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«Benché vi siano due precetti “dai quali dipende tutta la Legge e i Profeti : l’amore<br />
di Dio e l’amore del prossimo” (Mt 22,40), non è senza motivo che la Scrittura di solito ne<br />
ricorda uno per tutti e due. Talvolta parla solo dell’amore di Dio, come in questo passo:<br />
“Sappiamo che per coloro che amano Dio, egli fa concorrere tutto al bene” (Rm 8,28); ed<br />
in quest’altro: «Chiunque ama Dio, questi è conosciuto da lui» (1Cor 8,3); ed ancora:<br />
«Perché l’amore di Dio è stato diffuso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è<br />
stato dato» (Rm 5,5), ed in molti altri passi. Poiché chi ama Dio è naturale che faccia ciò<br />
che Dio ha prescritto e lo ami, nella misura in cui lo fa. Di conseguenza amerà anche <strong>il</strong><br />
prossimo, perché Dio lo ha comandato. Talvolta la Scrittura ricorda soltanto l’amore del<br />
prossimo, come nel passo: “Sopportate gli uni i pesi degli altri e così adempirete la legge<br />
di Cristo” (Gal 6,2); ed in questo: “Tutta la Legge infatti si compendia in questo solo<br />
comando: Ama <strong>il</strong> prossimo to come te stesso” (Gal 5,14); e nel Vangelo: “Tutto quanto<br />
desiderate gli uomini facciano a voi di bene, fatelo voi pure a loro; poiché questa è la<br />
Legge e i Profeti” (Mt 7,12). E noi incontriamo nelle sante Scritture molti altri passi, in cui<br />
solo l’amore del prossimo sembra comandato per la perfezione, mentre non si parla<br />
dell’amore di Dio. E tuttavia la Legge e i Profeti dipendono dall’uno e dall’altro precetto<br />
(cf. Mt 22,40). Ma ancora una volta la ragione di questo s<strong>il</strong>enzio è che chi ama <strong>il</strong> prossimo<br />
ama necessariamente, prima di tutto, l’amore stesso. Ora: “Dio è amore, e chi dimora<br />
nell’amore dimora in Dio” (1Gv 4,8.16). Ne consegue dunque che ama principalmente<br />
Dio» 23 .<br />
L’amore del prossimo è dunque inseparab<strong>il</strong>e dall’amore di Dio, poiché non si può<br />
amare <strong>il</strong> fratello, se non si ama Dio, che è la fonte dell’amore.<br />
«Di qui appunto (cioè da quel che avviene nel corpo umano) l’Apostolo ha tratto<br />
l’esempio che ha voluto darci <strong>della</strong> carità, esortandoci ad amarci a vicenda a quel modo che<br />
nel corpo si amano le membra: “Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e<br />
se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e<br />
sue membra, ciascuno per la sua parte” (1Cor 12,26s). Se si amano in tal modo le membra<br />
che hanno un capo sulla terra, come dovranno amarsi le membra <strong>il</strong> cui capo è nel cielo?» 24 .<br />
Per la strettissima unione che c’è tra le membra e <strong>il</strong> capo, amare e aiutare <strong>il</strong><br />
prossimo è amare e aiutare Cristo, che si nasconde nel bisognoso (Mt 25,35-40).<br />
«Quando un cristiano accoglie un cristiano, le membra servono alle membra e <strong>il</strong><br />
capo ne gioisce e conta come dato a sé ciò che si dona a un membro suo. Quaggiù dunque<br />
sia nutrito Cristo affamato, assetato riceva la bevanda, nudo sia vestito, forestiero sia<br />
accolto, infermo sia visitato. Questo è necessario durante <strong>il</strong> viaggio. Così si deve vivere in<br />
23 Agostino, Trin. 8,7.10 (NBA IV,350s).<br />
24 Agostino, Serm. 162/A,1 (NBA XXXI/2,656s). Secondo <strong>il</strong> santo dottore, Serm. 359,9 (NBA XXXIV,316s), la<br />
stessa Chiesa è formata da tutti coloro che vivono la carità e si amano reciprocamente: «La Chiesa consta di<br />
tutti coloro che sono in concordia con i fratelli (ex his omnibus concordiam tenentibus cum fratribus) e che<br />
amano <strong>il</strong> prossimo (amantibus proximum)».<br />
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