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364 Italian Bookshelf - Ibiblio

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“<strong>Italian</strong> <strong>Bookshelf</strong>” Annali d’ italianistica 24 (2006) 373<br />

del pellegrino per la verità, guidandolo attraverso una serie di esperienze espresse tramite<br />

richiami al bere, all’allattamento e all’apprendimento linguistico, che terminano con la<br />

nascita del nuovo poeta cristiano e culminano nell’immagine di Par. 33:106-08, “Omai<br />

sarà più corta mia favella, / pur a quell ch’i ricordo, che d’un fante, che bagni ancor la<br />

lingua a la mammella”, in cui il poeta viene paragonato ad un infante al seno materno.<br />

In conclusione, Dante and the Grammar of the Nursing Body è decisamente una<br />

lettura originale. È il frutto di uno studio lungo e paziente delle opere in esame, è basato<br />

su una consultazione metodica e dettagliata della tradizione esegetica dantesca dai<br />

primordi ai giorni d’oggi ed ovviamente su una solida conoscenza dei testi danteschi e del<br />

pensiero della Kristeva. Queste qualità consentono all’autore di aprire diversi angoli di<br />

analisi innovativi e fertili che indubbiamente torneranno a comparire e si riveleranno utili<br />

negli studi danteschi degli anni a venire.<br />

Umberto Taccheri, St. Mary’s College, Indiana<br />

Alessandro Raffi, La gloria del volgare. Ontologia e semiotica in Dante dal Convivio<br />

al De vulgari eloquentia. Soveria Mannelli (Catanzaro): Rubbettino, 2004. Pp. 258.<br />

Fa sempre piacere ricevere un libro e fa ancora più piacere poter recensire un libro come<br />

quello di Alessandro Raffi che affronta con rigore scientifico e appassionata verve<br />

investigativa questioni relative all’antropologia, alla metafisica e al linguaggio nel<br />

Convivio e nel De Vulgari Eloquentia.<br />

Antropologia e metafisica, metafisica della luce, nel Convivio sono le premesse<br />

metodologiche che aprono lo studio di Raffi, perché Dante, spiega lo studioso, elabora un<br />

modello antropologico dove la nobiltà dell’uomo e della speculazione filosofica viene<br />

fondata sul terreno di una metafisica della mente umana. Qual è il nesso tra metafisica<br />

della luce e concezione dantesca della nobiltà il lettore lo scopre a pagina 32 del<br />

densissimo libro di Raffi che riesce anche nel suo studio del De Vulgari a portare avanti i<br />

presupposti del modello antropologico proposto da Dante, per la speculazione sulla<br />

nobiltà, tutt’uno con la divinità, dell’uomo “in una teoria del segno linguistico finalizzata<br />

a rivendicare la nobiltà , il ‘proprio’ della specie umana, ovvero linguaggio e poesia.”<br />

L’analisi dei primi tre libri procede con un metodo di analisi deduttiva del Convivio<br />

rievocandone le origini sotto il segno della Consolatio Philosophiae di Boezio, che, ci<br />

ricorda a ragione Raffi, è, non a caso, punto di convergenza di due tradizioni la cultura<br />

classica e il cristianesimo, peraltro, in tema di nobiltà dell’uomo, entrambi concordi<br />

nell’affermare la nobiltà e la divinità dell’uomo (il cristiano scopre la sua divinità nella<br />

Scrittura mentre la filosofia aristotelica celebra la nobiltà dell’uomo in quanto perfezione<br />

dell’intelletto speculativo). Tra Antropologia, teologia e metafisica si dispiega il<br />

programma speculativo dei due trattati e qui entra in gioco appunto la Metafisica: il<br />

concetto metafisico di Mens, introdotto dal Boezio (“Tu e Dio, che ne la mente te de li<br />

uomini mise”) e da cui Raffi fa partire il suo tentativo di riannodare i fili della complessa<br />

e intricata tela che costituisce l’indagine di Dante sulla nobiltà dell’uomo come essere<br />

razionale e dunque della sua divinità poiché nobiltà dell’uomo e speculazione filosofica<br />

prendono avvio dalla metafisica della mente umana. Per arrivare a una definizione della<br />

mente bisogna capire la divisione tra mondo celeste e sublunare e il concetto di Mens<br />

invita a riflessioni che riguardano rivelazione e ragione e relazioni tra Dio, angelo e<br />

uomo. Dante sceglie di trattare il problema antropologico nella cornice offerta<br />

dall’angelologia tradizionale e Raffi riassume con rigore filologico il dibattito che da

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