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25,40) e un giorno ci chiederà conto del nostro operato quali fattori/amministratori dei<br />

beni <strong>della</strong> creazione. Memore del monito di Gesù: «Procuratevi amici con l’iniqua<br />

ricchezza, perché, quand’essa verrà a mancare, vi accoglieranno nelle dimore eterne»<br />

(Lc 16,9), <strong>il</strong> laico cristiano o l’operatore Caritas dev’essere mosso unicamente dalla<br />

certezza che <strong>il</strong> soccorso prestato ai bisognosi è un prestito fatto a Dio, che s’identifica<br />

con i poveri. Egli dovrà dunque imparare a fare buon uso delle ricchezze e a praticare la<br />

carità come condivisione (elemosina), sapendo che quanto dona ai diseredati e agli<br />

indigenti fruttifica nei granai del cielo. Il suo comportamento dovrà essere opposto a<br />

quello del ricco insensato <strong>della</strong> parabola evangelica (Lc 12,16-21), che, incurante dei<br />

poveri, pensa unicamente di demolire i suoi depositi per farne di più grandi. Il racconto<br />

avverte, in proposito, <strong>il</strong> lettore che questi, a causa <strong>della</strong> sua insaziab<strong>il</strong>e avarizia e <strong>della</strong><br />

sua insensib<strong>il</strong>ità verso <strong>il</strong> prossimo, non solo sbaglia i suoi calcoli per <strong>il</strong> futuro, ma viene<br />

addirittura colto da morte improvvisa, andando così incontro al giudizio di Dio e alla<br />

rovina eterna. Commentando la paraboba, Bas<strong>il</strong>io invita i suoi interlocutori a servirsi<br />

delle ricchezze in primo luogo per soccorrere i poveri; quindi, per ridurre le ingiustizie<br />

sociali; infine, per assicurarsi un tesoro in cielo.<br />

Con altrettanta forza ed determinazione <strong>il</strong> vescovo d’Ippona esorta i ricchi a usare<br />

le ricchezze con prudenza, senza attaccare ad esse <strong>il</strong> cuore, e a comportarsi come <strong>il</strong><br />

viandante che entra nella locanda per ristorarsi e poi riprende <strong>il</strong> cammino lasciando ogni<br />

cosa al suo posto per i prossimi visitatori e pellegrini.<br />

Il quarto aspetto, sul quale si è voluto indagare, riguarda i ministeri nella Chiesa.<br />

Per la sua vastità e complessità, <strong>il</strong> tema richiederebbe una trattazione ben più esaustiva.<br />

In questa sede, ci si è limitati all’aspetto strettamente pastorale, esaminando l’incidenza<br />

che i differenti ministeri (diaconi, diaconesse, vedove, vergini consacrate e lettori)<br />

potevano avere ai fini <strong>della</strong> crescita comunitaria. Ci si è soffermati anzitutto sula figura<br />

dei diaconi, collocati a fianco del vescovo come suoi diretti collaboratori ed esecutori<br />

dei suoi ordini. Il loro compito consiste principalmente nel visitare gli infermi e<br />

nell’assitere <strong>il</strong> vescovo durante le celebrazioni eucaristiche. In qualità di segretari<br />

personali del vescovo, di cui rappresentano l’orecchio e la bocca, l’anima e i sensi, essi<br />

informano l’aus<strong>il</strong>iario dei bisogni <strong>della</strong> comunità e si dedicano totalmente al servizio i<br />

fratelli, testimoniando così l’autentica diaconia evangelica. Rispetto al vescovo che è<br />

immagine di Dio Padre, essi sono figura di Cristo servo.<br />

Ma a partire dal III secolo si va sv<strong>il</strong>uppando nella Chiesa anche un ministero<br />

aus<strong>il</strong>iario femmin<strong>il</strong>e e si configura <strong>il</strong> ruolo delle donne-diacono, che rappresentano lo<br />

Spirito Santo. Il confine fra le diaconesse e le donne-ministre è comunque molto<br />

sfumato. I documenti del III secolo testimoniano <strong>il</strong> ruolo liturgico-assitenziale svolto da<br />

queste ultime: assistevano le donne durante <strong>il</strong> cammino formativo in preparazione del<br />

battesimo, praticavano l’unzione pre-battesimale e visitavano le donne inferme, ma non<br />

erano deputate all’amministrazione del primo sacramento e all’insegnamento,<br />

evidentemente perché <strong>il</strong> loro compito nella Chiesa era considerato subalterno a quello<br />

dei chierici. Conformemente al modello apostolico, testimoniato dalle epistole paoline<br />

(Rm 16,1-2.6; Tt 2,4; 1Tm 5,10), c’erano nella Chiesa primitiva anche le donneministre,<br />

di età avanzata, che svolgevano un servizio più generico, ma non meno<br />

prezioso all’interno delle comunità cristiane, dedicandosi a compiti educativi,<br />

assistenziali e fam<strong>il</strong>iari di vario genere.<br />

La tradizione cristiana dei primi secoli registra, inoltre, la presenza di vedove<br />

istituite, dedite al ministero <strong>della</strong> preghiera e all’insegnamento delle più giovan, e delle<br />

vergini consacrate, impegnate a vivere profeticamente <strong>il</strong> loro carisma verginale e<br />

totalmente dedite al servizio di Dio. Infine, non mancano attestazioni antiche sul<br />

ministero dei lettori, incaricati <strong>della</strong> proclamazione <strong>della</strong> parola di Dio e testimoni in<br />

prima persona <strong>della</strong> vita nuova, conforme al Vangelo.<br />

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