Donne per l'Europa Atti delle prime tre Giornate per Ursula ... - AperTo
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L’Europa di Simone Veil<br />
Settanta. Veil aveva inscritto nella propria dimensione <strong>per</strong>sonale esistenziale<br />
un bisogno di autonomia lavorativa, culturale ed economica che aveva<br />
costituito uno degli insegnamenti fondamentali venuti dalla madre, che<br />
soffriva di una eccessiva dipendenza dal marito. Da questa aveva anche<br />
appreso il nesso fra condizione degli ebrei e quella <strong>delle</strong> donne (S. Veil,<br />
2007 e L. Tornabuoni, 1979) che le aveva suggerito la necessità di lottare<br />
<strong>per</strong> tutte e due le cause, con tempi e modalità proprie, a partire dalla<br />
convinzione che entrambe fossero iscritte a buon diritto nel grande capitolo<br />
dei diritti umani, base fondativa della civile convivenza.<br />
4. La prima presidente eletta<br />
Fu di nuovo al «<strong>per</strong>sonaggio» Veil che Giscard ricorse nel 1979, quando<br />
progettò di rilanciare la centralità del ruolo francese all’interno di un<br />
rinnovato <strong>per</strong>corso di integrazione europea costruito sul rafforzamento<br />
dell’asse Parigi – Berlino, ponendo una <strong>per</strong>sonalità francese di rilievo alla<br />
presidenza del primo parlamento europeo eletto direttamente dai cittadini<br />
di tutti gli stati componenti. In effetti, al momento della sua elezione, il<br />
giornale dell’assemblea europea scrisse che Simone Veil era una «figura<br />
emblematica dell’Europa» e che la sua elezione costituiva in un certo senso<br />
«il suggello della riconciliazione fra i popoli dopo il sanguinoso confronto<br />
dell’ ultima guerra» (Il Parlamento Europeo, 1979).<br />
Il suo biografo Szafran osservò che la neopresidente in realtà non<br />
sapeva nulla dei meccanismi gestionali del sistema all’interno del quale si<br />
stava apprestando ad entrare, ma che certo avrebbe imparato presto. Ma se,<br />
come è probabile e credibile, essa ancora non era a conoscenza <strong>delle</strong><br />
dimensioni tecnico-istituzionali che si trovava ad affrontare, certo già da<br />
allora aveva elaborato il progetto di dare forza ad una Europa dei valori,<br />
faro di convivenza pacifica fra il popoli. Tutto questo è stato esplicitamente<br />
teorizzato e reso pubblico molto più tardi, ma già anticipato nei fatti nel<br />
1948 quando, fra lo stupore di amici e parenti, scelse di seguire il marito<br />
trasferito <strong>per</strong> qualche tempo in Germania <strong>per</strong> ragioni di lavoro. Un gesto<br />
che già testimoniava l’acquisita consapevolezza della necessità di «un grande<br />
sforzo di riconciliazione volontaristica» proprio da parte di coloro che<br />
avevano più sofferto <strong>delle</strong> <strong>per</strong>secuzioni. Solo la ricomposizione dei conflitti<br />
fra le nazioni che più accanitamente si erano odiate e avevano combattuto