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Donne per l'Europa Atti delle prime tre Giornate per Ursula ... - AperTo

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18<br />

<strong>Donne</strong> europee<br />

ospedale psichiatrico <strong>per</strong>ché aveva una relazione che lui disapprovava. Fu il<br />

padre a porre come condizione <strong>per</strong> dare il consenso al matrimonio di<br />

Milena con Ernst Polak, ebreo, che la coppia si trasferisse a Vienna, dove<br />

vissero <strong>per</strong> sette anni e dove Milena iniziò a scrivere sui giornali e divenne<br />

un’apprezzata giornalista. A Vienna tradusse Kafka e ricevette da lui le<br />

lettere che la resero famosa. Ma la sua vita non può essere ridotta a quella<br />

fama letteraria.<br />

In un articolo intitolato «Linciaggio in Europa» e pubblicato sul giornale<br />

di Praga Pritomnost il 30 marzo 1938, Jesenska descriveva una ipotetica ma<br />

verosimile casa a Vienna, i cui abitanti comprendevano cechi, ebrei, e<br />

socialisti tedeschi emigrati. Di questi ultimi scriveva:<br />

hanno soltanto un <strong>per</strong>messo di soggiorno provvisorio, nessun altro documento, sono<br />

senza lavoro, e tutti gli abitanti del palazzo – cechi tedeschi ed ebrei – sono alquanto<br />

infastiditi dalla loro presenza. Perché un emigrato è un negro e, <strong>per</strong> giunta un negro in<br />

mezzo a bianchi, fuori posto, damned nigger! In questi quattro anni l’Europa è cambiata<br />

al punto che oggi è piena di negri. […] I negri, nella Vienna di oggigiorno, sono gli ebrei,<br />

i socialisti, i vecchi patrioti austriaci, i monarchici, qualche ceco e spesso anche<br />

dei cattolici […] A Vienna non si impicca nessuno sugli alberi [come negli Stati Uniti.<br />

[Ma] si contano oggi un buon mezzo milione di negri. Finora non si è fatto loro del<br />

male. Si impedisce loro ‘soltanto’ di lavorare […] inol<strong>tre</strong> si sono ‘soltanto’ confiscati i<br />

loro beni e si è fatto loro comprendere che dovevano togliersi di torno. ‘Per il resto’, li<br />

si lascia vivere. Un singolare, orribile linciaggio compiuto [in Europa] all’ombra della<br />

legalità.<br />

E ancora:<br />

ci giungono notizie di emigrati che vagano da una frontiera all’altra senza trovare ospitalità<br />

da nessuna parte. Gli stati hanno chiuso le loro frontiere, l’ondata di stranieri<br />

mette in <strong>per</strong>icolo il loro equilibrio interno. Ma questi uomini arrivano lo stesso, senza<br />

documenti, a piedi, a mani nude. Su di noi grava l’ombra di innumerevoli destini strazianti,<br />

di centinaia, di migliaia di separazioni dolorose […] e di ogni sorta di umiliazioni.<br />

Molte <strong>per</strong>sone sono diventate facilmente eccitabili. La costante tendenza a dividere<br />

gli uomini in categorie si è affermata anche da noi [a Praga]. Ma anzitutto dobbiamo<br />

chiarirci un punto: che cosa faremo noi? Non su un piano internazionale, ma nella nostra<br />

sfera privata il cui raggio abbraccia <strong>tre</strong> strade e mezzo, il <strong>per</strong>corso da casa al lavoro<br />

e un appartamento di due stanze e cucina. Dobbiamo sa<strong>per</strong>e che cosa faremo precisamente<br />

noi su questo pezzetto di terra in cui abbiamo messo radici,<br />

e concludeva:<br />

La più grave malattia degli europei è e rimane la facilità con cui si arrendono senza difendersi,<br />

la facilità con cui cedono le armi, ‘<strong>per</strong>ché dopotutto bisogna vivere’.

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