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adulterio con la moglie del fratello, non ama certo <strong>il</strong> proprio fratello; chi ruba, chi desidera<br />

la roba d'altri, non ama certo colui che desidera derubare. Allo stesso modo, chi, dall'alto<br />

<strong>della</strong> sua superbia, disprezza <strong>il</strong> fratello; chi cerca in ogni maniera di denigrarlo; chi si<br />

diverte ad offenderlo, non partecipa alla comunità dell'amore (a consortio caritatis<br />

alienus)» 47 .<br />

Assume particolare r<strong>il</strong>ievo in tale con<strong>testo</strong> la formula: consortium caritatis, che<br />

evidenzia l’inscindib<strong>il</strong>e binomio: giustizia-carità in senso cristiano, come sottolinea<br />

l’apostolo Paolo: «pieno compimento <strong>della</strong> Legge (=giustizia) è l’amore» (cf. Rm<br />

13,10).<br />

Superando la concezione f<strong>il</strong>osofica dell’epoca, emerge qui una definizione di<br />

giustizia altamente evangelica: virtù <strong>della</strong> gratuità che ricerca l’ut<strong>il</strong>e altrui, non quello<br />

proprio. Secondo Ambrogio, colui che la pratica si apre generosamente agli altri e si<br />

adopera per promuovere <strong>il</strong> bene comune, anche a scapito del proprio interesse.<br />

«Solo la giustizia è quella virtù che in ogni circostanza, proprio perché la sua natura<br />

è di aprirsi agli altri più che di rinchiudersi in sé (aliis potius… quam sibi), ha ut<strong>il</strong>ità<br />

quotidiana e vantaggio comune (fructu publico); salvaguarda l’ut<strong>il</strong>ità degli altri anche a<br />

costo di un personale svantaggio (suo damno alienas custodit ut<strong>il</strong>itates). È la sola che non<br />

ricavi <strong>il</strong> minimo vantaggio (nih<strong>il</strong>… ut<strong>il</strong>itatis) e che abbia invece <strong>il</strong> massimo merito<br />

(plurimum laudis)» 48 .<br />

Confrontando <strong>il</strong> <strong>testo</strong> delle beatitudini di Matteo (cap. 5,6: «Beati quelli che<br />

hanno fame e sete <strong>della</strong> giustizia») con quello parallelo di Luca (cap. 6,21: «Beati voi<br />

che ora avete fame»), <strong>il</strong> vescovo m<strong>il</strong>anese si convince che i termini «fame» e «sete» nel<br />

primo evangelista vanno intesi in senso spirituale, come partecipazione alla condizione<br />

di chi soffre. Il ricco «solo elargendo diventa giusto (largiendo… iustus)». Sotto questo<br />

prof<strong>il</strong>o, la virtù <strong>della</strong> giustizia diventa «fondamento delle altre virtù (materia quaedam<br />

uirtutum), facendo sì che <strong>il</strong> giusto si renda uguale a chi gli è inferiore<br />

(aequalem…inferioribus praestet), non ricorra all’inganno e vada in cerca <strong>della</strong><br />

verità» 49 .<br />

La giustizia, secondo <strong>il</strong> vescovo pastore, si traduce in atti di misericordia. Essa<br />

infatti presta aiuto all’indifeso, soccorso al bisognoso e manifesta compassione nei<br />

confronti del miserab<strong>il</strong>e. L’occhio dell’uomo misericordioso è per tutti fonte di giustizia<br />

(fons… iustitiae), fonte di bene.<br />

«[… ] Ecco che l’occhio è diventato per te una fonte di bene (fons bonorum). Hai<br />

gettato sulle proprietà di orfani minorenni uno sguardo non di avidità, ma di tutela, e hai<br />

levato un profondo e sentito grido di sdegno, quando hai visto calpestato qualche interesse<br />

di minorenni; ti sei opposto alla persona che voleva occupare i loro terreni (cf. Sal 9,39);<br />

hai reso giustizia all’orfano minorenne (cf. Is 1,17): ecco che l’occhio per te è stato fonte e<br />

scaturigine di giustizia (fons… et origo iustitiae). Hai reso giustizia alla vedova: come una<br />

moneta falsa non è una moneta, così un cattivo giudizio non è un giudizio. L’hai giudicata<br />

47 Ambrogio, Com. Sal. 118 22,21 (SAEMO 10,408-411).<br />

48 Ambrogio, Com. Sal. 118 16,14 (SAEMO 10,182s).<br />

49 Ambrogio, Esp. Luc. 5,65 (SAEMO 11,410s).<br />

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