2. Dimensionamento dinamico - Meccanica e costruzione delle ...
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COSTRUZIONE DI MACCHINE II<br />
NOTE SU DIMENSIONAMENTO DINAMICO DI ORGANI MECCANICI<br />
Per calcolare il secondo autovalore, si tiene conto che i modi di vibrare sono fra loro ortogonali; la<br />
procedura iterativa è, quindi, ripetuta con vettori di tentativo che presentino due nodi. E così di<br />
seguito, fino all’ordine dell’approssimazione desiderato. La convergenza è data dal tipo di modello<br />
per l’unicità di soluzione e ortogonalità dei modi.<br />
Nel caso conservativo, partendo dalle [3.54], la procedura si presta a una variante. Infatti:<br />
2 n n<br />
n n<br />
EC= 1<br />
2<br />
ω ∑∑ m qq %% , EP= 1<br />
i j ij i j 2 ∑∑ k qq<br />
i j ij i j %% ; rQ=( n n n n<br />
∑∑ k qq %%<br />
i j ij i j ) ( ∑∑ m qq %%<br />
i j ij i j ) [3.57]<br />
Il quoziente (di Rayleigh) è funzione di vettori (reali, nel caso conservativo), che, comunque scalati,<br />
danno sempre uguale rQ. In particolare: rQ<br />
2<br />
2<br />
≥ ω ; quindi: rQmin= ω . Se: q% , corrisponde allo iesimo<br />
1<br />
1<br />
2<br />
modo, allora: rQ= ω , con buona approssimazione. Per strutture che abbiano noti coefficienti di<br />
i<br />
influenza, le relazioni [3.57] sono scritte in conformità, secondo quanto richiamato prima.<br />
La presenza di smorzamenti modifica le procedure, per la presenza di sfasamenti fra i vettori,<br />
che comportano la riformulazione <strong>delle</strong> relazioni con variabili complesse (con linearità preservata,<br />
e smorzamenti di tipo viscoso, derivabili da funzioni di dissipazione). Per le vibrazioni flessionali,<br />
di solito, il caso conservativo fornisce indicazioni significative; le procedure iterative richiamate<br />
sono, quindi, speso usate. Per le vibrazioni torsionali degli alberi, come precedentemente discusso,<br />
vi è il vantaggio di avere modelli a catena, che portano a matrici tridiagonali, che presentano più<br />
agevole risoluzione.<br />
III.4. VIBRAZIONI DI COMPONENTI A PARAMETRI DISTRIBUITI.<br />
Con i modelli dell’elasticità lineare, in condizioni di piccoli spostamenti e piccole deformazioni<br />
(gradienti degli spostamenti) ed assenza di forze esterne, si scrive:<br />
2<br />
µ && u+ κ u=0<br />
, ( κ − ω µ )φ=0 % , da integrare con le condizioni al contorno [3.57]<br />
deflessione operatore µ operatore κ parametri<br />
fune trasversale ρ A N<br />
asta longitudinale ρ A<br />
2<br />
∂<br />
2<br />
∂z<br />
∂<br />
∂ z<br />
(EA ∂<br />
∂ z<br />
ρ densità ; ν modulo di Poisson<br />
) h=h(x,y) spessore ; A=A(z) area trasversale<br />
2<br />
∂<br />
trave flessionale ρ A N (EJx 2 ) Jx (Jo) momento d’area diametrale (polare)<br />
∂z<br />
barra torsionale ρ Jo<br />
membrana trasversale ρ h n<br />
lastra flessionale ρ h<br />
∂<br />
∂ z<br />
(GJo<br />
∂<br />
∂ z<br />
) N (n) caratteristica normale (per unità di spessore)<br />
2<br />
∇ (D 2<br />
2<br />
∇ E (G) modulo di elasticità normale (tangenziale)<br />
3<br />
∇ ) D= Eh / 12(1 − ν ) ;<br />
2 2 2 2<br />
∂ ∂<br />
∇ = 2 + 2<br />
∂x ∂y<br />
FIG. III.16. Tabella di operatori per tipici corpi elastici.<br />
In FIG. 16, sono raccolte particolarizzazioni del modello per tipologie uni- e bi-dimensionali. Anche<br />
ora, le soluzioni ϕ esistono solo per valori discreti di jωk, radici del determinante dei coefficienti.<br />
La presenza di smorzamento può essere modellata aggiungendo alla [3.57] il termine viscoso, con<br />
il che gli auto-valori sk non sono più immaginari puri, ma, di solito, complessi coniugati. Il modello<br />
con forzanti porta ad equazioni del tipo:<br />
µ && u+ κ u=F(z,t)<br />
, µ && u+ κ u=f(x,y,t)<br />
, con assegnata distribuzione in spazio e tempo dei carichi [3.58]<br />
Hanno interesse le risposte in presenza di forzanti armoniche applicate in un punto della struttura.<br />
<strong>2.</strong>4.1. Modellazioni generali e procedure.<br />
I modelli [3.57] e [3.58] non sono facilmente integrabili. In base alle tipologie riassunte in FIG. 16,<br />
è possibile distinguere i casi unidimensionali, che anno una infinità semplice di auto-valori (e autovettori),<br />
da quelli bidimensionali, con doppia infinità di auto-valori (e auto-vettori). Fra i primi, si<br />
riconoscono modelli del primo ordine, FIG. 17, da quelli del secondo ordine, FIG. 18. Per i secondi,<br />
A cura di R.C. Michelini, R.P. Razzoli – PMARlab - DIMEC<br />
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