Parole In Libertà - Distretto 2090

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Una Paul Harris… transoceanica! di Gino Palone – RC Atessa Media Val di Sangro Sabato 11 dicembre, consegna in diretta transoceanica di una Paul Harris Fellow a un socio del Rotary Club La Matanza di Buenos Aires, con il quale il nostro club è gemellato. A mezzanotte, ore 20.00 a Buenos Aires, dopo qualche incertezza di natura tecnica, finalmente le vie dell’etere si sono aperte e ci si è potuti collegare in diretta con gli amici argentini riuniti anch’essi al gran completo con il pretesto di scambiarci gli auguri di Natale. Destinatario della PHF a sorpresa, è stato Victor Josè Travaglini, di origini atessane, trait d’union fra i due Club nel Dai Club Rotary2090 22 matching grant con cui il RC Atessa ha donato attrezzature per 25.000 euro per l’Ospedale pediatrico de La Matanza e successivamente ha contribuito alla costruzione di una foresteria (Residencia para madres) per le mamme dei bimbi ricoverati in terapia intensiva. Per dare il massimo risalto all’evento, invece dell’invio di un arido plico per via postale, abbiamo voluto organizzare questa cerimonia in diretta perché la consegna della PHF avvenisse alla presenza contemporanea dei soci dei due Club, in modo che Victor potesse sentire il calore dell’amicizia, della stima e dell’affetto degli amici di Atessa e, nello stesso tempo, ricevere l’applauso e la gratitudine del suo Club al quale, per suo tramite, è comunque estensivamente indirizzata l’onorificenza. L’evento, con lo sventolio delle bandiere italiana e argentina, al suono dei rispettivi inni nazionali, è stato particolarmente commovente, significativo di una profonda affinità e amicizia tra i due popoli, nell’occasione uniti ancor più saldamente dagli ideali rotariani che, grazie alla stretta e fattiva collaborazione dei due Club, non sono stati limitati a sterili dichiarazioni d’intenti, ma si sono concretizzati in opere tangibili e di pregnante significato solidaristico.
23 Rotary2090 Territorio TERRITORIO Le suggestioni della storia e dell’arte del Molise di Igea Frezza Federici - RC Amelia Narni Il Molise legò le sue vicende al destino del Mezzogiorno d’Italia fin dal V sec. a.C., quando i fieri Sanniti, sottoposti alla continua pressione degli Etruschi e degli Umbri, si mossero verso il Sud a occupare le valli del Calore e del Volturno, espandendosi da Campobasso a Benevento, Avellino e parte del Casertano, fino a occupare Capua e Cuma e a minacciare Napoli. Fecero del Matese la propria roccaforte con i quattro importanti centri di Boviano, Isernia, Alise e Telesia. I Sanniti erano guerrieri e agricoltori, rudi e valorosi, ma si scontrarono con la potenza romana e subirono un duro assoggettamento. La testimonianza della loro civiltà è affidata all’arte e ne è un esempio il sacello ipogeico, la cripta, di un edificio ecclesiale, ormai quasi diruto, già pertinente al grande complesso abbaziale benedettino di San Vincenzo al Volturno. Si tratta di un ciclo di affreschi che decorano le pareti, dove sono rappresentati: la Vergine Regina in Trono con Bambino, alcune Sante Vergini Coronate di una fascia diademata e, in ieratica sequenza, le immagini degli arcangeli Raffaele, Michele, Gabriele e Uriele dalle ampie ali coperte di piume policrome, l’Annunciazione, la natività, la Crocifissione e la scena delle Pie donne al sepolcro. La figura genuflessa di un monaco davanti al Cristo Crocifisso, viene in aiuto per la datazione. Un dettaglio iconografico, la tabella rettangolare che circonda la testa del monaco, che era in uso presso i monaci romani di Santa Prassede e santa Maria Dominica durante il pontificato di Pasquale I (817 - 824), è intorno alla testa del Papa rappresentato nell’importante ciclo degli affreschi di San Vincenzo al Volturno. L’Abbazia fu retta da Epifanio tra l’824 e l’842, così l’opera può essere riferita a quel periodo e alla comprensione artistica giovano i codici illustrati vicini ai cicli beneventani e campani. Inoltre, nel Duomo di Termoli sono visibili i resti di un pavimento musivo pertinente all’edificio precedente; nella parrocchiale di Guardialfiera, una cripta presenta colonne che terminano con arcaici capitelli cubici ad angoli smussati, nella badia di Santa Maria della Strada c’è un presbiterio sopraelevato su tre gradini siglato da tre absidi e alla studiosa Evelyn Jamison si deve una documentazione storica e la sua data di consacrazione, 1148. La badia ha un interno semplice a tre navate e l’esterno decorato da altorilievi, ancora non letti. Un insieme di immagini simboliche di lontana origine paleocristiana, rimanda alle allegorie cristiane e alla favolistica laica e costituisce un’interessante testimonianza della cultura di quel territorio. Altre chiese come Santa Maria del Canneto, San Giorgio di Petrella Tifernina, la Madonna delle Grotte, hanno nelle loro opere pittoriche la medesima radice che trova un riferimento nei pannelli di Rongolise e nella cultura figurativa bizantina, che più tardi si intreccerà con quella dell’età angioina. A Larino e ad Agnone sono i monumenti di maggiore pertinenza alla linea architettonica che, dal Gavini, fu detta Scuola di Lanciano. Ricordiamo anche Sepino, l’antico Saepinum, centro sannitico di grande importanza. Livio narra nelle sue storie che i Romani la espugnarono nel 293 a.C. La città è un esempio di urbanizzazione, ha una cinta muraria costruita con materiale cementizio e con cortina interna ed esterna in opera reticolata. I suoi abitanti ricordano con orgoglio gli illustri concittadini di allora: tra questi il più famoso è Lucio Nerezio Prisco, giureconsulto e magistrato, amico di Traiano. Un giorno, un vecchio pastore raccontò a un curioso turista che sulle montagne vi era Lautilla, una città morta, costruita da misteriosi cavalieri, che poi l’avevano abbandonata per andare in Oriente a liberare il Santo Sepolcro, ma sarebbero ritornati e la città sarebbe ridiventata bellissima. Tutto questo è il Molise, terra di pastori e di guerrieri, di gente forte e operosa, una terra ricca di leggende e di memorie da visitare.
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