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ama avere i primi posti anche presso di me, sappia che non sarà primo di nessuno a cui,<br />

potendolo, non avrà prestato un servizio fatto nel modo giusto e con la dovuta um<strong>il</strong>tà, un<br />

servizio capace di giovare a chi lo fa e portare aiuto e conforto a chi lo riceve… Eppure<br />

l’Apostolo prescrive ai signori come comportarsi con i loro domestici: “Voi, signori,<br />

trattate i vostri servi con giustizia ed equità, sapendo che anche voi avete un Signore nel<br />

cielo” (Col 4,1). Insegna poi ai padroni anche a mettere da parte le minacce con i loro<br />

domestici (cf. Ef 6,9). E tuttavia è possib<strong>il</strong>e vedere alcuni vescovi usare duramente delle<br />

minacce, a volte in occasione di un peccato, a volte invece per disprezzo dei poveri,<br />

andando contro la parola dell’Apostolo che dice: “Diedero a me e a Barnaba la loro destra<br />

in [segno] comunione, perché noi andassimo verso i pagani ed essi verso i circoncisi,<br />

purché soltanto ci ricordassimo dei poveri” (Gal 2,9-10). E ancora, essi non si preoccupano<br />

dell’equità verso i sudditi, e non immaginano che si addice sommamente ai cristiani<br />

praticare la modestia e l’equità, specialmente in coloro che portano la dignità di un titolo<br />

ecclesiastico» 45 .<br />

Amministare i beni <strong>della</strong> Chiesa è un compito delicato, che compete ai presbiteri e<br />

ai diaconi sotto la supervisione del vescovo, e che esige prudenza, discernimento e<br />

grande equità. Non si possono, infatti, scialacquare le risorse comunitarie, frutto di tanti<br />

sacrifici e <strong>della</strong> generosità <strong>della</strong> gente, e neppure si può intervenire indiscriminatamente,<br />

senza aver prima valutato la gravità di ogni singola situazione di povertà. Occorre,<br />

invece, vagliare attentamente le cause e i motivi che hanno determinato lo stato di<br />

bisogno di una persona o di una famiglia, e stab<strong>il</strong>ire l’entità dell’intervento caso per<br />

caso, dopo aver sentito <strong>il</strong> parere dei presbiteri, come appare dal «noi» usato da Origene.<br />

«È cosa assai rara trovare [un servo] che sia insieme “fidato e prudente, perché dia”<br />

ai suoi compagni “<strong>il</strong> cibo al tempo dovuto” (cf. Mt 24,25), secondo entrambe le qualità.<br />

Infatti, per “ dare <strong>il</strong> cibo al tempo dovuto”, è necessario che uno abbia la “prudenza”;<br />

perché poi non sottragga <strong>il</strong> cibo dei bisognosi “al tempo dovuto”, è necessaria<br />

l’“affidab<strong>il</strong>ità”. Non è fuori posto questo ammonimento [del Signore] a motivo dei peccati<br />

che spesso sogliono compiere coloro che fanno professione di fede in Cristo e che sono<br />

amministratori delle Chiese. Infatti, secondo <strong>il</strong> senso più semplice [del detto evangelico],<br />

noi – e siamo molti – che abbiamo l’incombenza di distribuire le entrate <strong>della</strong> Chiesa,<br />

dobbiamo essere “fidati e prudenti”. “Fidati” anzitutto, per non “divorare” i beni “delle<br />

vedove” (cf. Mc 15,40; Lc 20,47) e per “ricordarci dei poveri” (cf. Gal 2,10); e perché non<br />

prendiamo <strong>il</strong> detto <strong>della</strong> Scrittura: “Il Signore ha disposto che coloro che predicano <strong>il</strong><br />

Vangelo vivano del Vangelo” (1Cor 9,14), come un pre<strong>testo</strong> per chiedere di più del<br />

nutrimento comune e del vestito necessario, così che non teniamo per noi più di quanto<br />

diamo ai fratelli affamati, assetati e senza vestito, e a coloro che, stando in mezzo alle<br />

preoccupazioni <strong>della</strong> vita, si trovano nel bisogno. Poi “prudenti”, per dare a ciascuno<br />

secondo la sua condizione, ricordandoci del detto: “Beato chi sa capire <strong>il</strong> bisognoso e <strong>il</strong><br />

povero” (Sal 40,3). Infatti, i beni ecclesiastici non devono essere distribuiti senza<br />

discernimento, badando solo a non divorare i beni dei poveri e a non farne oggetto di furto.<br />

45 Origene, Commento a Matteo, 16,8 (Klostermann 491-498; trad. it. ripresa da: I ministeri,423s).<br />

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