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24<br />
YELLOWSTONE<br />
canadensis) e la più rara alce americana<br />
o moose (Alces alces americanus).<br />
In passato il Parco dello Yellowstone fu<br />
uno dei teatri fondamentali per la ricerca<br />
in ecologia: si osservò un ciclico e<br />
preciso equilibrio matematico tra il numero<br />
di predatori e il numero di prede,<br />
categorie entrambe ben rappresentate.<br />
Il predatore simbolo del parco, l’orso<br />
grizzly (Ursus arctos horribilis), è la<br />
continua ossessione degli escursionisti,<br />
i quali devono seguire severe norme<br />
comportamentali per minimizzare il rischio<br />
di attrarli in accampamenti e campeggi.<br />
Il grizzly non è l’unico orso presente<br />
nel parco: l’orso nero (Ursus americanus)<br />
è ancora più diffuso, ma solitamente<br />
è più piccolo e meno aggressivo.<br />
Sono più rari il puma (Puma concolor)<br />
e la lince rossa (Lynx rufus),<br />
mentre il più opportunista coyote<br />
(Canis latrans) riesce ad adattarsi ai differenti<br />
habitat del parco senza particolari<br />
problemi.<br />
A causa di un’immatura conce -<br />
zione ecologica dominante all’inizio del<br />
secolo scorso, il lupo grigio (Canis lupus)<br />
era percepito come un animale<br />
nocivo per la fauna selvatica e pericoloso<br />
per l’uomo. Il parco stesso si servì<br />
di squadre di cacciatori per mettere in<br />
atto violente campagne di eradicamento<br />
della specie, e nel 1926 riuscì nel suo<br />
intento. I Cervidi si trovarono quindi<br />
senza il loro naturale predatore, e con<br />
il passare del tempo il loro numero<br />
crebbe fino a diventare insostenibile<br />
per l’ecosistema: una volta esaurito il<br />
foraggio erano costretti a nutrirsi della<br />
corteccia degli alberi, condannando le<br />
foreste a un lento ma costante declino.<br />
Quando, negli anni ’70 si capì l’impor-<br />
tanza dei grandi predatori, venne riconosciuto<br />
l’errore e Yellowstone divenne<br />
un caso emblematico. Nel 1996, dopo<br />
anni di accesi dibattiti e grazie a un accordo<br />
siglato con il Jasper National<br />
Park (Canada), vennero introdotti nel<br />
parco una trentina di lupi. Dopo un iniziale<br />
periodo di rapida crescita, il loro<br />
numero è andato stabilizzandosi intorno<br />
alle cento unità attuali, divise in una<br />
decina di branchi distinti. E lo<br />
Yellowstone è tornato a fregiarsi di luogo<br />
wilderness: un angolo di pianeta dove<br />
l’uomo sceglie di essere un semplice,<br />
ma attento, spettatore.<br />
Andrea Amparore si è laureato in Scienze<br />
Naturali a Torino e ha continuato la carriera universitaria<br />
in Francia con un master in Ecologia e<br />
Gestione del Territorio. Si è specializzato nei<br />
Sistemi d’Informazione Geografica (GIS), e in<br />
questo ambito ha lavorato allo Spatial Analysis<br />
Center dello Yellowstone National Park.<br />
Nella foto in alto, una meraviglia dello Yellowstone: Gran Prismatic Spring. Questo enorme lago bollente deve la sua colorazione<br />
ai pigmenti delle varie colonie di batteri termofili. A seconda della temperatura dell’acqua ci sono le condizioni per la profilerazione<br />
di una determinata specie di batteri e il risultato è una spettacolare colorazione (foto A. Amparore). In basso, fotografia aerea<br />
di un branco di lupi, durante uno spostamento nell’inverno del 1999. Le squadre di biologi dello Yellowstone dispongono di notevoli<br />
mezzi per lo studio dei lupi, tra cui anche un aereo e un elicottero (foto Yellowstone Park Service)