foto Mauro Topini - Campo de'fiori
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di<br />
Cristina<br />
Collettini<br />
Il Colosseo:<br />
VIta, VICende, RestauRI<br />
.. continua dal n. 38<br />
Il Colosseo, che oggi<br />
consideriamo un<br />
“monumento” della<br />
romanità, è tale perché<br />
noi, così come altre<br />
generazioni, gli riconosciamo<br />
un particolare<br />
valore. Riconosciamo<br />
che è una testimonianza<br />
del passato, ma in più<br />
gli attribuiamo il valore<br />
di opera d’arte, prezioso documento degli<br />
usi e costumi di chi ci ha preceduto nella storia,<br />
di una cultura dove affondano le nostre<br />
stesse radici.<br />
Ancora oggi, circondato dai resti della Roma<br />
più antica e dalla caoticità della città contemporanea,<br />
il Colosseo si impone, con la<br />
sua maestosità, fra la gloria del passato che<br />
ha vissuto e le tracce ineluttabili del tempo<br />
che lo ha trasformato.<br />
La sua costruzione si deve ai tre imperatori<br />
Flavi: sotto Vespasiano (tra il 72 ed il 75<br />
d.C.) si costruisce fino al secondo ordine;<br />
suo figlio Tito (80) aggiunge il terzo ordine<br />
ed inaugura l’anfiteatro con spettacoli che<br />
durarono ben 100 giorni!! Infine, è con<br />
Domiziano (95) che si raggiunge l’assetto<br />
definitivo, con la costruzione degli ambienti<br />
ipogei ed il completamento dell’attico.<br />
L’Anfiteatro fu sede di grandi spettacoli,<br />
combattimenti e ludi gladiatori per circa<br />
quattro secoli (l’ultimo spettacolo risale al<br />
522!), durante i quali comunque non ebbe<br />
vita facile.<br />
Nonostante l’ottimo sistema di smaltimento<br />
delle acque, sembra che fin dall’inizio si<br />
cominciarono ad ostruire le cloache ed i collettori<br />
di raccolta negli ambienti ipogei,<br />
impedendone col tempo l’uso. Ma furono<br />
soprattutto gli incendi ed i terremoti ad incidere<br />
profondamente sulla sua architettura<br />
ed a causarne modifiche ed adattamenti.<br />
Il primo restauro importante, che interessò<br />
gli ipogei, si verificò sotto Antonino Pio (138-<br />
161), forse a causa dei dissesti provocati da<br />
un grande incendio che coinvolse l’intera<br />
città, distruggendo ben 40 insulae. Di gran<br />
lunga peggiore deve essere stato l’incendio<br />
del 217, se si pensa che i restauri si svolsero<br />
durante il governo di ben 4 imperatori. Al<br />
crollo di buona parte dell’attico si aggiunse<br />
la distruzione del portico colonnato di coronamento<br />
della cavea: colonne, capitelli,<br />
architravi rovinarono all’interno, lungo la<br />
cavea, provocando danni ingenti alle gradinate<br />
e al piano dell’arena.<br />
Nuovi danni, subito riparati, furono provocati<br />
dal terremoto del 262 e, nonostante un<br />
periodo intenso di grandi spettacoli, i successivi<br />
interventi di restauro, che coinvolsero<br />
l’arena, il podio e parte delle gradinate,<br />
sono documentati solo a seguito del terremoto<br />
del 429 e poi ancora dei due terremoti<br />
del 470 e del 484: a seguito di quest’ulti-<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori 13<br />
mo fu necessario rialzare di oltre 2 metri il<br />
piano dell’arena.<br />
La fine degli spettacoli al Colosseo significò,<br />
ahimè!, anche la fine degli interventi di<br />
restauro e manutenzione, quindi il suo progressivo<br />
abbandono e quello che per secoli<br />
era stato un luogo di gloria e di trionfo<br />
divenne dimora di animali e forse anche di<br />
banditi. Per cinque secoli la monumentale<br />
opera dei Flavi fu lasciata alla mercè del<br />
tempo, nè più vedrà tra le sue mura gli spettacoli<br />
per i quali era stato concepito.<br />
Nell’XI secolo, infatti, la sua destinazione<br />
d’uso cambia del tutto: a seguito di un<br />
incendio, la potente famiglia nobile romana<br />
dei Frangipane ne occupò buona parte, trasformandolo<br />
in una fortezza. Tale rimase la<br />
sua destinazione per molto tempo, con alterne<br />
vicende, rivalità e contese con il Senato,<br />
la Santa Sede e la famiglia degli Annibaldi.<br />
Fu il terremoto del 1349 a dare il colpo di<br />
grazia all’anfiteatro-fortezza: crollarono alcune<br />
delle arcate dell’anello esterno e, nel precario<br />
gioco degli equilibri, col tempo anche<br />
le arcate adiacenti a quelle distrutte cominciarono<br />
a cedere progressivamente. La proprietà<br />
era frazionata in tre parti e, secondo<br />
una prassi comune del periodo, i monumenti<br />
in disuso, anziché restaurati e valorizzati,<br />
divennero “cave” di estrazione di marmi e<br />
travertini fino a tutto il Rinascimento!<br />
Neanche il Colosseo riuscì a fuggire a questo<br />
destino: nel migliore dei casi, la spoliazione<br />
dei suoi materiali servì alla costruzione di<br />
quelli che col tempo sarebbero diventati<br />
splendidi monumenti di Roma. E’ con i<br />
marmi del Colosseo che Paolo II costruì<br />
Palazzo Venezia, con i suoi travertini venne<br />
restaurata la tribuna di San Giovanni. E poi<br />
ancora “ritroviamo il Colosseo” nella Loggia<br />
delle Benedizioni di San Pietro, nella chiesa<br />
di San Marco e nei grandi palazzi romani:<br />
Palazzo Farnese, della Cancelleria, Palazzo<br />
Senatorio e dei Conservatori e persino<br />
Palazzo Barberini!! Per non dimenticare che,<br />
nei periodi di maggior crisi economica, molti<br />
dei marmi del Colosseo finirono nelle fornaci<br />
per essere trasformati in calcina!!!<br />
Poco ci mancò che, sotto Sisto V (1585), non<br />
si arrivasse alla demolizione di un monumento<br />
ormai escluso dalla Roma di allora,<br />
ma che comunque il Papa cercò di adattare<br />
ai suoi scopi, affidandone a Domenico<br />
Fontana la ristrutturazione ma anche una<br />
sua completa trasformazione: secondo i progetti<br />
del Papa, il Colosseo sarebbe dovuto<br />
diventare una filanda , con laboratori, botteghe<br />
e persino le case degli operai!!<br />
Fortunatamente il progetto rimase sulla<br />
carta, a causa della morte del Papa, insieme<br />
ad ogni velleità di frenare il progressivo crollo<br />
delle strutture murarie.<br />
L’interesse per il Colosseo torna con<br />
Clemente X (1670-76), che fa tamponare le<br />
arcate interne del primo ordine ed affida a<br />
Bernini la progettazione di un tempio dedi-<br />
cato ai martiri, mai realizzato, al centro dell’arena.<br />
Un progetto simile verrà ripreso da<br />
Carlo Fontana, su commissione di Clemente<br />
XI (1700-21), anch’esso rimasto sulla carta.<br />
E’ con il terremoto del 1703 che crollarono<br />
alcune arcate del secondo anello, nel fronte<br />
verso il Celio, ed il materiale di risulta venne<br />
riutilizzato per la costruzione del porto di<br />
Ripetta!<br />
Il 1800 fu un secolo di rinnovato interesse<br />
per l’archeologia e per i monumenti antichi,<br />
durante il quale vennero intrapresi numerosi<br />
restauri, tra i quali anche gli interventi sul<br />
Colosseo che, durante il periodo della dominazione<br />
francese (1809-15), avrebbe dovuto<br />
far parte di un grande parco archeologico.<br />
Prese avvio quindi una serie di interventi in<br />
linea con una concezione del restauro<br />
moderna e sottesa al rigore scientifico, che<br />
non vennero meno con la caduta di<br />
Napoleone (e la fine della dominazione francese);<br />
la conservazione dell’anfiteatro stava<br />
a cuore a papa Pio VII che nominò un’apposita<br />
Commissione per i suoi restauri. Era<br />
necessario bloccare i crolli via via progressivi<br />
dell’anello esterno, dovuti alle precarie<br />
condizioni statiche. Fu quindi opera di Stern<br />
lo sperone di sostegno dell’estremità dell’anello<br />
esterno dalla parte del Celio. Ottimo<br />
dal punto di vista statico e rispettoso del<br />
monumento, questo intervento mostra<br />
un’incredibile “sensibilità” storica e artistica:<br />
i conci delle arcate sembrano “congelati” al<br />
momento del crollo, a denunciare apertamente<br />
la funzionalità dello sperone, quella di<br />
bloccare l’azione del tempo, di rallentarne il<br />
più possibile i segni.<br />
Diversa la logica del secondo sperone,<br />
costruito dal Valadier, a contrastare i crolli<br />
dell’altra estremità dell’anello esterno, uno<br />
sperone a gradoni, con la ricostruzione degli<br />
archi a decrescere dal basso verso l’alto, che<br />
si distingue dall’antico grazie all’uso di materiali<br />
differenti.<br />
Poiché anche l’anello interno risultava mancante<br />
di una parte, con gravi conseguenze di<br />
tipo statico, il papa Gregorio XVI (1831-46)<br />
fece ricostruire le sette arcate mancanti del<br />
primo ordine e le otto del secondo.<br />
Un grande progetto di restauro risale al 1978<br />
con notevoli interventi di consolidamento,<br />
iniezioni di resine epossidiche e barre d’acciaio,<br />
nel rispetto del monumento da una<br />
parte e delle esigenze del pubblico dall’altra.<br />
Oggi l’Anfiteatro Flavio è uno dei monumenti<br />
più visti al mondo ed ogni giorno torna ad<br />
accogliere fra le sue mura una folla numerosa<br />
di turisti che ne ammira le sue qualità<br />
artistiche, proprio come tanto tempo fa<br />
un’altra folla di nobili, politici, mercanti e<br />
schiavi esultava ed osannava i suoi eroi, in<br />
quelli che erano giorni di festa.