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La Pandemia siLenziosa - Ordine dei medici-chirurghi ed odontoiatri ...

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sostanza dovesse essere adeguatamente<br />

testata per il suo potenziale<br />

cancerogeno prima di essere immessa<br />

nell’ambiente. Basarsi sulla<br />

sola evidenza epidemiologica, benché<br />

fondamentale, rischierebbe di<br />

farci arrivare troppo tardi per consentire<br />

un’azione di prevenzione<br />

sufficientemente precoce.<br />

Tomatis ha sempre sostenuto inoltre<br />

che la diagnosi precoce <strong>dei</strong> tumori<br />

è essenziale, ma la prima linea<br />

di difesa contro il cancro deve essere<br />

quella della prevenzione primaria,<br />

quindi della riduzione o eliminazione<br />

dell’esposizione ai cancerogeni<br />

ambientali.<br />

uno <strong>dei</strong> suoi principali campi di interesse<br />

era la cancerogenesi transgenerazionale.<br />

Intuì che il campo della<br />

biologia molecolare poteva dare un<br />

importante contributo per una più<br />

precisa comprensione <strong>dei</strong> meccanismi<br />

coinvolti nella trasmissione del<br />

rischio cancerogeno da una generazione<br />

all’altra. Si impegnò affinché<br />

tanto l’epidemiologia quanto i risultati<br />

sperimentali venissero considerati<br />

come essenziali per identificare<br />

i rischi per la specie umana.<br />

Lorenzo, uomo impegnato, si scontrò<br />

precocemente con i potenti<br />

interessi commerciali in grado di<br />

imp<strong>ed</strong>ire la ricerca, distorcere i risultati,<br />

imp<strong>ed</strong>ire la pubblicazione<br />

<strong>dei</strong> risultati non graditi, promuovere<br />

studi che avessero risposte precostituite.<br />

Sono da ricordare:<br />

- la sua battaglia all’interno dello<br />

IArC, Agenzia che è sempre stata<br />

sottoposta a pressioni da parte<br />

degli interessi commerciali, toccata<br />

ad un certo punto dallo scandalo<br />

riguardante l’attività delle grandi<br />

multinazionali del tabacco;<br />

- la sua polemica con lo stesso IArC,<br />

una volta uscitone nel 1993, quando<br />

a suo parere l’Agenzia era diventata<br />

troppo morbida nei confronti<br />

della pressione dell’industria;<br />

- i suoi lavori a denuncia di quello<br />

che chiamava “business bias”, e<br />

cioè quegli studi direttamente o<br />

indirettamente finanziati dall’industria<br />

e tesi a contrastare le evidenze<br />

sulla cancerogenicità di alcune<br />

sostanze prodotte dalla ricerca<br />

indipendente.<br />

il cesalpino<br />

un altro aspetto del suo impegno fu<br />

la dimostrazione e la denuncia delle<br />

disuguaglianze sociali nella esposizione<br />

ai cancerogeni ambientali,<br />

e quindi dell’intreccio inesorabile<br />

tra la povertà e la gran parte <strong>dei</strong><br />

tumori.<br />

Nel 1998, la IArC pubblicò un volume<br />

(“Cancer: Causes, Occurrence<br />

and Control”), sintesi delle conoscenze<br />

e strategie riguardanti le<br />

cause e la prevenzione del cancro,<br />

e di cui Tomatis fu sia l’ispiratore sia<br />

il capo <strong>ed</strong>itore. Il libro in questione<br />

cercava di quantificare i benefici che<br />

si sarebbero ricavati a livello globale<br />

applicando sul campo queste conoscenze<br />

e Tomatis espresse il suo<br />

pensiero sulle strategie e le priorità,<br />

individuando due fattori limitanti<br />

del successo nello sviluppo della<br />

ricerca sulla prevenzione del cancro.<br />

uno, dice Tomatis, è “la competizione<br />

tra spese militari… e i fondi<br />

che vengono assegnati per la salute<br />

e l’<strong>ed</strong>ucazione”. L’altro è la separazione<br />

e la competizione tra la ricerca<br />

di base e la ricerca applicata.<br />

È da considerarsi illuminante lo studio<br />

sull’epatite in gambia da lui promosso,<br />

per cui era stato costruito<br />

un piano per vaccinare tutti i neonati<br />

del Paese e uno schema per la<br />

registrazione <strong>dei</strong> casi di cancro, che<br />

aveva rivelato importanti informazioni<br />

sull’efficacia della prevenzione<br />

primaria di tale patologia. Non è un<br />

caso che Tomatis avesse fortemente<br />

voluto questo studio in un Paese<br />

in via di sviluppo: era consapevole<br />

degli aspetti sociali del cancro che<br />

non è soltanto una malattia, bensì<br />

un problema globale di salute pubblica.<br />

In questo contesto, aveva richiamato<br />

l’attenzione sul rapporto<br />

tra bassi livelli socio-economici e rischio<br />

di cancro: non solo nei Paesi<br />

in via di sviluppo ma anche in quelli<br />

industrializzati.<br />

Nei suoi ultimi anni di vita e di attività<br />

professionale era molto amareggiato<br />

poiché, ovunque e anche<br />

in Italia, la prevenzione primaria era<br />

scivolata in un secondo piano nell’ideologia<br />

sanitaria. questa infatti<br />

aveva piantato le sue fondamenta<br />

sulla prevenzione secondaria, sulla<br />

terapia, sulla tecnologia diagnostica,<br />

su una <strong>m<strong>ed</strong>ici</strong>na sempre più<br />

commerciale e ipertecnologica, su<br />

una sanità pubblica e privata sempre<br />

meno interessata agli aspetti<br />

preventivi e partecipativi della tutela<br />

della salute. Nonostante tutto<br />

questo continuò, testardamente e<br />

convintamene, a combattere per le<br />

sue idee.<br />

In un recente numero di “Epidemiologia<br />

& Prevenzione” è apparsa la<br />

relazione svolta da Lorenzo Tomatis<br />

(forse l’ultima) alla riunione annuale<br />

dell’Associazione Italiana <strong>dei</strong> registri<br />

Tumori lo scorso Marzo a Lecce.<br />

<strong>La</strong> strategia che l’industria chimica<br />

ha messo in campo per osteggiare<br />

il riconoscimento della cancerogenicità<br />

di molti composti chimici<br />

e quindi imp<strong>ed</strong>ire la messa in atto<br />

di un’efficace prevenzione primaria,<br />

consiste nella sistematica svalutazione<br />

<strong>dei</strong> risultati ottenuti con i saggi<br />

di cancerogenicità a lungo termine<br />

e nella discontinua esaltazione<br />

del valore dell’evidenza epidemiologica,<br />

fino a quando naturalmente<br />

non fornisce la conferma dell’esistenza<br />

di rischio. A queste due prese<br />

di posizione dirette si affianca la<br />

puntuale e sistematica produzione<br />

di risultati, sia sperimentali sia epidemiologici,<br />

che hanno il solo ruolo<br />

di alzare il rumore di fondo, aumentare<br />

la confusione e rendere in tal<br />

modo più ardua una corretta valutazione<br />

di rischio. L’industria farmaceutica<br />

dal canto suo ha contribuito<br />

in modo sostanziale a orientare<br />

gran parte della ricerca di base verso<br />

studi rivolti alla produzione di<br />

farmaci capaci di interferire con la<br />

crescita e l’espansione <strong>dei</strong> tumori,<br />

<strong>dei</strong> quali c’è ovviamente un grande<br />

e urgente bisogno, ma che sono<br />

anche molto r<strong>ed</strong>ditizi, distraendo in<br />

tal modo fondi e attenzione verso<br />

una ricerca eziologica, inclusa quella<br />

che riguarda i meccanismi d’azione<br />

e gli effetti delle piccole dosi di<br />

cancerogeni, <strong>dei</strong> possibili effetti additivi<br />

e delle conseguenze di esposizioni<br />

prenatali e prezigotiche. In<br />

amb<strong>ed</strong>ue le situazioni quindi la ricerca<br />

<strong>dei</strong> profitti sembra aver pre-<br />

la pandemia sileziosa

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