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2. Dimensionamento dinamico - Meccanica e costruzione delle ...

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COSTRUZIONE DI MACCHINE II<br />

NOTE SU DIMENSIONAMENTO DINAMICO DI ORGANI MECCANICI<br />

III.3.3. Procedure approssimate per verifiche di massima.<br />

La trattazione elementare <strong>delle</strong> velocità critiche degli alberi è basata sull’ipotesi dell’oscillazione<br />

sincrona in un piano rotante con velocità ω (nel caso di disco singolo). Tenendo conto del moto<br />

perturbato, in cui sono presenti le accelerazioni complementari (con coppie di precessione) e quelle<br />

relative (con forze di inerzia per accelerazioni tangenziali), oltre alle accelerazioni di trasporto (con<br />

forze centrifughe), il rotore appare animato, oltre che dalla rotazione rigida, da una oscillazione<br />

ellittica sovrapposta (in particolare, circolare e lineare) di pulsazione λ. La trattazione di A. Foppl<br />

considera un modello che aggiunge una massa meq oscillante secondo la legge della perturbazione<br />

evidenziata: la presenza, in genere, di smorzamento, elimina l’effetto aggiunto, almeno per ogni<br />

velocità lontana da quella critica; ciò autorizza la trattazione elementare con modelli piani per<br />

molte verifiche di massima.<br />

In sintesi, le vibrazioni <strong>delle</strong> trasmissioni sono riconducibili a due fatti: # la presenza di carichi<br />

(forze motrici o resistenti) periodiche, che possono dare luogo a risonanze; # la presenza di regimi<br />

di moto periodici, che possono dar luogo ad oscillazioni auto-eccitate. La periodicità degli ingressi,<br />

in effetti, genera sempre moti parassiti, che coinvolgono frazioni, più o meno piccole, <strong>delle</strong> potenze<br />

che transitano nelle trasmissioni: questo è fenomeno inevitabile, poiché le masse accolgono entità<br />

variabili di energia cinetica e di energia potenziale, i continui deformabili. Le procedure di verifica<br />

hanno l’obiettivo di accertare, appunto, che dette frazioni siano piccole (percentuali trascurabili, in<br />

relazione alle potenze nominali in gioco); ciò significa che l’accertamento di frazioni non piccole<br />

richiede al progettista di modificare la tipologia dei carichi forzanti, dei regimi operativi o dello<br />

geometrie degli organi meccanici. La terza tipologia di modifiche è onerosa, quando la macchina è<br />

costruita; le altre due fissano restrizioni di funzioni o di prestazioni, con conseguenti effetti sulle<br />

attitudini operative dei macchinari. E’ chiaro l’interesse ad anticipare verifiche a progetto, prima<br />

<strong>delle</strong> scelte costruttive definitive. Queste verifiche hanno finalità di massima, poiché è bene fissare<br />

margini significativi al rischio di risonanze o auto-eccitazioni. Di qui l’interesse alla trattazione<br />

elementare per la ricerca <strong>delle</strong> velocità critiche.<br />

FIG. III.14. Bilanciamento statico e <strong>dinamico</strong> di un rotore rigido.<br />

Naturalmente la conclusione richiamata è corretta se è possibile garantire equilibratura statica e<br />

dinamica dei rotori. L’operazione può essere effettuata su banco prova e anche in esercizio, se sono<br />

idoneamente strumentati i cuscinetti. Anche le procedure di bilanciamento si avvalgono di modelli<br />

di riferimento con differenti livelli di complessità. Con i banchi prova, si può tendere a disporre di<br />

rotori rigidi, concentrando la cedevolezza nei supporti. In presenza di eccentricità e di momenti<br />

centrifughi di massa, le equazioni del moto nel referenziale ξ,η,ζ solidale al rotore sono:<br />

Fξ= - meξω 2 +meηω 2 , Fη= - meηω 2 –meξω 2 , Mξ= - Jξζ ω& -Jηζω 2 , Mη= - Jηζ ω& +Jξζω 2 , Mζ= - Jζ ω& [3.51]<br />

con baricentro G nel piano ξ,η. Il momento Mζ è applicato dall’esterno; le forze Fξ, Fη e le coppie<br />

Mξ, Mη sono applicate ai supporti. Quando fosse annullato e, scompaiono le forze Fξ, Fη, e si dice di<br />

avere eseguito il bilanciamento statico. Sia ha bilanciamento <strong>dinamico</strong> del rotore rigido, se sono nulli<br />

anche i momenti Mξ, Mη (con attrito trascurabile, la coppia Mζ si annulla a velocità costante). Un<br />

rotore rigido inizialmente sbilanciato può essere perfettamente equilibrato, disponendo due masse<br />

m1 e m2, FIG. 14, in piani a distanze l1 e l2 dal baricentro e con eccentricità ξ1,η1 e ξ2,η2 rispetto all’asse<br />

di rotazione, infatti:<br />

m1ξ1= (- Jξζ+ meξl2)/l , m1η1= (- Jηζ- meηl2)/l ; m2ξ2= (Jξζ- meξl1)/l , m2η2= (Jηζ- meηl1)/l [3.52]<br />

ove: l = l1+ l<strong>2.</strong> Le espressioni sono interpretabili in termini di vettori di bilanciamento con<br />

ampiezze: m1r1 e m2r2 e posizioni angolari ϕ1 e ϕ2, che ruotano; viceversa, lo sbilanciamento equivale<br />

A cura di R.C. Michelini, R.P. Razzoli – PMARlab - DIMEC<br />

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