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più dovrà rendere un conto maggiore… Ciascuno renderà conto <strong>della</strong> sua amministrazione<br />

(de actu suo) al Padre di famiglia. L’amministrazione che si compie qui è temporanea, la<br />

ricompensa che ti dà l’economo è eterna... Ma poiché è diffic<strong>il</strong>e, in una vasta<br />

amministrazione, essere esenti da svariate mancanze, così non bisogna cessare di fare<br />

elemosine (eleemosyna cessari), in modo che al momento del rendiconto, non ci troviamo<br />

davanti a un giudice severo ma a un padre misericordioso. Se infatti comincerà ad<br />

esaminare una per una le cose, molte ne troverebbe da condannare. Bisogna su questa terra<br />

essere di aiuto ai miseri (miseris subvenire), perché avvenga in noi quello che è stato<br />

scritto: “Beati i misericordiosi, perché di essi Dio avrà misericordia” (Mt 5,7). E in un altro<br />

luogo: “Ci sarà un giudizio senza misericordia per chi non ha avuto misericordia” (Gc<br />

2,13)» 59 .<br />

«Fate elemosina (eleemosynam facis), e riceverete elemosina (eleemosynam<br />

accipis). Perdonate, e sarete perdonati. Donate, e vi sarà donato. Ascoltate Dio che dice:<br />

“Perdonate e vi sarà perdonato, date e vi sarà dato” (Lc 6,37-38). Dovete avere ben<br />

presenti nella vostra mente i poveri (in mente habete pauperes). Lo dico a tutti: Fate<br />

elemosina (facite eleemosynas), fratelli, fatela e non andrà perduta. Fidatevi di Dio. Non<br />

dico solo che non andrà perduto quello che fate per i poveri, ma vi dico addirittura che solo<br />

questo non va perduto, mentre va perduto tutto <strong>il</strong> resto. Vediamo se oggi sapete rallegrare i<br />

poveri. Voi siete per loro come granai (horrea ipsorum vos estis): possa Dio darvi di che<br />

dare (det vobis Deus ut detis). E vi perdoni se mai pecchiate. Riponete elemosine nel cuore<br />

dei poveri (includite eleemosynam in corde pauperum), e diventeranno preghiere per voi al<br />

Signore (cf. Eccli 29,15)» 60 .<br />

Riprendendo al monito di Gesù: «Procuratevi amici con l’iniqua ricchezza,<br />

perché quand’essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne» (Lc 16,9),<br />

Agostino sostiene che occorre usare bene le ricchezze facendo elemosine e soccorrendo<br />

i bisognosi, perché in essi è presente Cristo. Fedele al comando evangelico, <strong>il</strong> cristiano<br />

pratica la carità e la condivisione verso i poveri come fedele amministratore dei beni<br />

<strong>della</strong> creazione, cercando di far del bene a tutti, senza discriminazione, per non venir<br />

meno al suo compito davanti al giudice celeste e assicurarsi la ricompensa eterna nel<br />

Regno di Dio. Il santo dottore assicura che ciò che è dato in elemosina si tramuta per noi<br />

in preghiera e in rendita eterna presso <strong>il</strong> Signore.<br />

Sul tema <strong>della</strong> povertà e ricchezza interviene anche Bas<strong>il</strong>io, vescovo di Cesarea in<br />

Cappadocia nella seconda metà del IV secolo, <strong>il</strong> quale considera le disuguaglianze<br />

sociali (la condizione sociale del povero e del ricco, di chi non ha e di chi ha anche <strong>il</strong><br />

superfluo) come frutto del peccato dell’uomo e, in tale con<strong>testo</strong>, denuncia <strong>il</strong><br />

comportamento dell’avaro, che muta in possesso ciò di cui ha soltanto<br />

l’amministrazione, incurante dei poveri e dei senza tetto costretti a mendicare e, perfino,<br />

a morire di stenti, perché non hanno <strong>il</strong> necessario per vivere. Con toni duri, nell’Omelia<br />

sul ricco insensato (cf. Lc 12,16-21), egli accusa i ricchi di trasformare la loro ricchezza<br />

in strumento di tirannia e li invita a conquistarsi la vita eterna condividendo i loro beni<br />

in questa vita con i più poveri.<br />

59 Agostino, Serm. 359A,11 (NBA XXXIV,334-337).<br />

60 Agostino, Serm. 376/A,3 (NBA XXXIV,548s).<br />

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