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sua tenda (cf. Gn 18,1-5). Così questa religiosa Febe, assistendo e servendo tutti, meritò di
assistere e servire anche l’Apostolo.
Pertanto questo passo insegna due cose: la prima, come abbiamo detto, è che nella
Chiesa si hanno delle donne ministre (gynaîkes diákonoi); la seconda, che devono essere
assunte al ministero quelle che hanno prestato assistenza a molti e per i loro buoni servigi
hanno meritato di giungere alla lode apostolica. Esorta anche a questo: che coloro che nelle
Chiese si dedicano alle opere buone siano ricambiati dai fratelli con onore, di modo che in
qualsiasi cosa necessaria o nei compiti materiali siano trattati amorevolmente. […]
“Salutate Maria, che ha faticato molto per voi” (Rm 16,6). Anche in questo [passo
l’Apostolo] insegna che pure le donne devono faticare per le Chiese di Dio. Esse faticano
infatti quando “insegnano alle giovani ad essere sobrie, ad amare i loro mariti, a educare i
figli, ad essere pudiche, caste, a governare bene la loro casa, a essere buone, sottomesse ai
loro mariti” (Tt 2,4); ad essere ospitali, a lavare i piedi dei santi (1Tm 5,10), insomma, tutte
quelle cose che la Scrittura riporta sugli uffici delle donne, “con tutta castità” (cf. 1Tm
5,2)» 70 .
Origene giustifica su base scritturistica (cf. Gn 19,1; 18,1-5; Rm 16,1-2.6; Tt 2,4;
1Tm 5,10) l’esistenza del ministero femminile nella Chiesa e considera prezioso e
irrinunciabile il servizio che la donna presta all’interno della Chiesa, sia in campo
educativo sia in quello assistenziale e familiare. Per la sua attitudine ad amare e la sua
capacità di dedizione infatti, la presenza femminile si rivela particolarmente efficace ai
fini dell’evangelizzazione e della testimonianza della carità, arricchendo così tutta la
comunità ecclesiale.
Nella Chiesa alessandrina all’epoca di Origene (III secolo), le “donne ministre”, di
età avanzata, seguono l’educazione delle giovani e svolgono mansioni di assistenza.
Distinto da questo ministero, è il servizio delle vedove istituite, che rappresentano
l’altare di Dio e devono avere un’età non inferiore ai cinquant’anni. Il loro compito,
secondo Clemente Alessandrino, consiste nel pregare per i malati, per i benefattori e per
tutta la Chiesa. Le donne anziane svolgono inoltre un compito di istruzione verso quelle
più giovani.
«Pietro e Filippo ebbero figli; Filippo inoltre diede a marito le figlie. Paolo poi non
si vergogna di nominare in una lettera la propria compagna, che [però] non portava con sé,
per essere [più] libero nel ministero. Dice dunque [Paolo] in una lettera: “Non abbiamo
anche noi diritto di condurre con noi una donna sorella come gli altri apostoli?” (1Cor
9,5). Ma questi, come si conveniva al loro ministero, attendendo alla predicazione “senza
distrazioni”, portavano con sé le donne non come spose, ma come sorelle, perché fossero di
aiuto nel ministero presso le donne che stavano in casa: attraverso di esse la dottrina del
Signore poteva penetrare anche nell’abitazione delle donne, senza dar luogo a calunnie.
Infatti noi sappiamo che cosa il grande Paolo dispone, nella seconda lettera a Timoteo, circa
le donne diacono» 71 .
70 Origene, Comm. Lett. Rom. 10,17.20 (PG 14,1278.1279-1280; trad. it. ripresa da: I ministeri,433-435).
71 Clemente Alessandrino, Strom. 3,6,53,1-4 (Stählin 2,220; trad. it. ripresa da: I ministeri,351s).
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