foto Mauro Topini - Campo de'fiori
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54<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Un uomo venuto dal ceppo<br />
di<br />
Ermelinda Benedetti<br />
Voglio scrivere queste<br />
poche righe per<br />
affidare alla memoria<br />
il ricordo di<br />
Alfonso Ferri, uno<br />
degli ultimi falegnami<br />
vecchio stampo,<br />
scomparso il 16<br />
giugno, all’età di<br />
ottantacinque anni.<br />
Alfonso, primo di<br />
tre fratelli, nasce a<br />
Corchiano il 12 Novembre 1922. Terminata<br />
la quinta elementare, inizia a frequentare<br />
la piccola bottega del padre, Peppino,<br />
soprannominato “gatto sorianese”. Allo<br />
scoppio della Seconda Guerra Mondiale, è<br />
chiamato alle armi, ma grazie al suo<br />
mestiere, non viene mandato a combattere<br />
al fronte. Quando torna a casa, inizia ad<br />
occuparsi dei terreni di famiglia e allo stesso<br />
tempo aiuta il padre in falegnameria.<br />
Nel 1950, a 28 anni, parte in treno alla<br />
volta della fiera di Milano, inaugurata da<br />
De Gasperi, dove rimane affascinato da un<br />
nuovissimo macchinario da falegname, la<br />
“combinata”, che gli avrebbe senz’altro<br />
permesso di produrre molto di più e in<br />
minor tempo , considerando che lavorava<br />
ancora tutto esclusivamente a mano.<br />
Vorrebbe acquistarla, ma 300.000 mila lire<br />
sono veramente troppe per lui! Così, il proprietario,<br />
pieno di speranze in questo<br />
ragazzo che “doveva ricostruire l’Italia”, gli<br />
permette di prenderla e pagarla a rate.<br />
Lavora ininterrottamente per saldare il<br />
debito, e il primo incarico che ottiene grazie<br />
ad essa, è la realizzazione degli infissi<br />
del nascente asilo parrocchiale del suo<br />
paese. Giunto quasi quarant’ anni, si convince<br />
che è arrivato il momento di mettere<br />
su famiglia e nel 1960 sposa Anna Ferri,<br />
giovane maestra di scuola elementare del<br />
luogo, dalla quale ha tre figli. Nel frattempo,<br />
grazie ad una conoscenza influente,<br />
inizia a lavorare per la Sovrintendenza dei<br />
Beni Culturali dell’Etruria Meridionale.<br />
Esegue grandi opere per il Museo di Villa<br />
Giulia, il Museo Archeologico Romano, il<br />
Locus Feroniae di Capena, il Museo delle<br />
Arti e delle Tradizioni Popolari all’Eur,<br />
l’Ambasciata Inglese.<br />
- di lato il signor Alfonso Ferri in una<br />
recente <strong>foto</strong><br />
- sotto il signor Ferri nel giorno del suo<br />
matrimonio con Anna<br />
Lavora molto anche qui in zona, realizzando,<br />
in particolar modo, il grande portone<br />
dell’ingresso principale e gli infissi interni<br />
del Forte Sangallo di Civita Castellana e il<br />
portone e la croce lignea, posta ora nell’abside,<br />
della chiesa di San Biagio, a<br />
Corchiano. Tutto questo anche grazie<br />
all’aiuto del padre, finché fu in vita, e del<br />
fratello, Lelle, con i quali collaborava nella<br />
falegnameria di famiglia. Paolo, uno dei<br />
suoi figli, lo definisce, secondo una moderna<br />
espressione inglese, un “self made<br />
man”, cioè un uomo fatto da sé, un<br />
imprenditore nato, che, oltre al suo lavoro<br />
di falegname, ha sempre amato la campagna<br />
ed era molto orgoglioso di tutto ciò<br />
che riusciva a fare. Un saluto, allora, a<br />
quell’uomo dalle mani grandi, un saluto ad<br />
uno di quegli ultimi uomini veramente<br />
“venuto dal ceppo”, come si definiscono i<br />
falegnami nel loro ambiente.<br />
Il portone d’ingresso del Forte Sangallo<br />
realizzato da Alfonso Ferri