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Mercurio nell’area costiera del Friuli Venezia Giulia: conoscenze attuali, problematiche<br />
ambientali e possibili accorgimenti<br />
Stefano Covelli<br />
Dipartimento di Matematica & Geoscienze, Università degli Studi di Trieste,<br />
V. E. Weiss 2, 34128 Trieste, covelli@units.it<br />
L’orig<strong>in</strong>e del mercurio<br />
In Italia non vi è un’area costiera come quella del Friuli Venezia Giulia, ove cioè sia<br />
riscontrabile un così elevato, e spazialmente esteso, grado di “anomalia” <strong>in</strong> relazione alle<br />
concentrazioni di mercurio (Hg) nei sedimenti, nelle acque e nel biota. La causa è una duplice<br />
fonte di contam<strong>in</strong>azione legata ad attività antropiche, m<strong>in</strong>eraria ed <strong>in</strong>dustriale, avvenute con<br />
modalità e tempi differenti. Mentre la prima fonte, la m<strong>in</strong>iera di Idria <strong>in</strong> Slovenia, è<br />
localizzata nel bac<strong>in</strong>o idrografico del fiume Isonzo a circa un cent<strong>in</strong>aio di km dalla sua foce,<br />
nel Golfo di Trieste, la seconda, il polo <strong>in</strong>dustriale di Torviscosa <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia di Ud<strong>in</strong>e, è<br />
identificata nel sistema fluviale Aussa-Corno immissario della Laguna di Marano e Grado.<br />
Ad Idria, poco più di 5 milioni di tonnellate di roccia m<strong>in</strong>eralizzata a Hg (essenzialmente<br />
c<strong>in</strong>abro, HgS, ma anche Hg nativo) sono state estratte. L’attività estrattiva della seconda più<br />
importante m<strong>in</strong>iera di Hg al mondo si è protratta per circa 500 anni riducendosi gradualmente<br />
dopo il secondo conflitto mondiale, f<strong>in</strong>o alla sua def<strong>in</strong>itiva chiusura nel 1996. È stato stimato<br />
che solamente il 73% delle complessive 144.000 tonnellate del metallo estratto sia stato<br />
recuperato (Gosar et al., 1997), mentre la restante quantità è stata dispersa nell’ambiente<br />
circostante, rilasciata nell’atmosfera dai condotti di ventilazione della m<strong>in</strong>iera, dai cam<strong>in</strong>i<br />
dell’impianto di trattamento della roccia m<strong>in</strong>eralizzata, perduta con i residui di lavorazione<br />
del m<strong>in</strong>erale abbandonati <strong>in</strong> prossimità degli impianti, lungo le sponde del corso d’acqua. Il<br />
sistema fluviale Isonzo-Idrijca come il Golfo di Trieste sono pertanto significativamente<br />
contam<strong>in</strong>ati da Hg. Concentrazioni f<strong>in</strong>o a 25-30 µg g -1 , due ord<strong>in</strong>i di grandezza superiori al<br />
background naturale per l’area (0.13 µg g -1 , Covelli et al., 2006), sono state riscontrate alla<br />
foce dell’Isonzo e decrescono esponenzialmente <strong>in</strong> funzione della distanza dalla bocca<br />
fluviale verso il mare aperto (Figura1a, Covelli et al., 2001). Gli apporti solidi sospesi<br />
isont<strong>in</strong>i, dispersi nelle acque del Golfo di Trieste verso occidente, per effetto del prevalente<br />
sistema di circolazione antiorario delle correnti (Covelli et al., 2007), sono anche la pr<strong>in</strong>cipale<br />
causa della presenza di Hg nei sedimenti lagunari (Figura 1b, Acquavita et al., 2012a).<br />
Malgrado la sospensione dell’attività m<strong>in</strong>eraria di Idria, l’apporto di Hg nel Golfo, nell’arco<br />
dell’anno, è ancora significativo grazie al contributo di particellato <strong>in</strong> sospensione trasportato<br />
durante gli eventi di piena e veicolato <strong>in</strong> laguna dai flussi tidali (Covelli et al., 2007). In<br />
regime fluviale normale o di magra i quantitativi trasportati sono, al contrario, piuttosto<br />
modesti (Covelli et al., 2006).<br />
L’impatto di questo elemento di orig<strong>in</strong>e antropica <strong>in</strong> particolare nel settore centro-occidentale<br />
della Laguna è stato successivamente amplificato dalla presenza dell’impianto soda-cloro del<br />
complesso <strong>in</strong>dustriale di Torviscosa, che ha contribuito s<strong>in</strong> dagli anni ’30-’40 ad un ulteriore<br />
apporto di Hg legato allo sversamento <strong>in</strong>controllato di reflui non trattati nel fiume Aussa,<br />
arrestatosi nel 1985 con 1’adozione di metodi di recupero e depurazione adeguati (Daris et al.,<br />
1993). Tuttavia, il sistema fluviale è ancora “attivo” <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di sorgente passiva del metallo<br />
(Covelli et al., 2009), favorito dall’ancora <strong>in</strong>compiuta messa <strong>in</strong> sicurezza dei terreni e dei<br />
sedimenti contam<strong>in</strong>ati <strong>in</strong> prossimità dell’impianto.<br />
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