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prossimo, e mira [scil. contempla] dentro di te la fonte da cui scaturisce l’amore del
prossimo: ci vedrai, in quanto ti è possibile, Dio» 28 .
Poiché Dio non può essere in alcun modo conosciuto dall’intelletto umano,
l’uomo deve percorrere un’altra via per giungere all’incontro con Lui: quella dell’amore
del prossimo, che gli consente di vedere/ riconoscere Cristo nel fratello e di dimorare in
Dio, che è Amore.
4. Primato di Dio, che ama in colui che ama
C’è un nesso inscindibile che congiunge i due comandamenti, poiché chi ama Dio
ama necessariamente anche il prossimo e chi ama il prossimo ama in lui Dio.
«Non crediate, fratelli, che il Signore dicendo: “Vi do un comandamento nuovo: Che
vi amiate a vicenda” (Gv 13,34), abbia dimenticato quel comandamento più grande, che è
amare il Signore Dio nostro con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente… È
infatti “su questi due comandamenti che poggiano la legge e i profeti” (Mt 22,37.40). Ma
per chi li intende bene, ciascuno dei due comandamenti si ritrova nell’altro; perché chi ama
Dio, non può non tener conto del suo precetto di amare il prossimo; e chi ama il prossimo di
un amore sincero e santo, chi ama in lui se non Dio? Questo amore, che si distingue da ogni
espressione di amore mondano, il Signore lo caratterizza aggiungendo: “Come io ho amato
voi”. Che cosa, infatti, se non Dio, egli ha amato in noi? Non perché già lo possedessimo,
ma perché lo potessimo possedere; per condurci, come dicevo prima, là dove Dio sarà tutto
in tutti… Amiamoci dunque gli uni gli altri in maniera tale da stimolarci a vicenda,
mediante le attuazioni dell’amore (cura dilectionis), a possedere Dio in noi (invicem ad
habendum in nobis Deum) per quanto ci è possibile. Quest’amore ce lo dà colui stesso che
ha detto: “Come io ho amato voi, così voi amatevi a vicenda” (Gv 13,34). Per questo
dunque ci ha amati, perché anche noi ci amiamo a vicenda. Con l’amarci egli ci ha dato
l’aiuto affinché col mutuo amore ci stringiamo tra noi e, legate le membra da un vincolo
così soave, siamo corpo di tanto Capo» 29 .
L’amore di Dio costituisce per noi non solo l’“esempio” (exemplum) su cui
modellare la nostra esistenza, ma anche la condizione imprescindibile per poterci amarci
reciprocamente e diventare membra del Corpo mistico, unite al Capo, Cristo.
La carità, intesa come fondamento e radice della vita cristiana, ha dunque la sua
sorgente in Dio30 , che ci ama per primo e ci dà la capacità di amare il prossimo. Inoltre,
secondo il vescovo d’Ippona, l’esercizio della carità è condizione per sperimentare la
presenza di Dio in noi.
«Cerca come possa l’uomo amare Dio: assolutamente non lo troverai se non nel fatto
che egli ci ha amati per primo. Ci ha dato se stesso come ogetto da amare (dedit se ipsum
quem dileximus), ci ha dato le risorse per amarlo (dedit unde diligeremus). Cosa ci abbia
dato al fine di poterlo amare ascoltatelo in una maniera più esplicita dall’apostolo Paolo,
che dice: “La carità di Dio è diffusa nei nostri cuori” (Rm 5,5). Ma come? Forse per opera
28 Agostino, In Io. tr. 17,8 (NBA XXIV,400s).
29 Agostino, In Io. tr. 65,2 (NBA XXIV,1142-1145).
30 Cf. Agostino, In Io. tr, 87,1 (NBA XXIV,1276s).
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