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«In viaggio come a casa propria» - FFS

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sabato cucinava per tutti quelli che li aiutavano a portare avanti i lavori durante<br />

la fine della settimana: i due nonni, i cinque zii, i sette cugini. Erano tutti degli<br />

ottimi artigiani e portarono a termine i lavori a tempo di record. I lavori procedevano<br />

tanto in fretta che quasi facemmo in tempo a festeggiare la mia cresima<br />

nella <strong>casa</strong> nuova. Ma fu così che quell’occasione – la quale al pari di ogni altra<br />

festa religiosa era soprattutto una festa di famiglia – si trasformò anche nella<br />

festa d’addio dell’appartamento in mansarda alla stazione di Leuk.<br />

Era una meravigliosa domenica di fine marzo. Alle nove e trenta i parenti si<br />

riunirono davanti alla segheria. facevano parte della compagnia anche Agnes,<br />

Armin e Margrith, quel giorno di buonumore. Ci incamminammo tutti insieme<br />

per la strada in salita, passando dapprima davanti alla scuola elementare, poi<br />

davanti all’entrata da poco asfaltata della nuova <strong>casa</strong>, interamente circondata<br />

da piccole piante di tuia. La chiesa era piena zeppa. presi posto in terza fila<br />

insieme al mio padrino di cresima, ossia il nonno Oskar, padre di mia madre.<br />

Non avevo fatto fatica nella scelta del padrino. I modi tranquilli e bonari del<br />

nonno mi avevano sempre impressionato, così <strong>come</strong> la sua esuberanza nel<br />

gioco delle carte, che ho avuto la fortuna di imparare da lui. Quando giocava,<br />

la sua mitezza cedeva il posto a una rumorosa vivacità. A quel punto era<br />

capace di sbattere le carte sul tavolo con una strizzatina d’occhi, ridere emettendo<br />

gorgoglii e, con un gesto teatrale, mettere le carte vinte accanto a quelle<br />

di cui si era già impossessato. Ogni volta che mi era possibile giocavo di fianco<br />

a lui – e con lui non ho mai perso una sola partita.<br />

Il coro della chiesa cantò il «Kyrie», il «Gloria» e ancora un «Agnus». Tra un canto<br />

e l’altro il vescovo piazzò un paio di domande, cui nonno e io rispondemmo<br />

entrambi con un «sì». poi tornammo ai nostri posti – le sue mani ancora sulle<br />

mie spalle. Davanti alla chiesa il fotografo del paese scattò una foto di tutti i<br />

cresimandi e dei loro padrini. poi riprendemmo la via del ritorno, in direzione<br />

della <strong>casa</strong> lungo i binari. per me è ancora oggi un mistero <strong>come</strong> mio padre e<br />

mia madre riuscissero ogni volta a ospitare tutti e quanti i parenti nel piccolo<br />

appartamento sottotetto. Dovevano essere in tutto più di trenta persone. In fin<br />

dei conti, fino al momento del nostro trasloco, in quell’appartamento avevano<br />

avuto luogo ben tre battesimi, tre prime comunioni e, appunto, quella cresima.<br />

E ogni volta, aiutata da tutte e quattro le sue sorelle, mia madre aveva cucinato,<br />

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