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La Pandemia siLenziosa - Ordine dei medici-chirurghi ed odontoiatri ...

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il cesalpino<br />

il simbolo dell’uomo tecnologico, dell’uomo che modifica l’ambiente fino a renderlo artificiale,<br />

della moderna tecnoscienza, ecco che Epimeteo diventa il simbolo dell’ecologista radicale<br />

ante litteram, di chi vorrebbe rinunciare a ogni azione per ricondurre la vita nel grembo di Madre<br />

natura. Ma, com’è facile rendersi conto, quella di Epimeteo è una soluzione impraticabile,<br />

che non può costituire un’alternativa a quella di Prometeo.<br />

<strong>La</strong> soluzione è un’altra: non demonizzare né eliminare la tecnoscienza ma porre la questione,<br />

che nessuno sembra voler affrontare, <strong>dei</strong> suoi fini. In altri termini, la soluzione è piegare<br />

la tecnoscienza alla necessità di garantire la sopravvivenza delle generazioni future. E qui entra<br />

in scena ancora il mito: il terzo fratello, Atlante, alle cui spalle è stato affidato il compito di<br />

sorreggere per l’eternità la volta del cielo su condanna di zeus per aver partecipato alla lotta<br />

contro gli <strong>dei</strong>.<br />

<strong>La</strong> metafora è evidente e si può riassumere nei seguenti punti:<br />

• È necessario che l’uomo assuma finalmente nuove responsabilità verso la natura e verso<br />

il mondo.<br />

• L’essere umano è il solo soggetto morale chiamato ad assumersi la responsabilità delle<br />

proprie azioni. È l’unico ad essere chiamato ad amministrare con il dovuto rispetto in toto<br />

gli ecosistemi della terra.<strong>La</strong> responsabilità umana per l’ambiente trova, nella cultura <strong>dei</strong> diritti<br />

umani, i principi e i criteri che guidano la riflessione etica.<br />

•<br />

Essa rappresenta il presupposto per l’integrale soddisfazione di altri diritti riconosciuti alla<br />

persona, primo fra tutti il diritto alla vita e alla salute delle presenti e delle future generazioni.<br />

L’ambiente è infatti il mezzo più importante che consente all’uomo di vivere con dignità,<br />

di star bene e di esprimere la propria personalità e consente, altresì, il godimento e<br />

l’esercizio <strong>dei</strong> diritti civili politici economici sociali e culturali.<br />

In questa prospettiva culturale si evidenzia la valenza strategica del diritto umano ad un ambiente<br />

sano.<br />

Passando dal mito alla realtà possiamo affermare che bisogna offrire un’etica al Prometeo<br />

scatenato, all’onnipotenza moderna della tecnica, un’etica che si esprima in autorestrizioni,<br />

in codici deontologici per imp<strong>ed</strong>ire che la potenza tecnologica si traduca in una sventura per<br />

l’uomo.<br />

Consideriamo, per esempio, i criteri di fondo che denotano il problema ambientale anche dal<br />

punto di vista etico. Essi sono tre: lo sviluppo sostenibile, il principio di precauzione e il rapporto<br />

rischi/benefici. ¢<br />

Lo sviluppo sostenibile<br />

E sso<br />

riguarda il fatto che si debbano soddisfare i bisogni del presente senza compromettere<br />

la capacità (la possibilità) delle generazioni future di soddisfare le proprie necessità e<br />

deve essere durevole.<br />

Del resto, la definizione iniziale, francese, era développement durable, ossia sviluppo durevole,<br />

che duri nel tempo. Ma per durare nel tempo deve essere sì sostenibile o, come si dice,<br />

compatibile con le problematiche ambientali (e sanitarie), ma basarsi anche su un’evoluzione<br />

sociale che analizzi correttamente i problemi e trovi soluzioni adeguate e non demagogiche.<br />

Il principio di precauzione, non è certo un criterio scientifico. Anzi, esso può dar luogo a molte<br />

ambiguità.<br />

In sintesi, si dice che per proteggere l’ambiente, il principio di precauzione deve essere largamente<br />

applicato nel senso che “…quando vi siano rischi di danni seri e irreversibili, la mancanza<br />

di certezza scientifica piena non dovrà essere usata come una ragione per posporre misure<br />

anche costose per prevenire il degrado ambientale”.<br />

Il problema che si pone nell’applicazione di questo principio è che la valutazione del rischio è<br />

soggetta ad ambiguità e l’incertezza scientifica non può essere presa a pretesto per interventi<br />

preventivi non fondati, dato che la certezza assoluta non è scientificamente sostenibile.<br />

“Etica” vuol dire che si riconosca questo e non si approfitti di una falsa percezione di pericolo<br />

senza aver valutato quale sia l’effettivo margine d’incertezza.<br />

Del resto, proprio per queste ambiguità l’unione Europea ha introdotto una dizione più avv<strong>ed</strong>uta<br />

secondo la quale “…si dovrà tener conto <strong>dei</strong> dati scientifici e tecnici disponibili, così come<br />

<strong>dei</strong> benefici potenziali e <strong>dei</strong> costi sia delle azioni che della mancanza di azioni.” Come si v<strong>ed</strong>e<br />

anche il non intervento è previsto al fine di evitare allarmismi ingiustificati e interventi sbaglia-

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