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Come interrogare l'Islam - Provincia di Pesaro e Urbino

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E’ essenziale comprendere che l’Islam non è fondato su un particolare evento<br />

storico o su un gruppo etnico, ma su una verità universale e primigenia che<br />

perciò è sempre stata e sempre sarà..<br />

Ecco perché, secondo il Corano, già prima della creazione del mondo Dio chiese<br />

agli uomini<br />

“Non sono forse il vostro Signore?”<br />

e non fu un solo uomo, ma l’intera umanità, uomini e donne, a rispondere:<br />

“Sì, l’attestiamo”.(7,127)<br />

L’islam, quin<strong>di</strong>, vede se stesso come un ritorno a quella verità che si trova al <strong>di</strong><br />

sopra e al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni contingenza storica. Il Corano, infatti, fa riferimento ad<br />

Abramo come muslim e hanif (colui che già nell’antichità adora un solo <strong>di</strong>o).<br />

Anche il monoteismo <strong>di</strong> Adamo è da inserire all’interno dell’islamismo, come<br />

religione dei primor<strong>di</strong>, che, in quanto antica, è meno chiara, meno evidente <strong>di</strong><br />

quella dell’islam. Il profeta stesso affermava <strong>di</strong> non aver introdotto nulla <strong>di</strong><br />

nuovo, bensì <strong>di</strong> aver riba<strong>di</strong>to più chiaramente la verità che è sempre stata.<br />

L’islam è una religione inclusiva perché professa l’assoluto, che in quanto tale è<br />

espressione <strong>di</strong> tutto, tutto contiene ed esprime.<br />

Di Dio non si può fare alcuna raffigurazione concreta e artistica, ma nemmeno<br />

mentale, perché ogni speculazione razionale su Dio è in qualche misura<br />

arbitraria. L’islam, infatti, nutre sospetto verso la teologia, intesa letteralmente<br />

come uno “stu<strong>di</strong>o su Dio”, come un d”<strong>di</strong>scorso circa Dio”, ossia come pura<br />

speculazione, perché, in qualche modo la considera come una scienza indebita,<br />

presuntuosa e che nulla può offrire più che delle mere ipotesi interpretative.<br />

Qual è dunque l’idea <strong>di</strong> Dio che emerge dal Corano? Si potrebbe rispondere a<br />

questo quesito affermando che se, da un lato, il testo sacro islamico risulta<br />

essere espressione <strong>di</strong> un Dio loquacissimo, che parla quasi sempre in prima<br />

persona, dall’altro, non contiene riferimenti <strong>di</strong>retti su Dio. Allah, pur parlando<br />

moltissimo (come si afferma nella sura XXXI, 27: “Le parole <strong>di</strong> Dio non si<br />

esauriscono”), dunque, non <strong>di</strong>ce quasi nulla <strong>di</strong> sé, mentre il suo <strong>di</strong>scorso è ricco<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>cazioni su ciò che l’uomo deve compiere per vivere secondo le modalità<br />

pensate dal Creatore.<br />

Carlo Saccone, tuttavia, ha tentato nel suo ultimo lavoro <strong>di</strong> ricostruire il volto <strong>di</strong><br />

Allah per come emerge dal testo coranico e dalle riflessioni dei giuristi teologi<br />

sanniti. Per l’islamologo italiano, Allah è innanzi tutto riconosciuto e<br />

auto<strong>di</strong>chiarantesi come persona, non assimilabile al fato o a qualche forza<br />

cosmica: Nella sura VI, 52 e XIII, 22 si <strong>di</strong>ce che ha un volto; nella XX, 39 e<br />

nella XXIII, 27 che parla, ascolta e ha occhi; nella XXXVI, 83 che ha mani e<br />

nella X,3 che “nella sua mano c’è la sovranità su ogni cosa” e che “sta seduto”<br />

sul trono. I primi teologi islamici, soprattutto della scuola Karramita, fondata da<br />

Ibn Karram, ma anche quella hanbalita, furono, sulla base <strong>di</strong> questi versetti

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