2. Dimensionamento dinamico - Meccanica e costruzione delle ...
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COSTRUZIONE DI MACCHINE II<br />
NOTE SU DIMENSIONAMENTO DINAMICO DI ORGANI MECCANICI<br />
⎡A11 A12 0 0 M<br />
⎤ ⎡θ1⎤ ⎢<br />
A21 A22 A23 0<br />
⎥ 2<br />
⎢ ⎥<br />
⎢<br />
M<br />
θ Aii = Js i + (hi−1+ hi+ c i)s+ ki−1+ ki<br />
⎥ ⎢ 2 ⎥<br />
⎢ 0 A32 A33 A ⎥<br />
;<br />
34 M<br />
⋅ ⎢θ⎥ 3 = 0 A i,i−1=− ( shi−1+ k i 1)<br />
[3.19]<br />
−<br />
⎢ ⎥ ⎢ ⎥<br />
⎢L L L L L L L L ⎥ ⎢ M ⎥<br />
A i,i+ 1 =− (shi+ k i)<br />
⎢ 0 An,n−1 A ⎥<br />
⎣ M<br />
⎢ ⎥<br />
n,n⎦ ⎣θn⎦ L’integrale generale è, cioè, una combinazione lineare di esponenziali, con argomento (complesso),<br />
corrispondente alle radici del determinante dei coefficienti Aij <strong>delle</strong> variabili (angolari) θi. Occorre,<br />
inoltre, conoscere le condizioni iniziali (posizioni e velocità angolari) e gli integrali particolari,<br />
dipendenti dalle forzanti Mi.<br />
1 2 i i+1 n<br />
FIG. III.5. Trasmissione con n volani: equilibrio dello i esimo volano.<br />
L’equazione caratteristica associata al modello lineare [3.18] dà luogo ad un sistema algebrico<br />
(nella variabile s) di grado 2n, a coefficienti reali. In presenza di deboli smorzamenti, le radici sono<br />
complesse, con piccola parte reale (negativa): sk’ = σk + j ωk, e: sk” = σk – j ωk; il moto oscillatorio è,<br />
cioè, comunque attenuato. Il caso ideale: hj = cj = 0 , comporta: σk = 0; e la soluzione è una forma<br />
d’onda formata da armoniche non smorzate. Per particolari condizioni iniziali, è possibile separare<br />
le componenti, cioè, attivare di volta in volta un singolo modo di vibrare. Questi sono in numero di<br />
n, o meno, in caso di radici multiple.<br />
Il modello [3.18] è denominato tridiagonale: in termini matriciali, oltre alla diagonale principale,<br />
sono presenti i termini immediatamente contigui (tutti gli altri termini sono nulli), che forniscono,<br />
per il volano in esame, le azioni di quello precedente e di quello seguente. La risposta in frequenza<br />
del sistema (multivariabile) solitamente è dedotta supponendo di applicare una forzante armonica<br />
ad un solo volano, per analizzare l’atto di moto indotto su ciascun volano, a transitorio esaurito. In<br />
corrispondenza <strong>delle</strong> frequenze proprie, il caso ideale porta ad oscillazioni di ampiezza illimitata,<br />
infatti gli autovalori si riducono a coppie di immaginari puri: sk = ± jωk. Con piccoli smorzamenti, si<br />
ha risonanza a pulsazioni lievemente inferiori: ωrk = k 1- k ζ ω , per ζk < 1, cioè, l’ampiezza del moto<br />
oscillatorio è amplificata. Nelle trasmissioni meccaniche, il fenomeno può essere critico, poiché gli<br />
attriti debbono essere sempre convenientemente piccoli.<br />
E’ solitamente corretto passare dall’equazione [3.17] (modello non lineare), all’equazione [3.18].<br />
Più difficile è stabilire l’ordine del modello, cioè, la quantità di accumuli di energia potenziale ed<br />
elastica (numero di volani inerziali e di connessioni elastiche) effettivamente attivati dalle forzanti<br />
presenti. Secondo il criterio dell’equivalenza tecnica, sarà possibile ridurre l’ordine fino ad avere<br />
comportamenti dinamici che rimangono entro i limiti prescritti; ogni aumento d’ordine porta solo<br />
modelli con numero d’autovalori superiore al necessario. E’, quindi, buona norma procedere per<br />
approssimazioni successive, con riduzioni drastiche all’inizio, salvo aggiungere possibili accumuli<br />
se l’equivalenza tecnica non fosse accertata. Di qui l’interesse a modelli con pochi volani, perché<br />
spesso utilizzabili a fronte di forzanti, contraddistinte da bande armoniche sufficientemente strette.<br />
III.<strong>2.</strong><strong>2.</strong> Modelli per linee di trasmissione con due o più rotori.<br />
Il modello elementare di partenza è il bipendolo (di torsione), che presenta due volani connessi<br />
da un elemento elastico, FIG. 6. Esso ha un solo modo di vibrare. La pulsazione propria è calcolata<br />
per il caso a smorzamento nullo. Dalla [3.18], in assenza di forzanti, si hanno:<br />
J1 s 2θ1 = k (θ2 - θ1) , J2 s 2θ2 = k (θ1 - θ2) ; ove: s 2 =<br />
d<br />
dt<br />
A cura di R.C. Michelini, R.P. Razzoli – PMARlab - DIMEC<br />
2<br />
2<br />
[3.20]<br />
6