
un prodotto pensato per l’alimentazione e il palato abbia potuto<br />
suggerire interpretazioni artistiche impensabili: tra i temi trattati la<br />
pace, la natura, l’integrazione razziale, lo sport, la libertà, la difesa degli<br />
animali, la giustizia, l’io.<br />
Ancora una volta il cibo, in questo caso calato in un contesto artistico,<br />
ha fatto da tramite per promuovere la riflessione e la presa di coscienza<br />
La piazza con la cioccolata intorno<br />
Foto di Nicola Rezzara<br />
Nella foto<br />
gli organizzatori<br />
della<br />
manifestazione:<br />
da sinistra<br />
Carlo Pozza,<br />
Michele Pansera,<br />
Stefano Fracasso,<br />
Maria Bertoldi,<br />
Mauro Pasquali e<br />
Sarina Vaccarella
della realtà. Lavorato, studiato e ”vissuto” in una dimensione sociale ha<br />
svolto una funzione che da sempre gli attiene.<br />
Il cibo, nel caso di Papillart la cioccolata, ha avvicinato, ha aggregato,<br />
ha arricchito e stimolato i rapporti interpersonali. Bellissimi gli incontri<br />
che sono nati tra i cittadini che si trovavano a passare da quelle parti e<br />
gli studenti, per i quali la creazione artistica si è trasformata in dono,<br />
condivisione non solo nel mostrare l’oggetto della loro fantasia<br />
ispiratrice, ma nell’offerta concreta delle loro produzioni e cioè della loro<br />
arte, nella possibilità di consumarla, di mangiarla.<br />
Papillart 2007<br />
Papillart è stata una manifestazione di grande valenza didattica, ma<br />
anche di forte connotazione culturale e sociale. E’ ovvio che anche in<br />
questo caso, non si tratta di un successo casuale.<br />
Gli allievi si sono avvalsi di una fase propedeutica presso il Museo Peggy<br />
Guggenheim di Venezia, dove, con la supervisione del Professor Michele<br />
Pansera, coordinatore del progetto, e con gli esperti del museo, hanno<br />
preso parte ad interessanti laboratori.<br />
Vicenza<br />
Sarina Vaccarella