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foto Mauro Topini - Campo de'fiori

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<strong>foto</strong> <strong>Mauro</strong> <strong>Topini</strong>


SOMMARIO<br />

Editoriale:<br />

Genitori moderni .................................... 3<br />

Intervista:<br />

Il ciclone Hunziker ................................... 5<br />

Collezionismo:<br />

Il fascino malizioso della plastica............. 6<br />

Roma che se n’è andata:<br />

Il contrasto tra acqua e vino......................7<br />

Suonare Suonare:<br />

La passione ci guadagna ........................10<br />

Monumenti - vita, vicende, restauri:<br />

Il Colosseo...............................................13<br />

Vita Cittadina..........................................14<br />

Cinema News:<br />

Dracula di Bram Stoker............................17<br />

Ecologia e ambiente:<br />

L’ambiente nell’immaginario collettivo......18<br />

Neuropsichiatria, Psicologia, Logopedia<br />

Psicopedagogia:<br />

Le parole dei sentimenti...........................19<br />

Info Pubblicità<br />

P.za .za della Liberazione 2<br />

01033 Civita Civita<br />

Castellana<br />

T. . 0761.513117<br />

0761.513117<br />

Attualità:<br />

Anche l’occhio vuole la sua parte.............21<br />

Sassacci: concerto in memoria di<br />

Gianni Colamedici....................................25<br />

La forza del cuore ...................................57<br />

Le guide di <strong>Campo</strong> de’ fiori:<br />

Orte...........................................................22<br />

La rubrica dei perchè:<br />

Perchè i binari dei treni vengono<br />

dipinti di bianco?.......................................27<br />

Come eravamo:<br />

Ivan Rossi, morire da eroe con<br />

la musica nel cuore...................................28<br />

Civitonici illustri:<br />

Franco Gradassai.....................................31<br />

Arte:<br />

Nino Caruso e Civita Castellana..............33<br />

Messaggi.................................................35<br />

Poeti:<br />

Ernesto Zuppante.....................................39<br />

Una “Fabrica” di ricordi:<br />

Pasquale Pacelli.......................................40<br />

Il Fumetto:<br />

Sky doll.....................................................42<br />

Campioni Sportivi:<br />

Perchè Coppi è più grande di Merckx......43<br />

L’angolo Cin Cin:<br />

Come progettare una cantina personale..45<br />

Album dei ricordi............................46 - 52<br />

Le storie di Max:<br />

Adriano Celentano....................................48<br />

Noel..........................................................51<br />

Un uomo venuto dal ceppo.......................54<br />

Karate Shotokan:<br />

Campionati Italiani WKC 2007..................55<br />

Annunci Gratuiti......................................58<br />

Selezione offerte immobiliari.................62<br />

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<strong>Campo</strong> de’ fiori 3<br />

Genitori<br />

moderni<br />

Molti dei problemi della società<br />

attuale, sui quali, purtroppo, mi<br />

sono già soffermato più volte in<br />

precedenza, non nascono oggi,<br />

ma sono i frutti di un malessere<br />

che inizia a partire dalla fine<br />

degli anni ‘60. Il 1968, infatti,<br />

ha segnato la fine di un’epoca<br />

favolosa, che era iniziata con il<br />

dopoguerra, per approdare<br />

nell’Eldorado di quel periodo.<br />

Rimarginate le ferite del secondo<br />

conflitto mondiale, uno sco-<br />

di Sandro Anselmi<br />

nosciuto benessere tranquillizzava<br />

le famiglie che progettavano,<br />

allora, un futuro più roseo per i loro figli.<br />

L’acculturazione era comune e le scuole si riempivano di<br />

ragazzi motivati allo studio e consci di dover ottenere profitto,<br />

anche per ripagare i sacrifici della famiglia, che<br />

contava, così, di poter elevare il loro grado sociale.<br />

Ma in quell’anno fatidico, falsi miti, nuove correnti ideologiche,<br />

sconvolgevano una situazione che si era andata via via<br />

stabilizzando: la donna si emancipava, i costumi si facilitavano,<br />

la violenza si diffondeva, ed inevitabilmente la nuova<br />

generazione entrava in contrasto con quella dei genitori.<br />

Ricordo anch’io le discussioni con mio padre, allorché, giovane<br />

universitario, imbeverato di discorsi politici, trascinato<br />

dalle assemblee, portavo in famiglia le mie nuove idee. Si<br />

aggiungeva, poi, una tv che intanto abbandonava sani programmi<br />

educativi come il Musichiere e Lascia e Raddoppia,<br />

per propugnare prodotti sempre più scarsi e più amorali. I<br />

genitori, allora, per evitare che i loro figli potessero infrangere<br />

inevitabilmente quelle regole ormai diventate dure,<br />

allentavano pian piano la presa e lasciavano loro quella falsa<br />

libertà, che li avrebbe resi sempre più infelici, meno motivati,<br />

vuoti.<br />

Oggi, mentre il ministro della salute Livia Turco vuole controllare<br />

le scuole per dissuadere gli alunni (e ahimè anche<br />

qualche insegnante) dall’uso degli spinelli, una moltitudine<br />

di genitori le si scaglia contro per difendere la privacy e la<br />

libertà dei loro figli!!!...???<br />

Ma se non ci sono più regole neanche per difendere quella<br />

minima parte di società rimasta “perbene”, allora non sorprendiamoci<br />

che i nostri ragazzi operino tutta quella serie<br />

infinita di comportamenti che sfociano spesso nel delinquenziale!<br />

Se vogliamo cancellare a tutti i costi le regole, i valori, la<br />

morale, non biasimiamo la violenza dei minori sui minori, sui<br />

disabili; non facciamo finta di essere contriti per le stragi dei<br />

fine settimana; non storciamo il naso se vediamo bambine,<br />

di poco più di dieci anni, vestite in modo, a dir poco, indecente!!!<br />

LORO NON HANNO COLPE. Li abbiamo lasciati liberi di<br />

far male e di farsi male!!! Aiutiamoli, invece, a fargli prendere<br />

coscienza perché abbiano un futuro migliore, nella<br />

piena responsabilità e vera libertà.


di<br />

Maria Pia Carlucci<br />

Ho incontrato<br />

Michelle Hunziker<br />

solo telefonicamente<br />

ed è bastato a<br />

confermare ciò che<br />

poi si vede in televisione.<br />

Il suo<br />

“Ciaaao” dall’altra<br />

parte del ricevitore<br />

è esploso come se<br />

fossi stata una sua<br />

vecchia amica e che<br />

sentiva volentieri.<br />

Una Michelle come sempre allegra, piena<br />

di energia.<br />

Mi sono sentita subito travolta dal suo<br />

entusiasmo e dal suo generoso e coinvolgente<br />

modo di comunicare. Ma se è così<br />

nella vita non c’è alcun dubbio che lo sia<br />

anche sul palcoscenico.<br />

Leggete cosa ha risposto e se si è meritata<br />

un artistico “scudetto capitolino”.<br />

D.:Sei la protagonista del celebre<br />

musical “CABARET” che è stato in<br />

scena al Sistina di Roma fino al 17<br />

Giugno, ispirato al libro “Addio a<br />

Berlino” di Christopher Isherwood,<br />

che racconta l’avvento del nazismo in<br />

Germania.<br />

Si , Sally Bowles una ragazza di 19 anni,<br />

come tante, piena di voglia di vivere e di<br />

cantare, sua grande passione, che vuole<br />

“arrivare” ed è disposta a tutto, anche a<br />

rinunciare al grande amore e addirittura<br />

alla nascita di un figlio. Infatti Sally, a metà<br />

spettacolo, abortisce e vi assicuro che non<br />

è facile interpretare questo ruolo poiché io<br />

invece a 19 anni ho partorito.<br />

D.:Un impegno coraggioso.<br />

Un impegno molto coraggioso da parte<br />

mia ad accettarlo e del regista, Saverio<br />

Marconi, a propormelo. All’inizio ho detto<br />

no, anche perché il confronto con Liza<br />

Minelli, protagonista nell’omonimo film<br />

“Cabaret” del 1972, mi sembrava eccessivo.<br />

Poi dopo aver visto il musical e aver<br />

letto il libro mi sono ricreduta. Sally è un<br />

personaggio vero e soprattutto una donna<br />

che vive sentimenti, emozioni e paure<br />

come tutti. E quando si tratta di interpretare<br />

emozioni vere e sentimenti forti io<br />

sono lì pronta ad entrarci dentro con tutta<br />

me stessa.<br />

D.:Ci sono delle atmosfere particolari<br />

in questo spettacolo?<br />

La cosa bella è proprio quando il pubblico<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 5<br />

Il ciclone<br />

HUNZIKER<br />

entra al Sistina e viene catapultato in un<br />

ambiente anni 30, con luci e abat-jour dell’epoca,<br />

con arredi tipici di un night : il KIT<br />

KAT CLUB. Un rifugio per chi, in quel particolare<br />

periodo storico, pur di non vedere<br />

la realtà ed affrontarla, preferiva immergersi<br />

nella superficialità e flirtare con le<br />

ragazze del locale. Un messaggio che fa<br />

riflettere e che rispecchia ciò che stiamo<br />

vivendo oggigiorno. Però è anche uno<br />

spettacolo che fa molto ridere e vi invito a<br />

vederlo. Staccherò anche i biglietti per voi.<br />

Scherzo naturalmente.<br />

D.: Michelle, una milanese svizzera,<br />

come vive Roma?<br />

Roma è una città che adoro profondamente<br />

e amo veramente. Ora sono qui con la<br />

mia famiglia e ne approfitterò, come sono<br />

abituati da queste parti, mangiando<br />

soprattutto come una pazza.<br />

D.: Un posto romantico.<br />

Quando finisce lo spettacolo, molto spesso,<br />

indosso jeans e un paio di scarpe da<br />

tennis e dopo aver cenato passeggio tantissimo,<br />

vado in giro con gli amici, mi guardo<br />

intorno e tutto è bello e romantico o lo<br />

diventa... Roma ha sempre avuto questa<br />

magia su di me.<br />

D.: Conosci <strong>Campo</strong> dei Fiori?<br />

E’ una delle zone più amate di Roma ed i<br />

miei amici mi ci portano spesso, forse è il<br />

posto dove si vive meglio la “movida<br />

romana” e dove potete incontrarmi sempre<br />

…la notte. La vostra rivista la conosco<br />

da poco ma è fantastica!<br />

D.: Pizzeria o ristorante: consigliacene<br />

uno.<br />

Dipende, mangio di tutto ma soprattutto<br />

pesce. Vado volentieri da Cesaretto perchè<br />

si trova al centro, si può raggiungere a<br />

piedi dopo teatro, è una trattoria tipica<br />

romana. Ci sono pochissimi tavoli, c’è<br />

musica dal vivo. Si può stare tranquilli e<br />

soprattutto si mangia bene.<br />

D.: Difetti e pregi dei romani.<br />

I romani hanno la capacità di vivere la vita<br />

in modo divertente... Ho tantissimi amici<br />

romani con i quali mi faccio grassissime<br />

risate e poi …sono molto attratta dall’uomo<br />

romano. Per quanto riguarda i difetti<br />

dico solo che io da milanese sono abituata<br />

alla puntualità e a prendere appuntamenti<br />

di lavoro fin dalle 8,30 del mattino ma non<br />

so perché qui mi rispondono: come? Vuoi<br />

dire alle 20 e 30…<br />

Saluto Michelle e vi consiglio di andare in<br />

giro per Roma la notte : potreste incontrare<br />

il ciclone Hunziker.


6<br />

Quando, agli inizi<br />

del Novecento, il<br />

chimico statunitense<br />

di origini<br />

belghe, Leo<br />

Hendrik Baekeland,<br />

ottenne, per<br />

condensazione<br />

del fenolo con l’aldeide<br />

formica, un<br />

complesso organi-<br />

di Alfonso Tozzi co che da lui<br />

prese il nome di<br />

bachelite, non avrebbe certo immaginato<br />

che cento anni dopo il prodotto della sua<br />

invenzione, trasformandosi nel tempo,<br />

sarebbe stato immortalato in collezioni ed<br />

esposto in musei.<br />

Progenitori di questa straordinaria invenzione<br />

furono certamente: l’inglese<br />

Alexander Parkes il quale, nel 1861, realizzò<br />

una sostanza ottenuta dalla fusione di<br />

nitrato di cellulosa, naftalina e canfora,<br />

“flessibile, resistente all’acqua, colorabile,<br />

facile da lavorare” che chiamò “parkesina”,<br />

l’americano John Wesley Hyatt, un giovane<br />

tipografo alla costante ricerca di nuovi<br />

materiali a basso costo, creatore nel 1869<br />

della “celluloide” ottenuta con un composto,<br />

sempre a base di nitrato di cellulosa,<br />

ed infine nel 1899 i tedeschi Ernst Prische<br />

e Adholph Spitteler i quali, mescolando<br />

caseina e formaldeide, creano la “galatite”,<br />

aprendo così la via all’era neoplastica.<br />

Nei primi anni di vita la materia plastica,<br />

parkesina, celluloide, galatite, bakelite,<br />

servì quasi esclusivamente per imitare il<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

IL FASCINO MALIZIO<br />

SEDUCE ANCHE I COL<br />

un nuovo genere di antiquariato<br />

legno, l’ambra, la giada, la madreperla, l’avorio,<br />

il corallo ed ogni altro materiale<br />

costoso. Successivamente si realizzò della<br />

bigiotteria in materiale plastico, veri e propri<br />

“gioielli” di un certo pregio, creati spesso<br />

ad opera di grandi artisti e designer.<br />

La maggior parte di questi manufatti servì<br />

al puro consumo: quando si guastavano o<br />

semplicemente stancavano, li si buttava<br />

via.<br />

Ora, però, queste cose, rarefattesi col<br />

tempo, sono diventate materia di ricerca e<br />

di entusiasmante collezionismo, addirittura<br />

di culto se si pensa che per un oggetto di<br />

parkesina dell’era vittoriana, i collezionisti<br />

inglesi, e non solo loro, sarebbero disposti<br />

a corrispondere migliaia di sterline.<br />

I molti italiani e i moltissimi stranieri che si<br />

dedicano a questo tipo di raccolta, limitano,<br />

generalmente, le loro collezioni fino<br />

alla prima metà del secolo scorso: ricercano<br />

particolarmente oggetti fabbricati negli<br />

anni Venti e Trenta, quasi tutti trascurano,<br />

per ora, i prodotti in PVC dell’ultima generazione.<br />

Fra i grandi collezionisti italiani, un posto<br />

notevole lo occupa la veneta Anna<br />

Rabolini, la quale è riuscita a mettere<br />

insieme una raccolta di esemplari che<br />

vanno dalle ochette agli occhiali, ai portapenne<br />

da scrivania, ai pettini, ai portasigarette,<br />

ai fermacapelli, alle spille, ai rasoi a<br />

serramanico dei barbieri e ai tanti altri<br />

oggetti, tutti anteguerra e presenti con<br />

grande successo in una memorabile<br />

mostra che la Rabolini tenne per la prima<br />

volta a Palazzo Fortuny a Venezia negli<br />

anni Ottanta.<br />

Collezionista illustre del settore è il grande<br />

artista Renzo Arbore che vanta una bella<br />

raccolta di radio, molte delle quali in bakelite<br />

come la famosa Allocchio Bacchini del<br />

1940.<br />

Altri collezionisti italiani: Lando Lazzerini di<br />

Follonica, la romana Roberta Giannini la<br />

quale si dedica particolarmente alla raccolta<br />

di cucchiaini di plastica, il bresciano<br />

Aldo Bontempi affascinato dalle penne stilografiche<br />

Waterman’s, Mont Blanc e<br />

Parker dal 1890 al 1960, Paolo Lamandini<br />

di Sasso Marconi attratto dalle fiches dei<br />

casinò e Luigi Biglia di Borgosesia ricercatore<br />

di radio degli anni Venti, solo per<br />

citarne alcuni.<br />

E’ opportuno concludere queste note<br />

segnalando che a Pont Canadese, alla con-<br />

fluenza delle Valli dell’Orco e della Soana,<br />

esiste, realizzato dalla Sandretto<br />

Metalmeccanica, il “Museo delle Materie<br />

Plastiche” fra i più importanti del mondo,<br />

l’unico, degno di questo nome, in Italia.<br />

Nelle grandi sale di questa benemerita istituzione<br />

sono ordinatamente esposti<br />

migliaia di reperti: è possibile quindi conoscere<br />

ed ammirare i primi oggetti in celluloide,<br />

ebanite, caseina formaldeide, bakelite,<br />

PVC, polistirolo: dischi, microfoni,<br />

apparecchi radiofonici, <strong>foto</strong>grafici del<br />

periodo compreso fra gli anni Trenta e<br />

Sessanta ed inoltre telefoni in resina<br />

fenoaltea, uno dei primi esemplari di televisore<br />

americano del 1940, nonché scatole,<br />

occhiali, oggettistica varia.


<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

SO DELLA PLASTICA<br />

LEZIONISTI ITALIANI<br />

per la gioia di novelli plasticofili<br />

Attraversando le sale del museo si offrono<br />

agli occhi, certamente affascinati, del visitatore:<br />

giocattoli, articoli pubblicitari, roulette,<br />

strumenti di misura, articoli elettrici,<br />

un barometro di bakelite degli anni Trenta,<br />

bocce di resina rinforzata, palle da biliardo,<br />

un distributore di gomma da masticare<br />

di polistirene e tanti altri oggetti estremamente<br />

interessanti.<br />

Il quadro espositivo si arricchisce con<br />

“l’angolo” dedicato all’Inghilterra con originali<br />

spazzole dalle forme di animali e giocattoli<br />

degli anni Venti, Trenta e Quaranta,<br />

lampade, lanterne, ventilatori, bilance in<br />

resina ed altro ancora; completa il tutto la<br />

presentazione della plastica come ornamento<br />

e finitura: frullatori, shaker e, in<br />

abbinamento tra PVC e metallo, alcuni<br />

precursori dei moderni elettrodomestici,<br />

macchine da ufficio (calcolatrici in resina<br />

fenolica, <strong>foto</strong>copiatrici degli anni<br />

Cinquanta, proiettore cinematografico in<br />

fenolica e metallo), ed uno dei primi aspirapolvere.<br />

Tutti gli oggetti, alcuni di rara bellezza,<br />

raccontano un secolo di invenzioni, di<br />

ricerche, di realizzazioni, di brevetti che<br />

hanno cambiato il volto del pianeta e tutti<br />

prodotti con “il materiale che la natura<br />

aveva dimenticato di creare” e che oggi<br />

torna a rivivere anche in mostre come<br />

quella allestita recentemente a Maastricht<br />

in cui sono stati presentati opere d’arte,<br />

“gioielli” e oggetti di arredamento realizzati<br />

interamente in plastica o quella, ancora<br />

in corso, proposta dal Museo della Scienza<br />

di Londra “Plasticità-100 years of making<br />

plastics” che, attraverso l’esposizione di<br />

oggetti, descrive la nascita, gli sviluppi e il<br />

futuro della plastica, dalla bakelite fino ai<br />

nuovi materiali ecocompatibili “un viaggio<br />

tra scienza, tecnologia e costume” come<br />

assicura la pubblicità.<br />

7


8<br />

Acqua e vino, un dilemma secolare!<br />

Persino la Santità di Benedetto da Norcia<br />

fece entrare il vino nel Convento e il capo<br />

quarantesimo della Regula Monachorum,<br />

dedicata alla misura della bevanda stabilisce:<br />

“Ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in<br />

un modo, chi in un altro ed è perciò che<br />

stabiliamo con una certa perplessità la<br />

misura del vitto altrui.<br />

“Nondimeno, avendo considerazione della<br />

debolezza dei più bisognosi, crediamo che<br />

basti per ciascuno un’emina di vino al giorno.<br />

“Quelli poi a cui Dio concede di sapersene<br />

astenere, siano convinti che ne riceveranno<br />

una particolare ricompensa.<br />

“Se poi la condizione del luogo o il lavoro<br />

speciale o il calore dell’estate richiedesse<br />

un supplemento, il superiore abbia facoltà<br />

di darlo, ma vigili attentamente perché<br />

nessuno giunga alla sazietà o all’ubriachezza.<br />

“Leggiamo, è vero, che il vino non è per i<br />

monaci: ma poiché ai monaci dei tempi<br />

nostri ciò non si può far comprendere,<br />

conveniamo almeno in questo, di non bere<br />

fino alla sazietà, ma moderatamente, perché<br />

il vino travia anche i saggi.<br />

“Quando poi le condizioni del luogo son<br />

tali che non si possa trovare neppure la<br />

suddetta misura, ma sene trovi molto di<br />

meno o addirittura nulla, benedicano Dio i<br />

monaci che vi abitano e non mormorino:<br />

di questo soprattutto li ammoniamo, che si<br />

tengano lontani da ogni mormorazione.<br />

Qualche commentatore ha espresso il proprio<br />

convincimento secondo il quale l’emina<br />

romana, corrispondente ad un quarto<br />

di litro, nell’idea di San Benedetto e della<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Roma che se n’è andata: luoghi<br />

Il contrasto tra acq<br />

sua Regula dovesse essere di misura superiore<br />

e che, comunque, il vino distribuito ai<br />

monaci dovesse essere sempre mescolato<br />

all’acqua, possibilmente calda.<br />

Tutto ciò richiama alla memoria di chi scrive<br />

una teoria espressa dall’amico Comm.<br />

Cleto Matteotti, autentico gentiluomo della<br />

Provincia di Trento, vero maestro di vita e<br />

nell’esercizio della professione, oltre che<br />

produttore di rinomati vini di quella<br />

Provincia, secondo il quale, mescolare l’acqua<br />

al vino ha unicamente lo scopo di rovinare<br />

sia l’acqua che il vino e, come egli<br />

stesso amava raccomandare, tale assunto,<br />

più che una semplice Teoria, è una Regola<br />

da applicare sempre rigorosamente.<br />

Fra la Regula di San Benedetto e la Teoria<br />

di Cleto Matteotti sono trascorsi ben quindici<br />

secoli, ma questo antichissimo dilemma<br />

ha sempre avuto per i romani un significato<br />

del tutto particolare, come ben testimoniano<br />

i versi del Poeta di Roma,<br />

Giuseppe Gioachino Belli:“…senz’acquasanta<br />

si. Ma senza vino…/ ma senza vino?<br />

Dio me ne guardi! / Nun avesse Iddio fatto<br />

antro che questo, / saria da ringrazziallo in<br />

ginocchione / e da mannà a fà fotte tutto<br />

er resto…”<br />

Peraltro, anche Trilussa condivide ampiamente<br />

e, nel sonetto dal titolo Acqua e<br />

vino, il Poeta cita il vino, ma dell’acqua<br />

nemmeno l’ombra:<br />

“Se certe sere bevo troppo e er vino / me<br />

ne fa quarchiduna de le sue, / benché sto<br />

solo me ritrovo in due / con un me stesso<br />

che me viè vicino / e muro - muro m’accompagna<br />

a casa / pè sfuggì da la gente<br />

ficcanasa.<br />

“Io, se capisce, rido e me la canto, / ma lui<br />

ce sforma e pè de più me scoccia: / Nun<br />

senti che te gira la capoccia? / Quanno la<br />

finirai de beve tanto? / E’ vero, dico, ma pè<br />

me è una cura / contro la noja e contro la<br />

paura.<br />

“Der resto tu lo sai come me piace! /<br />

Quanno me trovo de cattivo umore / un<br />

bon goccetto m’arillegra er core, / m’empie<br />

de gioia e me ridà la pace: / nun vedo più<br />

nessuno e in quer momento / dico le cose<br />

come me la sento.<br />

A mettere l’acqua impunemente miscelata<br />

al vino penserà ancora il Belli che, nel<br />

sonetto del 21 dicembre 1832, dal titolo<br />

Le cose create, fa bene intendere qual è il<br />

suo pensiero:<br />

“Ner monno ha ffatto Iddio ‘ggni cosa ddegna:<br />

/ ha ffatto tutto bbono e ttutto bello.<br />

/ bono l’inverno, ppiù bbona la leggna: /<br />

bono assai l’abbozzà, mmejjo er cortello.<br />

“Sortanto in questo cquì trovo lo smanco,<br />

/ che ppoteva, penzànnosce un tantino, /<br />

creacce l’acqua rossa e’r vino bbianco:<br />

“Perchè ar meno ggnisun oste assassino /<br />

mo nun vierìa co ttanta faccia ar banco / a<br />

vènnesce mezz’acqua e mmezzo vino.<br />

Una semplicistica trovata che indica chiaramente<br />

tutto l’assillo e tutta la preoccupazione<br />

dell’avventore che si appresta ad una<br />

bevuta con l’incombente pericolo di un<br />

probabile annacquamento. La fiducia,<br />

infatti, non dovette mai essere eccessiva<br />

nei confronti degli osti, al punto che un<br />

Bando del Conservatore, datato 3 novembre<br />

1656, vietava agli stessi e ad ogni altro<br />

rivenditore di vino di far commercio e di<br />

tenere i loro depositi e magazzini in locali<br />

prossimi a fontane, cisterne e pozzi.<br />

A tale proposito, persino nella biografia di<br />

Santa Francesca Romana, si legge:“…rapita<br />

in extasi et menata in visione ad vedere<br />

lo inferno, la Santa s’imbattè anche nelle


<strong>Campo</strong> de’ fiori 9<br />

, figure, personaggi<br />

ua e vino di<br />

misere anime de li tavernari, le quali stavano<br />

nello luoco de socto et erano messe<br />

in tre tini, delli quali uno ne era pieno de<br />

giaccio, l’altro de vino ardente, et l’altro<br />

pieno de aceto et de altre cose. Et per lo<br />

peccato de mascere l’acqua nello vino, era<br />

messa ciascheduna delle dicte misere<br />

anime nello tino dello giaccio et cacciata<br />

dalli demoni con grappi infocati, molto<br />

laniandola…”<br />

Della popolare Santa, nota a tutti i romani<br />

con il familiare vezzeggiativo di Ceccolella,<br />

si ricorda anche un famoso miracolo del<br />

vino, come è possibile leggere sotto uno<br />

degli affreschi della cosiddetta Casa delle<br />

Oblate a Tor de’ Specchi:“…avendo la<br />

Beata Francesca dato alli poveri una<br />

bocte, puoi miracolosamente fu trovata la<br />

dicta bocte piena de buono et optimo<br />

vino…”<br />

Il rapporto fra acqua e vino si mantenne<br />

sempre talmente intimo da finire per<br />

generare inevitabili malintesi, ne è autorevole<br />

testimone la Statua parlante del<br />

Facchino, ubicata in Via Lata, all’angolo<br />

con Via del Corso, la quale regge tra le<br />

braccia un barilotto all’epoca adoperato<br />

per il trasporto del vino, ma che è messo lì<br />

a buttar acqua.<br />

Roma da sempre vive nella doppia dimensione<br />

della terraferma e dell’acqua, elementi<br />

che costituiscono le caratteristiche<br />

peculiari dei romani. La città, attraversata<br />

dal Tevere, è abbellita da innumerevoli<br />

fontane grandi e piccole, realizzate da<br />

famosi architetti o da anonimi artisti; sono<br />

a tutti noti gli acquedotti che riforniscono<br />

Roma, ma molto probabilmente sono<br />

meno note le vicende collegate alla costruzione<br />

di alcuni di questi ed è certo che in<br />

pochi sanno che la loro realizzazione fu<br />

resa possibile grazie alle gabelle imposte<br />

sul vino.<br />

L’acquedotto voluto da Papa Paolo V,<br />

Camillo Borghese, 1605 - 1621, attinge da<br />

alcune sorgenti presso il Lago di<br />

Martignano e, con un tracciato lungo e<br />

sinuoso costeggiante parte del Lago di<br />

Bracciano, completa il suo percorso sul<br />

Gianicolo e nelle fontane di Piazza San<br />

Pietro. Un avviso datato 28 marzo 1609<br />

riporta la seguente notizia:“…riuscendo la<br />

spesa dei condotti dell’Acqua Paolina, che<br />

si conduce qua da Bracciano, maggior di<br />

quello si pensava da principio, per il denaro<br />

che deve contribuir il popolo si ragiona<br />

di metter l’impositione altre volte proposta<br />

di quattro giulii e mezzo per botte di vino<br />

romanesco a fine di farvi sopra un monte,<br />

per cavar ad un tratto il denaro, che bisogna<br />

per detti acquedotti, con li quali si<br />

verrà a rendere più che mai deliziosa questa<br />

città…”<br />

Nemmeno con la costruzione di Fontana di<br />

Trevi, sotto il Pontificato di Urbano VIII,<br />

Maffeo Barberini, 1623 - 1644, si salvò il<br />

vino, tanto che Pasquino malinconicamente<br />

commentava:“…Urban poi che di tasse<br />

aggravò il vino, ricrea coll’acqua il popol di<br />

Quirino…”.<br />

E’ sempre stata un’attrazione fatale quella<br />

esercitata dal vino nei confronti dei romani,<br />

vino uguale nettare e questi hanno<br />

sempre sofferto di nostalgia per i vini de<br />

na vorta:<br />

“…m’aricorderò sempr’a Marino, / indiove<br />

tutti l’anni annàmio fora d’ottobre a villeggià…<br />

“…li nun c’ereno vini misturati…<br />

“…bevevio un quartarolo, e dicevio: esci /<br />

e er vino esciva…”.<br />

Bevevio, cioè, bevevate, scriveva il Belli e<br />

Giggi Zanazzo testimonierà che un quartarolo,<br />

cioè la quarta parte di un barile, era<br />

la misura scolata da un carrettiere in una<br />

sola giornata, di lavoro ben s’intende.<br />

“…vale più un bicchiere di vino che tutta<br />

l’acqua del Tevere…<br />

“…badate ch’er bicchiere sia sempre<br />

pieno…<br />

“…l’acqua arovina li ponti mentre er vino è<br />

la zinna de li vecchi…”.<br />

Puoi credere, è Giggi Zanazzo che lo dice!<br />

Peraltro, il romano che caratterialmente è<br />

lontano da quelle compatte manifestazioni<br />

diffuse in altre parti d’Italia, in particolari<br />

momenti, è portato a far caciara e perciò<br />

gli si addice una fontanella che butta vino,<br />

anche se c’è da rischiare la pelle per arrivare<br />

fin sotto la cannella.<br />

Annota il cronista, noi crediamo con beneficio<br />

d’inventario, che in occasione della<br />

Riccardo Consoli<br />

Claudia Collesei<br />

trionfale presa di possesso di Papa<br />

Innocenzo X, Giovan Battista Pamphilj,<br />

1644 - 1655, i due leoni di granito, che<br />

fanno la guardia alla rampa capitolina, versarono<br />

l’uno vino bianco e l’altro rosso:<br />

“…con gran sollazzo del popolo che d’ogni<br />

sesso ed età correva con tazze e fiaschi a<br />

bevere allegramente, et altri a gara, et a<br />

forza di pugni s’avanzavano a farne acquisto<br />

con la panza e con boccali…”<br />

Altro molto bene documentato cronista, ci<br />

informa che, durante una festa in onore di<br />

Cola di Rienzo, persino il cavallo del<br />

Monumento Equestre a Marco Aurelio,<br />

allora ubicato in <strong>Campo</strong> Laterano, il primo<br />

agosto del 1347, “…dalla mattina all’arva,<br />

‘nfi a nona…”, gettò acqua e vino dalle<br />

narici.<br />

A Roma, città ricchissima di fontane, il contrasto<br />

acqua - vino si presenta in maniera<br />

assai più tangibile che non in altre città, al<br />

punto che si volle innalzare un tabernacolo<br />

a ricordo della confluenza di tanti acquedotti,<br />

identificato con il Mausoleo di Santa<br />

Costanza sulla Via Nomentana; le numerose<br />

scene di vendemmia raffigurate nelle<br />

decorazioni del sarcofago della Santa<br />

hanno fatto si che, per lunghi anni, questo<br />

fosse creduto e denominato Sepolcro di<br />

Bacco. Alla fine del Seicento, artisti fiamminghi<br />

e olandesi, in quel periodo residenti<br />

in gran numero a Roma, avevano fissato<br />

in questo luogo la sede di una speciale<br />

Associazione avente per scopo, oltre che il<br />

reciproco aiuto, quello di passare insieme<br />

e in allegria le ore libere da impegni di studio<br />

e lavoro; i soci raccomandavano che<br />

quelle feste dovessero terminare con un<br />

pellegrinaggio al cosiddetto Sepolcro di<br />

Bacco, dove all’alba veniva offerta alla divinità<br />

un’ultima libagione.


10<br />

Prologo<br />

Nella Primavera del<br />

1993 ……. a Ziano Di Fiemme<br />

(TN) …… in una cantina adibita a sala<br />

prove, alcuni amici, riuniti in una rock<br />

band, discutono … … motore, azione! Ciak<br />

si gira!<br />

Ma perché non organizziamo noi un<br />

concerto all’aperto?<br />

Gratis?<br />

Si !<br />

E dove?<br />

Beh. potremmo chiedere al comune il<br />

campetto di calcio….<br />

E chi facciamo suonare?<br />

Chiediamo ai gruppi qui nella valle,<br />

ce ne sono parecchi … solo che non<br />

suonano quasi mai in giro…<br />

E come lo chiamiamo?<br />

Vediamo un po’…..ma si! Suanrock<br />

!....Son a Suan … e l’ciamon<br />

Suanrock! ><br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

di Carlo Cattani<br />

La passione ci guadagna<br />

Benedetta primavera del ’93,<br />

lassù tra le Alpi !<br />

Sono trascorsi 14 anni dalla posa<br />

della “prima pietra” della manifestazione<br />

musicale denominata<br />

Suanrock e l’entusiasmo, da parte<br />

di quel manipolo di amici “cantinari”<br />

non si è sopito, anzi … si rinnova e<br />

cresce di edizione in edizione con<br />

nuove idee che arricchiscono l’offerta<br />

dell’evento musicale che si rappresenta<br />

per tre giorni, sin dal 1993, alla fine<br />

del mese di luglio, nella cittadina di<br />

Ziano di Fiemme, una delle località<br />

Trentine che si adagiano nella Val di<br />

Fiemme. Quattordici anni di “messa in<br />

scena” rappresentano senz’altro, in<br />

Italia, un bel record per un evento musicale<br />

dedicato alla musica rock! Il mio<br />

ricordo va ad un’ altra manifestazione più<br />

longeva (dal 1987), AREZZO WAVE, ma<br />

quella è un’altra storia! Torniamo tra i<br />

monti e andiamo a fare un’escursione tra<br />

le….. rocce di SUANROCK, con una guida<br />

di eccezione, Michele Lauton, uno di quei<br />

“bravi ragazzi del ‘93”, che ci porterà dietro<br />

le quinte dell’organizzazione di SUAN-<br />

ROCK, ripercorrendo, per “SUONARE !<br />

SUONARE!”, gli esordi, le difficoltà, le<br />

finalità, le soddisfazioni …. a monte di<br />

questa manifestazione valligiana!<br />

L’intervista con Michele si è svolta all’inizio<br />

della primavera 2007 … ah la primavera<br />

centra sempre! Quindi, quando pubblicheremo<br />

questo articolo, la nuova edizione di<br />

“Suanrock” sarà in corso ma …… SIETE<br />

AVVISATI PER IL PROSSIMO ANNO!<br />

Carlo : ciao Michele: innanzitutto, sei già<br />

in grado di dirmi quando si aprirà il sipario<br />

della XIV edizione di Suanrock 2007?<br />

Michele:si Carlo, ti posso confermare<br />

che “Suanrock 2007” accenderà i<br />

riflettori dal 18 al 21 luglio … in<br />

genere facciamo coincidere il<br />

festival con l’ultimo weekend del<br />

mese di luglio, ma quest’anno, in<br />

quei giorni, ci saranno degli eventi<br />

in una località vicina e non<br />

vogliamo, per la buona riuscita di<br />

tutte le manifestazioni, creare distrazione<br />

di pubblico. Inoltre, quest’anno abbia-<br />

mo<br />

una<br />

novità:<br />

apriamo i cancelli<br />

mercoledì 18 ed ospitiamo “GIRO<br />

ROCK”, un concorso che si snoda attraverso<br />

varie località del Trentino; ma il nostro<br />

cast accenderà gli amplificatori ufficialmente<br />

dal 19 e, da lì in poi, si alterneranno<br />

decine di musicisti … ho qui per caso<br />

questo foglietto con il cast, fresco, fresco<br />

di selezione per la nuova edizione, te la<br />

leggo? Si si, te la leggo! Dunque, vediamo<br />

un po’ .. ah si, ecco la formazione, ehm<br />

..ehm, gli artisti: Chum, The Crying Of<br />

Angels, Fleim, Scarti Di Produzione,<br />

Cremini, Bad Company, Hate Machine,<br />

Kundali, Blues D.C., Outcry, Against The<br />

Neighbour Moquette, Carne Fresca, South<br />

Punk, Radio Fucecchio,The Gash, Inertia,<br />

Sorrisi Verticali, Atrio, Daian Street, Wing<br />

Dick, Rialzami Jeans, Brand New Hogfish,<br />

Sweet Rage….finiti !<br />

Carlo : dopo “sta faticaccia”, cerchiamo di<br />

ripercorrere i “days after” di quella primavera<br />

del 1993 … se ce la fai.<br />

Michele: cosa posso dirti degli inizi….<br />

beh, si, dopo la “folgorante idea primaverile”<br />

uscimmo dalla cantina chiedendoci:<br />

…. mi


<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

se il Rock è di montagna<br />

viene da pensare a quanto dovemmo<br />

“scarrozzare” per richiedere tutti i permessi<br />

necessari a “metter su la baracca” …<br />

è proprio il caso di dir così, viste le attrezzature<br />

degli esordi …. servivano autorizzazioni<br />

del Comune, della Polizia<br />

Amministrativa di Trento …. della SIAE,<br />

etc.; la difficoltà fu rappresentata dal<br />

fatto che, eventi come quello da noi “pensato”<br />

non si erano mai svolti nel nostro<br />

Comune, così, quasi nessuno degli uffici<br />

interpellati aveva conoscenza del giusto<br />

iter da farci seguire; pertanto, fu un susseguirsi<br />

di rinvii e aggiornamenti con ciascuno<br />

degli enti ufficialmente preposti alle<br />

autorizzazioni, allo scopo di avere da loro<br />

la certezza di istruire una giusta pratica<br />

ed essere nella legge! Oggi sorrido pensando<br />

a quei tempi perchè, ora, in mezza<br />

giornata si preparano tutte le “scartoffie”<br />

e si inoltrano ai vari organi competenti<br />

senza particolari oneri burocratici! Ti dicevo<br />

che nel ’93 mettemmo su …..“la baracca”<br />

per la realizzazione dell’evento e ho,<br />

vivi nella memoria, alcuni particolari,<br />

come, ad esempio, il fatto di avere tirato<br />

su un chiosco per le birre grande come<br />

uno dei box utilizzati attualmente come<br />

servizi igienici ( eh eh ) …. e la cosa buffa<br />

è che non avevamo un frigo e i fusti della<br />

birra prima di essere attaccati alla spina li<br />

dovevamo far stazionare in una fontana<br />

del parco giochi vicino all’area concessaci.<br />

Non avevamo grandi mezzi: un palchetto<br />

montato dal Comune di Ziano ed il resto in<br />

prestito di qua e di là dalle varie Aziende<br />

turistiche … bontà loro … sempre “un grazie”<br />

per averci dato credito e contribuito a<br />

“spingere” la macchina organizzativa! Di<br />

quei tempi ricordo la “paura” della pioggia<br />

… nostra unica nemica …. nelle zone montane<br />

d’estate può capitare, più spesso, che<br />

il tempo muti e, quando cominciavano le<br />

prime gocce, dovevamo subito interrompere<br />

lo spettacolo e correre con i teli a<br />

coprire la strumentazione finché non smetteva<br />

….. solo un edizione non ha più smesso!!!<br />

…. e, accidenti, mi ricordo ancora<br />

come se fosse oggi, la scena di Mario<br />

(Zorzi) ed io, fradici a tenere i teli sul<br />

palco altrimenti le violente folate di vento<br />

ci avrebbero portato via tutto……. di fronte<br />

a noi tutta la gente che si aggrappava<br />

ai lembi del telone steso a copertura del<br />

mixer per impedirne … il decollo …. tempo<br />

due ore e si formarono dieci centimetri<br />

d’acqua ovunque … campo impraticabile!<br />

Quella è stata l’unica edizione .. uhmm… il<br />

1995 se la memoria non mi inganna, che è<br />

saltata ma che abbiamo recuperato due<br />

settimane dopo …. con il bel tempo! In<br />

un’altra delle primissime edizioni abbiamo<br />

avuto problemi di “ordine pubblico” con i<br />

Carabinieri che ci hanno fatto chiudere,<br />

purtroppo mentre suonava il gruppo degli<br />

ATRIO (nda: ATRIO è la rock band promotrice<br />

dell’idea di “Suanrock”, dove milita<br />

al basso l’amico Michele) a causa di<br />

alcuni tifosi al seguito di una squadra di<br />

calcio in ritiro estivo dalle nostre parti, che<br />

(prima parte)<br />

11<br />

ci assalirono durante lo svolgimento della<br />

manifestazione solo perchè uno della loro<br />

“cricca” aveva perso il portafoglio e ritenevano<br />

fosse stato derubato da noi locali<br />

….. pensa tu, una decina di quei teppisti<br />

hanno creato letteralmente il panico… ci<br />

siamo dovuti barricare dentro il tendone in<br />

attesa che i Carabinieri riuscissero a riportare<br />

la calma tra di loro… da parte nostra,<br />

il rapporto con le forze dell’ordine è sempre<br />

stato ottimo e di rispetto reciproco!<br />

Carlo : dai Michele, ancora qualche ricordo<br />

da “pioniere”<br />

Michele: dunque…si, la I° edizione di<br />

“Suanrock”, l’abbiamo svolta di domenica<br />

con la partecipazione di 6 gruppi; poi,<br />

dopo qualche anno, abbiamo rivisto la programmazione<br />

e ci siamo lasciati la domenica<br />

per smontare tutto …. diversamente<br />

il lunedì ci saremmo trovati spiazzati dagli<br />

ordinari impegni lavorativi di tutti noi componenti<br />

lo staff organizzativo. Tutto è cresciuto<br />

naturalmente negli anni e il clima<br />

caldo e familiare che si respirava nelle<br />

prime edizioni è rimasto quasi invariato<br />

fino ad oggi; una delle cose belle del<br />

“Suanrock”, è che in “quei giorni” ritrovi<br />

tutti….. amici che, magari, si sono sposati<br />

e hanno figli, che durante l’anno non vedi<br />

mai …ma stai sicuro che al “Suanrock”, li<br />

vedi.<br />

Continua a pag.12 ...


12<br />

Conosco moltissime persone che mi interpellano<br />

per conoscere con anticipo i giorni<br />

di svolgimento del festival per potersi<br />

organizzare le ferie e non perdere l’evento!<br />

“Suanrock” è anche …. ROCK SOLIDALE!<br />

… da molti anni diamo ospitalità ad enti<br />

socialmente utili per aiutarli a raccogliere<br />

fondi: è il caso di EMERGENCY, che non<br />

manca mai con il suo stand; inoltre, invitiamo<br />

sempre un associazione di “alcolisti<br />

anonimi” che, oltre a far riflettere i giovani<br />

sull’abuso dell’alcool, porta un’ambulanza<br />

attrezzata per eseguire l’alcooltest alle<br />

persone che guidano, in modo da non farli<br />

mettere al volante se non sono “a norma<br />

di legge”. Ogni anno, poi, nella giornata<br />

del sabato, invitiamo per un pranzo “tutti<br />

insieme” i ragazzi “diversamente abili”<br />

dell’ANFASS di Cavalese ….grande allegria,<br />

uno spettacolo nello spettacolo! Inoltre,<br />

devolviamo una parte dell’incasso per aiutare<br />

la nostra chiesa o l’asilo: l’anno scorso,<br />

per esempio, abbiamo acquistato delle<br />

attrezzature ludiche da giardino per il<br />

parco dell’asilo; negli anni precedenti avevamo<br />

contribuito a finanziare dei lavori di<br />

ristrutturazione per la Canonica e per il<br />

Teatro di Ziano<br />

Carlo : …. insomma, la musica al<br />

“Suanrock” arriva anche alle “orecchie<br />

del cuore”! (www.suanrock.com)<br />

continua sul prossimo numero............<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori


di<br />

Cristina<br />

Collettini<br />

Il Colosseo:<br />

VIta, VICende, RestauRI<br />

.. continua dal n. 38<br />

Il Colosseo, che oggi<br />

consideriamo un<br />

“monumento” della<br />

romanità, è tale perché<br />

noi, così come altre<br />

generazioni, gli riconosciamo<br />

un particolare<br />

valore. Riconosciamo<br />

che è una testimonianza<br />

del passato, ma in più<br />

gli attribuiamo il valore<br />

di opera d’arte, prezioso documento degli<br />

usi e costumi di chi ci ha preceduto nella storia,<br />

di una cultura dove affondano le nostre<br />

stesse radici.<br />

Ancora oggi, circondato dai resti della Roma<br />

più antica e dalla caoticità della città contemporanea,<br />

il Colosseo si impone, con la<br />

sua maestosità, fra la gloria del passato che<br />

ha vissuto e le tracce ineluttabili del tempo<br />

che lo ha trasformato.<br />

La sua costruzione si deve ai tre imperatori<br />

Flavi: sotto Vespasiano (tra il 72 ed il 75<br />

d.C.) si costruisce fino al secondo ordine;<br />

suo figlio Tito (80) aggiunge il terzo ordine<br />

ed inaugura l’anfiteatro con spettacoli che<br />

durarono ben 100 giorni!! Infine, è con<br />

Domiziano (95) che si raggiunge l’assetto<br />

definitivo, con la costruzione degli ambienti<br />

ipogei ed il completamento dell’attico.<br />

L’Anfiteatro fu sede di grandi spettacoli,<br />

combattimenti e ludi gladiatori per circa<br />

quattro secoli (l’ultimo spettacolo risale al<br />

522!), durante i quali comunque non ebbe<br />

vita facile.<br />

Nonostante l’ottimo sistema di smaltimento<br />

delle acque, sembra che fin dall’inizio si<br />

cominciarono ad ostruire le cloache ed i collettori<br />

di raccolta negli ambienti ipogei,<br />

impedendone col tempo l’uso. Ma furono<br />

soprattutto gli incendi ed i terremoti ad incidere<br />

profondamente sulla sua architettura<br />

ed a causarne modifiche ed adattamenti.<br />

Il primo restauro importante, che interessò<br />

gli ipogei, si verificò sotto Antonino Pio (138-<br />

161), forse a causa dei dissesti provocati da<br />

un grande incendio che coinvolse l’intera<br />

città, distruggendo ben 40 insulae. Di gran<br />

lunga peggiore deve essere stato l’incendio<br />

del 217, se si pensa che i restauri si svolsero<br />

durante il governo di ben 4 imperatori. Al<br />

crollo di buona parte dell’attico si aggiunse<br />

la distruzione del portico colonnato di coronamento<br />

della cavea: colonne, capitelli,<br />

architravi rovinarono all’interno, lungo la<br />

cavea, provocando danni ingenti alle gradinate<br />

e al piano dell’arena.<br />

Nuovi danni, subito riparati, furono provocati<br />

dal terremoto del 262 e, nonostante un<br />

periodo intenso di grandi spettacoli, i successivi<br />

interventi di restauro, che coinvolsero<br />

l’arena, il podio e parte delle gradinate,<br />

sono documentati solo a seguito del terremoto<br />

del 429 e poi ancora dei due terremoti<br />

del 470 e del 484: a seguito di quest’ulti-<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 13<br />

mo fu necessario rialzare di oltre 2 metri il<br />

piano dell’arena.<br />

La fine degli spettacoli al Colosseo significò,<br />

ahimè!, anche la fine degli interventi di<br />

restauro e manutenzione, quindi il suo progressivo<br />

abbandono e quello che per secoli<br />

era stato un luogo di gloria e di trionfo<br />

divenne dimora di animali e forse anche di<br />

banditi. Per cinque secoli la monumentale<br />

opera dei Flavi fu lasciata alla mercè del<br />

tempo, nè più vedrà tra le sue mura gli spettacoli<br />

per i quali era stato concepito.<br />

Nell’XI secolo, infatti, la sua destinazione<br />

d’uso cambia del tutto: a seguito di un<br />

incendio, la potente famiglia nobile romana<br />

dei Frangipane ne occupò buona parte, trasformandolo<br />

in una fortezza. Tale rimase la<br />

sua destinazione per molto tempo, con alterne<br />

vicende, rivalità e contese con il Senato,<br />

la Santa Sede e la famiglia degli Annibaldi.<br />

Fu il terremoto del 1349 a dare il colpo di<br />

grazia all’anfiteatro-fortezza: crollarono alcune<br />

delle arcate dell’anello esterno e, nel precario<br />

gioco degli equilibri, col tempo anche<br />

le arcate adiacenti a quelle distrutte cominciarono<br />

a cedere progressivamente. La proprietà<br />

era frazionata in tre parti e, secondo<br />

una prassi comune del periodo, i monumenti<br />

in disuso, anziché restaurati e valorizzati,<br />

divennero “cave” di estrazione di marmi e<br />

travertini fino a tutto il Rinascimento!<br />

Neanche il Colosseo riuscì a fuggire a questo<br />

destino: nel migliore dei casi, la spoliazione<br />

dei suoi materiali servì alla costruzione di<br />

quelli che col tempo sarebbero diventati<br />

splendidi monumenti di Roma. E’ con i<br />

marmi del Colosseo che Paolo II costruì<br />

Palazzo Venezia, con i suoi travertini venne<br />

restaurata la tribuna di San Giovanni. E poi<br />

ancora “ritroviamo il Colosseo” nella Loggia<br />

delle Benedizioni di San Pietro, nella chiesa<br />

di San Marco e nei grandi palazzi romani:<br />

Palazzo Farnese, della Cancelleria, Palazzo<br />

Senatorio e dei Conservatori e persino<br />

Palazzo Barberini!! Per non dimenticare che,<br />

nei periodi di maggior crisi economica, molti<br />

dei marmi del Colosseo finirono nelle fornaci<br />

per essere trasformati in calcina!!!<br />

Poco ci mancò che, sotto Sisto V (1585), non<br />

si arrivasse alla demolizione di un monumento<br />

ormai escluso dalla Roma di allora,<br />

ma che comunque il Papa cercò di adattare<br />

ai suoi scopi, affidandone a Domenico<br />

Fontana la ristrutturazione ma anche una<br />

sua completa trasformazione: secondo i progetti<br />

del Papa, il Colosseo sarebbe dovuto<br />

diventare una filanda , con laboratori, botteghe<br />

e persino le case degli operai!!<br />

Fortunatamente il progetto rimase sulla<br />

carta, a causa della morte del Papa, insieme<br />

ad ogni velleità di frenare il progressivo crollo<br />

delle strutture murarie.<br />

L’interesse per il Colosseo torna con<br />

Clemente X (1670-76), che fa tamponare le<br />

arcate interne del primo ordine ed affida a<br />

Bernini la progettazione di un tempio dedi-<br />

cato ai martiri, mai realizzato, al centro dell’arena.<br />

Un progetto simile verrà ripreso da<br />

Carlo Fontana, su commissione di Clemente<br />

XI (1700-21), anch’esso rimasto sulla carta.<br />

E’ con il terremoto del 1703 che crollarono<br />

alcune arcate del secondo anello, nel fronte<br />

verso il Celio, ed il materiale di risulta venne<br />

riutilizzato per la costruzione del porto di<br />

Ripetta!<br />

Il 1800 fu un secolo di rinnovato interesse<br />

per l’archeologia e per i monumenti antichi,<br />

durante il quale vennero intrapresi numerosi<br />

restauri, tra i quali anche gli interventi sul<br />

Colosseo che, durante il periodo della dominazione<br />

francese (1809-15), avrebbe dovuto<br />

far parte di un grande parco archeologico.<br />

Prese avvio quindi una serie di interventi in<br />

linea con una concezione del restauro<br />

moderna e sottesa al rigore scientifico, che<br />

non vennero meno con la caduta di<br />

Napoleone (e la fine della dominazione francese);<br />

la conservazione dell’anfiteatro stava<br />

a cuore a papa Pio VII che nominò un’apposita<br />

Commissione per i suoi restauri. Era<br />

necessario bloccare i crolli via via progressivi<br />

dell’anello esterno, dovuti alle precarie<br />

condizioni statiche. Fu quindi opera di Stern<br />

lo sperone di sostegno dell’estremità dell’anello<br />

esterno dalla parte del Celio. Ottimo<br />

dal punto di vista statico e rispettoso del<br />

monumento, questo intervento mostra<br />

un’incredibile “sensibilità” storica e artistica:<br />

i conci delle arcate sembrano “congelati” al<br />

momento del crollo, a denunciare apertamente<br />

la funzionalità dello sperone, quella di<br />

bloccare l’azione del tempo, di rallentarne il<br />

più possibile i segni.<br />

Diversa la logica del secondo sperone,<br />

costruito dal Valadier, a contrastare i crolli<br />

dell’altra estremità dell’anello esterno, uno<br />

sperone a gradoni, con la ricostruzione degli<br />

archi a decrescere dal basso verso l’alto, che<br />

si distingue dall’antico grazie all’uso di materiali<br />

differenti.<br />

Poiché anche l’anello interno risultava mancante<br />

di una parte, con gravi conseguenze di<br />

tipo statico, il papa Gregorio XVI (1831-46)<br />

fece ricostruire le sette arcate mancanti del<br />

primo ordine e le otto del secondo.<br />

Un grande progetto di restauro risale al 1978<br />

con notevoli interventi di consolidamento,<br />

iniezioni di resine epossidiche e barre d’acciaio,<br />

nel rispetto del monumento da una<br />

parte e delle esigenze del pubblico dall’altra.<br />

Oggi l’Anfiteatro Flavio è uno dei monumenti<br />

più visti al mondo ed ogni giorno torna ad<br />

accogliere fra le sue mura una folla numerosa<br />

di turisti che ne ammira le sue qualità<br />

artistiche, proprio come tanto tempo fa<br />

un’altra folla di nobili, politici, mercanti e<br />

schiavi esultava ed osannava i suoi eroi, in<br />

quelli che erano giorni di festa.


14<br />

Civita Castellana- Sassacci<br />

festa di San Luigi Gonzaga<br />

<strong>foto</strong> M. <strong>Topini</strong><br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Vita C


ittadina<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 15<br />

Civita Castellana 10.06.2007<br />

Corpus Domini e infiorata- <strong>foto</strong> M. <strong>Topini</strong>


16<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Vita Cittadina<br />

1-2-3 Giugno Civita Castellana<br />

PLAYFAIR 2007 Giornate Ecologiche sul Fiume Treja<br />

per il recupero, lo sviluppo e la valorizzazione del territorio del Bacino del Treja<br />

manifestazione organizzata dai comuni di Calcata, Caste S.Elia, Civita Castellana, Faleria,<br />

Magliano Romano, Mazzano Romano, Monterosi, Nepi, insieme al Parco Regionale Valle del Treja<br />

4-5-6 Giugno PEREGRINATIO MARIAE<br />

La Statua della Madonna di Lourdes, benedetta da Papa Benedetto XVI l’11<br />

Febbraio, è stata ospitata dalla Diocesi di Civita Castellana presso la<br />

Cattedrale Santa Maria Maggiore.<br />

Numerosa l’affluenza dei fedeli per portare una preghiera, una supplica,<br />

anche per coloro che non hanno potuto.<br />

<strong>foto</strong> <strong>Mauro</strong> <strong>Topini</strong><br />

Varie attività<br />

svolte durante la<br />

manifestazione<br />

<strong>foto</strong> <strong>Mauro</strong> <strong>Topini</strong><br />

PLAYFAIR 2007<br />

conferenza<br />

“Cause delle mutazioni climatiche”<br />

con relatori d’eccezione<br />

coordinati dal<br />

Colonnello Mario Giuliacci


di<br />

M.Cristina Caponi<br />

Bram Stoker’s Dracula, Usa. Regia:<br />

Francis Ford Coppola. Interpreti: Gary<br />

Oldman, Winona Ryder, Antohony<br />

Hopkins, Keanu Reeves, Cary Elwes,<br />

Bill Campbell, Sadie Frost, Richard E.<br />

Grant, Monica Bellucci, Tom Waits.<br />

Sceneggiatura: James V. Hart.<br />

Fotografia: Michael Ballhaus.<br />

Produzione: Columbia Pictures,<br />

America Zoetrope, Osiris Film<br />

Production. Distributore: Columbia.<br />

Genere: Horror, drammatico. Durata:<br />

128 minuti.<br />

L’estate è alle porte. Purtroppo con l’arrivo<br />

della calda stagione, la programmazione<br />

all’interno del circuito cinematografico è<br />

sempre più scarsa e deludente.<br />

Per rinfrescarci, allora, spolveriamo un<br />

bell’ horror d’annata: Dracula di Bram<br />

Stoker e rendiamo, in tal modo, omaggio<br />

all’autore de Il Padrino e Apocalipse Now.<br />

Nel 1480 il cristiano Drakul si batte contro<br />

i Turchi ma, appreso del suicidio dell’amata<br />

moglie, rinnega Dio e diviene un vampiro.<br />

Secoli dopo, a Londra, incontra Mina e<br />

nota in lei un’inaudita somiglianza con la<br />

consorte defunta.<br />

In un turbine d’eros e tanatos, la manichea<br />

lotta contro le forze del male si risol-<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 17<br />

DRACULA<br />

di Bram Stoker<br />

verà a favore del bene e Dracula perirà.<br />

Dracula, ovvero un uomo che volle sottrarsi<br />

alla caducità mortale, a cui la natura<br />

umana lo aveva predestinato. E il nosferatu,<br />

il non-morto delle leggende esoteriche<br />

sembra in parte esservi riuscito, aggiudicandosi<br />

una nicchia nel gran calderone<br />

dell’immaginario collettivo. A rinverdire i<br />

fasti dell’aristocratico vampiro transilvanico,<br />

intervenne nel 1992 una barocca opera<br />

filmica tratta dal romanzo di Bram Stoker<br />

e diretta dal cineasta Francis Ford<br />

Coppola.<br />

Nel prologo, si può intravedere una narrazione<br />

singolare data da due canali di<br />

comunicazione: l’immagine e la voice over,<br />

che si compenetrano fra loro come tessere<br />

di un gran mosaico. Dopo simile proemio,<br />

il lungometraggio adotta una forma<br />

diaristica e l’azione si trasferisce nella<br />

Londra di fine ‘800. Dalle ossessive tonalità<br />

rossastre che contraddistinguono i paesaggi<br />

rumeni si passa, di colpo, alla netta<br />

preponderanza cromatica di toni bluastri,<br />

visibile nelle sequenze ambientate nella<br />

city londinese. Ma la vermiglia tinta tornerà<br />

più volte lungo la pellicola come paradigma<br />

dello stesso Dracula e di un sesso<br />

avvelenato e necrofilo di cui egli è il profeta.<br />

In tale pellicola, Coppola “vampirizza” vari<br />

generi e stili filmici dando luogo a singolari<br />

ibridazioni (vedasi come esempio la<br />

scena dell’assalto alla diligenza sul modello<br />

di Ombre rosse). Sempre a livello visivo,<br />

il regista strizza l’occhio ad un classico<br />

della cinematografia espressionista tedesca<br />

come Nosferatu. Difatti, grazie alla<br />

sapiente illuminazione di Ballhaus, l’ombra<br />

del luciferino conte giganteggia lungo le<br />

mura del cupo maniero, fino a lasciare il<br />

suo corpo e avvicinarsi minaccevole alle<br />

vittime. Tra i protagonisti, il personaggio<br />

maggiormente delineato è quello della<br />

dolce Mina: ella riassume in sé le fobie<br />

sessuali dell’età Vittoriana e si pone, al<br />

principio, come doppio antitetico della sua<br />

maliziosa amica Lucy.<br />

Nel corso del plot, Mina cesserà di essere<br />

per gli uomini solo un oggetto passivo di<br />

sguardo e diverrà un vero deus ex machina<br />

della vicenda; infatti, sarà proprio lei a<br />

colpire a morte l’oramai inerte vampiro,<br />

ponendo fine al malefico anatema.<br />

La sequenza più intrigante è, tuttavia,<br />

esplicitamente metacinematografica e<br />

connessa allo statuto artistico della fabbrica<br />

dei sogni, che il regista ironizza facendo<br />

pronunciare alla sua eroina la frase “se<br />

cercate la cultura, visitate un museo”.<br />

Infine, nonostante il film goda di un cast<br />

stellare, di un budget di milioni di dollari e<br />

si sia accaparrato ben tre oscar, rimane un<br />

semplice blockbuster in cui uno stile trasbordante<br />

cozza con il kitsch più puro, fino<br />

a rasentare il ridicolo.


18<br />

di Giovanni Francola<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

L’ambiente<br />

nell’immaginario collettivo<br />

Spesso e volentieri molte persone sono<br />

convinte che tutelare l’ambiente sia un<br />

compito da delegare ad amministratori<br />

pubblici e politici.<br />

Credo che sia cosa più saggia fare una piccola<br />

analisi di riflessione.<br />

La nostra quotidianità è fatta di pensieri e<br />

di piccole azioni che possono involontariamente<br />

apportare piccoli colpi all’ambiente,<br />

senza neppure rendersi conto prima ancora<br />

che altri decidano per noi.<br />

In una società dove la cultura del tempo e<br />

del profitto è diventata la sola cosa importante<br />

per molti, è facile perdere di vista il<br />

problema ambiente.<br />

Al Pala Panini di Modena, Beppe Grillo inizia il suo spettacolo entrando a bordo del Sunny, lo scooter alimentato<br />

ad energia solare, ideato dal team di ricercatori di Fabrica di Roma di cui fa parte il nostro collaboratore<br />

Giovanni Francola. Sempre a Modena, Giovanni Francola ha incontrato la ricercatrice di fama<br />

mondiale, Dottoressa Antonietta Gatti, per lo studio di una serie di progetti legati all’inquinamento da<br />

polveri sottili.<br />

Proprio in questi giorni, portando avanti<br />

ricerche ambientali, ho avuto la voglia di<br />

andarmi a vedere come questo problema,<br />

o meglio come la natura, era considerata<br />

nella cultura degli Indiani d’America quando<br />

ancora erano liberi nelle loro terre.<br />

Devo dire che quello che più mi ha affascinato<br />

è il fatto di quanto rispetto avessero<br />

nei confronti di tutto il Creato, dalla semplice<br />

roccia all’albero, nel dare dei nomi a<br />

qualsiasi creatura come segno di riconoscimento<br />

e di ammirazione, nel continuo<br />

sentirsi debitori di tutto quello che, dalla<br />

notte dei tempi, la terra offriva loro per<br />

vivere.<br />

Ma poi la mano di altri uomini riuscì ad<br />

imporre loro regole e negazioni, al punto<br />

di sterminarli e ridurli a vivere in piccole<br />

riserve.<br />

A distanza di centinaia di anni da questi<br />

avvenimenti, l’uomo ha trasformato il proprio<br />

ambiente a suo piacimento, senza<br />

fare attenzione alle più banali leggi naturali<br />

e, soprattutto, senza chiedersi se queste<br />

mutazioni avrebbero portato danni<br />

irreversibili.<br />

Nessuno beve più dalle fontane o dalle<br />

acque sorgive perché c’è il pericolo che<br />

siano inquinate. Ma da chi?<br />

Tra le nuove generazione, in pochi sono a<br />

conoscenza dell’importanza nel rispettare<br />

le fasi lunari per la semina o il raccolto.<br />

Infondo la società offre loro prodotti agricoli<br />

già confezionati e acquistabili in ogni<br />

periodo dell’anno.<br />

E’ di notevole rarità trovare ancora che fa<br />

del pane in casa chi, con cura, prepara<br />

marmellate (che non hanno nulla da invidiare<br />

a quelle della grande distribuzione),<br />

ma poi assistiamo ad aventi che ci trovano<br />

impreparati perché abbiamo perso quello<br />

che di più naturale avevamo.<br />

Rituffarsi nel passato non serve a ridisegnare<br />

il nostro ambiente futuro, ma di<br />

certo ci rendiamo conto che la parola<br />

“sostenibile” ha sempre più senso.


della Dott.ssa<br />

Anna Maria Sambuci -<br />

Logopedista<br />

Nello sviluppo del<br />

mondo cognitivo<br />

infantile, la terapia<br />

logopedica stimola<br />

la memoria, la<br />

comprensione e la<br />

produzione del linguaggio,percorrendo<br />

fasi terapeutiche<br />

ben precise.<br />

L’aspetto più<br />

importante è quellolessicale-semantico.<br />

Nell’effettuare il bilancio dell’attività svolta,<br />

soprattutto nel caso dei disturbi più accentuati,<br />

ci siamo rese conto che, pur prendendo<br />

spunto dalle esperienze della vita<br />

del bambino per aiutarlo a sviluppare il linguaggio,<br />

a volte viene trascurato un settore<br />

molto importante: quello delle emozioni<br />

e dei sentimenti.<br />

Ne consegue che il patrimonio lessicale del<br />

soggetto relativo a questo ambito risulta<br />

spesso privo di quegli elementi linguistici<br />

necessari per esprimere adeguatamente<br />

stati d’animo e vissuti emozionali.<br />

Il bambino con disturbi del linguaggio,<br />

infatti, pur provando determinate sensazioni,<br />

non riesce a definirle verbalmente,<br />

in quanto ha difficoltà ad associare la<br />

parola astratta al suo significato.<br />

A seguito del comicato<br />

stampa pubblicato<br />

sull’ultimo numero di<br />

<strong>Campo</strong> de’ Fiori, questa<br />

Associazione rende<br />

noto che nell’ incontro avuto con il<br />

Direttore Generale della ASL di Viterbo,<br />

dott. Aloisio, resosi necessario dalle voci<br />

che circolavano in merito al futuro dell’<br />

ospedale Andosilla, che ci avevano indotto<br />

ad esternare le nostre preoccupazioni e<br />

quelle dei cittadini, ha preso atto delle<br />

assicurazioni fornite dal Dott. Aloisio.<br />

Il Direttore Generale, responsabile della<br />

sanità nella nostra provincia, e quindi della<br />

funzionalità dell’ Andosilla, ci ha assicurato<br />

che il nosocomio civitonico non subirà<br />

alcun declassamento e nessun taglio di<br />

posti letto nei vari reparti.<br />

Il reparto di Nefrologia verrà collegato a<br />

quello di Viterbo per avere una migliore<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 19<br />

CENTRO DI CONSULENZA<br />

Neuropsichiatrica, Psicologica, Logopedica,<br />

Psicopedagogica<br />

Via Tasso 6/A - Civita Castellana (VT)<br />

T. 0761.517522<br />

Cell. 335.6984281-284<br />

www.centroceral.com<br />

info@centroceral.com<br />

Le parole dei sentimenti<br />

COMUNICATO STAMPA<br />

Questo ci ha portato ad iniziare un lavoro<br />

che aiuta il bambino ad arricchire il mondo<br />

delle sue conoscenze e ad imparare ad<br />

esprimere le sue emozioni, usando un linguaggio<br />

competente.<br />

Affrontando i vari sentimenti nelle loro sfumature,<br />

con l’aiuto di vignette e disegni, si<br />

può favorire l’arricchimento lessicalesemantico<br />

e un miglioramento nella composizione<br />

scritta.<br />

Esercizi graduali nel riconoscimento dei<br />

sentimenti opposti favoriscono, attraverso<br />

la contrapposizione, una migliore comprensione<br />

del sentimento stesso.<br />

Il lavoro di riconoscimento lessicale, associazione<br />

dei sostantivi, degli aggettivi corrispondenti<br />

e dell’individuazione dei contrari,<br />

rafforza nel bambino la memoria lessicale<br />

e la coscienza della possibilità di<br />

poter esprimere il sentimento in tutte le<br />

sue sfumature, significati e intensità.<br />

Durante il percorso il bambino deve compiere<br />

una scelta logica tra varie opzioni<br />

proposte, secondo un criterio di causaeffetto.<br />

La drammatizzazione poi ci permette di<br />

esprimere, nelle vesti di qualcun altro,<br />

tutta una gamma di sentimenti che spesso<br />

nascondiamo o evitiamo di comunicare.<br />

La consapevolezza del proprio stato emotivo<br />

è fondamentale per vivere con<br />

coscienza le proprie esperienze. Aiutando<br />

funzionalità, mentre non subirà alcun<br />

declassamento il reparto di Dialisi che continuerà<br />

a funzionare regolarmente.<br />

Il Dott. Aloisio si è impegnato a risolvere il<br />

problema delle liste di attesa per il reparto<br />

di Radiologia e il potenziamento del servizio.<br />

Nello stesso atto azienzale presentato alla<br />

conferenza dei sindaci del territorio, non è<br />

previsto alcun taglio, nè ridimensionamenti<br />

ai vari reparti dell’Andosilla. Per quanto<br />

riguarda la sospensione dei lavori è stato<br />

assicurato che gli stessi riprenderanno a<br />

breve.<br />

A seguito di tutto ciò la nostra<br />

Associazione intende rassicurare i cittadini<br />

che il nostro ospedale continuerà a ricoprire<br />

un ruolo importante nel territorio con l’istituzione<br />

di nuovi servizi e con importanti<br />

nuove attrezzature. .<br />

A tale proposito comunichiamo che il ser-<br />

i bambini a dare un nome alle proprie<br />

emozioni, si aiutano ad usare la mente a<br />

servizio del cuore per garantire un maggiore<br />

benessere.<br />

vizio di Cardiologia è stato potenziato con<br />

un cicloergometro, un tappeto rotante<br />

elettronico per gli esami cardiologici sotto<br />

sforzo e un elettrocardiografo, con il contributo<br />

della Ceramica GALASSIA. Inoltre,<br />

a breve, entrerà in funzione un ecografo<br />

quadridimensionale di ultima generazione<br />

per il reparto di Ginecologia, acquistato<br />

con il contributo della Regione Lazio e<br />

della Ditta COLAVENE, che consentirà alla<br />

struttura di collocarsi in una posizione di<br />

avanguardia. Nello stesso reparto di<br />

Ginecologia verranno, quanto prima,<br />

installati condizionatori e televisori per<br />

migliorare la degenza delle persone ricoverate<br />

e degli operatori. Comunque la nostra<br />

Associazione, continuerà a seguire le<br />

vicende del nostro ospedale e trovare<br />

nuove risorse per il suo potenziamento.<br />

Civita Castellana lì 18.06.2007<br />

L’ Associazione Onlus<br />

Una mano al tuo ospedale


Separare la luce utile<br />

da quella dannosa<br />

E’ possibile con le lenti polarizzanti<br />

Non sempre la luce aiuta a vedere meglio. Una illuminazione troppo intensa,<br />

in alcune occasioni, può produrre più fastidio che utilità.<br />

Lo abbiamo sperimentato quando vogliamo vedere all’interno della vetrina di<br />

un negozio e l’immagine riflessa non ci permette di vedere bene, o quando,<br />

guidando, siamo distratti dai riflessi sul parabrezza e dalla luce che si riflette<br />

sul manto stradale.<br />

La luce fastidiosa, però, è in qualche modo “separabile” dall’altra.<br />

Quando viene emessa, la radiazione luminosa è caotica, ossia il raggio luminoso<br />

oscilla in tutte le direzioni; quando invece viene riflessa da superfici non<br />

metalliche, la luce si polarizza orizzontalmente.<br />

Gli occhiali con lenti polarizzanti bloccano la luce “cattiva”, ossia i riflessi che<br />

danno tanto fastidio durante la giornata, lasciando passare la luce “naturale”,<br />

quella che ci aiuta a vedere bene.<br />

I vantaggi di una lente polarizzante rispetto<br />

ad una comune lente colorata?<br />

.Aumento del contrasto visivo in città e nelle attività all’aria aperta<br />

.Miglioramento della percezione dei colori<br />

.Protezione al 100% dai raggi ultravioletti dannosi<br />

.Maggior comfort visivo<br />

.Minor affaticamento e più prontezza nella guida, grazie alla netta riduzione dei<br />

riflessi del manto stradale e di immagini parassite sul parabrezza..<br />

La lente polarizzata, in poche parole, fa vedere con maggior contrasto e con<br />

maggior comfort soprattutto in condizioni “critiche” ed è l’alleato ideale di chi<br />

guida o fa sport all’aria aperta, ma anche di chi mostra troppa sensibilità alla<br />

luce solare. Chiunque, con queste lenti, può apprezzare una qualità di visione<br />

davvero superiore.<br />

Quando la luce naturale (onde oscillanti in tutte le direzioni) colpisce una superficie riflettente<br />

in un determinato angolo, si polarizza (le onde oscillano orizzontalmente).<br />

La luce polarizzata orizzontalmente provoca un effetto di abbagliamento da riverbero.<br />

Il filtro polarizzante contiene dei cristalli di iodio, allineati in file verticali parallele che bloccano<br />

la luce orizzontale, eliminandone i riflessi intensi.<br />

Viterbo - Roma - Civita Castellana<br />

Vallerano - Porto D’Ascoli<br />

www.lisi-bartolomei.com<br />

Ad ogni età gli occhi sono sensibili<br />

e vulnerabili alla luce.<br />

Per preservare il loro benessere, Essilor propone<br />

una gamma completa di lenti correttive solari<br />

tra le quali trovare la soluzione più idonea<br />

alle proprie necessità.


<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Anche l’occhio<br />

vuole la sua parte<br />

Il giorno 9 Giugno, presso l’Hotel Aldero di Civita Castellana, si è tenuto un corso interdisciplinare sul paziente oculistico.<br />

Il direttore, Dott. Renzo Ceccarelli, coadiuvato dai dottori E. Manuela Tomasello, A. Tasciotti, G. Conticelli e S. Luongo, e con l’ausilio di<br />

diversi specialisti intervenuti, quali i dottori Domenico Callea, Alessandro Masella, Laura Voccia, Francesco Bozzoni, Lorenzo Gionfra,<br />

Patrizia Palmieri, Donato Di Donato, Angela Del Prete ed il signor Gianni Piergentili, ha trattato ampliamente tutti i temi della materia.<br />

L’evento ha riscosso un ampio interesse oltre un lodevole successo, come, d’altronde, ci si aspettava.<br />

L’equipe del dottor Ceccarelli ha fatto, con l’occasione, il punto sulla situazione del suo operato presso il Centro Chirurgico Oculistico<br />

dell’Ospedale Andosilla di Civita Castellana, manifestando piena soddisfazione.<br />

Dall’inizio di quest’anno alla data del 9 Giugno, sono già stati effettuati oltre 200 interventi e la lista di attesa si allunga di giorno in giorno.<br />

Anche l’ambulatorio oculistico di Vignanello, recentemente inaugurato, sta ottenendo risultati insospettati.<br />

Ci complimentiamo volentieri con questa bella realtà.<br />

Dott.ssa E. Manuela Tomasello e Dott. Renzo Ceccarelli<br />

a sinistra<br />

la Dott.ssa<br />

Tomasello al lavoro<br />

con un paziente<br />

a destra<br />

l’equipe al lavoro<br />

Il Dott. Renzo Ceccarelli durante il corso<br />

tenuto il 9 Giugno<br />

21


22<br />

di Ermelinda Benedetti<br />

<strong>foto</strong> <strong>Mauro</strong> <strong>Topini</strong><br />

... continua dal<br />

n. 38<br />

ITINERARIO<br />

TURISTICO Orte è<br />

una delle cittadine<br />

più ricche di storia e<br />

di arte di tutto il<br />

viterbese.<br />

Tra i resti più antichi,<br />

il famoso porto di<br />

Seripola, sul fiume<br />

Tevere, che, costruito<br />

nel V-VI secolo<br />

a.C., ebbe vita fino al XII-XIII secolo, divenendo<br />

dal 1000 dipendenza farfense. Le<br />

dimensioni delle strutture portuali stanno a<br />

dimostrare l’importanza del sito, che comprende<br />

le tracce di un centro residenziale,<br />

ove ancor oggi si possono ammirare segni di<br />

abitazioni, botteghe, terme e sono visibili le<br />

scannellature dei passaggi dei carri sulle<br />

strade, pavimentate con lastroni di pietra.<br />

Pregevoli sono anche i pavimenti a mosaico,<br />

un sistema attrezzato di rete fognaria e un<br />

pozzo profondo circa 30 metri. Molto interessante<br />

é una condotta in terracotta per convogliare<br />

una fonte di acqua verso le abitazioni<br />

e in una grandiosa fontana in peperino,<br />

destinata al pubblico. Il sistema di riscaldamento<br />

del pavimento delle terme rappresenta<br />

una delle più straordinarie scoperte: una<br />

tubatura sotterranea, composta da mattoni<br />

con marchio di fabbrica, era percorsa da<br />

acqua bollente per alimentare il calidarium<br />

termale. Nel II secolo a.C. venne costruito<br />

quello che può essere considerato uno dei<br />

primi ponti sul Tevere a Nord di Roma, il<br />

Ponte di Augusto, a cinque archi con torri,<br />

in sostituzione del preesistente ponte in<br />

legno dell’epoca di Pompeo Magno. Oggi<br />

rimangono solamente tre piloni monchi, poiché<br />

venne distrutto da una grande piena nel<br />

1524. Lungo le pareti del masso tufaceo,<br />

furono scavate, inoltre, ampie grotte nel vivo<br />

della rupe per farne una necropoli e di cui,<br />

ancor oggi, è possibile vedere dei colombari.<br />

La fontana Ipogea è anch’essa di epoca<br />

romana, in quanto è da considerarsi il terminale<br />

dell’antico acquedotto, e venne ancora<br />

sfruttata per molti secoli dopo, tanto che<br />

sono ancora visibili i segni lasciati sulle pietre<br />

del vascone dalle brocche delle donne, che<br />

andavano ad attingere acqua. Un custode,<br />

incaricato dai priori,<br />

aveva il compito<br />

di pulirla<br />

S.Biagio<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Orte<br />

S.Maria Assunta<br />

ed prirla, infliggendo pene severe a chi avesse<br />

osato sporcarla. Le forme attuali le sono<br />

state conferite nel ‘600. Tracce romane sono<br />

presenti anche nella centralissima Piazza<br />

della Libertà, anticamente il tipico Foro<br />

romano, poi chiamata Platea Sancte Marie e,<br />

dopo L’Unità d’Italia, Piazza Vittorio<br />

Emanuele. In essa sfociano le sette strade<br />

provenienti dalle sette contrade e sul punto<br />

d’accesso vi sono delle catene, che, già nel<br />

1400, avevano funzione di carattere giuridico.<br />

Per quanto riguarda gli edifici di carattere<br />

religioso, Orte conta diverse chiese, sparse<br />

su tutto il suo territorio. La principale è la<br />

Cattedrale di Santa Maria Assunta, risalente<br />

al IX secolo, modellata sull’antica<br />

Basilica Costantiniana di San Pietro in Roma.<br />

I danni irreparabili, causati dal tempo, e le<br />

esigenza di una popolazione che cresceva a<br />

vista d’occhio, portarono al suo restauro ed<br />

ampliamento nella prima metà del Trecento<br />

e ad uno successivo nella seconda metà del<br />

Cinquecento, per poi arrivare alla decisione,<br />

seppur sofferta, di demolirla e costruirne una<br />

completamente nuova. Questa fu terminata<br />

nel 1721, sotto il Pontificato di Innocenzo<br />

XIII, dopo un ventennio di lunghi lavori, portati<br />

avanti dagli architetti Castrachini e<br />

Bizzacchero. Aperta al culto e consacrata dal<br />

Vescovo Giovanni Franceso Tenderini, nello<br />

stesso anno fu realizzato il<br />

lineare coro in noce con<br />

venti scalini, su<br />

disegno di Padre<br />

Girolamo da<br />

Mestretta, che<br />

realizzò anche<br />

i disegni dei<br />

coretti e<br />

delle mostre<br />

degli<br />

organi,<br />

mentre la<br />

balaustra di<br />

marmo, che<br />

delimita l’abside<br />

dell’altare maggiore,<br />

fu donata dal<br />

Cardinale Ferdinando<br />

Le guide di C<br />

Nuzzi, di origine ortana. Posteriore è la facciata,<br />

di stampo barocco, i cui lavori furono<br />

iniziati nel 1898 e terminati tre anni dopo,<br />

conferendo alla Chiesa l’aspetto attuale.<br />

Al suo interno sono conservate le<br />

reliquie dei santi martiri compatroni<br />

e una pala d’altare, datata 1752 e<br />

realizzata per mano di Giuseppe<br />

Bottani, raffigurante la Madonna<br />

in gloria con gli otto santi martiri.<br />

La chiesa di San Pietro era originariamente<br />

addossata alla Rocca<br />

e quando, nel 1431, quest’ultima fu<br />

demolita, la chiesa venne distrutta con<br />

essa. Il nuovo edificio sacro dedicato a San<br />

Pietro fu costruito nel luogo dove si trova tutt’oggi,<br />

ed è da datare, dunque, alla prima<br />

metà del XV secolo, benché furono i successivi<br />

restauri del XVII e XVIII secolo a donargli<br />

l’attuale e definitivo aspetto. Conserva al<br />

suo interno una lapide in memoria del vescovo<br />

Leone e la pietra tombale della famiglia<br />

Leoncini. La chiesa di San Biagio, realizzata<br />

nel 1253, era originariamente romanica.<br />

Un atto notarile del 2 febbraio del 1291 attesta<br />

che la chiesa era una collegiata retta da<br />

un suo priore, affiancato da alcuni canonici.<br />

Circondata da giardini, torre e chiostro,<br />

aveva un pavimento a mosaico. Nel 1352 la<br />

chiesa e le case che la circondavano furono<br />

date in Commenda all’Ospedale romano di<br />

Santo Spirito in Saxia, il quale li trasformò in<br />

un collegio per l’assistenza agli infermi e ai<br />

bambini abbandonati. Nel 1613 questo fu<br />

chiuso e la chiesa, con tutti i suoi beni, fu<br />

assegnata alla Congregazione dell’ Annunziata,<br />

a condizione che sopra il portale d’ingresso<br />

venissero collocati la doppia croce di<br />

Lorena e lo stemma dell’ospedale romano, e<br />

sopra l’altare la colomba raggiante, simbolo<br />

dello Spirito Santo. Dopo essere stata<br />

distrutta da un grave incendio avvenuto nel<br />

1754, la chiesa fu ricostruita tre anni dopo,<br />

secondo l’assetto attuale, ad unica navata,<br />

nonostante della precedente costruzione<br />

siano visibili il muro di destra e l’abside. Il<br />

destino volle che nel 1986 un secondo incendio<br />

danneggiasse l’interno della chiesa,<br />

riaperta al culto dopo soli due anni, grazie ai<br />

lavori immediati di giovani volontari. La<br />

chiesa di San Francesco era originariamente<br />

dedicata a Sant’Angelo ed era in stile<br />

romanico, con qualche accenno gotico, stando<br />

alla cripta rinvenuta negli anni Ottanta,<br />

che si riempì di macerie quando, nel 1695, fu<br />

demolita la parte superiore per costruire l’attuale<br />

edificio barocco, a navata unica.<br />

All’inizio del XIX secolo, subì un cambiamento,<br />

a seguito dell’arrivo della Compagnia<br />

della Misericordia, che tolse dall’altare maggiore<br />

il San Francesco per posizionarvi il seicentesco<br />

quadro della Madonna della<br />

Misericordia. La piazza di San Francesco<br />

ospitava, inoltre, una chiesa dedicata ai Santi<br />

Maurizio e Marciano, esistente già nel 1238,


<strong>Campo</strong> de’ fiori 23<br />

ampo de ’ fiori<br />

Palazzo Alberti<br />

sita dove si trova attualmente il giardino di<br />

Palazzo Manni. Nel 1441 venne affidata ai<br />

frati francescani del vicino convento, che, a<br />

loro volta, la consegnarono alla Misericordia.<br />

Ancora in piedi nel 1816, oggi é appena visibile<br />

il muro di cinta e alcuni resti delle antiche<br />

colonne. Eretta tra la chiesa di Santa<br />

Croce, chiamata in realtà chiesa del<br />

Crocifisso, la più antica del complesso e alla<br />

quale era annesso l’ospedale dei<br />

Convalescenti, e l’ex Palazzo della Comunità,<br />

la cui torretta della porta d’ingresso, che<br />

mantiene ancor oggi lo stemma, fu trasformata<br />

in campanile, per opera dei Padri<br />

Agostiniani, presenti ad Orte già dal 1278, è<br />

la chiesa di Sant’Agostino, in funzione dal<br />

1335. Tracce di affreschi rinascimentali sono<br />

presenti sulle sue pareti. Di notevole pregio è<br />

un crocifisso ligneo del Quattrocento e l’altare<br />

della Madonna del Rosario, realizzata nel<br />

1571 per mano del pittore Giorgio da Orte. Di<br />

particolare importanza anche l’altare della<br />

Cappella di Sant’Egidio, opera dell’architetto<br />

Veramici, anche lui ortano. Nel 1479 l’originaria<br />

chiesa di san Gregorio, databile,<br />

secondo la lastra di peperino in basso a<br />

destra sulla facciata, al IX secolo, crollò e fu<br />

ricostruita sulle sue stesse fondamenta. La<br />

chiesa e il monastero di Santa Maria di<br />

Loreto furono costruiti nel 1641, per volontà<br />

delle ultime due sorelle della prestigiosa<br />

famiglia Roberteschi. Sita nell’area<br />

dell’Ospedale dei raccomandati, la chiesa è<br />

tott’ora in funzione, mentre il monastero<br />

venne smesso al tempo di Napoleone.<br />

Frequentato un tempo da eremiti, il<br />

Santuario della Santissima Trinità ospitò<br />

San Bernardino di Siena nel 1426, che<br />

diede il nome al monte sul quale si erge.<br />

Scavato nel tufo, su una collina di fronte alla<br />

cittadina di Orte, conserva al suo interno<br />

affreschi risalenti al<br />

XIV e XV secolo, tra<br />

cui un dipinto della<br />

Madonna, donato<br />

alla città dall’autore<br />

Taddeo di Bartolo.<br />

Ivi venne poi<br />

costruito un Convento,<br />

oggi abbandonato,<br />

al contrario<br />

della chiesa, che tuttavia<br />

viene aperta<br />

soltanto in caso si<br />

festività solenni.<br />

Altro santuario è<br />

quello di Santa Maria<br />

delle Grazie,<br />

costruito nel 1521<br />

su una piccola cappella,<br />

esistente lì già<br />

da circa quattrocento<br />

anni. Nel 1579 fu<br />

affiancato il monastero<br />

dei padri<br />

Gerolimini, che divenne seminario e che fu<br />

ceduto alle monache Benedettine nel 1957.<br />

Orte è inoltre provvista di tre Musei. Il<br />

Museo Diocesano e d’Arte Sacra ha sede<br />

presso l’antica chiesa di San Silvesrto, il più<br />

vecchio edificio di tutta la città (metà dell’XI<br />

secolo), al centro dell’abitato. Alcuni ritrovamenti<br />

provengono da chiese locali giudicate<br />

non idonee per la loro conservazione. Tra di<br />

essi va sicuramente menzionato il prezioso<br />

frammento di mosaico della Madonna<br />

Bizantina, riconducibile, addirittura, al 705-<br />

707, dell’oratorio di Giovanni VII in San<br />

Pietro. Le tavole con fondo dorato del XII-XVI<br />

secolo testimoniano che pittori di scuola altolaziale,<br />

ma anche senese e umbra, lavorarono<br />

per diverso tempo a Orte. Altro oggetto<br />

degno di menzione è la Croce reliquiario di<br />

Vannuccio di Viva da Siena, firmata e datata<br />

1352. Il Museo delle Confraternite<br />

Riunite di Orte, invece, si trova nella sacrestia<br />

della chiesa di Santa Croce e conserva<br />

una bara del Cristo morto risalente al 1625 e<br />

altri suppellettili utilizzati, ancora, per la<br />

solenne processione del Venerdì Santo. Il<br />

Museo Civico Archeologico Comunale,<br />

infine, si trova nell’antica chiesa di<br />

Sant’Antonio e al suo interno sono esposti<br />

rinvenimenti degli scavi archeologici del territorio<br />

di Orte.<br />

Passeggiando per il centro si possono ammirare<br />

numerosi palazzi di importanti famiglie<br />

ortane, ben conservati. Palazzo Alberti<br />

alla Rocca fu eretto sulle rovine della stessa<br />

Rocca, costruita dal marchese Pietro, fratello<br />

di Papa Giovanni X (914-928), in seguito<br />

ad una fuga da Roma. La sua posizione<br />

era inaccessibile, poiché si erigeva su una<br />

rupe scoscesa ma fu occupata dagli Ungari,<br />

che la fecero diventare, per gli ortani, il simbolo<br />

della tirannia, spingendoli, così, ad una<br />

prima distruzione, non appena gli invasori se<br />

ne andarono. Venne ricostruita per opera del<br />

Cardinale Albornoz, che aveva il compito di<br />

restaurare il potere pontificio negli stati della<br />

Chiesa. Dopo lo Scisma d’Occidente, nel<br />

1417, Martino V la assegnò al nipote Antonio<br />

Colonna. Ma quattro anni dopo, alla morte<br />

del Pontefice, i cittadini, infuriati, la distrussero<br />

definitivamente. Verso la fine del XVI<br />

secolo, parte di quel territorio venne acquistato<br />

dalla famiglia Alberti di Arezzo, che vi<br />

costruirono, tra il 1598 e il1602, uno dei cinque<br />

propri palazzi della città. Dell’antica<br />

Rocca, infatti, rimangono solamente i sotterranei<br />

e l’ampio piazzale. La facciata è classicheggiante,<br />

con linee severe ed eleganti e in<br />

una sala, al piano nobile, sono ancora visibili<br />

affreschi del XVII-XVIII secolo. Della stessa<br />

famiglia era una residenza estiva piuttosto<br />

vasta, terminata di costruire nel 1701, chiamata<br />

Casino degli Alberti, dove si possono<br />

ancora ammirare ritratti dei più importanti<br />

personaggi della famiglia. Il Palazzo<br />

Comunale è già attestato a partire dal 1295<br />

e si affaccia sulla piazza di Santa Maria, dove<br />

sfociano le strade delle sette contrade. Sulla<br />

facciata sono distinguibili lo stemma di Papa<br />

Clemente VII Medici sulla destra, quello di<br />

Paolo III Farnese a sinistra e al centro, sopra<br />

il vecchio portale d’ingresso, l’antico stemma<br />

della città di Orte, costituito dal ponte a cinque<br />

arcate, sormontato dalle chiavi pontificie.<br />

Sulla destra della sede comunale, sorse,<br />

nei primi anni del XVII secolo, il Palazzo<br />

dell’orologio, denominato inizialmente<br />

Palazzo del Podestà. Sul lato sinistro della<br />

piazza, botteghe di artigiani e notai popolavano<br />

i portici, sostenuti da robuste colonne e<br />

capitelli romanici, affiancati dal Palazzo<br />

Neri-Roberti, già esistente nel 1305. Il<br />

Palazzo Roberteschi, il cui nucleo originario<br />

risale al XII secolo, subì ristrutturazioni<br />

tra il ‘400 e il ‘500, che gli conferirono le<br />

attuali forme rinascimentali. Il Palazzo<br />

Nuzzi fu eretto agli inizi del Settecento dal<br />

Cardinale ortano Ferdinando Nuzzi, Prefetto<br />

dell’Annona e Vescovo di Orvieto, su progetto<br />

dell’architetto Carlo Fontana. Con alcune<br />

sale ancora affrescate, a partire dall’Unità<br />

d’Italia divenne sede comunale. La casa di<br />

Giuda ha la classica struttura medievale e<br />

deve il suo nome al proprietario, un traditore<br />

della comunità, al quale vennero confiscati i<br />

beni. In seguito a lavori di consolidamento<br />

della rupe è stata scoperta una rete sotterranea<br />

di cunicoli, scavati nel tufo, formata<br />

da una galleria principale, da cui si<br />

dipartono una serie di diramazioni laterali.<br />

S. Silvestro


<strong>Campo</strong> de’ fiori 25<br />

Sassacci: Concerto dell’orchestra “Le Metamorfosi Musicali”<br />

in memoria di Giovanni Colamedici<br />

Giovanni Colamedici<br />

di Veronica Sorato<br />

Tutto è iniziato nell’Aprile 2004, quando in<br />

occasione del secondo concerto della solidarietà,<br />

promosso dal LIONS CLUB Falerii<br />

Veteres di Civita Castellana, Enrico<br />

Mazzoni (pianista) e Alberto Poli (violinista)<br />

decidono di chiamare intorno a sé una<br />

decina di amici musicisti per partecipare a<br />

questa lodevole iniziativa.<br />

Già durante le prove il feeling, non solo<br />

musicale, tra i componenti di questa neonata<br />

formazione, sarà sorprendente e troverà<br />

conferma, poi, nel successo di pubblico<br />

riscontrato al concerto che si è svolto<br />

nel Duomo di Civita Castellana il<br />

24.04.2004.<br />

Quella sera, inoltre, era presente al concerto<br />

il Maestro Giusto Cappone (violista<br />

nella Filarmonica di Berlino diretta da H.<br />

Von Karajan) che apprezzò molto il concerto<br />

e, dall’alto della sua esperienza,<br />

incoraggiò Alberto e Enrico ad intraprendere<br />

un cammino artistico con quel gruppo,<br />

offrendo la sua supervisione artistica e<br />

i suoi consigli per i quali l’orchestra tutta<br />

non smetterà mai di ringraziarlo, anche<br />

adesso che non è più tra noi.<br />

Si faceva strada, così, l’idea che quel giorno<br />

era germogliato qualcosa di speciale e,<br />

soprattutto, nulla di forzato.<br />

Insomma tutti sentivano che non poteva e<br />

non doveva finire lì, tutto il gruppo aveva<br />

una grande voglia di suonare ancora!<br />

E’ a questo punto che diventa cruciale la<br />

collaborazione con la famiglia Giovanni<br />

Colamedici.<br />

Enrico propone a Laura Colamedici e ai<br />

fratelli Adriana e Gianfranco un concerto in<br />

memoria del padre Giovanni (meglio cono-<br />

Da esperimento a evento irrinunciabile<br />

L’orchestra “Le Metamorfosi Musicali” con la famiglia Giovanni Colamedici<br />

sciuto come Gianni) da svolgersi a<br />

Sassacci nella chiesa San Luigi Gonzaga, in<br />

occasione dei festeggiamenti patronali.<br />

L’idea piace molto a Laura e a tutta la<br />

famiglia, soprattutto perché l’evento si<br />

svolge nella stessa chiesa dove tutta la<br />

comunità sassaccese e non solo, il 26<br />

Giugno 2001, si strinse attorno a loro nell’estremo<br />

saluto a Gianni e, poi, perché un<br />

concerto di musica “colta” a Sassacci,<br />

sarebbe stata un’iniziativa nuova, insolita<br />

e forse anche rischiosa… insomma una iniziativa<br />

degna del migliore imprenditore!<br />

Quale modo migliore, allora, per ricordare<br />

un imprenditore come Gianni?<br />

Il concerto si svolge il 17 Giugno 2004, il<br />

successo di pubblico è tanto grande quanto<br />

inaspettato, la scommessa è vinta, l’esperimento<br />

è riuscito tanto che la famiglia<br />

Colamedici, unitamente al parroco, Mons.<br />

Don Carlo Crucianelli, decide che questo<br />

deve diventare un appuntamento fisso collocato<br />

ad apertura dei festeggiamenti<br />

patronali.<br />

E’ cosi che quest’anno<br />

il concerto<br />

è giunto<br />

alla sua quarta<br />

edizione e ha<br />

confermato,<br />

negli anni, il<br />

gradimento da<br />

parte del pubblico.<br />

Anche<br />

per le “MetamorfosiMusicali”<br />

questo<br />

concerto, nell’arco<br />

dell’anno,<br />

rappresenta<br />

una data im-<br />

Il Maestro Giusto Cappone<br />

con Alberto Poli e<br />

Enrico Mazzoni<br />

portantissima, in questa occasione, infatti,<br />

l’orchestra instaura proficui rapporti con<br />

direttori, cori e solisti di chiara fama.<br />

Ricordiamo le collaborazioni con la Corale<br />

Polifonica “Santa Maria Maggiore”, con i<br />

direttori Maestro Piero Caraba, Maestro<br />

Antonio D’Antò e con i solisti Vladimiro<br />

Vagnetti (oboe) e, nell’ultima edizione, con<br />

la flautista romana Giuseppina Ledda.<br />

Possiamo dire che la famiglia Giovanni<br />

Colamedici ha tenuto a battesimo questa<br />

orchestra e ha dato il “la” all’attività concertistica<br />

delle Metamorfosi che ogni anno<br />

si fa sempre più densa.<br />

Enrico e Alberto, in qualità di fondatori e<br />

direttori artistici dell’orchestra, desiderano<br />

ringraziare la famiglia Giovanni<br />

Colamedici e saranno sempre onorati di<br />

ricordare, attraverso la loro arte, una persona<br />

che ha contribuito in maniera rilevante<br />

allo sviluppo industriale ed economico<br />

del territorio di Civita Castellana, dedicando<br />

tutta la sua vita al lavoro.


<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

La rubrica dei perchè<br />

di Arnaldo Ricci<br />

Come tutti sappiamo, i treni corrono su<br />

binari metallici, posizionati sopra una base<br />

detta massicciata, costruita rispettando<br />

certi principi fisici che non è il caso di citare<br />

perché già trattato in articoli precedenti.<br />

Ebbene, i binari sono metallici e come<br />

tali sono soggetti a tutte le leggi della fisica<br />

dei metalli. Una di queste leggi riguarda<br />

la dilatazione termica lineare dei metalli<br />

(esiste anche quella volumetrica) enunciando<br />

che essa è tale, da essere direttamente<br />

proporzionale al campo di variazione<br />

della temperatura, alla lunghezza del<br />

solido considerato nonché ad un coefficiente<br />

numerico fisso proprio, del materiale<br />

metallico considerato.<br />

Tenendo presente la legge sopracitata, se<br />

non si adottassero particolari accorgimenti,<br />

i binari subirebbero una tale deformazione<br />

(specialmente in estate) che renderebbe<br />

pericoloso il transito dei treni.<br />

I principali accorgimenti attualmente adot-<br />

Perchè i binari dei treni<br />

vengono dipinti di bianco?<br />

tati (ne esistono anche altri) sono i<br />

seguenti:<br />

- utilizzare leghe di fusione che abbassano<br />

il coefficiente di dilatazione termica<br />

nella realizzazione dei metalli per binari.<br />

- lasciare degli spazi vuoti fra una sezione<br />

di binario e quello consecutivo.<br />

- dipingere i binari con una vernice di<br />

colore bianco, quando inizia la stagione<br />

calda, per riflettere il più possibile i raggi<br />

solari e di conseguenza abbassare la temperatura<br />

che gioca un ruolo fondamentale<br />

nella dilatazione lineare.<br />

Quando adesso vediamo i binari dipinti di<br />

bianco, sappiamo il perché.<br />

Buone vacanze a tutti e arrivederci al prossimo<br />

perché.<br />

Vita Cittadina<br />

Le partecipanti al concorso Miss Italia che hanno passato le selezioni<br />

provinciali a Manziana. 1° classificata Marta Moriggi di Roma, 2° classificata<br />

Eleonora Martino di Roma, 3° classificata Morena Starace di Roma,<br />

4°classificata Martina Pinti di Latina, 5°classificata Michela Di Francesco di<br />

Roma, 6°classificata Michela Giustini di Roma (<strong>foto</strong> M.<strong>Topini</strong>)<br />

27<br />

Saggio di fine anno<br />

alla Scuola<br />

Elementare Don<br />

Bosco di Civita<br />

Castellana<br />

(<strong>foto</strong> M.<strong>Topini</strong>)


28<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Come eravamo<br />

Ivan Rossi, morire da eroe con la musica nel cuore<br />

E’ ormai passato un<br />

mese: giornalisti,<br />

di Alessandro Soli<br />

telecronisti, telegiornali,<br />

ti hanno fatto<br />

conoscere a tutti,<br />

per il tuo eroico<br />

gesto sulla spiaggia<br />

di Noto, quando salvasti<br />

dei bagnanti in<br />

difficoltà sacrificando<br />

la tua vita.<br />

Anch’io, che non ti<br />

vedevo da tanti<br />

anni, voglio testimoniare in questo particolare<br />

“Come eravamo” le tue doti umane ed<br />

artistiche. Ti ricordi Ivan, quando ad appena<br />

nove anni frequentavi il corso di pianoforte<br />

presso il “Circolo culturale E. Medi”,<br />

qui a Civita Castellana? Arrivavi puntuale e<br />

preciso, col quaderno sottobraccio, accompagnato<br />

da mamma Rita, orgogliosa,<br />

come tutte le mamme, di questo “genietto”,<br />

che amava la musica e il canto più di<br />

tutti gli altri giochi. Ti ricordi, quando ai<br />

Sassacci, durante i festeggiamenti per la<br />

festa di San Luigi, partecipavi con succes-<br />

Ivan Rossi, a destra, con un dei suoi tanti amici<br />

Centro culturale Enrico Medi - 29.06.1987 saggio di pianoforte<br />

Ivan Rossi, secondo in basso da destra<br />

so all’ Usignolo d’Argento, il nostrano<br />

Zecchino d’Oro, ed eseguivi, tra gli applausi,<br />

pezzi di gente famosa come Massimo<br />

Ranieri?<br />

Ti ho sempre ammirato, anche con un pizzico<br />

di invidia, perché a differenza di mio<br />

figlio, tuo compagno di corso, tu hai continuato<br />

lo studio del pianoforte, era evidente<br />

che avevi la musica nel sangue. Non<br />

sapevo del tuo nuovo lavoro di animatore<br />

turistico, un lavoro ambito da moltissimi<br />

giovani, perché si ha l’opportunità di conoscere<br />

tanti luoghi e tanta gente che conta,<br />

e perché no, diventare magari come<br />

Fiorello (che ti ha ricordato nella sua trasmissione<br />

radiofonica). Era il realizzarsi dei<br />

tuoi sogni, tutti insieme: il cantare , il suonare,<br />

lo stare in mezzo a gente che si<br />

diverte, sempre allegra, e spensierata,<br />

come lo eri tu durante il carnevale civitonico.<br />

Il mio più grosso rammarico, caro Ivan,<br />

è quello di non averti più incontrato,<br />

avremmo parlato di te, soprattutto di te,<br />

che gli studi avevano salvato dal lavoro in<br />

fabbrica, destino di tanti tuoi coetanei,<br />

della tua scelta di vivere una nuova avventura.<br />

Ti ricordi Ivan, quando ai primi saggi<br />

di fine anno, là, al circolo “Enrico Medi”, io,<br />

presentatore per l’occasione, annunciavo<br />

la tua piccola esibizione e tu, come tutti gli<br />

allievi, emozionato e titubante, sedevi al<br />

pianoforte, mai così lungo e grande da<br />

nasconderti quasi completamente? La tua<br />

insegnante era lì, pronta ad intervenire ad<br />

ogni tua incertezza; poi alla fine l’applauso<br />

di tutti, di mamma Rita e papà Vittorio, di<br />

Don Mario e di tutti i presenti. Applausi:<br />

piccolo, grande, sonoro riconoscimento,<br />

che viene da sempre tributato ad artisti,<br />

atleti ed eroi, e tu Ivan ne hai ricevuti<br />

tanti, perché sei stato un artista, un atleta,<br />

un eroe! Ciao Ivan.<br />

Personaggio misterioso<br />

Di lato è riportata la <strong>foto</strong><br />

deformata di un famoso<br />

personaggio del mondo<br />

dello spettacolo. Sai dire<br />

di chi si tratta?<br />

I primi tre che indovineranno<br />

e si recheranno<br />

presso la redazione, riceveranno<br />

un simpatico<br />

omaggio offerto dal<br />

Centro Parati Selli.


CIVITONICI ILLUSTRI<br />

Lo scultore civitonico FRANCO GRADAS-<br />

SAI, artista di notevole valore e spessore<br />

culturale, presenza artistica discreta ed<br />

appartata, nasce a Civita Castellana nel<br />

1939.<br />

Compie gli studi artistici a Roma presso il<br />

Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti di<br />

Via Ripetta.<br />

E’ l’autore celebrato e conosciuto di alcune<br />

importanti opere conservate a Civita<br />

Castellana: il Busto di Enrico Minio, collocato<br />

nel Palazzo Comunale, il monumento<br />

al Bersagliere in località San Giovanni e la<br />

statua di San Lorenzo Martire in via Attilio<br />

Bonanni, posta nell’area antistante la chiesa<br />

omonima.<br />

Nel Busto celebrativo di Enrico MINIO,<br />

sindaco di Civita Castellana dal 1948 al<br />

1963 e Senatore della Repubblica Italiana,<br />

lo scultore attraverso l’uso sapiente dei<br />

volumi e della luce, crea un’opera scultorea<br />

dove la perfetta descrizione anatomica<br />

dei caratteri principali del volto e della<br />

figura si combina ad un uso sapiente del<br />

materiale lapideo.<br />

E’ un volume<br />

possente e<br />

dinamico<br />

dove nella<br />

perfetta<br />

levigatura<br />

delle superfici,<br />

la luce<br />

penetra all’interno<br />

dei piani<br />

incurvati<br />

quasi<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 31<br />

FRANCO GRADASSAI<br />

di Enea Cisbani<br />

penetrando la superficie cristallina del<br />

marmo nero.<br />

La perfetta forma geometrica<br />

della figura è necessaria<br />

anche in rapporto al concetto:<br />

non vuole descrivere di<br />

fantasia Enrico Minio<br />

ricorrendo a<br />

forme irreali<br />

quasi caricaturali,<br />

ma conferirgli<br />

una forma e una<br />

sostanza simbolica<br />

ed emblematica<br />

al tempo stesso.<br />

Una statua come<br />

nei tempi antichi,<br />

tesa ad insegnare<br />

le virtù morali e<br />

politiche del personaggio.<br />

Nel Monumento al Bersagliere in località<br />

San Giovanni, Gradassai non ricorre a<br />

forme consuete, ma all’uso sapiente di<br />

forme geometriche che nella loro intensa<br />

frammentazione e concatenazione esprimono<br />

la drammaticità di un evento storico<br />

e la tragedia di una generazione scomparsa<br />

tragicamente nel secondo conflitto<br />

Mondiale.<br />

Nel Monumento a San Lorenzo in via<br />

Bonanni, pone il Santo e le figure adoranti<br />

su di un alto basamento e nell’area antistante<br />

la chiesa, al fine di accentuare la<br />

visione scenografica del monumento stesso.<br />

Le figure del Santo e degli adoranti non<br />

sono descritte nei loro dettagli anatomici,<br />

ma rese plastiche e possenti attraverso<br />

volumi geometrici netti e perfettamente<br />

levigati, in una perfetta mediazione tra<br />

spazio terreno e religioso.<br />

La luce viene raccolta dai volumi e dagli<br />

spazi ben modellati ad accentuare il simbolismo<br />

evidente nella composizione religiosa<br />

Le opere civitoniche di Gradassai, ampiamente<br />

studiate e meditate, vogliono “insegnare”<br />

e rappresentare le virtù morali ed<br />

ideali del personaggio che si vuol rappresentare,<br />

secondo tecniche, modi e consuetudini<br />

tipici della scultura antica e classica<br />

in particolare.<br />

Un uso sapiente della tecnica<br />

scultorea che rimanda<br />

ai tempi<br />

antichi e al<br />

lavoro di<br />

bottega.<br />

La scultura è pratica artistica lunga e faticosa<br />

e l’opera deve essere studiata e meditata,<br />

quasi vissuta in una lotta con il materiale<br />

lapideo stesso.<br />

Caratteri quelli descritti che troviamo nello<br />

scultore civitonico e nelle sue più importanti<br />

realizzazioni.<br />

Le sculture di Gradassai rifuggono tuttavia<br />

da una scontata ricerca artistica e idealizzazione,<br />

ma si affermano in maniera autonoma<br />

nella loro intrinseca e particolare<br />

bellezza.<br />

La produzione scultorea dell’artista civitonico<br />

ha il pregio di conservare intatta la<br />

bellezza fuori dal tempo delle sue opere<br />

dal sapore “antico” e “classico”, dove<br />

forma e tecnica si fondono mirabilmente.<br />

In una fase storica come quella attuale<br />

dove la pratica scultorea “classica” è ormai<br />

assente e dimenticata,<br />

l’importanza<br />

di Gradassai scultore<br />

e’ sempre<br />

più netta perché<br />

afferma l’importanza<br />

della tecnica<br />

antica in una<br />

fase artistica che va<br />

sempre più disconoscendo<br />

la cultura<br />

dell’arte classica e<br />

antica.


di Enea Cisbani<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

NINO CARUSO<br />

Nel 1954 ASSEN PEYKOF, celebre scultore<br />

bulgaro, conclude la serie dei grandi artisti<br />

italiani come Sante CIANI, Renato GUTTU-<br />

SO e Luigi MONTANARINI, per citare i<br />

nomi più illustri, che hanno operato nel<br />

nostro centro, lasciando a testimonianza<br />

del loro passaggio opere in ceramica di<br />

notevole spessore artistico e culturale.<br />

Il 1987 è un anno importante per Civita<br />

Castellana in quanto segna il ritorno sulla<br />

ribalta artistica locale, dopo più di trent’anni,<br />

di un importante e celebrato ceramista<br />

come NINO CARUSO (1928), le cui<br />

opere in ceramica sono conservate nei più<br />

importanti musei americani, francesi e<br />

giapponesi.<br />

Nel Settembre del 1987, nel Forte Sangallo<br />

di Civita Castellana si tiene un’importante<br />

Mostra Antologica delle sue opere,<br />

patrocinata dall’Amministrazione Comunale,<br />

dove vengono esposte le sue realizzazioni<br />

monumentali in terracotta come<br />

portali e strutture decorative, basate sull’impiego<br />

costante e meditato di elementi<br />

modulari in ceramica realizzati con impasti<br />

a base di argilla colorata e ingobbiata.<br />

Nell’esposizione civitonica le opere in ceramica<br />

di Caruso, dove modelli formali derivati<br />

dagli Etruschi si fondono con materiali<br />

e tecniche di lavorazione innovative, si<br />

sublimano con le possenti architetture del<br />

Sangallo creando effetti scenografici di<br />

assoluto livello artistico.<br />

L’esposizione del 1987 segna una tappa<br />

e Civita Castellana<br />

fondamentale nel cammino artistico<br />

di Caruso dove abbandonati<br />

modelli formali ormai<br />

desueti e sorpassati si concentra<br />

sull’utilizzo di strutture<br />

modulari che, opportunamente<br />

distribuite e correlate, creano<br />

cornici decorative, portali scenografici<br />

e pavimentazioni,<br />

dove tradizione storica e<br />

modernità si fondono mirabilmente.<br />

Nella recinzione/scultura del<br />

<strong>Campo</strong> I° Maggio, l’impiego<br />

di sculture modulari in grès<br />

smaltato bianco, combinate con<br />

l’uso magistrale e sapiente del<br />

tufo a faccia-vista, crea un contesto<br />

artistico e ambientale di<br />

rara bellezza e suggestione.<br />

L’opera civitonica trova il suo<br />

fondamento nelle analoghe realizzazioni<br />

di Ferrara e<br />

Castellamonte, dove l’opera<br />

in ceramica non è più relegata<br />

all’interno di uno spazio costruito,<br />

ma esce dai contesti tradizionali e si<br />

lega all’ambiente naturale diventando<br />

recinzione, panchina e gioco per bambini.<br />

L’opera del <strong>Campo</strong> 1° Maggio è il fondale<br />

scenografico di via Mazzini e il completamento<br />

architettonico di uno spazio naturale,<br />

vero “polmone verde” di Civita<br />

Castellana e delle<br />

zone urbane di<br />

recente espansione.<br />

Così scrisse Nino<br />

Caruso: “………se<br />

l’artista è informato<br />

a tempo<br />

debito dell’esistenza<br />

di un prodotto<br />

ceramico<br />

che abbia certe<br />

caratteristiche<br />

funzionali ed estetiche,<br />

che possano<br />

rispondere<br />

alle sue esigenze,<br />

egli potrà<br />

tenerne conto<br />

nella progettazione<br />

degli spazi<br />

che vuole caratterizzare<br />

con il<br />

prodotto ceramico.<br />

Il risultato<br />

sarà certamente<br />

una maggiore<br />

33<br />

unità tra opera ceramica e opera<br />

architettonica. ……..si tratta di elementi<br />

ripetitivi che nel loro assemblaggio<br />

costituiscono un particolare<br />

effetto di superficie e di colore che,<br />

posti in posizione diversa, possano<br />

offrire infinite possibilità di variazione.”<br />

Grafico, scultore, ceramista, artista multiforme<br />

e poliedrico, Nino Caruso è il più<br />

importante ceramista italiano affermato a<br />

livello nazionale ed internazionale.<br />

Le sue opere in ceramica più note, basate<br />

sull’impiego di strutture modulari, si trovano<br />

in Italia nella Chiesa Evangelica di<br />

Savona progettata con l’Architetto Carlo<br />

Aymonino nel 1967 e a Gubbio nella Piazza<br />

dei Consoli.<br />

In Francia nella metropolitana di Marsiglia<br />

e di Parigi.<br />

In Giappone, a Tokyo, i suoi rivestimenti<br />

modulari ornano gli ingressi delle più<br />

importanti società finanziarie.<br />

Fondamentali i suoi rapporti con la ceramica<br />

orientale tanto da diventare negli anni<br />

’80 l’ambasciatore della Ceramica Raku in<br />

Italia, creando un laboratorio-scuola a<br />

Roma, attualmente il più importante centro<br />

studi per la ceramica artistica.<br />

Per Civita Castellana Nino Caruso è il grande<br />

ceramista che, con le sue realizzazioni,<br />

ha segnato il cammino artistico e culturale<br />

del nostro centro.


Buon compleanno ad<br />

Andrea Vona di Roma<br />

che il 28 Giugno ha<br />

compiuto gli anni. Con<br />

affetto. Massimiliano e<br />

Maria Cristina<br />

Tanti auguri a<br />

Emma e<br />

Gianmaria<br />

Lucarelli di<br />

Ronciglione<br />

che compiono<br />

1 anno il 13<br />

Luglio e 3<br />

anni il 7<br />

Agosto, dalla<br />

mamma,<br />

il papà, i<br />

nonni e gli zii<br />

Messaggi<br />

Tanti auguri a<br />

Angela Agostini<br />

per i suoi 40 anni,<br />

dalle nipoti Elisa e<br />

Eliana.<br />

Tantissimi auguri di Buon<br />

Compleanno al piccolo<br />

Andrea Pistola che ha<br />

compiuto 1 anno<br />

il 5 Luglio, dai nonni Lidia e<br />

Vittorio, dagli zii Roberto<br />

e Nicoletta, dalla mamma<br />

Veronica e il papà<br />

Alessandro.<br />

Tanti auguri a<br />

Benedetta Manocchio<br />

che ha compiuto 6 anni il 1° Luglio,<br />

da mamma, papà, lella Beatrice e<br />

dalle nonne. A Daniela e Sauro che il 18 Luglio, con il loro amore,<br />

coronano 25 anni di matrimonio.<br />

Un mondo d’auguri dagli amici del “BRINDISI”<br />

La redazione di <strong>Campo</strong> de’


Tanti auguri a Eleonora Iengo che l’ 8 Luglio<br />

compie 5 anni. Auguri dai genitori, i nonni e la<br />

sorellina Maria Francesca.<br />

Il piccolo Francesco Latini compie<br />

tre mesi, auguri dalla mamma, il papà,<br />

i fratelli, i nonni, gli zii e i cuginetti.<br />

Tanti auguri a Nicola Bevilacqua<br />

per i suoi 50 anni dal<br />

GRUPPO SALSERO<br />

fiori si associa agli auguri<br />

Tantissimi<br />

auguri a<br />

Martina Zannotti<br />

che il 30 Luglio<br />

compie 14 anni,<br />

da mamma, papà,<br />

il fratello,<br />

i nonni, gli zii, le<br />

zie e i cugini.<br />

Un abbraccio<br />

particolare da<br />

zio Massimo e<br />

zia Cristina.<br />

Tanti auguri a Nicola<br />

Bevilacqua che compie<br />

50 anni il 7 Luglio, dalla<br />

moglie, le figlie, il<br />

figlio, il genero, la<br />

mamma e il piccolo<br />

nipotino Manuel con<br />

tanto amore da<br />

tutti noi.<br />

Tantissimi auguri a Eliana Ridolfi che il<br />

1° Luglio ha compiuto 18 anni, dalla<br />

mamma, il papà, la sorella e Sam.


Tanti auguri di compleanno a<br />

Massimiliano Masci di Roma<br />

che il 9 Luglio festeggia<br />

gli anni.<br />

Un bacio da parte degli amici<br />

Massimiliano e Maria<br />

Tanti auguri a<br />

Barbara e Roberto<br />

Pantaleo che il<br />

28 Giugno hanno<br />

festeggiato 26 e<br />

24 anni, da mamma,<br />

papà e gli amici<br />

Tantissimi auguri a Chiara Aballe<br />

che il 21 Luglio compie 7 anni, dalla<br />

mamma, il papà, il fratello e il team<br />

Dust Devils<br />

Cristina Tanti auguri a Serena<br />

Martani che il 17 Luglio<br />

compie 18 anni, dalla<br />

mamma Marina, il papà<br />

Piero, la sorella Alessia, i<br />

nonni Lido, Sira, Eneide,<br />

Giuseppe e zio Roberto<br />

“Finalmente alla meta!!<br />

il 26 giugno ti sei laureato<br />

in disegno industriale ed<br />

ormai dobbiamo chiamarti<br />

Dottore!!<br />

Auguri e congratulazioni a<br />

Tranzi Stefano da tutto il<br />

clan al completo: Mamma,<br />

Papà, Daniele, Anna,<br />

Simona ,Giuliano, Valentina,<br />

Simone e Filippo...”<br />

Tanti auguri a Cristina Valeriani che il 24<br />

Luglio compie gli anni e<br />

festeggia l’onomastico, dalla mamma, il fratello,<br />

la cognata e i nipoti Serena, Mirko,<br />

Luca e Ivanho.<br />

La redazione di <strong>Campo</strong> de’ fiori si associa agli auguri


Tantissimi auguri a Claudio Ricci<br />

e Ilaria Francescangeli di Corchiano<br />

che si sono sposati il 10 giugno.<br />

Un abbraccio dalle vostre care amiche<br />

Eleonora, Valentina e Tamara, con<br />

l’augurio di una vita insieme lunga<br />

e serena.<br />

Tanti auguri a Franca che<br />

compie gli anni il 17 Luglio, dal marito,<br />

Barbara, Tiziana, Claudio e Riccardo<br />

Tanti auguri a Sandro e Simonetta Damiani<br />

che il 10 Luglio festeggiano il loro<br />

25° di matrimonio, dai figli Alessandra e Mirella<br />

e da tutti i parenti<br />

Tanti auguri a Giulia<br />

Giove che compie 3 anni<br />

il 9 Luglio, dai genitori,<br />

i nonni e gli zii.<br />

Tanti auguri a Paolo e<br />

Carlo Mecucci che il 17<br />

Luglio compiono 50<br />

anni, da zia Anna e i<br />

cugini Cristina e Marco<br />

ai due gemelloni Gianni e Riccardo che il 4 Luglio<br />

hanno compiuto 26 anni... ... da Tiziana


Tanti auguri a Martina <strong>Topini</strong> che il<br />

26 Giugno ha compiuto 9 anni,<br />

da mamma Cristina e papà <strong>Mauro</strong><br />

Tanti auguri a Katia e Francesco<br />

che si sono uniti in matrimonio il 23 Giugno,<br />

da Laura, Massimo, Simona, Sandro, <strong>Mauro</strong>,<br />

amici e parenti<br />

Ricordi si, ma anche tanta allegria, vivacità, dinamismo e solidarietà. Cosi hanno festeggiato a Civita Castellana quelli nati nel<br />

1952. Si sono ritrovati tutti al ristorante. In tutto quasi sette ore trascorse tra buona cucina, musica dei mitici anni 70 e 80,<br />

esibizioni canore e strumentali. A tutto questo, hanno fatto da contorno scatenati balli di gruppo.<br />

Lo spirito gioviale, amichevole, cordiale e scanzonato dei partecipanti, ha trascinato in pista anche i più timidi e timorosi della<br />

compagnia tra una portata e l’altra e qualche bicchiere di vino.<br />

A tutti è stato regalato un cappellino e un diploma - ricordo di partecipazione. Dell’appuntamento si è interessato il network<br />

nazionale Radio 24, con una diretta radiofonica della trasmissione “ Chi trova un amico trova un tesoro”; alcuni dei protagonisti<br />

della serata hanno raccontato gli aneddoti più simpatici dei loro primi ....cinque anni. L’apoteosi è stato il brindisi finale davanti<br />

alla torta e bottiglie di spumante, con gli auguri di ritrovarsi ancora insieme.<br />

Quelli del 1952, hanno raccolto anche dei fondi che sono stati consegnati all’associazione “ Una mano al tuo ospedale” a dimostrazione<br />

della loro grande sensibilità . L’applauso finale è stato per gli organizzatori che non hanno lasciato nulla al caso:<br />

insomma sono stati perfetti. Bravi. Ugo Baldi


di Ermelinda Benedetti<br />

È’ il signor Ernesto Zuppante a venirmi a cercare,<br />

dopo aver letto Le guide di <strong>Campo</strong> de’ fiori, dedicata<br />

al suo paese d’origine, Orte. Mi propone di inserire<br />

nella seconda parte dell’articolo la <strong>foto</strong> di un suo<br />

quadro, che rappresenta le tappe storiche più significative<br />

dell’antico borgo medievale, commentate in<br />

versi, interamente realizzato da lui. Gli avanzo, così,<br />

una controproposta: scrivere un articolo dedicato a<br />

lui, ai suoi quadri e alle sue poesie. È una persona<br />

semplice, orgogliosa dei suoi frutti, ma comunque<br />

modesta. È un autodidatta, sia nella pittura che nella<br />

scrittura e proprio la mancanza di una formazione<br />

scolastica in tali ambiti lo ha spinto a guardarsi intorno<br />

e a cercare, per poter formare un proprio stile,<br />

molto originale nella pittura e piuttosto sarcastico,<br />

ma anche profondo, nella poesia. La maggior parte<br />

dei suoi quadri é a tema storico-sociale locale.<br />

Zuppante, infatti, impressiona sulle sue tele ad olio<br />

scene di vita ortana ormai del passato, che fanno<br />

parte dei suoi ricordi d’infanzia, quasi a voler far<br />

conoscere alle nuove generazioni quella Orte, sana e<br />

genuina, scomparsa e a spingere i più anziani a non<br />

dimenticare, a rallegrarsi dei bei tempi passati. Usa<br />

dei colori pastello compatti e luminosi, eliminando le<br />

ombre attraverso una gradazione del colore che<br />

parte dal bianco e arriva man mano al cromatismo<br />

della tinta desiderata, distinguendo i suoi lavori dal<br />

genere più classico e permettendogli di definirsi “un<br />

espressionista simbolico, con punte di naif, ma con<br />

una mentalità diversa”. Ma a rendere ancora più particolari<br />

i suoi quadri e soprattutto a conferire loro un<br />

tocco originale e del tutto personale é l’impiego di<br />

altri materiali applicati sulle sue tele: legno, carta,<br />

stoffa e carta stagnola, usata, in particolar modo, nei<br />

punti di luce, per dare un senso ed un effetto di<br />

grande luminosità e brillantezza, che attraversa tutto<br />

il dipinto. Molte delle sue opere sono, poi, racchiuse<br />

in una sorta di cornice realizzata con pezzi di iuta,<br />

che, sagomati a mo’ di profilo di case e applicati<br />

nella parte superiore del dipinto, sembrano voler<br />

abbracciare e custodire un tempo antico, passato. “Il<br />

mio dono -mi dice, infatti- non è tanto quello di<br />

saper ben dipingere con i colori, quanto quello dell’originalità.<br />

L’importante è impressionare l’dea sulla<br />

tela, prima che sfugga dalla mente. Io non ritraggo<br />

tanto soggetti, ma dipingo idee. Una volta, ad esempio,<br />

scendendo in cantina, vidi delle piccole botti. Le<br />

presi e le disposi per bene. Poi feci uscire, da una di<br />

esse, una ragazza e iniziai a dipingere. Intitolai il<br />

quadro La Venere dei botticelli e venne acquistato<br />

immediatamente”. Come si può ben capire ha una<br />

grande fantasia e un gran senso dell’humor Ernesto<br />

e spesso le sue poesie nascono proprio da questo e<br />

trovano terreno fertile nella polemica e nella satira,<br />

a volte destinata al suo paese al quale, per l’appunto,<br />

è molto legato. Ha un po’ trascurato la sua passione<br />

per lo scrivere, dedicandosi di più alla pittura,<br />

ma, in particolari stati d’animo, è riuscito a tirar fuori<br />

la parte più profonda, sensibile e nascosta della sua<br />

anima, immortalandola abilmente nei versi, come è<br />

possibile costatare nella poesia intitolata Un giorno<br />

sul monte La Verna. Ora é riuscito a conciliare l’arte<br />

poetica con quella pittorica, perché spesso mentre<br />

sta dipingendo, la sua mente trasforma i pensieri in<br />

veri componimenti.<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Ernesto Zuppante<br />

Pittore e Poeta di una Orte scomparsa<br />

Troppo e troppo poco<br />

39<br />

Un giorno sul monte La Verna<br />

-Commare mia, do’ vai così de corza,<br />

L’audato sii…mi’ Signore<br />

ce sta quarcuno che te corre appresso?<br />

Laudato sii… laudato.<br />

Mettete a sede, posa quella borza<br />

Recita ancora il vento,<br />

e dimme si che diavolo è successo.<br />

tra i lecci canuti de La Verna<br />

-Mì fijo Alberto, l’ho viziato troppo,<br />

sopra le rocce in perenne estasi,<br />

nun ce commatto più tant’è ‘gnorante!<br />

i monti di Francesco.<br />

Si l’acchiappo sta certa che l’accoppo, Le nuvole, che pure li conoscono,<br />

così le sconte inzieme tutte quante.<br />

si abbassano ogni volta,<br />

Beata te, commare mia, che c’hai<br />

per udirli di nuovo.<br />

un fijo bono che me pare un Zanto.<br />

Poi li portano per il mondo,<br />

Sta sempre a casa, nun combina guai…<br />

lasciandoli cadere,<br />

aveccelo così certo ch’è un vanto!<br />

parola per parola,<br />

- Ma che vanto commare benedetta!<br />

goccia a goccia.<br />

ho sbajato pur’io co’ PierFrancesco. “Eleganti siate, senza vestiti sontuose,<br />

L’ho commannato troppo a la bacchetta<br />

dimessi, con dignità,<br />

e adesso pare fijo de ‘n tedesco.<br />

siate ricchi senza denari,<br />

Devo daje ‘n poco più de spago,<br />

poveri, munifici di carità,<br />

faje conosce questo monno infame, semplici, eruditi di divina sapienza,<br />

invece mai ‘na lira, mai ‘no svago,<br />

umili, forti della verità,<br />

tu dici un Zanto? Io direi un Zalame!<br />

forti con la dolcezza nell’anima,<br />

Da’ retta a me, guardamoce nell’occhi,<br />

consapevoli dell’esistenza<br />

ognuna vedi c’ha le pecche sue.<br />

con la letizia nel cuore”.<br />

Avemo combinato du’ pastrocchi,<br />

Nella pace sovrana,<br />

comma’, c’avemo torto tutt’e due.<br />

con gli occhi nell’infinito<br />

affido al vento<br />

la mia muta preghiera.<br />

Per questo Santo immenso che ci ha donato,<br />

laudato sii, mi’ Signore,<br />

laudato sii…laudato.<br />

Vita contadina la sera<br />

Orte - La Piazza


40<br />

di Sandro Anselmi<br />

Sono andato a trovare Pasquale per poter<br />

scambiare, con immenso piacere, quattro<br />

chiacchiere e lui e m’ha accolto, come<br />

sempre, con la sua cordialità e la sua cortesia.<br />

Questo ragazzo del ‘13 ha accompagnato<br />

molti fatti della mia vita, tanto che i<br />

suoi saggi consigli di un tempo guidano,<br />

ancora oggi, molte mie valide scelte. Gli<br />

anni anagrafici sono tutti lì, non si possono<br />

nascondere, ma la vera età, quella biologica,<br />

gliene sconta sicuramente tanti. Di<br />

lui mi sorprende la lucidità, la buona forma<br />

fisica, ma, soprattutto, lo spirito, la saggezza<br />

ed il suo equilibrio eccezionale.<br />

Eppure Pasquale ne ha passate tante…fino<br />

a perdere il suo amatissimo figlio Carlo,<br />

mio incomparabile amico. Di Carlo, voglio<br />

parlare nel prossimo numero e, questa, è<br />

una promessa che faccio a me stesso perché<br />

avevo pensato tante volte di ricordarlo,<br />

ma un nodo alla gola, un dolore al<br />

cuore, mi costringevano all’inerzia e la<br />

malinconia dei ricordi assorbiva tutti i miei<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

pensieri ed allontanava la penna dal foglio.<br />

Ora che anche un altro suo grande amico<br />

è lassù, mio fratello <strong>Mauro</strong>, è come se il<br />

dolore amplificato, sublimato, avesse purificato<br />

la mia anima. Questa catarsi mi ha<br />

liberato da una paura indefinibile: la paura<br />

di non esser degno di svelare agli altri i<br />

sentimenti di un’amicizia unica, preziosa…<br />

Torniamo a Pasquale.<br />

Come per un tacito accordo allontaniamo l’<br />

argomento che occuperebbe interamente i<br />

nostri pensieri ed incominciamo a parlare<br />

di lui.<br />

Fino alla partenza per il militare, nel 1933,<br />

la sua vita di paese non si discosta molto<br />

da quella dei suoi coetanei. Erano quelli i<br />

tempi in cui non mancavano certo i sacrifici<br />

per poter condurre un’esistenza dignitosa.<br />

Viene destinato al centro aeronautico di<br />

Padova, poi trasferito all’aeroporto di<br />

Venezia, con incarico di primo aviere nella<br />

Una “Fa<br />

Personaggi, storie e im<br />

Pasquale Pacelli: storia di un im<br />

143° squadriglia di ricognizione marittima.<br />

Congedato nel Dicembre del ’36, viene<br />

assunto in comune come applicato di<br />

segreteria.<br />

L’anno successivo è costretto ad abbandonare<br />

il suo posto di lavoro per partire alla<br />

volta dell’Albania.<br />

Fatto prigioniero dai Tedeschi e portato a<br />

Stoccarda, vi resta fino all’Agosto del<br />

1945, quando viene liberato.<br />

Riprende il suo posto di lavoro al fianco del<br />

segretario, ragionier Angelo Di Maggio.<br />

Gli impiegati comunali di quel tempo erano<br />

soltanto due: Pasquale, appunto, e<br />

Marciano Capitoni allo stato civile.<br />

D’altronde tutto l’organico era ridotto al<br />

minimo. C’erano due guardie civiche:<br />

Gualdo Anselmi e Francesco Ponti; una<br />

guardia campestre: Luigi Ricci e un guardia<br />

boschi; tre netturbini: Gaetano<br />

Fochetti, Matteo Campana e “Bagata”; un<br />

banditore: “Lunetto”; un custode del cimitero:<br />

Lorenzo Giovagnoli, che abitava in<br />

Pasquale con la moglie Iris


ica” di ricordi<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 41<br />

magini di Fabrica di Roma<br />

piegato comunale dell’ “altro secolo”<br />

Pasquale ed io ... militare<br />

...con il nipotino Saverio<br />

loco con tutta la famiglia.<br />

Il sindaco era il Conte Federico Pucci della<br />

Genga.<br />

Il comune, all’epoca, era abbastanza ricco<br />

perché riscuoteva la “corrisposta” da tutti i<br />

conduttori dei terreni di sua proprietà, e,<br />

perciò, tutti i suoi beni, compresa la legna<br />

dei boschi e l’erba dei pascoli, venivano<br />

battuti all’asta, addirittura con cadenze<br />

settimanali.<br />

Tutti i ruoli di riscossione dell’imposta sulle<br />

famiglie, sul bestiame e per le arti e<br />

mestieri, venivano rigorosamente redatti a<br />

mano e consegnati all’esattoria. Tutto questo<br />

per un paese che già contava circa<br />

3.300 anime.<br />

Sembra impensabile che, con un così scarso<br />

organico, si potesse avere una gestione<br />

oltremodo precisa ed efficiente.<br />

Pasquale resterà al lavoro fino al 1979<br />

quando, per raggiunti limiti di età, andrà in<br />

pensione e, si può ben dire, che lui fa<br />

parte di una generazione di uomini in via<br />

di estinzione, ma questo non mi sorprende<br />

vedendo com’ è ancora oggi.<br />

Ogni paragone all’attualità, proprio non<br />

regge!<br />

Quando non avevo ancora vent’anni, ebbi<br />

modo di apprezzare personalmente la sua<br />

grande disponibilità.<br />

Ero stato incaricato di fare il censimento<br />

della popolazione, poi quello dell’agricoltura<br />

e delle forze del lavoro e, allora,<br />

andavo spesso ad appoggiarmi nel suo<br />

ufficio, quello giù in fondo, vicino alla stanza<br />

del sindaco.<br />

Lì mi sentivo proprio a mio agio, tanto che,<br />

dovendo prendere pratica con la macchina<br />

da scrivere per prepararmi ad un concorso,<br />

Pasquale mi cedeva volentieri la sua,<br />

quando non doveva usarla.<br />

Allora battevo più volte le preghiere come<br />

il Padre Nostro e l’Ave Maria perchè avendole<br />

a memoria, non perdevo tempo nel<br />

copiare altri testi.<br />

Mi sembra di vedere ancora, dalla sua<br />

finestra, i tetti di Fabrica che facevano da<br />

sfondo, e di sentire la sua voce che, alle<br />

due, diceva:<br />

“Andiamo Sandro che è ora di pranzo”.<br />

... con la figlia Sandra


42<br />

di<br />

Daniele Vessella<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Il Fumetto<br />

LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA<br />

Soggetto e sceneggiatura<br />

di<br />

Alessandro Barbucci<br />

& Barbara Canepa<br />

Disegni di<br />

Alessandro Barbucci<br />

- Colori di Barbara<br />

Canepa<br />

Sky Doll costruisce<br />

la sua struttura tra<br />

avventura e misticismo;<br />

grazie a queste<br />

due componenti,<br />

miscelate ad arte da Alessandro e Barbara,<br />

è un prodotto che affascina e rende chi lo<br />

legge quasi “schiavo” dei suoi personaggi.<br />

E sono proprio le vicissitudini dei personaggi<br />

che ammaliano, in una storia che<br />

spezza i cliché della fantascienza per riutilizzarli<br />

in modo inedito. Infatti, già nella<br />

prima tavola, la protagonista si rivolge a<br />

Dio… un Dio rappresentato dal suo proprietario<br />

che rifiuta la richiesta di Noa per<br />

continuare a soddisfare i piaceri della<br />

carne derivanti dalle skydoll, che non sono<br />

altro che bambole con l’unico compito di<br />

accontentare il proprietario per ogni tipo di<br />

piacere. Le skydoll, infatti, funzionano grazie<br />

a una chiave che le infonde la carica<br />

per vivere e chi possiede tale oggetto può<br />

decretare la vita o la morte delle bambole.<br />

Inoltre, per poter peccare in santa pace, le<br />

skydoll hanno un inibitore di memoria che<br />

“Sky doll”<br />

le costringe a dimenticare molte delle cose<br />

che le sono imposte, questo fa disperdere<br />

anche le loro personalità. Con questo incipit,<br />

lo sviluppo della trama insiste nel dare<br />

spazio a riflessioni profonde, a volte date<br />

da una sola vignetta altre da semplici<br />

sguardi. In questo, è impeccabile l’espressività<br />

di Noa, resa dalla straordinaria matita<br />

di Alessandro. L’attenzione è puntata su<br />

Noa che, sentendosi diversa dalle normali<br />

skydoll, vuole sviluppare una sua identità<br />

e non essere sfruttata come le altre bambole<br />

che, non essendo considerate vere<br />

donne, possono essere usate come oggetti<br />

sessuali dagli uomini senza farli cadere<br />

nel peccato, salvando così la faccia in una<br />

società bigotta e puritana.<br />

Noa vuole sentirsi viva, anche a costo di<br />

non dimenticare i ricordi spiacevoli, poiché<br />

grazie anche ad essi, può avere coscienza<br />

della propria umanità. In questo scenario,<br />

prendono vita due papesse: Agape e<br />

Lodovica, due sorelle. La prima, misteriosamente<br />

scomparsa dopo un attrito con la<br />

sorella, incarna il potere spirituale. La<br />

seconda rappresenta quello carnale ed è<br />

un’impostora della peggior specie, visto<br />

che effettua falsi prodigi per stupire e soggiogare<br />

la cittadinanza sotto i suoi comandi<br />

e ha reso fuorilegge il culto dell’icona di<br />

Agape, mai dimenticata da una fetta del<br />

popolo. Come nel nostro medioevo, il<br />

potere ecclesiastico influenza anche quello<br />

economico e politico ed è fondato sul<br />

timor di Dio. E Noa sembra avere un legame<br />

con Agape… Le scene di sesso non<br />

sono mai esplicite e, quindi, possiamo considerare<br />

Sky Doll un fumetto che tratta<br />

temi adulti, ma adatto a tutte le età per<br />

rilassarsi in compagnia di Noa e, magari,<br />

farci qualche riflessione sopra. Il tutto è<br />

accompagnato da un tratto morbido, che<br />

strizza l’occhio al mondo Disney e a quello<br />

manga e dai colori dalle tonalità fredde<br />

che donano al fumetto un’atmosfera notturna<br />

e magica: una gioia per gli occhi e<br />

per la mente, insomma!


Secondiano Zeroli<br />

di Sandro Anselmi<br />

Ho ricevuto con piacere una pubblicazione<br />

dell’amico Secondiano Zeroli sul confronto<br />

di due grandi campioni del ciclismo:<br />

Fausto Coppi ed Eddy Merckx.<br />

Ho apprezzato la precisione con cui è stato<br />

stilato il loro palmares, che annovera con<br />

dovizia di particolari le tappe della loro fulgida<br />

carriera in ordine cronologico.<br />

Secondiano, con il quale ho condiviso la<br />

meravigliosa esperienza televisiva a Tele<br />

Radio Punto Zero negli anni ’70-’80, oltre<br />

ad aver svolto una ricerca accurata e puntuale<br />

dei fatti, spinto dalla passione per<br />

questo sport, esprime dei giudizi personali<br />

che arricchiscono il semplice lavoro di<br />

cronaca.<br />

Questo, del resto, non mi sorprende, perché<br />

conosco la professionalità di<br />

Secondiano, con il quale ci incontravamo<br />

spesso negli studi televisivi, dove io curavo<br />

una mia rubrica quotidiana e lui conduceva<br />

il telegiornale.<br />

Così nasceva, insieme alla stima reciproca,<br />

una profonda amicizia che, ancora oggi,<br />

dura.<br />

Oltre all’insegnamento, Secondiano si è<br />

sempre occupato di giornalismo, tanto da<br />

scrivere anche su testate nazionali.<br />

Mi fa onore ricordare, inoltre, che è un<br />

grande estimatore di <strong>Campo</strong> de’ fiori.<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori 43<br />

Perchè Coppi è<br />

più grande di Merckx<br />

Protegge i tuoi valori<br />

Silvia Malatesta - Via S. Felicissima, 25<br />

01033 Civita Castellana (VT)<br />

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44<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Associazione Accademia Internazionale D’Italia (A.I.D.I.)<br />

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ci è stato segnalato, da alcuni operatori commerciali di essere stati contattati per l’inserzione pubblicitaria delle loro attività su <strong>Campo</strong><br />

dè fiori, da persone a noi sconosciute. Comunichiamo pertanto che le persone incaricate a qualsiasi titolo, da <strong>Campo</strong> dè fiori, dovranno<br />

essere munite di autorizzazione su carta intestata, debitamente firmata dal direttore e contenente i dati anagrafici dell’incaricato<br />

stesso. L’incaricato dovra inoltre esibire un documento di riconoscimento.<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

è la più grande vetrina per i tuoi affari.<br />

La pubblicità su <strong>Campo</strong> dè fiori arriva e “porta bene” ed entra nelle case di milioni di lettori.<br />

TEL. 0761/513117<br />

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<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

L’angolo ... cin cin di Letizia Chilelli<br />

Come progettare una cantina personale<br />

Chiunque sia appassionato di vini sogna di<br />

“progettarsi” una cantina personale, problema<br />

non semplice perché bisogna<br />

disporre di un locale idoneo, oppure ripiegare<br />

su altre soluzioni, compresa quella di<br />

tenere i vini in appartamento.<br />

Con un minimo di attenzione e di buona<br />

volontà, una cantina da amatore può essere<br />

realizzata da chiunque, a patto di essere<br />

costanti, perché a volte nella nostra<br />

cantina sono custoditi piccoli tesori che<br />

sarebbe sbagliato ed antieconomico lascia<br />

rovinare.<br />

Una cantina ideale, dovrebbe trovarsi nel<br />

sottosuolo, che offre sufficiente garanzia<br />

rispetto agli sbalzi climatici.<br />

Inoltre deve essere esposta a Nord; il fresco<br />

continuo, in qualsiasi stagione ci si<br />

trovi, è il primo requisito di ogni cantina.<br />

La temperatura ideale può variare tra i 12<br />

e i 15°C; non deve mai scendere troppo e<br />

ovviamente neanche salire.<br />

Bisogna sempre tener a mente che il vino<br />

è una sostanza viva, molto sensibile e che<br />

soffre terribilmente gli sbalzi di temperatura<br />

troppo bruschi.<br />

Per questo il cantiniere esperto cerca di<br />

conservarlo nelle migliori condizioni possibili,<br />

fino al momento in cui sarà portato in<br />

tavola.<br />

La cantina scavata in profondità è dunque<br />

la migliore, perché in un sottosuolo ben<br />

protetto, ma anche opportunamente<br />

arieggiato, la temperatura media si aggira<br />

sui valori che ho indicato prima.<br />

La collocazione sotterranea può essere<br />

negativa solo nel caso in cui la cantina si<br />

trovi vicino ad una caldaia per il riscaldamento<br />

o alle tubazioni che distribuiscono<br />

l’acqua calda; in questo caso è meglio<br />

rinunciare durante l’inverno a tenervi una<br />

scorta di vini.<br />

Nel sottosuolo, si presume anche che la<br />

nostra cantina sia isolata da fonti eccessive<br />

di rumore, che sappiamo trasmette<br />

all’aria forti vibrazioni, vere nemiche delle<br />

nostre bottiglie perché ne alterano gli<br />

equilibri interni.<br />

Con ciò, voglio dire che le cantine ubicate<br />

accanto ai garages presentano non pochi<br />

pericoli! Altre minacce sono rappresentate<br />

dal traffico, se la cantina è troppo vicina ad<br />

una strada molto frequentata, oppure dai<br />

binari di una ferrovia, oppure come oramai<br />

avviene nelle grandi città dalle linee della<br />

metropolitana.<br />

Ci sono poi i motori degli ascensori, i compressori<br />

dei frigoriferi ed altri inconvenienti<br />

di cui è sempre meglio tener conto,<br />

anche se non è il caso di scoraggiarsi, perché<br />

si può ricorrere tranquillamente all’aiuto<br />

dei pannelli isolanti. Come ho già detto<br />

prima, la cantina deve essere arieggiata,<br />

in continuazione; occorre però che la ven-<br />

45<br />

tilazione sia moderata, tale da consentire<br />

il passaggio attraverso opportune aperture,<br />

di lievi correnti d’aria.<br />

Per ottenere una buona ventilazione si<br />

può anche ricorrere ad impianti di condizionamento<br />

d’aria, ma spesso si tratta di<br />

una soluzione ancora piuttosto costosa.<br />

La cantina non deve avere finestre troppo<br />

grandi che lascino entrare la luce diurna,<br />

o ancora peggio, i raggi del sole!<br />

L’ambiente deve essere buio, o attraversato<br />

da una luce molto fioca.<br />

Il vino teme la luce, ecco perché molte<br />

bottiglie hanno un colore marrone scuro,<br />

quasi nero, e altre sono verdi con maggiore<br />

o minore intensità di colore.<br />

Non si devono mettere in cantina impianti<br />

di illuminazione elettrica con lampade<br />

usate negli appartamenti.<br />

Migliore è l’illuminazione indiretta e, in<br />

ogni caso, con lampade con basso voltaggio.<br />

Mi è capitato di vedere in alcune vecchie<br />

cantine lombarde lampade con filamenti di<br />

carbone che illuminano senza scaldare.<br />

In ogni caso è importante, oserei dire<br />

categorico che il vino non venga “infastidito”<br />

con lampade di grossa portata o<br />

ancora peggio con fari o faretti che ricordano<br />

molto i set cinematografici!<br />

...continua sul prossimo numero


46<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Civita Castellana anno scolastico 1965 - Istituto Elementare XXV Aprile<br />

<strong>foto</strong> della signora Sandra Vaccarelli<br />

Civita Castellana anno scolastico 1966 - 4° elementare<br />

<strong>foto</strong> del signor Giorgio Cimarra<br />

Albu<br />

Se vi riconoscete in queste <strong>foto</strong>, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere


<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

m dei ricordi<br />

Fabrica di Roma anno scolastico 1960-61 II elementare femminile<br />

Maestra Annunziata Cencelli - <strong>foto</strong> di Anna Francola<br />

1925-1995 i settantenni di Caprarola<br />

pubblicate le vostre <strong>foto</strong>, portatele presso la redazione di <strong>Campo</strong> de’ fiori, esse vi verranno subito restituite.<br />

47


48<br />

Le storie<br />

di Max<br />

Esce subito<br />

dopo, nell’estate<br />

del ’58, un<br />

altro long-play<br />

di Adriano che<br />

comprende altri<br />

quattro brani di<br />

rock’n’roll: “Tell<br />

me that you<br />

love me”, “The<br />

di Sandro Anselmi<br />

stroll”, “Man<br />

Smart” e “I love you baby”. Gurtler, a questo<br />

punto, lo toglie all’etichetta Music e lo<br />

passa alla Jolly. I cantanti che vanno per la<br />

maggiore in quel momento, sono proprio<br />

gli urlatori come Tony Dallara, Joe Sentieri,<br />

Jenny Luna e Baby Gate (Mina). La scuola<br />

genovese, invece, aveva cantautori più<br />

moderati, più romantici, come Gino Paoli,<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Adriano C<br />

Origini artistiche dei nostri ca<br />

Luigi Tenco, Umberto Bindi, Sergio Endrigo<br />

e Giorgio Gaber (anche se quest’ultimo<br />

restava fra il rock e il melodico).<br />

I primi successi di Adriano in lingua italiana<br />

sono del 1959: “Il ribelle”, “Ciao ti dirò”<br />

e “Il tuo bacio è come un rock”, brano con<br />

il quale vince il festival di Ancona.<br />

Oltre i successi in campo musicale,<br />

Adriano inizia in quell’anno a varcare la<br />

soglia del cinema con le prime tre interpretazioni.<br />

I registi Lucio Fulci e <strong>Mauro</strong><br />

Morassi lo vogliono protagonista ne’ “I<br />

ragazzi del Juke Box”, “Juke Box urli d’amore”<br />

e “Urlatori alla sbarra”.<br />

Lo stesso Fellini si interesserà di lui per<br />

chiamarlo ne’ “La dolce vita”, “Teddy Girl”,<br />

“Impazzivo per te”, “Personalità”, “La gatta<br />

sul tetto che scotta” (ispirato all’omonimo<br />

film con Elisabeth Tylor e Paul Newman) e<br />

“Furore”. Al festival di Sanremo del 1961<br />

conquista il secondo posto con “24 mila<br />

baci” e per potervi partecipare, siccome<br />

era militare, interviene il Ministro della<br />

Difesa Giulio Andreotti, che si troverà<br />

osteggiato dai colleghi parlamentari per il<br />

comportamento “oltraggioso” del cantante<br />

durante la sua esibizione. Infatti, l’attacco<br />

iniziale “Amami ti voglio bene”, era stato<br />

studiato in modo che il cantante iniziasse<br />

la sua performance girato di spalle al pubblico,<br />

per poi voltarsi di scatto all’inciso.<br />

L’anno 1961 sarà una carrellata di successi<br />

e i dischi che conquisteranno le vette<br />

delle classifiche saranno: “Non esiste l’amor”,<br />

“Nata per me”. Questi sono i primi<br />

tentativi melodici del cantante e quest’ultimo<br />

pezzo arriverà secondo nella<br />

Canzonissima 1961 dietro a “Bambina<br />

bambina” di Tony Dallara. Il 45 giri de’ “Il<br />

tuo bacio è come un rock” e “24 mila baci”,<br />

è oggi uno dei dischi più ricercati dai collezionisti.<br />

A questo punto, lusingato dai continui<br />

successi, Celentano fonda una sua<br />

etichetta che chiamerà “Clan Celentano”.<br />

La Jolly approfitterà di questo periodo di<br />

transizione per immettere sul mercato<br />

alcune sue incisioni inedite: “Si è spento il<br />

sole”, “A New Orleans” e “Una notte vicino<br />

al mare”.<br />

continua sul prossimo numero....


<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

elentano<br />

ntautori e cantanti più famosi<br />

49


<strong>Campo</strong> de’ fiori 51<br />

Cari amici<br />

la storia di Noel si arricchisce sempre più di nuove avventure.<br />

Conservate gli inserti e... buona lettura<br />

dai vostri Cecilia e Federico<br />

IL PERSONAGGIO MISTERIOSO<br />

Di lato è riportata la<br />

<strong>foto</strong> deformata di una<br />

famosa attrice. Sai dire<br />

di chi si tratta?<br />

I primi 5 indovineranno<br />

e si recheranno<br />

presso la redazione,<br />

riceveranno un simpatico<br />

omaggio offerto<br />

dalla profumeria Paolo<br />

e Concetta<br />

soggetto e testo Sandro Anselmi<br />

continua sul prossimo numero...


52<br />

INDOVINELLO<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Album d<br />

Civita Castellana anno scolastico 1977-78.<br />

Nati nel 1971 - <strong>foto</strong> della Sig.ra Andreina Marcelli<br />

Parla senza bocca<br />

ti batte e non ti tocca,<br />

corre senza piedi<br />

passa e non lo vedi<br />

Avete risolto l’indovinello ??<br />

Il primo che indovinerà e ne darà comunicazione<br />

in redazione, riceverà un simpatico<br />

omaggio offerto dalla<br />

GIOIELLERIA SPERANDIO


<strong>Campo</strong> de’ fiori 53<br />

ei ricordi<br />

Fabrica di Roma I° elementare anno scolastico 1982-83<br />

Se vi riconoscete in queste <strong>foto</strong>, venite in redazione e<br />

riceverete un simpatico omaggio.<br />

Se desiderate vedere pubblicate le vostre <strong>foto</strong>, portatele presso la<br />

redazione di <strong>Campo</strong> de’ fiori,<br />

esse vi verranno immediatamente restituite.


54<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Un uomo venuto dal ceppo<br />

di<br />

Ermelinda Benedetti<br />

Voglio scrivere queste<br />

poche righe per<br />

affidare alla memoria<br />

il ricordo di<br />

Alfonso Ferri, uno<br />

degli ultimi falegnami<br />

vecchio stampo,<br />

scomparso il 16<br />

giugno, all’età di<br />

ottantacinque anni.<br />

Alfonso, primo di<br />

tre fratelli, nasce a<br />

Corchiano il 12 Novembre 1922. Terminata<br />

la quinta elementare, inizia a frequentare<br />

la piccola bottega del padre, Peppino,<br />

soprannominato “gatto sorianese”. Allo<br />

scoppio della Seconda Guerra Mondiale, è<br />

chiamato alle armi, ma grazie al suo<br />

mestiere, non viene mandato a combattere<br />

al fronte. Quando torna a casa, inizia ad<br />

occuparsi dei terreni di famiglia e allo stesso<br />

tempo aiuta il padre in falegnameria.<br />

Nel 1950, a 28 anni, parte in treno alla<br />

volta della fiera di Milano, inaugurata da<br />

De Gasperi, dove rimane affascinato da un<br />

nuovissimo macchinario da falegname, la<br />

“combinata”, che gli avrebbe senz’altro<br />

permesso di produrre molto di più e in<br />

minor tempo , considerando che lavorava<br />

ancora tutto esclusivamente a mano.<br />

Vorrebbe acquistarla, ma 300.000 mila lire<br />

sono veramente troppe per lui! Così, il proprietario,<br />

pieno di speranze in questo<br />

ragazzo che “doveva ricostruire l’Italia”, gli<br />

permette di prenderla e pagarla a rate.<br />

Lavora ininterrottamente per saldare il<br />

debito, e il primo incarico che ottiene grazie<br />

ad essa, è la realizzazione degli infissi<br />

del nascente asilo parrocchiale del suo<br />

paese. Giunto quasi quarant’ anni, si convince<br />

che è arrivato il momento di mettere<br />

su famiglia e nel 1960 sposa Anna Ferri,<br />

giovane maestra di scuola elementare del<br />

luogo, dalla quale ha tre figli. Nel frattempo,<br />

grazie ad una conoscenza influente,<br />

inizia a lavorare per la Sovrintendenza dei<br />

Beni Culturali dell’Etruria Meridionale.<br />

Esegue grandi opere per il Museo di Villa<br />

Giulia, il Museo Archeologico Romano, il<br />

Locus Feroniae di Capena, il Museo delle<br />

Arti e delle Tradizioni Popolari all’Eur,<br />

l’Ambasciata Inglese.<br />

- di lato il signor Alfonso Ferri in una<br />

recente <strong>foto</strong><br />

- sotto il signor Ferri nel giorno del suo<br />

matrimonio con Anna<br />

Lavora molto anche qui in zona, realizzando,<br />

in particolar modo, il grande portone<br />

dell’ingresso principale e gli infissi interni<br />

del Forte Sangallo di Civita Castellana e il<br />

portone e la croce lignea, posta ora nell’abside,<br />

della chiesa di San Biagio, a<br />

Corchiano. Tutto questo anche grazie<br />

all’aiuto del padre, finché fu in vita, e del<br />

fratello, Lelle, con i quali collaborava nella<br />

falegnameria di famiglia. Paolo, uno dei<br />

suoi figli, lo definisce, secondo una moderna<br />

espressione inglese, un “self made<br />

man”, cioè un uomo fatto da sé, un<br />

imprenditore nato, che, oltre al suo lavoro<br />

di falegname, ha sempre amato la campagna<br />

ed era molto orgoglioso di tutto ciò<br />

che riusciva a fare. Un saluto, allora, a<br />

quell’uomo dalle mani grandi, un saluto ad<br />

uno di quegli ultimi uomini veramente<br />

“venuto dal ceppo”, come si definiscono i<br />

falegnami nel loro ambiente.<br />

Il portone d’ingresso del Forte Sangallo<br />

realizzato da Alfonso Ferri


Sabato 23 e Domenica 24 Giugno si sono<br />

svolti a Bergamo i campionati mondiali di<br />

karate WKC 2007. Erano presenti le rappresentative<br />

di 30 Nazioni provenienti da tutto il<br />

mondo (Usa, Sud Africa, Irlanda, Inghilterra,<br />

Spagna, Slovenia, Romania, Germania, etc)<br />

che si sono date battaglia in due giorni di<br />

intense competizioni. A tenere alti i colori<br />

azzurri, due atleti dell’Okinawa Sporting<br />

Club, Fabio Mercuri (Kumite Sambon – 68Kg)<br />

e Gianluca Bernardi (Kumite Ippon). Ottima<br />

la prova di entrambe gli atleti alla prima presenza<br />

ad un mondiale.<br />

Infatti, Fabio Mercuri esce al secondo turno,<br />

dopo una sconfitta di misura (4-3), in un<br />

combattimento viziato da qualche giudizio<br />

arbitrale discutibile, che però non cancella<br />

l’ottimo incontro disputato, in cui ha dato<br />

prova di alte capacità tecniche. Da sottolineare<br />

la prestazione di Gianluca Bernardi che<br />

ha nettamente vinto su una serie di avversari<br />

e dato filo da torcere al neo campione del<br />

mondo, conquistando un meritato quinto<br />

posto!!!!!! Grandissimi complimenti a Fabio e<br />

Gianluca da tutti gli amici dell’Okinawa<br />

Sporting Club che confidano in un futuro<br />

ricco di successi !!!<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

CAMPIONATI ITALIANI WKC 2007<br />

Mondiale WCK 2007 G.L.Bernardi, il M°Mercuri e<br />

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55<br />

Esami di fine anno sportivo<br />

Sabato 16 Giugno si sono svolti, presso la<br />

sede dell’Okinawa Sporting Club, gli esami<br />

per il passaggio di cintura (kyu). Sono stati<br />

promossi al grado di cintura gialla: Melissa<br />

Latino, Diego Compagni, Ginevra Cavalieri,<br />

Camilla Guimaraes, Giulia Sansonetti, Daniel<br />

Febi, Simone Sansonetti, Giordano Riganelli,<br />

Aurelio Molinaro, Natalia Tychinova.<br />

Cintura arancione: Hariz Baltik, Alessio<br />

Devenanzi, Michela Accettone, Gaia Biancini.<br />

Cinture verde e blu: Alessia De Federicis,<br />

Pietro Daddario, Armando Strada, Federico<br />

Sciarrini. Cinture blu e marroni: Fabio<br />

Filippelli, Cosmin Rocovita, Andrea Sestili,<br />

Stefano Vitali.


56<br />

NATI<br />

Corchiano<br />

Francesco Anselmi 01.06.2007<br />

Giuseppe Cardini 24.05.2007<br />

Veronica Ceccarelli 27.03.2007<br />

Sabrina Cotronè 20.03.2007<br />

Elena Crescenzi 07.06.2007<br />

Cristian De Acutis 13.03.2007<br />

Leonardo Fiorani 30.05.2007<br />

Stefano Fiorentini 20.03.2007<br />

Gabriele Isanti 01.06.2007<br />

Alexandro Stefano Lica 14.06.2007<br />

Maria Isabella Pavel 09.06.2007<br />

David Sabbatini 02.04.2007<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

MATRIMONI<br />

Corchiano<br />

Eugenio Atostini/ Lenuta Mihaela Chirosca<br />

Antonio Troncarelli/ Emanuela Marini<br />

Claudio Bertollini/ Maria Delgrosso<br />

Claudio Ricci/ Ilaria Francescangeli<br />

Alessio Romano/ Anna Bracci<br />

Gian Paolo Faleschini / Anna Landolfi<br />

DECEDUTI<br />

Corchiano<br />

Maria Agostini 20.05.2007<br />

Romolo Benedetti 13.04.2007<br />

Assunta Benincasa 23.05.2007<br />

Clara Bucci 28.04.2007<br />

Carlo Carrer 05.04.2007<br />

Albino Cotronè 07.05.2007<br />

Anna Maria Crescenzi 04.05.2007<br />

Alfonso Ferri 16.06.2007<br />

Emiro Giustozzi 23.04.2007<br />

Marisa Liberati 11.05.2007<br />

Elia Menicacci 02.05.2007<br />

Giuseppe Moretti 27.05.2007<br />

Simona Rita 15.05.2007<br />

Mario Segatori 29.05.2007<br />

Valeria Tempestini 30.03.2007<br />

Pietro Tiburzi 18.05.2007<br />

Margherita Urbani 13.05.2007


<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

La forza del cuore<br />

di Erminio Quadraroli<br />

Solidarietà: un termine che di per se dice poco … una<br />

parola che, se parte dal Cuore e si trasforma in virtù, può<br />

diventare un potente strumento per agevolare il cammino<br />

degli altri.<br />

Facendo eco a questo profondo sentimento d’Amore, lo<br />

scorso maggio, presso il Ristorante Fiorò, si è svolta la<br />

serata di Gala organizzata dalla Sezione Femminile della<br />

CRI di Ronciglione e Sutri alla quale ha preso parte come<br />

ospite d’onore l’Avvocato Maurizio Scelli noto alle cronache<br />

internazioni per le sue missioni umanitarie e non<br />

solo.<br />

Immersi nella splendida cornice offerta dal Lago di Vico,<br />

il Presidente Provinciale della CRI Egidio Manzoni, quello<br />

del Comitato locale Enrico Lotti, l’Ipettrice provinciale di<br />

Rieti Luisella Di Marco e le Infermiere volontarie di<br />

Viterbo, hanno apprezzato le parole dell’Ispettrice della<br />

CRI di Ronciglione Olympia D’Onofrio Bucossi la quale ha relazionato sulla centralità e l’importanza della Sezione locale che opera con<br />

convinzione per portare aiuto ai bisognosi.<br />

Grande stima per l’eccellente operato è stata espressa anche dalle autorità civili intervenute alla cena. Tra loro spiccano i nomi dell’ex<br />

Sindaco di Ronciglione Giancarlo Bianchini, della Senatrice Laura Allegrini, del Vice Presidente della BCC di Ronciglione Sandro Altissimi<br />

e delle Presidenti del MIOCA e del FIDABA Zanobbi e Mercanti.<br />

La serata si è poi conclusa nella consapevolezza che la Solidarità si genera dal Cuore e che se più persone imparassero ad ascoltarlo,<br />

probabilmente si potrebbe fare di più.<br />

Farmacie Civita Castellana aperte nei giorni festivi di Luglio 2007<br />

01 Luglio - Farmacia Municipale Via Ferretti Tel. 0761.513002<br />

08 Luglio - Farmacia Municipale Via Santa Felicissima Tel. 0761.514680<br />

15 Luglio - Farmacia Filizzola C.so B. Buozzi Tel. 0761.513087<br />

22 - Farmacia Municipale Via Ferretti Tel. 0761.513002<br />

29 - Farmacia Filizzola Tel. 0761.513087<br />

Benzinai Civita Castellana aperti nei giorni festivi di Luglio 2007<br />

01 Luglio - Tamoil Via Flaminia, IP Circonvallazione, Agip Via Belvedere Falerii Veteres<br />

08 Luglio - Api Via Flaminia Borghetto, Enerpetroli SS 311 Nepesina, Api Via Corchiano<br />

15 Luglio - Schell Via Flaminia, Tamoil Via Falisca<br />

22 Luglio - Esso Via Flaminia, Agip Via Terni<br />

29 Luglio - Tamoil Via Flaminia, IP Circonvallazione, Erg Via Nepesina, Q8 Via Terni<br />

57


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<strong>Campo</strong> de’ fiori n° 38: Antonio Guglielmo: un atletico poeta.<br />

La nostra collaboratrice Ermelinda Benedetti si scusa con i lettori per aver riportato in modo<br />

errato quanto appreso nell’intervista con il signor Guglielmo. La poesia intitolata La viola e<br />

la farfalla, a lui attribuita, è una delle tante rivisitazioni di poesie di autori famosi che<br />

Guglielmo ama stranamente fare. Il componimento in questione, infatti, può essere considerato<br />

una italianizzazione del più famoso La violetta e la farfalla, del poeta romanesco<br />

Trilussa.<br />

Lo Studio Legale dell’ Avv. Aldo Piras<br />

Patrocinante in Cassazione, ha stipulato una convenzione con<br />

<strong>Campo</strong> de’fiori con la quale, tutti i lettori, avranno diritto<br />

a n. 3 consulenze gratuite.<br />

Per informazioni rivolgersi in redazione<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori è distribuito a Civita Castellana, Corchiano, Fabrica di Roma, Vignanello, Vallerano, Canepina,<br />

Vasanello, Soriano Nel Cimino, Vitorchiano, Bagnaia, Viterbo, Montefiascone, Carbognano, Caprarola,<br />

Ronciglione, Sutri, Capranica, Cura di Vetralla, Blera, Monte Romano, Tarquinia, Civitavecchia, Orte, Gallese,<br />

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<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Periodico Sociale di<br />

Arte, Cultura<br />

ed Attualità edito<br />

dall’Associazione<br />

Accademia<br />

Internazionale<br />

D’Italia<br />

(A.I.D.I.)<br />

senza fini di lucro<br />

Presidente<br />

Fondatore:<br />

Sandro Anselmi<br />

Direttore Editoriale:<br />

Sandro Anselmi<br />

Direttore<br />

Responsabile:<br />

Stefano De Santis<br />

Segretaria di<br />

Redazione<br />

e Coord:<br />

Cristina<br />

Evangelisti<br />

Impaginazione e<br />

Grafica:<br />

Cristina<br />

Evangelisti<br />

Consulente<br />

Editoriale:<br />

Enrico De Santis<br />

Reg.Trib. VT n. 351<br />

del 2/6/89<br />

Stampa:<br />

Tipolitografia<br />

A.Spada<br />

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questo giornale e la<br />

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sono liberi e gratuiti<br />

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disegni, anche se<br />

non pubblicati, non<br />

saranno restituiti<br />

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fornisce.<br />

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e di pubblicazione,<br />

anche<br />

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