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SPECIALE SETTIMANA DELLA BUONA SPESA<br />

30 ottobre – 7 novembre 2010<br />

La scienza<br />

nel piatto<br />

con le ricette<br />

dello Chef ricercatore


La scienza nel piatto pagina 3<br />

Cibo e cancro, relazione stretta pagina 4<br />

Vero o falso? pagina 6<br />

Le ricette pagina 12<br />

2


La scienza<br />

nel piatto<br />

Dal laboratorio ai fornelli<br />

Ciò che mettiamo nel piatto contribuisce a determinare <strong>il</strong> nostro stato di salute.<br />

Benché questo sia ormai un fatto ben noto, la scienza continua a studiare, con<br />

sempre maggior dettaglio, quel che collega ogni singolo alimento alla comparsa<br />

o alla prevenzione delle malattie e in particolare del cancro.<br />

In laboratorio si analizzano i componenti degli alimenti e la loro interazione con<br />

l’organismo umano, con analisi molecolari e genetiche. I nostri geni, in effetti,<br />

infl uenzano <strong>il</strong> modo con cui <strong>il</strong> “carburante” cibo è ut<strong>il</strong>izzato dal nostro corpo<br />

all’interno delle cellule e, in tal modo, contribuiscono alla maggiore o minore<br />

suscettib<strong>il</strong>ità individuale a sv<strong>il</strong>uppare determinate patologie a parità di abitudini<br />

di vita.<br />

La scienza può dirci cose importanti sugli alimenti che consumiamo e può<br />

aiutarci a sfatare alcuni luoghi comuni. Alcuni di questi sono raccontati<br />

nelle pagine che seguono e sono spiegati alla luce di quanto la scienza sa<br />

sulla nutrizione. Questo libretto, che avete trovato nei supermercati che<br />

hanno aderito alla campagna AIRC “La Settimana della Buona Spesa”, si<br />

chiude con alcune ricette che ut<strong>il</strong>izzano, nella preparazione, tecniche messe<br />

a punto nei laboratori di ricerca ma diventate di uso quotidiano nelle<br />

cucine dei grandi cuochi.<br />

Provengono dal progetto Lo Chef ricercatore, un’iniziativa didattica di IFOM, l’Istituto<br />

di oncologia molecolare della Fondazione italiana per la ricerca sul cancro<br />

(www.ifom-fi rc.it), per insegnare una serie di buone pratiche culinarie agli studenti<br />

di cucina che da grandi sognano di fare lo chef. A voi di sperimentare e<br />

giudicare <strong>il</strong> risultato di questo interessante connubio tra amore per la cucina<br />

salutare e passione per la scienza.<br />

3


Cibo e cancro,<br />

relazione stretta<br />

Il cancro è una malattia dalle molte cause. Ciò signifi ca che non basta un solo<br />

elemento per indurne la comparsa, ma è certo che l’alimentazione ha un ruolo<br />

importante per numerosi tumori.<br />

È ben noto, per esempio, che un eccessivo consumo di zuccheri raffi nati, di proteine<br />

di origine animale e di grassi saturi ha un effetto negativo dal punto di vista<br />

del rischio di sv<strong>il</strong>uppare una malattia oncologica, mentre un’alimentazione a ridotto<br />

apporto calorico, ricca di vegetali e di fi bre (come quella mediterranea) ha un effetto<br />

protettivo.<br />

Secondo una ricerca condotta alcuni anni fa dallo AICR (l’American Institute<br />

for Cancer Research) circa tre tumori su dieci sarebbero imputab<strong>il</strong>i a una<br />

dieta sbagliata. Studi più recenti (come l’EPIC, dedicato all’analisi delle abitudini<br />

di vita degli europei e fi nanziato anche da AIRC) hanno reso <strong>il</strong> quadro<br />

ancora più complesso: non tutti i tipi di tumore dipendono in egual modo da<br />

ciò che mangiamo, mentre alcuni alimenti possono avere un effetto positivo<br />

su alcuni organi e nullo su altri. Ciò signifi ca che gli scienziati sono ancora alla<br />

ricerca della dieta ottimale, anche se alcune indicazioni di massima sono ormai<br />

date per certe: lo dimostra <strong>il</strong> fatto che alcuni tumori sono più frequenti in Paesi dove<br />

ci si ciba in modo scorretto.<br />

Nei Paesi occidentali, per esempio, <strong>il</strong> cancro del colon-retto è molto più diffuso che<br />

in Asia e in Africa: la responsab<strong>il</strong>ità sarebbe da attribuire proprio alla nostra dieta<br />

povera di fi bre. Anche alcuni tumori che dipendono dagli ormoni, come quelli che<br />

colpiscono <strong>il</strong> seno o la prostata, sarebbero più rari nei Paesi asiatici dove si consumano<br />

cibi come la soia, che hanno un effetto modulatore sul sistema ormonale.<br />

4<br />

consigli per ridurre<br />

<strong>il</strong> rischio di ammalarsi


È importante nutrirsi in maniera corretta<br />

non solo dal punto di vista della qualità,<br />

ma anche della quantità, stab<strong>il</strong>endo <strong>il</strong> numero<br />

di calorie necessarie in base al proprio<br />

fabbisogno, ossia alla propria attività fi sica<br />

e lavorativa, nonché al proprio metabolismo;<br />

chi tende a ingrassare deve limitare<br />

più degli altri la propria alimentazione.<br />

È bene consumare proteine di origine<br />

animale (in particolare quelle delle carni<br />

rosse) non più di due o tre volte<br />

alla settimana, priv<strong>il</strong>egiando <strong>il</strong> pesce<br />

e le proteine di origine vegetale.<br />

Sono da mangiare con moderazione<br />

anche le carni processate e conservate,<br />

come gli insaccati.<br />

I carboidrati (pasta, pane e dolci)<br />

sono importanti nella dieta mediterranea,<br />

ma è bene priv<strong>il</strong>egiare le farine integrali.<br />

Evitare le bevande dolci o molto alcoliche.<br />

Ricordare che le sostanze antiossidanti,<br />

che proteggono le cellule dai danni ambientali,<br />

sono presenti soprattutto in frutta e verdura:<br />

carote, agrumi, pomodori, frutti di bosco sono<br />

altrettante fonti preziose.<br />

L’alimentazione da sola non basta. Bisogna<br />

anche fare attività fi sica: oltre a nutrirsi bene,<br />

occorre anche muoversi.<br />

5


Nell’alimentazione è fac<strong>il</strong>e dare retta a detti, ricette e consigli senza sapere<br />

se essi hanno un fondamento scientifi co. Alcuni di questi “miti” nutritivi<br />

possono infl uenzare lo stato di salute e, di conseguenza, <strong>il</strong> rischio di sv<strong>il</strong>uppare<br />

un cancro. Vediamo che cosa la scienza sa dire su alcuni di essi.<br />

6


campioni di ferro<br />

Chi non si è sentito dire che gli spinaci sono<br />

ricchi di ferro? In realtà questa affermazione<br />

non è corretta: gli spinaci contengono una<br />

certa quantità di ferro, ma non sono tra i<br />

vegetali più ricchi di questo elemento indispensab<strong>il</strong>e.<br />

In particolare gli spinaci crudi<br />

contengono circa 3 mg di ferro ogni 100<br />

grammi di foglie crude (dopo la cottura la<br />

quantità diminuisce perché in parte si perde<br />

nell’acqua). La migliore fonte vegetale<br />

di ferro sono i legumi (fagioli, lenticchie). La<br />

carne ne contiene una quantità importante<br />

e più fac<strong>il</strong>mente ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e dall’organismo rispetto<br />

al ferro vegetale.<br />

Il ferro, però, è un’arma a doppio taglio: se da un<br />

lato è indispensab<strong>il</strong>e per la formazione dell’emoglobina,<br />

dall’altro agisce come catalizzatore nella formazione dei cosiddetti<br />

radicali liberi, potenti agenti ossidanti.<br />

Una volta assorbito dall’intestino, <strong>il</strong> ferro in eccesso viene accumulato nell’organismo<br />

che ne forma una riserva. Alcuni studi hanno dimostrato che individui con<br />

riserve superiori alla norma hanno un rischio maggiore di sv<strong>il</strong>uppare tumori.<br />

Che fare quindi? L’importante è nutrirsi in modo equ<strong>il</strong>ibrato, evitando di<br />

consumare la carne tutti i giorni. Un occhio di riguardo va dato anche ai supplementi<br />

“nascosti”: non è necessario, per esempio, consumare cereali per la<br />

colazione addizionati di ferro, a meno che non si segua una dieta obiettivamente<br />

povera di questo elemento o non ci si trovi in un periodo di particolare bisogno<br />

(come la gravidanza, per esempio).<br />

7


iologici sono più nutrienti<br />

Molti pensano che i cibi biologici siano più ricchi di sostanze nutritive. Per fare<br />

chiarezza su questo argomento, nel 2009 l’Agenzia britannica per la sicurezza<br />

alimentare ha commissionato un ampio studio pubblicato sulla rivista American<br />

Journal of Clinical Nutrition. Gli alimenti esaminati sono di origine sia vegetale<br />

(frutta e verdura) sia animale (latticini, carne e uova).<br />

Gli esperti hanno fatto una sintesi delle ricerche disponib<strong>il</strong>i sul tema, raccogliendo<br />

i risultati su 23 tipi di nutrienti. Dallo studio è emerso che i cibi biologici<br />

presentano differenze rispetto a quelli non bio solo in 7 categorie su 23, che si<br />

riducono a 3 se nel campione di studi esaminati si selezionano solo gli articoli<br />

che rispondono a criteri molto selettivi di qualità scientifi ca. Nel complesso quindi<br />

<strong>il</strong> biologico non è superiore al non biologico.<br />

Le maggiori differenze tra bio e non bio si riscontrano nel contenuto di azoto,<br />

magnesio e zinco (comunque presenti entro limiti di norma e in quantità<br />

suffi ciente in ambedue i tipi di cibo). Ciò signifi ca che, dal punto di vista<br />

della salute e della prevenzione del cancro, alimentarsi col biologico non<br />

fornirebbe una protezione aggiuntiva, ovviamente se ci si limita<br />

all’aspetto nutrizionale.<br />

La revisione ha cercato anche di comprendere se le persone<br />

che si nutrono da anni con cibi biologici stiano meglio<br />

di quelle che ut<strong>il</strong>izzano cibi comuni, ma ha dovuto<br />

arrendersi davanti alla mancanza di dati: sono solo 3<br />

gli studi di qualità sull’argomento, un numero troppo<br />

basso per trarre conclusioni signifi cative.<br />

Questa ricerca ha preso in considerazione solo<br />

le proprietà nutritive dei cibi e non gli eventuali<br />

benefi ci ambientali derivanti da un minor ut<strong>il</strong>izzo<br />

di pesticidi di sintesi in agricoltura.<br />

8


è antidepressivo<br />

C’è del vero in questa credenza popolare: in effetti nel cioccolato<br />

sono contenute alcune sostanze che agiscono, a<br />

livello del sistema nervoso centrale, in modo analogo<br />

alla serotonina, un neurotrasmettitore che stimola<br />

la sensazione di benessere e che è carente proprio<br />

nelle persone che soffrono di depressione. Lo ha<br />

dimostrato, tra gli altri, uno studio pubblicato<br />

nel 2007 sull’American Journal of Psychiatry,<br />

che ha analizzato le sostanze contenute nel<br />

cioccolato che agiscono a livello cerebrale.<br />

Tra queste, l’anandamina, che si lega agli stessi<br />

recettori delle amfetamine e riduce la sensazione di<br />

fame, l’anandamide, un lieve euforizzante, le met<strong>il</strong>xantine,<br />

sim<strong>il</strong>i per effetto alla caffeina e, per l’appunto, alcune<br />

sostanze che favoriscono la produzione di serotonina.<br />

Ma <strong>il</strong> cioccolato apporta anche altri benefi ci all’organismo, in particolare<br />

nella prevenzione dei tumori. L’American Institute for Cancer Research<br />

l’ha infatti classifi cato tra i cibi protettivi per le sue proprietà antiossidanti.<br />

Perché le sostanze antiossidanti siano presenti in concentrazione interessante,<br />

però, <strong>il</strong> cioccolato deve essere fondente (le proteine del latte infatti ne riducono<br />

l’effetto benefi co) e contenere almeno <strong>il</strong> 70 per cento di cacao, la sostanza in cui<br />

si concentrano i fl avonoidi (composti protettivi contro i tumori).<br />

Per esercitare effetti paragonab<strong>il</strong>i a quelli di un farmaco, le quantità dovrebbero<br />

tuttavia essere enormi. Dunque possiamo dire che un po’ di cioccolato (un quadratino<br />

al giorno), insieme ad altri alimenti sani, può far bene, ma da solo non<br />

può fare molto.<br />

9


Se questa affermazione può avere un senso dal punto di vista gastronomico,<br />

almeno per alcune specie, dal punto di vista della salute la faccenda è diversa.<br />

I mari sono mediamente piuttosto inquinati e molte sostanze tossiche si accumulano<br />

nell’organismo dei pesci. Più a lungo vivono i pesci, più diventano grandi e<br />

più sono le sostanze tossiche che essi contengono.<br />

L’allarme degli esperti riguarda soprattutto <strong>il</strong> mercurio, che non ha effetti<br />

cancerogeni bensì tossici sul sistema nervoso. La maggior parte del mercurio<br />

nel mare deriva da quello atmosferico prodotto dall’uomo e proveniente principalmente<br />

dalle discariche, tramite le quali si inquinerebbero le falde acquifere, e<br />

dalle emissioni industriali.<br />

Scegliere pesci di piccola taglia è quindi una buona alternativa, anche<br />

se così facendo si rinuncia spesso a un maggior apporto<br />

di omega 3, gli acidi grassi che possono avere una funzione<br />

protettiva contro alcuni tipi di cancro. Nei pesci<br />

di grossa taglia (specie i salmoni e i pesci grassi) la<br />

quantità di omega 3 è notevole. La soluzione consigliata<br />

sta nel giusto mezzo: priv<strong>il</strong>egiare i pesci<br />

piccoli e magri nella maggior parte dei pasti, ma<br />

consumare di tanto in tanto anche pesci di grossa<br />

taglia per <strong>il</strong> maggior apporto di omega 3.<br />

In nessun caso bisogna rinunciare ai benefi ci offerti<br />

da una dieta ricca di pesce, ma è ut<strong>il</strong>e abituarsi a consumare<br />

anche le specie che tradizionalmente sono considerate<br />

meno pregiate (come <strong>il</strong> pesce azzurro): richiedono<br />

un po’ più di pratica nella preparazione rispetto al classico<br />

trancio di salmone al forno, ma sono saporite ed economiche.<br />

10<br />

più grossi sono migliori


sono meno calorici<br />

di quelli raffi nati<br />

Pane e pasta integrale fanno parte di quasi tutte le diete dimagranti.<br />

Per questa ragione molte persone sono convinte<br />

che, a parità di quantità, un cibo integrale apporti meno<br />

calorie di quello raffi nato. In realtà non ci sono differenze<br />

sostanziali da questo punto di vista,<br />

ma ce ne sono nel modo con cui <strong>il</strong> nostro organismo<br />

metabolizza ciò che mangiamo.<br />

I cibi integrali hanno infatti un basso indice glicemico:<br />

con questo termine si indica la capacità di<br />

un alimento di innalzare la glicemia, cioè <strong>il</strong> livello<br />

di zuccheri nel sangue e <strong>il</strong> conseguente r<strong>il</strong>ascio di<br />

insulina da parte dell’organismo. È dimostrato che<br />

un r<strong>il</strong>ascio lento e graduale dell’insulina ha un<br />

effetto protettivo nei confronti di alcuni tumori (per<br />

esempio quello al seno), mentre un innalzamento brusco<br />

avrebbe un effetto negativo.<br />

Questo è quanto hanno dimostrato gli studi effettuati su singoli tumori, ma la situazione<br />

si fa più complessa se si considera la totalità dei tumori e si valuta l’effetto<br />

dell’indice glicemico sul rischio generale di malattia. È quanto ha fatto uno studio<br />

pubblicato nel 2009 sull’American Journal of Epidemiology e condotto dai National<br />

Institutes of Health statunitensi.<br />

Pur dimostrando una tendenza maggiore ad ammalarsi in chi faceva uso esclusivamente<br />

di cibi raffi nati, <strong>il</strong> dato non è statisticamente signifi cativo se si considera<br />

l’insieme di tutti i tumori. Ciò signifi ca soltanto che, come si è detto all’inizio, è probab<strong>il</strong>e<br />

che gli effetti dei singoli alimenti, in termini di prevenzione, non siano uguali<br />

nei confronti delle diverse forme di tumore.<br />

A favore dei cibi integrali, comunque, oltre al basso indice glicemico, c’è<br />

anche l’elevato contenuto in fi bre, che aiuta nella prevenzione del cancro<br />

del colon-retto.<br />

11


Crostone di pane d’avena con mousse di zucchine<br />

Cosa serve<br />

150 g di baguette d’avena<br />

250 g di zucchine<br />

20 g di fi letti di mandorle<br />

100 g di olio extravergine<br />

di oliva<br />

10 g di aneto fresco<br />

10 g di salsa di soia<br />

5 g di prezzemolo fresco<br />

10 g di sale integrale<br />

10 g di pomodorini pachino<br />

30 g di erba cipollina<br />

A tavola!<br />

Disporre sui crostoni<br />

la mousse di zucchine<br />

e adagiarvi sopra<br />

i pomodori pachino saltati<br />

e cosparsi di erba cipollina.<br />

12<br />

dello Chef ricercatore<br />

Come si prepara<br />

Tagliare la baguette a fette spesse (circa 1,5 cm) da tostare<br />

in forno a 200°C per 3 minuti.<br />

Tostare anche i fi letti di mandorla.<br />

Lavare e tagliare le zucchine a dadini e rosolare in padella<br />

con olio extravergine di oliva, uno spicchio d’aglio intero e<br />

prezzemolo.<br />

Sfumare con la salsa di soia per pochi minuti.<br />

Versare <strong>il</strong> composto nel bicchiere del mixer e aggiungere<br />

10 g di fi letti di mandorle, 50 g di olio extravergine di oliva<br />

e sale.<br />

Mixare per 2 minuti e lasciare raffreddare.<br />

Saltare in padella per qualche minuto e con pochissimo olio<br />

i pomodori pachino incisi con un coltello.


Un pizzico di scienza<br />

In alternativa alla cottura in padella delle zucchine, è possib<strong>il</strong>e<br />

scegliere quella a vapore che è senza dubbio più salutare. Con<br />

questa modalità di cottura, infatti, <strong>il</strong> cibo cuoce grazie al calore<br />

umido dell’acqua in ebollizione evitando <strong>il</strong> contatto diretto con<br />

l’acqua stessa. Vitamine e minerali vengono persi solo in minima quantità dal<br />

momento che gli alimenti non sono immersi completamente nell’acqua: si riduce<br />

in questo modo l’azione dell’acqua che in genere agisce da solvente nel quale<br />

si solub<strong>il</strong>izzano vitamine e minerali. Inoltre la temperatura relativamente bassa<br />

(inferiore ai 100°C) della cottura al vapore permette di evitare che molte vitamine<br />

termolab<strong>il</strong>i (poco resistenti al calore) vengano distrutte o che si generino<br />

reazioni chimiche che danno origine a nuove molecole magari tossiche, come<br />

succede per esempio, con la frittura o l’eccessiva cottura alla griglia.<br />

Con la cottura a vapore, infi ne, i cibi mantengono inalterati i sapori e gli aromi e<br />

risultano altamente digerib<strong>il</strong>i, anche grazie al fatto che possono essere cucinati<br />

senza condimenti.<br />

13


Cosa serve<br />

300 g di fave secche<br />

300 g di cavolo rosso<br />

500 g di zucca gialla<br />

una manciata di semi<br />

di girasole<br />

1 cipolla<br />

3 spicchi d’aglio<br />

1/2 cucchiaino di cumino<br />

olio extravergine di oliva<br />

sale<br />

curry<br />

dado per brodo vegetale<br />

bas<strong>il</strong>ico, rosmarino, alloro,<br />

peperoncino<br />

7 g di agar-agar<br />

A tavola!<br />

Disporre la crema in un<br />

piatto fondo, al centro<br />

disporre a nido <strong>il</strong> cavolo<br />

rosso stufato con una<br />

manciata di semi di<br />

girasole e infi ne disporre<br />

sulla zuppa tiepida i riccioli<br />

di zucca fredda.<br />

14<br />

dello Chef ricercatore<br />

Zuppetta di fave, cavolo nero e dadolata gelatinosa di zucca<br />

Come si prepara<br />

Lasciare le fave in ammollo per almeno 12 ore prima di procedere<br />

alla preparazione. Bollire le fave in due litri di brodo<br />

vegetale, con alcune foglie d’alloro e di rosmarino fi nché non<br />

saranno morbide (aggiungere acqua se <strong>il</strong> brodo si restringe<br />

troppo). Preparare un battuto con la cipolla, l’aglio, <strong>il</strong> bas<strong>il</strong>ico<br />

e <strong>il</strong> peperoncino fresco; aggiungere <strong>il</strong> cumino solo alla fi ne e<br />

amalgamare bene. Passare le fave ben morbide al mixer fi no<br />

a ottenere una crema vellutata e incorporare <strong>il</strong> battuto preparato<br />

precedentemente. Tagliare <strong>il</strong> cavolo rosso a julienne<br />

e farlo stufare in una padella con olio, uno spicchio d’aglio in<br />

camicia e un po’ di acqua. Coprire <strong>il</strong> tutto e cuocere per 10<br />

minuti, mescolando di tanto in tanto; quindi togliere dal fuoco<br />

e tenere in caldo. Non prolungare troppo la cottura. Cuocere<br />

la zucca con la buccia in una pirofi la coperta in forno a<br />

160°C fi nché non diverrà morbida. Togliere la zucca dal forno,<br />

lasciarla intiepidire, levare la buccia e passarla al frullatore<br />

aggiustandola con sale, curry e agar-agar sciolto in un po’ di<br />

latte. Con un cucchiaio riempire con <strong>il</strong> composto di zucca una<br />

tasca da pasticcere con bocca piccola e mettere in frigorifero.<br />

Tostare i semi di girasole che serviranno come decorazione<br />

del piatto.


Un pizzico di scienza<br />

L’agar-agar – kanten per i giapponesi – è una sostanza estratta<br />

da particolari alghe marine (Rhodophyta) con elevato potere<br />

gelifi cante. La gelatina prodotta da questa alga ha un sapore<br />

estremamente delicato, quasi impercettib<strong>il</strong>e, ed è ricca di minerali.<br />

L’agar-agar è insolub<strong>il</strong>e in acqua fredda e le sue temperature di fusione (tra 80°C<br />

e 90°C) e di solidifi cazione (tra 30°C e 40°C) dipendono sia dal tipo di alga da<br />

cui è stato estratto, sia dalla concentrazione alla quale viene ut<strong>il</strong>izzato. Dietro alla<br />

formazione del gel a partire da polvere di agar-agar e acqua c’è un fenomeno<br />

chimico-fi sico ben preciso: l’agar-agar si scioglie se adeguatamente mescolato<br />

in acqua bollente e quando <strong>il</strong> composto viene lasciato raffreddare le molecole<br />

presenti si legano fra loro per formare un reticolo che intrappola l’acqua<br />

formando <strong>il</strong> gel. L’agar-agar è uno zucchero complesso (polisaccaride) costituito<br />

da unità più semplici come le molecole di agarosio che, attraverso la formazione<br />

di particolari legami chimici (legami a idrogeno), sono le principali responsab<strong>il</strong>i<br />

della gelifi cazione.<br />

15


Sfoglie di grano saraceno con crema di fave<br />

Cosa serve<br />

150 g di farina di grano<br />

saraceno<br />

300 g di farina “0”<br />

50 g di farina di mais<br />

bramata<br />

250 ml di acqua tiepida<br />

500 g di fave fresche<br />

<strong>il</strong> succo di mezzo<br />

pompelmo<br />

4 cucchiai di olio<br />

extravergine di oliva<br />

1 spicchio d’aglio<br />

fi nocchietto<br />

olio di arachidi per friggere<br />

peperoncino in polvere<br />

300 g pecorino sardo<br />

o romano stagionato<br />

A tavola!<br />

Servire le sfoglie di grano<br />

saraceno calde con scaglie<br />

di pecorino, accompagnate<br />

da una ciotolina<br />

di crema di fave.<br />

16<br />

dello Chef ricercatore<br />

Come si prepara<br />

Disporre le farine a fontana, aggiungere acqua tiepida e impastare<br />

energicamente. Una volta pronto, lasciare riposare<br />

l’impasto per almeno mezz’ora.<br />

Sgusciare le fave fresche e lessarle in poca acqua salata<br />

con <strong>il</strong> fi nocchietto. Togliere la buccia alle fave immergendole<br />

nel succo di pompelmo (che fac<strong>il</strong>ità l’operazione) e<br />

un po’ d’acqua di cottura e passare al mixer o – se avete<br />

tempo – con la forchetta.<br />

Tagliare l’aglio a julienne e farlo rosolare con l’olio extravergine.<br />

Togliere l’aglio e unire <strong>il</strong> passato di fave, <strong>il</strong> pecorino grattuggiato<br />

grossolanamente e <strong>il</strong> peperoncino.<br />

Un po’ prima di servire stendere la sfoglia non troppo sott<strong>il</strong>e<br />

e ricavare delle strisce di circa 2x8 cm.<br />

Friggere le strisce in abbondante olio di arachidi.


Un pizzico di scienza<br />

In un formaggio stagionato come<br />

<strong>il</strong> pecorino, <strong>il</strong> latte (<strong>il</strong> suo principale<br />

ingrediente) subisce una serie di<br />

modifi cazioni biochimiche determinate<br />

dalla presenza di numerosi enzimi, del caglio e,<br />

soprattutto, di speciali microorganismi – i batteri lattici<br />

– che hanno una stab<strong>il</strong>ità e una vitalità differenti tra<br />

di loro. Anche lo yogurt si forma grazie all’intervento<br />

di batteri lattici (più noti con <strong>il</strong> nome un po’ impreciso<br />

di fermenti lattici) come <strong>il</strong> Lactobac<strong>il</strong>lus bulgaricus e<br />

lo Streptococcus thermoph<strong>il</strong>us che vengono distrutti<br />

dall’ebollizione e “lavorano” al meglio a temperature<br />

attorno ai 40°C. Il latte esposto all’aria dopo qualche<br />

giorno fermenta e viene trasformato in una sostanza<br />

più densa grazie ai batteri che trasformano <strong>il</strong> lattosio<br />

(lo zucchero del latte) in glucosio e galattosio con<br />

generazione di acido lattico (che conferisce allo yogurt<br />

bianco <strong>il</strong> classico sapore acidulo). Una delle vie per<br />

ottenere la coagulazione del latte consiste infatti<br />

nell’aumentarne l’acidità (e quindi abbassare <strong>il</strong> valore<br />

del pH) o grazie all’azione dei batteri (pH 4,6) o con<br />

l’aggiunta di sostanze acide come, per esempio, <strong>il</strong> succo<br />

di limone (pH 2,2/2,4).<br />

17


Cosa serve (4 persone)<br />

80 g di tahjn (crema<br />

di semi di sesamo)<br />

150 g di farina “0”<br />

50 g di farina per polenta<br />

fi oretto (farina di puro mais)<br />

50 g di malto di riso<br />

50 g di olio di mais 400 g<br />

di latte di riso<br />

1 stecca di vaniglia<br />

½ barra di agar-agar<br />

100 ml di panna fresca<br />

100 g di lamponi freschi<br />

100 g di pistacchi non<br />

salati tritati<br />

A tavola!<br />

Versare la salsa di lamponi<br />

sul fondo del piatto,<br />

adagiatevi la cialda e su<br />

di questa <strong>il</strong> souffl é<br />

ghiacciato.<br />

18<br />

dello Chef ricercatore<br />

Souffl é ghiacciato di latte di riso con cialda friab<strong>il</strong>e ai lamponi<br />

Come si prepara<br />

Mettere i lamponi in una casseruola con aceto di mele o<br />

bianco e zucchero di canna e far cuocere per due minuti.<br />

Passare <strong>il</strong> tutto al mixer e fi ltrarne i semini con un colino.<br />

Sobbollire <strong>il</strong> latte e la panna con la stecca di vaniglia e aggiungere<br />

mezza barra di agar-agar.<br />

Versare <strong>il</strong> composto in stampi di alluminio monouso e lasciar<br />

raffreddare per 3 ore.<br />

Versare le farine, la tahjn, <strong>il</strong> malto e l’olio in una ciotola<br />

grande, amalgamare <strong>il</strong> tutto velocemente e lasciar riposare<br />

per 20 minuti.<br />

Stendere la pasta su una spianatoia fi no a ottenere lo spessore<br />

di mezzo centimetro, quindi tagliarla a quadrotti.<br />

Bucherellare e cuocere in forno non vent<strong>il</strong>ato a 170°C per<br />

15 minuti.


Un pizzico di scienza<br />

Il malto è un alimento prodotto cuocendo i cereali (come orzo,<br />

mais, riso) in presenza di enzimi in grado di scindere l’amido<br />

in maltosio. A differenza del glucosio, che è uno zucchero<br />

“semplice” e rappresenta una fonte di energia ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e dal<br />

nostro organismo grazie alle reazioni di glicolisi, l’amido e <strong>il</strong> maltosio sono<br />

zuccheri più complessi e devono essere trasformati in zuccheri semplici prima<br />

di poter essere sfruttati dalle cellule. In particolare, <strong>il</strong> maltosio è formato<br />

da due molecole di glucosio unite tra loro e deriva dalla semplifi cazione<br />

dell’amido da parte di enzimi chiamati am<strong>il</strong>asi, mentre <strong>il</strong> passaggio da maltosio<br />

a glucosio avviene con una reazione chimica sostenuta dall’enzima maltasi.<br />

Questi e gli altri enzimi necessari per la produzione del malto sono presenti nei<br />

germogli dei cereali; di solito si usano i germogli di orzo aggiunti al cereale già<br />

cotto. Dopo la trasformazione enzimatica, <strong>il</strong> prodotto viene concentrato fi no<br />

a ottenere una consistenza e una quantità di zuccheri sim<strong>il</strong>e a quella del miele.<br />

19


Salsa di yogurt e menta<br />

Cosa serve<br />

1 l di latte fresco<br />

125 ml di yogurt bianco<br />

(cioè un vasetto piccolo)<br />

un termometro per alimenti<br />

menta fresca (o, fuori<br />

stagione, secca)<br />

1 spicchio d’aglio<br />

sale<br />

A tavola!<br />

Una volta pronto, lo yogurt<br />

va mescolato con un<br />

cucchiaio di menta tritata<br />

fi nemente e sale secondo<br />

<strong>il</strong> gusto del cuoco. Questa<br />

semplice salsa, molto<br />

fresca, viene usata in molti<br />

Paesi del Mediterraneo per<br />

accompagnare le carni alla<br />

griglia o le verdure ripiene.<br />

20<br />

dello Chef ricercatore<br />

Come si prepara<br />

Con le dosi riportate sopra si può produrre in casa circa<br />

un litro di yogurt, mentre per fare la salsa per 3-4 persone<br />

possono bastare 250 ml, ma non conviene avviare <strong>il</strong> procedimento<br />

per una quantità tanto piccola.<br />

Far sobbollire dolcemente <strong>il</strong> latte e spegnere la fi amma. Lasciare<br />

che arrivi a temperatura ambiente (l’ideale sarebbe<br />

una temperatura compresa tra i 40°C e 45°C). Mettere <strong>il</strong><br />

vasetto di yogurt bianco a cucchiai nel latte tiepido e mescolare<br />

molto bene. Trasferire <strong>il</strong> tutto in una capiente ciotola<br />

e lasciare al caldo (circa 30-40°C) per circa una decina<br />

di ore (l’ideale sarebbe ut<strong>il</strong>izzare un forno preriscaldato alla<br />

temperatura minima). In alternativa è possib<strong>il</strong>e avvolgere<br />

i vasetti in un golf di lana e riporli in un luogo tiepido e<br />

riparato.


Un pizzico di scienza<br />

Il latte va portato a circa 40-45°C. Una una temperatura più alta<br />

distruggerebbe <strong>il</strong> lavoro dei fermenti Lactobac<strong>il</strong>lus bulgaricus e dello<br />

Streptococcus thermoph<strong>il</strong>us contenuti nel vasetto, mentre una più<br />

bassa ne bloccherebbe la proliferazione.<br />

Lo yogurt apporta importanti micronutrienti come calcio, fosforo, vitamina A,<br />

vitamina D, gruppo vitaminico B. La presenza elevata di calcio è d’aiuto nelle diete<br />

ipocaloriche inducendo un rapido senso di sazietà. Recentemente è stata anche<br />

riscontrata la capacità di regolarizzare <strong>il</strong> tasso di colesterolo nel sangue.<br />

Non si può dire che lo yogurt sia stato inventato da qualcuno: infatti, in modo del<br />

tutto naturale, <strong>il</strong> latte esposto all’aria dopo qualche giorno fermenta e si trasforma<br />

in una sostanza densa, leggermente acida, grazie alla presenza di alcuni batteri<br />

che trasformano <strong>il</strong> lattosio (lo zucchero del latte) in glucosio e galattosio, con<br />

generazione di acido lattico (che conferisce allo yogurt bianco <strong>il</strong> classico sapore<br />

acidulo).<br />

21


Le centrifughe da cucina, che si possono acquistare in tutti i supermercati e<br />

negozi di elettrodomestici, separano la parte fi brosa (polpa e buccia) di frutta<br />

e verdura da quella liquida (acqua) e permettono di ottenere bevande rinfrescanti<br />

e salutari, molto ricche di vitamine e sali minerali.<br />

Centrifugato<br />

r<strong>il</strong>assante<br />

1 pesca denocciolata<br />

1 pera<br />

1 mela<br />

22<br />

Centrifugato<br />

antiossidante<br />

2 melograni<br />

20 ribes rossi<br />

20 lamponi<br />

10 fragole<br />

sopra<br />

Centrifugato<br />

multivitaminico<br />

1 limone<br />

1 mango<br />

1 mela<br />

1 ananas<br />

2 carote


Con la ricerca, contro <strong>il</strong> cancro<br />

Comitato Abruzzo - Molise<br />

Viale Regina Elena, 126<br />

65123 Pescara<br />

Tel. 085 352 15<br />

com.abruzzo.molise@airc.it<br />

Comitato Bas<strong>il</strong>icata<br />

Via Orazio Petruccelli, 14<br />

85100 Potenza<br />

Tel. 0971 411 208<br />

com.bas<strong>il</strong>icata@airc.it<br />

Comitato Calabria<br />

Viale degli Alimena, 3<br />

87100 Cosenza<br />

Tel. 0984 41 36 97<br />

com.calabria@airc.it<br />

Comitato Campania<br />

Via dei M<strong>il</strong>le, 40<br />

80121 Napoli<br />

Tel. 081 403 231<br />

com.campania@airc.it<br />

Oggi i tassi di guarigione, soprattutto per alcuni tumori, sono aumentati clamorosamente<br />

grazie al progresso della ricerca scientifi ca. La guarib<strong>il</strong>ità media<br />

dei tumori è più che raddoppiata in soli 30 anni. Di questo progresso sono<br />

promotrici AIRC e la sua Fondazione FIRC, che insieme arrivano a coprire<br />

più del 40 per cento della spesa globale per la ricerca oncologica in Italia,<br />

investendo su giovani talenti e tecnologie d’avanguardia e diffondendo una corretta<br />

informazione sulle novità terapeutiche e diagnostiche e sugli st<strong>il</strong>i di vita da<br />

adottare per una buona prevenzione.<br />

I COMITATI REGIONALI, UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER TUTTI I NOSTRI SOCI<br />

Comitato Em<strong>il</strong>ia<br />

Romagna<br />

Via delle Lame, 46<br />

40122 Bologna<br />

Tel. 051 244 515<br />

com.em<strong>il</strong>ia.romagna@airc.it<br />

Comitato Friuli -<br />

Venezia Giulia<br />

Via del Coroneo, 5<br />

34133 Trieste<br />

Tel. 040 365 663<br />

com.friuli.vg@airc.it<br />

Comitato Lazio<br />

Viale Regina Elena, 291<br />

00161 Roma<br />

Tel. 06 446 336 5<br />

com.lazio@airc.it<br />

Comitato Liguria<br />

Via Caffaro, 1<br />

16124 Genova<br />

Tel. 010 277 058 8<br />

com.liguria@airc.it<br />

Comitato Lombardia<br />

Via Corridoni, 7<br />

20122 M<strong>il</strong>ano<br />

Tel. 02 779 71<br />

com.lombardia@airc.it<br />

Editore: Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro<br />

Via Corridoni 7, 20122 M<strong>il</strong>ano, Tel. 02 7797.1,<br />

www.airc.it - Numero Verde 800.350.350<br />

Coordinamento redazionale: Patrizia Brovelli, Giulia Cauda<br />

(redazione@airc.it)<br />

Testi: Daniela Ovadia (Agenzia Zoe)<br />

Comitato Marche<br />

c/o Istituto di Biologia<br />

e Genetica dell’Università<br />

Via Brecce Bianche<br />

60131 Ancona<br />

Tel. 071 280 413 0<br />

com.marche@airc.it<br />

Comitato Piemonte - Valle<br />

d’Aosta<br />

c/o Istituto per la Ricerca e<br />

la Cura del Cancro<br />

Strada Provinciale 142,<br />

km 3,95<br />

10060 Candiolo (Torino)<br />

Tel. 011 993 335 3<br />

com.piemonte.va@airc.it<br />

Comitato Puglia<br />

Via Melo, 205<br />

70121 Bari<br />

Tel. 080 521 870 2<br />

com.puglia@airc.it<br />

Comitato Sardegna<br />

Via Ospedale, 54<br />

c/o Dir. Sanitaria<br />

Ospedale S. Giovanni di Dio<br />

09124 Cagliari<br />

tel. 070 664172<br />

com.sardegna@airc.it<br />

Comitato Sic<strong>il</strong>ia<br />

Piazzale Ungheria, 73<br />

90141 Palermo<br />

Tel. 091 611 034 0<br />

com.sic<strong>il</strong>ia@airc.it<br />

Comitato Toscana<br />

Via Cavour, 21<br />

50129 Firenze<br />

Tel. 055 217 098<br />

com.toscana@airc.it<br />

Comitato Umbria<br />

Via Scarlatti, 37<br />

06121 Perugia<br />

Tel. 075 583 813 2<br />

com.umbria@airc.it<br />

Comitato Veneto<br />

Cà Michiel<br />

S. Marco 3907<br />

(S. Angelo calle Avvocati)<br />

30124 Venezia<br />

Tel. 041 528 917 7<br />

com.veneto@airc.it<br />

Hanno collaborato: Elena Bauer e Marco Bianchi di IFOM<br />

Progetto grafi co e impaginazione: S<strong>il</strong>via Ruju<br />

Fotografi e: Istockphoto, Corbis<br />

Si ringrazia <strong>il</strong> fotografo Andrea Balzarini per le immagini<br />

delle ricette<br />

Stampa: Tipografi a A. Scotti - Cornate d’Adda (M<strong>il</strong>ano),<br />

settembre 2010

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