La Pandemia siLenziosa - Ordine dei medici-chirurghi ed odontoiatri ...
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paesi industrializzati (lo stesso concetto<br />
di sviluppo sostenibile, peraltro,<br />
viene ormai da più parti messo<br />
in discussione).<br />
Per modificare radicalmente questo<br />
scenario è essenziale che a livello<br />
di policy, lo smaltimento <strong>dei</strong> rifiuti<br />
non venga più considerato come<br />
un r<strong>ed</strong>ditizio investimento a breve<br />
termine per pochi, ma un indispensabile<br />
costo sociale a beneficio<br />
di tutti.<br />
Allo scopo di tutelare l’ambiente e<br />
la salute, l’obiettivo deve ovviamente<br />
essere quello di ridurre al minimo<br />
l’immissione di inquinanti, in particolar<br />
modo quelli ad “effetto serra”<br />
e quelli organici persistenti, nelle<br />
matrici ambientali. Se di parecchie<br />
sostanze possiamo dire di conoscere<br />
gli effetti causati dall’esposizione<br />
acuta e cronica in vivo, dagli studi<br />
di igiene industriale, dove è relativamente<br />
facile valutare la reale esposizione<br />
e gli outcomes su un singolo<br />
individuo o una coorte ristretta alle<br />
alte dosi di un composto, compito<br />
ben più arduo è determinare quale<br />
sia l’impatto di miscele complesse<br />
di tossici a basse dosi, su una intera<br />
popolazione.<br />
Inoltre solo per pochissimi prodotti<br />
chimici esistono studi tossicologici<br />
<strong>ed</strong> eco-tossicologici in vivo.<br />
Della maggior parte delle sostanze<br />
di largo utilizzo infatti (108.733 prodotti<br />
registrati), non si hanno informazioni<br />
sulla cancerogenicità, teratogenicità<br />
e genotossicità sia in<br />
vitro che in vivo.<br />
Se nel secolo scorso la caratteristica<br />
più desiderata dalla chimica era l’efficacia,<br />
oggi le si chi<strong>ed</strong>e in una visione<br />
globale più consapevole, anche<br />
la sicurezza ambientale. Il nuovo regolamento<br />
rEACh entrato in vigore<br />
nel giugno scorso, si propone<br />
appunto come strumento di regolamentazione,<br />
verifica e controllo<br />
della produzione e della commercializzazione<br />
delle sostanze chimiche<br />
nell’uE. ¢<br />
Attuale approccio<br />
alla valutazione degli<br />
outcomes ambiente-salute<br />
F ino<br />
ad oggi le conoscenze sulle<br />
patologie ambiente-correlate<br />
sono state acquisite per lo più da:<br />
il cesalpino<br />
•<br />
•<br />
•<br />
studi tossicologici sperimentali<br />
studi su coorti di lavoratori<br />
esposti a una singole sostanze<br />
studi epidemiologici osservazionali<br />
sulla popolazione generale<br />
gli studi tossicologici sperimentali<br />
permettono di valutare la tossicità<br />
in vivo, e gli end-points con molteplici<br />
test. hanno però lo svantaggio<br />
di non rappresentare reali situazioni<br />
di esposizione, di richi<strong>ed</strong>ere fattori<br />
di correzione interspecie per l’uomo,<br />
di lunghi periodi tempo <strong>ed</strong> elevati<br />
costi economici.<br />
gli studi di coorte su lavoratori<br />
esposti, pur dimostrando la causalità<br />
tra esposizione <strong>ed</strong> effetto sanitario,<br />
mancano spesso della caratterizzazione<br />
quantitativa e sono<br />
difficilmente estrapolabili alla popolazione<br />
generale.<br />
I fattori determinanti la distribuzione<br />
delle malattie sono numerosi, e<br />
non è facile attribuire a ciascuno il<br />
singolo peso specifico in relazione<br />
non solo alla causalità, ma anche<br />
alla quantificazione. Classicamente<br />
negli studi condotti fino ad ora<br />
su popolazioni residenti in vicinanza<br />
di impianti di smaltimento di rifiuti,<br />
è stata valutata l’incidenza di<br />
effetti sanitari confrontandola con<br />
quella sulla popolazione generale. Si<br />
tratta per la maggior parte di studi<br />
osservazionali di tipo ecologicodescrittivo.<br />
questi studi sono per lo<br />
più utili per la formulazione di ipotesi<br />
epidemiologiche (es. le associazioni<br />
tra esposizione e malattia<br />
se la mortalità per una determinata<br />
causa è più elevata in un luogo<br />
dove è presente un fattore di esposizione),<br />
allo scopo di identificare le<br />
criticità che necessitano di ulteriori<br />
approfondimenti.<br />
Il disegno dello studio in questo<br />
caso rappresenta il nodo fondamentale,<br />
poichè non considerando<br />
un singolo fattore di esposizione,<br />
ma più genericamente un impianto<br />
di smaltimento rifiuti nella sua totalità,<br />
anche quando viene riscontrata<br />
un’associazione statisticamente<br />
significativa fra un effetto<br />
sanitario e l’impianto, difficilmente<br />
si riesce a determinarne il rapporto<br />
causa-effetto.<br />
Al fine di una valutazione più precisa<br />
sono necessari pertanto, stu-<br />
di longitudinali di coorte (in cui una<br />
coorte di soggetti sani esposti viene<br />
confrontata con una coorte di non<br />
esposti per lunghi periodi di tempo:<br />
anche 20 anni se l’obiettivo è la<br />
cancerogenicità), che necessitano<br />
di cospicui finanziamenti e presentato<br />
notevoli difficoltà organizzative<br />
(perdita di casi, migrazioni di popolazione),<br />
oltre allo svantaggio di<br />
fornire risultati a posteriori.<br />
A titolo esemplificativo, uno studio<br />
condotto in uK dal 1983 al 1999 su 8<br />
milioni di nascite divise i due gruppi:<br />
uno da madri viventi entro 2 km<br />
da discariche attive o dismesse, l’altro<br />
da madri viventi oltre il raggio<br />
<strong>dei</strong> 2 km, ha mostrato un lieve incremento<br />
di malformazioni congenite<br />
nel primo gruppo. Il vantaggio<br />
è stato di poter considerare un<br />
grande campione di popolazione<br />
evidenziando percentuali di incremento<br />
minime, non certamente rilevabili<br />
in campioni ridotti. Lo svantaggio,<br />
quello di non permettere di<br />
considerare tutti i possibili fattori di<br />
confondimento. I minimi incrementi<br />
rilevati dallo studio non sono stati<br />
pertanto in grado di stabilire se vivere<br />
entro 2km da una discarica influenza<br />
l’insorgenza di malformazioni<br />
congenite più di altri fattori,<br />
quali ad esempio lo stile di vita della<br />
madre. Allo stesso modo nelle review<br />
che hanno valutato gli studi<br />
esistenti in letteratura su popolazioni<br />
residenti in vicinanza di inceneritori,<br />
pur evidenziando eccessi statisticamente<br />
significativi, soprattutto<br />
di sarcomi <strong>dei</strong> tessuti molli e di linfomi<br />
non-hodgking in 2/3 <strong>dei</strong> lavori,<br />
non hanno dimostrato una relazione<br />
causale certa.<br />
Si può affermare che riguardo alle<br />
tre metodologie di indagine citate<br />
sopra, la mole pur cospicua di dati<br />
ottenuti è stata per lo più in passato<br />
utilizzata separatamente, sia per la<br />
mancanza di strumenti appropriati<br />
sia di un metodo scientifico adeguato<br />
per poterli incrociare.<br />
Se vi sono evidenze di eccessi di<br />
malattie evitabili (emozionalmente<br />
l’attenzione viene quasi totalmente<br />
focalizzata sulle neoplasie, ma<br />
sono molte altre le patologie ambiente-correlate)<br />
ma non si riesce a<br />
dimostrare un effetto causale cer-<br />
inquinamento ambientale e salute