364 Italian Bookshelf - Ibiblio
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“<strong>Italian</strong> <strong>Bookshelf</strong>” Annali d’ italianistica 24 (2006) 365<br />
cultura letteraria italiana fino ai nostri giorni e un amore genuino per la sua terra di<br />
origine: il suo amatissimo Salento.<br />
Questo suo ultimo volume, Da Dante a Croce, ci offre una recentissima e valida<br />
testimonianza di questa lunga e fruttuosissima carriera dedicata agli studi: dodici<br />
contributi, fra stimolanti saggi e review articles, o recensioni-saggi, che spaziano dal<br />
Dante anteriore alla Commedia (“Da ‘Donna me prega’ a ‘Donne ch’avete: non<br />
viceversa”; “Con De Robertis affabilmente”) al Dante della Commedia (“Sui due Guidi di<br />
Pg. XI, 97-98”), a Boccaccio (“Sulle due reazioni del Decameron”), al Quattro-<br />
Cinquecento (“Un poco noto trionfo della fine del Quattrocento”; “L’idea d’unità d’Italia<br />
nella letteratura dei prmi secoli”), al Leopardi (“Dialogando amabilmente con Gino<br />
Blasucci sulle sepolcrali leopardiane”), a Croce (“Benedetto Croce critico della<br />
letteratura italiana”) e a una serie di autori e scritti salentini: il contributo sul Libro rosso<br />
di Gallipoli (curato da Vetere e Ingrosso), che comprende l’edizione, con commento, di<br />
195 documenti del Registro de Privilegii di Gallipoli; quello su “Le ‘Bute’ della ‘Rassa’”,<br />
cioè un dramma in lingua leccese di un ignoto del primo Settecento; e poi anche<br />
“Salvatore Toma poeta: un ‘canzoniere’ inventato da Maria Corti”: riflessioni critiche sul<br />
tentativo, da parte di Maria Corti, di creare un canzoniere di un “eccentrico poeta” del<br />
Salentino, morto a trentasei anni (1951-87), che ha lasciato raccolte di poesie ma non un<br />
canzoniere.<br />
Fra tutti questi validi e sostanziosi contributi vorrei sottolineare, anche se<br />
brevemente, l’importanza dei primi tre: il primo dedicato ai rapporti fra la canzone<br />
“Donna me prega” di Guido Cavalcanti e “Donne ch’avete intelletto d’amore” di Dante.<br />
A questo proposito Marti ribadisce la priorità storica della canzone cavalcantiana citando<br />
in chiusura Vincenzo Mengaldo, chiosatore del De vulgari eloquentia: “L’accoppiamento<br />
alla magna canzone cavalcantiana suona implicito riconoscimento del valore di modello<br />
di quest’ultima [“Donna me prega”] per “Donne ch’avete” (15); il secondo, “Con De<br />
Robertis affabilmente”, un saggio ricchissimo di riflessioni filologiche, critiche ed<br />
ermeneutiche sul volume di De Robertis Dal primo all’ultimo Dante e poi sulla edizione<br />
delle Rime di Dante curata dallo stesso: ambedue i saggi lettura obbligatoria per chi<br />
intenda seguire e valutare la recente attività critica e filologica di De Robertis; il terzo,<br />
poi, “Sui due Guidi di PG. XI, 97-98”, una disanima dei vari tentativi di identificare i due<br />
Guidi danteschi come Guido Guinizelli e Guittone, invece della tradizionale coppia<br />
Guido Guinizelli e Guido Cavalcanti, ipotesi che Mario Marti rincalza con nuovi<br />
argomenti.<br />
Come in tutti i suoi scritti, Marti presenta anche qui una solidissima conoscenza dei<br />
testi e della storia letteraria che l’ha caratterizzato attraverso tutta la sua carriera (resa<br />
ancor più prestigiosa da una costante e fedelissima collaborazione al Giornale storico<br />
della letteratura italiana), rispetto dei testi in quanto documenti storici che non possono<br />
essere travisati da nessuno revisionismo di moda e affabilità dei modi e della scrittura che<br />
gli permettono di rivolgere critiche sottilissime ai maggiori studiosi della letteratura<br />
italiana anche quando ne ammira la qualità dei contributi.<br />
Questo volume rivela anche due altri aspetti molto accattivanti di Mario Marti:<br />
l’amore per il suo Salento e l’amicizia per i tanti colleghi e amici con cui ha intrecciato il<br />
corso della vita. Questo suo tenace amore per il Salento ha tenuto sempre fermamente<br />
ancorato alla terra natale un vero maestro, degno delle più rinomate cattedre degli atenei<br />
italiani. Del rispetto e dell’affetto per colleghi e amici, poi, queste pagine ridondano<br />
ovunque: nel modo con cui egli si rivolge a due suoi interlocutori, De Robertis e Fenzi —